Biblioteca Digitale della Tana del Lupo Estrapolazioni dal “Dogma ed il Rituale dell’ dell’ Alta Magia” Magia” di Eliphas Eliphas Levi Trascrizione di Davide Crepuscolo 01 L’INIZIANDO Quando un filosofo abbia preso per base una nuova rivelazione della sapienza umana questo ragionamento: “Io penso, dunque esisto”, ha mutate in certo modo, e a sua insaputa, la nozione antica dell’Essere Supremo, quale è secondo la rivelazione cristiana. Mosè fa dire all’Essere degli esseri: Io, sono chi sono; Descartes fa dire all’uomo: Io sono colui che pensa, e siccome pensare è un interno ragionare, l’uomo di Descartes può dire, come il Dio di san Giovanni Evangelista: Io sono quegli in cui è e si manifesta il Verbo: “in principio erat Verbum”. Che cosa è mai un principio? E’ una base della parola, è una ragion d’essere del Verbo. L’essenza del Verbo sta nel principio, il principio è ciò che è l’intelligenza, è un principio che parla. Che cosa è la luce dell’intelletto? È la parola. Che cosa è la rivelazione? È la parola; l’essere è il principio; la parola è il mezzo e la pienezza, lo sviluppo e la perfezione dell’essere sono il fine; parlare è creare. Ma dire: penso, dunque esisto, è trarre da una conseguenza un principio, e recenti osservazioni fatte da un grande scrittore (Lamennais), hanno a sufficienza provato l’imperfezione filosofica di questo metodo. “Io sono, dunque qualche cosa esiste” ci parrebbe una base più primitiva e più semplice della filosofia sperimentale. Io sono: dunque l’essere esiste. Ego sum qui sum: questa è la prima rivelazione di Dio nell’uomo e dell’uomo nel mondo, ed è pure il primo assioma della filosofia occulta. L’essere è l’essere Questa filosofia che ha per principio ciò che è, non ha nulla dunque di ipotetico e d’azzardato. Mercurio Trimegisto inizia il suo ammirabile simbolo, che si conosce col nome di tavola di smeraldo, con questa triplice affermazione: E’ vero, è certo senza errore, è di tutta verità. Prima condizione della vera scienza è: il Vero confermato dall’esperimento in fisica, la certezza sciolta da ogni lega d’errore in filosofia, la verità assoluta indicata dall’analogia nel dominio della religione dell’infinito. A questa condizione la Magia sola può rispondere per i suoi adepti. Ma prima di ogni altra cosa, chi sei tu che hai questo libro nelle mani e ti accingi a leggerlo? Sul frontone di un tempio, che l’antichità aveva dedicato al Dio della luce, si leggeva questa iscrizione in due parole: Conosci te stesso. Lo stesso consiglio io debbo dare a chiunque si avvicina alla scienza. La magia, che gli antichi dicevano Sanctum Regnum, il santo regno di Dio, Regnum Dei, è fatta solo per i re e per i sacerdoti: siete Re, voi; siete un Sacerdote? Il sacerdozio nella magia non è un sacerdozio volgare, e la sua regalità non ha nulla a che vedere coi principi di questo mondo. I re della scienza sono sacerdoti di verità, e il loro regno è nascosto alle moltitudini, come i loro sacrifici e le loro preghiere. I re della scienza sono uomini che conoscono la verità e che la verità ha fatto liberi secondo la promessa formale del più potente degli iniziatori. L’uomo schiavo delle sue passioni e dei pregiudizi di questo mondo non potrà mai essere iniziato: non vi potrà arrivare se non si trasformerà; non sarà dunque mai un adepto giacché la parola Adepto designa colui che è arrivato per mezzo della sua volontà e delle sue opere. L’uomo che è attaccato alle proprie idee ed ha paura di perderle, colui che teme le nuove verità e non è disposto a dubitare di tutto, piuttosto che emettere qualche cosa alla leggera, deve chiudere questo libro che per lui è inutile e pericoloso, lo capirebbe male e ne sarebbe turbato; ma lo sarebbe anche di più se per caso lo capisse bene. Se a questo mondo c’è cosa che vi prema di più che la ragione, la verità e la giustizia, se la vostra volontà è incerta e dubbiosa, sia nel bene che nel male, e la logica vi spaventa, ed arrossite della nuda verità, se vi si offende toccando gli errori commessi, allora condannate fin da principio questo libro, e, non leggendolo, regolatevi come se per voi non esistesse, ma non diffamatelo come pericoloso: i segreti che rivela saranno capiti da pochi; ma quei pochi li capiranno e non li riveleranno. Mostrare la luce agli uccelli notturni è nascondergliela poiché li acceca o diviene per essi più oscura delle più oscure tenebre. Parlerò dunque chiaramente e dirò tutto, fermamente convinto che gli iniziati soli o quelli che sono degni di esserlo, leggeranno tutto e comprenderanno qualche cosa. C’è una vera ed una falsa scienza, una magia divina ed una magia infernale, cioè bugiarda e tenebrosa: dobbiamo svelare l’una e smascherare l’altra, dobbiamo distinguere il mago dallo stregone, dal ciarlatano l’adepto. Il mago adopera una forza che conosce, lo stregone tenta di abusare di ciò che ignora; il Diavolo, se in un libro di scienza è permesso di usare questo nome infame e volgare, il diavolo si dà al mago mentre lo stregone si dà al Diavolo. Il mago è il sovrano pontefice della natura mentre che lo stregone non ne è che il profanatore. Lo stregone sta al mago come il fanatico superstizioso sta all’uomo veramente religioso. Prima d’ogni altra cosa definiamo però che cosa sia la magia: la magia è la scienza tradizionale dei segreti della natura, che ci viene dai magi. Per mezzo di questa scienza l’adepto è investito di una certa onnipotenza relativa e può agire sovrumanamente, cioè in maniera da sorpassare i poteri della comune degli uomini. Per ciò parecchi adepti celebri, quali Mercurio, Trimegisto, Osiride, Orfeo, Apollonio di Tiana ed altri che il nominare potrebbe essere sconveniente e pericoloso, poterono, dopo morti, essere adorati e invocati come dei; per questo altri, seguendo le oscillazioni dell’opinione pubblica, che è causa dei capricci del successo, sono divenuti partigiani dell’inferno e avventurieri sospetti come l’imperatore Giuliano, Apuleio, l’incantatore Merlino, e l’arcistregone, come ai suoi tempi fu chiamato, l’illustre e infelice Cornelio Agrippa. Per giungere al “Sanctum Regnum”, cioè alla scienza e alla potenza dei maghi, quattro cose occorrono: una intelligenza rischiarata dallo studio, un audacia che nulla trattiene, un inflessibile volontà e una discrezione che nulla può corrompere od inebriare. SAPERE, OSARE, VOLERE, TACERE, ecco i quattro verbi del mago che sono scritti nelle quattro simboliche forme della Sfinge. Questi quattro verbi possono combinarsi insieme in quattro maniere diverse e si spiegano quattro volte l’uno con l’altro. Il mago è veramente quello che i cabalisti ebrei chiamano il microposopo, cioè il creatore del piccolo mondo. La prima scienza magica era la conoscenza di se stesso, prima anche di tutte le opere della scienza, quella che racchiude tutte le altre e che è principio della grande opera: la creazione di se stesso. Questa espressione deve essere spiegata. Essendo la suprema ragione l’unico principio invariabile, e per conseguenza imperituro, giacché mutamento è ciò che noi chiamiamo morto, mentre l’intelligenza che fortemente aderisce e s’identifica in certo modo con questo principio, per esso si rende invariabile e quindi immortale. Si capisce facilmente come, per aderire invariabilmente alla regione, sia necessario essersi resi indipendenti da tutte le forze che col movimento producono fatalmente e necessariamente le alternative della vita e della morte. Saper soffrire, astenersi e morire sono i primi segreti che mettono al di sopra del dolore, delle veglie sensuali e della paura del nulla. L’uomo che cerca e trova una morte gloriosa ha fede nell’immortalità, e l’umanità intera per lui e con lui vi crede, giacché gl’innalza altari e statue in segno di vita immortale. L’uomo non diventa re degli animali che domandoli o addomesticandoli; se così non fosse ne sarebbe la vittima o lo schiavo. Gli animali sono immagine delle nostre passioni, sono le forze istintive della natura. Il mondo è un campo di battaglia che la libertà disputa alla forza d’inerzia opponendogli la forza attiva; le leggi fisiche sono la mola di cui tu sarai il grano se non saprai esserne il mugnaio. Tu sei chiamato ad essere re dell’aria dell’acqua della terra e del fuoco; ma per regnare su questi quattro animali del simbolismo è necessario domarli ed incatenarli. Chi aspira alla sapienza ed a conoscere il grande enigma della natura deve essere l’erede o lo spogliatore della Sfinge, deve averne la testa umana per averne la parola, le ali d’aquila per conquistarne le altezze, i fianchi di toro per lavorare le profondità, e gli artigli del leone per farsi largo avanti e indietro, a dritta ed a sinistra. Tu che vuoi essere iniziato, sei sapiente come Faust? Impassibile come Giobbe? Hai vinto il turbine dei pensieri vaganti? Sei senza indecisioni e senza capricci? Accetti il piacere solo quando lo vuoi, e solo quando lo devi? No, è vero? Non è sempre così? Ma potrai esserlo se lo vorrai. La Sfinge non ha solo la testa di uomo; ha anche le mammelle di femmina; sai tu resistere alle attrattive della donna? No, è vero? O rispondendo ridi, o vanti la tua debolezza morale per glorificare in te la forza vitale e materiale. Sia pure, ti permetto di rendere questo omaggio all’asino di Sterne, e d’Apuleio; abbia pur l’asino il suo merito, ne convengo; era consacrato a Priapo come il capro al dio Mendes; ma lasciamo che resti quello che è; il fatto che deve interessare è se è lui il tuo padrone o se tu puoi essere il suo. Può soltanto possedere la voluttà dell’amore colui che ha vinto l’amore della voluttà; poter godere ed astenersi è potere due volte. La femmina ti incanta coi suoi desideri? Ebbene, sii padrone dei tuoi desideri, e tu incatenerai la femmina. La più grande offesa per un uomo è quella di essere chiamato vile; ma che cosa vuol dire essere vile? Vile è colui che trascura la cura della sua dignità morale per obbedire ciecamente agli istinti naturali. E’ naturale in effetto aver paura di fronte al pericolo e cercare di fuggirlo; perché dunque è una vergogna? Perché è legge d’onore l’anteporre il nostro dovere al nostro piacere e alla nostra paura. E sotto questo punto di vista che cosa è l’onore. E’ l’universale presentimento dell’immortalità, è il rispetto per i mezzi che ad essa sono guida. L’ultima vittoria che l’uomo possa riportare sulla morte è trionfare del piacere della vita, non per disperazione, ma per una più alta speranza che la fede racchiude, fede in tutto ciò che è bello e buono, in cui tutto il mondo consente. Imparare a vincersi è dunque imparare a vivere, e le austerità dello stoicismo non erano una vana ostentazione di libertà. Cedere alle forze della natura è seguire le correnti della vita collettiva, vuol dire essere schiavo delle cause seconde. Resistere alla natura e domarla, è formarsi una vita personale ed imperitura, è liberarsi dalle vicende della vita e della morte. Tutti coloro che sono pronti a morire anziché abiurare la verità e la giustizia sono veramente vivi perché immortali nell’anima loro. Tutte le antiche iniziazioni avevano lo scopo di trovare o formare tali uomini. Tutte le macerazioni dell’ascetismo sono un derivato delle iniziazioni degli antichi misteri e più non esistono poiché gli iniziandi non trovano più iniziatori, e poiché i direttori delle coscienze sono, a lungo andare, divenuti ignoranti come la generalità, tanto che i ciechi si sono stancati di seguire i ciechi, e nessuno ha più voluto subire delle prove che solo conducevano al dubbio e alla disperazione: il cammino della luce era perduto. Per fare qualche cosa necessario sapere ciò che si vuol fare o, almeno, aver fede in qualcuno che lo sappia; ma come potrei mai seguire a caso chi neppure sa dove va, e arrischiare così la mia vita? Nella via delle alte scienze non si deve entrare temerariamente; ma una volta in cammino si deve arrivare o morire. Dubitare è divenir pazzo; fermarsi è cadere, indietreggiare è precipitare in un baratro. Tu dunque che hai cominciato a leggere questo libro pensa che se lo capisci e vorrai leggerlo sino alla fine, farà di te un monarca o un folle. Fa di questo volume ciò che vorrai; non potrai né dimenticarlo, né disprezzarlo. Se sei puro questo libro sarà per te la luce, se sei forte sarà la tua arma, se sei santo sarà la tua religione, se sei saggio regolerà la tua saggezza. Ma se sei un malvagio, esso sarà per te come una torcia infernale, frugherà il tuo petto e lo sbranerà come un pugnale, resterà nella tua memoria come un rimorso, ti riempirà l’immaginazione di chimere e con la pazzia ti menerà alla disperazione. Tu vorrai riderne e non potrai che digrignare i denti poiché questo libro è come la lima della leggenda che il serpe tentò di rodere e che gli consumò i denti. Cominciamo ora le serie di iniziazioni. Ho detto che la rivelazione è il Verbo. Il Verbo, in effetto, o la parola, è il velo dell’essere e il segno caratteristico della vita. Ogni forma è velo di un Verbo, giacché l’idea, madre del Verbo, è l’unica ragione d’essere della forma. Ogni figura è un carattere e ogni carattere appartiene e ritorna a un Verbo. Per questo i saggi antichi, il cui esponente è Ermete Trimegisto, hanno formulato il loro unico dogma in questi termini: Ciò che è al di sopra è simile a ciò che è al di sotto, e ciò che è al di sotto è simile a ciò che è al di sopra. In altri termini la forma è proporzionale all’idea, l’ombra è la misura del corpo calcolata nella sua relazione coi raggi luminosi, il fodero è fondo per quanto è lunga la lama, la negazione è proporzionale all’affermazione contraria, la produzione è uguale alla distruzione del movimento che conserva la vita, e non v’ha punto nello spazio infinito che non sia centro di una circonferenza che indefinitamente si allarga ed estende i suoi limiti nello spazio. Ogni individualità è dunque indefinitamente perfettibile, giacché l’ordine morale è analogo all’ordine fisico, e non sarebbe possibile il supporre un punto che non possa dilatarsi, ingrandirsi ed estendere i suoi raggi in un cerchio filosoficamente infinito. Ciò che può dirsi dell’anima intera, si può dire di ognuna delle sue facoltà. L’intelligenza e la volontà dell’uomo sono strumenti d’una portata e d’una forza incalcolabili. Ma l’intelligenza e la volontà hanno, per alleato e strumento, una facoltà troppo poco conosciuta e la cui potenza appartiene alla magia esclusivamente; intendo parlare dell’immaginazione che i cabalisti chiamano “il diafano” o “il traslucido”. L’immaginazione è infatti come l’occhio dell’anima, e in essa si disegnano e si conservano le forme, per essa percepiamo i riflessi del mondo invisibile, essa è lo specchio delle visioni e l’apparato della vita magica; per essa possiamo guarire le malattie, influenziamo le stagioni, allontaniamo la morte dai vivi e risuscitiamo i morti giacché essa esalta la volontà e le dà presa sull’agente universale. L’immaginazione determina la forma del bambino nel seno della madre e fissa i destini degli uomini; essa dà le ali alle epidemie e guida le armi della guerra. Siete in pericolo in battaglia, ebbene: crediatevi invulnerabile come Achille, e voi lo sarete, dice Paracelso. La paura attira i proiettili e il coraggio ne devia il cammino. Si sa che spesso gli amputati si lamentano di dolori alle membra che non hanno più. Paracelso operava sul sangue vivente medicando il risultato di un salasso, guariva a distanza il male di testa operando sui capelli tagliati, aveva oltrepassato di molto tutte le teorie, o piuttosto, tutte le esperienze dei nostri più celebri magnetizzatori con la scienza dell’unità immaginaria e della solidarietà fra il tutto e le parti. Così le sue cure erano miracolose ed egli meritò che al suo nome di Filippo Teorfrasto Bombast, si aggiungesse quello di aureo Paracelso, completato dal titolo di divino. L’immaginazione è strumento dell’adattamento del Verbo. L’immaginazione applicata alla ragione è genio. La ragione è unica come unico è il genio nella molteplicità delle sue opere. V’ha un principio, una verità, una ragione, una filosofia assoluta ed universale. Ciò che nell’unità si considera come principio, ritorna all’unità come fine; l’uno è nell’uno, cioè il tutto è contenuto nel tutto. L’unità è principio dei numeri, ed è anche principio del moto e per conseguenza della vita. Tutto il corpo umano si riassume nell’unità di uno solo dei suoi organi, e quest’organo è il cervello. Tutte le religioni si riassumono nella unità di un sol dogma che è quello che afferma l’essere e la sua identità con se stesso, ciò che ne costituisce il valore matematico. Non v’ha che un dogma in magia; eccolo: il visibile è manifestazione dell’invisibile, e, in altri termini, il Verbo perfetto sta alle cose apprezzabili e visibili esattamente come alle cose inapprezzabili per i nostri sensi ed invisibili ai nostri occhi. Il mago innalza una mano verso il cielo e abbassa l’altra alla terra, e dice: Lassù l’immensità ancora, l’immensità uguaglia l’immensità, questo è vero nel visibile come nell’invisibile. Dio, dando all’uomo la ragione, gli ha dato la parola, e la rivelazione, multipla nelle sue forme ma unica nel suo principio, è tutta intera nel Verbo universale interpretato dalla ragione assoluta. E’ questo il significato, così mal compreso, di cattolicismo, che in linguaggio ieratico moderno si chiama infallibilità. L’Universale in ragione è l’assoluto, e l’assoluto è infallibile. Se la ragione assoluta inducesse la società intera a credere irresistibilmente alla parola di un fanciullo, questo fanciullo, sarebbe infallibile da parte di dio e da parte dell’umanità intera. La fede non è che la fiducia ragionata in questa unità della ragione e in questa universalità del verbo; credere vuol dire accettare come vero ciò che ancora non si sa ma che la ragione ci fa anticipatamente sicuri di sapere o almeno di conoscere un giorno. Sono dunque nell’assurdo i pretesi filosofi che dicono: “Non credo ciò che non conosco!” Povera gente! Sarebbe forse necessario di credere ciò che sapete? Ma si deve credere dunque a caso o senza una ragione? No, è vero? La credenza cieca ed avventata è superstizione, è follia; si deve credere alle cause di cui la ragione ci forza ad ammettere l’esistenza dalla testimonianza di effetti conosciuti ed apprezzati dalla scienza. 02 IL PENTAGRAMMA Il Pentagramma esprime il dominio dello spirito sugli elementi; è con questo segno che si incatenano i demoni dell’aria, gli spiriti del fuoco, gli spettri dell’acqua e i fantasmi della terra. Armato di questo segno e con lo spirito opportunamente disposto e preparato, potrai vedere l’infinito, attraverso alla facoltà che si chiama occhio dell’anima, e farti servire dalle legioni degli angeli e dalle colonne dei demoni. Per cominciare stabiliamo qualche principio: Non esiste un mondo invisibile; esistono solo degli organi più o meno perfetti. Il corpo è la rappresentazione grossolana, è come la scorza passeggera dell’anima. L’anima di per se stessa può percepire, per mezzo della sua sensibilità e del suo diafano, senza tramite degli organi corporei, le cose corporee e spirituali che esistono nell’universo. Spirituale e corporeo sono parole che esprimono solo gradi di densità o tenuità della materia. Ciò che chiamiamo immaginazione non è altro che la facoltà inerente alla nostra anima di assimilare le immagini e i riflessi contenuti nella luce vivente che è poi il grande agente magnetico. Tali immagini e riflessi sono rivelazioni quando la scienza interviene per rivelarcene il corpo o la sorgente luminosa. L’uomo di genio differisce dal visionario e dal pazzo in quanto soltanto le sue creazioni sono analoghe alla verità mentre quelle del visionario e del pazzo sono solo riflessi perduti ed immagini smarrite. Per il saggio immaginare è vedere, come per il mago parlare è creare. Si possono dunque vedere in realtà e in verità i demoni, le anime ecc… per mezzo dell’immaginazione; ma l’immaginazione dell’adepto è diafana mentre quella del profano è opaca; la luce della verità traspare dall’una come da un lucidissimo cristallo, mentre attraversa l’altra come fosse una massa vitrea piena di scorie e di impurità. Ciò che maggiormente influisce sugli errori del volgo e sulle stravaganze della follia sono i riflessi di immaginazioni depravate che fra loro si incontrano. Il veggente invece sa di scienza certa che le cose da lui immaginate sono realtà, e l’esperienza conferma sempre le sue visioni. Per mezzo di questa lucidezza i visionari estatici si mettono in comunicazione con tutti i mondi. La tentazione di S, Antonio, coi suoi incubi e i suoi mostri, non fu altro che la confusione dei riflessi coi raggi diretti. Finché l’anima lotta, è ragionevole; quando soccombe a questa specie di ebbrezza invadente, diventa pazza. Discernere il raggio diretto e separarlo dal riflesso è l’opera dell’iniziato. Affermiamo ora ad alta voce che quest’opera è stata sempre compiuta nel mondo da alcuni eletti; che per ciò la rivelazione per intuizione è permanente e non esiste una barriera insormontabile che separi le anime, giacché in natura non esistono né brusche interruzioni né mura dirupate che possano separare gli spiriti. Tutto è transizione e sfumatura di maniera che, supponendo la perfettibilità se non infinita, per lo meno indefinita, delle facoltà umane, è possibile supporre che ogni uomo possa giungere a tutto vedere e a tutto sapere, per lo meno in una cerchia che è possibile infinitamente allargare. Non v’ha vuoto nella natura: tutto è popolato. Non v’ha morte reale in natura: tutto è vivente. “Vedete quella stella?” diceva Napoleone al cardinale Fesch. “No, sire” “Ebbene io la vedo” E certamente la vedeva. Così si accusano talvolta i grandi uomini di essere stati superstiziosi mentre realmente hanno veduto quello che tutti non possono vedere. Gli uomini di genio differiscono dai semplici veggenti in quanto hanno la facoltà di far sentire agli altri ciò che essi veggono e di farsi credere per entusiasmo o per simpatia. Essi sono i medium del verbo divino. Diciamo ora come avviene la visione. Tutte le forme corrispondono a delle idee, non v’ha idea che non abbia la sua forma propria e particolare. La luce primordiale, veicolo di tutte le idee, è madre di tutte le forme che trasmette di emanazione in emanazione diminuite od alterate solo in ragione della densità dell’ambiente che attraversano. Le forme secondarie sono riflessi che tornano al focolare della luce emanata. Le forme degli oggetti, come modificazione della luce, restano nella luce dove il loro riflesso le rinvia; per ciò la luce astrale o fluido terrestre, che noi chiamiamo il grande agente magico, è saturo d’immagini o di riflessi di ogni sorta che la nostra anima può evocare e sottomettere al suo diafano, come dicono i cabalisti. Queste immagini ci sono sempre presenti, e sono soltanto affievolite dalle impressioni più forti della realtà durante la veglia, o dalle preoccupazioni del nostro pensiero che rendono la nostra immaginazione disattenta di fronte al panorama mobile della luce astrale. Quando dormiamo questo spettacolo ci si presenta spontaneamente, ed è così che si producono i sogni, sogni incoerenti e vaghi se qualche volontà dominante non resta attiva durante il sonno e, pure all’insaputa della nostra intelligenza, non dà una direzione al sogno che allora si muta in visione. Il magnetismo animale non è altro che un sonno artificiale prodotto dalla volontaria o forzata unione di due anime di cui l’una veglia mentre l’altra dorme, e la dirige nella scelta dei riflessi atti a cambiare i sogni in visione per sapere così la verità per mezzo delle immagini. La luce astrale ha una diretta azione sui nervi che ne sono i conduttori nell’economia animale e la portano al cervello; per ciò nel sonnambulismo è possibile vedere per mezzo dei nervi, senza neppur bisogno della luce raggiante essendo il fluido astrale una luce latente, uguale al calore latente che si conosce in fisica. Il magnetismo a due è senza dubbio una meravigliosa scoperta; ma il magnetismo di uno solo che a volontà possa rendersi chiaroveggente e dirigere se stesso, è la perfezione dell’arte magica. Il segreto di questo potere è già stato trovato e fu conosciuto e praticato da un gran numero di iniziati, soprattutto da quel celebre Apollonio di Tiana che ne ha lasciato la teoria. Nel magnetismo praticato fra parecchie persone il segreto della lucidità magnetica e della direzione dei fenomeni del magnetismo è attinente a due cose: all’armonia delle intelligenze e all’unione perfetta della volontà in una direzione possibile e determinata dalla scienza. Il magnetismo solitario richiede le preparazioni di cui abbiamo parlato nel primo capitolo, là dove abbiamo enumerato e fatto vedere in tutta la loro difficoltà le qualità che si richiedono per un vero adepto. L’impero della volontà sulla luce astrale, che è l’anima fisica dei quattro elementi, in magia è raffigurato nel PENTAGRAMMA. Anche gli spiriti elementari sono sottomessi a questo segno quando lo si adoperi con intelligenza, ed è possibile, ponendolo nel cerchio o sul tavolo delle evocazioni, renderli docili o, come si dice in magia, imprigionarli. Spieghiamo in poche parole questa meraviglia: Tutti gli spiriti creati comunicano fra loro per mezzo di segni, e tutti convengono in talune verità espresse da formule determinate. La perfezione delle forme aumenta in ragione dello sviluppo degli spiriti, e coloro che non sono appesantiti dalle catene della materia riconoscono a primo intuito se un segno è espressione di un potere reale o di una volontà temeraria. Dunque è l’intelligenza del saggio che dà valore al suo pentacolo come la sua scienza dà peso alla sua volontà, e gli spiriti capiscono subito questo potere. In questo modo col pentagramma si possono forzare gli spiriti ad apparire in visione, sia durante la veglia che durante il sonno, conducendo essi stessi di fronte al nostro diafano il loro riflesso analogo al loro verbo spirituale, se non hanno vissuto sulla terra. Avvertiamo soltanto che l’uso del pentagramma è pericoloso per coloro che operino senza una completa e perfetta intelligenza. Se qualcuno vorrà sapere come un segno come un segno possa avere tanto potere sugli spiriti, a nostra volta domanderemo la ragione per cui il mondo cristiano si sia prosternato di fronte al segno della croce; il segno di per se stesso è niente; solo ha una forza per il dogma di cui è sintesi e verbo. Per ciò un segno che riassume, esprimendole, tutte le forze occulte della natura, un segno che agli spiriti elementari e agli altri ha sempre manifestato un potere superiore alla loro natura, naturalmente impone loro rispetto e timore, e li forza ad obbedire con l’autorità che la scienza e la volontà hanno sull’ignoranza e sulla debolezza. 03 L’EQUILIBRIO MAGICO Necessità, libertà e ragione formano il grande e supremo triangolo dei cabalisti. Fatalità, volontà e potere formano il ternario magico che, nelle cose umane, corrisponde al triangolo divino. La fatalità è l’inevitabile concatenamento di effetti e di cause in un ordine stabilito. La volontà è la facoltà direttrice delle forze intelligenti che concilia la libertà delle persone con la necessità delle cose. Il potere è il sapiente impiego della volontà che fa servire la fatalità stessa a compiere i desideri del saggio. Quando Mosè batte la roccia, non crea la sorgente ma la rivela al popolo, giacché un occulto sapere per mezzo della bacchetta divinatoria gliene ha rivelata l’esistenza. Così avviene di tutti i miracoli della magia; esiste una legge che il profano ignora e di cui l’iniziato si serve. Le leggi occulte sono spesso diametralmente opposte alle idee comuni; così, ad esempio, il volgo crede alla simpatia dei simili e all’avversione dei contrari mentre vera è la legge opposta. In ogni cosa la gente scambia l’ombra con la realtà, volge le spalle alla luce e si specchia nell’oscurità ch’essa con la propria ombra produce. Le forze della natura sono a disposizione di chi sa loro resistere. Se siete assai padrone di voi stesso da non essere mai ubriaco, disporrete del terribile e fatale potere dell’ubriachezza. Se volete ubriacare gli altri, date loro il desiderio di bere, ma non bevete. Chi è padrone del proprio amore è anche padrone di quello degli altri; se volete possedere, non datevi. Il mondo è magnetizzato dalla luce del sole e noi siamo magnetizzati dalla luce astrale del mondo. Ciò che avviene nel corpo del pianeta si ripete in noi. Vi sono in noi tre mondi analoghi e gerarchici, come nella natura intera. L’uomo è il microcosmo o piccolo mondo e, seguendo la teorica delle analogie, tutto quello che è nel gran mondo si riproduce in lui. Vi sono dunque in noi tre centri di attrazione e proiezione fluidica: il cervello, il cuore, e l’organo della generazione. Ognuno di questo organi è unico e doppio, cioè vi si ritrova l’idea del ternario; da un lato attira e dall’altro respinge; per mezzo di questi apparati ci mettiamo in rapporto col fluido universale che il sistema nervoso ci trasmette; essi sono inoltre tre centri, sede della triplice operazione magnetica. Quando il mago è giunto alla lucidità, con lo sforzo della propria volontà, comunica a volontà, e dirige le vibrazioni magnetiche in tutta la massa della luce astrale di cui divina le correnti con l’aiuto della bacchetta magica che è una bacchetta divinatoria perfezionata. Con queste vibrazioni i influenza il sistema nervoso delle persone sottoposte alla sua azione, precipita o sospende le correnti di vita, calma o tormenta, sana o fa ammalare, uccide infine o risuscita… Diciamo dunque che una volontà lucida può agire sulla massa della luce astrale e, col concorso di altre volontà ch’essa assorbe e seco trascina, determinare grandi irresistibili correnti; che la luce astrale si condensa o si rarefa secondo che le correnti l’addensano più o meno in certi centri determinati. Quando manca l’energia sufficiente ad alimentare la vita, ne seguono malattie di subita decomposizione che formano la disperazione della medicina. Ogni sforzo intelligente di volontà è una proiezione di fluido o di ,luce umana. Occorre qui distinguere la luce umana dalla luce astrale e il magnetismo universale. Usando la parola fluido, usiamo una espressione ormai accettata e cerchiamo di farci capire con questa parola; ma siamo ben lungi dal decidere che la luce latente sia un fluido. Tutto ci porterebbe, in questo caso, a ritenere ch’essa sia piuttosto un effetto vibratorio. Qualunque cosa sia questa luce, che è lo strumento della vita, si fissa naturalmente in tutti i centri di vita, si attacca al nocciolo dei pianeti come al cuore dell’uomo (e per cuore in magia intendiamo il Gran Simpatico), s’identifica con la vita dell’essere che anima, e per questa sua proprietà di assimilazione simpatica essa senza confusione si suddivide. Così è terrestre nei suoi rapporti col globo della terra, ed è esclusivamente umana nei suoi rapporti con gli uomini. Perciò l’elettricità, il calore, la luce, il magnetismo, prodotti da mezzi fisici ordinari, non solo non favoriscono ma ostacolano il magnetismo animale. La luce astrale, subordinata ad un meccanismo cieco e nascente da centri stabiliti di autotelia, è luce morta e agisce matematicamente, secondo impulsi definiti o leggi fatali. La luce umana, invece, è fatale solo per l’ignorante che fa dei tentativi a caso, mentre presso il veggente è subordinata all’intelligenza, sottomessa all’immaginazione e dipendente dalla volontà. Questa luce, continuamente proiettata dalla nostra volontà, è ciò che Swedenborg chiama atmosfera personale. Il corpo assorbe ciò che lo circonda e irradia senza interruzione proiettando i suoi miasmi e le sue invisibili molecole; la stessa cosa avviene nello spirito, e questo fenomeno, che alcuni mistici chiamano respiro, ha in realtà l’influenza che gli si attribuisce, sia nel mondo fisico che nel mondo morale. E’ veramente contagioso trovarsi a respirare l’aria degli ammalati o essere nel cerchio di attrazione e di espansione dei cattivi. Quando l’atmosfera magnetica di due persone sia tanto equilibrata che l’attrazione dell’una aspiri l’espansione dell’altra, si produce un’attrazione che si chiama simpatia. Allora nell’immaginazione, che chiama a sé tutti i raggi o riflessi analoghi a ciò ch’essa prova, si forma un poema di desideri che trascinano la volontà e, se le persone sono di sesso diverso, si produce in loro, e generalmente nel più debole dei due, una completa ubriachezza di luce astrale che si chiama passione propriamente detta o amore. L’amore è uno dei grandi strumenti del potere magico, ma è assolutamente vietato al mago, almeno come ebbrezza o come passione. Sventura al Sansone della Cabala che si faccia addormentare da Dalila! La luce astrale è il seduttore universale raffigurato dal Serpente della Genesi. Come definire interamente e qualificare l’azione di questo agente sottile e sempre attivo, sempre sovrabbondante di vigore, sempre fiorito di sogni seducenti e di dolci immagini, questa forza cieca per sé stessa e sommessa a tutte le volontà, sia per il bene che per il male, questo circulus sempre rinascente di una vita indomita che dà la vertigine agli imprudenti, questo spirito corporeo, etere impalpabile e onnipresente, immensa seduzione della natura? Di per sé stesso indifferente si presta al bene come al male, porta la luce e diffonde le tenebre; si può chiamare Lucifero o Lucifugo. E’ un serpente ma anche un aureola; è un fuoco ma può far parte dei tormenti dell’inferno come delle offerte d’incenso promesse al cielo. Per impadronirsene bisogna, come la donna predestinata, mettergli il piede sulla testa. Per dominare cioè il cerchio della luce astrale, bisogna giungere a porsi fuori dalle sue correnti, cioè ad isolarsi. Questo torrente di vita universale, è lo strumento dell’iniziazione, il mostro che deve essere dominato, è il nemico da vincersi. E’ lui che manda alle nostre evocazioni e agli scongiuri della goezia le larve e i fantasmi; è in lui che si conservano tutte le forme il cui fantastico e fortuito addensarsi popola di mostri paurosi i nostri incubi. Lasciarsi portare alla deriva da questo fiume gorgogliante è cadere negli abissi della pazzia, più spaventosi di quelli della morte; cacciare le ombre di quel caos e fargli produrre forme perfette per i nostri pensieri vuol dire essere uomo di genio, vuol dire creare, vuol dire aver trionfato dell’inferno. La luce astrale dirige gli istinti degli animali e dà battaglia all’intelligenza umana che tenta di pervertire col lusso dei suoi riflessi e la menzogna delle sue immagini; azione fatale e necessaria diretta e resa più funesta dagli spiriti elementari e dalle anime in pena le cui inquiete volontà cercano simpatia nella nostra debolezza e ci tentano meno per perderci che per farsi degli amici. I nostri atti modificano il nostro respiro magnetico in modo tale che un chiaroveggente, avvicinandosi a una persona per la prima volta, potrà dire se essa sia innocente o colpevole e quali siano le sue virtù o i suoi vizi. Coloro che rinunziano all’impero della ragione e amano sviare la loro volontà nell’inseguire i riflessi della luce astrale, sono preda di alternative di furore e di tristezza che hanno fatto immaginare tutte le meraviglie della possessione demoniaca; è vero però che, per mezzo di quei riflessi, gli spiriti impuri possono agire su queste anime, farsene docili strumenti e anche abituarsi a tormentare il loro organismo in cui vengono a risiedere per ossessione o per fattura. E’ dunque pericolosissimo farsi gioco dei misteri della magia, è, soprattutto sommamente temerario il praticarne i riti per curiosità, per prova e come per tentare le potenze superiori. I curiosi che, senza essere adepti, s’impacciano di evocazioni o di magnetismo occulto, sembrano dei ragazzi che giocano col fuoco presso a un barile di polvere: presto o tardi saranno vittime di qualche tremenda esplosione. Per isolarsi dalla luce astrale bisogna soprattutto avere imposto una assoluta tranquillità al proprio cuore e al proprio spirito, essere usciti dal dominio delle passioni ed essersi assicurati della perseveranza di una volontà inflessibile negli atti spontanei. Bisogna anche spesso ripetere gli atti di questa volontà poiché, come vedremo, la volontà si assicura solo con le sue azioni, come le religioni hanno impero e durata solo per le loro cerimonie e i loro riti. Per disporre della luce astrale bisogna comprenderne la doppia vibrazione e conoscere la bilancia delle forze che si chiama equilibrio magico. L’equilibrio produce la stabilità e la durata. La libertà genera l’immortalità dell’uomo, la volontà di Dio mette in opera le leggi dell’eterna ragione. L’equilibrio delle idee è saggezza, nelle forze è potenza. L’equilibrio è rigoroso: se si osserva la legge, esiste; se la si viola, per quanto lievemente si faccia, non è più. Per questo nulla v’ha d’inutile o di perduto. Ogni parola e ogni movimento sono pro o contro l’equilibrio, pro o contro la verità, poiché l’equilibrio rappresenta la verità che si compone del pro e del contro conciliati, o del meno equilibrati insieme. Onnipotenza è la libertà più assoluta; ora l’assoluta libertà non potrebbe esistere senza un perfetto equilibrio. L’equilibrio magico è dunque una delle condizioni principali di successo nelle operazioni della scienza, e lo si deve cercare anche nella chimica occulta, imparando a combinare i contrari senza neutralizzarli l’un l’altro. Con l’equilibrio magico si spiega il grande ed antico mistero dell’esistenza del male e la sua relativa necessità. Questa necessità, relativa in magia nera, dà la misura del potere dei demoni o spiriti impuri, a cui le virtù che si praticano sulla terra danno più furore e, in apparenza più forza. Quando i santi e gli angeli compiono apertamente dei miracoli, gli stregoni e i demoni fanno alla loro volta delle meraviglie e dei prodigi: si è che la rivalità è spesso fonte di successo, e si trova sempre un appoggio su quello che resiste. 04 LA REALIZZAZIONE Le cause si rivelano nei loro effetti che sono poi a queste proporzionati. Il Verbo divino, la parola unica, si è formato con la creazione quaternaria: la fecondità umana prova la fecondità divina. L’uomo ha capito di essere fatto ad immagine di Dio, ingrandendo all’infinito l’idea che di se medesimo si è formato. Intendendo Iddio come uomo infinito, l’uomo ha detto di sé: io sono il Dio finito. La magia differisce dal misticismo in quanto non giudica a priori; ma dopo aver stabilito a posteriori la base stessa dei suoi giudizi, dopo avere cioè sceverato le cause dagli effetti contenuti nell’energia delle cause stesse, per mezzo della legge universale dell’analogia. Così nelle scienze occulte tutto è reale, e le teorie si basano soltanto sui risultati dell’esperienza. Sono le realtà che costituiscono le proporzioni dell’ideale, e il mago ammette come certo nel dominio delle idee solo quello che è stato provato con la realizzazione. In altri termini ciò che è vero nella causa si realizza nell’effetto: ciò che non si realizza non è. Un pensiero si realizza divenendo parola; si realizza poi coi segni, coi suoni e con le figure dei segni: questo è il primo grado della realizzazione. Poi si imprime nella luce astrale per mezzo dei segni della scrittura o della parola, influenza altri spiriti riflettendosi su di essi, si rifrange attraverso il diafano di altri uomini, vi prende forme e proporzioni nuove, si traduce in atti e modifica la società e il mondo. Questo è l’ultimo grado della realizzazione. Gli uomini che nascono in un mondo modificato da un idea, ne portano seco l’impronta, ed è così che il Verbo si è fatto carne. L’impronta della disobbedienza di Adamo, conservata nella luce astrale, ha solo potuto essere cancellata dall’impronta più forte dell’obbedienza del Salvatore, e così in senso magico e naturale si può spiegare il peccato originale e la redenzione. La luce astrale, o anima del mondo, era strumento dell’onnipotenza di Adamo; divenne poi strumento del suo supplizio, dopo essere stata corrotta e turbata dal suo peccato che ha mischiato un riflesso impuro alle immagini primitive. La luce astrale, che negli antichi simboli è raffigurata nel serpente che si morde la coda, rappresenta volta a volta la malizia e la prudenza, il tempo e l’eternità, il tentatore e il redentore. Questa luce, essendo il veicolo della vita, può servire di aiuto al bene ed al male, e può essere presa per la forma ignea di Satana come per il corpo dello Spirito Santo. Essa è l’arma universale della battaglia degli angeli e alimenta tanto le fiamme dell’inferno come la folgore di San Michele. Si potrebbe paragonarla ad un cavallo di natura analoga a quella che si attribuisce al camaleonte, che rifletterebbe sempre l’armatura del suo cavaliere. La luce astrale è realizzazione o forma della luce intellettuale, come questa è realizzazione o forma della luce divina. Il grande Iniziatore del cristianesimo, avendo compreso che la luce astrale era sovraccarica dei riflessi impuri della corruzione Romana, volle separare i suoi discepoli dalla sfera ambiente dei riflessi e renderli solo attenti alla luce interiore affinché, a mezzo di una fede comune, potessero insieme comunicare per un nuovo cordone magnetico che egli chiamò grazia e vincere così le correnti traboccanti del magnetismo universale a cui egli dava il nome di Diavolo per esprimerne la putrefazione: opporre corrente a corrente significa rinnovellare la potenza della vita fluidica. I rivelatori non hanno dunque fatto altro che divinare, con la esattezza dei loro calcoli, l’ora propizia alle reazioni morali. La legge di realizzazione produce ciò che noi chiamiamo il respiro magnetico, di cui si impregnano gli oggetti e i luoghi, ciò che loro comunica una influenza conforme alle nostre volontà dominanti, soprattutto a quelle che sono confermate e realizzate da azioni. In effetto l’agente universale, o luce astrale latente, cerca sempre l’equilibrio, empie il vuoto ed aspira il pieno, rende il vizio contagioso come una malattia e serve potentemente al proselitismo della virtù. Per ciò la coabitazione con esseri antipatici è un supplizio; per questo le reliquie dei santi o dei grandi scellerati possono produrre dei meravigliosi effetti di improvvisa conversione o di corruzione, per questo l’amore sessuale nasce spesso da un soffio o da un contatto, e non solo dal contatto diretto, ma per mezzo anche di oggetti che la persona ha toccato o magnetizzato senza volere. L’anima aspira e respira esattamente come fa il corpo; inspira ciò che crede felicità ed espira le idee che risultano dalle sue sensazioni intime. Le anime malate o cattive espirano il vizio nella loro atmosfera morale, cioè mischiano alla luce astrale che le penetra dei riflessi impuri e vi stabiliscono correnti deleterie. Si è spesso meravigliati di essere sorpresi, in società, da cattivi pensieri che non sarebbero creduti possibili, e non si sa che li si debbono a qualche vicinanza infetta. Questo segreto è molto importante poiché mena alla manifestazione delle coscienze, uno dei poteri più incontestabili e più terribili dell’arte magica. Il respiro magnetico produce intorno all’anima una irradiazione di cui essa è centro, e si circonda dei riflessi delle sue opere che le creano intorno il cielo o l’inferno. Non vi sono atti solitari e non vi potrebbero essere atti nascosti poiché tutto ciò che noi realmente vogliamo, cioè tutto ciò che confermiamo con le nostre azioni, resta scritto nella luce astrale ove si conservano i nostri riflessi, riflessi che influenzano continuamente il nostro pensiero mediante il diafano, e che fanno si che ognuno di noi sia veramente figlio delle sue opere. Il corpo fluidico sottomesso come la massa della luce astrale a dei movimenti contrari, di attrazione a sinistra, di repulsione a destra, o viceversa, nei due sessi, produce in noi le lotte dei diversi desideri e contribuisce alle ansietà della coscienza. Spesso poi è influenzato dai riflessi di altri spiriti, e così si producono sia le grazie inattese che le tentazioni sottili. I pensieri che non si traducono in parole sono pensieri perduti per l’umanità; le parole che non sono confermate dai fatti sono parole oziose e poca è la differenza fra esse e la menzogna. Il pensiero formulato dalla parola e confermato dall’azione costituisce la buona opera o il delitto. Non v’ha dunque, sia in vizio che in virtù, parola di cui non si abbia la responsabilità; né vi sono soprattutto delle azioni indifferenti. Le maledizioni e le benedizioni hanno sempre il loro effetto, ed ogni azione; quale essa sia, quando è isopirata dall’amore o dall’odio, produce effetti analoghi al suo motivo, alla sua portata, alla sua direzione. In generale fa male alla salute avere dei nemici, e non si sfida impunemente l’altrui riprovazione. Prima di opporsi ad una forza o ad una corrente bisogna essere ben sicuri in precedenza di possedere o di essere portati dalla forza opposta; in caso diverso si sarebbe schiacciati o fulminati, e molte morti improvvise non hanno altra causa. A causa di queste terribili leggi di solidarietà, il Cristianesimo raccomanda tanto il perdono delle offese che la riconciliazione. Chi muore senza perdonare si getta nell’eternità armato di un pugnale e si vota agli orrori di un eterno assassinio. Perdonare non è mai un delitto, mentre maledire è sempre un pericolo ed una cattiva azione. 05 L’INIZIAZIONE L’iniziato è quegli che ha la lampada di Trimegisto, il mantello di Apollonio e il bastone dei Patriarchi. La lampada di Trimegisto è la ragione illuminata dalla scienza; il mantello d’Apollonio è il pieno e intero dominio di Sé che isola il saggio dalle correnti istintive; e il bastone dei Patriarchi è l’aiuto delle forze occulte e perpetue della natura. La lampada di Trimegisto rischiara il presente, il, passato e l’avvenire, mette a nudo la coscienza degli uomini, rischiara le latbre del cuore delle donne; la lampada arde d’una triplice fiamma, il mantello si ripiega tre volte ed il bastone si divide in tre parti. La ragione è stata data a tutti gli uomini; ma non tutti se ne sanno servire; essa è una scienza che bisogna imparare. La libertà è offerta a tutti; ma non tutti possono essere liberi; essa è un diritto che bisogna sapersi conquistare. La forza è per tutti, ma non tutti sanno appoggiarvisi; essa è un potere che bisogna saper conquistare. Giungere a qualche cosa costa sempre più d’uno sforzo; è destino dell’uomo l’arricchirsi di ciò che guadagna e l’avere poi, come Dio, la gloria e il piacere di dare. La scienza magica si chiamava un tempo arte sacerdotale ed arte reale, poiché l’iniziazione dava al saggio l’impero delle anime e l’attitudine a governare le volontà. Le azioni umane non lasciano soltanto la loro impronta nella luce astrale: lasciano anche le loro tracce sul viso, modificano il portamento e l’andatura, mutano l’accento alla voce. L’iniziato non ha speranze incerte né assurdi timori, giacché non ha credenze irragionevoli; sa ciò che può ed osare non gli costa nulla. Per lui osare è potere. Ecco dunque una nuova spiegazione degli attributi dell’iniziato: la sua lampada rappresenta il sapere, il mantello che l’avviluppa è simbolo della sua discrezione, il bastone è l’emblema della sua forza e della sua audacia: egli SA, OSA, TACE. Sa i segreti dell’avvenire, osa sul presente, tace sul passato. Sa le debolezze del cuore umano, osa servirsene per l’opera sua tace dei suoi progetti. Sa la ragione di tutti i simbolismi e di tutti i culti, osa praticarli o astenersene senza ipocrisia e senza empietà, si tace sul dogma unico dell’alta iniziazione. Sa l’esistenza e la natura del grande agente magico, osa compiere gli atti e preannunciare le parole che lo sottomettono alla volontà umana, si tace sui misteri del grande arcano. Voi lo vedrete forse spesso triste, mai però abbattuto o disperato; spesso povero, mai avvilito o miserabile; spesso perseguitato, mai respinto né vinto. Successore di tante vittime non osa per questo meno di loro, ma più di loro comprende la necessità di tacere. Imitiamo il suo esempio: apprendiamo con perseveranza; quando sapremo, osiamo e tacciamo. 06 LA CATENA MAGICA Il grande agente magico che abbiamo chiamato luce astrale, che altri chiamano anima della terra, questa forza occulta, unica, incontestabile, è la chiave di tutti gli imperi, il segreto di tutte le potenze; è lo specchio universale delle visioni, il nodo delle simpatie, la sorgente degli amori, del dono profetico, della gloria. Sapersi impadronire di questo agente vuol dire essere depositario della potenza stessa di Dio; ivi è riposta tutta la magia reale, effettiva, tutta la vera potenza occulta; e tutti i libri della vera scienza non hanno altro scopo che quello di dimostrarlo. Per ottenere il possesso del grande agente magico, sono necessarie due operazioni: concentrare e proiettare; in altri termini fissare e muovere. L’autore di tutte le cose ha dato per garanzia e per base al moto l’immobilità; il mago deve agire nello stesso modo. Si dice che l’entusiasmo sia contagioso; perché? Perché l’entusiasmo non si produce senza credenze ben ferme; la fede produce la fede; credere vuol dire avere una ragione di volere; volere con ragione è volere con forza non dirò infinita ma indefinita. Ciò che si opera nel mondo intellettuale e morale, a più forte ragione si compie nel mondo fisico, e quando Archimede domandava un punto di appoggio per sollevare il mondo non cercava che il grande arcano magico. Su una delle braccia dell’androgino di Enrico Kunrath si legge questa parola: Coagula; sull’altra: Solve. Riunire ed espandere sono i due verbi della natura; ma come riunire od espandere la luce astrale o l’anima del mondo? Si riunisce con l’isolamento e si espande con la catena magica. L’isolamento consiste per il pensiero in un assoluta indipendenza, per il cuore in un assoluta libertà, per il senso in una perfetta continenza. Ogni uomo che abbia pregiudizi o timori, ogni individuo che abbia delle passioni e ne sia schiavo, è incapace di riunire e di coagulare, secondo l’espressione di Kunrath, la luce astrale o anima della terra, perché non ha il dominio del proprio corpo astrale. Tutti i veri adepti sono stati indipendenti sino al supplizio, sobri e casti sino alla morte, giacché per essere padroni di una forza, non bisogna esserne penetrati al punto da dipenderne. Ma dunque, grideranno coloro che cercano nella magia un mezzo di accontentare in modo prodigioso gli appetiti della natura, a che serve un potere di cui non è possibile servirsi per soddisfare sé stessi? Povera gente che lo domandate! Se ve lo dicessi potreste mai giungere a capirmi? Le perle non sono dunque nulla se per il gregge d’Epicuro non hanno valore? Non si dovrà essere almeno qualche cosa più che uomo ordinario quando si abbia la pretesa di divenire quasi un Dio? D’altra parte mi dispiace affliggervi o scoraggiarvi; ma io qui non invento le alte scienze; le insegno e ne constato le rigorose necessità, ponendo le loro prime e più inesorabili condizioni. Bisogna avere raggiunto l’assenza di desiderio cioè una tale larga obbiettività di giudizio da poter considerare la vita unica nel suo insieme si da comprenderne come le soddisfazioni del mondo e dei sensi per grandi che possano essere, non sono che giochi da fanciulli, fuggevoli apparenze, di fronte al gran Tutto. D’altra parte queste disposizioni di rinuncia assoluta sono necessarie solo per stabilire le correnti universali e cambiare la faccia al mondo; vi sono operazioni magiche relative e comprese in un certo limite, che non richiedono virtù tanto eroiche. Si potrà agire sulle passioni con le passioni, determinare le simpatie o le antipatie, affliggere anche o guarire senza avere l’onnipotenza del mago; bisogna solo essere prevenuti del rischio che si può correre per effetto di una reazione proporzionale all’azione, di cui facilmente si potrebbe essere vittima. Formare la catena magica significa stabilire una corrente magnetica che diventa più forte in ragione dell’estendersi della catena. Ogni entusiasmo, propagato in una società per una serie di comunicazioni e pratiche stabilite, produce una corrente magnetica e per essa si conserva o si aumenta. Azione della corrente è di suggestionare e di esaltare, spesso oltre misura, le persone impressionabili e deboli, gli organismi nervosi, i temperamenti disposti all’isterismo o alle allucinazioni. Queste persone ben presto si trasformano in potenti veicoli di forza magnetica e proiettano con forza la luce astrale nella direzione stessa della corrente; opporsi allora alle manifestazioni della forza, sarebbe, in certo modo, come opporsi alle manifestazioni della fatalità. I cerchi magici e le correnti magnetiche si stabiliscono da se stessi ed influenzano, secondo leggi fatali, coloro che sottomettono alla propria azione. Ognuno di noi è attirato in un cerchio di relazioni che è il suo mondo e di cui subisce l’influsso. Non vi sono geni incompresi, vi sono soltanto uomini eccentrici, e questa parola sembra sia stata inventata da un adepto. L’uomo eccentrico in genio è colui che cerca di formarsi un circolo lottando contro la forza d’attrazione centrale di catene e di correnti già stabilite. Suo destino è spezzarsi nella lotta o riuscire. In questo caso quale è la doppia condizione di riuscita? Un punto centrale e una azione circolare di iniziativa perseverante di stabilità e una forza invincibile di azione e di direzione. L’uomo di genio è quello che ha scoperto una legge reale e dispone di conseguenza di una forza invincibile di azione e di direzione. In questa opera potrà anche soccombere; ma anche se morto, ciò che volle dovrà compiersi, spesso a causa appunto della sua morte, poiché la morte, per il genio, è una vera e propria assunzione. Quando mi innalzerò dalla terra, diceva il più grande degli iniziatori, trascinerò meco ogni cosa. La legge delle correnti magnetiche è movimento stesso della luce astrale. Questo movimento è sempre doppio e si moltiplica in senso contrario. Una grande azione prepara sempre una reazione uguale, e segreto dei grandi successi è la prescienza delle reazioni.( Questo è uno dei grandi pregi della magia ) Opporsi ad una corrente che inizia il suo cerchio è volerne essere spezzato come lo fu il grande e disgraziato imperatore Giuliano; opporsi ad una corrente che lo ha terminato vuol dire porsi alla testa della corrente contraria. 07 LE PREPARAZIONI Ogni intenzione, che non si manifesta per mezzo di atti, è una vana intenzione, e la parola che la esprime una parola inutile; è l’azione che da la prova della vita ed è pure l’azione che prova e dimostra la volontà. Si dice per questo nei libri simbolici e sacri che gli uomini saranno giudicati non secondo le loro idee ma secondo le loro azioni. Per essere si deve operare. Dovremo ora imprendere a trattare della questione grande e terribile delle opere magiche. Non si tratterà più di teorie o di astrazioni; giungeremo alla realizzazione, metteremo fra le mani dell’adepto la bacchetta dei miracoli dicendogli: “Non ti basare solo sulle nostre parole; ma per conto tuo agisci!” Si tratta qui di opere di una relativa onnipotenza, e del mezzo di impossessarsi dei maggiori segreti della natura e di farli servire ad una volontà illuminata ed inflessibile. Così, per una legge provvidenziale o fatale, il mago non può servirsi dell’onnipotenza dei suoi poteri che in ragione inversamente proporzionale all’utile suo proprio; l’alchimista fa tanto più oro quanto più si rassegna alle privazioni e stima la povertà protettrice dei segreti della grande opera. L’adepto, col cuore sgombro da ogni passione, disporrà solo dell’amore e dell’odio di coloro che vorrà fare strumenti della sua scienza. Il mito della Genesi è eternamente vero; Dio non permette l’avvicinarsi all’albero della scienza che a coloro i quali sono assai astinenti e forti da non desiderare di impadronirsi dei suoi frutti. Voi dunque che cercate nella Magia il mezzo di soddisfare le vostre passioni, fermatevi in questa funesta via: non vi trovereste che la pazzia o la morte. Questo una volta era espresso con la tradizione popolare che il Diavolo presto o tardi finiva col torcere il collo agli stregoni. Il mago sia dunque impassibile, sobrio e casto, disinteressato, impenetrabile e inaccessibile a tutte le specie di pregiudizi e di terrori. Egli deve essere senza difetti fisici e provato a tutte le contrarietà ed a tutte le sofferenze. La prima e la più importante di tutte le opere magiche è quella di giungere a questa rara superiorità. La volontà umana, fatta realtà dall’azione, è la palla del cannone che non rincula dinnanzi ad ostacolo alcuno. Essa lo attraversa o vi si spezza, quando con la violenza sia lanciata; ma se essa avanza con perseverante pazienza, non si perde mai, è simile all’onda che sempre ritorna e finisce per rodere il ferro. L’uomo può essere modificato dall’abitudine che, secondo il proverbio, diviene per lui una seconda natura. Con una ginnastica perseverante e graduata le forze e l’agilità del corpo si sviluppano o si creano proporzioni meravigliose. Avviene lo stesso con i poteri dell’anima. Volete regnare su voi stesso o su gli altri? IMPARATE A VOLERE. Come si potrà imparare a volere? Ecco il primo arcano dell’iniziazione magica, e appunto per farne comprendere l’intima essenza, gli antichi depositari dell’arte sacerdotale circondarono l’ingresso del santuario di tanti terrori e di tanto prestigio. Essi non credevano a una volontà che dopo averla sottoposta alla prova, e avevano ragione. La forza non si afferma che con vittorie. Pigrizia ed oblio sono i nemici della volontà, e per questo appunto tutte le religioni hanno moltiplicato le loro pratiche e reso il loro culto minuzioso e difficile. Quanto più ci si preoccupa di una idea, tanto più si accumula della forza in quel senso. Non preferiscono infatti le madri fra i loro figli quelli che più costarono loro di cure o di sofferenze? E anche la forza delle religioni è riposta interamente nell’inflessibile volontà di coloro che le praticano. Fino a che vi sarà un solo fedele che creda al santo sacrificio della messa, vi sarà un sacerdote per celebragliela, e fino a che vi sarà un sacerdote che dica ogni giorno il suo breviario, vi sarà un Papa nel mondo. Le pratiche in apparenza più insignificanti, e più estranee per loro stesse al fine proposto, pure vi conducono in quanto servono di esercizio e di educazione della volontà. Un contadino che si levasse tutte le mattine alle due o alle tre e che andasse molto lontano a cercare un po’ della stessa erba prima dell’alba, portando addosso di quest’erba potrebbe operare un gran numero di prodigi. Quest’erba sarebbe il segno della sua volontà e diventerebbe, appunto per essa, tutto ciò che egli divenisse nell’interesse dei suoi desideri. Per potere bisogna credere che si possa, e questa fede deve tradursi immediatamente in atti. Quando un fanciullo dice: “A non posso”, la madre gli risponde:”Prova”. La fede non tenta neppure; essa comincia con la certezza di riuscire e lavora con calma come se, avesse l’onnipotenza a sua disposizione, l’eternità innanzi a sé. Voi dunque che vi presentate dinnanzi alla scienza dei magi che cosa le domandate? Ardite esprimere il vostro desiderio, qualunque esso sia, poi mettetevi subito all’opera e non fermate mai la vostra azione nel medesimo senso e per lo stesso fine. Ciò che volete si farà, e già per voi ed in voi l’opera s’inizia. Sisto V, guardando il suo gregge, aveva detto: “Voglio essere Papa”. Siete un povero diavolo e volete fare dell’oro? Mettetevi all’opera e non arrestatevi mai; vi prometto, in nome della scienza, tutti i tesori di Flamel e di Raimondo Lullo. Che si deve fare per cominciare? Bisogna prima essere convinti di potere, poi agire. Agire; ma come? Alzatevi ogni giorno per tempo e alla stessa ora, lavatevi ogni giorno e ogni stagione alla stessa fonte, prima che si levi il sole; non portate mai vesti sporche e per questo, se sia necessario, pulitele voi stesso; esercitatevi a privazioni volontarie per meglio poter sopportare le involontarie; infine fate tacere qualunque altro desiderio che non sia quello del compimento della grande opera. E come, lavandomi ogni giorno ad una fontana farò dell’oro? Lavorerete per farne. E’ una canzonatura. No: è un mistero. E come servirmi di un mistero che non sono in grado di capire? Credete ed agite; capirete in seguito. Un pigro non sarà mai un mago. La magia è un esercizio di tutte le ore e di tutti gli istanti. Bisogna che l’operatore della grande opera sia assoluto padrone di sé stesso, che sappia vincere l’allettamento del piacere, la fame ed il sonno, che sia insensibile al successo come all’insulto. La sua vita deve essere volontà diretta da un pensiero e servita dalla natura intera che egli avrà assoggettata allo spirito nei suoi organi stessi, e per simpatia in tutte le forze universali che loro corrispondono. Tutte le facoltà e tutti i sensi devono partecipare all’opera, e nulla, nel sacerdote di Ermete, può rimanere inoperoso; si deve formulare l’intelligenza per mezzo di segni e riassumerla per caratteri e pentacoli; si deve manifestare la volontà con parole e affermare le parole con atti; si deve tradurre l’idea magica in luce per gli occhi, in armonia per le orecchie, in profumo per l’odorato, in sapore per il gusto, in forma per il tatto; in una parola l’operatore deve nella sua vita intera realizzare quello che fuori di sé vuole realizzare nel mondo; deve trasformarsi in calamita per attirare la cosa desiderata; quando sarà assai magnetizzato, sappia che quello che desidera avverrà senza che egli neppure se lo immagini. E’ importante che il mago conosca i segreti della scienza; ma può anche conoscerli per intuito senza averli imparati. I solitari che vivono nella abituale contemplazione della natura divinano spesso le sue armonie e nel loro semplice buon senso sono spesso assai più istruiti che i dottori, il cui senso della natura è spesso sfasato dai sofismi della scuola. I veri maghi pratici si trovano quasi sempre nelle campagne e spesso si tratta di gente senza istruzione, di semplici pastori. Chi vuol seriamente dedicarsi alle opere magiche deve, dopo avere affermato il suo spirito contro tutti i pericoli dell’allucinazione e dello spavento, purificarsi internamente ed esternamente per quaranta giorni. La purificazione del mago deve consistere nell’astinenza dalle voluttà brutali, in un regime vegetariano e dolce, nella privazione di ogni liquore forte, nel regolare le ore del sonno. Questa preparazione è stata indicata e rappresentata, in tutti i culti, in un periodo di penitenza e di prova che precede le feste simboliche del rinnovamento della vita. Quanto all’esteriore si dovrà osservare la più scrupolosa pulizia; anche l’essere più povero potrà trovare dell’acqua alle fontane. Si dovrà anche pulire o far pulire con cura le proprie vesti, i mobili ed i recipienti di cui fa uso; ogni sporcizia è segno di negligenza ed in magia la negligenza è mortale. Alzandosi e coricandosi si dovrà purificare l’aria con un profumo composto di midollo di alloro, di sale, canfora, resina bianca e zolfo, e dire contemporaneamente le quattro parole sacre volgendosi verso le quattro parti del mondo. Non si dovrà parlare a nessuno di quello che si sta per fare; come assai si è detto nel Dogma, il mistero è condizione rigorosa e indispensabile di tutte le operazioni della scienza. Occorre sviare i curiosi fingendo altre occupazioni ed altre ricerche, quali esperienze chimiche per uso industriale, prescrizioni igieniche, ricerca di qualche segreto della natura; ma la parola diffamata MAGIA, mai dovrà essere pronunziata. Cominciando, il Mago dovrà isolarsi e mostrarsi molto difficile nelle sue relazioni per concentrare in sé stesso la sua forza e scegliersi i suoi punti contatto; ma tanto sarà nei primi tempi selvaggio ed inaccostabile, altrettanto lo si vedrà poi circondato e popolare quando avrà magnetizzato la sua catena e scelto il suo posto in una corrente di idee e di luce. Una vita povera e laboriosa è, nella pratica, tanto favorevole all’iniziazione, che i più grandi maestri l’hanno cercata allorché potevano disporre delle ricchezze del mondo. E’ allora che satana, cioè lo spirito di ignoranza che beffeggia, che dubita, che odia la scienza poiché la teme, viene a tentare il futuro maestro del mondo dicendogli: se sei figlio di Dio comanda a queste pietre di trasformarsi in pane; allora i ricchi cercano di impacciare il principe della scienza ostacolando disprezzando o sfruttando vilmente il suo lavoro; gli si spezza in dieci pezzi il pane di cui sembra avere bisogno affinché egli tenda dieci volte la mano per chiederlo; ma il mago non degna neppure di un sorriso queste inezie e continua con calma l’opera sua. Per quanto è possibile si dovrà evitare la vista di spettacoli ributtanti o di persone schifose, non mangiare con persone che non si stimano, evitare ogni eccesso, vivere nella maniera più uniforme e regolare. Si dovrà avere per se stesso il maggiore rispetto considerandosi in certo modo come un sovrano in incognito che accetta di esserlo per riconquistare la sua corona. Essere dolce e composto con tutti; ma, nei rapporti sociali, non lasciarsi mai assorbire, e ritirarsi da quelle società ove non sia possibile da avere qualche iniziativa. Si potrà infine e anche si dovranno osservare i precetti e compiere i riti del culto a cui si appartiene. Di tutti i culti il più magico è quello che realizza il maggior numero di miracoli, che sulle più sagge ragioni appoggia i più inconcepibili misteri, le cui luci eguagliano le sue ombre che popolarizza i miracoli ed incarna Iddio negli uomini per mezzo della fede. Questa religione è sempre esistita, e sempre è stata nel mondo, sotto diverse forme, come religione unica e dominante. Crediamo di avere fatto capire a sufficienza in ciò che precede, che la nostra magia è diversa da quella degli stregoni e negromanti. La nostra magia è scienza e religione assoluta al tempo stesso, che deve non distruggere e assorbire ma rigenerare e dirigere tutte le opinioni e tutti i culti ricostituendo le fratellanze di iniziati e dando alle masse cieche delle guide sagge ed illuminate. 08 L’EQUILIBRIO MAGICO L’equilibrio è il risultato di due forze. Se le due forze sono assolutamente e sempre eguali, l’equilibrio sarà immobilità e per conseguenza negazione della vita. Il moto è risultante di una alternata preponderanza. L’impulso dato ad uno dei piatti della bilancia causa necessariamente il movimento dell’altro; a questa maniera io contrari agiscono sui contrari in tutta la natura per corrispondenza e connessione analogica. La vita intera si compone di una aspirazione e di una espirazione; la creazione è la supposizione di un ombra per servire di limite alla luce, di un vuoto che serva a contenere la pienezza dell’essere, di un principio passivo fecondato per appoggiare e affermare la potenza di un principio attivo fecondatore. Tutta la natura è bisessuale, e il movimento che dà le apparenze della morte e della vita non è che una continua generazione. Dio ama il vuoto che ha creato per riempirlo; la scienza ama l’ignoranza che essa rischiara; la forza ama la debolezza che essa sostiene, il bene ama il male apparente che lo glorifica, il giorno è innamorato della notte che insegue continuamente intorno al mondo, l’amore è al tempo stesso una sete ed una sazietà che ha necessità di espandersi; chi dona riceve e chi riceve dona; il movimento è un perpetuo scambio. Conoscere la legge di questo scambio, sapere l’alterna e simultanea proporzione di queste forze, è possedere i primi principi del grande arcano magico che costituisce la vera divinità umana. L’alterno impiego delle forze contrarie, il caldo dopo il freddo, la dolcezza dopo la severità, l’amore dopo la collera, sono il segreto del moto perpetuo e del perpetuarsi del potere; questo indistintamente intuiscono le civette che fanno passare i loro adoratori dalla speranza al timore e dalla gioia alla tristezza. Agire sempre nello stesso senso e alla stessa maniera è un sovraccaricare un solo piatto della bilancia e ben presto ne risulterà una completa distruzione dell’equilibrio. La perpetuità delle carezze genera ben presto la sazietà, il disgusto e l’antipatia, alla stessa maniera che una freddezza e una severità producono alla lunga il disgusto e l’antipatia. In Alchimia un fuoco sempre uguale e ugualmente ardente calcina la materia prima e fa talvolta scoppiare il vaso ermetico; si deve sostituire, ad intervalli regolari, al calore del fuoco quello della calce o del fumo minerali. Alla stessa maniera in Magia è necessario temperare le opere di collera o di rigore con quelle di beneficenza e di amore perché, se l’operatore tenesse la sua volontà sempre tesa nella stessa maniera e nella stessa direzione, gliene risulterebbe una grande fatica e ben presto una specie di impotenza morale. Il mago non dovrà per ciò vivere esclusivamente nel suo laboratorio, fra il suo Atanòr, i suoi elisir ed i suoi pentacoli. Per quanto divoratore sia lo sguardo di quella Circe che si chiama la potenza occulta, bisogna a proposito saperle presentare la spada di Ulisse e allontanare a tempo dalle nostre labbra la coppa che essa ci presenta. Sempre un operazione magica deve essere seguita da un riposo uguale alla sua durata e da una distrazione analoga, ma contraria al suo oggetto. Lottare continuamente contro la natura per dominarla e vincerla è un esporre la propria vita e la propria ragione. Nulla meglio del dolore dispone alla gioia e nulla più del dolore è vicino alla gioia. Per questo l’operatore ignorante è meravigliato di giungere sempre a risultati diversi da quelli che si propone, poiché non sa né incrociare né alternare la sua azione. Vuole gettare il malocchio sul suo nemico, ed egli stesso diviene disgraziato e ammalato; vuol farsi amare e invece si innamora pazzamente di donne che si beffano di lui, vuol fabbricare dell’oro e consuma fin le sue ultime risorse; soffre eternamente il supplizio di Tantalo, l’acqua si ritira ogni volta che egli vuol bere. Gli antichi nei loro simboli e nelle loro operazioni magiche, moltiplicavano i segni del binario per non dimenticarne la legge che è quella dell’equilibrio. Però, giacché il binario sarebbe l’immobilità e la morte senza il motore equilibrante nelle opere di magia non si poteva essere che tre od uno. In magia nulla v’ha di arbitrario giacché tutto è precedentemente regolato e determinato dal dogma unico ed universale di Ermete, quello dell’analogia nei tre mondi. Questa osservazione non è inutile, giacché, nell’opera magica, tutti gli strumenti dell’arte sono magnetizzati dall’operatore; l’aria è carica dei suoi profumi, il fuoco da lui consacrato è sottomesso alla sua volontà, le forze della natura sembrano comprenderlo e rispondergli. Legge in tutte le forme, le modificazioni e i complementi del suo pensiero. 09 IL MEDIUM E IL MEDIATORE Abbiamo detto che per acquistare i poteri magici occorrono due cose: sbarazzare la volontà da qualsiasi dipendenza ed abituarla a dominare. La volontà sovrana nei nostri simboli è rappresentata dalla donna che schiaccia la testa al serpente, e dall’angelo radioso che comprime e trattiene il drago sotto ai suoi piedi e sotto la sua lancia. Dichiariamo qui, senza velo di frasi, che il grande Agente Magico, la doppia corrente di luce, il fuoco vivente e astrale della terra, è stato raffigurato col serpente dalla testa di toro, di capro o di cane, nelle antiche teogonie, ed è realmente la forza cieca che le anime debbono vincere per liberarsi dalle catene terrestri, giacché, se la loro volontà non le distaccasse da questo fatale magnetismo, esse sarebbero assorbite nella corrente dalla forza che le ha prodotte e ritornerebbero al fuoco centrale ed eterno. Tutta l’Opera magica consiste dunque nel liberarsi dalle spire dell’antico serpente, poi nel mettergli il piede sulla testa e condurlo dove si vuole. “Io ti darò” egli dice, nel mito evangelico, “tutti i regni della terra se tu cadi e mi adori!”. L’iniziato deve rispondergli:”Io non cadrò e tu striscerai dinnanzi a me; tu nulla mi darai, ma io mi servirò di te e prenderò quello che voglio, giacché io sono tuo signore e padrone!”. Risposta questa che è compresa, ma velata, in quella che gli diede il Salvatore. Abbiamo già detto che il Diavolo non è una personalità; esso è una forza deviata, come del resto dice chiaramente il suo nome. Una corrente odica o magnetica, formata da una catena di volontà perverse, costituisce questo spirito maligno che il Vangelo chiama legione e che precipita i porci nel mare: nuova allegoria della simpatia degli esseri bassamente istintivi per le forze cieche che possono essere messe in moto da volontà malvagie e traviate. Si può paragonare questo simbolo a quello dei compagni di Ulisse trasformati in porci dalla maga Circe. Guardate un po’ cosa fa Ulisse per salvare se stesso e liberare i suoi compagni! Egli rifiuta la coppa dell’incantatrice e la domina con la spada. Circe è la natura con tutte le sue volontà e le sue attrattive; per goderne la si deve vincere; tale è il senso della favola omerica, giacché i poemi di Omero, veri libri sacri dell’Eliade antica, contengono tutti i misteri delle alte iniziazioni dell’Oriente. Il medium naturale è dunque il serpente, sempre attivo seduttore delle volontà deboli, a cui sempre è necessario resistere, domandolo. Un mago innamorato, un mago goloso, un mago pigio, sono mostruosità impossibili, il mago pensa e vuole; non ama alcuna cosa con desiderio, nulla respinge con passione; la parola passione rappresenta uno stato passivo mentre il mago è sempre attivo e vittorioso. Il più difficile, nelle alte scienze, sii è di giungere a questa realizzazione, perciò, quando il mago abbia creato sé stesso, la Grande Opera è compiuta, almeno nel suo strumento e nelle sue cause. Il Grande Agente, o mediatore naturale dell’onnipotenza umana, non può essere asservito e diretto che da un mediatore extra naturale, il quale è una volontà indipendente. Da questo risulta che un vero mago è assai più temibile che non amabile. Io non ne discovengo e pur riconoscendo quanto siano dolci le seduzioni della vita, e rendendo giustizia al genio grazioso di Anacreonte e a tutta la fioritura giovanile della poesia degli amori, invito seriamente gli stimabili amici del piacere a non considerare le alte scienze che come un oggetto di curiosità, ma a non accostarsi mai al treppiede magico: le grandi opere della scienza sono mortali per il piacere. L’uomo che si sia liberato dalla catena degli istinti comincerà ad accorgersi della sua onnipotenza dalla sottomissione degli animali. La storia di Daniele nella fossa dei leoni non è una favola, e più di una volta, durante la persecuzione del cristianesimo nascente, lo stesso fenomeno si rinnovò di fronte al popolo romano. Raramente l’uomo ha da temere qualche cosa da un animale di cui non abbia paura. Molte persone diranno che sia difficile e magari impossibile giungere a una simile risolutezza, che la forza di volontà e l’energia del carattere sono doni di natura, ecc. ecc,; non ne disco vengo ma riconosco anche che l’abitudine può rifare il naturale; la volontà può essere rafforzata con l’educazione e, come ho già detto, tutto il cerimoniale magico, simile in questo al cerimoniale religioso, non ha altro scopo che quello di provare, esercitare ed abituare la volontà ad essere forte e perseverante. Più le pratiche sono difficili e penose e più hanno efficacia; lo si deve ormai capire. Se fino ad ora è stato impossibile dirigere i fenomeni di magnetismo, si è che non si è ancora trovato un magnetizzatore iniziato e realmente fattosi libero. Chi infatti potrebbe lusingarsi di esserlo? E non è forse necessario il fare ogni giorno degli sforzi su noi stessi? Eppure è certo che la natura obbedirà al segno e alla parola di colui che si sentirà forza sufficiente da non dubitare. Ho detto che la natura obbedirà al segno e alla parola di colui che si sentirà forza sufficiente da non dubitare. Ho detto che la natura obbedirà; non ho detto però che essa smentirà sé stessa o turberà l’ordine delle sue possibilità; tutto questo è un effetto naturale di proiezione o di attrazione di luce astrale. Il mago magnetizzatore deve comandare al medium naturale e, di conseguenza, al corpo astrale a mezzo del quale il nostro spirito comunica coi nostri organi; egli può dire al corpo materiale: “dormite!” e al corpo siderale: “vegliate!”. Allora le cose visibili cambiano aspetto cernie nelle visioni all’ascisc. Cagliostro possedeva, si dice, questo potere aiutando l’azione con suffumigi e profumi; ma la vera potenza magnetica deve poter fare a meno di questi aiuti che sono più o meno velenosi per la ragione e nocivi alla salute. La luce astrale si proietta con lo sguardo, con la voce, con i pollici e con la palma delle mani. La musica è potente ausiliario della voce, donde la parola “incanto”. Non v’ha strumento musicale più magico della voce umana, ma i suoni lontani del violino o dell’armonica possono aumentarne la potenza. 10 AVVISO AGLI IMPRUDENTI Come altre volte si è detto, le operazioni della scienza non sono senza pericoli; possono portare alla follia coloro che non sono assai forti sulla base di una ragione suprema, assoluta e infallibile; possono sovreccitare il sistema nervoso e procurare tremende e incurabili malattie; possono, quando l’immaginazione rimanga colpita o spaventata, produrre uno svenimento e magari la morte per congestione cerebrale. Non sapremmo dunque a sufficienza allontanare le persone nervose, naturalmente esaltate, e tutti coloro che non si dominano perfettamente e che non sanno esser padroni dei propri terrori. Nulla è poi tanto pericoloso quanto il fare della magia un passatempo, come certe persone che ne fanno lo spasso delle loro serate; anche le esperienze magnetiche, fatte in simili circostanze, non possono che affaticare i soggetti, sviare le opinioni e falsare la scienza. Non si gioca impunemente coi misteri della vita e della morte, e le cose che si debbono prendere sul serio debbono essere trattate seriamente, con la maggiore riservatezza. Non cedete mai al desiderio di convincere con degli effetti; gli effetti più sorprendenti non saranno mai delle prove per persone non convinte sino da prima. Chiedere dei prodigi per credere è mostrarsi della scienza indegno o incapace. SANCTA SANCTIS. Non vantatevi mai neppure delle opere che avete operato, aveste anche risuscitato i morti; temete la persecuzione; il grande Maestro raccomandava sempre il silenzio ai malati che guariva; se questo silenzio fosse stato conservato non si sarebbe crocifisso il grande iniziatore prima del compimento dell’opera sua. Il mago deve vivere appartato e lasciarsi difficilmente avvicinare; questo è il significato del simbolo della nona chiave del Tarocco ove l’iniziato è rappresentato da un eremita ravvolto completamente nel suo mantello. Pur tuttavia questo appartarsi non deve essere isolamento; egli deve avere persone devote e amici; ma deve sceglierseli con cura e conservarseli a qualunque costo. Egli deve avere un'altra professione, giacché la magia non è un mestiere. Per dedicarsi alla magia cerimoniale non si debbono avere preoccupazioni; si deve essere in grado di procurarsi tutti gli strumenti della scienza e saperseli al bisogno fabbricare da sé; è necessario infine assicurarsi un laboratorio inaccessibile ove si sia sicuri di non essere mai sorpresi o disturbati. E’ poi condizione essenziale il sapere equilibrare le forze e contenere gli slanci della propria iniziativa. Questo rappresenta l’ottava figura della chiave ermetica ove si vede una donna seduta fra le due colonne che tiene in una mano una spada dritta e nell’altra una bilancia. Per equilibrare le forze, bisogna mantenerle simultaneamente e farle agire alternativamente: doppia azione che è rappresentata dall’uso della bilancia. E’ necessario parlare con maggiore chiarezza? Quanto più sarete dolci e calmi tanto più la vostra collera sarà potente; più sarete energico e più valore avrà la vostra dolcezza e sarà pregiata; più sarete abili e più profitterete della vostra intelligenza e della vostra virtù; più voi sarete insensibili e meglio riuscirete a farvi amare. Questa che è esperienza nell’ordine morale, si realizza rigorosamente nella sfera dell’azione. Le passioni umane producono fatalmente, quando non siano dirette, effetti contrari al loro desiderio sfrenato. L’amore eccessivo produce antipatia; l’odio cieco si annulla e trova in sé la sua punizione; la vanità abbassa e ha per conseguenza le umiliazioni più crudeli. Il Grande Maestro ha dunque rivelato un mistero della scienza magica positiva quando ha detto: “Volete accumulare carboni ardenti sul capo di chi vi ha fatto del male? Perdonategli e fategli del bene”.Si dirà forse che questo perdono è una ipocrisia e somiglia a una vendetta raffinata; ma ci si deve ricordare che il mago è sovrano. Ora un sovrano non si vendica mai, giacché ha il diritto di punire. Quando esercita questo diritto, egli fa il suo dovere ed è implacabile come la giustizia. Notiamo bene d’altra parte, affinché nessuno si possa ingannare sul senso delle mie parole, che si tratta di punire il male col bene e di opporre la dolcezza alla violenza. Se l’esercizio della virtù è un flagello per il vizio, nessuno ha il diritto di domandare che lo si risparmi o che si abbia pietà delle sue vergogne o sei suoi dolori. Chi si dedica alle opere della scienza deve giornalmente muoversi con moderazione, astenersi dalle veglie troppo prolungate e seguire un regime sano e regolare. Deve evitare le emanazioni cadaveriche, la vicinanza di acqua stagnante, gli alimenti indigesti o impuri. Deve soprattutto distrarsi tutti i giorni dalle preoccupazioni magiche con occupazioni materiali o lavorando sia in arte sia nell’industria, sia anche ad un mestiere. Mezzo per ben vedere è quello di non guardare sempre, e chi passasse tutta la sua vita a mirare sempre allo stesso scopo finirebbe per non mai raggiungerlo. Una precauzione da cui è necessario non discostarsi mai è quella di non operare quando si è ammalati. Essendo le cerimonie, come si è detto, mezzi artificiali di creare le abitudini della volontà, cessano di essere necessarie quando queste abitudini si siano prese. In questo senso Paracelso, rivolgendosi soltanto agli adepti perfetti, ne proscrive l’uso nella sua Filosofia occulta. Occorre semplificarle progressivamente prima di ometterle del tutto, secondo l’esperienza che è possibile fare delle forze acquisite e della abitudine formata nell’esercizio del volere extranaturale. Per salvarsi dalle cattive influenze, prima condizione sarebbe dunque quella di impedire all’immaginazione di esaltarsi. Tutti gli esaltati sono pazzi più o meno, e si riesce sempre a dominare un pazzo prendendolo per il verso della sua pazzia. Mettetevi dunque al di sopra dei terrori puerili e dei vaghi desideri; credete alla saggezza suprema e siate convinti che questa saggezza, che vi ha dato l’intelligenza per unico mezzo di conoscerla, non potrebbe poi tendere degli agguati alla vostra stessa intelligenza o alla vostra ragione. Dovunque, intorno a voi, voi vedete degli effetti proporzionati alle cause; vedete le cause dirette e modificate, nelle possibilità dell’uomo, dall’intelligenza; vedete insomma come il bene sia più forte e stimato del male; come potreste dunque supporre che vi sia nell’infinito una immensa mancanza di ragione quando v’ha la ragione nel finito? La verità non si nasconde a nessuno. Dio è vivibile nelle sue opere e nulla egli domanda agli esseri che sia contrario alle leggi della natura loro, leggi di cui egli stesso è l’autore. La fede è confidenza; abbiate fiducia, non negli uomini che vi dicono male della ragione, perché sono pazzi o impostori, ma nella stessa eterna ragione che è il Verbo divino, vero lume offerto come il sole all’intuizione di ogni creatura umana che venga in questo mondo. Se credete alla ragione assoluta e se desiderate più di ogni altra cosa la verità e la giustizia, non dovete temere alcuno ma amare solo quelli che ne siano degni. La vostra luce naturale respingerà istintivamente quella dei cattivi, giacché essa sarà dominata dalla vostra volontà. Così anche le sostanze velenose che potrebbero esservi somministrate non toccheranno la vostra intelligenza. Sarà possibile rendervi ammalati; non sarà mai possibile fare di voi dei criminali. Ciò che contribuisce a rendere le persone isteriche, è la loro molle e ipocrita educazione. Se esse facessero maggiore esercizio, se liberamente e francamente si insegnassero loro le cose del mondo, esse sarebbero meno capricciose, meno vane, meno futili, e, di conseguenza, meno accessibili alle cattive seduzioni. La debolezza ha sempre qualche tendenza al vizio, giacché il vizio non è che una debolezza che dà l’aria di essere una forza. La follia ha in orrore la ragione e si compiace in tutto delle esagerazioni della menzogna. Ivi è la causa di tutti gli incanti, il veleno di tutti i filtri, la potenza di tutti gli stregoni. Chiunque, esaltato da un nobile sentimento di nazionalità, inebriato dall’idea di una rivoluzione immensa, si eriga a rivelatore do cose nascoste e cerchi di popolarizzare le scoperte della scienza antica presso gli uomini rozzi, ignoranti, sprovvisti delle nozioni più semplici ed elementari e, dica ad esempio: la terra gira, la terra è rotonda come un uovo; che mai può fare la barbarie all’infuori di credere? Non è evidente che qualunque proposizione del genere debba divenire per essa un dogma, un articolo di fede? E’ grande, il veggente, l’iniziato, l’eletto della natura e della ragione suprema. A lui solo la facoltà di imitazione che è principio del suo perfezionamento e le cui ispirazioni, rapide come il lampo, dirigono le creazioni e le scoperte. A lui solo un Verbo perfetto di convenienza, di proprietà, di esattezza, di flessibilità, di ricchezza, creato per reazione fisica ed armonica del pensiero; di quel pensiero i cui concetti, ancora liberi dalla parola, riflettono sempre la natura esattamente riprodotta nelle sue impressioni, giudicata ed espressa esattamente nei suoi rapporti. A lui solo la Luce, la scienza, la verità, giacché l’immaginazione, limitata al suo compito passivo e secondario, non domina mai la ragione, la logica naturale che risulta dal paragone delle idee che nascono, si sviluppano in proporzione uguale ai suoi bisogni, mentre il cerchio delle sue cognizioni si allarga per gradi e ordinatamente, senza intrusione di falsi giudizi ed errori. A lui solo una luce ininterrottamente perfettibile, giacché la rapida moltiplicazione della popolazione, avvenuta dopo le rinnovazioni terrestri crea, in pochi secoli, la novella società con tutti i suoi rapporti e i suoi destini sia morali che politici. E potremo aggiungere, luce assoluta. L’uomo del tempo nostro è in se stesso immutabile e non muta finché non muta la natura nell’ordine della quale fa parte. Le condizioni sociali in cui si trova determinano solo il grado del suo perfezionamento che ha per limite la virtù, la santità dell’uomo e la sua felicità nell’ambito della legge. Dopo simili parole, si oserà domandarci ancora quale sia l’utilità delle scienze occulte? Si tratterà ancora con dispregio il misticismo e l’illuminismo, queste matematiche viventi, questa proporzione delle idee e della forma, rivelazione permanente della ragione universale, liberazione dello spirito, base incrollabile della fede, onnipotenza rivelata alla volontà? O fanciulli che ricercate i giochi di prestigio, siete delusi di trovare delle meraviglie? Un tale ci diceva un giorno: fate apparire un diavolo, ed io vi crederò. Gli rispondemmo: poca cosa ci chiedete; noi non faremo apparire, ma scomparire il diavolo dal mondo intero, cioè vogliamo scacciarlo dai vostri sogni. Il diavolo è l’ignoranza; è la tenebra, l’incoerenza del pensiero, l’iniquità della vita. Risvegliatevi, o addormentato del medio evo! Non vedete che è spuntato il giorno? Non vedete la luce di Dio che riempie tutta la natura? Dove oserà oramai mostrarsi il principe spodestato dell’inferno? Non ci rimane che dare le nostre conclusioni e determinare il fine e la portata dell’opera nostra nell’ordine religioso, nell’ordine filosofico, e nell’ordine delle realizzazioni materiali e positive. Prima di tutto, nell’ordine religioso, abbiamo dimostrato che la pratica dei culti non è cosa senza importanza, che la magia delle religioni trovasi nei loro riti, che la loro forza morale e riposta nella gerarchia ternaria e che la gerarchia ha per base, per principio e per sintesi l’unità. Abbiamo mostrato l’unità e l’ortodossia del dogma, successivamente rivestito di parecchi veli allegorici, e abbiamo seguito la verità che Mosè ha salvato dalla profanazione d’Egitto, conservato nella Cabala dei profeti, emancipato ( nella scuola cristiana ) dalla schiavitù dei farisei attirando a lei tutte le aspirazioni poetiche e generose delle civiltà greca e romana, protestando contro un novello fariseismo più corrotto del primo, per mezzo dei santi del medio evo e dei pensatori del Rinascimento. Abbiamo mostrato, ripeto, questa verità sempre universale che sola concilia la ragione con la fede, la scienza con l’obbedienza, la verità dell’armonia dimostrata dall’armonia, quella della ragione dimostrata con la ragione. Rivelando per la prima volta al mondo i misteri della magia non abbiamo voluto far risorgere le pratiche seppellite sotto le rovine delle antiche civiltà; ma diciamo all’umanità dei giorni nostri che è dilaniata anch’essa di rendersi immortale e onnipotente con le proprie opere. La libertà non è cosa che si dona, essa si conquista; lo stesso può dirsi della scienza; per questo il divulgare la verità assoluta non è mai utile al volgo. Sono e saranno sempre necessarie favole e leggende ai fanciulli; ma non debbono anche coloro, che queste leggende raccontano, essere dei fanciulli, ascoltatori di favole. Tornino la scienza più assoluta e la più alta ragione ad essere patrimonio del popolo; riprendano l’arte sacerdotale e l’arte reale il doppio loro scettro dell’Iniziazione antica, e ancora una volta il mondo uscirà dal caos. Il nostro libro è cattolico; e anche se esso nelle sue rivelazioni potrà allarmare la coscienza dei semplici, ci conforta la certezza che essi non lo leggeranno. Noi scriviamo per gli uomini senza pregiudizi e non ci sentiamo di lusingare più l’irreligione che il fanatismo. Ma se al mondo vi è qualche cosa di essenzialmente libero e inviolabile, questa è la credenza. E’ necessario, con la scienza e con la persuasione, distogliere dall’assurdo le immaginazioni fuorviate; ma sarebbe dare ai loro errori tutta la dignità e tutta la verità del martirio, se si minacciassero o si contraddicessero. La fede non è che superstizione e follia se non ha la ragione per base, e non è possibile conoscere quello che si ignora se non per analogia con quello che si conosce. Definire quello che non si sa è un ignoranza presuntuosa; affermare positivamente ciò che si ignora, è mentire. Così la fede è un aspirazione e un desiderio. Così sia, io desidero che così sia, sono sempre queste le ultime parole di tutte le professioni di fede. La Fede, la Speranza e la Carità sono tre sorelle tanto inseparabili che si possono scambiare l’una per l’altra. Veniamo alla filosofia. La nostra è quella del realismo e del positivismo. L’essere è in ragione dell’essere di cui nessuno dubita. Ogni cosa, per noi esiste per un principio scientifico. Sapere vuol dire essere. La scienza e il suo oggetto s’identificano nella vita intellettuale di colui che sa. Dubitare, vuol dire ignorare. Ora ciò che noi ignoriamo, non esiste nemmeno per noi. Vivere intellettualmente significa apprendere. L’essere si sviluppa e si ingrandisce per mezzo della scienza. La prima conquista della scienza è il primo risultato delle scienze esatte, è il sentimento della ragione. Le leggi della natura sono algebra. Per questo motivo sola fede ragionevole per chi studia è l’adesione ai teoremi di cui egli stesso ignora la dimostrazione, ma che si dimostrano mediante applicazioni e risultati sufficientemente provati. Per ciò il vero filosofo crede a quello che è, e a posteriori ammette soltanto quello che è ragionevole. In filosofia non si ammetta dunque più ciarlatanismo, più empirismo, più sistema; ma lo studio dell’essere e delle sue realtà raffrontate. Si giunga a una vera metafisica della natura. Non più sogni in filosofia! La filosofia non è poesia; è la matematica pura delle realtà, sia fisiche che morali. Lasciamo alla religione la libertà delle sue aspirazioni infinite; lasci essa alla scienza le rigorose conclusioni dello sperimentalismo assoluto. L’uomo è figlio delle proprie opere; è quegli che vuol essere; è l’immagine di quel Dio che si crea, è la realizzazione del proprio ideale. Se il suo ideale manca di base, crolla tutto l’edificio della propria immortalità. La filosofia non è l’ideale ma la base dell’ideale. Il conosciuto è per noi misura dell’ignoto; il visibile ci fa apprezzare l’invisibile; e le sensazioni stanno ai pensieri come i pensieri alle aspirazioni. La scienza è una trigonometria celeste; uno dei lati del triangolo assoluto è la natura sottomessa alla nostra investigazione; l’altra è l’anima nostra che abbraccia e riflette la natura; il terzo è l’assoluto in cui l’anima nostra si ingrandisce! Non vi è più ormai possibilità di un ateismo, giacché non abbiamo più la pretesa di definire Iddio. Dio per noi è il più perfetto e il migliore degli esseri intelligenti, e la gerarchia ascendente degli esseri ci prova a sufficienza che egli esiste. Non chiediamo di più; ma, per comprenderlo sempre meglio, perfezioniamoci per risalire verso lui. Non più ideologia; l’essere è quello che è, e non si perfeziona che seguendo le leggi reali dell’essere. Osserviamo, non creiamo pregiudizi; esercitiamo le nostre facoltà; non falsiamole. Aumentiamo il dominio della vita nella vita, vediamo il vero nel vero. Tutto è possibile a colui che vuole soltanto ciò che è vero. Restate nella natura, studiate, sappiate e poi osate; osate volere, osate agire, e TACETE. Non più odio contro alcuno. Ciascuno mieterà quello che ha seminato. Fatale è il risultato delle opere e alla ragione suprema è dato giudicare e punire i malvagi. Noi non siamo giudici dei nostri simili. La vita è un campo di battaglia. Non cessiamo mai di combattere perché vi sono dei caduti; ma evitiamo di calpestarli. Viene poi la vittoria, e i feriti delle due parti affratellati dal dolore dinnanzi all’umanità, saranno raccolti dalle ambulanze del vincitore. Queste sono le conseguenze del dogma filosofico di Ermete; questa in ogni tempo è stata la morale dei veri Adepti; questa è la filosofia dei Rosa Croce eredi di tutta la sapienza antica. Il vero adepto, lungi dal turbare l’ordine pubblico, ne è il più forte sostenitore. Rispetta troppo la libertà per desiderare l’anarchia; figlio della luce ama l’armonia e sa che le tenebre producono la confusione. Accetta tutto ciò che esiste e nega soltanto ciò che non è. Vuole la religione vera, pratica, universale, credente, palpabile, realizzata nella vita intera; la vuole con saggio e potente sacerdozio, cinta di ogni virtù e di tutto il prestigio della fede. Vuole l’ortodossia universale, la cattolicità assoluta, gerarchica, apostolica, sacramentale, incontestabile e incontestata. Vuole una filosofia sperimentale, reale, matematica, modesta nelle sue conclusioni, infaticabile nelle sue ricerche, scientifica nei suoi progressi. Chi mai dunque potrà essere contro noi se Dio e la ragione sono con noi? Che ci importa dei pregiudizi? Che della calunnia? Nostra intera giustificazione sono i nostri pensieri e le nostre opere. Noi non verremo, come Edipo, a uccidere la Sfinge del simbolismo; imprenderemo invece a risuscitarlo. La Sfinge divora soltanto i ciechi interpreti e chi la uccise non seppe a sufficienza divinarla; la si deve domare, incatenare, costringere a seguirci. Come si dovrà concludere quest’opera nell’ordine positivo e materiale? La magia è forza che la scienza potrà abbandonare ai più audaci o ai più malvagi? E’ essa un trucco del debole? E’ il mercurio filosofale uno sfruttamento della credulità con la furberia? Quelli che ci hanno compreso sanno già come si debba rispondere a queste domande. La Magia ai nostri giorni non può più essere l’arte delle fascinazioni e dei prestigi; ora si possono ingannare soltanto coloro che vogliono essere ingannati. Ma la ristretta e temeraria incredulità dell’ultimo secolo è smentita a ogni passo dalla stessa natura. Noi viviamo circondati da profezie e miracoli; il dubbio li negava con temerità; la scienza oggi li spiega. L’uomo è egli stesso il creatore del suo cielo e del suo inferno: non vi sono altri demoni che le nostre proprie follie. Gli spiriti che la verità punisce sono dal castigo corretti, e non pensano a turbare il mondo. Se Satana esiste, egli non può essere che il più sventurato, il più ignorante, il più avvilito, il più impotente degli esseri. L’esistenza di un agente universale della vita, di un fuoco vivente, di una luce astrale, ci è dimostrato dai fatti. Il magnetismo oggi ci fa comprendere i miracoli dell’antica magia; i fenomeni della seconda vista, le aspirazioni, le improvvise guarigioni, le penetrazioni del pensiero sono ora cose reali e famigliari anche ai nostri bambini. Ma si erano perdute le tradizioni degli antichi, si credeva a delle nuove scoperte, si cercava l’ultima parola dei fenomeni osservati, le teste si riscaldavano innanzi a manifestazioni senza importanza e subivano fascinazioni senza comprenderle. Siamo venuti a dire a coloro che fanno girare i tavolini: questi prodigi non sono delle novità; potete anche operarne di maggiori purché studiate le leggi segrete della natura. E che mai potrà nascere dalla rinnovata conoscenza di questi poteri? Un nuovo arringo aperto all’attività e all’intelligenza dell’uomo, la lotta della vita organizzata nuovamente e con armi più perfette, la possibilità restituita alle intelligenze elette di ritornare padrone dei propri destini e di dare al mondo, all’umanità avvenire, dei veri sacerdoti e dei grandi sovrani.