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In America nel 1612 giunse il
primo carico di schiavi.
E' evidente la particolarità
della tragedia di queste
deportazioni, di questo tipo
di schiavitù dove la speranza
di fuggire e ritornare alla
propria terra era resa
impossibile da diversi fattori:
La distanza, il mare, la facile
individuazione dello schiavo
che non poteva certo
nascondersi tra i bianchi.
Origine del termine
L'origine della parola jazz, è
incerta. Alcuni dicono che deriva
dall'espressione "jazz them,
boys" (coraggio, ragazzi), e alcuni
dicono che deriva dal termine
jaser (chiacchierare, dialogare),
dato che in effetti il jazz si basa
sul continuo dialogare fra
musicisti. Comunque, fatto sta
che il jazz è un fenomeno
culturale dei più importanti del
nostro secolo.
Work-songs
Spirituals
Ragtime
Il
Jazz
Blues
Nelle piantagioni del sud
America il duro e ripetitivo
lavoro degli schiavi era
scandito ritmicamente dai
canti di lavoro ( Work-songs).
In questo tipo di canto si
introduce uno schema tipico
della cultura africana quello
Della domanda-risposta.
I testi dei Work Song
erano semplici.
Le parole facevano
riferimento al lavoro e
alle condizioni di vita
degli schiavi di colore.
Senza poter andare oltre certi
limiti attraverso il contenuto
dei testi dei Work-songs, gli
schiavi riuscirono in qualche
modo a manifestare velate
proteste.
Una delle caratteristiche che
riscontriamo nei canti africani
consiste nella risposta corale
data al canto del solista, è il
cosiddetto canto antifonale
che sarà responsabile dello
schema A-A-B che ritroveremo
successivamente nel Blues e
nel jazz .
Nella prima parte abbiamo parlato dei
WORK-SONGS, legati all'ambiente di
lavoro degli schiavi.
Nell’800 accanto ai canti di lavoro
tradizionali, cominciano ad essere
eseguiti anche spirituals, conseguenza
di un fenomeno sociale più ampio che
aveva visto missionari ed evangelizzatori
del sud convertire gli schiavi alla
religione Cristiana, facendo presa sul
parallelo tra la loro sorte e quella degli
ebrei. Inizialmente gli spiritual si
differenziano dai canti di lavoro solo per
il contenuto, ma presto il suono si
ammorbidisce e la vena si fa più
melodica, mentre lo schema domandarisposta diventa un dialogo tra
predicatore e fedeli.
Go Down Moses
(vers. moderna)
Nelle chiese gli schiavi potevano
intonare gli spirituals . Nella religione
si parlava di popoli oppressi che hanno
subito enormi sofferenze prima di
raggiungere la loro terra promessa.
In questo gli schiavi " si identificavano"
e intravedevano una possibile speranza
per la loro libertà.
I proprietari delle piantagioni avevano
capito che un uomo senza più speranze
nè prospettive di vita si lasciava morire
e questo in sostanza costituiva per loro
una perdita economica.
Forse permisero, cinicamente, ai loro
schiavi di ascoltare la messa in quanto si
parlava di un paradiso, di una vita dopo
la morte, di una speranza di riscatto che
permise agli schiavi di sopportare più
a lungo la loro condizione.
Mormon Tabernacle Choir
Il testo proviene dagli Olney Hymns
(London: W.Oliver, 1779) di John
Newton. L'ultima strofa è però di autore
ignoto: apparve per la prima volta nel
1829 nel Baptist Songster ("Canzoniere
Battista") di R.Winchell (Weathersfield,
Connecticut), ed è utilizzata anche come
ultima strofa del canto Jerusalem My
Happy Home.
La musica originale è invece di James
P.Carrell e David S.Clayton (Winchester,
Virginia, 1831) intitolata New Britain e
ripresa da un'antica aria celtica. Nella
"Cantata" si esegue soltanto la prima
strofa dell'inno.
Amazing Grace è probabilmente il più
popolare inno in lingua inglese: su di
esso è stato realizzato addirittura un
documentario televisivo. Forse ciò è
dovuto anche alle sue parole, che ben
descrivono l'autore: John Newton, infatti,
era un mercante di schiavi prima della
sua conversione.
New gospel family
Elvis Presley
Soweto Gospel Choir
Amazing Grace
Successivamente, nelle città il disagio degli ex schiavi è riscontrabile anche nel
GOSPEL-SONG.
In queste musiche il Vangelo è cantato, ma viene sempre più descritta la loro
vita vissuta con estrema difficoltà, degrado e emarginazione.
Rispetto agli sprituals, che si sono manifestati molto prima, questi canti di
carattere religioso si sono diffusi negli anni trenta.
Sicuramente hai ascoltato consapevolmente
o meno molti ragtime inseriti nei film come
ad esempio il celebre film del 1973
La stangata di George Roy Hill con Robert
Redford, dove il ragtime di Scott Joplin
(arrangiato da Marvin Hamlish)
Ha un tema indimenticabile.
Il tempo del Ragtime è in 2/4 e
successivamente in 4/4, con la sua principale
caratteristica: La contrapposizione di un
ritmo ossessivo, ripetitivo, martellante (mano
sinistra ) e una melodia popolare dal ritmo
differenziato e sincopato.
Il ragtime è una composizione
scritta, non prevede
l’improvvisazione tipica del JAZZ e
si può considerare come la prima
forma di musica strumentale afroamericana.
Il ragtime “tempo stracciato” si
afferma nel 1986 in America per il
suo ritmo e il carattere allegro.
Il Ragtime è scritto quasi
esclusivamente per pianoforte e
famosi sono i ragtime di Scott
Joplin che ti consiglio di ascoltare.
La maggior parte dei Ragtime
erano eseguiti da METICCI, nati da
un genitore ” bianco e uno nero”,
ed erano parzialmente privilegiati
rispetto alla difficile situazione dei
“neri”.
Pianoforte meccanico
Il jazz assume la caratteristica definitiva che
oggi conosciamo dopo aver fatto sua tutta la
tradizione dei work songs, degli spirituals e
dei blues, quindi, sul piano tecnico, dopo aver
fuso i seguenti elementi:
•l'uso della "scala blues";
•il tono malinconico dato dall'uso delle blue
note;
•la capacità di inventare e improvvisare su di
un tema entro uno schema convenzionale
(non esistono due versioni uguali dello stesso
brano, anche se suonato dallo stesso
musicista);
•il ritmo basato sul sincopato (rag time) e sulla
flessibilità di esecuzione, che origina quel
particolare ritmo chiamato swing e anche
beat, in cui la durata dei suoni viene
liberamente dilatata o ristretta;
•l'uso del vibrato (oscillazione rapida e lieve
dell'altezza dei suoni);
•il controllo assoluto della tecnica degli
strumenti, specie quelli a fiato.
• Sonorità vocali e strumentali ˝Sporche˝
Lo sviluppo del jazz si può suddividere, con
relativa approssimazione, in cinque periodi.
1.Il primo va dalla fine dell'Ottocento sino al
1920 circa, quando dagli Stati del Sud i
migliori jazzisti si trasferirono nelle grandi città
del Nord in cerca di fortuna.
Di questo periodo la città più importante fu New
Orleans, grande porto sul Golfo del Messico, alla
foce del Mississippi, la più popolosa e prospera
della Louisiana, colonia francese sino al 1803 e
quindi punto di confluenza di civiltà diverse,
particolarmente amante delle bande militari.
I numerosi neri che, dopo l'abolizione ufficiale
della schiavitù (1865) si erano stabiliti nella
città, intrapresero i più diversi e umili mestieri.
Non pochi di loro cominciarono a esibirsi, senza
alcuna partitura e senza neppure una vera
conoscenza della musica, come suonatori di
strada (marching bands), usando percussioni
con fustini di lamiera, banjos costruiti con
scatole di formaggio, contrabbassi fatti con botti
tagliate a metà, trombette imitate dai pettini
avvolti in carta velina.
Siccome questa vitalità ritmica
piaceva, i musicanti cominciarono
ad acquistare gli strumenti a fiato
scartati dai suonatori degli eserciti
della
guerra
di
Secessione
(cornette, trombe e tromboni,
tamburi, bassi tuba, clarinetti,
chitarre) e cominciarono a costituire
delle
orchestrine
o
fanfare,
chiamate Brass Bands, con cui,
suonando a orecchio e variando le
parti in maniera estemporanea,
percorrevano le strade di New
Orleans esibendosi in feste, sfilate
pubblicitarie, matrimoni, funerali e
anche nei balli sui battelli che
risalivano il fiume. Questo stile New
Orleans venne subito chiamato hot
jazz (improvvisato).
Particolarmente
efficaci
questi
musicisti erano nei cortei funebri:
tutti i loro brani erano in 4/4,
suonati a tempo molto lento, in
modo da far camminare molto
lentamente anche il seguito.
Quando però la funzione era
terminata, gli astanti si mettevano
in fila dietro di loro, ascoltando
solo la grancassa e, dopo un certo
percorso al di fuori del cimitero, la
musica diventava ragtime o swing
e diventava così coinvolgente che
si mettevano tutti a ballare,
persino la gente che s'incontrava
casualmente, al punto che divenne
un'abitudine
per
tantissime
persone aspettare che la band
jazzistica uscisse dal cimitero.
Molte di queste orchestrine, composte
da sei, sette elementi, trovarono
facilmente impiego nei locali notturni
di Storyville, il centro di divertimento
di New Orleans. La band nera più
famosa
fu
quella
guidata
dal
cornettista Charles Buddy Bolden
(1868-1931), attivo a New Orleans
nel 1904, ben presto imitata da bands
di musicisti bianchi, fra le quali
l'Original
Dixieland
Jazz
Band,
composta da cinque musicisti, di cui
due di origine italiana, che aveva
debuttato a Chicago nel 1916 e che
l'anno dopo incise per la prima volta
un brano jazz Livery stable blues:
senza rendersi conto di quel che
scrivevano, i giornalisti dell'epoca le
attribuirono il titolo di "inventori del
jazz".
In ogni caso da queste band emersero ben
presto i primi solisti del jazz: il pianista
Jelly Roll Morton, che nel 1906 compose il
brano King Porter Stomp, uno dei primi
brani jazz a godere di vasta notorietà, i
trombettisti Joe "King" Oliver (1885-1938)
e l'esordiente Louis Armstrong e il
clarinettista Johnny Dodds. Con Amstrong
e il clarinettista e sassofonista Sidney
Bechet il jazz passò dall'improvvisazione
collettiva a quella solistica: a ogni
strumentista venivano riservate alcune
battute
per
la
sua
personale
improvvisazione; i solisti si alternavano
secondo schemi prestabiliti, in un gioco
sempre più fitto e stringente di botta e
risposta.
Quando nel 1917, per le frequenti risse, i
traffici illegali, le ruberie fu decretata la
chiusura di Storyville, molti musicisti
rimasti improvvisamente senza lavoro
decisero di lasciare la città per recarsi al
Nord.
Chicago, capitale dell'Illinois, situata sulle rive del lago
Michigan ed importante nodo ferroviario e stradale,
divenne, alla fine del primo decennio del '900, il rifugio dei
musicisti che, rimasti senza lavoro a causa della chiusura
dello Storyville di New Orleans (voluta dalle autorità
militari statunitensi all'entrata in guerra degli U.S.A. per
non turbare i militari di leva nella città), vi trovarono
ospitalità nei numerosi club, music-hall e locali, nell'ambito
della più generale migrazione delle popolazioni nere verso
le terre del Nord.
Nella southside di Chicago, il quartiere nero, si sviluppò
una fervente attività musicale e jazzistica. Qui vennero
incisi i primi capolavori del jazz da parte delle bands
guidate da King Oliver, poi da Louis Armstrong, Johnny
Dodds, Jelly Roll Morton (Che si autodefiniva
l’inventore del jazz – famoso nello stile ragtime:
protagonista nel film: La leggenda del pianista
sull’oceano) , Jimmie Noone .
Contemporaneamente a questa massiccia affermazione
dello stile di New Orleans a Chicago, un gruppo di
musicisti bianchi, dilettanti e professionisti maturò una
propria interiorizzazione del jazz suonato dai neri,
dando vita ad uno stile proprio, lo stile di Chicago.
Duke Ellington
Swing (anni 30-40)
Verso la metà degli anni venti gli stili degli anni precedenti sembravano essere superati e già da più parti si delineava un
nuovo stile che, confluendo con la musica suonata alla maniera di New Orleans e Chicago diede origine ad uno dei più
importanti momenti del jazz, quello della sua massima affermazione di pubblico: lo Swing.
In quegli anni iniziò la seconda migrazione dei musicisti che si spostarono da Chicago a New York. La caratteristica
peculiare dello swing è costituita dalla formazione delle big bands dovuta principalmente alla esigenza di creare un rilevante
volume sonoro sufficiente alla sonorizzazione dei grossi locali da ballo. Dal 1925 al 1929, nelle città di Harlem e Kansas
City, le grandi orchestre di Duke Ellington e di Fletcher Henderson impostarono un radicale rinnovamento del jazz, con la
messa a punto del linguaggio orchestrale. Queste grandi orchestre fissarono le fondamentali caratteristiche strutturali delle
orchestre stesse, formate da tre distinte sezioni di fiati: trombe, tromboni e sassofoni in numero variante dai tre ai cinque
strumenti per sezione, oltre ad una sezione ritmica comune anche ai piccoli complessi, formata da pianoforte, chitarra,
contrabbasso e batteria.
Le orchestre suonavano la loro musica e si caratterizzavano per la personalità del loro leader il quale definiva l'impostazione
del suono della band attraverso gli arrangiamenti scritti. Completavano il quadro gli interventi improvvisati dei solisti.
La crisi americana del 1929 costituì una grossa battuta
di arresto per il jazz; in quella occasione molti musicisti
furono costretti a cambiare mestiere o a trovare
qualche impiego nei locali gestiti dai gangsters locali
dediti al controllo della prostituzione ed al traffico
clandestino di alcoolici durante il proibizionismo.
Proprio grazie a queste possibilità, il jazz continuò a
sopravvivere, specialmente nella città di Kansas City,
dove la vita notturna non ebbe praticamente
interruzioni e crisi, nei locali gestiti dai boss della
malavita bianca. A Kansas City si affermarono alcune
delle più importanti grandi orchestre, come quella di
Benny Noton o quella di Count Basie, e trovarono il
loro momento di gloria i grandi solisti Ben Webster,
Coleman Hawkins e Lester Young, o le grandi cantanti
come Billie Holiday . Kansas City vide nascere una vera
e propria scuola solistica che formerà alcuni dei grossi
nomi del jazz moderno, uno tra tutti: Charlie Parker.
Bisognerà comunque attendere il superamento della
crisi economica per assistere al rilancio in grande stile
del jazz, quando, verso la metà degli anni trenta,
raggiunse con lo Swing il suo culmine commerciale,
segnando contemporaneamente la sua decadenza,
logorato dal suo stesso successo, nel momento in cui le
esigenze di cassetta soppiantarono la spontaneità e la
vitalità delle origini.
Il significato del nome
Blues deriva dall'espressione "to have the blue
devils", (letteralmente: avere i diavoli blu) col
significato di "essere triste" e per questo
motivo, nella lingua inglese il colore blu viene
comunemente associato alla sofferenza, alla
tristezza e all'infelicità.
Il blues è la parola con cui la cultura "bianca"
ha caratterizzato lo status e la cultura delle
popolazioni nere americane. Il significato
dell'aggettivo inglese blue, è connesso
all'associazione tra il colore blu e un senso di
nostalgia e tristezza che si vuole far credere
tipico della musica afro-americana, poiché così
è ed era percepita dall'orecchio degli uditori
"bianchi" non abituati a intervalli più piccoli dei
semitoni.
Sweet home Chicago
Il blues è una forma musicale vocale e
strumentale la cui forma originale è
caratterizzata da una struttura ripetitiva di
dodici battute e dall'uso, nella melodia,
delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i
canti delle comunità di schiavi afroamericani
nelle piantagioni degli stati meridionali degli
USA (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura
antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso
delle blue note (un intervallo di quinta
diminuita che l'armonia classica considera
dissonante e che in Italia valse al blues il
nomignolo di musica stonata) apparentano
il blues alle forme musicali dell'Africa
occidentale.
Molti degli stili della musica popolare
moderna derivano o sono stati fortemente
influenzati dal blues.
St. Louis
Blues
Struttura musicale e testi
Vi spiego il blues
Il blues ha una struttura relativamente semplice sia per la parte musicale che per quella del testo. Lo
schema musicale fa uso prevalentemente della scala pentatonica minore (in Do:
Do,Mib,Fa,Sol,Sib,Do) e della scala blues (in Do: Do,Mib,Fa,Fa#, Sol,Sib,Do) e si snoda lungo tre frasi
da quattro battute ognuna, basate su tre accordi fondamentali.
La sua struttura metrica è generalmente di 12 misure (o battute), ma esistono anche blues di 16 o 24
misure.
La melodia o il canto hanno un impianto antifonale di domanda-risposta, solitamente divisa in tre
parti: domanda nelle prime 4 misure, risposta nelle successive 4 e conclusione nelle ultime. Il blues
produce un senso di indefinitezza tonale, dato dall'uso di scale pentatoniche e del loro adattamento
alle varie scale europee. Il terzo grado e il settimo della scala diatonica vengono abbassati. Si noti
che questo comporta una dissonanza caratteristica tra l'armonizzazione (che nel blues maggiore, usa
terze maggiori) e la melodia (le cui scale tipiche usano terze minori): questo modo di cantare in
minore su maggiore rappresenta una delle ambiguità tipiche del blues.
Nel caso del blues in 12 misure, il testo si articola in versi di tre strofe in cui le prime due si ripetono .
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