N. 34 - Marzo 2017 - Periodico P riodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Pe P ste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. Po P - 70% - Roma Aut. N. 21/2009 21/2 / 009 O AG IOL VE VELA LA RIVISTA T DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERAT COOPERATIVO A IVO LA BANDA MUSICALE DI FORMELLO LA CHIAVE DI VIOLINO CHE LEGA LE GENERAZIONI AGRILAB ORTO&BIRRA A CAMPAGNANO WORK SYSTEM ORIENTATI AL FUTURO SPORT E SOLIDARIETÀ LA MARATONINA DEI 3 COMUNI BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano L’arte è una ricchezza di tutti Una splendida Madonna con Bambino emerge dal restauro della parete di controfacciata sinistra della Chiesa di San Michele Arcangelo di Formello, un affresco risalente al Quattrocento completato con altre figure di Santi. Il recupero di questa parete è stato interamente finanziato dalla Banca, da sempre vicina al patrimonio artistico che identifica la nostra comunità. Foto di Emanuela Gizzi N. 34 - Marzo 2017 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009 O AG IOL VE VELA LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO LA BANDA MUSICALE DI FORMELLO LA CHIAVE DI VIOLINO CHE LEGA LE GENERAZIONI AGRILAB ORTO&BIRRA A CAMPAGNANO WORK SYSTEM ORIENTATI AL FUTURO SPORT E SOLIDARIETÀ LA MARATONINA DEI 3 COMUNI BCC B CC CREDITO CREDITO COOPERATIVO COOPERAATIVO Sommario 3 4 5 6 Editoriale del Presidente Il sistema cooperativo in Italia Il Punto del Direttore La chiave di violino che lega le generazioni Formello Formello e Trevignano Trevignano Romano Romano La rivista della Banca di Formello e Trevignano di Credito Cooperativo Periodico trimestrale Anno 10 - N. 34 Marzo 2017 Registrato presso il Tribunale di Tivoli il 27-10-2008 al N. 21/2008 6 12 Agrilab orto&birra a Campagnano 12 Redazione Viale Umberto I, 92 Formello (Roma) Tel. 06 90 14 30 95 Direttore Responsabile Gino Polidori Redattore Armando Finocchi 14 Conoscere Roma 16 Work System Ufficio Soci Tel. 06 90 14 30 55 Stampa Miligraf Srl Via degli Olmetti, 36 Formello (Roma) Tel. 06 90 75 142 16 18 La Maratonina dei 3 Comuni 20 Il Premio Vairo-Malavasi 21 La Compagnia degli Etruschi 21 22 Navigare nella storia 24 Le migliori tesi di laurea www.bccformello.com Sullo sfondo: fòlaghe sul lago a Trevignano, dalla mostra “Il coraggio di volare” L’informazione gridata Per milioni d’italiani la l televi v sione è l’unico mezz z o d’info f rmaziof nte di conoscenza dei fa f tti, i quasi sempre raccontati ne, l’unica fo come ve v rità assolute, tanto da d creare con l’utente più indife f so un rapporto di interazione sociale. Programmi d’intrattenimento, di inda d gini giudiziarie modula l te sulle liturg r ie processuali penali e, soprattutto, di approfo f ndimento politico, sono ormai palinsesti di tutte le reti televi v sive v . Un programma unico per tutte le reti ma non necessariamente con le stesse moda d lità interp r retative v . Dip i ende da d l pad one o da dr d lla l corr r ente politica. Basta guarda d re come tra r ttano le banche: una manica di la l dr di che si dive v rte ad aff ffamare il popolo. Non bada d no nemmeno alle diff fferenze. Perfi f no le Banche di Cr C edito Co C operativo v , dive v rs r e da d lle altre per legg g e, per tradizione e per vo v cazione, sono vi v ste con sospetto. Ci sono certamente trasmissioni di live v llo ma in magg g ior misura sono quelle defi f nite “spazz z atura” televi v siva v . Grida d te, caciarone, incomprensibili, i dove v ha ragione chi strilla l di più, chi riesce a sopraff ffare con il tono della l vo v ce gli altri interlocutori. Lo scopo degli invi v tati di turno negli studi televi v sivi v è quello di convi v ncere il pubblico di casa a schiera r rs r i da d lla l loro parte proponendo, sempre strilla l ndo, arg r omenta t zioni sugg g estive v o attacchi pers r onali all’a ’ vve v rs r ario, mettendone in ridicolo la l buona fe f de e a vo v lte l’onestà. E allora il mondo giova v nile vi v ene attratto da d l fe f nomeno dila l gante delle piattafo f rme digitali, i che riescono ad incidere in modo prepotente sull mercato televi v sivo v , e da d ll’utilizz z o sempre più massiccio dei social network. C’è poi il linguagg g io del corp r o per attacchi più im mmediati come un’espressione irr r itata, più oltre annoiata e, quando occorr r e, sbalordita. Millle trucchi per portare gli utenti televi v sivi v alla l condivi v sione delle proprie idee e indurli a credere a promesse che in un tempo non lonta t no potra r nno essere porta t trici di d generosi fr f uttti. Si ha l’i’mpressione che il telespetta t tore sia considerato una merce da d inquadr d are per fo f rza a questo o a quel partito o addirittura d ve da v ndere alla l pubblicità, che da d l numero dei te elevi v sori collegati, i e quindi da d ll’a ’ udience, rive v rs r a proporz r ionalm l ente nelle case, durante quel tale talk show, w un diluvi v o di info f rmazioni accattiva v nti. Ma il problema princip i ale è quello rela l tivo alle verità taciute. Rip i rendiamo il tema delle Banche di Cr C edito Co C operativo v . Nessuno o quasii si è soff ffermato nel rimarcare che le conseguenze delle poche crisi riscontrate in quell’a ’ mbito sono state sup u erate con la l contribuzione di tutto il movi v mento cooperativo v , non fa f ce endo quindi ricadere alcun peso sulla l collettivi v tà. Senza contare poi che da d l 2008, 8 da d quand do cioè ebbe inizio la l grande crisi, i i fi f nanziamenti alle piccole e medie imprese è stato ero ogato quasi esclusiva v mente proprio da d lle nostre BCC. Ma questo non fa f notiz i ia, o meglio no on ra r ppresenta materiale idoneo per continuare a litigare nelle serate televi v sive v , essendo in ndispensabile apparecchiare la l tavo v la l soltanto con tutti i mali che il mondo racchiude. Il Preside ente Gino Polidori 3 VELA COOPERAZIONE Il sistema cooperativo in Italia Le cooperative, “vere e proprie fucine per ritrovare fiducia e stima in se stessi e negli altri e per ricostruire il senso dell'esistenza in un mondo che sta cambiando con estrema rapidità”. ono le parole che Stefania Lampacrescia dedica alla nascita del movimento cooperativo italiano, quando alla metà dell'Ottocento tra Liguria e Veneto vennero costituite le prime cooperative di consumo, di produzione e di credito. Ma sembrano scritte per il mondo di oggi, che si sta riscoprendo ogni giorno più fragile, minato da crisi internazionali e tensioni sociali, con una storia che sentiamo sempre più veloce e talvolta ingovernabile. Proprio in questi contesti difficili emerge il valore e l'utilità della cooperazione. Negli ultimi anni sono nate cooperative di giovani agricoltori che chiedono di coltivare terreni incolti e abbandonati, cooperative di consumo che con i loro acquisti sanno orientare la produzione verso prodotti sani che rispettano il lavoro e l'ambiente, cooperative sociali che off f rono servizi assistenziali per anziani e malati, piccole S aziende che collaborano per dividere i costi dell’innovazione e per raggiungere nuovi mercati, infine organizzazioni di cooperazione internazionale che ssanno creare preziose occassioni di dialogo tra popolazioni in conflitto. Episodi di man laffare e corruzione, seppur cclamorosi, non devono canccellare il lavoro quotidiano e la passione di migliaia di perssone. Conosciamo Stefania perché è C impiegata alla Cooperlat-Trevvalli di Jesi, la grande realtà ccooperativa del settore lattierro-caseario che ci ha accolto lo scorso settembre, durante la ggita sociale che ci ha portato nelle Marche. Il suo libro, “Il n ssistema cooperativo. Attualità e prospettive in un contesto di ccrisi”, edito da FrancoAngeli, rripercorre la storia del cooperativismo e affronta i più importanti aspetti normativi di una realtà che ha una lunga tradizione ma anche un grande futuro tutto da scrivere. La cooperazione di credito, un modo di fare banca per il bene comune 4 Perchè abbiamo aderito al Gruppo Bancario Cooperativo ICCREA In questi due anni,i da d lle prime ip i otesi di d rifo f rma del Cr C edi d to Co C opera r tivo v fi f no all'approva v zione defi f nitiva v della l legg g e, la l nostra r precisa vo v lontà è sempre stata quella l di costruire un grande grup u po bancario, una “casa comune” della l cooperazione di credito nella l quale crescere e prosperare. Per questo abbiamo aderito al Grup u po Bancario Co C opera r tivo v ICCREA E , che detiene tutti i requisiti previ v sti da d lla l nuova v norm r ativa v , a partire da d l patrimonio di d 1,7 miliardi d di d euro, quando l soglia minima richiesta da la d lla l legg g e è di un miliardo. Altri grup u pi,i come quello che fa f capo alla l Ca C ssa centrale trentina, non hanno dimostrato fi f no ad ora nei numeri e negli obiettivi v l stessa solidità. la Solta t nto un gra r nde grup u po bancario nazionale può realiz izzare competitive v economie di d scal e guarda la d re al fu f turo con ottimismo, off ffrendo a tutte le BCC quei prodotti e servi v zi ad alto v lore agg va g iunto che la l clientela l ogg g i richiede: da d lla l consulenza ai fi f nanziamenti,i da d i sistemi di pagamento all'info f rmation technology. y Altresìì può ò garantire ti l’a l’’ utonomia t i delle d ll Banche B h aderenti, i quale la l nostra BCC, C nel continuo rispe etto delle norme e delle regole alla l base della l vi v ta del Grup u po. Lo scors r o fe f bbraio a Mila l no sono iniziati gli inco ontri per defi f nire il piano industriale del Grup u po, con l'apertura di 14 tavo v li tecnici. Vi V hann no partecip i ato ben 155 5 BCC e circa 350 tra direttori generali e manager.r Riguarda d no la l gestio one del rischio e il sistema dei controllli interni, i le garanzie incrociate, la l gestione dell'imprresa, le segnala l zioni di vi v gila l nza e ffiiscale, l pianifi la f cazione, l'org r anizz z azione e il Back Off ffice e, le risors r e umane e la l gestione de el caambiamento, la l tecnologia dell'info f rmazione e della la comunicazione, l'analisi degli attivi v creditizi, i le strategie commerciali, i i modelli del cred dito, la l ve v ndita dei prodotti e le sedi territoriali. A questi due ultimi tavo v li, i in particola l re, ab bbiamo da d to il nostro contribu uto di idee e proposte, intervenendo pers r onalmente. Il progrramma dei la l vori si articolerrà lungo tutto l'arco dell'anno e accoglierà r anche altre BCC che vo v rr r anno aderire. “Un grup u po che parla l la l stessa lingua ma che non n cancella l i dialetti lo ocali”. Vuol dire che la solidità del Grup u po Bancario Co C operativo v ICCREA EA raff fforz r erà r la l prosssimità, le tradizioni territoriali e la l ra r pidi d tà t di d decisione della l nostra r Bancaa, così come l’a ’ bbiamo modellata in quasi sessant'anni di storia. Il Direttore Mario Porcu 5 VELA STORIE DI VITA VELA PATRIMONI La chiave di violino che lega le generazioni La Banda musicale di Formello è la più antica associazione del nostro territorio. Con impegno e passione ha superato la povertà di un tempo, due disastrosi conflitti mondiali, le mode del dopoguerra e soprattutto la tentazione dell’individualismo. ortava il fragore della musica nelle strade di campagna e nei vicoli del paese, quando non esistevano radio e televisione. Per i “musicanti” rappresentava un momento di aggregazione e di elevazione culturale. Soprattutto dispensava gioia in un mondo che, tra il lavoro nei campi e le preoccupazioni per l'avvenire, di gioie ne dava poche, nonostante le speranze che albergavano nel cuore di ognuno. È passato tanto tempo da quando, nel corso dell’Ottocento, venne costituita la Banda musicale di Formello. Ma è ancora così, perché la Banda diffonde sempre un'aria di festa. P 6 Nelle piazze e nelle case Dopo il lavoro in campagna o a bottega, i musicisti si dirigevano verso la scuola di musica, ricavata prima in una stanza del palazzetto comunale, poi negli antichi granai del Principe e poi dentro Pa P lazzo Chigi. Durante le prove c’era sempre chi si presentava per rimanere ad ascoltare, sedendosi sui banchi o portandosi la sedia da casa. Quando poi la Banda suonava in piazza o nelle vie del centro storico per la festa patronale o per il carnevale, era accompagnata dai bambini, quasi tutti scalzi, che gridavano contenti. PATRIMONI VELA E non solo a Formello. Si andava a suonare pure in altri paesi, magari vicini, che però il più delle volte nessuno aveva visto mai: Isola Farnese, Bracciano, Cesano o Morlupo. Per molti era anche l'occasione di pranzare in trattoria: la Banda suonava la mattina e il pomeriggio, e in cambio le Amministrazioni e i Comitati dei festeggiamenti pagavano il viaggio e il pranzo. Ta T lvolta ad invitarli erano semplici cittadini, casa per casa: e così, singolarmente o a gruppi di due, condividevano con le famiglie del luogo una pastina al brodo o se andava bene un piatto di fettuccine fatte in casa. Maestri di musica e di vita Tanti i maestri di musica che si sono avvicendati nel T Novecento. Del compositore Luigi Mancinelli si racconta che trovava ispirazione nelle valli del Sorbo, tra il mormorì r o del torrente e il canto degli uccelli. Alberto Bernabei era invece un messo comunale e suonava il clarinetto. A lui è intitolata oggi la Banda. Compose per i più giovani la marcetta “Primi passi”, disegnando le note e le righe del pentagramma con la penna sulla carta-paglia che serviva per incartare gli alimenti. Era un grande amico di Alfredo Bonafe f de, con cui condivideva la passione per il buon vino e per interminabili partite a briscola. Capitava che alle prove Alberto dirigeva i “musicanti” nella sala comunale con ancora nelle mani la chiave della cantina. Con Gino To T massetti siamo già alla metà degli anni Cinquanta. Era originario di Sacrofano e veniva da una famiglia di pastori. Con grande sacrificio si laureò in corno al conservatorio di Santa Cecilia. Alle marce prediligeva le sinfonie, meglio accordate al suo carattere aperto e socievole. Musicò i versi di don Angelo Mechelli dedicati a Gesù e alla Madonna del Sorbo. In quegli anni i musicisti iniziarono ad indossare le prime divise. Talenti innati Per un breve periodo anche Franco Ferranti ricoprì il ruolo di maestro, destinato poi a una luminosa carriera musicale al fianco di compositori di fama mondiale. Che fosse un talento lo si capì fin da bambino: aveva appena dieci anni quando alla festa patronale di Morlupo il maestro To T massetti lo mise sopra uno sgabello per fargli fare un assolo di clarinetto, tra gli sguardi increduli dei morlupesi. Negli anni Settanta fu la volta di Mario Rapagnani, allievo di Alberto Bernabei. Era primo clarinetto della Banda di Formello e poi passò in quella dei carabinieri di Gorizia. Con Domenico Burro, Alberto Fianchini e i tre fratelli Sinibaldo, Ottorino e Romolo Bonarota, si esibiva sempre alle feste di carnevale nei granai del Principe. Il 4 luglio 1907 la Banda di Formello suonò a Roma per il centenario della nascita di Garibaldi Gli subentrò Osvaldo Nori, maestro dagli anni Settanta fino a quindici anni fa. Osvaldo non ha studiato al conservatorio, ma conosce gli spartiti meglio di tanti professori accademici, ennesima dimostrazione che un buon orecchio per la musica conta più di un diploma. In trent’anni ha aperto le porte della Banda a tantissimi giovani, almeno un’ottantina, tra cui Francesca Canali, aff f ermata flautista. Allievo di Osvaldo è anche Fabrizio, suo figlio, che è il maestro di oggi. Fabrizio si è diplomato al conserr vatorio di Santa Cecilia e subito dopo ha vinto il concorso di primo clarinetto solista nella Banda musicale dell'Aereonautica. Ha saputo arricchire il repertorio con la musica leggera e le più celebri colonne sonore del cinema. Con lui la Banda ha sposato il nostro tempo. Quel concerto dell'estate 1986 Tra i concerti che sono rimasti nella memoria di molti c'è quello del 10 agosto 1986, in occasione della prematura scomparsa di Roberta Giusti, nota annunciatrice RAI. Anche per questo le troupes televisive assiepavano piazza San Lorenzo, gremita di persone. Gino To T massetti, tornato per una breve parentesi a Formello, dirigeva una formazione di grande qualità. Vitt t oria Costantini al flauto, Otello Bernardi all'oboe, Massimo Pa P squalini al clarinetto piccolo. I clarinetti: Osvaldo e Fabrizio Nori, Mauro e Sandro Bastianelli, Olindo Di Clemente, Ott t orino Bordini, Edmondo Finocchi e Pietro Braccini. I sassofoni: Pa P ola Clementini, Te T rigi Luziott t i, Mariano Pa P pili, Ett t ore Berti, T llio Ranieri e Piero Di Giovanni. Le trombe: Mario Tu Angelozzi, Maurizio Lapadula, Pa P olo D'Alessio, Giuseppe Clementini, To T nino Va V lloni e Giovanni Pa P squalini. I flicorni: Adriano D'Alessio, Mario Ronconi e Andrea Bernardi. Al corno Alessio Bernardi. Al trombo(segue a pag. 10) ne, infine, Olindo Onori. 7 VELA STORIE DI VITA VELA PATRIMONI 1928 Formello conta 1.100 abitanti, quasi tutti contadini e contadine. L'Università agraria è stata sciolta da poco e anche una prima Cassa di prestanza agraria avrà vita breve. In economie agricole di sussistenza non era facile raccogliere il risparmio perché bastava un cattivo raccolto a rimettere tutto in gioco. La Banda viene fotografata all'ingresso della chiesa di San Lorenzo. In prima fila, seduto, il maestro Alberto Bernabei. Al centro del gruppo, Michele Sgalippa tiene il dipinto di Santa Cecilia, patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti. In alto a sinistra, dietro a tutti, c'è don Anastasio Bonafede, il parroco. 1948 La società riemerge dalle macerie della seconda guerra mondiale. Il Comune distribuisce le “particelle” e l'Ente Maremma a partire dal 1952 assegna 26 poderi e quasi 200 piccole “quote” di terra a poco più di 1.600 residenti. Molti trovano lavoro nei cantieri edili di Roma, le donne nei tabacchifici. A Formello come a Trevignano si comprende la necessità di una banca locale cooperativa, fondata poi tra il 1958 e il '59. Nella Banda i giovani di un tempo sono diventati adulti, affiancati da altri ragazzi nati negli anni Trenta e negli anni Quaranta. Il maestro è ancora Alberto Bernabei. A tenere il dipinto di Santa Cecilia è Araldo Bonafede. 1976 Trent'anni dopo la società è cambiata profondamente, ormai emancipata dal lavoro agricolo, mentre il settore edilizio da Roma si è esteso a Formello. In quel decennio la popolazione aumenta da 2.800 abitanti nel 1971 a oltre 5.200 nel 1981: soprattutto dalla Capitale molte famiglie si trasferiscono qui. Anche le ragazze entrano nella Banda come strumentiste o “majorettes”, quando accompagnano i musicisti con tamburi e bastoni. Riconosciamo il maestro Mario Rapagnani, il secondo da destra. Le divise già allora furono acquistate dalla Cassa rurale ed artigiana. Oggi la BCC è uno dei principali sostenitori della Banda e dei concerti musicali. 32 31 30 29 26 2524 23 22 1211 2718 16 14 10 19 17 15 13 21 20 9 2 5 7 1 3 4 6 1957 28 34 33 35 8 Di questa famosa foto di gruppo abbiamo voluto citare i nomi di tutti i protagonisti, uno ad uno. Siamo alla fine degli anni Cinquanta, il decennio che per tutti i nostri comuni segnò l'inizio di una nuova stagione: è l'alba della contemporaneità. 1. Mondino Bonarota, presidente della Banda. 2. Bruno Sbardella, sindaco di Formello e tra i soci fondatori della Cassa rurale ed artigiana “San Lorenzo”. 3. Mario Onori. 4. Saverio Luigi Di Berardino. 5. Domenico Nori. 6. Giovanni Curci. 7. Domenico Burro. 8. Domenico Finocchi. 9. Edmondo Finocchi. 10. Raniero Belloni. 11. Giovanni Polici. 12. Giuseppe Barocco. 13. Osvaldo Nori. 14. Luigi Buset. 15. Giuseppe Bassanelli. 16. Fausto Lancianese. 17. Ottorino Bonarota. 18. Ferruccio Ferranti. 19. Mario Ronconi. 20. Domenico Costantini. 21. Sinibaldo Bonarota. 22. Olindo Onori. 23. Vigliano Costantini. 24. Franco Bonarota. 26. Romualdo Belloni. 27. Enzo Onori. 28. Carlo Caravaggi. 29. Va V lerio Belloni. 30. Nando Dipietrantonio. 31. Gino Pa P ndolfi. I musicisti contrassegnati dai numeri 25 e 32 non sono stati identificati: si tratta probabilmente di musicisti sacrofanesi coinvolti dal maestro Gino To T massetti, non presente nella foto. I tre bambini in basso a destra sono: Franco Ferranti (33), Emilio Curci (34) e Aladino Di Berardino (35). VELA PATRIMONI a quell'anno il paese di origine di Roberta Giusti, Castelnuovo Scrivia, in Piemonte, organizza un concorso per le scuole, intitolato “La storia più bella”. E tra queste storie c'è probabilmente anche quella del concerto che la Banda di Formello volle dedicarle: note musicali che si librarono nell'aria sotto il cielo stellato. La Banda, oggi P r raccogliere queste riflessioni abbiamo partecipato Pe a una serata di prove. Forse più che in un concerto, è proprio ascoltando le prove che si comprende come ognuno si sente parte del gruppo e che suonare insieme ad altri non limita il talento individuale, ma anzi lo completa. Il maestro Fabrizio spiega, accompagna i musicisti nei passaggi più diff f icili, li motiva in quelli più esaltanti. Chiede il massimo impegno e, come nello sport, più ci si impegna più ci si diverte. È davvero un intreccio di generazioni. Il più anziano è Domenico Finocchi, quasi ottantenne, l’ultimo allievo di Alberto Bernabei; suona il clarinetto, è specializzato in inni religiosi, nella Banda entra “in un’altra dimensione” e non pensa a niente se non alla musica. Il più giovane è Federico Costantini, tredici anni appena, che dal flauto dell’ora di musica, in classe, è passato al sax contralto: “la prima volta che ho frequentato la lezione di musica, un mio amico suonava il sax e quel suono mi ha subito aff f ascinato”. “Io mi sento nel mezzo,, tra gli anziani e i più giovani”,, dice Massimo Viglietta (nato nel 1965), che ogni giorr no tra tanti impegni trova sempre il tempo per studiare la musica. Per Camilla Bordini (2000) la Banda è “un ambiente sano dove incontrare altre persone del paese”. E poi “è più coinvolgente suonare in gruppo”, racconta Nicolò Nori (2000). C’è chi suona fin da bambino, come Mario Angelozzi (1943), che quando il ricambio generazionale sembrava interrompersi capiva che doveva esserci, che “questa storia straordinaria doveva continuare”. Altri, invece, come Remo Agostinelli (1945), hanno scoperto la musica in età avanzata: “prima di morire volevo conoscere questa lingua: ora è diventato un vero amore”, ci confessa. Un mondo senza musica? Come si diventa musicisti? Ogni storia è unica. Si inizia per tradizione famigliare, come Gaia Geminiani (2000), che suona il flauto traverso come la madre Chiara Nori, oppure quasi per caso, come Andrea Prizia (1996), che si è avvicinato alla Banda per imparare la musica a costi ridotti e che, uscita dopo uscita, ha trovato gusto per questo modo di portare l’arte nelle piazze, perché “la Banda vuol dire suonare non solo per se stessi, ma soprattutto per gli altri”. Capita che poi il testimone tra una generazione e l’altra sia uno strumento musicale, proprio lo stesso esemplare, che lega due vite per sempre. “La scintilla l’ho avuta quando ho sentito il maestro Fabrizio suonare il clarinetto. In quel momento ho capito che Concerto di primavera nel cortile di Palazzo Chigi (10 giugno 2012) PATRIMONI VELA quello sarebbe stato il mio strumento”, dice Irene Lapadula (2001). “Il clarinetto ha un suono dolce o forte, come vuoi. Ci puoi giocare”, gli fa eco Alessia Agostini (1990). “Anche lo strumento che suono, il sax contralto, è appartenuto al maestro Fabrizio, e ha per me un grande valore aff f ettivo”, rivela Filippo Antonelli (1995). “Io invece ho scelto la tromba perché in futuro mi piacerebbe suonare il jazz”, ci confida Federico Nori (2004). La Banda è anche questo: un trampolino di lancio. A distanza di mezzo secolo, attorno ai tamburi e ai piatti della batteria si scoprono inclinazioni comuni: Nicolas Bonarota (1999) già da piccolo amava il ritmo facendo le percussioni con ferri e legno. “Così, per istinto”, ricorda. “La stessa cosa accadeva a me, da bambino”, aggiunge Silvano Marinelli (1950), “e oggi mi dà forza stare vicino a un ragazzo così promettente a cui posso dare consigli”. Le emozioni illuminano le parole dei nostri musicisti. “La musica nutre, migliora, unisce, arricchisce, ti fa vivere meglio”, aff f erma Cesare Delle Monache (1957) in un crescendo di sensazioni. E Luigi Marchicelli (1976) non può “neppure immaginare un mondo senza musica”. Chi ha iniziato a suonare, in fondo, lo sa. Erica Bonarota (1996) aveva lasciato “per una sorta di ribellione”, riflette oggi, ma poi ha sentito il bisogno di tornare. L’ L amore per la musica è stato più forte di tutto. A Sgurgola il Museo delle bande musicali “Ovunque sono i simboli della comunità” In provincia di Frosinone esiste un museo unico in Italia: quello delle bande musicali. Allestito all'interno dell'antica Torre della Mola, conserva divise, partiture e strumenti inviati da oltre duecento bande musicali di tutte le regioni. L'esposizione è curata dall'associazione bandistica musicale “Città di Sgurgola”. Tra i reperti più curiosi troviamo una fanfara dei bersaglieri risalente alla metà dell'Ottocento e la gran cassa della Banda di Sgurgola, caratteristica per la sua struttura in legno e pelle d’asina. “Il fine del museo è sensibilizzare le persone, dai più giovani ai più anziani, sulla realtà bandistica, spesso trascurata, ed avvicinare un pubblico sempre più numeroso a questa forma di espressione musicale”, ci dice il suo ideatore, il prof. Antonio Corsi. Visitare il museo vuol dire compiere un viaggio ideale nelle tradizioni popolari dei comuni italiani, “perché dappertutto la Banda musicale è il simbolo della comunità”, ci ricorda l'attuale presidente Emiliano Spaziani. Come il campanile, un altro simbolo di identità. VELA SAPORI Agrilab Silvia Amadei orto&birra a Campagnano Un birrificio artigianale crea una birra dal gusto intenso e ad alta digeribilità. “Nutrirsi bene è essenziale. Per questo vogliamo che la nostra birra rimanga nella mente e nel cuore delle persone”, ci spiega Silvia Amadei, imprenditore agricolo e degustatrice. e nostre aziende agricole associano le secolari tradizioni contadine alla creatività di una nuova generazione guidata dalla passione per la qualità. A Campagnano l'agriturismo Agrilab coltiva ulivi e ortaggi, rispettando la stagionalità e la biodiversità dei prodotti, senza l’uso di sostanze chimiche. Ha un laboratorio per produrre confe f tture, creme salate e passate di pomodoro, un punto-vendita aperto due volte a settimana e ampi spazi in cui organizzare incontri, cerimonie e cene di lavoro, in ambienti rustici curati con estrema eleganza. Ad occuparsi di Agrilab è Silvia Amadei, 25 anni, imprenditore agricolo profe f ssionale, che ha creato quello che oggi è forse il fiore all'occhiello dell'azienda, la produzione di birra artigianale, inaugurando appena due mesi fa il proprio birrificio a Campagnano. Le ricette e la produzione sono del birraio Federico Flesia, 24 anni, che è entrato nel mondo della birra come homebrewer. Incontriamo Silvia nell'accogliente giardino di Agrilab. L Come si ottiene la birra? Gli ingredienti: acqua, malto d'orzo, luppolo e lievito. La birra nasce dalla fermentazione del mosto, a base di acqua e malto d'orzo, aromatizzato con i fiori del luppolo, che hanno proprietà antisettiche e antiossi- 12 danti. Dal prossimo anno utilizzeremo i fiori dei luppoli che abbiamo impiantato qui in azienda e da questa primavera produrremo una birra stagionale con un ingrediente in più: il miele delle nostre api. In un mondo ormai robotizzato, per la produzione della birra la persona conta ancora tantissimo. Il tipo di impianto, le caratteristiche dell’acqua e la mano del birraio nel corso delle dieci ore di cottura influiscono molto sul tipo di birra. Per questo la birra artigianale custodisce una sapiente artigianalità. E il mercato vuole un prodotto più caratterizzato possibile, che con il suo gusto unico sappia raccontare una storia, un territorio e un’arte birraia. Perché sempre più persone scelgono la birra artigianale? Il consumatore abituale la sceglie per il gusto, il turista per la tipicità, l’appassionato per la regionalità, la possibilità di visitare il birrificio e conoscere le persone che la producono. Inevitabilmente la birra artigianale costa un po’ di più della birra industriale, ma questo ha anche aspetti positivi, perché induce a bere di meno e a bere meglio, con vantaggi per la salute e per la sicurezza stradale. Per di più la birra industriale contiene alte percentuali di anidride carbonica aggiunta, che causa il fastidioso ggonfiore di pancia. SAPORI VELA ABBINARLA AL PIATTO GIUSTO È sempre opportuno evitare di bere e basta, senza mangiare nulla. Le birre di Agrilab possono essere abbinate ad alcuni piatti che ne esaltano le caratteristiche. Questi sono gli abbinamenti proposti nelle degustazioni in azienda con prodotti a Km-zero e consigliati a tutti coloro che vogliono condividere un pranzo, una cena o un aperitivo tra amici. GOLDEN SMILE GO È nata n in un caldo pomeriggio d’agosto per dissetare senza rinunciare al ggusto. Stile di riferimento: Golden Ale. Gradazione: Alc. 5% vol. Ha un ccolore giallo oro e una schiuma bianca, compatta e persistente. Rivela al naso un delicato profumo speziato. La leggera amarezza e la gasatura non n eeccessiva ne permettono la facile bevuta. Consigliata per accompagnare ap peritivi o antipasti di salumi e formaggi freschi: ad esempio, un crostino con crema di zucchine e primo sale di capra. DAPAURA D DA Birra di colore ambrato chiaro, con schiuma ricca e persistente. Stile di rifeerimento: American Pa P le Ale. Gradazione: Alc. 4,5% vol. Al naso sprig giona aromi agrumati, mentre in bocca esprime un corpo rotondo con aamaro leggero e secco. Consigliata per accompagnare primi piatti e formaggi dal sapore deciso: una pasta cacio-e-pepe con fiori di zucca o un m cro ostino con pomodori Ciliegino e ricotta fresca di capra. RED KISS LL’u uso di ben sei diff fferenti tipologie di malto d’orzo dà a questa birra sentori di torrefazione, tra caff ffè e liquirizia, mentre dai luppoli deriva un leggero aaroma di resina. Stile di rife f rimento: Irish Red Ale. Gradazione: Alc. 5,7% vvol. Ha un colore ambrato scuro e una schiuma color avorio, compatt tae persistente. In bocca ha un ingresso morbido con una leggera nota speziata, p su uccessivamente si avvertono i sentori di caramello, seguiti da un amaro delicatto e lievemente astringente. “È la mia preferita”, ci confessa Silvia. Consigliataa per accompagnare carne cott t a al barbecue o un dessert al cioccolato. La birra artigianale è invece una birra ad alta digeribilità. ì. Non viene aggiunta anidride carbonica se non quella prodotta naturalmente dalla rifermentazione. Questo è il segreto della digeribilità delle nostre birr re, un passaggio aggiuntivo che nella produzione industriale non viene eff f ettuato. Gusto e salute ispirano da sempre la cucina italiana. In Belgio, in Gran Bretagna o in Germania per la produzione della birra ci sono tradizioni nazionali. Noi, in Italia, siamo andati oltre: badiamo al sapore. Oggi solo nel Lazio esistono 70 microbirrifici, tanti, piccoli e diversificati, per un'off f erta sempre nuova per le birrerie, i ristoranti e i beershop romani. É la tendenza del momento. Stiamo creando una rete per farci conoscere e organizzare eventi comuni. Credi anche tu nei valori cooperativi. I miei valori equosolidali trovano fondamento nell’ambiente famigliare in cui sono cresciuta, mentre il rispetto per la genuinità dei prodotti deriva dal vivere a stretto contatto con la natura. Agrilab è un'idea di sviluppo, identità agricola, tutela di biodiversità, amore per le tradizioni e fiducia nei giovani. Credere in noi significa sostenere concretamente il paese in cui vivi. 13 VELA CONOSCERE ROMA Nelle pagine della città L'interno della chiesa di San Nicola Dall’antico mercato della frutta alla basilica cristiana medievale, Roma si sfoglia come un libro aperto. Epoca dopo epoca, il presente ingloba il passato e si proietta nel futuro. L’ultima gita sociale ci ha portato al centro della Capitale, nel rione Sant’Angelo. 14 Nei sotterranei della chiesa cristiana i podi dei templi romani CONOSCERE ROMA VELA lle pendici del Campidoglio, tra il Te T atro Marcello e il Foro Boario, c’era il più importante mercato della frutta e della verdura della Roma antica: era il Foro Olitorio. Al suo interno si trovava anche un'area sacra con tre tempietti dedicati a Giano, Sp peranza e Giunone Sòsp pita. Un quarto piccolo tempio fu abbattuto durante i lavori di costruzione del teatro di Marcello. A IL PROSSIMO APPUNTAMENTO L’unicità di Roma l fascino unico di Roma sta non solo in un patrimonio architettonico immenso, ma soprattutto nel susseguirsi di civiltà che hanno rimodellato gli stessi luoghi. Ecco allora che in età cristiana i tre templi entrarono a far parte della Basilica di San Nicola in Carcere, quando in pieno Medioevo le colonne romane vennero inglobate nella muratura della nuova chiesa. Anche il campanile di destra non è altro che un riadattamento di una torre nobiliare, simile alla “Casa dei Crescenzi”, a poca distanza, che serviva per riscuotere il pedaggio da chi attraversava uno dei ponti sul Te T vere. La basilica venne poi dedicata a San Nicola perché nel quartiere viveva la comunità greca di Roma, devota a quel santo, mentre l’appellativo “in carcere” si deve ai resti di un’antica prigione che si trovava nei paraggi. Scendere nel passato I podi dei tre templi romani sono ancora visibili scendendo nei sotterranei della chiesa, destinati in epoca medievale a sepolcreto: in pochi gradini abbiamo fatto un salto di secoli, compiendo lo stesso viaggio che gli archeologi intraprendono con pazienti scavi e lunghe ricerche d’archivio. Una curiosità: nel podio del tempio centrale sono riconoscibili piccole celle a volta. Si tratta probabilmente delle botteghe degli “argentari”, i cambiavalute della Roma antica, non a caso in prossimità di una zona commerciale. Cambiavano le monete, custodivano il denaro e accordavano piccoli prestiti. Erano i banchieri dell’epoca. Iscrizione su una delle colonne interne Sabato 6 maggio 2017 PALAZZO CESI ARMELLINI Elegante palazzo rinascimentale che in tempi recenti ha patito gli sventramenti urbanistici di via della Conciliazione, fu dimora dei cardinali delle due famiglie che gli hanno lasciato il nome. Nella loggia dipinta, aff f reschi tardo-cinquecenteschi di tema biblico; nella cappella del piano superiore, la tomba del fondatore dell'ordine religioso che oggi amministra la sede. Inizio delle prenotazioni: lunedì 17 aprile Ingresso: 5 euro La partenza in pullman avviene da Trevignano (ore 8:00) e da Formello (ore 8:30). È necessario prenotarsi, a partire dalla data indicata e fino all'esaurimento dei posti disponibili, al numero 06 90 14 30 55 (Ufficio Soci). Ogni socio può farsi accompagnare da un famigliare. Chiediamo ai nostri soci prenotati di mantenere l'impegno o, in caso di un imprevisto, di avvertire dell'assenza entro il giovedì precedente la data della gita, in modo da dare tempo all'Ufficio Soci di contattare i prenotati nella lista di riserva. La Casa dei Crescenzi, derivata da una torre medievale 15 VELA AZIENDE Work System, orientati al futuro Impianti fotovoltaici con batterie all’avanguardia portano l'energia elettrica in territori in via di sviluppo, dando alle popolazioni locali la possibilità di un futuro migliore. Ecologia ed economia finalmente insieme. na delle più aff ffermate imprese edilizie del nostro territorio, fino a quel momento impegnata nel movimento terra e nella costruzione di infrastrutture, nel 2009 decide di concentrarsi sulla realizzazione di impianti fotovoltaici, portando l'energia elettrica in territori in cui per questioni geografiche, politiche ed economiche non c'è una normale rete. Sono gli impianti off f grid, vale a dire non collegati alla rete pubblica locale. Ne parliamo con i titolari Riccardo Di Pietrogiacomo e Stefano Plocco. U Quali sono i vostri interlocutori? Aziende, società, onlus e governi locali. Da imprese italiane ed europee compriamo pannelli fotovoltaici, pesanti batterie per l'accumulo di energia, strutture metalliche, cavi elettrici e materiale edile. Poi collaboriamo con le società private italiane che hanno rapporti con le amministrazioni dei territori in cui operiamo, con le organizzazioni non governative e con gli uff f ici della Comunità Europea che finanzia progetti di cooperazione internazionale. 16 Dove operate abitualmente? Abbiamo installato impianti fotovoltaici in Italia ma soprattutto all’estero: in Romania, in Giamaica e in Uganda. Quest’ultimo Pa P ese ha rappresentato la nostra sfida più grande. Si è trattato della realizzazione dell’impianto fotovoltaico sull'isola di Kitobo per una comunità di oltre 1.500 persone, il progetto pilota di una serie di impianti da realizzare su altre 20 isole del Lago Vittoria, nel cuore dell'Africa. Attualmente siamo impegnati nel completamento di cantieri in Eritrea e di un secondo impianto in Uganda. Prima della messa in opera di un impianto, occorre spedire il materiale. È una delle fasi più complesse, perché una spedizione internazionale deve aff f rontare grandi problemi logistici e burocratici. Le tempistiche si allungano sempre e ogni ritardo implica un costo aggiuntivo che la nostra azienda deve considerare. Ta T lvolta è una questione di barriere burocratiche, altre volte AZIENDE VELA f icoltà nei trasporti su vie di comunicazione di diff appena tracciate, in altri casi ancora, come accade per le popolazioni africane, di una diversa percezione del tempo e delle urgenze rispetto a noi occidentali. Un esempio? Per l'impianto di Kitobo, su grandi navi porta-container il materiale è partito da Civitavecchia, ha attraversato il Canale di Suez per giungere nel porto di Mombasa, in Kenya, pronto per i controlli e gli sdoganamenti del governo kenyano. Successivamente il viaggio continuava via terra, su autocarri, verso il confine con l'Uganda, con altri controlli di frontiera. Entrati in Uganda, occorreva raggiungere l'isola di Kitobo e solo compagnie navali della Ta T nzania possiedono chiatte abbastanza grandi. Ci affidiamo a uno spedizioniere internazionale, ma la nostra supervisione è fondamentale. Una volta sul posto, bisogna avviare il cantiere vero e proprio. I nostri tecnici e i nostri operai scavano le fondazioni, preparano la piattaforma e assemblano le componenti, fino al collaudo finale. Coinvolgiamo anche la manodopera locale. Per l'impianto di Kitobo, dall’approvvigionamento dei materiali al collaudo dell’impianto fotovoltaico, Work System ha impiegato solo 100 giorni. Vi assicuriamo che è stata un'impresa! Non è facile stimare i consumi in paesi in via di sviluppo. È probabilmente la diff f icoltà maggiore della nostra azienda. A Kitobo molte case sono ancora illuminate con lampade a cherosene, ma in pochi mesi verranno attivate centinaia di nuove utenze elettriche. Ci sarà uno sviluppo sociale ed economico che solo in parte è possibile prevedere, sottoposto a innumerevoli varianti politiche, culturali e produttive. La realizzazione di un impianto fotovoltaico cambia completamente la vita di una comunità. Con i nostri impianti ad energia solare le popolazioni hanno allacciato utenze domestiche, illuminato le strade e aperto attività commerciali. A Kitobo alimentano mulini, saldatrici e macchine del ghiaccio per conservare e rivendere il pesce del lago, sul quale si basa il grosso dell'economia locale, che d’ora in poi potrà essere diversificata. In Eritrea un nostro impianto permetterà di dissalare l'acqua per un orfanotrofio, rendendola potabile, in collaborazione con una onlus vicina alla Chiesa cattolica. Economia ed ecologia, insieme. LL’economia ha bisogno di energia pulita, rinnovabile e a un costo accessibile. Allo stesso tempo l'ecologia ha bisogno dell'innovazione tecnologica e della visione globale dell'economia. L'utilizzo dell'energia elettrica è gestito tramite un sistema di pre-pagamento via cellulare e viene monitorato attraverso contatori intelligenti individuali connessi tra loro e in remoto. E dai nostri uffici nella Zona industriale di Formello riusciamo a controllare giorno per giorno l’andamento degli impianti in tutto il mondo. Non si tratta solo di fornire elettricità, ma anche di insegnare alle comunità come usare questi servizi per il bene comune. Sentiamo una grande responsabilità sociale e anche per questo collaboriamo con associazioni che si occupano di agricoltura, salute e istruzione, e questo per noi costituisce uno stimolo in più. 17 Quest’anno la Maratonina è partita da Nepi, davanti al maestoso Forte dei Borgia, uno spettacolo unico nel Lazio. Pietro Soldatelli, sindaco di Nepi La Maratonina aggrega i comuni e crea un precedente prezioso per continuare a collaborare ogni giorno. Antonio Remo Zezza, assessore ai Servizi sociali e allo sport, delegato da Gianluca Angelelli, sindaco di Civita Castellana Il successo della Maratonina è una vittoria del nostro territorio e uno stimolo a tutelarlo e valorizzarlo. Foto di Mauro Topini Rodolfo Mazzolini, sindaco di Castel Sant’Elia SPORT VELA Giunta quest’anno alla 38° edizione, è la manifestazione più partecipata dell’intera provincia di Viterbo. Unisce i comuni di Nepi, Civita Castellana e Castel Sant’Elia in nome dello sport e della solidarietà. Oltre 2100 atleti alla partenza. Hanno vinto gli italiani. Il vincitore Carmine Buccilli in 1:12:06. La Maratonina dei Tre Comuni ono le 9:30 di domenica 22 gennaio, quando il sindaco di Nepi Pietro Soldatelli dà lo start. Pochi secondi prima erano partiti gli atleti in carrozzina, per la loro prima partecipazione alla Maratonina. Tra i partecipanti, anche volti noti dello spettacolo; su tutti quello di Annalisa Minetti, aff f ermata cantante e atleta, vincitrice di medaglie alle Pa P ralimpiadi di Londra 2012. Sfilando tra la fo f lla di curiosi e appassionati, l’immenso gruppo si dirigeva verso Civita Castellana e subito i migliori facevano selezione allungando la fila. Intorr no al 10° km la svolta della gara: Carmine Buccilli si involava per poi aumentare progressivamente il suo margine nei confronti del marocchino Mohammed Hajjy e di Pa P squale Rutigliano. Con quest’ordine i tre atleti tagliavano il nastro di arrivo. In campo femminile, la lotta per il titolo ha visto prevalere Eleonora Bazzoni sulla vincitrice dello scorso anno Pa P ola Salvatori e su Eleonora Bonanni, terza. S La partenza LL’organizzazione è stata curata dall’Associazione Atletica Nepi in collaborazione con le Forze dell’Ordine: Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Stradale e Locale, che ogni anno garantiscono una perfetta chiusura del percorso di gara, permettendo agli atleti di correre in assoluta tranquillità e sicurezza. Atleti che provenivano da tutto il mondo: dalla Russia al Portogallo e da molti paesi africani, che hanno grandi tradizioni nelle gare di resistenza. Oltre il 20% la percentuale di donne. Ogni anno la Maratonina è anche un’occasione per aiutare le popolazioni in difficoltà: non solo i villaggi del Malawi, come nelle edizioni precedenti, ma quest’anno anche i nostri concittadini del Centro Italia, proprio in quei giorni messi ancora una volta a dura prova dalla neve e dalle scosse di terremoto. È per questo connubio di sport e solidarietà che la nostra Banca sostiene la Maratonina. L’ L appuntamento è per il prossimo gennaio. Pa P rtenza a Castel Sant’Elia. Un momento delle premiazioni 19 VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA Ogni giorno è una nuova scoperta Nella nostra società sembra che ciascuno viva in un mondo tutto proprio, digitando continuamente sul proprio cellulare, magari in contatto con altri, ma in modo asettico e senz’anima, vivendo soltanto il presente senza un dialogo tra le generazioni. Invece questo dialogo, magicamente, avviene sempre, ed è stato uno dei temi del Premio Vairo-Malavasi al Liceo Vian di Bracciano. l nipote inizialmente distratto, un nonno chiede se aveva mai visto il mare di sera e di che colore fosse il tramonto. È il racconto di Brunella Sepe, vincitrice della sezione Prosa. “Il cielo è un’armonia perfetta, come le note su uno spartito di Beethoven. È dolce come un mazzo di tulipani, ma violento come una piacevole tempesta”. La stessa armonia esiste dentro di noi: “I tuoi polmoni ti stanno facendo respirare, contraendosi e dilatandosi secondo il ritmo della natura, lo stesso della mia amica betulla qui nel parco di fronte…” E allora il nonno esorta il nipote, prendendolo per mano: “Vivi ogni giorno come fosse una nuova scoperta. Guarda ogni tramonto come fosse l’ultimo della tua vita… Gusta una goccia d’acqua come se avessi attraversato il deserto…”. Il ragazzo, allontanandosi, comprende ora tutto l’insegnamento del nonno, mentre sente il sole che gli scalda la pelle. È una ragazza, invece, la protagonista narrata da Camilla Imperia, una ragazza che sembra avercela con il mondo intero per le incertezze che la circondano. Sta ritornando da una commissione, ascoltando in cuff f ia la sua musica preferita, quando si scontra con qualcosa o qualcuno. Mentre raccoglie gli acquisti caduti, si accorge di avere di fronte un ragazzo dagli occhi di un colore mai visto prima, “un misto di grigio, di verde, di azzurro, con ghirigori al centro”, che la aiuta a raccogliere la spesa, la rassicura sorridendo, si off f re di accompagnarla a casa. Lui le dice il suo nome e lei risponde con il A 20 proprio. Da quel momento, la ragazza sente di avere avuto le risposte alle sue domande e di non avere più incertezze. Una storia di mutazione fa f ntascientifica è quella di Alexey Alberti: al ritorno dallo spazio, un astronauta ha contratt t o una malatt t ia inspiegabile. Il suo viso inizia a perdere le sembianze umane, poi anche la sua mente e le sue funzioni biologiche saranno diverse da prima. Per la sezione Poesia, Alessandro Di Pa P uli ha evocato lo zampillo di una fontana al centro di una piazza, che ricorda la musica di una festa popolare. E del resto, scrive in un’altra lirica Ira Marku, ogni cosa può essere paragonata a un elemento musicale, a una sinfonia, al vibrare di corde di violino, e allora ognuno di noi non è che una “nota in cerca della sua storia”. Come il protagonista dei versi di Anna Gajano, che si ferma in una stazione ferroviaria e, mentre osserva lo scorrere dei treni e il passaggio delle persone, attende che si ripresenti quel dolce sorriso che lo aveva incantato e di cui aveva un vivo ricordo, timoroso di averlo perduto per aver forse troppo indugiato. (Mario Carfì) ASSOCIAZIONI VELA La Compagnia degli Etruschi Tirare con l’arco a Trevignano Ha vinto un titolo mondiale e innumerevoli medaglie in campionati regionali e nazionali, ma il suo obiettivo è soprattutto socializzare attraverso lo sport. ndata nel 1988 grazie all’impegno di un gruppo di volontari, la Compagnia degli Etruschi ha a Trevignano un campo di tiro e una struttura indoor, r unica in tutto il circondario. Anche per questo i soci provengono da tutte le comunità del lago e oltre, fino a Roma e Viterbo. Incontriamo Alessandra Mosci e Gino Av A allone, che ci raccontano la passione per far crescere uno sport considerato minore, ma che invece sta raccogliendo in questi ultimi anni tante nuove adesioni, per costi accessibili e divertimento. F In fondo il tiro con l’arco è una delle più antiche arti marziali. Antica e moderna insieme. Deriva dalle prime tecniche di caccia, quindi ha una tradizione millenaria, ma al tempo stesso con la tecnologia di oggi è possibile vedere l’impatto della freccia sul bersaglio e perfezionare la propria tecnica. Quali capacità riesce ad affinare uno sport come questo? Il tiro con l’arco favorisce metodicità, concentrazione e disciplina, aiutando i ragazzi pure nello studio. An- che iniziando da adulti, con passione e metodo si riesce a raggiungere risultati apprezzabili in tempi relativamente brevi. Pe P r migliorare devi aprire le tue porte interiori, bilanciando il movimento, dosando le forze e acquisendo la ripetitività tipica dell’arciere. Non si compete soltanto con gli altri, ma per prima cosa si compete con se stessi. Chiunque è il benvenuto, le nostre porte sono sempre aperte. E infatti lo insegnate anche nelle scuole. Molti di noi sono istruttori federali. Insegniamo il tiro con l’arco nelle scuole primarie e secondarie a Trevignano, Anguillara Sabazia, Sutri, Ronciglione e Caprarola. Vo V gliamo renderlo ancora più completo con la ginnastica e il canottaggio, visto che il nostro campo di tiro si trova proprio in riva al lago. È diventato anche un luogo di aggregazione. L agonismo non è il nostro primo fine, perché per L’ noi la cosa più importante è stare insieme. Adulti e bambini, uomini e donne possono confrontarsi direttamente. Anche i disabili competono nella stessa categoria dei normodotati: questo permette un’immediata, reale integrazione. 21 VELA NAVIGARE NELLA STORIA La cithara di Nerone I banchetti imperiali terminavano il più delle volte con Nerone che cantava accompagnandosi con la cithara, la chitarra del tempo. Era un appassionato del canto. Anche bravo quando interpretava brani che richiedevano un timbro rauco e profondo. er dare fo f rza ed estensione alla voce, l’Imperatore si sott t oponeva a duri esercizi come quello di porr si sul pett t o lastre di piombo mentre, supino, declamava e cantava. Seguiva con costanza diete strampalate, allora ritenute eff f icaci, come quella di mangiare piatti di porro intinti nell’olio, provenienti da Ostia o da Ariccia, o quella di purgarsi con clisteri. Prima di esibirsi all’interno del Pa P lazzo, chiamò presso la Corte il citaredo più bravo del tempo, un certo Te T rpno, per carpirne segreti, cadenze e ritmi. Per anni lo ascoltò nelle serate di festa, poi lo accompagnò, prima timidamente, poi rubando la scena. P 22 Il debutto non a Roma Ma nei teatri della Capitale non voleva esibirsi, convinto che i Romani non avrebbero apprezzato la sua iniziativa, non essendo particolarmente att t ratt t i dal canto, né tantomeno intenditori. Grandi oratori, certamente, inarrivabili strateghi sui teatri di guerra, costrutt t ori di opere immortali, ma il canto no, non era per loro. La cith t ara r , ma sopratt t utt t o gli altri strumenti musicali come le tube, le buccine e i tamburi, non erano utilizzati come fonte di musica, ma unicamente per trasmett t ere repentini segnali sui campi di batt t aglia o per accompagnare i Condott t ieri nelle sfilate dei trionfi. NAVIGARE NELLA STORIA E allora Nerone, dopo una lunga esperienza tra amici e tra gli aurighi, quando andava a trovarli al Circo Massimo, organizzò il suo debutto in pubblico a Napoli. Una città già allora influenzata da tendenze r ellenistiche, frequentata da artisti e poeti di ogni parte del mondo conosciuto, e in stretta simbiosi con la sonorità del mare e le bellezze del golfo. Si sentiva il protettore del popolo e si comportava come tanti di loro, non rinunciando a ostentare il grande disprezzo che aveva per l’aristocrazia, la quale, a sua volta, mai tralasciava di denunciare la presunta deriva populistica e il disgregarsi di antichi costumi. Era il 5 febbraio del 63 quando il Principe si esibì in un teatro del capoluogo campano, stracolmo di gente, invitata o att t ratt t a dalla fama del protagonista ed anche incuriosita dalla singolarità della manifestazione. Un successo. Uno strepitoso successo, dovuto in parte alla bravura del protagonista e in grande misura agli applausi ritmati e organizzati di una parte del pubblico, appositamente istruita, inquadrata e pagata. Un velenoso Svetonio aggiunge: “Quando cantava non era permesso uscire dal teatro, nemmeno per necessità. E così, stando a quanto si dice, alcune donne partorirono durante lo spettacolo, e molti, stanchi di ascoltare e di applaudire, sapendo che le porte erano sbarrate, saltarono furtivamente oltre il muro o si fecero portar fuori fingendosi morti”. Una rivoluzione per l’Impero Il nuovo percorso culturale che informava la politica neroniana tendeva a creare nuove forme di coesione sociale che non fossero quelle consolidate e sperimentate per secoli, come quelle dell’espansione territoriale, della ferrea disciplina delle legioni e, soltanto per i più eruditi, dell’oratoria. Una rivoluzione culturale che faceva seguito a secoli di guerre, di aggressioni, di continui scontri tra gli stessi eserciti romani, da cui l’aristocrazia traeva sempre enorr mi vantaggi. Era un periodo in sostanza in cui non si pensava più a un movimento espansionistico ma al consolidamento di un vastissimo Impero. Per contro, anche il ricavato dell’imposizione fiscale, suddiviso tra tutte le province, gravava in modesta misura sui cittadini dell’Urbe, non più assillati come un tempo dai problemi della sussistenza, anche in considerazione della distribuzione gratuita di generi di prima necessità. E quindi il popolo seguiva senza tentennamenti il “proprio” Imperatore, che non disdegnava di gareggiare e cantare tra la plebe. Tu T tto perdonavano a Nerone, anche qualche eccesso, facendo infuriare sempre di più l’apparato senatoriale. VELA Il viaggio d’arte in Grecia Con il debutto napoletano Nerone ruppe quel muro di riserbo che fino allora lo aveva tenuto lontano dai palcoscenici romani. Cominciò da allora a esibirsi a Roma, citaredo tra i citaredi, con eguale possibilità di successo di tanti artisti del tempo. Le poesie dell’Imperatore erano molto diff f use e lette nella Capitale. Ve V nivano recitate nelle case e nei teatri, a volte alternandole a brani musicali composti dal “cantautore” Nerone. Di buona fattura, discreto ritmo, metrica latina con influssi greci, i componimenti poetici del Principe erano molto apprezzati. Durante i “Ludi Neroniani” del 60 le sue doti furono magnificate dal poeta Anneo Lucano con le Laudes Neronis. Il giovane poeta non esitò neppure ad esaltare il poema Tr T oica, composto dall’Imperatore, distribuito e studiato nelle scuole romane. Nel tardo autunno del 66 Nerone intraprese un viaggio d’arte in Grecia. Vo V lle esibirsi come citaredo e auriga nei giochi olimpici a Olimpia, in quelli pitici a Delfi, in quelli nemei a Nemea. I greci furono costretti a concentrare in un solo anno tutte le manifestazioni programmate per dar modo al Principe romano di partecipare a ogni singola gara. Ne vinse molte, alcune per meriti personali, il più delle volte per il compiacente atteggiamento degli atleti e dei musicisti. Per riconoscenza verso il popolo greco, alla fine dei giochi convocò i rappresentanti di tutte le città presso l’istmo di Corinto per dare il primo colpo di piccone all’apertura del Canale che avrebbe consentito ai naviganti di evitare la lunga circumnavigazione del Peloponneso. Importante iniziativa, accantonata però alla morte di Nerone. Soltanto dopo molti secoli sarà realizzato il progetto neroniano. (G.P.) 23 VELA LE MIGLIORI TESI DI LAUREA IL DIRITTO DI LIBERTÀ RELIGIOSA NEGLI ISTITUTI PENITENZIARI RELIGIOSITÀ ED ESIGENZE DI PUBBLICA SICUREZZA NICOLÒ STEFANELLI NEO-LAUREATO IN GIURISPRUDENZA DI Nicolò Stefanelli sta svolgendo la pratica forense. Vive a Trevignano Romano natura di diritto inviolabile è esplicitamente riconosciuta alla libertà religiosa da numerose fonti di diritto interno ed esterno, come la Costituzione italiana, la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, nonché da svariate pronunce giurisdizionali. Nel trattamento penitenziario la religione costituisce uno degli elementi principali, nella consapevolezza che possa facilitare il percorso rieducativo e risocializzante del carcerato. Ma i buoni propositi del Legislatore sono rimasti confinati al piano delle norme. La massiccia presenza di stranieri provenienti per lo più da Pa P esi di religione musulmana (area del Maghreb) e ortodossa (Europa dell’Est) palesa la trasformazione in senso multiculturale e multireligioso della società italiana. Eterogeneità riflessa dalle istituzioni penitenziarie che, divenute luoghi di pluralismo, sono chiamate a predisporre programmi trattamentali rispettosi delle identità culturali e delle credenze di ciascuno. Esse dovrebbero trovare protezione principal- L 24 mente nelle carceri, dove la privazione della libertà personale rende ardua l’osservanza dei precetti della fede. T ttavia tra gli obiettivi proclamati Tu e la quotidianità detentiva c'è una profo f nda spaccatura che mostra il drammatico fallimento del sistema: le istanze religiose dei detenuti acatt t olici (relative all’assistenza spirituale, ai regimi alimentari, a luoghi decorosi e spaziosi dove celebrare i culti, alla simbologia religiosa) rimangono spesso inevase, rivelando una disuguaglianza rispetto ai cattolici nella protezione della libertà religiosa. Un'attenzione particolare merita il problema della radicalizzazione in carcere a causa della quale alcuni detenuti islamici si fanno portatori di una visione distorta dei principi della propria religione. È un tema di grande attualità: gli attentati di Pa P rigi, Bruxelles e Berlino, compiuti da soggetti con trascorsi carcerari, dimostrano come nelle prigioni, proprio perché abitate da individui fragili e facilmente influenzabili, circolino con fervore messaggi fondamentalisti e idee politico-religiose contrarie al modello occidentale. Disagio e malessere che trovano spesso la loro causa proprio nell’incapacità dell’Amministrazione penitenziaria di off f rire risposte soddisfacenti ai bisogni spirituali dei reclusi. Assicurare loro più ampie possibilità di godimento del diritto di libertà religiosa è la nuova sfida per lo Stato, sia perché diritt t o inviolabile e fondamentale che non ammette le distinzioni cui fa riferimento l’articolo 3 della Costituzione, sia perché sono seriamente a rischio valori come la sicurezza e l’ordine pubblico. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Gino Polidori Formello e Trevignano Romano BCC CREDITO COOPERATIVO Siamo presenti a: Sede Amministrativa FORMELLO Vice Presidente Marco Palma Filiale TREVIGNANO ROMANO Viale Umberto I°, 92 Tel. 06.90143095 Via IV Novembre, 2 Fax 06.90146800 Fax 06.9999514 Sede Centrale FORMELLO Filiale ANGUILLARA SABAZIA Consiglieri Alvaro Altarocca Angelo Buccioli Edda D’Alessio Gianluca Franchini Piergiorgio Montani Matteo Stefanelli Maurizio Varzi Tel. 06.999121 Viale Umberto I°, 4 Tel. 06.9014301 Via Anguillarese Km 5,200 Fax 06.9089034 Tel. 06.9994574/385 Agenzia n° 1 LE RUGHE Fax 06.9995337 Viale Africa, 8 Tel. 06.9087359 COLLEGIO SINDACALE Presidente Cristiano Sforzini Sindaci Filippo Salvatore Licenziato Nazzareno Neri Sindaci supplenti Massimo Caramante Giuseppe Giurato Filiale CESANO Via della Stazione, 359 Fax 06.90129315 Tel. 06.30439538/88 Filiale CAMPAGNANO DI ROMA Fax 06.3038935 Piazza Regina Elena, 23 Tel. 06.90154376/77 Via Roma, 50 Fax 06.90154380 Tel. 06.9014301 Filiale MONTEROSI Agenzia n° 2 OLMETTI Filiale NEPI Via degli Olmetti, 41 3U Tel. 06.90400394 Via Monsignor Olivares Fax 06.90400352 Tel. 0761.556598 (Centro comm. San Bernardo) ORGANISMO DI VIGILANZA Presidente Sandro Cioccoloni Membri effettivi Gabriele Bozzo Giuseppe Mansueti DIREZIONE Direttore Generale Mario Porcu Vice Direttore Generale Elio Longo COMMISSIONE SOCI Giuseppina Angelici Vincenzo Brunori Enrico Catarci Flora Centofanti Attilio Francesconi Mario Giardi Carla Mampieri Silvano Marinelli Giuseppe Napoleone Fabrizio Zofrea COLLEGIO DEI PROBIVIRI Presidente Sergio Troiani Membri Luna De Santis Alberto Pezzaglia Nepi Formello Trevignano Romano Monterosi Campagnano di Roma Trevignano Romano Nepi Campagnano di Roma Monterosi Anguillara Sabazia Anguillara Sabazia Cesano Formello Le Rughe Olmetti Cesano di Roma 1° Concorso per Giovani Pianisti Armando Renzi Una primavera in musica sulle rive del lago 26-27-28 maggio 2017 Auditorium BCC a Trevignano Nell'ultimo fine-settimana di maggio l'Auditorium BCC a Trevignano ospiterà i giovani pianisti del concorso musicale intitolato al grande maestro Armando Renzi, compositore e direttore d'orchestra e di coro, in collaborazione con il Comune di Trevignano, l'APT di Trevignano e la figlia del Maestro, la signora Maria Carla Renzi. Il concorso è riservato agli allievi della Scuole secondarie di primo grado Indirizzo musicale e alle Scuole private della stessa fascia d'età nel territorio dell'Alto Lazio compreso tra Roma Nord, Civitavecchia, Viterbo e Rieti. Si articolerà in tre prove e la premiazione avverrà domenica 28 maggio alle ore 17, in occasione del concerto di chiusura tenuto dai 10 finalisti, a cui invitiamo tutti i nostri soci. Ai tre vincitori la signora Maria Carla assegnerà rispettivamente premi di 1.000, 600 e 400 euro tra contanti e bonus per l'iscrizione a scuole musicali o acquisto di strumenti. Il bando con le modalità di iscrizione e partecipazione è pubblicato sul sito www.armandorenzi.it o può essere richiesto all'indirizzo email [email protected]; la scadenza delle iscrizioni è fissata per il 30 aprile 2017. Domenica 28 maggio alle ore 17,00 il concerto dei finalisti