La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Lucio Montanaro La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Aspetti fisiologici della termoregolazione Nell’uomo in condizioni normali la temperatura corporea è di 37° C con oscillazioni inferiori ad 1°C. La temperatura del mattino è di circa ½ grado inferiore a quella tra le 12 e le 20 Nella donna in età fertile la temperatura del periodo è più bassa nel periodo preovulatorio (fase follicolinica). Si innalza di circa ½ grado all’ovulazione e tale rimane nel periodo successivo del ciclo (fase luteinica) La termoregolazione è un processo omeostatico regolato a livello ipotalamico La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La termogenesi Il calore prodotto dall’organismo è la risultante del calore prodotto da ogni singola cellula. A livello cellulare il calore è prodotto in reazioni metaboliche esotermiche, prevalentemente ossidative. I nutrienti che generano la maggior parte di calore sono i glicidi e i lipidi; meno i protidi. L’energia chimica degli alimenti è immagazzinata in ATP. Dal consumo di ATP, catalizzato dall’ATPasi, si genera lavoro (muscolare trasporto attivo, sintesi di molecole, ecc.) e calore. La termogenesi è proporzionale al consumo di ossigeno. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La produzione di calore a digiuno e in condizioni di riposo fisico e psichico è detta metabolismo basale ed è di circa 1400-1800 calorie al giorno, cioè circa 70 calorie per ora. Termogenesi obbligatoria: produzione “basale” di calore generato dall’attività metabolica, in assenza di qualsiasi sovraccarico funzionale di tutti gli organi. Alla sua regolazione presiedono essenzialmente gli ormoni tiroidei. Termogenesi facoltativa: produzione di calore in eccesso rispetto a quella basale, tramite la stimolazione metabolica; è indipendente dalla volontà e alla sua regolazione sovrintendono le catecolamine. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea L’azione di questi ormoni sarebbe mediata da fenomeni di depressione genica che porta ad una maggior produzione delle proteine che regolano i flussi ionici (calcio, sodio e potassio) e della stessa ATPasi. L’aumento di ADP e fosforo inorganico Pi porta ad un aumento dei processi ossidativi. Ogni aumento di 1°C della temperatura corporea porta ad un aumento di circa il 13% dei processi ossidativi per la legge di Vant’Hoff (calore genera calore) Alla produzione di calore dovuta alle reazioni metaboliche si può aggiungere quella dovuta alla contrazione muscolare e cioè al brivido. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La distribuzione del calore nell’organismo Il sistema circolatorio distribuisce a tutto l’organismo il calore prodotto negli organi metabolicamente attivi, e disperde il calore attraverso i vasi cutanei superficiali, la cui portata è sotto controllo dei centri ipotalamici, a livello del tuber cinereum. A livello periferico la vasocostrizione è determinata dalla noradrenalina, come è dimostrato dalla persistente vasodilatazione locale a seguito di simpaticectomia, o dall’ipotermia (per persistente vasodilatazione associata a ridotta termogenesi a seguito di surrenectomia). La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La termodispersione In condizioni fisiologiche la qualità di calore prodotto è pari a quella del calore perduto. Tra le vie attraverso cui è perduto il calore, la più efficiente e continuativa è quella cutanea a causa della sua rilevante superficie, delle variazioni di tono dei vasi superficiali, dell’evaporazione del sudore e della perspiratio insensibilis. Perdita di calore si ha anche con la respirazione, con l’emissione delle feci e delle urine e con l’introduzione di cibi e bevande freddi. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Modalità di dispersione del calore 1.Conduzione: ad esempio dai vasi arteriosi a quelli venosi quando il decorso è comune e le pareti sono a contatto 2.Convezione: ad esempio dalla superficie cutanea a contatto con aria ventilata 3.Irraggiamento: dalla superficie cutanea, quando questa ha una temperatura superiore a quella dell’ambiente e degli oggetti circostanti. E’ funzione della quarta potenza della temperatura assoluta del corpo che irradia. La temperatura cutanea varia con la vasodilatazione o vasocostrizione e quindi l’irraggiamento dipende dall’afflusso ematico superficiale. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Evaporazione: La sudorazione rappresenta la modalità termodispersiva più efficiente. L’evaporazione di 100 ml di acqua impedisce che la temperatura cutanea aumenti di un grado. Quando la temperatura ambiente è superiore a quella corporea le prime tre modalità sono inefficienti e solo l’evaporazione può sottrarre calore, ma solo se l’aria ambiente non sia satura di umidità. L’esposizione al caldo secco è sopportata meglio che quella al caldo umido. Acclimatamento: capacità di adattarsi, dopo alcuni giorni, a condizioni di caldo umido. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Un soggetto acclimatato o abituato all’esercizio fisico può produrre sino a 3 litri/ora di sudore. Le ghiandole sudoripare di un soggetto acclimatato o allenato all’esercizio fisico sono iperplastiche. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea I centri termoregolatori Con il riscaldamento localizzato dell’area preottica si ha una risposta termodispersiva (vasodilatazione, sudorazione, tachipnea, ecc); con il raffreddamento dell’area preottica si ha una risposta termogenetica e termoconservativa (vasocostrizione cutanea, orripilazione, brivido, secrezione di ormoni termogenetici e dei relativi fattori ipotalamici di rilascio). Esistono due tipi di centri termoregolatori, gerarchicamente coordinati, inferiori e superiori: l’area preottica è il centro superiore. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La temperatura di riferimento E’ quella temperatura ottimale per ogni specie (37°C nell’uomo, 39°C nel coniglio) rispetto alla quale ogni scostamento verso valori inferiori innesca meccanismi termogenetici e verso valori superiori meccanismi termodispersivi. I meccanismi vasomotori e metabolici sono regolati da una complessa rete neuroendocrina. Ad esempio ad un abbassamento della temperatura dei centri si può avere rilascio di TRH → adenoipofisi → produzione TSH → tiroide → produzione tiroxina → risposta termogenetica negli organi bersaglio. Ad un aumento della temperatura dei centri si può avere rilascio di neurotensina e vasopressina. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Il sistema neuroendocrino si coordina con quello delle citochine, prodotte dal sistema immunitario. Nell’area preottica si possono distinguere 4 tipi di neuroni 1.Neuroni recettivi ai segnali termici al di sopra e al di sotto di 37°C: neuroni W (warm) 2.Neuroni insensibili agli stimoli termici: neuroni I (insensitive) 3.Neuroni effettori della perdita di calore: neuroni w 4.Neuroni effettori della produzione di calore: neuroni c (cold) La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Le alterazioni della temperatura corporea IPERTERMIE: aumento della temperatura corporea al di sopra di quella di riferimento. IPOTERMIE: abbassamento della temperatura corporea al di sotto di quella di riferimento per riduzione della termogenesi o aumento della termodispersione senza modificazione dei neuroni termosensibili. IPERTERMIE NON FEBBRILI: aumento della temperatura dato: o da aumento della termogenesi o da riduzione della termodispersione. IPERTERMIE FEBBRILI: aumento della temperatura corporea dato da una particolare alterazione dei centri termoregolatori prodotta dal rilascio di citochine pirogeniche che induce il riassetto a livello superiore del punto sensibile alla temperatura di riferimento con la conseguenza che sia i processi termogenetici che quelli termodispersivi si adattano a questa nuova condizione. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La febbre Ippocrate: sbilanciamento dell’equilibrio tra gli umori (bile nera, bile gialla, flegma e sangue) per eccesso di bile gialla Paracelso: (1493-1541): squilibrio tra i costituenti dell’organismo (mercurio, sale, zolfo) Claude Bernard (1813-1878): i processi metabolici come fonte dell’energia calorica dell’organismo Fine XIX secolo: relazione tra processi infettivi e febbre 1950: le endotossine come “pirogeni” La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Basi fisiopatologiche del trattamento sintomatico delle piressie Cause di piressia Terminologia Fisiopatologia della piressia Infezioni, neoplasie, allergie, collagenopatie, febbre da steroidi Febbre Aumento del livello di regolazione dei centri ipotalamici per azione di citochine pirogeniche (IL-1, cachessina, altri fattori) Lesioni del SNC, intossicazione da DDT o da veleno di scorpione, danni da radiazioni, emorragie endocramiche Ipertiroidismo, ipernatriemia, feocromocitoma, ipertermia maligna, intossicazione da acido acetilsalicilico Febbre Azione diretta della malattia o della intossicazione sui centri ipotalamici con aumento del livello di regolazione termica Ipertermia Produzione di calore in quantità superiore alle perdite termiche Colpo di calore, displasia ectodermica, ustioni, intossicazione da atropina Ipertermia Ridotta termodispersione per cause ambientali (colpo di calore) o per difettosi meccanismi di sudorazione (intossicazione da atropina) o di vasodilatazione Manifestazioni cliniche Trattamento Sensazione soggettiva di freddo, orripilazione, estremità fredde, sudorazione assente o minima, corpo in posizione raccolta per ridurre al minimo la superficie di dispersione del calore, brividi Come sopra Somministrazione di acidi acetilsalicilico o paracetamolo; aggiunta di indumenti o di coperte per prevenire i brividi Sensazione soggettiva di calore, assenza di orripilazione, estremità calde, ipersudorazione, corpo in posizione distesa per aumentare al massimo la superficie di dispersione del calore Sensazione soggettiva di caldo, sudorazione insufficiente, estremità calde, corpo in posizione distesa per aumentare al massimo la superficie di dispersione del calore Allontanamento delle coperte e degli indumenti; raffreddamento del corpo (applicazione di borse di ghiaccio) La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Nessuno efficace Allontanamento del paziente dall’ambiente caldo-umido, raffreddamento del corpo (applicazione di borse di ghiaccio), somministrazione di liquidi ed elettroliti Condizioni morbose umane associate alla risposta febbrile Malattie Percentuale dei casi Bambini Adulti Infettive 38 35 Neoplastiche 9 21 Collageno-vascolari 18 15 Di altra natura 15 14 Non diagnosticate 20 15 La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Le endotossine come pirogeni esogeni 1.Periodo di latenza tra inoculazione della endotossina e rialzo febbrile 2.Il periodo di latenza poteva essere abbreviato per incubazione in vitro dell’endotossina con il sangue e successiva inoculazione 3.Dei componenti del sangue apparivano determinanti i leucociti 4.Attenuazione o scomparsa del rialzo febbrile per inoculazione di endotossine in conigli resi leucopenici La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Pirogeni esogeni ed endogeni: I pirogeni endogeni sono prodotti in seguito ad azione fagocitaria dei leucociti sia nei confronti dei gram-negativi (endotossine, LPS) sia dei gram-positivi (muramildipeptide, MDP). Questi ultimi sono detti pirogeni esogeni mentre il LPS purificato è un pirogeno assai potente (2ng/Kg peso corporeo danno un aumento di 2°C) il MDP isolato è assai poco pirogenico. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Pirogeni endogeni: le citochine pirogeniche Dapprima fu dimostrata la natura proteica del pirogeno endogeno e la sua produzione da parte dei monociti e macrofagi. Successivamente si accertò che tali cellule producevano non una ma numerose molecole con attività pirogenica, dotate anche di un’altra importante attività: l’induzione negli epatociti della produzione e secrezione delle proteine della fase acuta, associate al processo flogistico. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Inoltre fu possibile dare anche una spiegazione della patogenesi delle febbri non associate ad infezioni da gram-negativi, ma a infezioni virali e fungine, a malattie sistemiche quali il lupus erimatoso, a reazioni indesiderate a farmaci, a tumori, riscontrando come in queste condizioni si verifichi liberazione, da varie cellule, di altre molecole pirogeniche, poi identificate con le citochine. Le cellule che producono citochine pirogeniche non sono limitate ai monociti e macrofagi, ma includono cheratinociti, cellule endoteliali, miociti, cellule nervose. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Le citochine pirogeniche possono, con meccanismi autocrini, paracrini e endocrini, indurre la sintesi di altre molecole, tra cui se stesse, contribuendo ad amplificare il fenomeno. Le più attive citochine pirogeniche sono IL-1 e TNF. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Principali induttori della produzione di interleuchina-1 Microrganismi Virus Batteri Spirochete Funghi Prodotti microbici Endotossine dei batteri gram-negativi Peptidoglicani batterici Esotossine di stafilococchi e streptococchi patogeni Polisaccaridi fungini Agenti infiammatori Sali biliari Cristalli di acido urico Cristalli di silice Componenti del complemento (C5a) Metaboliti ormonali (etiocolanolone) Antigeni (azione indiretta) Antigeni microbici (proteine stafilococciche tubercolina) Antigeni non microbici (varie proteine) Linfochine e citochine CSFs (colony-stimulating factors) Interferone Cachectina (TNF ) La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Principali agenti in grado di stimolare la produzione di citochine pirogeniche (inducenti febbre) Agente Virus Batteri gram-positivi Batteri gram-negativi Micobatteri Miceti Antigeni non microbici Inoculati in animali sensibilizzati Steroidi Altri agenti Componente attiva Particella virale in toto Emoagluttinina Germe in toto Peptidoglicani Acidi teicoici Esotossine Proteine Tossine eirtrogeniche Germe in toto Endotossine Peptidoglicani Lipide A Germe in toto Peptidoglicani Polisaccaridi (OT) Proteine (OT e PPD) Fungo in toto Polisaccaride capsulare Proteine Immunocomplessi Etiocolanolone 3-idrossi-5-androstan-17-one Acido litocolico Alcaloidi vegetali Polinucleotidi Bleomicina La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Cellule umane dotate della proprietà di sintetizzare molecole che fungono da pirogeni endogeni ___________________________________________________________ Cellule normali Cellule patologiche ________________________________________________________________ Neutrofili Eosinofili Monociti Cellule di Kupffer Cellule sinoviali Cellule del tumore di Hodgkin Cellule linfomatose (linfoma istocitico) Cellule di carcinoma renale Cellule di astrocitoma La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Le citochine pirogeniche finora note sono le seguenti: 1) Interleuchina 1 α (IL-1 α) 2) Interleuchina 1 β (IL-1 β) 3) Tumor Necrosis Factor α (TNF-α) 4) Tumor Necrosis Factor β (TNF-β) 5) Interferone α (IFN-α) 6) Interferone β (IFN-β) 7) Interferone γ (IFN-γ) 8) Interleuchina 6 (IL-6) 9) Macrophage Inflamatory Protein (MIP-1) 10) Interleuchina 2 (IL-2) 11) Interleuchina 8 (IL-8) 12) Diversi peptidi rilasciati da linee macrofagiche La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Meccanismo d’azione dei pirogeni endogeni Come agiscono a livello dei centri termoregolatori? Come possono penetrare nell’encefalo se la membrana ematoencefalica non consente il passaggio di proteine? Si ritiene che le cellule endoteliali della barriera ematoencefalica, stimolate da IL-1 nel loro lato, o polo vascolare, stimolino la produzione di nuova IL-1 dal polo encefalico della barriera. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Ma si ritiene anche che le citochine pirogeniche plasmatiche possano attraversare la barriera ematoencefalica in corrispondenza della zona che circonda i neuroni della regione preottica, detta Organum vasculosum laminae terminalis (OVLT), zona in cui la barriera è più permeabile. E’ interessante ricordare che fattori di crescita emopoietici, come il GM-CSF e il G-CSF, a dosi elevate stimolano i leucociti a sintetizzare IL-1 e TNF. A tale effetto è da attribuire la comparsa di febbre in pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo e trattati con fattori di crescita. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Inoltre in pazienti con febbre o in soggetti sani inoculati con endotossine si è riscontrata la presenza nelle urine di una proteina del p.m di 25 kD, analoga a IL-1, che rappresenta un antagonista di IL-1, detta IL-1-ra (IL-1 receptor antagonist), capace di fissarsi ai recettori cellulari per IL-1, competendo con il legame di IL-1. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Altre citochine, quali IL-4 e IL-6 e IFN-γ bloccano la liberazione di citochine pirogeniche da cellule stimolate da IL-1, contribuendo ad una limitazione degli effetti febbrigeni. Inoltre in soggetti febbricitanti si è riscontrata la presenza di recettori per le citochine pirogeniche liberi nel sangue. Recettori solubili per IL-1, IL-2 e TNF bloccano in circolo le rispettive citochine limitando l’interazione con i recettori cellulari. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Ruolo della prostaglandine nella patogenesi della febbre Le citochine pirogeniche non agiscono direttamente sui centri termoregolatori, ma tramite la produzione di prostaglandine della serie E2. Solo MIP-1 agirebbe direttamente. Le citochine pirogeniche (in particolare IL-1 e TNF) stimolano in vitro la produzione di PGE2 da parte di cellule endoteliali in coltura. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea I neutrofili adesi producono trombossano, che stimola le cellule endoteliali a produrre PAF (Platelet Activating Factor) che stimola nelle piastrine il metabolismo ciclossigenasico dell’acido arachidonico con aumento della produzione di PGE2. Le citochine che attraversano l’OVTL stimolano la produzione di PGE2 da parte di cellule gliali e di neuroni. Le cellule gliali possono produrre localmente IL-1 con amplificazione degli effetti pirogenici e della produzione di PGE2. Quindi i pirogeni endogeni non producono febbre direttamente, ma tramite la produzione di prostaglandine. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Stimolano inoltre la produzione, da parte di cellule endoteliali, di molecole di adesione che favoriscono l’adesione all’endotelio di monociti e neutrofili, cellule potenti produttrici di citochine pirogeniche, che a loro volta inducono la produzione di PGI2, prostaglandine che favoriscono la coagulazione. L’adesione di cellule circolanti produttrici di citochine pirogeniche è quindi ulteriormente favorita dal reticolo di fibrina. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea La conclusione è avvalorata dall’osservazione di un effetto antipiretico dei farmaci, quali l’aspirina, che inibiscono la ciclossigenasi. PGE2 aumenta nella regione ipotalamica e nel liquido cefalorachidiano a seguito del trattamento con pirogeni esogeni o con pirogeni endogeni e si mantiene ad una elevata concentrazione per tutta la durata della febbre. Non si conosce tuttavia il meccanismo molecolare con cui PGE2 modifichi la “temperatura di riferimento” dei neuroni termoregolatori. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Ricerche di elettrofisiologia hanno stabilito che PGE2 provocano nei neuroni W un effetto inibitorio mediato da un incremento di cAMP intracellulare. C’è proporzionalità tra concentrazione di PGE2, incremento di cAMP e inibizione di W. L’inibizione di W consiste in un innalzamento della soglia di sensibilità termica e quindi i segnali termici vengono avvertiti ad una temperatura superiore. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Applicando tali osservazioni al modello di Hammel si possono fare le seguenti considerazioni 1. Nella fase di rialzo termico W non inviano segnali eccitatori ai neuroni w e inibitori ai neuroni c. Prevalgono i segnali di I (inibitori per w e eccitatori per c) e risposta termogenetica. 2. Nella fase del fastigio l’ipotalamo è T > 37°C e W (con livelli intracellulari aumentati di cAMP) controbilanciano I. 3. Nella fase della defervescenza diminuisce cAMP, si riattivano W che avvertono la maggior temperatura ipotalamica e si innesca la risposta termodispersiva. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Tipi di Febbre Continua: oscillazioni giornaliere < 1° C (esempio febbre da salmonella typhi) Remittente: oscillazioni giornaliere > 1°C (febbre di tipo settico) Intermittente: alternanza di periodi febbrili a periodi di apiressia con intervalli di giorni (quotidiana, terzana, quartana) La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Ricorrente: alternanza di periodi febbrili della durata di alcuni giorni a periodi di apiressia anch’essi della durata di alcuni giorni: la defervescenza avviene per crisi: esempio febbri da tripanosomi, da Borrelia. Ondulante: alternanza di periodi febbrili della durata di alcuni giorni a periodi di apiressia anch’essi della durata di alcuni giorni: la defervescenza avviene per lisi: è tipica delle infezioni da Brucella. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Alterazioni metaboliche nella febbre Aumento del metabolismo basale del 13% per grado al di sopra di 37°C. CARBOIDRATI: aumento della glicogenolisi epatica e muscolare, aumento della glicemia, con ridotta utilizzazione del glucosio da parte delle cellule. Aumento della glicolisi con aumento dell’acido lattico e piruvico nel sangue. LIPIDI: comparsa di corpi chetonici nel sangue e chetonuria. Lipolisi nei tessuti adiposi. Acidosi metabolica solo per febbri di lunga durata. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea PROTIDI: bilancio azotato negativo. Aumento sino a 3x dell’azoto urinario che da 10-15 g/die può arrivare a 40-45 g/die (aumenta più l’azoto ammoniacale che l’urea, che tuttavia è aumentata), ipercreatininuria e comparsa di creatinuria (che nel normale è assente). Tali dati riflettono il danno muscolare (con sensazione soggettiva di astenia, dolori muscolari, prostrazione). Riduzione della diuresi per maggiore eliminazione di acqua per via respiratoria e con il sudore: eliminazione di urina ad alto peso specifico. Ritenzione di cloruri, eliminazione di fosfati. Si riscontra aumento di eliminazione di potassio, in conseguenza del danno muscolare ed altre cellule. La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea Effetti della febbre sull’organismo Nel periodo prodromico prevalenza del tono simpatico. Nella fase di fastigio si ha vasodilatazione (da prostaglandine, da endotossine stesse), ma in complesso la pressione sistolica non è ridotta. Si ha tachicardia con aumento medio di 8 pulsazioni per grado al di sopra di 37°C. Si ha polipnea = aumento degli atti respiratori per minuto. Nella fase della defervescenza si ha un quadro simile alle ipertermie non febbrili (vasodilatazione, sudorazione, ecc.) La febbre e le altre variazioni della temperatura corporea