Filippo II

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L'età di Filippo II e di Elisabetta
Filippo II
Filippo II, il nuovo re di Spagna (figlio di Carlo V) fu il campione della Controriforma nella
seconda metà del XVI secolo. Il suo regno durò oltre 40 anni (1556-98). Al contrario di Carlo V, che
viaggiò tutta la vita da un capo all'altro dei suoi domini europei, Filippo II non si mosse dalla
Castiglia e decise di trasferire la corte a Madrid, nel palazzo dell'Escorial.
I problemi del governo: burocrazia ed economia
Lo Stato di Filippo II era il più autoritario d'Europa. Era un buon cattolico, ma aveva anche vasti
poteri sul clero (come il diritto di presentazione, che gli consentiva di nominare i vescovi di suo
gradimento). Inoltre, l'Inquisizione spagnola dipendeva direttamente dalla corona anziché dal
papa.
L'attività governativa della corte era affiancata da una serie di Consigli (simili ai moderni
ministeri). Era pratica comune la vendita delle cariche: l'aspirante a un posto statale doveva
sborsare una somma corrispondente all'importanza dell'incarico. Il funzionario, una volta nominato,
cercava di recuperare la somma con i proventi della carica. Oltre allo stipendio, modesto, il
funzionario percepiva dai privati, per ogni atto amministrativo, altri emolumenti. Questa situazione
diede luogo a una diffusa corruzione.
Dopo il 1560 cominciarono ad affluire in Spagna grossi quantitativi di oro e d'argento dalle
miniere del Perù e del Messico. Questa enorme ricchezza non fu però utilizzata per
promuovere lo sviluppo economico del paese, ma finì per transitare verso mercati esteri. Infatti,
all'incremento della domanda di merci (determinato dalla maggiore disponibilità di metalli preziosi)
non corrispondeva un adeguato incremento dell'offerta (l'apparato produttivo spagnolo restava
inadeguato). Ciò determinò un aumento dei prezzi, di cui fece le spese gran parte della
popolazione. La Spagna arrivò addirittura per tre volte a dichiarare la bancarotta, che comportava
la mancata restituzione dei capitali avuti in prestito.
La pirateria e la lotta contro i turchi (la battaglia di Lepanto)
Lo scontro tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo si riassumeva in quello tra Impero
ottomano e Spagna. Alla guerra aperta si mischiava la pirateria. La pirateria musulmana
costituiva un pericolo per tutte le rotte e le coste del Mediterraneo, ed aveva il suo principale centro
ad Algeri. Ma ben diffusa era anche la pirateria cristiana rivolta non solo contro i musulmani.
La tensione tra spagnoli e musulmani precipitò in conseguenza della conquista turca di Cipro. Il
papa Pio V organizzò una Lega santa contro i turchi, insieme alla Spagna e a Venezia, guidata da
Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II. Nel 1571 nelle acque di Lepanto (città greca nel golfo di
Corinto) si fronteggiarono due grandi flotte e fu una disfatta per i turchi. La notizia della vittoria
della Lega suscitò un'ondata di entusiasmo. I turchi si ripresero e ricostruirono la flotta, ma dopo
Lepanto la loro presenza nel Mediterraneo si offuscò e spostarono i loro interessi sul fronte
persiano. Per il mondo cristiano Lepanto segnò la fine di un incubo, perché mostrò che i turchi
potevano essere sconfitti. Nel complesso i traffici mediterranei per le navi cristiane divennero più
sicuri.
In Spagna la lotta contro i turchi riavviò lo spirito di crociata, che portò a una feroce persecuzione
dei moriscos (i musulmani battezzati), discendenti dalle popolazioni arabe che un tempo avevano
occupato la Spagna. Nel 1609 i moriscos furono definitivamente espulsi dalla Spagna.
La rivolta dei Paesi Bassi
Dopo la morte del re di Portogallo, Filippo II (zio del defunto re) salì sul trono di quel paese.
Acquisito il controllo sull'intera penisola iberica si dedicò a rafforzare la propria sovranità sui
Paesi Bassi (un'area corrispondente agli odierni Olanda, Belgio, Lussemburgo e parte della Francia
settentrionale). I suoi abitanti mal sopportavano l'ingerenza spagnola, per ragioni di ordine
fiscale, politico e religioso (nei Paesi Bassi era molto diffuso il calvinismo). Filippo II intraprese
una politica di persecuzione a danno dei calvinisti.
Nel 1566 in alcune importanti città dei Paesi Bassi scoppiò una rivolta messa in atto da masse
popolari sobillate dai calvinisti. Furono saccheggiati chiese e conventi, massacrati preti e
monache, abbattute le immagini sacre. Filippo II allora inviò nella regione il migliore dei propri
generali, il duca d'Alba, il quale riuscì a ristabilire l'ordine, punire i rivoltosi, ripristinare la
regolarità del prelievo fiscale. La rivolta si tinse allora di un tono di rivendicazione nazionale. I
ribelli furono appoggiati da quei nobili (detti “pezzenti”), anche cattolici, che non approvavano i
metodi spagnoli. Dalla loro parte si schierò anche il più prestigioso e ricco tra i nobili dei Paesi
Bassi, Guglielmo I di Nassau, principe di Orange. Nel 1572 Guglielmo d'Orange fu nominato
dai ribelli governatore delle province del Nord, ormai sottratte al dominio spagnolo. Le
province del Sud, in prevalenza cattoliche, restarono invece sotto controllo spagnolo. Le
province del Nord diedero vita alla Repubblica delle sette Province Unite, indipendente dalla
Spagna e destinata a un grande avvenire. Il riconoscimento ufficiale della spaccatura arrivò solo
nel 1648 con la pace di Vestfalia, che pose fine alla guerra dei Trent'anni.
Elisabetta d'Inghilterra
La precoce morte di Edoardo VI scatenò conflitti religiosi in Inghilterra. Salì sul trono Maria
Tudor, detta Maria la Cattolica, nata dal matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona, la
sposa spagnola che il sovrano aveva ripudiato a favore di Anna Bolena. Maria la Cattolica
procedette a una sistematica restaurazione del cattolicesimo: diverse centinaia di protestanti
subirono il martirio; fu abilito il Book of Common Prayer – il libro ufficiale di preghiera
protestante introdotto da Edoardo VI. La regina morì dopo pochi anni di regno e rimase famosa
come Maria la Sanguinaria.
La nuova sovrana Elisabetta era figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, entrambi sconsacrati dal
papa dopo il loro matrimonio in seconde nozze. Tutti attendevano la mossa del “cattolicissimo” re
di Spagna, ma Filippo II si guardò bene dal contestare la validità della successione al trono
inglese; infatti l'altra candidata era Maria Stuart, regina di Scozia e moglie di Francesco II re
di Francia. Se Elisabetta fosse stata spodestata, Maria Stuart avrebbe quindi unito nella sua
persona le corone di Scozia e Inghilterra e suo marito avrebbe governato su entrambe le sponde
della Manica. Filippo II arrivò addirittura a chiedere in sposa Elisabetta, la quale riuscì ad
eludere la richiesta. Sapendo di non potere avere figli, Elisabetta evitò di associarsi al trono un
inutile marito, si circondò invece di validi consiglieri e governò per un lunghissimo periodo,
trasformando l'Inghilterra in una potenza di prima grandezza. Ella detestava il fanatismo e
cercò di evitare il riaccendersi dei contrasti religiosi. Elisabetta orientò il paese verso il
protestantesimo e si fece nominare “suprema reggente delle cose sacre e profane” (Legge di
supremazia), ristabilendo l'autorità della corona sul clero; inoltre, ripristinò il Book of Common
Prayer di Edoardo VI (accentuando la scelta calvinista della Chiesa anglicana, pur ostacolando con
fermezza i puritani, ossia le frange più radicali del calvinismo).
La maggiore rivale di Elisabetta era Maria Stuart, la sua diretta erede, la quale in Scozia stava
cercando di riportare il paese al cattolicesimo. Ma una torbida vicenda di corte, culminata
nell'assassinio del secondo marito di Maria Stuart, Lord Darnley, fece precipitare la situazione: i
sospetti che la regina fosse complice del delitto divennero certezza quando Maria sposò l'assassino
di Darnely, il conte Bothwell, del quale era innamorata. Abbandonata dal popolo e aggredita da
una rivolta dei Lords protestanti, nel 1567 Maria fu costretta ad abdicare in favore del figlio
Giacomo e riparare in Inghilterra tra le braccia della sua principale nemica, Elisabetta, che la
rinchiuse in una prigione dorata.
L'inghilterra elisabettiana
Durante il regno di Elisabetta l'Inghilterra si affermò come una delle maggiori potenze. Si
verificò allora una fase di notevole crescita economica. L'incremento della produzione tessile
stimolò la trasformazione delle colture, l'aumento delle esportazioni provocò quello delle
importazioni e con esso un miglioramento dei livelli di vita. La ricchezza del paese si accrebbe
anche grazie al bottino delle navi corsare inglesi (Francis Drake). La flotta inglese conquistò le
rotte oceaniche. Nello stesso periodo i primi tentativi di fondare colonie in America, benché
falliti, aprirono la strada all'espansione dell'Inghilterra in quel continente (nel 1600 venne fondata la
Compagnia delle Indie orientali).
La guerra tra Spagna e Inghilterra
Mentre l'Inghilterra si rafforzava economicamente, si infittivano le trame cattoliche (papato,
Spagna) per abbattere Elisabetta a favore di Maria Stuart che, benché prigioniera, era diventata il
vessillo della Chiesa cattolica (questi intrighi ebbero una superba eco letteraria nelle tragedie di
Shakespeare). I cattolici cercarono anche di attizzare la ribellione dell'Irlanda cattolica, ma gli
inglesi risposero con vere e proprie misure di sterminio.
Il popolo inglese e la corte chiedevano la morte di Maria Stuart. La scoperta di un'ennesima
cospirazione segnò il destino di Maria, processata e condannata a morte. Elisabetta esitò a
lungo (l'esecuzione di una regina era un fatto senza precedenti), ma alla fine si piegò: la testa di
Maria Stuart rotolò sul patibolo nel 1587. Il popolo di Londra festeggiò, il mondo cattolico ne
fece una martire.
A questo punto la guerra tra Inghilterra e Spagna divenne inevitabile (1588), ma il disegno di
Filippo II fu vanificato dalla sconfitta della sua flotta, l'Invincibile Armata. Il protestantesimo
restava saldamente radicato in Inghilterra e nelle Province Unite dei Paesi Bassi.
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