IST. COMPRENSIVO STATALE DI BUTTIGLIERA ALTA Rosta 09/09/2013 BES DSA PAI … … NORMATIVA A TUTELA DI TUTTI ROSSI VIVIANA Dirigente scolastico Bisogni Educativi Speciali • di un allievo • di due o tre • di tanti • di TUTTI !!!!!!!! Bisogni Educativi Speciali “Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico.” Anch’io ho un bisogno educativo speciale? SONO TUTTI SPECIALI! Incidenza percentuale (fascia 4-21 anni) Tipo di difficoltà Basso rendimento scolastico Maschi Femmine 13 7 DSA 4,5 3,5 1,5 5 1 1 0,15 0,1 1 1,25 1 1 0,15 0,1 Disturbi del linguaggio DDAI (Dist. Attenz. e iperatt.) Ritardo mentale Disturbi di personalità Disabilità plurime Sordità e ipoacusia La realtà scolastica diventa sempre più difficile! … ma si vuole garantire a tutti gli stessi diritti! Con determinazioni dei Consigli di classe, risultanti dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico, le scuole possono avvalersi anche per tutti questi alunni degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalla Legge 170/2010 e dalle Linee guida. “Un approccio educativo, non meramente clinico – (…) – dovrebbe dar modo di individuare strategie e metodologie di intervento correlate alle esigenze educative speciali, nella prospettiva di una scuola sempre più inclusiva e accogliente, senza bisogno di ulteriori precisazioni di carattere normativo. Al riguardo, la legge 53/2003 e la legge 170/2010 costituiscono norme primarie di riferimento cui ispirarsi per le iniziative da intraprendere con questi casi.” PEER EDUCATION QUADRO NORMATIVO UNA OPPORTUNITÀ PER UNA • LEGGE 170/2010 DIDATTICA INCLUSIVA • DM 12 luglio 2011 DI UN ALUNNO DSA A FAVORE • LINEE GUIDA per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA • DPR 122/2009 Regolamento sulla valutazione (Art.10) • OM Esami Stato 2012 • Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012 • CM n 8 del 6 marzo 2013 • LINEE GUIDA per la predisposizione di protocolli regionali per individuazione precoce casi sospetti di DSA 24 /01/2013 LEGGE 170/2010 Art. 1 "Riconoscimento e definizione di dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia" Ora la legge si rivolge non solo agli allievi con DSA, ma a tutti gli studenti con BES. E per tutti occorre preparare un PDP e un PAI (Piano Annuale dell’Inclusione) Perché parliamo di BES ? Perché c’è una normativa ben precisa: • • • • • Unesco 2000 (Educazione per tutti entro il 2015) Direttiva 27 dicembre 2012 Circolare Min. n. 8 del 6 marzo 2013 Nota USR Piemonte del 19 aprile 2013 Nota 21 agosto 2013 Emilia Romagna …che ci fa capire che è ora di attuare una SCUOLA INCLUSIVA dalle slides di Cristina Devecchi Convegno USRL La scuola è aperta a tutti Milano 25 marzo 2013 NON SOLO STUDENTI CON DSA Direttiva del 27 dicembre 2012 “ Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” Contiene indicazioni su strumenti d’intervento per tutti gli alunni che, con continuità o per determinati periodi, possono manifestare BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) “… per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. “Il problema dell’insegnante oggi non è più la gestione del singolo, ma la valorizzazione dell’eterogeneità, della diversità, in una classe di diversi” (M. Comoglio) L’insieme delle nostre classi… Problemi relazionali Deficit neurologico Problemi familiari Deficit cognitivo Danni cerebrali acquisiti Deficit visivo Deficit uditivo Non adeguate opportunità sociali B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7 maggio 2013 [email protected],[email protected], [email protected] Chi sono i BES? Dalla direttiva 27 dicembre 2012 «… ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.» SARÒ UN BES? BES…? Secondo l’OCSE gli alunni con BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI sono: • DISABILI (ex L.104/92) • alunni con DIFFICOLTA’ (emotive, comportamentali, di apprendimento – DSA-, ecc.) • alunni con SVANTAGGIO (culturale, socioeconomico, sociolinguistico, ecc.) AIUTO !!!! Come posso farcela ???????? Dilemma del PLURALISMO EDUCATIVO Come coniugare i differenti bisogni educativi (individuali, sociali, culturali, religiosi, etnici) degli allievi e delle loro famiglie? Costruendo pensieri e azioni condivisi che si traducono in un nuovo modo di pensare e fare scuola, tutti insieme! Elaborando un PROGETTO DI ISTITUTO, coerente con il contesto territoriale, … e non più tanti piccoli «progettini»! «La scuola è aperta a tutti» Art 34 della Costituzione I ragazzi e la scuola “ … guardiamoci bene dal sottovalutare l’unica cosa sulla quale possiamo agire ….: la solitudine del ragazzo che non capisce, perso in un mondo in cui gli altri capiscono.[…] Gli insegnanti che mi hanno salvato- e che hanno fatto di me un insegnante- non erano formati per questo. Non si sono preoccupati dell’origine della mia “infermità scolastica”. Erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. […] Si sono buttati. […] Alla fine mi hanno tirato fuori. E molti altri come me. Ci hanno letteralmente ripescati. Dobbiamo loro la vita.” Daniel Pennac (Diario di scuola) «L’insegnante professionista (come il medico o l’ingegnere nei loro campi specifici) è colui che insegna non solo perché sa, ma perché sa insegnare». E sapere insegnare vuol dire essere specialista della complessa capacità di mediare e trasformare le conoscenze curricolari di contenuto […] attraverso l’assimilazione dei processi di accesso e l’ utilizzo delle conoscenze, allo scopo di adattarle alle conoscenze del soggetto e del suo contesto e rendendole coerenti alle procedure, in maniera che l’alchimia dell’apprendimento abbia luogo nel discente; …/… COME POSSO FARE? Carlo Muzio Università di Pavia Claudia Cappa ISAC-CNR Torino L’Insegnante deve essere un MEDIATORE DIDATTICO Competenze da raggiungere Strumenti e TIC Sistema classe BES /DSA Singolo alunno Setting didattico B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7 maggio 2013 BES I nel quotidiano lavoro d’aula Occorre riconcettualizzare i BES (anche alla luce delle teorie sui processi di insegnamento/apprendimento) Occorre pensare alla classe come a un tutt’uno (sistema classe) in cui sono presenti elementi di uguaglianza e di diversità Ciò inevitabilmente implica dei CAMBIAMENTI sul piano dell’organizzazione scolastica e didattica DAL POF … al PAI attraverso il GLI … per una DIDATTICA INCLUSIVA Nel POF occorre precisare • LE PROCEDURE DI ACCOGLIENZA nei vari gradi di scuola: dalla Scuola dell'Infanzia alla Scuola Primaria, alla Secondaria di primo grado. • IL CLIMA ottimale da offrire affinché ciascuno trovi stimoli ed incentivi per apprendere, attraverso molteplici occasioni di socializzazione e di gioco. • I CONTENUTI DEL CURRICOLO DI ISTITUTO • LE STRATEGIE DIDATTICHE/METODOLOGICHE da usare per tutti • I CRITERI DI VALUTAZIONE Secondo la C.M. n 8 del 6/03/13 “ Le varie tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi, ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali, ovvero di ben fondate considerazione pedagogiche e didattiche». A rilevare le criticità presenti in ciascuna classe sarà, oltre al Consiglio di classe/team docenti, il GLI (Gruppo di lavoro per l’inclusione), che rileverà anche i BES presenti in tutta la scuola ed elaborerà un Piano Annuale per l’inclusione , in modo da “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi (…) e fare il punto sull’efficacia degli strumenti messi in atto nell’anno scolastico.” Il GLH di istituto diventa Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) E’ composto dal DS, dalla Funzione strumentale e/o referente DSA, da docenti sostegno, da rappresentanti dell’ AEC (Assistenza Educativa Culturale), assistenti alla comunicazione, docenti curriculari, coordinatori, genitori, esperti sanitari, esterni convenzionati. Compiti del GLI e della scuola • Rilevazione dei BES presenti nella scuola • Documentazione degli interventi didattico-educativi già attuati positivamente che diventano le buone prassi della Scuola. • Focus/confronto su casi, consulenza e supporto ai colleghi su strategie/metodologie di gestione delle classi • Rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività • Elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) entro il mese di settembre 2013 • Approvazione del Piano da parte del Collegio Docenti • Adattamento del Piano alle nuove situazioni • Assegnazione definitiva risorse funzionali INSOMMA: la normativa vuole garantire gli stessi diritti a tutti gli studenti con “Un BES approccio educativo, non meramente clinico (…) dovrebbe dar modo di individuare strategie e metodologie di intervento …, nella prospettiva di una scuola sempre più inclusiva e accogliente, senza bisogno di ulteriori precisazioni di carattere normativo. Al riguardo, la legge 53/2003 e la legge 170/2010 costituiscono norme primarie di riferimento cui ispirarsi per le iniziative da intraprendere con questi casi.” Nella DIRETTIVA PROFUMO viene riconosciuta la … « … necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per tutti gli allievi che manifestano necessità speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), individuale o anche riferito a tutti gli studenti con BES della classe, ma articolato … e di una progettualità complessa, da parte di tutti i docenti (curriculari e di sostegno), da articolare attorno ai processi di INDIVIDUALIZZAZIONE e di PERSONALIZZAZIONE.» SCUOLA OSSERVATORIO “La scuola deve diventare l’osservatorio per eccellenza, dove è possibile individuare precocemente le difficoltà specifiche di apprendimento. Ciò significa che gli insegnanti devono osservare e segnalare tempestivamente i problemi”. (LINEE GUIDA pag 6 -9) L’ alunno con DSA/BES utilizza un diverso modo di imparare che richiede: la conoscenza dei DSA/BES da parte dei docenti un’organizzazione scolastica flessibile una metodologia didattica personalizzata MA SI PUÒ FARE? SI DEVE FARE !!! Art. 3 Costituzione Italiana “… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”. La NORMATIVA sui DSA si muove in linea con questi principi ed ora è applicata a tutti gli studenti con BES in quanto … TUTTI hanno diritto a pari opportunità di apprendimento, siano essi normodotati, diversamente abili, con disturbi visivi, uditivi … QUADRO NORMATIVO PEER EDUCATION UNA OPPORTUNITÀ PER UNA • LEGGE 170/2010 DIDATTICA INCLUSIVA • DM 12 luglio A 2011 FAVORE DI UN ALUNNO DSA • LINEE GUIDA per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA • DPR 122/2009 Regolamento sulla valutazione (Art.10) • OM Esami Stato 2012 • Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012 • CM n 8 del 6 marzo 2013 • LINEE GUIDA per la predisposizione di protocolli regionali individuazione precoce casi sospetti di DSA 24 /01/2013 per Con la legge 170/2010 è finalmente riconosciuto il diritto della FLESSIBILITÀ della didattica per garantire le stesse possibilità di apprendimento anche ai ragazzi con DSA attraverso STRUMENTI COMPENSATIVI LAVORI di GRUPPO e MEDIAZIONE con i PARI MISURE DISPENSATIVE PEER EDUCATION CHI SONO I PROTAGONISTI ? La scuola ha il ruolo principale “…La segnalazione da parte degli insegnanti vede come primo interlocutore la famiglia per un successivo invio ai servizi sanitari per l’età evolutiva eventualmente mediato dal pediatra….” Consensus conference, 2007 www.dislessiainrete.org 44 La SCUOLA, insieme alla FAMIGLIA, è sicuramente l’ambiente in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del proprio tempo e il luogo dove fanno esperienze significative di socializzazione e di apprendimento. La scuola deve, quindi ,trovare tutti gli strumenti per promuovere l’apprendimento per TUTTI. Lo sancisce il REGOLAMENTO dell'AUTONOMIA scolastica D.P.R. 275/1999 Legge n. 53/2003 e D.Lgs. 59/2004 Centralità della PERSONA che apprende anche attraverso percorsi personalizzati e flessibili CONCETTO DI PERSONALIZZAZIONE Legge 53/2003 (riforma Moratti) “la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno” Con la personalizzazione … “… si vogliono raggiungere i medesimi obiettivi attraverso itinerari diversi. Ciò …. implica la messa a punto di nuove forme di organizzazione didattica e la trasmissione dei processi del “sapere” e del “saper fare”, in modo da predisporre piani di apprendimento coerenti con le capacità, i ritmi e i tempi di sviluppo degli alunni ”.(G. Chiosso, La personalizzazione dell’apprendimento) COSA è RICHIESTO ALLA SCUOLA? NON SOLO RICONOSCERE … ed ACCOGLIERE le "diversità“ ma … VALUTARE IN MODO DIVERSO ! INCLUSIONE DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI attraverso una didattica che tenga conto di ALCUNI PRINCIPI …. e non solo perché ce lo dice la legge, ma perché altrimenti perdiamo i nostri alunni e la scuola ne esce sconfitta! 1. Alcuni principi da non dimenticare RISPETTO dei DIVERSI STILI DI APPRENDIMENTO Secondo Cornoldi e De Beni sono 5 + 1: normalmente accoppiati, • • • • • verbale/visuale, sistematico/intuitivo, analitico/ globale, riflessivo/impulsivo, autonomo/conforme 2. Alcuni principi da non dimenticare UNA GIUSTA VALUTAZIONE “La peggiore ingiustizia è trattare in maniera uguale situazioni differenti”. ( Don Milani) Voler trattare tutti ugualmente è un “falso problema” Teniamone conto quando assegniamo dei compiti, quando valutiamo. 3.Alcuni principi da non dimenticare Didattica laboratoriale Se mi coinvolgi, capisco! Laboratorio è: • Un modello di insegnamento e apprendimento • Il Laboratorio non è inteso solo come luogo fisico: è un insieme di attività strutturate in modo da prevedere fasi di esplorazione, osservazione, raccolta e interpretazione dei dati, descrizione, previsione, costruzione, correzione di errori, formulazione di ipotesi , elaborazione di tesi attraverso la verifica sperimentale dell’ipotesi formulata (ricerca-azione) • Laboratorio inteso come luogo e come modo, come “abito mentale” Da uno studio di Grenci “ Le aquile sono nate per volare” Si impara così: ESPERIENZA DIRETTA (FARE) 90% PARLARE E SCRIVERE 70% ASCOLTARE E VEDERE (INSIEME) 50% VISTA 30% UDITO 20% LETTURA 10% 4. Alcuni principi da non dimenticare La metodologia “preferita” è quella del “COOPERATIVE LEARNING”, che permette una “costruzione comune” di “oggetti”, procedure, concetti. 59 5. Alcuni principi da non dimenticare Coniugare sapientemente Individualizzazione Personalizzazione L’INDIVIDUALIZZAZIONE prevede che l’organizzazione scolastica adegui l’insegnamento alle differenti caratteristiche cognitive di ciascun alunno, per garantire a tutti il diritto alla diversità dei bisogni e all’uguaglianza dei traguardi formativi. LA PERSONALIZZAZIONE è volta a valorizzare i talenti dell’alunno e a far emergere le potenzialità naturali nelle varie forme di intelligenza. Richiede una particolare cura nella realizzazione di un’offerta formativa ricca e differenziata per valorizzare le differenze individuali. 6.Alcuni principi da non dimenticare USO CONSAPEVOLE degli STRUMENTI • Significa che bisogna sapere quali sono quelli a disposizione • Bisogna saperli usare in modo mirato/differenziato TIC Libri Strumenti compensativi Misure dispensative Laboratori Fotocopie Che uso ne facciamo?? B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7 maggio 2013 Cosa ne facciamo? Strumenti compensativi: TIC, Calcolatrice, Registratore, Ma anche : Tavole Mappe Immagini Software SONO DEI FACILITATORI, ma NON SOLO PER I DSA!!!! Misure dispensative Anche queste sono dei facilitatori: • • • • Attenuano le difficoltà Intervengono sui tempi ( tempi più lunghi) Intervengono sulla quantità ( meno esercizi) Indispensabili per le situazioni di difficoltà (BES) Cosa ne facciamo? 7.Alcuni principi da non dimenticare L’insegnante non deve essere sola con questa complessità Come possiamo fare? B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7 maggio 2013 Tutto il team/consiglio di classe deve farsi carico di questa DIFFERENZIAZIONE della DIDATTICA di questa PROGETTUALITA’ COMPLESSA Tutti devono rivisitare la propria didattica alla luce dei nuovi contesti sociali e scolastici Tutti devono progettare un approccio didattico unico (ma non uniforme) valido per tutta la classe «Gli insegnanti non devono variare tante didattiche quanti sono gli allievi con BES , ma devono sperimentare un nuovo modello didattico inclusivo, adeguato alla complessità della classe che contempli differenti modalità e strumenti per tutti.» DIRETTIVA PROFUMO La Mission della scuola e quindi di TUTTI gli insegnanti è quella di portare TUTTI gli studenti al SUCCESSO FORMATIVO COME? Con una DIDATTICA INCLUSIVA! Fondamentale è la necessità di adottare una didattica che sia denominatore comune per tutti gli alunni e che non lasci indietro nessuno. In particolare il MIUR evidenzia la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per tutti gli alunni e studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la redazione di un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate. Il PDP contempla tutte queste azioni Attività di recupero Individualizzato Misure dispensative Forme di verifica e valutazione PDP Strumenti compensativi Modalità didattiche personalizzate CHE COSA È RICHIESTO ALLA SCUOLA ? CONOSCERE I DSA IMPARARE AD INDIVIDUARLI (ad es. attraverso screening e/o questionari) INVIARE GLI STUDENTI ALL’ASL PER DIAGNOSI, PRESA IN CARICO, RIABILITAZIONE ... USARE UNA DIDATTICA ADEGUATA ESSERE UN’ORCHESTRA DI STRUMENTI PEDAGOGICI COMPITO DELLA SCUOLA non è solo insegnare a leggere e scrivere MA sostenere i talenti di ogni ragazzo, evitando di far sentire inferiore agli altri chi ha particolari DISTURBI DI APPRENDIMENTO. GLI INSEGNANTI, osservando bene il gruppo classe, hanno la possibilità di rilevare le difficoltà di apprendimento, i comportamenti anomali e gli scostamenti dagli altri studenti. QUINDI: • dovrebbero evitare di parlare solo di “pigrizia”, perchè la pigrizia può essere la spia di un malessere da indagare • non accanirsi nel richiedere alcune prestazioni per loro molto difficili L’accanimento educativo e didattico per gli alunni con BES può solo acuire meccanismi di evitamento del compito e delle prestazioni richieste a scuola. L’esercizio non basta. (Farci e Orrù, 2007 OBIETTIVI DEGLI INSEGNANTI : • ridurre il deficit funzionale • ridurre sofferenza e disagio che accompagnano il deficit funzionale I soggetti con BES non chiedono SCONTI chiedono di apprendere attraverso metodologie diverse, ma comunque di APPRENDERE DOBBIAMO garantire anche a loro IL SUCCESSO FORMATIVO RICORDATE CHE avere difficoltà nella lettura, scrittura e calcolo OGGI costituisce una barriera importante. Non solo rende lo studio più difficile, ma può influire sul comportamento e sull’autostima. Predisporre specifiche attività di potenziamento e recupero È importante continuare a lavorare per migliorare o quanto meno mantenere le abilita di lettura acquisite ... MA ... giunti alla secondaria di primo grado, più che cercare di aumentare la velocita o diminuire gli errori, è importante concentrarsi sul METODO DI STUDIO, in modo da fornire all'alunno degli strumenti che lo rendano sempre più autonomo. L’INTERVENTO MESSA A FUOCO DELLE POTENZIALITÀ E NON DELLE DIFFICOLTÀ La ricerca del miglioramento della padronanza delle abilità strumentali deve essere condotta nei limiti di ciò che è modificabile attraverso l’insegnamento e l’apprendimento Ciò che non è modificabile, va “aggirato” con l’adozione di strumenti e misure di tipo compensativo e dispensativo È SEMPRE più DIFFICILE!!!! Molti insegnanti manifestano forti preoccupazioni nel condurre una classe in modo da rispondere ai bisogni di tutti e di ciascuno. Ecco perché occorre utilizzare modalità di DIDATTICA INCLUSIVA Cosa deve concordare il CONSIGLIO di CLASSE per svolgere una DIDATTICA INCLUSIVA? • • • • • • come gestire le relazioni nella classe come gestire la comunicazione /lezione in classe come incrementare i lavori di coppia e di gruppo come presentare le conoscenze quali mediatori didattici usare come intervenire per insegnare / rinforzare abilità / metodo di studio • come verificare i processi e gli apprendimenti TUTTO SCRITTO NEL PAI La normativa sui BES chiede la costruzione di un PAI PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE Ufficio III – Diritto allo studio. Istruzione non statale Dirigente: Stefano Versari Alle Istituzioni Scolastiche dell’Emilia-Romagna Loro Sedi Oggetto: Bisogni Educativi Speciali. Approfondimenti in ordine alla redazione del piano annuale per l’inclusività nell’ottica della personalizzazione dell’apprendimento. Materiali per la formazione dei docenti a.s. 20132014. «… il Piano annuale per l’inclusività non va “interpretato come un piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali” ma come uno “strumento di progettazione” dell’offerta formativa delle scuole “in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni”. Viene inoltre confermato che la redazione del PAI non deve fornire l’occasione per categorizzare le persone ma per individuare le situazioni problematiche e le strategie per farvi fronte, qualificando le modalità di insegnamento.» NON PER CATALOGARE PERSONE, MA PER INDIVIDUARE PROBLEMI ED ELABORARE STRATEGIE DI SOLUZIONE 5) Scopi del PAI Appurato dunque che il PAI non è un documento burocratico ma uno strumento di auto riflessione delle scuole nell’ottica del raggiungimento del successo formativo degli allievi e del benessere psicologico nei contesti scolastici, si può cercare di suggerire alcune, più dettagliate, piste di lavoro. Il piano annuale per l’inclusività è il coronamento del lavoro svolto in ciascun anno scolastico e costituisce il fondamento per l’avvio del lavoro dell’anno scolastico successivo. La redazione del PAI e l’assunzione collegiale di responsabilità in relazione alla sua stesura, realizzazione e valutazione, ha lo scopo di: - garantire l’unitarietà dell’approccio educativo e didattico dell’istituzione scolastica - garantire la continuità dell’azione educativa e didattica anche in caso di variazione dei docenti e del dirigente scolastico (continuità orizzontale e verticale) - consentire una riflessione collegiale sulle modalità educative e sui metodi di insegnamento adottati nella scuola, arrivando a scelte basate sull’efficacia dei risultati in termini di comportamento e di apprendimento di tutti gli alunni 3) L’insegnante inclusivo Può essere interessante riprendere un documento elaborato dalla European Agency for Development in Special Needs Education “Profilo dei docenti inclusivi” 2012, in cui tale profilo viene puntualizzato in quattro valori, ciascuno dei quali declinato in un interessante elenco di indicatori, sui quali le scuole potrebbero aprire una attenta riflessione, proprio in relazione alla stesura del PAI. I quattro valori di riferimento condivisi dai docenti inclusivi sono: I. (Saper) valutare la diversità degli alunni – la differenza tra gli alunni è una risorsa e una ricchezza II. Sostenere gli alunni – i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli studenti III. Lavorare con gli altri – la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti i docenti IV. Aggiornamento professionale continuo – l’insegnamento è una attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita. 6) Punti essenziali da trattare tra POF e PAI E’ necessario che le scuole inclusive definiscano nei loro documenti di programmazione (POF e PAI) almeno i seguenti punti: - la definizione, su base scientificamente validata e collegialmente condivisa, delle modalità di identificazione delle necessità di personalizzazione dell’insegnamento - la definizione dei protocolli per la valutazione delle condizioni individuali e per il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia degli interventi educativi e didattici - I criteri di stesura dei piani personalizzati, della loro valutazione e della modifica - la definizione del ruolo delle famiglie (dalla valutazione alla programmazione) e delle modalità di mantenimento dei rapporti scuola/famiglia in ordine allo sviluppo delle attività educative/didattiche personalizzate; una forte alleanza educativa con le famiglie è condizione essenziale per la riuscita dei percorsi di personalizzazione (così come dell’educazione e dell’insegnamento tout court) 7) Il PAI e le risorse professionali della scuola (o delle scuole in rete) I documenti ministeriali sui bisogni educativi speciali invitano le scuole alla valorizzazione delle risorse professionali di cui le scuole stesse dispongono (in termini di competenza, … affinché possano essere adeguatamente valorizzate e messe a disposizione di tutto il corpo docente. ( …) Le scuole possono avvalersi di tali docenti e delle loro competenze chiedendo direttamente il “prestito professionale” … Lo scambio di docenti può avvenire soltanto per via istituzionale, tra scuola e scuola; l’intervento dell’insegnante esterno avviene a supporto alla programmazione e non comporta alcun intervento diretto sugli allievi. Il tempo è aggiuntivo a quello di insegnamento ed è a carico finanziario della scuola che lo richiede. C] I PIANI PERSONALIZZATI E L’ADATTAMENTO DEI CURRICOLI Nella scuola italiana dovrebbe esservi ormai una consolidata tradizione di stesura di piani personalizzati. Nella pratica effettiva, tuttavia, si riscontrano notevoli discrepanze tra scuola e scuola e tra piano e piano. Le difficoltà che le scuole stanno incontrando nella stesura di piani didattici personalizzati per gli allievi con disturbi specifici di apprendimento, sono una testimonianza indiscutibile del fatto che la capacità di lavorare sul singolo allievo e di descrivere puntualmente il processo educativo e didattico non è ancora acquisita dalla generalità degli insegnanti e dei consigli di classe. PERSONALIZZAZIONE DEL CURRICOLO Nella riflessione collegiale che gli insegnanti devono effettuare per la personalizzazione del curricolo è innanzi tutto necessario: - identificare i contenuti essenziali delle discipline (…) - scegliere obiettivi realistici (cioè che l’alunno possa effettivamente raggiungere); - scegliere obiettivi significativi (cioè che abbiano rilevanza per lui, anche in vista della vita adulta); - scegliere obiettivi razionali, di cui l’alunno possa comprendere e condividere il significato e la rilevanza; - definire un curricolo funzionale, cioè che miri ai diritti educativi essenziali, per la qualità della vita presente e futura dell’allievo Conclusione Si confida che quanto fornito con le note di questo Ufficio risulti utile per sostenere e indirizzare la riflessione sulla redazione dei piani educativi e del piano annuale per l’inclusività, così come le revisioni dei POF. In estrema sintesi … si spera di aver chiaramente evidenziato che l’espressione Bisogni Educativi Speciali: - non è una diagnosi - non è una certificazione - non è uno stigma è il riconoscimento del fatto che alcuni alunni possono richiedere, nel corso della loro carriera scolastica, per tempi più o meno lunghi, una particolare accentuazione della personalizzazione didattica, che resta fondamentale per ciascuno. TUTTO SCRITTO NEL PAI La normativa sui BES chiede la costruzione di un PAI PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE dove dimostriamo di applicare la legge RIASSUMENDO: Per ottemperare alla normativa occorre: elaborare un PDP che tenga conto non solo di misure dispensative strumenti compensativi ma, soprattutto, di strategie metodologiche/didattiche personalizzate 99 DA EVITARE … • • • • MAPPE SCHEMI MEDIATORI DIDATTICI COMPUTER rivolti solo all’alunno/a con BES? I MEDIATORI SONO OPPORTUNI PER IMPOSTARE IL LAVORO DI TUTTA LA CLASSE USO DEI LIBRI DIGITALI • Lo studente, se maggiorenne, o un genitore, se è minorenne (purché socio AID e fornito di diagnosi), può iscriversi alla piattaforma di LibroAID (http://www.libroaid.it/) e scaricare le versioni digitali (pdf) dei suoi libri di testo, che già possiede in formato cartaceo • I file digitali possono essere letti da una sintesi vocale 101 Si moltiplicano le esperienze di PEER EDUCATION, strategia didattica in cui sono i ragazzi a diventare prof e a trasmettere conoscenze e informazioni ai loro coetanei o a “colleghi” più piccoli. Una modalità di apprendimento attiva, giocosa ed efficace. STUDENTI IN CATTEDRA http://magazine.linxedizioni.it/tag/peer-education/ RICORDIAMO che PDP PIANO significa : studio mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi sviluppi”: programma, progetto, strategia DIDATTICO: • • scopo della didattica è il miglioramento dell’ efficacia e dell’efficienza: dell’insegnamento dell'apprendimento dell‘allievo. PERSONALIZZATO: indica la diversificazione delle metodologie, dei tempi, degli strumenti nella progettazione del lavoro della classe 08/09/2013 Il PDP è un patto, obbligatorio, fra docenti, famiglia ed alunni, per individuare e organizzare un percorso personalizzato nel quale devono essere definiti i supporti compensativi e dispensativi che possono portare alla realizzazione del successo scolastico degli alunni BES. TUTTO SCRITTO NEL AGLI ESAMI PDP DAL PDP M. E. Bianchi e V. Rossi O PIUTTOSTO Vediamo insieme alcuni esempi … 106 L2 DISPENSA..ESONERO..?? CONCETTI DIVERSI, contenuti nella Legge 170/2010: DISPENSA dalle prove scritte, temporanea o permanente ESONERO dallo studio della disciplina = NON VIENE RILASCIATO IL DIPLOMA ATTENZIONE! Si devono realizzare 3 condizioni: 1. indicazioni contenute nella DIAGNOSI 2. richiesta scritta della FAMIGLIA 3. ratifica del CONSIGLIO di CLASSE Paola E. Fantoni, “Quando la dislessia entra in classe”, Torino, maggio 2012 107 E la valutazione? Dalla normativa … La valutazione deve concretizzarsi in una prassi che espliciti concretamente le modalità di differenziazione a seconda della disciplina e del tipo di compito, discriminando fra ciò che è espressione diretta del disturbo e ciò che esprime l’impegno dell’allievo e le conoscenze effettivamente acquisite.” ( L. G., pagg. 18 e 28) “GIUSTIZIA non significa dare a tutti le stesse cose, ma dare a ciascuno ciò che a lui è necessario. Per essere giusti bisogna quindi trattare diversamente.” (Lavoie) E L’ESAME ? C. M. n. 48 - Roma, 31 maggio 2012 ESAME di STATO conclusivo del PRIMO CICLO di istruzione. Istruzioni a carattere permanente Possiamo riassumere così gli accorgimenti per gli studenti con DSA: • Uso di tutti gli strumenti compensativi di cui hanno fruito durante il corso dell’anno scolastico ed esplicitati nel proprio PDP • Per la decodifica del testo si possono scegliere percorsi diversi, sempre nel pieno rispetto delle esigenze di ogni singolo studente: sintesi vocale, lettura dei testi delle prove scritte da parte di un componente la commissione. • Tempo aggiuntivo per lo svolgimento delle prove scritte. • Valutazione attenta al contenuto piuttosto che alla forma. E LE LINGUE STRANIERE ? Dove dimostriamo di applicare la legge? Scrivendo tutto nel POF nel PDP nel PAI per tutti gli studenti con BES …studenti con BES che devono diventare Bambini Entusiasti a Scuola QUALI RISCHI CORRIAMO SE NON COMPILIAMO IL PDP? M. E. Bianchi e V. Rossi TAR TOSCANA Sentenza N.346 /2013 Annullamento del giudizio di non ammissione alla classe seconda per alunno di prima secondaria di primo grado. La scuola non ha posto in essere gli adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, quindi è annullato il giudizio di non ammissione alla classe successiva NON CONFORMITÀ DEL PDP E MANCATO MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI EFFETTUATI DURANTE L’ANNO TAR Friuli Venezia Giulia - Sez. I – Sent. 12/01/2012 n. 9 “Ove sia dimostrato che la scuola ha posto in essere gli adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, è legittimo il giudizio di non ammissione alla classe successiva che abbia riportato una grave insufficienza a seguito della verifica di recupero del debito formativo nella materia caratterizzante l’indirizzo di studio; infatti la legge 170/2010 è finalizzata a garantire il successo formativo e non a garantire sempre e comunque la promozione alla classe successiva”. RICORDATE CHE: Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi. Benigni GRAZIE PER L’ATTENZIONE