Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Servono interventi per la ripresa La Confederazione Europea dei Sindacati e lanalisi della crisi LEuropa si trova ad affrontare il pericolo del debito, della depressione e della deflazione. E necessario che la Commissione Europea, il Consiglio e le Banche Centrali assumano la guida per evitare questo scenario ad ogni costo. Così si esprime John Monks, Segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, nel presentare il rapporto economico autunnale della CES, documento che affronta compiutamente lallarme per la situazione economica e la crisi finanziaria. Il forte declino già in essere e che sta producendo effetti devastanti nell'economia dei Paesi europei, per milioni di lavoratori e di pensionati e con la crescita della disoccupazione - si accentuerà nei prossimi mesi, con un forte calo dellinflazione e l accentuazione di tutti gli effetti negativi della crisi. In questo numero della nostra newsletter riportiamo unanalisi di Roland Janssen, economista della CES, presentata qualche giorno fa a Bruxelles. La traduzione dallinglese è di Monica Ceremigna. (A.M.) Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina uno Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Un compito europeo: affrontare la crisi con rapidità, coordinamento, innovazione. I Loccupazione e leconomia reale sono in grave pericolo Nelle scorse settimane si è registrata una importante azione da parte dei governi in campo finanziario. Per evitare un immediato tracollo del sistema bancario, i governi europei hanno redatto piani coordinati per immettere centinaia di miliardi di euro nel sistema bancario (vedi tab. 1). A questo è seguito un n e c e s s a r i o t a g l i o d e i t a s s i d i i n t e r e s s e d a p a r t e d e l l a B a n c a C e n t ra l e E u r o p e a . Tabella 1: Programmi di salvataggio delle banche annunciati nellottobre 2008 fonte Natixis Le notizie provenienti dal versante reale delleconomia sono allarmanti. La caduta del PIL nel secondo quadrimestre è ora seguita da sviluppi preoccupanti, quali la chiusura temporanea dei grandi stabilimenti automobilistici in tutta Europa ed il crollo di una grande percentuale di posti di lavoro nelle agenzie interinali. Inoltre gli indicatori guida ciclici degli affari mostrano una severa flessione. Lindice di propensione agli acquisti per la zona Euro (vedi grafico 1) ha raggiunto un livello che indica una forte contrazione della produzione. Grafico 1: Indice di propensione agli acquisti nella zona Euro 2004 2009 Alla luce di questi sviluppi e della gravità della compressione del credito, la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) prevede una crescita negativa delleconomia nella zona euro nel 2009, nonché una caduta dellinflazione al di sotto del 2%, con una continua decelerazione nel prossimo anno. Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina due Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Il cattivo stato in cui si trova oggi leconomia non deve essere una sorpresa. Oltre alla stretta creditizia causata dai recentissimi fermenti nei mercati finanziari, il rallentamento del 2008 è stato delineato anche dalle azioni e dalle non azioni dei decisori politico-economici degli ultimi mesi. 1. La lunga serie di aumenti dei tassi di interesse applicati già dalla fine del 2005 ha avviato il boom edilizio in paesi come lIrlanda e la Spagna, cancellando uno degli elementi chiave alla base dei risultati positivi della crescita nella zona euro. 2. Negli anni scorsi i tassi di interesse non soltanto sono rimasti invariabilmente elevati, ma le vicissitudini dei mercati finanziari hanno spinto i tassi di interesse bancari a tre mesi a livelli ancora più alti a partire dalla metà del 2007. In questo modo è stato ulteriormente intensificato limpatto delle politiche monetarie urgenti. 3. Le turbolenze dei mercati finanziari, non soltanto hanno spinto allaumento i tassi di interesse, ma hanno portato le banche a restringere le condizioni di accesso al credito. Tutto questo era già visibile nei sondaggi della Banca Centrale Europea allinizio del 2008. E inoltre opinione comune che le conseguenze di una restrizione dellaccesso al credito si traducono nelleconomia reale in forma di fallimenti nellarco di sei-nove mesi. Nonostante questo, i decisori politicoeconomici hanno deciso di non dare rilievo a questi segnali di allarme e quindi di non agire per tempo. II I piani di salvataggio delle banche hanno risentito di tutto questo lEuropa sta pagando il prezzo delle disattenzioni verso le minacce alleconomia reale. Quando è stato messo insieme il piano multimiliardario europeo di ricapitalizzazione del sistema bancario allinizio di ottobre 2008, il suo scopo principale era quello di rompere il circolo vizioso di: quindi perdita del capitale bancario a causa di svalutazioni degli asset tossici; vendite forzate per rispettare le percentuali di solvibilità secondo Basilea II; ulteriore collasso dei prezzi, risultante da maggiori svalutazioni e perdite di capitale per le banche, nuove vendite forzate. I governi, immettendo grandi quantità di capitali nuovi nelle banche, cercavano di fermare questa spirale discendente. Questo tuttavia non è riuscito completamente. Mentre il ritmo discendente della spirale è rallentato, la spirale stessa non si è fermata. I mercati azionari e finanziari hanno continuato a distruggere valore. La ragione di tutto questo è che i mercati finanziari, dopo una prima reazione di sollievo a seguito dellintervento dei governi, hanno iniziato a notare che i piani di salvataggio delle banche erano insufficienti alla salvaguardia delleconomia reale e che i problemi delleconomia reale si sarebbero riversati nel settore finanziario, aggiungendosi ai problemi bancari già esistenti. Il risultato è stato che la spirale ha ricominciato a precipitare. Le previsioni di recessione economica hanno depresso i mercati azionari e finanziari, distruggendo la parte restante del capitale bancario promesso dai governi. A causa del fallimento nella stabilizzazione delleconomia reale, i governi rischiano ora di perdere la corsa tra forti immissioni di capitale nelle banche e massicce svalutazioni del valore degli asset bancari. III Quattro lezioni dal Giappone: come evitare di essere intrappolati dalla deflazione Allinizio degli anni 90 il Giappone si trovò ad affrontare una situazione simile. Si era creata una bolla economica ed il sistema privato giapponese, costruito sul debito, alimentava questa bolla. A seguito delle Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina tre Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] restrizioni della politica monetaria della Banca Centrale Giapponese, la bolla è scoppiata, i bilanci familiari si sono ritrovati altamente indebitati e le banche hanno dovuto far fronte a crediti inesigibili. Nel processo di riconduzione del debito a livelli ragionevoli, il Giappone ha commesso molti errori politici. La sua economia è rapidamente caduta nella deflazione restando intrappolata in una crescita debole proseguita per più di dieci anni. Ecco di seguito alcune lezioni chei i decisori politici europei dovrebbero imparare dal processo deflazionistico del debito in Giappone: · assicurarsi che la politica monetaria vinca la corsa contro la deflazione. Per ridurre il debito, il settore privato inizia a risparmiare di più ed investire meno. Il rallentamento della domanda interna trascina la crescita generale e genera sovrabbondanza, cui segue la disinflazione. Se lasciata incontrollata e se i tassi di interesse non vengono ridotti in tempo utile a stabilizzare leconomia e bloccare questa tendenza, la disinflazione può evolvere in deflazione. Da quel momento in poi i tassi di interesse nominale prossimi allo zero lasciano il segno. I tassi di interesse reali iniziano ad aumentare nuovamente e la politica monetaria perde molto, se non tutto, del suo potenziale di stimolo alleconomia. Lo stesso Giappone è stato intrappolato in una situazione di liquidità simile (vedi grafico 2). A partire dal 1992 la Banca Centrale Giapponese ha tagliato gli interessi da quelli che erano livelli estremamente elevati (8% con un inflazione corrente inferiore al 4%). Nel contempo, tuttavia, linflazione ha iniziato a precipitare. Due anni dopo, i tassi di interesse nominale erano ancora al 2%, mentre linflazione era arrivata allo zero e poi in negativo. Nel ridurre troppo lentamente i tassi di interesse, la politica monetaria giapponese ha fallito lopportunità di stabilizzare il processo deflazionistico in tempo utile. In questo scenario non erano più possibili tassi di interesse reale negativi e leconomia giapponese ne ha pagato il prezzo in termini di crescita debole e continuata. Grafico 2: Tassi di interesse e inflazione in Giappone, 1988-2008 Lezione n. 1: Bisogna evitare che linflazione arrivi allo zero prima che lo facciano i tassi di interesse nominale. Con la restrizione del credito che innesca una fase di ristagno nelleconomia reale, ci si può aspettare un processo disinflazionistico. Le banche centrali europee hanno bisogno, per questo, di contrastare la disinflazione e vincere la corsa deliberando tagli importanti e veloci ai tassi di interesse. · La flessibilità salariale discendente aggrava e prolunga la trappola deflazionistica. Lattività economica depressa indebolisce la posizione contrattuale dei lavoratori e dei sindacati. In Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina quattro Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Giappone, tuttavia, questo indebolimento della posizione contrattuale dei lavoratori era esacerbato dallesistenza diffusa di sistemi di gratifica a livello aziendale, in aggiunta alle retribuzioni regolari o convenzionali. Di fronte alla debole domanda di prodotti e servizi, le imprese giapponesi hanno iniziato a tagliare i bonus ai lavoratori. Di conseguenza la deflazione è continuata, poiché sia la domanda interna che linflazione da costi erano assenti. Lezione n. 2: Al giorno doggi molte economie europee sono caratterizzate da una rigidità salariale discendente nel momento in cui la crescita salariale raggiunge il 2% (vedi grafico 3). In realtà questa è una cosa positiva: fornisce una base discendente al processo di disinflazione e quindi contribuisce al mantenimento della stabilità dei prezzi. Gli attori politici europei dunque, farebbero bene a non attaccare e demolire le istituzioni di formazione del salario che determinano questa rigidità discendente in termini di salario minimo, di accordi collettivi settoriali, di estensione legale degli accordi di contrattazione collettiva e di limitazioni alle opening clauses a livello aziendale. Se gli attori politici europei decidessero diversamente e cercassero di compensare la mancanza di una svalutazione delle valute locali competitiva attuando tagli competitivi dei livelli salariali nominali, il processo di deflazione ne verrebbe rafforzato. Grafico 3: Salari contrattati collettivamente nella zona euro 1992-2006 · Alcune riforme strutturali hanno peggiorato la situazione. Anche il Giappone ha risposto al rallentamento continuo declassando la sua tradizione basata sulloccupazione permanente e altamente sicura. I nuovi entrati nel mondo del lavoro, principalmente donne, furono costretti ad accettare i cosiddetti lavori part-time. Questi tipi di lavori tuttavia, debbono essere analizzati nel contesto giapponese: in Giappone un lavoro part-time significa un orario a tempo pieno retribuito come tempo parziale. Laumento di lavoro precario ha contribuito a minare i canali della trasmissione macroeconomica. Ogni shock della domanda inizialmente positivo per leconomia, si rivelava debole e inefficace poiché i vantaggi ottenuti si trasformavano immediatamente in profitti e non in salari. A causa della mancanza di qualunque potere contrattuale da parte dei lavoratori precari, leffetto moltiplicatore determinato dallaumento di posti di lavoro con il conseguente aumento del potere dacquisto per i lavoratori e per le loro famiglie, non funzionava più. Lezione n. 3: Lesperienza giapponese sul lavoro precario contiene anche un importante lezione per lEuropa. Infatti in Europa lutilizzo del lavoro precario si sta diffondendo in molti modi diversi: lavori scarsamente retribuiti, Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina cinque Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] il ripetersi di contratti a termine, lavoratori interinali retribuiti diversamente - a parità di lavoro - dai lavoratori dipendenti, contratti a tempo parziale non scelti liberamente, falsi lavoratori autonomi. Inoltre le riforme attuali come la revisione della Direttiva orario di lavoro e le fuorvianti riforme della flessicurezza che usano il periodo di sei settimane previsto dalla bozza di direttiva sul lavoro interinale per attuare un effetto di porta girevole possono essere mal utilizzate per accelerare la pratica del lavoro precario in Europa. Se accadesse questo, la depressione ed il processo di disinflazione/deflazione saranno più lunghe. · Evitare la politica fiscale pro-ciclica restrittiva e consentire al settore pubblico di compensare lindebitamento privato. Uneconomia che attraversa un processo di svalutazione del debito nel settore privato deve saper accettare una compensazione in termini di aumento del debito pubblico. Senza questo tipo di compensazione, lattività economica ne risentirà sostanzialmente. In assenza di investimenti pubblici a sostegno della domanda aggregata, gli sforzi del settore privato volti allaumento del risparmio e al taglio degli investimenti indebolirà la crescita generale. A loro volta, la scarsa crescita e laumento della disoccupazione spingerà in alto il deficit. La politica fiscale diventa prociclica se cerca di tagliare questi deficit, prolungando e incrementando il ristagno. Il Giappone ci fornisce ancora una volta una dimostrazione di questo processo. Per tagliare il deficit e mantenere il debito pubblico nei limiti, nel 1998 il Giappone decise di aumentare le percentuali dellIVA. I risultati furono catastrofici: la ripresa economica svanì, la crescita rallentò fortemente e fu innescata la crisi finanziaria asiatica. Lezione n. 4: In Europa il Patto di stabilità pone le basi per un altro potenziale circolo vizioso. La stasi economica spinge laumento del deficit, le politiche fiscali reagiscono e a questo segue una maggiore depressione. Per questo bisogna porre la massima attenzione nellapplicazione del Patto di stabilità. Certamente nella fase attuale, in cui i governi hanno giustamente salvato il sistema bancario attraverso grandi immissioni di capitale, cè un elevato rischio che gli attori politici ricorrano a politiche fiscali restrittive pro-cicliche. Il Patto di stabilità deve invece essere applicato con unelevata dose di flessibilità per evitare irrigidimenti fiscali. IV Una nuova miscela politica per salvare leconomia reale Leconomia reale si trova in tali difficoltà e la situazione è divenuta così urgente che la politica monetaria non può più operare in tempi troppo dilatati, che vanno da uno a due anni. Questo significa che i tagli sui tassi di interesse decisi oggi dalla Banca Centrale Europea sono arrivati troppo tardi. Lo stimolo principale alleconomia reale arriverà soltanto dopo che la crescita e lattività economica saranno state già depresse e la fiducia distrutta. Inoltre questi non sono tempi normali. I mercati finanziari non stanno operando nel modo abituale, ma sono profondamente logorati. I tassi di scambio interbancari sono altamente al di sopra dei tassi di interesse ufficiali, le banche diffidano luna dellaltra e sono riluttanti ad aiutarsi. La liquidità non è più trasformata in credito per investimenti ma viene dirottata verso categorie di investimento sicure come titoli di stato e torna nuovamente nelle casse centrali come deposito. In queste circostanze non cè altra scelta che essere pragmatici e chiedere aiuto alla politica fiscale. Lapplicazione del tradizionale complesso delle politiche fiscali europee restrittive o semplicemente neutre, bilanciate da una politica monetaria espansionistica, non funzionerà più. Quello di cui leconomia ha bisogno oggi è unaltra serie di politiche in cui sia la politica fiscale che quella monetaria diventino espansionistiche. Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina sei Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Un nuovo complesso di politiche come questo offre molti vantaggi: la politica fiscale, contrariamente a quella monetaria, ha un impatto diretto sulla domanda e sulleconomia reale. Se si agisce subito, la recessione del 2009 potrà essere gestita. La politica fiscale, contrariamente alle decisioni sui tassi di interesse uguali per tutti, può essere parametrata. Potrà e dovrà essere data priorità al reperimento e allaumento di somme per gli investimenti nel lungo periodo. Tutto questo non solo aiuterà leconomia ad attraversare un periodo che altrimenti sarebbe di pura e seria recessione, ma rafforzerà il suo potenziale di crescita nel lungo periodo. E unopportunità per unire la battaglia contro la crisi finanziaria allagenda per gli investimenti nelle nuove industrie, nelle energie razionali e sostenibili, nelle reti europee e nelledilizia sociale. Se la politica fiscale sarà condotta e/o coordinata a livello europeo, avrà un effetto moltiplicatore. Se uno stato membro agisce da solo, una parte dellincentivo sparisce nellimportazione da altri paesi membri. Se invece tutti gli stati membri agiscono contemporaneamente e nella stessa direzione, limportazione di un paese sarà lesportazione dellaltro, con il risultato che limpatto del pacchetto incentivante sulla domanda e sulla crescita sarà doppio. Inoltre un recente studio del Fondo Monetario Internazionale dellottobre 2008 mostra che uno stimolo dato dalla politica fiscale, accompagnata da una politica monetaria espansionistica, raddoppia e talvolta triplica i normali moltiplicatori fiscali (vedi grafico 4, nel caso di adeguamento monetario, ossia investimenti del governo). Una delle ragioni di questi risultati è che un tasso di interesse basso rende possibile il finanziamento pubblico di tali misure, così le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico possono essere escluse. Grafico 4: Effetto dellespansione fiscale in una grande economia Tutto questo sottintende la possibilità che lEuropa ha di andare oltre la tradizionale attività di controbilanciare il sostegno e la stabilizzazione alleconomia reale con il dare priorità a finanze pubbliche sane. Se il programma di stimolo alla politica fiscale è ben finalizzato verso le categorie di investimenti che hanno il maggior impatto sulla domanda e se la politica fiscale è coordinata o guidata a livello europeo, limpatto del programma stesso sulleconomia reale potrà essere significativo per gli effetti di ritorno dellaumento delle entrate pubbliche che in realtà implicano un miglioramento della finanza pubblica in un lasso di tempo breve. V Leadership europea per la spesa per investimento europea Come può lEuropa attuare una miscela politica come questa, correlata anche agli investimenti? Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina sette Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected] Il punto di partenza è identificare il fatto che le turbolenze finanziarie Notiziario del Segretariato Europa e la grande avversione al rischio hanno creato una seria della Cgil nazionale inadeguatezza nel sistema finanziario globale odierno. Da un lato le banche e le imprese hanno urgente bisogno di nuovi Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia capitali. Dallaltro, la liquidità globale e i risparmi vengono investiti tel. +39 06 8476328 in attività che comportano rischi minimi o addirittura assenti. Gli fax +39 06 8476321 investitori finanziari stanno acquistando principalmente titoli e-mail: [email protected] governativi o spostando liquidità in depositi bancari o, addirittura, http://www.cgil.it/segretariatoeuropa nelle banche centrali. Se non controllata, questa situazione continuerà a frenare la Redazione a cura di: crescita del credito, gli investimenti e la crescita economica generale. Giulia Barbucci, Monica Ceremigna, La fase di stallo può essere superata dalla creazione di un fondo Antonio Morandi, Nicola Nicolosi di investimento a livello europeo, il cui scopo sia quello di investire in energie rinnovabili, nel risparmio energetico, nellinnovazione e nelle reti infrastrutturali europee. Le bolle o gli investimenti speculativi potrebbero quindi essere sostituiti da investimenti verdi, in grado di funzionare come elemento conduttore nuovo e sostenibile per la crescita della domanda europea. Un fondo di investimenti come questo, guidato per esempio dalla Banca di investimenti europea, potrebbe emettere titoli di altissima qualità integrati da garanzie pubbliche. Potrebbe inoltre correggere leccesso della domanda per investimenti a basso rischio nella situazione attuale dei mercati finanziari globali e fornire finanziamenti convenienti per quegli investimenti di cui oggi leconomia europea ha disperata necessità, sia nel breve periodo (superare la recessione) che per gli obiettivi di lungo termine (trasformare la struttura della nostra economia in una più sostenibile). Infine bisogna sottolineare che questa proposta di approccio europeo alla crisi offre agli attori dEuropa, come la Commissione Europea, unopportunità molto utile per dare prova della sua autorità, organizzando la cooperazione economica in tutta Europa, anziché essere semplicemente spettattrice e lasciare che gli stati membri competano luno con laltro. Numero dodici - 4 dicembre 2008 pagina otto