Corso di laurea in Scienze dell’Educazione A. A. 2015 / 2016 Istituzioni di Linguistica (M-Z) Dr. Giorgio Francesco Arcodia ([email protected]) 1. La linguistica acquisizionale: la nozione di L2 “Anche se in linea teorica questa disciplina concerne ogni processo di acquisizione della competenza linguistica, a qualsiasi età sesso abbia luogo, in realtà normalmente essa studia processi e modelli relativi all’acquisizione di una lingua non materna, convenzionalmente detta lingua seconda (o L2) perché appresa in età successiva alla prima lingua o lingua materna (L1)” (Chini, Marina, 2005, Che cos’è la Lingustica Acquisizionale, Roma, Carocci) → per L2 (lingua due, lingua seconda) si intende “una lingua che l’individuo impara dopo che si è stabilizzata la sua prima lingua [L1]. Includiamo quindi nella L2 anche una terza lingua, una quarta, e così via” (Bettoni, Camilla, 2001, Imparare un’altra lingua, Bari, Laterza) Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Aspetti della differenziazione di L2 rispetto a L1: cronologia (la L2 si impara dopo) indipendenza dallo sviluppo cognitivo e sociale primario L1 può ‘condizionare’ l’acquisizione di L2 competenza (la L2 si conosce meno bene) uso (la L2 si usa meno frequentemente) → questi ultimi due criteri hanno un’applicazione parziale nei casi di bilinguismo precoce, di emigrazione a lungo termine, etc. 2 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] La L2 viene imparata in modo (parzialmente) diverso dalla L1: la L1 si impara (apparentemente!!) più in fretta, con uno sforzo minore (?) e con un esito “perfetto” → l’apprendimento della L1 si completa attorno ai 5-6 anni, dopo 12-14.000 ore di esposizione; un corso di L2, dalle scuole elementari al diploma di maturità, prevede 1.000-1.200 ore (in 11 anni) (Bettoni, Camilla, 2001, Imparare un’altra lingua, Bari, Laterza) Apprendimento spontaneo e apprendimento guidato: l’apprendimento spontaneo avviene in un contesto in cui l’apprendente è esposto alla L2, è più inconsapevole, inconscio ed implicito; l’apprendimento guidato prevede la presenza di una guida (insegnamento esplicito), è più consapevole, intenzionale ed esplicito (conoscenza delle regole) → alcuni autori distinguono tra acquisizione (acquisition, apprendimento spontaneo) e apprendimento (learning, apprendimento guidato) (cf. Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani) → l’apprendimento può avvenire in un contesto che preveda, in proporzione diversa, entrambe le modalità → l’apprendimento spontaneo ha un ruolo centrale nella ricerca di ambito acquisizionale 3 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Alcuni nozioni fondamentali: Input: i materiali linguistici a cui viene esposto l’apprendente Intake: ciò che l’apprendente “coglie” dell’input Output: l’insieme delle produzioni linguistiche (orali e scritte) dell’apprendente transfer (interferenza): influsso di abitudini della L1 sulla L2 (es. accento straniero) Lingua straniera (LS): lingua non materna appresa in una comunità che normalmente non la parla (es. inglese in Italia) → spesso il termine L2 viene usato per indicare lingue non materne apprese sia in un paese / territorio dove tale lingua è parlata, sia in uno in cui non è parlata (LS) Lingua ‘etnica’ / heritage language: “una lingua seconda, o una sua varietà più o meno definita e riconoscibile, già presente nel repertorio linguistico dell’apprendente quale parte di un patrimonio linguistico familiare prima ancora di diventare oggetto esplicito di insegnamento” (es.: l’albanese per gli italiani di origine albanese di seconda generazione) (Lo Duca, M.G., 2013, Lingua italiana ed educazione linguistica (nuova edizione), Roma, Carocci) 4 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 2. L’interlingua Interlingua: “[l]a varietà di lingua d’arrivo parlata da un apprendente: si tratta di un vero e proprio sistema linguistico, caratterizzato da regole che in parte coincidono con quelle dalla L2, in parte sono riconducibili alla L1 e in parte sono indipendenti da entrambe (...). La nozione di interlingua cerca di dar conto del fatto che le produzioni di un apprendente non costituiscono un’accozzaglia di frasi più o meno devianti, più o meno costellate di errori, ma un sistema governato da regole ben precise, anche se tali regole corrispondono solo in parte a quelle della lingua d’arrivo (…) “Le ricerche sulla varietà iniziale mostrano quindi come l’acquisizione di una seconda lingua sia un processo ricostruttivo caratterizzato dalle ipotesi dell’apprendente, che cerca attivamente di produrre regole sempre più efficaci comunicativamente e che sempre più si avvicinino alle norme della lingua di arrivo” (Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani, p. 21 e 43) → nello studio dell’apprendimento di L2, non è metodologicamente corretto tenere conto solo della lingua materna dell’apprendente e della lingua d’arrivo; importanza dell’interlingua (L. Selinker) → variazione libera vs. variazione sistematica nell’interlingua 5 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 2.1 Stadi di sviluppo dell’interlingua (0) Silent period: l’apprendente non tenta di utilizzare la L2; alcuni apprendenti parlano tra sé e sé nella L2 (1) Varietà pre-basica: parole isolate, formule / routine, frames Ess.: hai capito? Non capisco, come? No, sì; questo, così, fare, cosa, qui, là, buono; io, tu, lui, lei; grazie, scusa, per favore; ciao, buongiorno, arrivederci; mi chiamo , vuoi un po’ di ? → le parole apprese per prima dipendono, in parte, dal contesto di inserimento dell’apprendente → la morfologia delle interlingue iniziali è assente o molto semplificata; utilizzo di una forma passepartout del verbo: mangia, mangi, mangio, mangiare (cf. Banfi, Emanuele, 1990, Infinito (ed altro) quale forma basica del verbo in micro-sistemi di apprendimento spontaneo di italiano L2: osservazioni da materiali di sinofoni, in Bernini, Giuliano e Giacalone Ramat, Anna (a cura di), La temporalità nell'acquisizione di lingue seconde, Milano, Franco Angeli) 6 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] → utlizzo di mezzi lessicali per l’espressione dei rapporti di tempo ed aspetto Es.: “e Charlie Brown dice ‘primo tu volie mangiare adesso tu volie lire che cosa volie prossima?’” (adattato da: Massariello Merzagora, Giovanna, 1990, Mezzi lessicali per l’espressione della temporalità in apprendenti sinofoni, in Bernini, Giuliano e Giacalone Ramat, Anna (a cura di), La temporalità nell'acquisizione di lingue seconde, Milano, Franco Angeli) → principio dell’ordine naturale Es.: (A) e poi fino a Khartum come sei arrivato? (B) fino Khartum – eh, uno uno omo – americano – “questo qua (e) mio figlio, mio figlio, eh, Milano” eh (la) l’uomo – adesso c’è Amereca” (es. adattato da: Banfi, E. & Bernini, G., 2003, Il verbo, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) 7 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] → distinzione debole tra parti del discorso Es.: “lui vuole eh liposo n attimo vicino vicino ombro” ‘vuole riposare un attimo all’ombra’ (liposo → riposare) (es. adattato da: Giacalone Ramat, Anna, 2003, Il quadro teorico, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) → uso limitato o nessun uso della copula Es.: “Questo mapo”, “brutto carne” (es. adattato da: Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani) → evitamento o uso improprio delle parole funzionali Ess.: “questa chi fiore” (‘questo è un fiore’) (es. adattato da: Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani) 8 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] (2) Varietà di base: distinzione categoriale fondamentale nome vs. verbo →compaiono enunciati costruiti attorno ad un nucleo verbale, struttura su base pragmatica ed anche semantica Enunciato strutturato sulla base delle funzioni pragmatiche di topic e comment Es.: IT: e sei? La tua famiglia? MK: sì mio mam/madre sì c’è qua TOPIC COMMENT IT: aha e poi? MK: diciassett’anni fa – in Italia IT: ah lei è venuta – diciassette anni fa in Italia → mantenimento del topic → principio focus last: la parte più informativa dell’enunciato (focus o comment) si colloca alla fine dello stesso (Es.. adattati da: Andorno, C. et al., 2003, Sintassi, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) (3) Varietà post-basiche: presenza di verbi e nomi flessi, organizzazione sintattica dell’enunciato 9 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] → varietà di interlingua come continuum di sviluppo Es.: sviluppo della categoria del genere nel nome Alcuni soggetti non riconoscono correttamente il genere nel nome (ad es., persianofoni), nemmeno dopo un anno e mezzo di esposizione all’italiano → la loro interlingua gli consente comunque di comunicare con italofoni Errori / imprecisioni nelle desinenze nominali: forme prive di vocale finale (pròblem, ànimal, giorn, mel) sovraestensione di –a senza valore di genere (uoma, filma, corpa, agosta, specchia) sovraestensione di –o (bicchiero, zuppo, polvero) sovraestensione di –e (soprattutto persianofoni; salade, telefòne) → scarsa salienza fonica delle desinenze vocaliche italiane 10 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Principi nella scelta delle terminazioni: ipercaratterizzazione di genere (problemo, moglia, meso, madla, collego) interferenza di L1 (limona < Zitrone, piazzo < Platz, barco < Boot) → tendenza verso il paradigma dominante (M –o, F –a) Incidenza degli errori nell’assegnazione del genere (I e II classe, scelta dell’articolo singolare appropriato): Persianofoni (69%) > anglofoni (60%) > tedescofoni (51%) > francofoni (37%) → gli apprendenti con L1 priva di genere (o con genere meno pervasivo) commettono più errori di assegnazione con i nomi “facili”, più trasparenti per genere (Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) 11 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Regola di base di assegnazione del genere nell’interlingua (italiano L2): –o = maschile; -a = femminile → estensioni “devianti”: le cane, lo gatto (persianofoni) → Sequenza di produttività dei criteri di assegnazione: criteri fonologici > criteri semantici > criteri di morfologia derivazionale (Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) → cf. italiano/L1 12 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Presenza di sequenze d’apprendimento indipendentemente dalla L1: → sequenza di acquisizione del sistema del verbo italiano: Presente (e Infinito) > (Ausiliare) Participio Passato > Imperfetto > Futuro > Condizionale > Congiuntivo (Giacalone Ramat, Anna, 2003, Il quadro teorico, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) → sequenze d’apprendimento molto simili per L1 ed L2 → L’organizzazione interna di ogni varietà d’apprendimento è sistematica; ogni varietà non è un’imitazione di una lingua, bensì un sistema linguistico autonomo con le caratteristiche del linguaggio umano. → Tuttavia, sono presenti anche aspetti di variazione libera, non sistematica Es.: no look my card don’t look my card vs. (Ellis, Rod, 1997, Second Language Acquisition. Oxford: Oxford University Press) 13 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Fossilizzazione: l’input non diventa più intake, l’apprendente smette di progredire prima di ‘arrivare’ alla lingua target; fenomeno caratteristico di gran parte degli apprendenti → la fossilizzazione può riguardare aspetti particolari della grammatica → la competenza piena (native-like) può essere raggiunta da certi apprendenti solo per alcune modalità d'uso Es.: discorso pianificato vs. discorso spontaneo → componenti fossilizzate nell'interlingua possono mostrarsi 'resistenti' anche all'addestramento specifico → cfr, la nozione di backsliding (produzione di errori caratteristici di uno stadio di sviluppo precedente dell'interlingua) → la fossilizzazione è un fenomeno specifico della L2 (l'acquisizione della L1 normalmente non conosce fossilizzazione) (Ellis, Rod, 1997, Second Language Acquisition. Oxford: Oxford University Press) 14 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 3. Fattori linguistici nell’acquisizione di L1 Fattori linguistici universali (validi per tutti in modo analogo) vs. fattori linguistici specifici, legati alle caratteristiche della L1 e alla L2 (lingua target) → interferenza 1.1 Universali ‘chomskyani’ e ‘greenberghiani’ Grammatica Universale (UG): conoscenza di principi (proprietà generali valide per tutte le lingue storico-naturali) e parametri (valore dei parametri fissato in maniera diversa nelle varie lingue) → nell’apprendimento di L2, la UG è accessibile, parzialmente accessibile, accessibile indirettamente (tramite la L1) o inaccessibile? 15 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Universali come generalizzazioni induttive (Greenberg): principi individuati mediante l’analisi di grandi campioni di lingue rappresentativi di lingue ‘distanti’ (genealogicamente e geograficamente) Es.: tutte le lingue hanno vocali orali se una lingua ha la categoria del genere, allora ha anche quella del numero genere sì sì no no numero sì no sì no → italiano → non attestato → turco → vietnamita → il numero è meno marcato rispetto al genere (più diffuso) 16 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] → spesso, i tratti marcati vengono appresi più tardi e con minor successo rispetto a quelli meno marcati Es.: le consonanti occlusive sonore (b, g, d) a fine parola sono più marcate (meno diffuse) rispetto alle corrisponenti sorde (p, k, t) → Distribuzione delle consonanti occlusive a fine parola nelle lingue del mondo: sonore sì sì no no sorde sì no sì no → inglese → non attestato → tedesco → cinese mandarino → nelle interlingue, si riscontra una maggiore difficoltà nell’apprendimento delle occlusive sorde finali Es.: dati di inglese L2 di apprendenti ispanofoni e sinofoni: ret (< red), bige (< big) → cf. genere vs. numero: gli apprendenti di italiano L2 hanno più difficoltà di riconoscimento e di marcatura del genere nel nome rispetto al numero (Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l’Italiano, Roma, Carocci) 17 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Perché gli universali hanno un riflesso anche sull’apprendimento di L2? fattori analoghi condizionano sia le lingue (in senso stretto) che le interlingue → le strutture meno marcate sono apprese più facilmente perché ‘più naturali’ (cf. la teoria della naturalezza, Dressler, Wolfgang U. et al., 1987, Leitmotifs in Natural Morphology, Amsterdam-Philadelphia: John Benjamins); nei fenomeni di attrition (perdita), le strutture più marcate vengono perse prima Ess.: plurale nominale inglese → dog-s è ‘più naturale’ di feet (pl. di foot), produzione di childs in luogo di children nelle interlingue genere in italiano L2 → sovraestensione di ‒o per i nomi maschili e ‒a per i femminili (problemo, bicchiero, moglia, meso, tigra, tigro); scelta delle marche di genere ‘prototipiche’ e più trasparenti (forza del paradigma dominante) → e quando gli esiti in L2 non rispecchiano le tendenze naturali? Azione di L1 (transfer) 18 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 3.2 le caratteristiche di L2 e di L1 I tratti più ‘tipici’ e ‘centrali’ di un sistema possono risultare più facili da imparare → marcatezza dipendente dal sistema (vs. marcatezza universale) → uno stesso tratto può essere marcato (marginale) rispetto alle caratteristiche centrali della lingua A, ma essere molto meno marcato, e quindi più facile per l’apprendente, nella lingua B → le strutture conformi alle caratteristiche tipologiche di L2 risultano più facili Es.: la morfologia verbale dell’italiano (lingua flessiva, morfologia molto ricca) viene spesso appresa più velocemente che in lingue dalla morfologia verbale più ridotta (inglese, francese) → dato che il verbo italiano compare quasi sempre in una forma flessa nell’input, gli apprendenti ricevono molti stimoli per l’apprendimento di (alcune) regole Marcatezza relativa e frequenza nell’input: la frequenza elevata può attenuare le difficoltà connesse con l’acquisizione di strutture marcate → past tense inglese irregolare di verbi ad altissima frequenza (came, went) viene appreso (secondo certi studi) prima del passato regolare in ‒ed. 19 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Ruolo della qualità dell’input nell’acquisizione: Esposizione ad input in L2 formale (e scritto) → facilitazione nell’apprendimento di strutture marcate (es. frasi relative come il cliente il cui portafoglio venne ritrovato) Esposizione ad input semplificato (anche agrammaticale), soprattutto foreigner talk* → permanenza di strutture semplificate ‘devianti’ nell’interlingua *Foreigner talk: lingua indirizzata agli apprendenti da parte dei nativi, semplificata al fine di renderla più facile da capire (tono di voce più alto, ritmo più lento, minore ipoarticolazione, scelta di parole più comuni, frasi più corte e semplici), anche in violazione della grammatica della lingua Esposizione ad input scolastico → strutture marcate della L2 possono essere apprese con maggiore facilità se l’insegnante vi dedica più tempo e attenzione → non contano solo le caratteristiche di L2, ma anche quale input riceve l’apprendente 20 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Ruolo di L1 nell’acquisizione Ipotesi dell’analisi contrastiva: apprendimento di L1 come acquisizione di abitudini, imitazione di modelli e ripetizione; nell’apprendimento di L2, le abitudini della L1 interferiscono con le abitudini di L2; il transfer può essere positivo o negativo → confrontando aspetti di L1 e L2, si possono prevedere le difficoltà nell’apprendimento Morpheme studies: gli errori ‘imputabili’ a L1 sono solo una piccola parte, il ruolo della lingua materna è piuttosto marginale nell’apprendimento → fattori innati e universali hanno un peso maggiore nell’apprendimento sia di L1 che di L2 Approcci generativi: secondo alcuni, la UG è accessibile solo indirettamente nell’acquisizione, tramite L1 Approcci cognitivi: L1 come “bussola di orientamento” per la comprensione e l’acquisizione di L2, una possibile risorsa per l’apprendente 21 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Transfer negativo: It. io ho finito → ted. Ich habe fertig (vs. Ich bin fertig) It. piove → ing. rains (vs. it rains) Transfer positivo: It. la luce è forte → ing. the light is strong Transfer negativo in termini di frequenza relativa It. non ti sento → ing. I don’t hear you (vs. I can’t hear you) → non c’è vero errore, ma la versione con can’t è più frequente / naturale (Bettoni, Camilla, 2001, Imparare un’altra lingua. Bari. Laterza) Transfer come possibilità di errore: The man whom I spoke to him is a millionaire → gli apprendenti di inglese L2 di madrelingua francese hanno meno probabilità di fare questo tipo di errore rispetto a quelli di lingua araba → struttura ammessa in arabo ma non in francese (Ellis, Rod, 1997, Second Language Acquisition. Oxford: Oxford University Press) 22 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Fattori che condizionano il transfer: (a) Livello di analisi → fenomeni di interferenza sono meno probabili man mano che ci si muove verso destra in questa scala: fonologia > lessico > sintassi > morfologia Es.: tampete < tempesta (francofono), conosceva a uno, parolas (ispanofono) (b) Livello di competenza → il transfer è più comune all’inizio del percorso di acquisizione (soprattuto, interferenza fonologica e lessicale); il transfer morfologico avviene solo più tardi (nell’elaborazione della morfologia di L2), mentre le interferenze pragmatiche e testuali operano anche nelle interlingue avanzate (c) Marcatezza → più probabile l’interferenza di elementi di L1 meno marcati → ipotesi della marcatezza differenziale (Eckman, 1977): le aree di L2 più diverse da L1 e più marcate saranno più difficili da apprendere, aree diverse ma meno marcate non saranno particolarmente difficili Es.: il cinese non ha né genere né numero; gli apprendenti cinesi di italiano hanno minore difficoltà con il numero, in quanto categoria tipologicamente meno marcata del genere 23 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] (d) Prototipicità e percezione dell’accettabilità → è più facile che vengano trasferite in L2 le forme dal significato e dagli usi più prototipici, rispetto ai significati metaforici o marginali Es.: verbo break ‘rompere’ in apprendenti olandesi avanzati di inglese L2 hij brak zijn been → he broke his leg het ondergronde verset werd gebroken → the underground resistance was broken → nonostante in entrambi i casi ci sia corrispondenza tra il nederlandese breken e l’inglese to break, nel secondo caso gli apprendenti non sentono la traduzione come appropriata (es. da Ellis, Rod, 1997, Second Language Acquisition. Oxford: Oxford University Press) (e) Distanza tipologica o genetica → il transfer da L1 è più probabile se L2 è (a ragione o a torto) ritenuta simile a L1, ma molto meno probabile se tra lingua di partenza e quella di arrivo sono molto ‘distanti’ Es.: italiano L2 di ispanofoni abitazione ‘stanza’ (< habitación), cartiera ‘borsa’ (< cartera); possibilità di una ‘costruzione’ di (sottosistemi di) L2 a partire dai corrispondenti in L1, con aggiustamenti (‘continuum di ristrutturazione’) 24 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] (f) Conformità alla naturalezza → il transfer da L1 può avvenire se la struttura è “conforme a principi naturali” e se c’è un “punto di appoggio” nella L2 Es.: sovraestensione di la e una con nomi inizianti per vocale nell’italiano L2 di ispanofoni (la emigrasione, una ora) → principio di naturalezza ‘una forma – una funzione’, evitamento dell’allomorfia, mantenimento dei confini di parola (cf. spagnolo la anulación, una escobilla) → il transfer da L1 (o da altre L2) non cambia normalmente l’ordine in cui le strutture di L2 vengono apprese, ma influisce sulla velocità e sulle possibilità di successo → il transfer non si realizza solo nell’errore, ma anche con l’evitamento di strutture ‘difficili’ o con l’uso ‘eccessivo’ di strutture di L2 compatibili con L1 Es.: in cinese mandarino, le relative vengono costruite ‘a sinistra’ (shuō Yīngyǔ de nǚrén, lett. ‘parla inglese che donna’), così come in giapponese, mentre in inglese vengono costruite ‘a destra’ (the woman who speaks English), così come in arabo e in persiano; secondo uno studio di Schachter (1974), gli apprendenti di inglese L2 cinesi e giapponesi producono molte meno frasi relative rispetto agli arabofoni e ai persianofoni (Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani) → non è ancora chiaro quale sia il peso relativo dei vari fattori che condizionano il transfer, né come essi interagiscano tra di loro 25 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 4. Fattori extralinguistici nell’acquisizione di L2 4.1 Fattori individuali Età dell’apprendente → intuitivamente, le possibilità di successo diminuiscono con l’aumentare dell’età Ipotesi ‘classica’ del periodo critico (Lenneberg 1967), collocato entro i 12 anni → più sostenibile l’idea di diversi periodi sensibili per i vari livelli della lingua (fonetico, morfosintattico); con la mielinizzazione viene limitata la possibilità di formare nuove connessioni tra neuroni, la mielinizzazione avviene in periodi diversi per le diverse aree deputate alla fonologia, alla morfologia... → chi impara una lingua prima della pubertà riesce meglio a ‘parlare senza accento’; i livelli del lessico, della semantica e della pragmatica restano ugualmente accessibili anche in età avanzata → aree del cervello non soggette a mielinizzazione 26 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Older is faster, but younger is better: adulti e adolescenti attraversano più rapidamente dei bambini le fasi iniziali dell’apprendimento, avendo una maggiore maturità cognitiva, con possibilità di riflessioni metalinguistiche, generalizzazioni, etc. → per gli adulti (dopo i 17-20 anni) è più facile (nelle fasi iniziali) l’apprendimento consapevole, ma non l’acquisizione (in senso stretto) → il periodo critico riguarda soprattutto l’acquisizione inconsapevole (cf. i sostenitori della grammatica universale) → nell’insegnamento agli adulti, importante l’attenzione agli aspetti formali espliciti Differenze di ordine psicoaffettivo e sociale legate all’età: i bambini hanno normalmente una motivazione integrativa più forte nell’apprendimento, sono meno legati (a livello identitario) alla lingua di partenza, sono meno inibiti e più flessibili. → anche l’input ‘semplificato’ che spesso ricevono i bambini facilita l’apprendimento 27 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Fattori cognitivi ‘Attitudine linguistica’ (talento per le lingue) → caratteristica tendenzialmente stabile nel tempo, ma variabile da persona a persona (a) abilità fonetica (identificare e memorizzare suoni nuovi) (b) abilità grammaticale (capire il ruolo delle parole nell’enunciato) (c) abilità di memorizzazione (associazione rapida di suoni e significati) (d) capacità di estrarre regole dall’input → abilità ‘misurabili’ (con test come il Modern Language Aptitude Test) → ogni apprendente può essere ‘forte’ in un’abilità e ‘debole’ in un’altra → queste misurazioni sono state mese in relazione con i risultati nell’apprendimento esplicito in contesto scolastico; non vi sono dati analoghi per l’acquisizione spontanea 28 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Fattori psicologici Elementi che influiscono sull’utilizzo dell’input in L2 Tratti della personalità: livello di ansietà, autostima, sicurezza di sé, apprensione comunicativa, estroversione vs. introversione... → correlazione positiva tra bassa apprensione comunicativa, buona autostima e sicurezza di sé e successo nella L2; l’ansia eccessiva può frenare (o addirittura bloccare) il percorso di apprendimento → una personalità estroversa porta ad una maggiore esposizione all’input e ad un maggiore utilizzo di L2 (‘disposizione al rischio’), con effetti positivi sull’apprendimento Queste correlazioni (intuitive), tuttavia, non sono necessariamente dimostrabili → risultati controversi degli studi empirici → test limitati essenzialmente alle abilità grammaticali, non comunicative 29 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Motivazione → fattore fondamentale nei processi di apprendimento, variabile nel tempo Motivazione integrativa: L2 come strumento partecipativo Motivazione strumentale: L2 per trovare lavoro, studiare, etc. Motivazione di identificazione: L2 per diventare membro del gruppo con cui ci si identifica (anche con abbandono dell’identità nativa) Motivazione culturale: L2 come strumento per conoscere una cultura Motivazione intrinseca (interesse per le lingue in generale o specificamente per L2) vs. motivazione estrinseca (desiderio di ricevere ricompense, gratificazioni) → una motivazione integrativa / di identificazione porta a risultati migliori nel lungo termine “Come si vede, la motivazione è una nozione complessa, determinata da una grande quantità di fattori: nessuno di essi può essere detto indispensabile, ma pare chiaro che una somma di più fattori motivazionali contribuisce significativamente all’acquisizione della seconda lingua” (Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani, p. 219) 30 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] 4.2 Fattori sociali e contestuali Fattori macrosociali → caratteristiche del gruppo di parlanti in cui si colloca l’apprendente → Modello dell’acculturazione di Schumann (a) dominanza sociale di un gruppo sull’altro (b) modello di integrazione (assimilazione vs. acculturazione vs. mantenimento) (c) grado di chiusura, di coesione interna e dimensioni del gruppo d’origine (d) congruenza tra cultura d’origine e cultura d’arrivo (e) atteggiamenti verso la L2, verso chi la parla (f) progetto migratorio (di breve durata vs. di lunga durata) Distanza psicologica L1 / L2: diversità linguistica, diversità culturale, livello di motivazione, ‘permeabilità’ dell’ego → difficile misurare l’incidenza di questi fatttori 31 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Variabili sociali Età → diverse pressioni sociali a seconda dell’età → incerto l’effetto sull’acquisizione Genere → nella L1, gli uomini hanno una tendenza più marcata ad usare forme non standard rispetto alle donne; nella L2, le donne hanno risultati migliori (e atteggiamenti più positivi) rispetto agli uomini → donne più sensibili all’input, uomini ricorrono più spesso alla traduzione “(…) esistono studi condotti su migliaia di soggetti che mostrano che le donne hanno un vantaggio statisticamente significativo nell’apprendimento delle lingue (…)” (Pallotti, Gabriele, 1998, La seconda lingua, Milano, Bompiani) Classe sociale → differenze legate soprattutto ai compiti di tipo scolastico, importanza degli usi linguistici legati alla condizione professionale Identità etnica → una distanza (percepita) maggiore tra il gruppo di appartenenza e la L2 e atteggiamenti negativi del gruppo, con minore desiderio di integrazione, non favorisce l’apprendimento di L2 da parte del singolo membro → correlazione ‘sfumata’, influenzata da vari altri fattori 32 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Fattori microsociali Contesto immediato dell’apprendimento: informale / spontaneo vs. formale / scolastico → diverso focus dell’apprendimento: aspetti pragmatici e comunicativi vs. grammaticali → differenze nell’input a cui viene esposto l’apprendente; importanza dei domini di esposizione ed utilizzo di L2 (scuola, lavoro, amici, etc.), è possibile che alcuni ambiti del lessico e della fraseologia restino ‘scoperti’, altri padroneggiati pienamente Es.: cos'è la seriola? → connessione tra ambiti d’uso e valori affettivi e utilitaristici di L2 Quantità dell’input → l’input abbondante offre maggiori possibilità d’apprendimento, più probabile la comparsa di strutture marcate (meno frequenti) → mentre per lessico e routines è dimostrata una correlazione positiva tra frequenza elevata e apprendimento, nella morfosintassi anche elementi frequentissimi (es. articoli) possono essere appresi tardi 33 Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2015 / 2016 – [email protected] Qualità dell’input → nell’apprendimento spontaneo, l’input è soprattutto di registro colloquiale; nell’apprendimento scolastico, l’input è più diversificato, presenti varietà più alte, lessico più ricco → importanza della modifica dell’input e dell’utilizzo di più modalità (scritto, orale, visivo) N.B.: il foreigner talk agrammaticale non necessariamente favoriscono l’apprendimento; secondo alcune ricerche, l’input non comprensibile stimola l’apprendente a progredire Ruolo dell’interazione nativo – non nativo → costruzioni verticali Es.: IT: quindi tu hai un altro fratello in Cina? Grande CH: eh eh adesso (è) no + adesso in Italia IT: ah anche lui è venuto in Italia? CH: eh mia famiglia tutti → input modificato e interattivo più comprensibile e utile allo sviluppo dell’interlingua; tuttavia, può anche indurre la fossilizzazione alla varietà basica → anche nell’output in L2 c’è interazione 34