Melodia in bianco e nero - Archivio Pubblica Istruzione

Melodia in Bianco e Nero
progetto Fuoriclasse Regione Lazio 2016/2017
IC VIA PADRE SEMERIA www.melodiainbiancoenero.it
MELODIA IN BIANCO E NERO
1
Introduzione
Le azioni progettuali previste nel progetto "Melodia in Bianco e Nero"
sono volte ad individuare formule di intervento innovative per gli studenti a
maggior rischio di esclusione sociale, qualificando l'offerta scolastica. La dispersione scolastica non è limitata solo nel momento
dell'allontanamento dalla scuola, bensì comprende tutti quegli atteggiamenti
che denotano una disaffezione nell'apprendimento e un disimpegno emotivo:
il progetto "Melodia in Bianco e Nero" intende agire sulla "dispersione della
motivazione". La base di partenza è il linguaggio musicale in quanto ambito
formativo privilegiato anche per gli alunni con difficoltà e a rischio di
esclusione sociale, grazie alla sua capacità di unire gli aspetti cognitivi,
operativi, emozionali e affettivi, la dimensione del piacere con quella
dell'impegno, la conoscenza di sé e la costruzione di competenze sociali. !
!
!
Lo spettacolo/concerto, dal punto di vista didattico, affronta in maniera
"antologica" l'esposizione del concetto di MUSICA POP, intesa nella sua
accezione più sostanziale di MUSICA POPOLARE, scardinando le barriere
imposte dalle classificazioni accademiche e storiografiche.
L'esecuzione, apparentemente disordinata, giustappone per famiglie
ritmiche, melodiche e armoniche, in rapida successione, modelli di
composizione estratti dall'intero panorama musicale, partendo da Vivaldi
fino al Pop/rock di fine Novecento, svelando meccanismi compositivi,
richiami in forma di citazione, allusioni e contaminazioni e palesandone la
trasversalità diacronica e l'efficacia espressiva.
Strumento divulgativo, non è la frontalità dell'esposizione, ma il
coinvolgimento conoscitivo del repertorio che manifesta la riconoscibilità dei
brani eseguiti da parte dell'ascoltatore, la continua "cantabilità" corale delle
scritture proposte, anche sfruttando il meccanismo comico dell'ironia, del
"gioco di parole" musicale, della recitazione mimica, del non-sense, della
citazione cinematografica e teatrale. L'esperienza conoscitiva è improntata
sul coinvolgimento emotivo in un percorso di ascolto/visione che si articola
in tre parti/fasi della rappresentazione:
MELODIA IN BIANCO E NERO
2
1) Lo scardinamento degli stereotipi strutturali della composizione musicale
attraverso la proposizione di giocolerìe esecutive e di missaggi inaspettati
(spesso volutamente dissacrante) di brani in apparenza non congruenti.
L'obiettivo è il reset dell'atteggiamento consueto dell'ascolto musicale, per
favorire la predisposizione ad una lettura alternativa e trasversale delle
partiture e più in generale di ogni scrittura artistica.
2) La concretizzazione scenica (per lo più ironica) di elementi narrativi
presenti nei brani proposti, come nel caso
della Gazza Ladra, di Cosi Parlò Zarathustra, che interagiscono in maniera
suggestiva o umoristica con gli esecutori stessi.
L'obiettivo è l'epifania del potere evocativo della musica che è affidato ad
elementi emozionali ed irrazionali di risonanza interiore e che sfuggono sia
alla catalogazione per genere sia all'analisi tecnica della partitura.
3) La proposizione repentina ed imprevedibile di brani "popolari", ossia
appartenenti profondamente alla stratificazione culturale collettiva,
giustapposti o "intrecciati" in forma rapsodica.
L'obiettivo è svelare le attinenze, le sonorità, le soluzioni compositive comuni
e trasversali per generare un'immedesimazione positiva nella presenza
musicale. Il passaggio è lo stesso che si provoca dallo stupore per il gioco di
prestigio alla consapevolezza divertita del trucco svelato.
Questi tre passaggi costituiscono la struttura portante di un metodo
operativo: si parte dall'ascolto disincantato, spontaneo ed emotivo (studio)
del brano (testo), si procede con la raccolta di elementi individualmente
riconoscibili e assimilabili in quella che potremmo definire un'elementare
"poetica" (in senso binniano), si giunge all'invenzione di un nuovo testo
attraverso la rielaborazione eterodossa dei messaggi raccolti.
La fruizione del concerto è agevolata da un esile, ma ingombrante elemento
diegetico umoristico che è centrato sullo svolgimento di un concerto
destinato a mettere in luce fisime, gelosie, impacci e nevrosi dei musici in
scena, in eterna competizione per la conquista della ribalta, ma
inevitabilmente condannati a piegare i loro ego alla "sovranità" del brano da
eseguire.
Di seguito sono illustrate le parti del concerto con la relativa sequenza di
brani e alcune schede di approfondimento.
MELODIA IN BIANCO E NERO
3
1. IL TEMPO
La lezione concerto inizia in modo didascalico con una lavagna…ma subito, attraverso
il contrasto tra i due personaggi, l’insegnante e l’ “addetta alle pulizie”, gli orchestrali
manifestano la loro insofferenza verso la “teoria” musicale. Gli orchestrali, marionette
della “scrittura musicale”, interpretano la parodia del musicista troppo legato allo
spartito. Nella teoria musicale il simbolo del tempo definisce il numero ed il tipo di note
che una battuta può contenere. Si trova sempre, senza eccezioni, all' inizio del rigo o della
partitura musicale. Il concerto si apre quindi con un gioco sulle variazioni di tempo che
continua ad essere cambiato sulla lavagna. APPROFONDIMENTO: Take Five
SEQUENZA BRANI:
take five
mission impossible
take five
mission impossible
take five
valzer dei fiori
hit the road, Jack
take five
valzer dei fiori
take five
quadri in esposizione
take five
Marcia alla turca
take five velocità doppia
Popeye
5/4
5/4
5/4
5/4
5/4
3/4
2/4
5/4
3/4
5/4
5+6/4
5/4
4/4
Take Five
autore: Paul Desmond
suonata da: The Dave Brubeck Quartet
musica Jazz
Take Five è un classico della musica jazz, scritto da Paul Desmond e suonata
dal The Dave Brubeck Quartet nell'album Time Out, del 1959.Take Five fu
composta da Paul Desmond, il sassofonista del gruppo, sulla base di un
tempo in 5/4 del batterista Joe Morello. Il pezzo è divenuto celebre proprio
per il suo caratteristico, sinuoso assolo di sassofono e per l’uso di un atipico
ed irregolare tempo quintuplo in 5 beat. Il brano è uno dei pochissimi pezzi
MELODIA IN BIANCO E NERO
4
jazz ad avere l’inusuale tempo di 5/4, da cui il doppio gioco del titolo, che in
inglese significa “prendersi cinque minuti di pausa”.
Oltre ad essere un brano musicale ben riuscito, Take Five è una
dimostrazione di come funziona il tempo di 5/4. Grazie alla chiarezza
dell’accompagnamento pianistico e alle frasi misurate e precise del sax,
l’ascoltatore non ha difficoltà a contare fino a cinque e seguire così il ritmo
del pezzo. A partire dal titolo, il brano svela il suo segreto all’ascoltatore e
renderlo partecipe. E’ forse questa la spiegazione di un successo
straordinario, assai superiore alle attese degli autori.
2.VARIAZIONI LINGUISTICHE
My Sharona dei The Knack apre (spartito al contrario Anorashyam) e chiude questa
sezione, facendo emergere l’anima rock di Beethoven: moderno, capace di rompere gli
schemi formali e di usare l’orchestra come strumento ritmico. Le variazioni dell’Inno alla
Gioia di Beethoven, in diverse lingue compreso il “dialetto napoletano” sono
un’interpretazione non ortodossa del concetto di internazionalità! Il tutto
inframmezzato da richiami comici (Maple Leaf Rag), assonanze ritmiche (nella Vecchia
Fattoria) e intrusioni contemporanee. APPROFONDIMENTO: Inno alla Gioia
SEQUENZA BRANI:
Anorashyam
My Sharona
Inno alla Gioia
Inno alla Gioia variazione 1
Inno alla Gioia variazione 2
Inno alla Gioia variazione 3
Lucia di Lammermoor - la pazzia
Inno alla Gioia variazione 4
Giochi senza frontiere
Inno alla gioia variazione 5
Inno alla gioia variazione 6
Maple Leaf Rag
Inno alla gioia variazione 7
Inno alla gioia variazione 8
Albachiara
My Sharona
Nessun Dorma
MELODIA IN BIANCO E NERO
5
Inno alla Gioia
opera: 9° Sinfonia
compositore: Beethoven
testo poetico: Friedrich von
Schiller
Inno alla Gioia: l’Inno alla Gioia è
l'adattamento del quarto ed ultimo
movimento della Nona Sinfonia di
Ludwig van Beethoven .
E’ una marcia di gioia, festante,
scintillante di colori argentini, che
accompagna l'uomo che percorre il cammino gioioso della vita ma è
soprattutto un grandissimo messaggio di pace e di fratellanza; con tale
composizione Beethoven volle formulare un aperto invito alla fratellanza
universale e proprio per rendere tale messaggio il più chiaro possibile, egli
decise di far cantare nel finale un testo del poeta tedesco a lui
contemporaneo, Friedrich von Schiller: l'Inno alla Gioia.
L'ode è una lirica nella quale la gioia è intesa non come semplice
spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l'uomo giunge quando si
libera dal male, dall'odio e dalla cattiveria.
Proprio per questa esortazione alla fraterna amicizia, la melodia su cui viene
intonato questo Inno alla Gioia è stata adottata come "Inno europeo" dal
Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione europea dal 1986.
Come inno è volutamente rimasto privo di testo ed utilizza il linguaggio
universale della musica, riuscendo ad esprimere gli ideali di libertà, pace e
solidarietà perseguiti dall’Europa.
Opera: La Sinfonia n. 9 in re minore con voci e coro finale Op. 125, nota
anche solo come Nona sinfonia o Sinfonia corale, è l'ultima sinfonia di
Ludwig van Beethoven. Fu completata nel 1824, quando Beethoven era,
ormai, completamente sordo. La prima assoluta avvenne venerdì 7 maggio
1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger ed
il tenore Anton Haizinger.[1]
È una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei
più grandi capolavori di Beethoven, se non la più grandiosa composizione
musicale mai scritta.[3]
MELODIA IN BIANCO E NERO
6
Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall'UNESCO Memoria del
mondo, attribuendoli alla Germania.
Beethoven: Figura cruciale della musica colta occidentale, fu l'ultimo
rappresentante di rilievo del classicismo viennese. Considerato uno dei più
grandi compositori di tutti i tempi, è annoverato tra i più grandi geni della
storia della musica. Nonostante la sordità (ipoacusia) che lo colpì prima
ancora d'aver compiuto i trent'anni, egli continuò a comporre, condurre e
suonare, anche dopo aver perso completamente l'udito. Beethoven ha lasciato
una produzione musicale fondamentale, straordinaria per forza espressiva e
per la capacità di evocare emozioni.
Schiller: Johann Christoph Friedrich Schiller, poeta annoverato fra i
massimi esponenti dello Sturm und Drang, nasce nel 1759 a Marbach e nella
sua formazione culturale si ispira alle speculazioni di Kant, con cui ha in
comune la formazione pietistica, ma non le vicende giovanili, che lo vedono
come medico militare nell’esercito del ducato (1780).
L’autore distingue tra poesia ingenua e poesia sentimentale, dove con la
prima si intende lo stato primitivo di armonia tra l’uomo e la natura,e con la
seconda la moderna condizione della ricerca dell’armonia perduta come
ideale irraggiungibile.
Inno Alla gioia
di Friedrich Schiller
« Gioia, splendente scintilla divina,
figlia dell'Elisio,
noi entriamo ebbri e frementi,
o celeste, nel tuo tempio.
Il tuo incanto rende unito
ciò che la moda (qui intesa però
come l'uomo) rigidamente separò,
i mendichi diventano fratelli dei
principi
dove c'è la tua dolce ala.
Coro
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso. »
MELODIA IN BIANCO E NERO
« Freude, schöner Götterfunken
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
Was der Mode streng geteilt;
Bettler werden Fürstenbrüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Chor
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuß der ganzen Welt!
Brüder, über'm Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen. »
7
Inno Alla gioia
versione di Arrigo Boito
Gioia figlia della luce, Dea dei carmi, Dea dei fior!
Il tuo genio ci conduce per sentieri di splendor.
Il tuo raggio asciuga il pianto, sperde l'ira e fugge il duol!
Vien! sorridi a noi d'accanto Primogenita del Sol!
Qual nell'arnia armoniosa già s'inserte il suono al suon,
e la voce della sposa già s'unisce alla canzon.
Ma da noi ritorca al viso chi la gioia in cor non ha,
l'uom che mai non ha sorriso certo in Ciel non salirà.
Dea dei palpiti giocondi gioia sacra ed immortal,
tu sei l'anima dei mondi, sei l'ebbrezza celestial:
sei la pace e la speranza, sei dei pampini l'umor,
sul tuo metro eterna danza move il mar e l'astro d'or.
3. ESSERE O FARE?: L’Habanera, celebre aria della Carmen, viene
“disturbata” da una serie di intrusioni musicali. La cantante, nonostante le molteplici
interruzioni e i dispetti degli orchestrali, conduce con ostinazione il tema principale.
L’ego dei musicisti cerca di prendere il sopravvento sulla musica: la musica o il
musicista? L’essere o il fare? Il “voler essere” del musicista si scontra con “la musica” che
dalla sua stessa esecuzione è generata. APPROFONDIMENTO: Habanera
SEQUENZA BRANI:
Habanera
mazza la vecchia!
habanera
Singin'in the rain
Habanera
Zorba il greco
Bach Minuetto n.1
Zorba il greco
Roll over Beethoven
Besame Mucho
Habanera
Habanera
Habanera
Amami Alfredo
Habanera
Bella Ciao
Bella Ciao Swing
Katiusha
Habanera
Sulle Onde
Circus Music
Romagna Mia
MELODIA IN BIANCO E NERO
8
Habanera
opera: Carmen
compositore: Bizet
Habanera: Caratteristici sono nell'opera i brani
che si ispirano alle forme e ai colori della
tradizione popolare spagnola, come la famosa
habanera, una danza simile al tango sul cui
ritmo Carmen intona l'aria L'amore è un uccello
ribelle.
Carmen: Bizet compose la Carmen, tratta da
una novella di Prosper Mérimée, in forma di
opéra-comique, genere francese di carattere
popolare, molto diffuso all'epoca, in cui parti cantate si alternano a dialoghi
recitati. La vicenda si svolge a Siviglia, in Spagna, e ha come protagonista una
bella e provocante zingara, Carmen, di cui si innamora perdutamente Don
José, un brigadiere del corpo di guardia, il quale viene meno ai propri doveri
di soldato per seguirla, arrivando perfino a unirsi a una banda di
contrabbandieri. Ma la capricciosa zingara si stanca presto e rivolge le sue
attenzioni all'affascinante torero Escamillo. Impazzito per la gelosia, mentre
la folla della corrida applaude il vittorioso Escamillo, Don José uccide
Carmen e poi si costituisce ai gendarmi.
La scabrosità del soggetto, che contravveniva alle convenzioni teatrali
dell'opéra-comique, e il realismo con cui erano presentati i personaggi sulla
scena non piacquero inizialmente e il compositore fu accusato di immoralità.
Qualche anno più tardi il giudizio mutò e la Carmen divenne una delle opere
più rappresentate nel mondo. Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che
l'apprezzava molto, ne esaltò il carattere solare e mediterraneo che
esprimeva, a suo dire, "un ritorno alla natura, alla gaiezza, alla giovinezza e
alla virtù”.
Bizet: Compositore francese dell'Ottocento, Georges Bizet si dedicò
soprattutto al teatro musicale. Il suo nome è legato all'opera Carmen, la cui
storia è ambientata in Spagna tra zingari, briganti e toreador. Inizialmente
poco apprezzata, Carmen fu poi rivalutata ed è tuttora popolare per il forte
realismo psicologico dei protagonisti e per la fantasia melodica della musica.
MELODIA IN BIANCO E NERO
9
Habanera testo
L'amour est un oiseau rebelle
Que nul ne peut apprivoiser
Et c'est bien en vain qu'on l'appelle
S'il lui convient de refuser
Rien n'y fait, menaces ou prières
L'un parle bien, l'autre se tait :
Et c'est l'autre que je préfère
Il n'a rien dit mais il me plaît
L'amour ! L'amour ! L'amour !
L'amour !
L'amour est enfant de Bohême
Il n'a jamais, jamais connu de loi
Si tu ne m'aimes pas, je t'aime
Si je t'aime, prends garde à toi !
Si tu ne m’aimes pas
Si tu ne m’aimes pas, je t’aime !
Mais, si je t’aime
Si je t’aime, prends garde à toi !
L'oiseau que tu croyais surprendre
Battit de l'aile et s'envola ...
L'amour est loin, tu peux l'attendre
Tu ne l'attends plus, il est là !
Tout autour de toi, vite, vite
Il vient, s'en va, puis il revient...
Tu crois le tenir, il t'évite
Tu crois l'éviter, il te tient
L'amour ! L'amour ! L'amour !
L'amour !
L'amour est enfant de Bohême
Il n'a jamais, jamais connu de loi
Si tu ne m'aimes pas, je t'aime
Si je t'aime, prends garde à toi !
Si tu ne m’aimes pas
Si tu ne m’aimes pas, je t’aime !
Mais, si je t’aime
Si je t’aime, prends garde à toi !
MELODIA IN BIANCO E NERO
L'amore è un uccello ribelle
che in gabbia mai sta
ed è davvero inutile chiamarlo
se gli conviene sottrarsi.
Niente lo smuove, minaccia o
preghiera
uno parla bene, l'altro tace
ed è l'altro che preferisco
Non dice niente, ma mi piace.
L'amore è un piccolo zingaro,
Non ha mai, mai conosciuto legge,
se tu non mi ami, io ti amo
se io ti amo, attento a te!
L'uccello che credevi di catturare
con un colpo d'ali è volato via...
10
4. DARTH PIANO: Intermezzo divertente in cui vengono eseguiti al pianoforte i
seguenti brani: BRAHMAS - RHAPSODY IN G MINORE, HONKY TONK
TRAIN BLUES, MARCIA ALLA TURCA, CHATTANOOGA CHU CHU, PER
ELISA, MAPLE LEAF RAG, CHOPIN - POLACCA, LA DANZA DELLE ORE,
MARCIA DARTH VADER - STAR WARS, IN THE MOOD - RITMOMANIA,
CHOPIN - IMPROVVISO, “QUESTO L’HO GIA’ FATTO”, “NO! MI
RIFIUTO”, PICCOLO GRANDE AMORE
5. DESTRUTTURAZIONI ARMONICHE: In questa sezione i
musicisti, partendo dalla “Toccata e fuga in re minore di Bach”, danno libero sfogo al
loro virtuosismo, eseguendo variazioni sulla stessa progressione armonica, sul I°, IV°, V°
grado della scala. I richiami ritmici e le associazioni armoniche avvengono per
sovrapposizione e per contrasto, con elementi comici e giochi di prestigio. In un
crescendo che si conclude con “La Gazza Ladra” che, in “fuga”, porta via lo spartito.
APPROFONDIMENTO: Quel mazzolin di fiori
SEQUENZA BRANI:
Quel mazzolin di fiori
Toccata e fuga in re minore
Jarabe tapatio
Il valzer del moscerino
libiamo/la donna è mobile mix
La marcia di Radetzky
Quel mazzolin di fiori
Quel mazzolin di fiori swing
Oh when the saints go Marchin'in
Oh when the saints go Marchin'in/quel mazzolin di fiori (mix)
La gazza ladra (overture)
Quel mazzolin di fiori è un canto popolare italiano, composto da un autore
anonimo nel 1904. Il testo, parzialmente in lombardo ed in italiano, è
composto da sei quartine.
Questa canzone, nonostante non avesse alcuna relazione con la guerra, fu la
più cantata dagli alpini durante la prima guerra mondiale e da allora divenne
famosa in tutt'Italia.
Il brano fu inserito nell'album di Gigliola Cinquetti del 1972 Su e giù per le
montagne e fu inciso anche nel 1974 in Topo Gigio a Canzonissima, album di
Topo Gigio.
MELODIA IN BIANCO E NERO
11
Quel mazzolin di fiori - testo
Quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna.
Quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna e vada ben che non si bagna
che lo voglio regalar e vada ben che non si bagna che lo voglio regalar.
Lo voglio regalare Perché l'è un bel mazzetto.
Lo voglio dare al mio moretto questa sera quando vien.
Lo voglio dare al mio moretto questa sera quando vien.
Stasera quando viene sarà una brutta sera.
Stasera quando viene sarà una brutta sera
E ma perché sabato sera lui non è venuto a me.
E ma perché sabato sera lui non è venuto a me.
No l'è veniù da me, l'è andà dalla Rosina.
No l'è veniù da me, l'è andà dalla Rosina.
E ma perché son poverina mi fa pianger e sospirar.
E ma perché son poverina mi fa pianger e sospirar.
Mi fa piangere e sospirare sul letto dei lamenti.
Mi fa piangere e sospirare sul letto dei lamenti.
Che cosa mai diran le genti, cosa mai diran di me.
Che cosa mai diran le genti, cosa mai diran di me.
Diran che son tradita, tradita nell'amore.
Diran che son tradita, tradita nell'amore.
E ma perché chi piange il cuore, sempre sempre piangerà.
E ma perché chi piange il cuore, sempre sempre piangerà.
6. IL MONOLITO : Sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss,
arriva sul palco di “Melodia in Bianco e Nero” il misterioso monolito di 2001 Odissea
nello Spazio. Dal Monolito di Kubrick, entità divina aliena, simbolo della ragione e della
conoscenza, scende il maestro Igor Stokansky che dovrebbe riportare ordine tra i
musicisti. Il direttore d’orchestra si rivela in realtà un
cialtrone, con un ego smisurato.
7. IL DIRETTORE D’ORCHESTA:
Quello che fa un direttore d’orchestra durante il
concerto è solo la punta dell’iceberg di un lavoro che
comincia dal primo giorno di prove. La sera del
concerto, il ruolo del direttore è solo formale e
assume su di sé la responsabilità di essere una figura
di riferimento per i musicisti, ad esempio per quanto
MELODIA IN BIANCO E NERO
12
riguarda gli attacchi e il tempo. Igor Stokansky è invece solo “egocentrica apparenza”,
pretende di dirigere gli orchestrali, ma questi si ribellano dando vita ad un ridicolo caos
musicale. In questa sezione della lezione concerto vengono proposti una serie di brani
protagonisti di famose serie o caroselli televisivi, facilmente orecchiabili e riconoscibili.
Interazione tra immaginario e musica. La musica come citazione cinematografica,
televisiva e teatrale, autocelebrativa per gli orchestrali ribelli.
APPROFONDIMENTO: Manà Manà
SEQUENZA BRANI
La famiglia Adams
Carosello
Cuckoo Theme Music
Guardo gli asini che volano nel ciel
Guardo gli asini che volano nel ciel
Pippo non lo sa
Eternally
The Muppet Show Theme
Brava Brava
Because
Manà manà
Mah Nà Mah Nà
autore: Piero Umiliani
Mah Nà Mah Nà (o Manàmanà, o come lo conoscete), lo stacchetto musicale
diventato famoso con i
Muppets e poi riproposto in
mille altre versioni e
occasioni. La canzone
divenne nota con la prima
puntata dei Muppets andata
in onda negli Stati Uniti nel
novembre del 1969
all’interno del programma
televisivo americano per
bambini Sesame Street, ma Slate spiega che la melodia era stata composta da
un musicista italiano, Piero Umiliani, autore soprattutto di colonne sonore di
film, e fu usata per la prima volta nel 1968 in una scena di un documentario
sulla sessualità in Svezia: “Svezia: Inferno e Paradiso”, girato da Luigi
Scattini.
MELODIA IN BIANCO E NERO
13
Quando la colonna sonora del film sbarca in America alla Marks Music,
diventa il brano guida del film. Resta però un problema. Non si può certo
mantenere quel titolo così brutto (Sauna Svedese). Bisogna rinominare il
brano, con un titolo che sia canticchiabile in tutto il mondo e facile da
ricordare.
Basta un altro ascolto al ritornello del tema per assegnare lì, al n. 136 West
della 52 strada di New York City, il nuovo titolo al pezzo,
quell'indimenticabile e ritmato nonsense che è Mah-Nà Mah-Nà.
8. IL CAOS: Gli orchestrali, ormai senza freni, litigano per chi dovrà eseguire il
prossimo pezzo: l’ouverture del Guglielmo Tell diventa la conta “Ponte ponente pontepì”.
Il Maestro Igor Stokansky torna in scena, cerca di imporre l’ordine facendo suonare agli
orchestrali K525 di Mozart e a questo punto il caos è totale…
APPROFONDIMENTO: Mozart, Serenata in sol maggiore K525
SEQUENZA BRANI:
Guglielmo tell (ouverture)
Ponte ponente pontepì
K 525
K 525
Marcia alla Turca (reprise)
K 525
Serenata in sol maggiore
K525
Eine kleine Nachtmusik (piccola serenata)
compositore: Mozart
La Piccola Serenata Notturna K. 525, che ha in sè lo spirito leggiadro e soave
dell’antico Divertimento, risale all’agosto 1787. L’evocazione delle atmosfere
notturne viene affidata ai sottili equilibri timbrici di una compagine di soli
cinque archi: tutto appare semplice, felicemente ispirato e melodicamente
fresco, ma si tratta di una semplicità conquistata con una sofisticatissima
tecnica strumentale e per mezzo di
un’abilità artistica mostruosa. La
composizione si sviluppa nei
tempi Allegro, Romanza,
Minuetto, Rondò per una durata
di circa 15 minuti,
MELODIA IN BIANCO E NERO
14
Mozart:
Wolfgang Amadeus Mozart è
nato a Salisburgo il 27 gennaio 1791. E' stato
un bambino prodigio: a 3 anni ha messo le
manine sulla tastiera di un clavicembalo e
sulle corde di un piccolo violino e a 6 anni
ha iniziato a comporre (un minuetto per
clavicembalo, il KV6) e a 7 sapeva già
suonare benissimo entrambi gli strumenti.
In famiglia, del resto, il papà Leopold era
un bravo musicista (suonava e insegnava
violino) e la sorella maggiore Nannerl era brava al clavicembalo. Il papà era
anche il loro maestro per quanto riguarda le materie che oggi tutti i bambini
imparano a scuola. Wolfgang però non era un bimbo serio serio, anzi... era
piuttosto vivace. Aveva un cagnolino di nome Pimperl con cui giocava
spesso e nelle lettere che scriveva (al padre, alla madre, alla sorella, ad alcuni
amici...) amava fare battute e scherzi.
Mozart era anche dotato di una memoria fuori dal comune: a 14 anni a Roma
ascoltò un pezzo che veniva eseguito una sola volta all'anno al buio, il
Miserere di Allegri, la cui partitura era custodita sotto chiave come fosse un
segreto. Mozart lo ascoltò e riuscì a riscriverlo perfettamente. Eseguiva brani alla perfezione dopo averli "studiati" solo una mezzoretta.
Improvvisava su temi suggeriti dal pubblico, suonava bendato o con la
tastiera coperta da un panno.
Accompagnato dal padre e con la sorella, Mozart ancora bambino girò per
tutta Europa e fece
concerti davanti a uomini importantissimi, come
l'Imperatore (a Vienna), il Re di Francia (a Versailles) e la famiglia reale
d'Inghilterra (a Londra). Poi fece un lungo viaggio anche in Italia, fermandosi
in alcune delle più importanti città come Milano, Torino, Roma, Parma,
Bologna.Dopo un po' di anni passati in giro a viaggiare si fermò stabile a
Vienna e compose tantissime musiche: concerti per vari strumenti (ben 23
per pianoforte poi flauto, flauto e arpa, corno, clarinetto, fagotto...), ben 52
sinfonie (tra le quali la Jupiter...), sonate, fantasie, opere liriche (Le Nozze di
Figaro, Così fan tutte, Don Giovanni, Il Flauto magico...), musica sacra (le
Messe, il Requiem...) e tante altre composizioni.
A Vienna quando aveva 26 anni si sposò con Constanze.
Il padre Leopold morì sessantasettenne nel 1787 e nonostante il rapporto
complicato a Mozart il padre mancò molto fin da subito. Inoltre, poco dopo la
morte del padre, anche la sua salute cominciò a vacillare e per lui iniziò un
periodo davvero complicato. Era ossessionato dal sospetto che qualcuno
volesse avvelenarlo.
MELODIA IN BIANCO E NERO
15
Il povero Mozart morì malato a soli 35 anni, nel dicembre del 1791. Una vita
breve, ma molto intensa e che ha lasciato a tutti noi tanta musica
meravigliosa che non morirà mai. La sua morte, come del resto la sua vita, è
avvolta nel mistero e molto si è raccontato a proposito della Messa da
Requiem lasciata incompiuta. Pare che gli fosse stata commissionata da un
ricco signore, un certo conte Walsegg, che voleva rimanere nell'anonimato e
forse, una volta ottenuta l'opera manoscritta di Mozart, spacciarla per opera
sua e farla suonare alla messa in memoria della povera sua moglie, morta
l'anno prima. Nel 1800 girò la falsa leggenda per cui la morte di Mozart fu
causata da avvelenamento volontario da parte del musicista-rivale Antonio
Salieri, invidioso del talento di Mozart... fantasie! Sta di fatto che Salieri morì
in manicomio tormentato dalle accuse di essere l'avvelenatore di Mozart. I
funerali di Mozart furono miseri e il suo corpo è stato sepolto nelle fosse
comuni.
9. LA MELODIA: Ma l’ordine non si impone, gli orchestrali devono ritrovare da
soli la “melodia”. Dal virtuosismo armonico, dal gioco ritmico, buffo, dispettoso,
dissacrante alla melodia. Il percorso degli orchestrali rappresenta la vita stessa: la
sperimentazione, la caricatura, la conflittualità, la voglia di apparire, la
giustapposizione tra “essere e fare”, l’incessante ricerca di equilibrio. Nell’ultimo brano
proposto, “Non Potho Reposare”, cantato a cappella, senza strumenti, gli orchestrali
stessi sono “la musica”. Dopo tanto virtuosismo tutto sembra tornare al suo posto, lo
spettatore è “spiazzato” per l’ultima volta nel momento finale: “in fin dei conti, fintanto
che alla base riconosciamo una pulsazione su cui sincronizzare il nostro corpo e le nostre
emozioni, tutto è musica.”
Non Potho Reposare
canzone tradizionale sarda
Non potho reposare amore e coro
pensende a tie soe donzi momentu.
No istes in tristura prenda e oro
né in dispiacere o pessamentu.
T’assicuro ch’a tie solu bramo,
ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.
Non posso riposare, amore e cuore,
sto pensando a te ogni momento.
Non essere triste gioiello d’oro,
né in dispiacere o in pensiero.
Ti assicuro che bramo solo te,
che t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.
MELODIA IN BIANCO E NERO
16
Amore meu prenda de istimare
s’affettu meu a tie solu est dau;
s’are iuttu sas alas a bolare,
milli bortas a s’ora ippo bolau;
pro benner nessi pro ti saludare,
s’attera cosa non a t’abbissare.
Amore mio, gioiello da stimare,
il mio affetto a te solo e’ dato;
se avessi avuto le ali per volare,
mille volte all’ora avrei volato;
per venire almeno a salutarti,
o solamente per vederti.
Si m’esseret possibile d’anghelu
d’ispiritu invisibile piccabo
sas formas; che furabo dae chelu
su sole e sos isteddos e formabo
unu mundu bellissimu pro tene,
pro poder dispensare cada bene.
Se mi fosse possibile d’angelo
di spirito invisibile prenderei
le forme; ruberei dal cielo
il sole e le stelle e formerei
un mondo bellissimo per te,
per poter dispensare ogni bene.
MELODIA IN BIANCO E NERO
17
Il lavoro didattico sviluppato sulle idee progettuali di “Melodia in Bianco e Nero” ha
coinvolto classi di primaria e di secondaria di primo grado dell’IC Via Padre Semeria. Il
progetto è ancora in corso (e rimarrà in corso per tutti i docenti che vorranno
documentare e condividere un loro contributo didattico). Le unità vengono aggiornate
sul sito www.melodiainbiancoenero.it
L’IDEA DI “MELODIA IN BIANCO E NERO”
METTERSI IN GIOCO
di Tiberio Pandimiglio
Un insegnante deve mettersi in gioco in prima persona; per essere convincente e coinvolgente deve
diventare operativo nel dimostrare l'efficacia di ciò che sostiene. Perciò la cosa migliore che può
fare è attingere al proprio vissuto e ai propri interessi per realizzare una personalizzata
dimostrazione della sinergia effettiva tra realtà individuale e realtà collettiva. Che poi, in soldoni,
significa portare un pezzo di vita vera a scuola.
Io, nel mio orizzonte personale, riservo alla musica uno spazio speciale ed ingombrante dato che la
pratico da ormai quarant'anni, e non riesco proprio ad evitare di riferirmi a lei come ad un modello
non solo operativo, ma anche di comportamento sociale. Perché è un territorio neutro dove tutto è
possibile: intraprendere le sfide più dure nel tentativo di primeggiare su tutti e vivere nel nome
della competitività più sfrenata, rinchiudersi nel proprio giardino dell'eden e contemplare la
beatitudine di un rifugio aureo, condividere generosamente le energie con altri per realizzare
un'esecuzione e un ascolto che sia benessere comune. Credo che la maggior parte delle persone che
hanno praticato con una certa intensità la musica abbiano sperimentato tutte queste ed altre varianti.
Ed è un po' come aver interpretato o essersi adeguati a tanti ruoli sociali diversi, sperimentandone
benefici, svantaggi e frustrazioni.
A me piace pensare che la classe sia una Band.
Non la mia band: l'insegnante è solo quello che suona da più tempo, che conosce la musica degli
anni sessanta e settanta ed ha voglia di sentire dai giovani musicisti un po' di buona musica nuova
mai ascoltata prima.
Così nasce Melodia in Bianco e Nero, un testo musicale elaborato dalla scomposizione di un
repertorio trasversale nei generi e nel tempo. Perché la musica è un continuo travaso di formulari ed
espressioni tonali e matematiche che non ammettono barriere e pretendono di essere reinventate
continuando a somigliarsi e a riecheggiare l'un l'altro.
I temi - da quelli di Vivaldi fino a quelli dei Queen - sono stati scomposti e ricomposti inseguendo
il buon umore, irridendo con affetto i protagonisti ed omaggiandone la grandezza, lasciando
galleggiare e svolazzare le citazioni di tutto ciò che è cantabile o suonabile: dalla filastrocca al
sinfonico, dalla suoneria del cellulare al classico del rock, una passerella caotica di tutto ciò
abbiamo nelle orecchie, che appartiene alla memoria individuale, ma che si scopre collettiva. Nasce
un testo nuovo che è raccolta disordinata di testi abituali e familiari, perché sulla tessitura musicale
si scatena il potere evocativo della musica, il potere di rendere essenziale e rassicurante lo sforzo di
un ascolto e di un'esecuzione fatta tutti insieme, si scopre la capacità di provare e suscitare la stessa
emozione, la stessa risata e la stessa partecipazione personale. La musica, spogliata dei suoi orpelli
MELODIA IN BIANCO E NERO
18
storico-accademici, si mostra nuda e popolare, linguaggio dinamico da maneggiare con destrezza,
ma senza paura, fatta di tanti mattoncini di lego pronti a raccontare le nostre espressioni emotive.
In Melodia in Bianco e Nero, alunni e non, possono riconoscere l'impegno del fare senza paura di
sbagliare, la voglia di prendere in giro sé stessi mentre si è indaffarati a districare una complessa
partitura-mosaico buffa e seducente che racconta e rende fruibile in modo confuso, ma
coinvolgente, la storia della musica e le emozioni che racconta.
SVELARE I TRUCCHI
L'esecuzione delle musiche eseguite all'interno di Melodia in Bianco e Nero utilizza dei
meccanismi precisi per suscitare il coinvolgimento emotivo dell'ascoltatore:
- la dissacrazione dei protagonisti:
da subito i musicisti si rivelano un po' cialtroni, un po' imbranati, un po' bambinoni. Nessun timore
reverenziale, quindi, perché sul palco sostanzialmente si gioca. Perfino la comparsa del direttore
d'orchestra non fa che diminuire la credibilità degli esecutori.
- il contrasto ritmico:
l'alternanza repentina dei tempi e dei ritmi impedisce l'assopimento dell'ascolto che è quindi sempre
favorevolmente predisposto alla variazione. L'inversione e lo scambio dei tempi tra temi resi
attigui, genera l'apprezzamento di una divertita e divertente giocolerìa che assimila famiglie di frasi
musicali apparentemente eterogenee; un effetto analogo si ottiene talvolta anche rendendo fluidi
temi con ritmi e tempi dissimili attraverso il dimezzamento della velocità di esecuzione, come
avviene per il passaggio "morphing" da Take five a Popeye.
- le variazioni su tema:
avvengono per "sconvolgimento" geo-storico e garantiscono sempre l'efficacia espressiva del tema.
Il maltrattamento dell'Inno alla gioia in otto lingue e in otto generi musicali diversi, da un lato
chiarisce la cristallina trasparenza delle definizioni etniche di un luogo attraverso l'identità
musicale, dall'altro garantisce l'inattaccabile tenacia di un tema musicale che spicca per semplicità
armonica e grandiosità espressiva. Uno dei monumenti incrollabile della musica di tutti i tempi,
svela la sua natura: un canto melodico e lineare adagiato su una struttura armonica semplice e
ordinata. L'elegante potere della semplicità: il coro dell'Inno alla gioia funziona esattamente come
Imagine di John Lennon.
- la frammentazione:
MELODIA IN BIANCO E NERO
19
le cesure tra i brani avvengono molto spesso in maniera irregolare, spezzando le misure in
microunità di difficile esecuzione che non vengono percepite come virtuosismi, bensì come agguati
sonori. I brani prendono alle spalle l'ascoltatore che è piacevolmente coinvolto dalla comparsa
improvvisa di un brano ben noto in veste bizzarra: l'esecuzione dei brani proposti alla "lavagna" ne
è l'esempio più convulso.
- le citazioni:
I richiami ad altre forme espressive (il cinema, il teatro, la pittura, i fumetti) incoraggiano
sistematicamente la suggestione; l'esile trama dello spettacolo - citazione essa stessa dell'ingenua
comicità del cinema muto - procede con un continuo manifestarsi sul palco di personaggi e
"contenuti" richiamati dal brano eseguito. La realtà del concerto raccontato si confonde con le
intrusioni surreali delle "epifanie" sceniche cancellandone il confine: la musica rende tutto
possibile!
- i dispetti musicali:
le conflittualità trai brani, apparentemente clownistiche, nascondono, in realtà, un efficace processo
dialettico votato non solo al divertissement, ma anche alla "consacrazione" dei topoi compositivi: il
mix intrecciato quasi spontaneo tra l'aria "la donna è mobile" e il "libiamo ne' lieti calici" ci
racconta una breve e ridicola lotta per la conquista del proscenio tra un tronfio tenore e un soprano
alticcio, e nel contempo ci suggerisce molto chiaramente alcuni punti fermi dei procedimenti
compositivi del loro autore. Esiste poi un gioco dispettoso più mirata all'individuazione degli
schemi armonici ricorrenti e delle metriche melodiche multiformi: la sovrapposizione dei brani e
l'interscambiabilità dei testi, come avviene per due brani popolari dalla genesi completamente
distinta, ossia "Oh when the Saints go marchin'in" e "Quel mazzolin di fiori", che sono
perfettamente sovrapponibili, previo adeguato adattamento ritmico, tanto da formare una
composizione a canone incerto, e "disponibili" a scambiarsi il testo. È forse il meccanismo che
meglio degli altri dimostra come lo smontaggio libero e il ricomponimento fantasioso di parti
eterogenee o opposte, produce un risultato completamente diverso rispetto al punto di partenza.
- Le caricature:
riguardano, innanzi tutto, la gestualità, i tic, i luoghi comuni, le fisime degli interpreti della musica;
ma sono da intendersi, in seconda battuta, come l'esasperazione del mondo dei suoni e dei rumori
da inglobare scherzosamente nel mondo della musica compita: l'esecuzione di un brano al
contrario, l'esecuzione di un brano a velocità doppia con intonazione alzata come se fosse un nastro
registrato ed alterato, l'esecuzione di brani a singhiozzo come fossero riprodotti da un vecchio
giradischi difettoso, l'imitazione di rumori inaspettati attraverso l'uso degli strumenti.
In fin dei conti, fintanto che alla base riconosciamo una pulsazione su cui sincronizzare il nostro
corpo e le nostre emozioni, tutto è musica.
MELODIA IN BIANCO E NERO
20