LAVORO DI ASCOLTO MUSICALE SECONDO IL METODO DI

SCUOLA PRIMARIA “E.DE AMICIS” FONTANE DI VILLORBA TREVISO
INS. ZAMPIERI MARIA GRAZIA
Giugno 2013
LAVORO DI ASCOLTO MUSICALE
SECONDO IL METODO DI MUSICOSOPHIA
Ho iniziato il lavoro musicale con la classe, in seconda, con il brano: “Danza
ungherese” di Brahms.
Con un primo ascolto ho portato i bambini a familiarizzare con la musica.
Ascoltavano con attenzione, grazie ad un lavoro sistematico di narrazione di fiabe
effettuato in classe prima.
“Adesso quando la musica cambia battete le mani”. I bambini, si sa, hanno bisogno
di muoversi, di sentirsi coinvolti nel lavoro.
Ho tracciato alla lavagna una linea e un bambino ha segnato con una lineetta
verticale “quando la musica cambiava”.
Volevo percepissero anche una serie di suoni iniziali che fanno da “introduzione” e
stimolati, alcuni si sono avvicinati di più allo stereo facendo zittire gli altri.
Con grande soddisfazione, hanno saputo cogliere una sfumatura in più!
Abbiamo poi assegnato ad ogni melodia un simbolo a seconda della caratteristica
(forte, dolce, vivace) . Talvolta la stessa melodia si ripeteva!
Qualche bambina percepiva già un messaggio “Succede qualcosa. Sembra una
storia” e qualche altra meno timida alla mia domanda “Vi ricordate come fa la
melodia A?” provava a canticchiare.
Ho disegnato delle lunette nelle quali racchiudere le melodie e… la nostra prima
architettura musicale era pronta!
Un bambino (il maestro) seguiva con un bastoncino il fluire della musica sulla
struttura abbozzata, mentre gli altri divisi in tre gruppi si alzavano al suono della
melodia da loro rappresentata. I gruppi si alternavano e altri maestri di musica
svolgevano il loro compito a turno.
I bambini si sono dimostrati subito entusiasti dei giochi, però ancora troppo
esuberanti. La musica aiutava a contenere i loro gesti talvolta esagerati e in seguito
speravo li rendesse più consapevoli e affinasse le loro capacità percettive.
Per il lavoro del terzo anno quindi non c’era di meglio che l’ ”Humoresque “ di
Dvorak. Il martedì pomeriggio, giorno di rientro, l’appuntamento era fisso:
mezz’oretta di ascolto per un primo approccio.
Alcuni bambini avevano individuato le melodie con molta facilità, anche costruire
l’architettura è stato più semplice, dopo l’esperienza precedente.
Con questo brano ho osato di più: era il momento! E’ stato il pezzo musicale che ha
parlato più all’interiorità di ciascuno ed ha unito il gruppo. C’erano ancora bambini
timidi che non osavano esporsi e altri, invece, che facevano a gara per fare il
maestro di musica.
Abbiamo canticchiato tanto insieme con voci sommesse: stava nascendo un senso di
rispetto per la musica!
Mancava l’ultimo passaggio: la meloritmia, disegnare la musica con le mani! Guidavo
gli alunni gradualmente ad abbozzare i primi gesti, stavolta più coscienti, più
armoniosi!
I bambini hanno svolto questo lavoro per un anno intero, senza mai stancarsi, anzi
mentre dipingevano mi chiedevano: “Perché non metti la musica?” Naturalmente
variavo, in modo potessero allenare il loro orecchio ed esprimere delle scelte
personali. In questo caso la musica era vissuta come un nutrimento, miravo a far
nascere la passione, non pretendevo un lavoro di analisi.
In classe quarta eravamo pronti per la meloritmia! Dico pronti, perché durante le
vacanze estive mi sono cimentata nel disegno dei gesti, ascoltando ripetutamente e
scegliendo quel gesto che mi sembrava più appropriato lì, quello che va su, che va
giù , che fa delle piroette. Dopo ripetuti ascolti, cancellature e rifiniture finalmente
ho presentato alla classe il lavoro e canticchiando abbiamo eseguito per la prima
volta la meloritmia del tanto amato “Humoresque. Mi sono commossa!
Talvolta prima della lezione, o alla fine di un lavoro difficile canticchiamo insieme le
melodie senza l’accompagnamento della musica.
Ho visto il gruppo classe crescere sotto tanti punti di vista: la capacità di percezione
uditiva, di attenzione, di concentrazione, di ascolto, l’espressività gestuale, il
rispetto, la condivisione, l’interiorità.
Un bambino ancora esagerava nei gesti e non capiva la struttura del brano, ma ha
saputo comunicare il suo disagio al gruppo “Non capisco i gesti che fate”. Un
compagno molto appassionato al lavoro e disponibile verso gli altri, l’ha aiutato a
fare chiarezza.
Quest’anno abbiamo ascoltato due valzer di Beethoven e uno di Handel e i bambini
dimostrano di aver interiorizzato la metodologia perché parlano del lavoro musicale
con scioltezza, amano maggiormente la musica classica, inoltre esprimono
valutazioni personali sui brani.
In classe quinta approfondirò il lavoro meloritmico.
Allego le testimonianze degli alunni (classe quinta, anni dieci)