IST. COMPRENSIVO STATALE DI BUTTIGLIERA ALTA
Rosta 09/09/2013
BES
DSA
PAI …
… NORMATIVA A TUTELA DI TUTTI
ROSSI VIVIANA
Dirigente scolastico
Bisogni Educativi Speciali
• di un allievo
• di due o tre
• di tanti
• di
TUTTI !!!!!!!!
Bisogni Educativi Speciali
“Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie:
quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi
specifici e quella dello svantaggio socioeconomico,
linguistico, culturale.
Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi
specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio,
delle abilità non verbali, della coordinazione motoria,
ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva
– anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività,
mentre il funzionamento intellettivo limite può essere
considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo
specifico.”
Anch’io ho un bisogno educativo speciale?
SONO TUTTI SPECIALI!
Incidenza percentuale
(fascia 4-21 anni)
Tipo di difficoltà
Basso rendimento scolastico
Maschi
Femmine
13
7
DSA
4,5
3,5
1,5
5
1
1
0,15
0,1
1
1,25
1
1
0,15
0,1
Disturbi del linguaggio
DDAI (Dist. Attenz. e iperatt.)
Ritardo mentale
Disturbi di personalità
Disabilità plurime
Sordità e ipoacusia
La realtà scolastica diventa
sempre più difficile!
… ma si vuole garantire a tutti
gli stessi diritti!
Con determinazioni dei Consigli di classe, risultanti dall’esame della
documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di
considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico, le scuole possono
avvalersi anche per tutti questi alunni degli strumenti compensativi
e delle misure dispensative previste dalla Legge 170/2010 e dalle
Linee guida.
“Un approccio educativo, non meramente clinico – (…) – dovrebbe dar
modo di individuare strategie e metodologie di intervento correlate
alle esigenze educative speciali, nella prospettiva di una scuola
sempre più inclusiva e accogliente, senza bisogno di
ulteriori precisazioni di carattere normativo. Al
riguardo, la legge 53/2003 e la legge 170/2010 costituiscono
norme primarie di riferimento cui ispirarsi per le iniziative da
intraprendere con questi casi.”
PEER EDUCATION
QUADRO NORMATIVO
UNA OPPORTUNITÀ PER UNA
• LEGGE 170/2010
DIDATTICA INCLUSIVA
• DM 12 luglio
2011 DI UN ALUNNO DSA
A FAVORE
• LINEE GUIDA per il diritto allo studio degli alunni
e
degli studenti con DSA
• DPR 122/2009 Regolamento sulla valutazione (Art.10)
• OM Esami Stato 2012
• Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012
• CM n 8 del 6 marzo 2013
• LINEE GUIDA
per la predisposizione di protocolli regionali
per individuazione precoce casi sospetti di DSA 24 /01/2013
LEGGE 170/2010
Art. 1
"Riconoscimento e definizione
di dislessia, disgrafia, disortografia,
discalculia"
Ora la legge
si rivolge non solo
agli allievi con
DSA, ma a tutti
gli studenti con
BES.
E per tutti occorre
preparare un
PDP e un PAI
(Piano Annuale dell’Inclusione)
Perché parliamo di BES ?
Perché c’è una normativa ben precisa:
•
•
•
•
•
Unesco 2000 (Educazione per tutti entro il 2015)
Direttiva 27 dicembre 2012
Circolare Min. n. 8 del 6 marzo 2013
Nota USR Piemonte del 19 aprile 2013
Nota 21 agosto 2013 Emilia Romagna
…che ci fa capire che è ora di attuare una
SCUOLA INCLUSIVA
dalle slides di Cristina Devecchi Convegno USRL La scuola è aperta a tutti Milano 25 marzo 2013
NON SOLO STUDENTI CON DSA
Direttiva del 27 dicembre 2012
“ Strumenti d’intervento per alunni con bisogni
educativi speciali e organizzazione territoriale per
l’inclusione scolastica”
Contiene indicazioni su strumenti d’intervento per tutti
gli alunni che, con continuità o per determinati
periodi, possono manifestare BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI (BES) “… per motivi fisici, biologici, fisiologici o
anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario
che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.
“Il problema dell’insegnante oggi non
è più la gestione del singolo,
ma la valorizzazione dell’eterogeneità,
della diversità,
in una classe di diversi”
(M. Comoglio)
L’insieme delle nostre classi…
Problemi relazionali
Deficit neurologico
Problemi familiari
Deficit cognitivo
Danni cerebrali
acquisiti
Deficit visivo
Deficit uditivo
Non adeguate opportunità
sociali
B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7
maggio 2013
[email protected],[email protected],
[email protected]
Chi sono i BES?
Dalla direttiva 27 dicembre 2012
«… ogni alunno, in
continuità o per
determinati periodi, può manifestare
Bisogni Educativi Speciali:
o per motivi fisici, biologici, fisiologici
o anche per motivi psicologici, sociali,
rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e
personalizzata risposta.»
SARÒ UN BES?
BES…?
Secondo l’OCSE gli alunni con BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI sono:
• DISABILI (ex L.104/92)
• alunni con DIFFICOLTA’ (emotive,
comportamentali, di apprendimento – DSA-, ecc.)
• alunni con SVANTAGGIO
(culturale,
socioeconomico, sociolinguistico, ecc.)
AIUTO !!!!
Come posso farcela
????????
Dilemma del
PLURALISMO EDUCATIVO
Come coniugare i differenti bisogni educativi
(individuali, sociali, culturali, religiosi, etnici)
degli allievi e delle loro famiglie?
Costruendo pensieri e azioni condivisi che si
traducono in un nuovo modo di pensare e
fare scuola, tutti insieme!
Elaborando un PROGETTO DI ISTITUTO,
coerente con il contesto territoriale, … e non
più tanti piccoli «progettini»!
«La scuola è aperta a tutti»
Art 34 della Costituzione
I ragazzi e la scuola
“ … guardiamoci bene dal sottovalutare
l’unica cosa sulla quale possiamo agire ….:
la solitudine del ragazzo che non capisce,
perso in un mondo in cui gli altri
capiscono.[…]
Gli insegnanti che mi hanno salvato- e che hanno fatto di me
un insegnante- non erano formati per questo.
Non si sono preoccupati dell’origine della mia “infermità
scolastica”.
Erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. […] Si sono
buttati. […]
Alla fine mi hanno tirato fuori. E molti altri come me.
Ci hanno letteralmente ripescati.
Dobbiamo loro la vita.”
Daniel Pennac (Diario di scuola)
«L’insegnante professionista
(come il medico o l’ingegnere nei loro campi specifici)
è colui che insegna non solo perché sa,
ma perché sa insegnare».
E sapere insegnare vuol dire essere specialista della
complessa capacità di mediare e trasformare le
conoscenze curricolari di contenuto […] attraverso
l’assimilazione dei processi di accesso e l’ utilizzo delle
conoscenze, allo scopo di adattarle alle conoscenze del
soggetto e del suo contesto e rendendole coerenti alle
procedure, in maniera che l’alchimia dell’apprendimento
abbia luogo nel discente; …/…
COME POSSO FARE?
Carlo Muzio Università di Pavia Claudia
Cappa ISAC-CNR Torino
L’Insegnante deve essere un
MEDIATORE DIDATTICO
Competenze
da
raggiungere
Strumenti e
TIC
Sistema
classe
BES /DSA
Singolo
alunno
Setting didattico
B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7
maggio 2013
BES
I
nel quotidiano lavoro
d’aula
Occorre riconcettualizzare i BES
(anche alla luce delle teorie sui processi di insegnamento/apprendimento)
Occorre pensare alla classe come a un
tutt’uno (sistema classe) in cui sono presenti
elementi di uguaglianza e di diversità
Ciò inevitabilmente implica dei CAMBIAMENTI
sul piano dell’organizzazione scolastica e didattica
DAL
POF … al PAI
attraverso
il GLI …
per una
DIDATTICA
INCLUSIVA
Nel POF occorre precisare
• LE PROCEDURE DI ACCOGLIENZA nei vari gradi di
scuola: dalla Scuola dell'Infanzia alla Scuola
Primaria, alla Secondaria di primo grado.
• IL CLIMA ottimale da offrire affinché ciascuno
trovi stimoli ed incentivi per apprendere,
attraverso molteplici occasioni di socializzazione e
di gioco.
• I CONTENUTI DEL CURRICOLO DI ISTITUTO
• LE STRATEGIE DIDATTICHE/METODOLOGICHE da
usare per tutti
• I CRITERI DI VALUTAZIONE
Secondo la
C.M. n 8 del 6/03/13
“ Le varie tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di
elementi oggettivi, ad es. una segnalazione degli operatori dei
servizi sociali, ovvero di ben fondate considerazione
pedagogiche e didattiche».
A rilevare le criticità presenti in ciascuna classe sarà, oltre al
Consiglio di classe/team docenti, il GLI (Gruppo di
lavoro per l’inclusione), che rileverà anche i BES presenti in tutta
la scuola ed elaborerà un Piano Annuale per l’inclusione , in
modo da “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità
educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi
(…) e fare il punto sull’efficacia degli strumenti messi in atto
nell’anno scolastico.”
Il GLH di istituto diventa
Gruppo di Lavoro per l’Inclusione
(GLI)
E’ composto dal DS, dalla Funzione strumentale
e/o referente DSA, da docenti sostegno, da
rappresentanti dell’ AEC (Assistenza Educativa
Culturale), assistenti alla comunicazione,
docenti curriculari, coordinatori, genitori,
esperti sanitari, esterni convenzionati.
Compiti del GLI e della scuola
• Rilevazione dei BES presenti nella scuola
• Documentazione degli interventi didattico-educativi già attuati
positivamente che diventano le buone prassi della Scuola.
• Focus/confronto su casi, consulenza e supporto ai colleghi su
strategie/metodologie di gestione delle classi
• Rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di
inclusività
• Elaborazione di una proposta di Piano Annuale per
l’Inclusività (PAI) entro il mese di settembre 2013
• Approvazione del Piano da parte del Collegio Docenti
• Adattamento del Piano alle nuove situazioni
• Assegnazione definitiva risorse funzionali
INSOMMA: la normativa vuole garantire gli
stessi diritti a tutti gli studenti con
“Un
BES
approccio educativo, non meramente clinico
(…) dovrebbe dar modo di individuare strategie
e metodologie di intervento …, nella prospettiva
di una scuola sempre più inclusiva e accogliente,
senza bisogno di ulteriori precisazioni di carattere
normativo.
Al riguardo, la legge 53/2003 e la legge 170/2010
costituiscono norme primarie di riferimento cui
ispirarsi per le iniziative da intraprendere con
questi casi.”
Nella
DIRETTIVA PROFUMO viene
riconosciuta la …
« … necessità di elaborare un percorso
individualizzato e personalizzato per tutti gli
allievi che manifestano necessità speciali, anche
attraverso la redazione di un Piano Didattico
Personalizzato (PDP), individuale o anche
riferito a tutti gli studenti con BES della classe,
ma articolato … e di una progettualità
complessa, da parte di tutti i docenti (curriculari
e di sostegno), da articolare attorno ai processi
di INDIVIDUALIZZAZIONE e di
PERSONALIZZAZIONE.»
SCUOLA OSSERVATORIO
“La scuola deve diventare l’osservatorio
per eccellenza, dove è possibile
individuare precocemente le difficoltà
specifiche di apprendimento.
Ciò significa che gli insegnanti devono
osservare e segnalare
tempestivamente i problemi”.
(LINEE GUIDA pag 6 -9)
L’ alunno con
DSA/BES utilizza
un diverso modo di imparare che richiede:
la conoscenza dei DSA/BES da parte dei
docenti
un’organizzazione scolastica flessibile
una metodologia didattica personalizzata
MA SI PUÒ
FARE?
SI DEVE FARE !!!
Art. 3 Costituzione Italiana
“… E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che, limitando
di fatto la libertà e l’uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana …”.
La NORMATIVA sui DSA
si muove in linea con questi principi ed ora è
applicata a tutti gli studenti con
BES
in quanto …
TUTTI hanno diritto
a pari opportunità di apprendimento,
siano essi normodotati, diversamente abili,
con disturbi visivi, uditivi …
QUADRO NORMATIVO
PEER EDUCATION
UNA OPPORTUNITÀ PER UNA
• LEGGE 170/2010
DIDATTICA INCLUSIVA
• DM 12 luglio
A 2011
FAVORE DI UN ALUNNO DSA
• LINEE GUIDA per il diritto allo studio degli alunni e
degli studenti con DSA
• DPR 122/2009 Regolamento sulla valutazione (Art.10)
• OM Esami Stato 2012
• Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012
• CM n 8 del 6 marzo 2013
• LINEE GUIDA per la predisposizione di protocolli regionali
individuazione precoce casi sospetti di DSA 24 /01/2013
per
Con la legge 170/2010 è finalmente
riconosciuto il diritto della FLESSIBILITÀ
della didattica per garantire le stesse
possibilità di apprendimento anche ai ragazzi
con DSA attraverso
STRUMENTI
COMPENSATIVI
LAVORI di GRUPPO e
MEDIAZIONE con i PARI
MISURE
DISPENSATIVE
PEER EDUCATION
CHI SONO I PROTAGONISTI ?
La scuola ha il
ruolo principale
“…La segnalazione da parte
degli insegnanti vede come
primo interlocutore la famiglia
per un successivo invio ai
servizi sanitari per l’età
evolutiva eventualmente
mediato dal pediatra….”
Consensus conference, 2007
www.dislessiainrete.org
44
La SCUOLA, insieme alla FAMIGLIA,
è sicuramente l’ambiente in cui i ragazzi
trascorrono la maggior parte del proprio
tempo e il luogo dove fanno esperienze
significative di socializzazione e di
apprendimento.
La scuola deve, quindi ,trovare tutti gli
strumenti per promuovere
l’apprendimento per TUTTI.
Lo sancisce
il REGOLAMENTO
dell'AUTONOMIA scolastica
D.P.R. 275/1999
Legge n. 53/2003
e
D.Lgs. 59/2004
Centralità della PERSONA che apprende anche
attraverso
percorsi personalizzati e flessibili
CONCETTO DI PERSONALIZZAZIONE
Legge 53/2003 (riforma Moratti)
“la scuola è chiamata a realizzare
percorsi formativi sempre più
rispondenti alle inclinazioni personali
degli studenti nella prospettiva di
valorizzare gli aspetti peculiari della
personalità di ognuno”
Con la personalizzazione
…
“… si vogliono raggiungere i medesimi obiettivi
attraverso itinerari diversi.
Ciò …. implica la messa a punto di nuove forme
di organizzazione didattica e la trasmissione
dei processi del “sapere” e del “saper fare”,
in modo da predisporre piani di apprendimento
coerenti con le capacità,
i ritmi e i tempi di sviluppo degli alunni
”.(G. Chiosso, La personalizzazione dell’apprendimento)
COSA è RICHIESTO ALLA SCUOLA?
NON SOLO
RICONOSCERE …
ed
ACCOGLIERE
le "diversità“
ma …
VALUTARE
IN MODO
DIVERSO !
INCLUSIONE
DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI
attraverso una didattica che tenga conto di
ALCUNI PRINCIPI …. e non solo
perché ce lo dice la legge, ma perché
altrimenti perdiamo i nostri alunni e la
scuola ne esce sconfitta!
1. Alcuni principi da non dimenticare
RISPETTO
dei DIVERSI STILI
DI APPRENDIMENTO
Secondo Cornoldi e De Beni
sono 5 + 1: normalmente accoppiati,
•
•
•
•
•
verbale/visuale,
sistematico/intuitivo,
analitico/ globale,
riflessivo/impulsivo,
autonomo/conforme
2. Alcuni principi da non dimenticare
UNA GIUSTA VALUTAZIONE
“La peggiore ingiustizia è trattare in
maniera uguale situazioni differenti”.
( Don Milani)
Voler trattare tutti ugualmente
è un “falso problema”
Teniamone conto
quando assegniamo dei compiti,
quando valutiamo.
3.Alcuni principi da non dimenticare
Didattica
laboratoriale
Se mi coinvolgi, capisco!
Laboratorio è:
• Un modello di insegnamento e apprendimento
• Il Laboratorio non è inteso solo come luogo fisico: è
un insieme di attività strutturate in modo da
prevedere fasi di esplorazione, osservazione, raccolta e
interpretazione dei dati, descrizione, previsione,
costruzione, correzione di errori, formulazione di
ipotesi , elaborazione di tesi attraverso la verifica
sperimentale dell’ipotesi formulata (ricerca-azione)
• Laboratorio inteso come luogo e come modo, come
“abito mentale”
Da uno studio di Grenci
“ Le aquile sono nate per volare”
Si impara così:
ESPERIENZA DIRETTA (FARE) 90%
PARLARE E SCRIVERE 70%
ASCOLTARE E VEDERE (INSIEME) 50%
VISTA 30%
UDITO 20%
LETTURA 10%
4. Alcuni principi da non dimenticare
La metodologia “preferita” è quella del
“COOPERATIVE LEARNING”,
che permette una “costruzione comune”
di “oggetti”, procedure, concetti.
59
5.
Alcuni principi da non dimenticare
Coniugare sapientemente
Individualizzazione
Personalizzazione
L’INDIVIDUALIZZAZIONE
prevede che l’organizzazione
scolastica adegui
l’insegnamento alle differenti
caratteristiche cognitive di
ciascun alunno, per garantire
a tutti il diritto alla diversità
dei bisogni e all’uguaglianza
dei traguardi formativi.
LA PERSONALIZZAZIONE
è volta a valorizzare i talenti
dell’alunno e a far emergere le
potenzialità naturali nelle varie
forme di intelligenza.
Richiede una particolare cura
nella realizzazione di un’offerta
formativa ricca e differenziata
per valorizzare le differenze
individuali.
6.Alcuni principi da non dimenticare
USO CONSAPEVOLE
degli STRUMENTI
• Significa che bisogna sapere quali sono
quelli a disposizione
• Bisogna saperli usare in modo
mirato/differenziato
TIC
Libri
Strumenti
compensativi
Misure
dispensative
Laboratori
Fotocopie
Che uso ne facciamo??
B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7
maggio 2013
Cosa ne facciamo?
Strumenti compensativi:
TIC, Calcolatrice, Registratore,
Ma anche :
 Tavole
 Mappe
 Immagini
 Software
SONO DEI FACILITATORI,
ma
NON SOLO PER I DSA!!!!
Misure dispensative
Anche queste sono dei facilitatori:
•
•
•
•
Attenuano le difficoltà
Intervengono sui tempi ( tempi più lunghi)
Intervengono sulla quantità ( meno esercizi)
Indispensabili per le situazioni di difficoltà (BES)
Cosa ne facciamo?
7.Alcuni principi da non dimenticare
L’insegnante non deve essere sola con questa
complessità
Come possiamo fare?
B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7
maggio 2013
Tutto il team/consiglio di classe
deve farsi carico di questa
DIFFERENZIAZIONE della DIDATTICA
di questa
PROGETTUALITA’ COMPLESSA
Tutti devono rivisitare la propria didattica alla luce dei nuovi
contesti sociali e scolastici
Tutti devono progettare un approccio didattico unico
(ma non uniforme) valido per tutta la classe
«Gli insegnanti non devono variare tante
didattiche quanti sono gli allievi con BES , ma
devono sperimentare un
nuovo modello didattico inclusivo, adeguato
alla complessità della classe che contempli
differenti modalità e strumenti per tutti.»
DIRETTIVA PROFUMO
La Mission della scuola e quindi
di TUTTI gli insegnanti
è quella di portare
TUTTI gli studenti
al
SUCCESSO FORMATIVO
COME?
Con una DIDATTICA INCLUSIVA!
Fondamentale è la necessità di adottare una didattica che sia
denominatore comune per tutti gli alunni e che non lasci
indietro nessuno.
In particolare il MIUR evidenzia la necessità di elaborare un
percorso individualizzato e personalizzato per tutti gli alunni
e studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la
redazione di un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO,
che serva come strumento di lavoro in itinere per gli
insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie
le strategie di intervento programmate.
Il PDP
contempla tutte queste azioni
Attività di
recupero
Individualizzato
Misure
dispensative
Forme di
verifica e
valutazione
PDP
Strumenti
compensativi
Modalità
didattiche
personalizzate
CHE COSA È
RICHIESTO
ALLA SCUOLA ?
CONOSCERE I DSA
IMPARARE AD INDIVIDUARLI
(ad es. attraverso screening e/o
questionari)
INVIARE GLI STUDENTI ALL’ASL PER DIAGNOSI,
PRESA IN CARICO, RIABILITAZIONE
... USARE
UNA DIDATTICA ADEGUATA
ESSERE UN’ORCHESTRA DI STRUMENTI
PEDAGOGICI
COMPITO DELLA SCUOLA
non è solo insegnare a leggere e scrivere
MA
sostenere i talenti di ogni ragazzo,
evitando di far sentire inferiore agli altri
chi ha particolari
DISTURBI DI APPRENDIMENTO.
GLI INSEGNANTI, osservando bene il gruppo classe,
hanno la possibilità di rilevare le difficoltà di
apprendimento, i comportamenti anomali e gli
scostamenti dagli altri studenti.
QUINDI:
• dovrebbero evitare di parlare solo di “pigrizia”,
perchè la pigrizia può essere la spia di un malessere
da indagare
• non accanirsi nel richiedere alcune prestazioni per
loro molto difficili
L’accanimento educativo e didattico per gli alunni
con BES può solo acuire meccanismi di evitamento
del compito e delle prestazioni richieste a scuola.
L’esercizio non basta.
(Farci e Orrù, 2007
OBIETTIVI DEGLI INSEGNANTI :
• ridurre il deficit funzionale
• ridurre sofferenza e disagio che accompagnano il
deficit funzionale
I soggetti con BES non
chiedono SCONTI
chiedono di apprendere
attraverso metodologie
diverse, ma comunque di
APPRENDERE
DOBBIAMO
garantire anche a loro
IL SUCCESSO FORMATIVO
RICORDATE CHE avere difficoltà nella lettura,
scrittura e calcolo OGGI costituisce una barriera
importante. Non solo rende lo studio più
difficile, ma può influire sul comportamento e
sull’autostima.
Predisporre specifiche
attività di potenziamento e
recupero
È importante continuare a lavorare per migliorare o
quanto meno mantenere le abilita di lettura acquisite
... MA ...
giunti alla secondaria di primo grado, più che cercare
di aumentare la velocita o diminuire gli errori,
è importante concentrarsi sul
METODO DI STUDIO,
in modo da fornire all'alunno degli strumenti che lo
rendano sempre più autonomo.
L’INTERVENTO
MESSA A FUOCO DELLE POTENZIALITÀ E NON DELLE DIFFICOLTÀ
La ricerca del miglioramento della padronanza delle
abilità strumentali deve essere condotta nei limiti di ciò
che è modificabile attraverso l’insegnamento e
l’apprendimento
Ciò che non è modificabile, va “aggirato” con l’adozione di
strumenti e misure di tipo compensativo e dispensativo
È SEMPRE più DIFFICILE!!!!
Molti insegnanti manifestano forti preoccupazioni nel
condurre una classe in modo da rispondere ai bisogni
di tutti e di ciascuno.
Ecco perché occorre utilizzare
modalità di
DIDATTICA INCLUSIVA
Cosa deve concordare
il CONSIGLIO di CLASSE per svolgere una
DIDATTICA INCLUSIVA?
•
•
•
•
•
•
come gestire le relazioni nella classe
come gestire la comunicazione /lezione in classe
come incrementare i lavori di coppia e di gruppo
come presentare le conoscenze
quali mediatori didattici usare
come intervenire per insegnare / rinforzare abilità /
metodo di studio
• come verificare i processi e gli apprendimenti
TUTTO SCRITTO NEL PAI
La normativa sui BES
chiede la
costruzione di un PAI
PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE
Ufficio III – Diritto allo studio. Istruzione non statale
Dirigente: Stefano Versari
Alle Istituzioni Scolastiche
dell’Emilia-Romagna
Loro Sedi
Oggetto: Bisogni Educativi Speciali.
Approfondimenti in ordine alla redazione del
piano annuale per l’inclusività nell’ottica della
personalizzazione dell’apprendimento.
Materiali per la formazione dei docenti a.s. 20132014.
«… il Piano annuale per l’inclusività non va “interpretato
come un piano formativo per gli alunni con bisogni
educativi speciali” ma come uno “strumento di
progettazione” dell’offerta formativa delle scuole “in
senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale
sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno
nel realizzare gli obiettivi comuni”.
Viene inoltre confermato che la redazione del PAI non
deve fornire l’occasione per categorizzare le persone ma
per individuare le situazioni problematiche e le strategie
per farvi fronte, qualificando le modalità di
insegnamento.»
NON PER CATALOGARE PERSONE,
MA PER
INDIVIDUARE PROBLEMI
ED
ELABORARE STRATEGIE DI SOLUZIONE
5) Scopi del PAI
Appurato dunque che il PAI non è un documento burocratico ma uno
strumento di auto riflessione delle scuole nell’ottica del raggiungimento del
successo formativo degli allievi e del benessere psicologico nei contesti
scolastici, si può cercare di suggerire alcune, più dettagliate, piste di lavoro.
Il piano annuale per l’inclusività è il coronamento del lavoro
svolto in ciascun anno scolastico e costituisce il fondamento per l’avvio
del lavoro dell’anno scolastico successivo.
La redazione del PAI e l’assunzione collegiale di responsabilità in relazione alla
sua stesura, realizzazione e valutazione, ha lo scopo di:
- garantire l’unitarietà dell’approccio educativo e didattico dell’istituzione scolastica
- garantire la continuità dell’azione educativa e didattica anche in caso di variazione
dei docenti e del dirigente scolastico (continuità orizzontale e verticale)
- consentire una riflessione collegiale sulle modalità educative e sui metodi di
insegnamento adottati nella scuola, arrivando a scelte basate sull’efficacia dei risultati
in termini di comportamento e di apprendimento di tutti gli alunni
3) L’insegnante inclusivo
Può essere interessante riprendere un documento elaborato dalla European Agency for
Development in Special Needs Education “Profilo
dei docenti inclusivi”
2012, in cui tale profilo viene puntualizzato
in quattro valori, ciascuno dei quali
declinato in un interessante elenco di indicatori, sui quali le scuole potrebbero aprire
una attenta riflessione, proprio in relazione alla stesura del PAI.
I quattro valori di riferimento condivisi dai docenti inclusivi sono:
I. (Saper) valutare la diversità degli alunni – la differenza tra gli alunni è una risorsa
e una ricchezza
II. Sostenere gli alunni – i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo
scolastico degli studenti
III. Lavorare con gli altri – la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci
essenziali per tutti i docenti
IV. Aggiornamento professionale continuo – l’insegnamento è una attività di
apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento
permanente per tutto l’arco della vita.
6) Punti essenziali da trattare tra POF e PAI
E’ necessario che le scuole inclusive definiscano nei loro documenti di
programmazione (POF e PAI) almeno i seguenti punti:
- la definizione, su base scientificamente validata e collegialmente condivisa,
delle modalità di identificazione delle necessità di personalizzazione
dell’insegnamento
- la definizione dei protocolli per la valutazione delle condizioni individuali e
per il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia degli interventi educativi e
didattici
- I criteri di stesura dei piani personalizzati, della loro valutazione e della
modifica
- la definizione del ruolo delle famiglie (dalla valutazione alla
programmazione) e delle modalità di mantenimento dei rapporti
scuola/famiglia in ordine allo sviluppo delle attività educative/didattiche
personalizzate; una forte alleanza educativa con le famiglie è condizione
essenziale per la riuscita dei percorsi di personalizzazione (così come
dell’educazione e dell’insegnamento tout court)
7) Il PAI e le risorse professionali della scuola (o delle scuole in
rete)
I documenti ministeriali sui bisogni educativi speciali invitano le
scuole alla valorizzazione delle risorse professionali di cui le
scuole stesse dispongono (in termini di competenza, … affinché
possano essere adeguatamente valorizzate e messe a
disposizione di tutto il corpo docente. ( …)
Le scuole possono avvalersi di tali docenti e delle loro
competenze chiedendo direttamente il “prestito professionale”
… Lo scambio di docenti può avvenire soltanto per via
istituzionale, tra scuola e scuola; l’intervento dell’insegnante
esterno avviene a supporto alla programmazione e non
comporta alcun intervento diretto sugli allievi. Il tempo è
aggiuntivo a quello di insegnamento ed è a carico finanziario
della scuola che lo richiede.
C] I PIANI PERSONALIZZATI E L’ADATTAMENTO DEI CURRICOLI
Nella scuola italiana dovrebbe esservi ormai una
consolidata tradizione di stesura di piani personalizzati.
Nella pratica effettiva, tuttavia, si riscontrano notevoli
discrepanze tra scuola e scuola e tra piano e piano.
Le difficoltà che le scuole stanno incontrando nella
stesura di piani didattici personalizzati per gli allievi con
disturbi specifici di apprendimento, sono una
testimonianza indiscutibile del fatto che la capacità di
lavorare sul singolo allievo e di descrivere puntualmente il
processo educativo e didattico non è ancora acquisita
dalla generalità degli insegnanti e dei consigli di
classe.
PERSONALIZZAZIONE DEL CURRICOLO
Nella riflessione collegiale che gli insegnanti devono effettuare
per la personalizzazione del curricolo è innanzi tutto necessario:
- identificare i contenuti essenziali delle discipline (…)
- scegliere obiettivi realistici (cioè che l’alunno possa
effettivamente raggiungere);
- scegliere obiettivi significativi (cioè che abbiano rilevanza per
lui, anche in vista della vita adulta);
- scegliere obiettivi razionali, di cui l’alunno possa comprendere
e condividere il significato e la rilevanza;
- definire un curricolo funzionale, cioè che miri ai diritti educativi
essenziali, per la qualità della vita presente e futura dell’allievo
Conclusione
Si confida che quanto fornito con le note di questo Ufficio risulti utile per
sostenere e indirizzare la riflessione sulla redazione dei piani educativi e del
piano annuale per l’inclusività, così come le revisioni dei POF.
In estrema sintesi … si spera di aver chiaramente evidenziato che
l’espressione
Bisogni Educativi Speciali:
- non è una diagnosi
- non è una certificazione
- non è uno stigma
è il riconoscimento del fatto che alcuni alunni possono richiedere, nel corso
della loro carriera scolastica, per tempi più o meno lunghi, una particolare
accentuazione della personalizzazione didattica, che resta fondamentale per
ciascuno.
TUTTO SCRITTO NEL PAI
La normativa sui BES
chiede la
costruzione di un PAI
PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE
dove dimostriamo di applicare la legge
RIASSUMENDO:
Per ottemperare alla normativa occorre:
elaborare un PDP che tenga conto non solo di
misure dispensative
strumenti compensativi
ma,
soprattutto, di strategie metodologiche/didattiche
personalizzate
99
DA EVITARE …
•
•
•
•
MAPPE
SCHEMI
MEDIATORI DIDATTICI
COMPUTER
rivolti solo all’alunno/a con BES?
I MEDIATORI SONO OPPORTUNI PER
IMPOSTARE IL LAVORO DI TUTTA LA CLASSE
USO DEI LIBRI DIGITALI
• Lo studente, se maggiorenne, o un genitore, se è minorenne
(purché socio AID e fornito di diagnosi), può iscriversi alla piattaforma di
LibroAID (http://www.libroaid.it/) e scaricare le versioni digitali
(pdf) dei suoi libri di testo, che già possiede in formato
cartaceo
• I file digitali possono essere letti da una sintesi vocale
101
Si moltiplicano le esperienze di PEER EDUCATION, strategia didattica in cui
sono i ragazzi a diventare prof e a trasmettere conoscenze e informazioni ai loro
coetanei o a “colleghi” più piccoli.
Una modalità di apprendimento attiva, giocosa ed efficace.
STUDENTI IN CATTEDRA
http://magazine.linxedizioni.it/tag/peer-education/
RICORDIAMO che PDP
PIANO
significa
: studio mirante a predisporre un'azione in
tutti i suoi sviluppi”: programma, progetto, strategia
DIDATTICO:
•
•
scopo della didattica è il miglioramento dell’
efficacia e dell’efficienza:
dell’insegnamento
dell'apprendimento dell‘allievo.
PERSONALIZZATO:
indica la diversificazione delle
metodologie, dei tempi, degli strumenti nella progettazione del lavoro
della classe
08/09/2013
Il PDP è un patto,
obbligatorio, fra docenti,
famiglia ed alunni, per
individuare e organizzare un
percorso personalizzato nel
quale devono essere definiti
i supporti compensativi e
dispensativi che possono
portare alla realizzazione
del successo scolastico degli
alunni BES.
TUTTO
SCRITTO
NEL
AGLI ESAMI
PDP
DAL PDP
M. E. Bianchi e V. Rossi
O PIUTTOSTO
Vediamo insieme alcuni esempi …
106
L2 DISPENSA..ESONERO..??
CONCETTI DIVERSI, contenuti nella Legge 170/2010:
DISPENSA  dalle prove scritte, temporanea o permanente
ESONERO  dallo studio della disciplina = NON VIENE
RILASCIATO IL DIPLOMA
ATTENZIONE!
Si devono realizzare 3 condizioni:
1. indicazioni contenute nella DIAGNOSI
2. richiesta scritta della FAMIGLIA
3. ratifica del CONSIGLIO di CLASSE
Paola E. Fantoni, “Quando la dislessia entra in classe”,
Torino, maggio 2012
107
E la valutazione?
Dalla normativa …
La valutazione deve concretizzarsi in una prassi che
espliciti concretamente le modalità di differenziazione
a seconda della disciplina e del tipo di compito,
discriminando fra ciò che è espressione diretta del
disturbo e ciò che esprime l’impegno dell’allievo e le
conoscenze effettivamente acquisite.”
( L. G., pagg. 18 e 28)
“GIUSTIZIA
non significa dare a tutti le stesse
cose, ma dare a ciascuno ciò che a lui
è necessario.
Per essere giusti bisogna quindi trattare
diversamente.”
(Lavoie)
E L’ESAME ?
C. M. n. 48 - Roma, 31 maggio
2012
ESAME di STATO conclusivo del PRIMO CICLO di istruzione.
Istruzioni a carattere permanente
Possiamo riassumere così gli accorgimenti per gli
studenti con DSA:
• Uso di tutti gli strumenti compensativi di cui hanno fruito
durante il corso dell’anno scolastico ed esplicitati nel proprio PDP
• Per la decodifica del testo si possono scegliere percorsi diversi,
sempre nel pieno rispetto delle esigenze di ogni singolo studente:
sintesi vocale, lettura dei testi delle prove scritte da parte di
un componente la commissione.
• Tempo aggiuntivo per lo svolgimento delle prove scritte.
• Valutazione attenta al contenuto piuttosto che alla forma.
E LE LINGUE STRANIERE ?
Dove
dimostriamo
di applicare la
legge?
Scrivendo tutto
nel POF
nel PDP
nel PAI
per tutti gli
studenti con BES
…studenti con BES
che devono diventare
Bambini
Entusiasti
a
Scuola
QUALI RISCHI CORRIAMO SE
NON COMPILIAMO IL PDP?
M. E. Bianchi e V. Rossi
TAR TOSCANA
Sentenza N.346 /2013
Annullamento del giudizio di non ammissione alla classe
seconda per alunno di prima secondaria di primo grado.
La scuola non ha posto in essere gli adempimenti ritenuti
necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno
affetto da DSA, quindi
è annullato il giudizio di non ammissione alla classe successiva
NON CONFORMITÀ DEL PDP E MANCATO
MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI
EFFETTUATI DURANTE L’ANNO
TAR Friuli Venezia Giulia - Sez. I –
Sent. 12/01/2012 n. 9
“Ove sia dimostrato che la scuola ha posto in essere gli
adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle
necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, è
legittimo il giudizio di non ammissione alla classe
successiva che abbia riportato una grave
insufficienza a seguito della verifica di recupero del
debito formativo nella materia caratterizzante l’indirizzo
di studio; infatti la legge 170/2010 è finalizzata a
garantire il successo formativo e non a garantire
sempre e comunque la promozione alla classe
successiva”.
RICORDATE CHE:
Iniziare un nuovo cammino
spaventa. Ma dopo ogni passo che
percorriamo ci rendiamo conto di
come era pericoloso rimanere
fermi.
Benigni
GRAZIE PER L’ATTENZIONE