CASO N°18 Maschio di 79 anni, ricoverato in gioventù in sanatorio per circa un anno in seguito ad infezione tubercolari (riferisce polmonite con formazione di escavazione al lobo superiore destro). A 51 anni frattura del femore. Durante il ricovero episodio di dispnea con diagnosi di infarto polmonare segmentario al lobo inferiore destro. A 76 anni, a seguito di riscontro di PSA elevato, viene sottoposto a biopsia prostatica con diagnosi di iperplasia fibroleiomioadenomatosa è reperto sospetto, ma non conclusivo di Ca (nel prelievo del lobo destro). Vengono ripetute biopsie a carico del lobo destro, con diagnosi di carcinoma. A causa delle condizioni generali non si procede all’intervento chirurgico e si inizia la terapia farmacologica. Due anni dopo, riscontro di metastasi ossee ad una scintigrafia ossea di controllo. Progressivo scadimento delle condizioni generali (anche psichiche). Morte durante il sonno. PUNTI DA APPROFONDIRE: A) Quanto sommariamente riportato configura un quadro di TBC sottoclaveare tisiogena. 1- Inquadrare la TBC sottoclaveare nel contesto della malattia tubercolare. 2- Identificare il quadro anatomico nelle varie fasi della malattia. 3- Definire la sua possibile evoluzione ed eventuali complicanze. B )Nell’anamnesi è riportata un infarto polmonare. 1- Discutere il verosimile contesto clinico in cui si è verificato l’episodio. 2- Avanzare l’ipotesi più verosimile circa l’origine dell’embolo che ha causato l’infarto. 3- Considerate le dimensioni (segmentarie) dell’infarto, avanzare ipotesi circa complicazioni od evoluzioni. C) I dati anatomici riportano disturbi legati a patologia prostatica. 1- Identificare le condizioni patologiche della prostata capaci di determinare un innalzamento del PSA. 2- Individuare le pratiche diagnostiche anatomopatologiche utili per la diagnosi di Ca, considerandone anche i limiti. 3- Indicare i possibili quadri di progressione locale della neoplasia e correlate complicanze. 4- Discutere le possibili sedi di localizzazione secondaria, con particolare riferimento alle più frequenti. RISCONTRO AUTOPTICO ESAME ESTERNO GENERALE E FENOMENI POST-MORTALI Condizioni generali discrete. Macchie ipostatiche fino alla linea ascellare media. Rigidità presente in parte risolta. APPARATO TEGUMENTARIO Nulla da rilevante da segnalare. SISTEMA NERVOSO CENTRALE Grave e diffusa arteriosclerosi dei vasi del poligono di Willis. Assottigliamento delle circonvoluzioni che mostrano a tratti atrofia granulare della corteccia. Quadro di “stato lacunare” in corrispondenza dei nuclei della base e della sostanza bianca degli emisferi. PUNTO DA APPROFONDIRE Inquadrare il reperto morfologico nell’ambito della patologia vascolare cerebrale. APPARATO CARDIOVASCOLARE Cuore del peso di 360 gr con lieve ipertrofia ventricolare destra. Coronarie con coronarosclerosi diffusa senza stenosi critiche. Grave aterosclerosi aortica, dei vasi arteriosi epiaortici, della arterie iliache con lesioni complicate trombotiche e calcifiche. APPARATO RESPIRATORIO Tenaci aderenze pleuriche in corrispondenza del lobo superiore destro. Ispessimento “a cappuccio cartilagineo” della pleura viscerale dell’apice polmonare destro. Retrazione fibrosa de lobo superiore destro con presenza di bronchiectasie a contenuto purulento. Esame istologico : bronchiectasie infiammate e focolai di broncopolmonite. PUNTI DA APPROFONDIRE Inquadrare le lesioni pleuriche e parenchimali nel contesto clinico. Discutere il significato della presenza delle bronchiectasie. Valutare le possibili complicazioni legate alle bronchiectasie. APPARATO GASTROENTERICO Esofago, stomaco, duodeno : nulla di patologico da segnalare. Intestino tenue con evidenza di diverticolo di Meckel. Colon : nulla di patologico da segnalare. FEGATO E VIE BILIARI Fegato del peso di 1600 gr di aspetto usuale. Vie biliari pervie. Colecisti a parete sottili. PANCREAS Nulla di patologico da segnalare. MILZA E ORGANI EMOPOIETICI Milza di 210 gr con polpa diffluente. RENI ED APPARATO UROPOIETICO Reni del peso di 160 gr. Riscontro di doppio distretto a destra. Vescica : trigono sollevato da ipertrofia del lobo medio prostatico. Quadro di iniziale vescica a colonne. APPARATO GENITALE Iperplasia della prostata (diametro : 7 cm) con evidenza di nodi cribrosi periuretrali ed angolazione e restringimento del’uretra prostatica. Area nodulare sfumata de diametro di 1,5 cm del lobo medio con estensione posteriore. Esame istologico : iperplasia fibroleiomioadenomatosa della prostata con quadri di prostatite cronica aspecifica. Nodo di carcinoma prostatico, Gleason 7 (3+4) con quadri di infiltrazione neurale ed evidenza di alterazioni cellulari imputabili alla terapia antiandrogena. Vescicole seminali indenni da neoplasia. PUNTI DA APPROFONDIRE 1- Inquadrare il problema delle prostatiti croniche, valutandone le varianti istologiche. 2- Discutere le modificazioni citologiche del tessuti prostatici (normali e neoplastici) indotte dalla terapia. EPICRISI CAUSA INIZIALE : adenocarcinoma prostata in paziente con pregressa TBC con esiti di bronchiectasie. CAUSA INTERMEDIA : broncopolmonite favorita da malattia disseminata, cachessia e terapia antiandrogena. CAUSA FINALE : sepsi ALTRI STATI MORBOSI RILEVANTI : IPB, aterosclerosi diffusa, doppio distretto renale destro, diverticolo di Meckel, prostatite cronica. TBC Lesione primaria,focolaio di Ghon : piccolo focolaio (1-2 cm) interessante un lobulo in sede sottopleurica nella zona mediana del polmone. Aree di necrosi caseosa dovute ad immunità cellulo mediata con pareti alveolare scarsamente riconoscibili; i macrofagi contenenti i bacilli si espandono nel tessuto polmonare adiacente e formano nuovi tubercoli. Si può avere diffusione linfatica dove tubercoli si formano lungo vasi linfatici e diffondono ai linfonodi tracheobronchiali e mediastinici. Si possono formare grandi masse caseose che sostituiscono tessuto linfatico. Ghon + lnf ilari interessati: complesso primario Evoluzioni: 1)Guarigione (+ freq) focolaio piccolo : fibrosi completa focolaio grande : materiale caseoso incapsulato in connettivo fibroso e calcifica. 2)Diffusione : reazione infiammatoria può provocare versamento pleurico tipo ematico. Può estendersi alla pleura e dare empiema tubercolare. Diffusione lungo linfatici bronchiali fino ai linfonodi paratracheali e mediastinici 3)Alterazioni legate a lnf ilari : effetto meccanico con compressione lnf ingrossati sui bronchi,ostruzione bronchiale con collassamento (atelettasia e sindrome lobo medio), ritenzione secrezioni e consolidamento infiammatorio. Granulomi tbc con cell giganti e linfociti ispessimento e formazione nodi caseosi ulcerazione parete bronchiale broncopolmonite bronchiectasie 4)Invasione vasi ematici (miliare generalizzata altri organi o solo polmone se prende arteria polmonare) [domanda di Monga all’esame di ana pat “in che situazione c’è tbc polmonare e localizzazione solo all’epididimo? batteriemia bassa e giovane età] Tbc secondaria si tratta di ripresa dell’infezione, dovuta a riattivazione della lesione primaria o reinfezione. Sedi caratteristiche : quali zona posteriore sub-apicale (infiltrati di Assmann-Redker) e parte superiore lobi inferiori perché qui l’aerazione è in relativo eccesso rispetto ad all’irrorazione ematica e questo rende tessuti più suscettibili all’infezione stessa. Alla periferia si forma tessuto granulazione infiltrato di macrofagi e linfociti che col tempo si trasforma in connettivo fibroso denso. Lesione ora può: 1)Guarire residuandone in una cicatrice fibrosa densa spesso calcificata al centro (tipica apice polmone) 2)Può diventare massa incistata di materiale caseoso e cessa di diffondersi tubercoloma, con pochi bacilli tubercolari che simula una massa neoplastica (porre in DD). 3)Può estendersi lentamente creando nuovi tubercoli e necrosi della barriera fibrosa; si formano successive barriere fibrose sul fronte di avanzamento del processo caseoso. Ulteriori sviluppi : può interessare un bronchiolo più grande o un bronco. Il lume può essere occluso da materiale infettivo possibile incapsulamento fibroso con guarigione. Comunemente tuttavia il materiale caseoso viene eliminato attraverso il bronco lasciando una cavità irregolare caverna. I bronchi vicini possono presentare bronchiectasie. Caverna recente : parete di tessuto necrotico, più esternamente tessuto di granulazione con tendenza alla riparazione fibrosa. Caverna di vecchia data : parete fibrosa abbastanza liscia. Ulteriore diffusione si ha con inalazione del materiale caseoso in altri bronchi; si formano nuove caverne che tendono a confluire formando grossi spazi irregolari (Tisi). Vi è anche endoarterite dei vasi locali, con formazione di cordoncini fibrosi, i quali sono ben visibili nelle pareti delle caverne. Tubercolosi sottoclaveare tisiogena : varietà di tubercolosi post primaria con spiccata tendenza alla cavitazione. Inizia come un addensamento di tipo polmonitico, con essudato gelatinoso, prevalentemente liquido e scarsamente cellulare (spt presenti macrofagi). Questa evolve con formazione tubercoli con estesa necrosi caseosa da cui origina la formazione di caverne. Complicanze tubercolosi post-primaria 1)Emorragie ed emottisi : i vasi generalmente sono obliterati da endoarterite ma in alcuni casi piccoli vasi possono rompersi emottisi. Per indebolimento della parete in grossi vasi possono formarsi lesioni aneurismatiche (i microaneurismi di Rasmussen) emorragie con sommersione interna. 2)Broncopolmonite acuta tubercolare : pz debilitati quando grande quantità materiale eliminata da un bronco. Disturbo dell’immunità cell mediata moltiplicazione bacilli tubercolari disseminazione per via bronchiale Broncopolmonite 3)Tubercolosi acuta miliare : diffusione per via ematica di materiale infetto polmone , fegato, milza, reni, SNC. Noduli uniformi di 1-2 mm di diametro, più numerosi nei lobi superiori. Inizialmente aspetto translucido e grigiastro, in seguito più grandi, opachi e giallastri. 4)Ulcere tubercolari dell’intestino e della laringe:per impianto diretto di germi veicolati dall’escreato 5)Amiloidosi secondaria:effetto grave della tbc cronica 6)Tubercolosi isolata d’organo:rene osso lfn laterocervicale colonna vertebrale (ascesso freddo). Fattori rischio per tbc post primaria : rischi professionali, malattie debilitanti (dm, alcool), immunosoppressione, pregresse gastrectomie. Tbc e pleura Interessata sia nella tbc primaria e che nella post primaria. 1)L’infezione può diffondersi alla superficie del polmone in uno stadio molto precoce del complesso polmonare. I tubercoli localizzati sulla pleura viscerale causano un importante versamento pleurico. Il liquido pleurico è di solito limpido ma può essere fibrinoso o emorragico con linfociti. I bacilli di Koch spesso non sono dimostrabili alla citologia ma solo in coltura. Il versamento scompare spontaneamente senza residui. 2)Nella post primaria si può avere un importante ispessimento pleurico (pachipleurite). Le aderenze sono frequenti e il cavo pleurico può risultare totalmente obliterato. BRONCHIECTASIE Dilatazioni permanenti di uno o più bronchi, al di sotto della quarta diramazione. Sono determinate da infezioni croniche necrotizzanti dei bronchi e dei bronchioli che ne provocano abnorme dilatazione o ne sono associati. Si sviluppano ad esempio in seguitoa polmonite necrotizzante più spesso causata dal bacillo tubercolare, polmoniti e broncopolmoniti non completamente guarite. 1)Cilindriche: dilatazioni lungo tutta la lunghezza del bronco, tipiche dei lobi inferiori; esiste una variante di questo tipo (forma fusata). 2)Sacciformi : dilatazione localizzata ed esagerata (da trazione). Grossolanamente rotondeggianti, singole o multiple. Talvolta associate ad ostruzione bronchiale dovuta a tumori, ingrossamento linfonodi, corpi estranei o TBC. In genere localizzate ai lobi superiori. Complicanze : 1)Grande quantità di secrezioni sono ritenute dai bronchi e i batteri putrefattivi producono un odore fetido. 2)La suppurazione è comune nelle cavità bronchiectasiche, e ne derivano complicanze locali quali ascessi polmonari, fistole bronco-pleuriche, empiemi. 3)Interessamento ramo vena polmonare determinando piemia che può dare ascessi cerebrali o meningiti. 4)Se parte considerevole di tessuto polmonare è distrutto si possono avere conseguenze emodinamiche, ad esempio ipertensione polmonare con insufficienza ventricolare destra. 5)Dita a bacchetta di tamburo (osteoartropatia polmonare ipertrofica). 6)Sviluppo di amiloidosi (rene, fegato…) INFARTO POLMONARE La dx di infarto polmonare è stata posta durante il ricovero del pz , avvenuta al’età di 51 aa , in seguito a frattura di femore. Il pz quindi risultava essere allettato con conseguente immobilizzazione degli arti inf , condizione favorente la formazione di trombi a livello delle vene profonde della gamba (TVP) ma anche il rischio di distacchi di emboli grassosi dal sito di frattura (RARO). I polmoni presentano una duplice vascolarizzazione, una nutritiva data dal sistema arterioso bronchiale (origina dall'aorta o dalle arterie intercostali e porta il sangue ossigenato alla parete bronchiale), l'altra funzionale del sistema arterioso polmonare (porta il sangue venoso dal ventricolo destro del cuore). I rami dell'arteria polmonare incrociano i bronchi e si suddividono esattamente come essi. Dai capillari della rete alveolare nascono delle venule polmonari, che si raccolgono fino a formare le vene lobari, che decorrono nei setti interlobari, e infine formano due vene polmonari per ogni polmone, che sboccano nell'atrio sinistro del cuore. Dal focolaio della lesione si liberano sostanze attive (serotonina, istamina, chinine) che determinano vasospasmo e broncospasmo nell'area peri-embolica. L'embolia polmonare, inoltre, determina un quadro di ipertensione polmonare, scompenso cardiaco congestizio destro, e, per il ridotto ritorno ematico al cuore sinistro, una riduzione della gittata cardiaca fino a giungere allo shock cardiogeno. Se si occludono i rami arteriosi maggiori si ha la morte per asfissia in pochi minuti. La tromboembolia è una delle complicanze più frequenti in soggetti sottoposti a traumi a carico degli arti inferiori: la causa più importante è la trombosi venosa profonda (TVP). Questa condizione è legata sia al trauma (lesione endoteliale nella triade di Virchow)* sia all’immobilità (stasi), e può essere favorita da una predisposizione individuale (ipercoagulabilità)**. L’embolia grassosa (adiposa) è una complicanza meno frequente, più spesso legata a traumi pelvici, fratture di ossa lunghe (è il nostro caso) e alesaggio endomidollare (procedura eseguita per l’inserimento di chiodi nel canale midollare durante la fissazione di fratture); è dovuta al passaggio in circolo di globuli di grasso che vanno ad ostruire arteriole e capillari di polmoni, encefalo, reni, cute. *composta da: 1) lesione endoteliale 2) stasi ematica 3) ipercoagulabilità 1) la lesione endoteliale in questo caso è verosimilmente di natura traumatica ed eventualmente chirurgica; altre cause sono legate ad una preesistente varicosità venosa o ad una sepsi 2) la stasi in questo caso è legata all’immobilizzazione dell’arto; altre possibilità possono essere rappresentate dall’allettamento obbligato in pz colpiti da ictus cerebri o soggetti in stato comatoso (allettamento in genere qualsiasi sia la causa) e, per le donne, lo stato di gravidanza (aumento del volume addominale) ed il puerperio. 3) legata a traumi e fasi post-operatorie ma anche in seguito ad infezioni, ustioni, deficit di proteine anticoagulanti (proteina c ed s, antitrombina), sindrome nefrosica, neoplasie, gravidanza e contraccettivi orali nelle donne. ** rappresentate da deficit di proteine anticoagulanti (vd sopra), iperomocisteinemia, resistenza alla proteina c sono cause familiari. Condizioni acquisite sono rappresentate da: sindrome da anticorpi anticardiolipina; sdr da anticorpi antifosfolipidi; neoplasie e chemioterapia; CID; trombocitemia eparino indotta; terapia ormonale sostitutiva; attività anticoagulante lupica; aumento del fattore VIII, VII, I (fibrinogeno) e del fattore di von Willebrand . L’infarto polmonare è la necrosi di un tratto di parenchima dovuta all’ostruzione di un corrispondente ramo dell’arteria polmonare. A causa di una rete anastomotica molto sviluppata l’infarto sarà di dimensioni cospicue (altrimenti ci sarebbe compenso) ed emorragico a causa del flusso di sangue proveniente dall’arteria bronchiale e dalle intercostali che rimane attivo. [Attenzione: esiste la possibilità,anche se molto rara, di avere un INFARTO ANEMICO determinato da assenza di flusso ematico dall’arteria bronchiale .Questa situazione si verifica in soggetti con alterazioni circolatorie di origine cardiaca o polmonare ( il nostro pz aveva una TBC in più all’autopsia viene rilevata una grave aterosclerosi aortica diffusa probabilmente era già incrostato quando ha avuto l’infarto , sommando alterazioni polmonari da tbc e probabili alterazioni vascolari)] Macro : area di dimensioni variabili tra 2 e 5 cm di diametro, a forma triangolare con base sulla pleura(compare un risentimento fibrinoso), soda, rossastra e lievemente rilevata rispetto al parenchima circostante. Micro : area necrotica con infarcimento emorragico circondata da congestione con versamento di sangue negli alveoli normali; il deficit circolatorio richiama sangue dai circoli collaterali, il quale è però insufficiente ad impedire la necrosi. Evoluzione L’area lesionata viene sostituita da tessuto fibroso neoformato,partendo dalla periferia della lesione con andamento centripeto; il risultato è la formazione di una cicatrice retraente. L’embolo o emboli vanno incontro a risoluzione mediante la retrazione e la fibrinolisi (nei giovani); se ciò non accade essi si possono organizzare e determinare una situazione di ipertensione polmonare, sclerosi vascolare polmonare ed infine cuore polmonare cronico l’ipertensione polmonare era sicuramente presente (anche se LIEVE ) perché il ventricolo dx è leggermente ipertrofico. BRONCOPOLMONITE Primariamente infiammazione bronchioli terminali e alveoli correlati. Lesioni inizialmente focali localizzate soprattutto ai lobi inferiori. Uno o più lobuli color rosso poi grigiastro con bronchiolo centrale contenente pus. Complicanze : morte è abbastanza frequente se broncopolmonite complica malattia debilitante (broncopolmonite ipostatica). Broncopolmoniti ripetute fibrosi bronchiectasie reinfezione broncopolmoniti K PROSTATA Clinico : pz con carcinoma clinicamente evidente eventualmente con mts. Occulto : mts (ossee) evidenti di carcinoma prostatico senza evidenza di tumore primitivo. Incidentale : riscontro istologico su tessuto asportati per IPB. Latente : riscontrato in corso di autopsia. La maggior parte origina nella periferia della prostata (posterio-laterale), sedi diverse dall’IPB (zona di transizione). PIN : neoplasia intraepiteliale prostatica. 3 gradi di displasia dell’epitelio ghiandolare che potrebbero identificare una via di trasformazione neoplastica, rappresenta lesione intermedia tra tessuto prostatico normale e neoplastico. Lesioni costituite da ampie ghiandole dilatate, con proliferazione epiteliale atipica e anaplasia nucleare; no infiltrazione stroma e le cellule displastiche sono circondate da uno strato di cellule basali e da una membrana basale intatta. Diffusione locoregionale : Infiltrazione intraghiandolare Diffusione a tessuti periprostatici, vescichette seminali, collo vescicale, ureteri e uretra. Tardivo interessamento del retto,nonostante la stretta vicinanza anatomica, per la presenza dell’aponeurosi di Denonvillier. Diffusione linfatica : linfonodi regionali -piccolo bacino- (otturatori, ipogastrici, presacrali e preischiatici). linfonodi extraregionali (iliaci esterni, iliaci comuni, inguinali, periaortici, mediastinici e sovraclaveari) Diffusione ematogena : mts scheletro assiale, comunicazione tra plessi venosi periprostatici e sistema venoso vertebrale tramite il plesso venoso di Batson. Lesioni metastatiche osteoblastiche suggeriscono in un uomo origine prostatica della neoplasia primitiva. Localizzazioni ossee : colonna lombare, femore prossimale, pelvi, colonna toracica e coste. Metastasi viscerali (tardive) : polmoni, fegato, surrene, rene, testicolo (raro). Istologia : adenocarcinomi originati dall’epitelio acinare, i quadri istologici variano molto e dipendono dal grado di differenziazione aspetti a piccoli acini regolari (alta differenziazione); aspetti cribriformi (media differenziazione); aspetti trabecolari o solidi (scarsa diffenziazione). Grading : fondamentale per prognosi , sistema di gradazione Gleason che si basa sull’architettura più che sulla citologia, sulla disposizione ghiandolare. Si prendono in considerazione i due aspetti istologici più rappresentati a livello dell’adenocarcinoma e si dà ad ognuno uno score da 1 a 5 partendo dalla differenziazione migliore. Il risultato finale è la somma dei due score,se il quadro è uniforme si moltiplica per due lo score corrispondente. Questo sistema di grading dovrebbe essere applicato solo ai pezzi operatori. Staging patologico : si effettua sul pezzo operatorio di prostatectomia radicale; si devono prendere in considerazione i rapporti del tumore con capsula prostatica, collo vescicale, apice, angoli deferenziali, vescicole seminali. Tipi istologici più rari sono carcinoma endometrioide, adenocarcinoma mucinoso, rabdomiosarcoma in pz giovani. Ruolo del patologo : citologia per agoaspirazione,tecnica che consente di usare aghi sottili, ma rischi di falsi positivi. Agobiopsia usa aghi che consentono di prelevare più frustoli in diversi punti dell’organo, si effettua per via trans rettale sotto guida eco. Aumento PSA : distruzione ghiandolare e passaggio di PSA nella circolazione. Marcatore estremamente sensibile ma non specifico del cancro della prostata ( è aumentato anche in: IPB, biopsia, prostatiti, massaggio prostata, k prostata). N.B .Terapia radiante, ablazione chirurgica della prostata, terapia antiandrogenica inducono riduzione dei livelli sierici di PSA. Prostata normale (epitelio colonnare + cellule basali) atrofia infiammatoria proliferativa PIN K localizzato metastasi neoplasia androgeno indipendente Il carcinoma prostatico, come il tessuto prostatico normale, risponde agli androgeni per la presenza di recettori androgenici (AR) nel citosol cellulare. Nella fase iniziale dell’evento tumorigenico la crescita e la sopravvivenza delle cellule neoplastiche dipende dagli androgeni. Quando le cellule fuoriescono dalla ghiandola prostatica e proliferanonei linfonodi, nelle ossa e in altri organi, diventano progressivamente meno dipendenti dagli androgeni. L’adenocarcinoma prostatico è una neoplasia ormono-dipendente che viene alimentata dagli ormoni androgeni. Per tale ragione, nei casi in cui la neoplasia è in stadio avanzato (quindi la chirurgia non può essere radicale) o nei pazienti in età avanzata (bassa aspettativa di vita), si pratica un blocco androgenico. La riduzione degli androgeni circolanti determina una regressione del tumore per un periodo di tempo variabile (3-15 anni). Il blocco androgenico può essere ottenuto o con l’orchiectomia o con l’utilizzo di diversi farmaci (agonisti sintetici dell’ RHLH, antiandrogeni) con lo scopo di privare le cellule neoplastiche di testosterone (inibendo secrezione LH), ormone necessario nelle cellule neoplastiche prostatiche per il loro metabolismo . Il limite è costituito dalla durata del trattamento, in quanto, quando la neoplasia diventa refrattaria alla terapia ormonale (per selezione cloni tumorali con metabolismo indipendente dal testosterone), rimangono solo poche terapie realmente efficaci. Complicanze IPB 1)Ritenzione cronica di urina associata a dilatazione vescicale e all’aspetto di vescica a colonne, cioè all’ipertrofia della tonaca muscolare dovuta al tentativo di vincere le resistenze al deflusso (fattore di rischio per diverticoli vescicali). 2)Attacchi di ritenzione acuta dovuti all’edema e alla congestione dell’uretra prostatica dovute ad infezioni urinarie. 3)Cistiti e pielonefriti. 4)Idronefrosi. 5)Calcoli vescicali. PROSTATITE Anatomicamente la prostata è distinta in 5 lobuli : anteriore, posteriore, mediano e 2 laterali. Struttura interna con ghiandole ramificate poste in uno stroma fibromuscolare; in corrispondenza del passaggio dell’uretra all’interno della prostata, vi è un tipo di ghiandole con struttura diversa, dette periuretrali. L’infiammazione della prostata interessa sempre l’uretra posteriore e le vescicole seminali. All’inizio si ha intensa congestione con in seguito essudazione e intensa infiltrazione da parte di granulociti neutrofili , sino alla possibile formazione di ascessi. Questi sono di solito piccoli, ma possono confluire tra loro, estendersi a anche fistolizzarsi in diverse direzioni : 1)nell’uretra 2)attraverso perineo 3)nella fossa ischio-rettale 4)nel retto. La fibrosi che consegue alle prostatiti croniche può causare ostruzione uretrale. Sono suddivise in batteriche (acute e croniche) e croniche abatteriche. DD si basa su esame batteriologico e microscopico di campioni di urina e di secrezioni prostatiche. Esame urine : primi 10 ml (campione uretrale), urina a metà getto (campione vescicale); se non c’è piuria si preleva secrezione prostatica mediante stimolazione trans rettale : la presenza di 10 o più leucociti per campo microscopico ad alto ingrandimento è diagnostica di prostatite. La prostatite acuta batterica è una flogosi acuta suppurativa, focale o diffusa, del tessuto prostatico causata soprattutto da E.Coli, gram-, enterococchi, stafilococchi; l’aspetto varia da piccoli ascessi disseminati, ad ampie aree confluenti di necrosi, alla massiva suppurazione con diffuso edema e congestione dell’intera ghiandola. La prostatite batterica cronica è difficile da diagnosticare e trattare, importante è indagare se ci sono infezioni urinarie ricorrenti determinate dallo stesso patogeno; inoltre il tessuto prostatico è difficilmente raggiungibile da antibiotici. Dx per documentazione leucocitosi nelle secrezioni prostatiche e sulla contemporanea positività delle colture batteriche. In genere non vi sono precedenti episodi acuti ma l’insorgenza è insidiosa senza apparente fattore scatenante. La prostatite cronica abatterica è indistinguibile dalla batterica, non vi è storia di infezioni urinarie ricorrenti. In genere uomini adulti sessualmente attivi. Nelle prostatiti batteriche l’ infiltrato infiammatorio è costituito prevalentemente da linfociti, plasmacellule, macrofagi e neutrofili. INDIVIDUARE LE PRATICHE DIAGNOSTICHE UTILI NELLA DIAGNOSI DI CA PROSTATICO, CONSIDERANDONE ANCHE I LIMITI Le metodiche anatomopatologiche utili nella diagnosi di Ca prostatico sono la biopsia con agoaspirato e l’agobiopsia prostatica. L’agoaspirato prostatico consiste in un prelievo che viene eseguito mediante un ago sottile guidato digitalmente a livello delle aree di sospetto prostatico. I vantaggi di questa metodica sono la modestissima invasività e la rapidità di lettura dei preparati. Gli svantaggi sono legati alla necessità di disporre di un citologo esperto e alla modesta quantità di materiale che spesso si riesce ad aspirare. Posta la diagnosi citologica di tumore si cerca di determinarne il grado di differenziazione seguendo la classificazione di Esposti (1971) che suddivide i tumori in ben differenziato, moderatamente differenziato e scarsamente differenziato, prendendo in considerazione soprattutto l'anaplasia nucleare e la coesione cellulare. Non sempre il grado di differenziazione citologico corrisponde al reale grado di differenziazione istologico del tumore. Per queste limitazioni proprie della metodica l’agoaspirato è stato sempre più spesso sostituito dalla biopsia prostatica. L’esecuzione della biopsia sotto guida ecografica trans rettale ha consentito di posizionare con precisione l’ ago bioptico nella ghiandola prostatica ottenendo un adeguato campionamento non solo delle aree dubbie ma di tutta la ghiandola. Pertanto, l'agobiopsia, o tru-cut prostatico, è una tecnica più sensibile dell'agoaspirato, se si considera che nella nostra esperienza ben il 37.8% dei pazienti con agoaspirato negativo per neoplasia ed un fondato sospetto di tumore, è risultato positivo alla biopsia. La biopsia è inoltre caratterizzata da una scarsa morbidità e da un elevato rapporto costi/benefici. Attualmente le indicazioni all'esecuzione di una biopsia prostatica sono un aumento dei livelli sierici di PSA, associato o meno al rilievo digitale e/o ecografico di un nodulo sospetto o di un'area ipoecogena sospetta. Solitamente viene eseguito un mapping della ghiandola prostatica consistente, in base alle dimensioni della ghiandola, in sei o dieci prelievi. Il prelievo può essere eseguito ambulatorialmente in anestesia locale e non richiede il ricovero. In presenza di una biopsia negativa e di un persistente sospetto di malattia neoplastica la biopsia può essere ripetuta a 3 o 6 mesi. In casi selezionati, con forte sospetto di malattia in ghiandole per altro di aspetto regolare, si può talora eseguire un campionamento esteso con 24 prelievi che viene eseguito in anestesia ed in regime di ricovero breve (Day Hospital). La biopsia prostatica ecoguidata viene di solito eseguita a sestante secondo la tecnica proposta da Hodge; 6 prelievi, però, secondo alcuni Autori parrebbero insufficienti. E’ stato quindi proposto un aumento numerico dei prelievi bioptici prostatici, con allargamento delle zone mappate, sebbene questo comporti disagi per i pazienti ed aumento dei costi effettivi. Le indagini immunoistochimiche, che possono essere d'ausilio nella definizione dell'immunoprofilo del carcinoma prostatico e quindi della sua diagnosi, comprendono la determinazione di: 1)Antigene prostatico specifico (PSA, Prostate Specific Antigen). 2)Fosfatasi acida prostatica specifica (PAP, Prostate Specific Acid Phosphatase).Usualmente l'adenocarcinoma della prostata è positivo per PSA e PAP. Una minoranza di tumori ad alto grado è negativa per questi due biomarcatori, ma esprime l'RNA messaggero per PSA. Alcuni tumori extraprostatici possono mostrare positività sia per PSA che per PAP. 3)Citocheratine ad alto peso molecolare, evidenziate mediante specifici anticorpi monoclonali, quali LP34 o 34betaE12 (o citokeratina 903). Queste citocheratine sono presenti nelle cellule dello strato basale. Le cellule basali sono assenti nel carcinoma che risulta negativo a questa indagine immunoistochimica. 4)p63: Proteina nucleare espressa dalle cellule basali, assente nell'adenocarcinoma. 5)alfa-metil-CoA-racemase (P504S o racemase). Questo è un indicatore di malignità e può essere usato in associazione con la LP34 e la p63. 6)Recettori per ormoni androgeni, valutati sia con metodiche immunoistochimiche che con tecnica di ibridazione in situ fluorescente (FISH), per la determinazione del fenotipo ormono-dipendente. Questi tipi di indagini per i recettori sono considerati di tipo opzionale e solo raramente sono utilizzati nella routine. Alcuni problemi diagnostici si possono incontrare nella valutazione istologica delle biopsie prostatiche, effettuate per un sospetto clinico di neoplasia: 1)Proliferazione microacinare atipica sospetta, ma non diagnostica per malignità (cosiddetta ASAP, Atypical Small Acinar Proliferation). In alcune biopsie prostatiche si può osservare la presenza di focolai costituti da piccoli acini, la cui morfologia è suggestiva, ma non convincente, di neoplasia. Si tratta in genere di focolai di piccole dimensioni, in cui non si osservano tutti i criteri istologici del carcinoma. In questi casi, l'immunoistochimica può essere d'ausilio. E' consigliato l'uso di anticorpi diretti verso la p63, una proteina nucleare, le citocheratine ad alto peso molecolare (34betaE12) e la racemase. I primi due marker sono specifici per le cellule basali mentre il terzo è ritenuto indicativo di trasformazione maligna. I casi di ASAP negativi per p63 e 34betaE12 e positivi per racemase vengono considerati altamente sospetti per malignità. 2)Neoplasia intraepiteliale della prostata di alto grado vs adenocarcinoma con pattern 3 di Gleason, variante a grandi acini. La neoplasia intraepiteliale della prostata (PIN, Prostatic Intraepithelial Neoplasia) ad alto grado è considerata il precursore diretto dell'adenocarcinoma della zona periferica. È spesso associata alla presenza di adenocarcinoma. Dal punto di vista citologico ed architetturale può essere simile all'adenocarcinoma acinare con pattern 3 (grandi acini). La diagnosi differenziale è fattibile con l'ausilio dell'immunoistochimica per le cellule basali. Queste sono assenti nell'adenocarcinoma e sono invece presenti, anche se in numero ridotto rispetto alla situazione normale, nella PIN. La PIN ad alto grado ha un elevato potere predittivo per l'evoluzione in adenocarcinoma, l'identificazione della PIN, nei campioni bioptici, impone un'indagine bioptica supplementare per la ricerca del carcinoma concomitante. 3)Iperplasia adenomatosa atipica vs adenocarcinoma. L'iperplasia adenomatosa atipica (AAH, Atipical Adenomatous Hyperplasia o adenosi) è usualmente presente nella zona di transizione ed è caratterizzata dalla proliferazione di piccoli acini privi delle caratteristiche alterazioni citologiche dell'adenocarcinoma; l'immunoistochimica evidenzia la presenza di occasionali cellule basali. Il sistema di Gleason è considerato il sistema di riferimento internazionale. Si basa sulla valutazione delle caratteristiche architetturali della neoplasia, più precisamente viene presa in considerazione la morfologia della proliferazione ghiandolare, i rapporti fra le ghiandole e i rapporti fra le ghiandole e lo stroma. Distinguiamo quindi cinque diversi pattern: Gleason 1: Tumore composto da noduli di ghiandole ben delimitati, strettamente ravvicinate, uniformi, singole e separate l'una dall'altra. Gleason 2: Tumore ancora abbastanza circoscritto, ma con eventuale minima estensione delle ghiandole neoplastiche alla periferia del nodulo tumorale, nel tessuto prostatico non-neoplastico Gleason 3: Tumore che infiltra il tessuto prostatico non-tumorale; le ghiandole presentano notevole variabilità di forma e dimensione. Gleason 4:Ghiandole tumorali con contorni mal definiti e fuse fra loro; possono essere presenti ghiandole cribriformi con bordi irregolari. Gleason 5: Tumore che non presenta differenziazione ghiandolare, ma è composto da cordoni solidi o da singole cellule. Il pattern primario o predominate e quello secondario vengono valutati separatamente e poi combinati nello score di Gleason. Il suo range è da 2 (1 + 1) a 10 (5 + 5). Per quanto riguarda l'utilizzo del sistema di Gleason, vanno fatte le seguenti considerazioni, soprattutto per le biopsie: È raro osservare uno score 2-4 nelle biopsie. In genere tumori con questo score sono presenti nella zona di transizione e sono campionati con la TURP. In biopsie con tumore di dimensioni inferiori al 5% della biopsia stessa, lo score finale si ottiene raddoppiando il valore del pattern osservato. Se è presente solo un pattern 3, per esempio, lo score attribuito è 3+3=6. Nei casi in cui lo score è uguale a 7, vanno specificate le due componenti, cioè 3+4 oppure 4+3. È stato osservato che i tumori con score 4+3=7 hanno un comportamento più aggressivo di quelli con 3+4=7. Nei casi di eterogeneità tra i diversi prelievi, a ciascuno di essi deve essere assegnato un distinto score. Infatti, nei pazienti con score 4 + 4 = 8 presente in un prelievo e con pattern 3 negli altri è probabile che il comportamento tumorale corrisponda a quello di una neoplasia di alto grado (4+4=8) piuttosto che ad una neoplasia score 4+3=7. In una minoranza di casi, il tumore mostra anche un pattern terziario, in aggiunta a quello primario e secondario. In questi tumori è stato visto che un pattern terziario ad alto grado ha un valore prognostico. Il sistema di Gleason non va utilizzato, in quanto inaffidabile, nei pazienti che sono stati sottoposti a trattamento ormonale neoadiuvante; in questi casi deve essere fatto riferimento al Gleason bioptico preormonoterapia. Un sistema di grading alternativo, ma meno utilizzato per le neoplasie prostatiche non trattate, è quello proposto da Mostofi, che prevede una loro suddivisione in tre gradi in relazione all'entità dell'anaplasia nucleare. SPECIMEN CHIRURGICO PROSTATA Procedura : 1)Fissare pezzo in formalina 4°C per una notte. 2)Indicare margini chirurgici con inchiostro di china (passare per qualche minuto in alcool acidulato per evitare diffusione dell’inchiostro). 3)Fare sezioni parallele di circa 5 mm di spessore ed esaminare attentamente le superifici di taglio. 4)Eseguire foto. Descrizione : 1)Peso e dimensioni del campione. 2)Organi presenti : prostata intera? Uretra (lunghezza), vescicole seminali, deferenti, lnf. 3)Prostata : tumore (localizzazione in lobi, dimensioni, colori, margini, estensione extracapsulare e periprostatica) 4)Uretra : pervia? Zaffata dal tumore? 5)Vescicole seminali : interessate dal tumore? MACROSEZIONAMENTO : inclusione di sezioni della prostata in toto di dimensioni di circa 5 mm di spessore, non dà migliori risultati delle singole sezioni. Margini da valutare : apice prostatico collo vescicale (base) dotti deferenti capsula DOPPIO DISTRETTO RENALE Presenza di doppia pelvi o doppio uretere per unità renale. Mono o bilaterale. 3 forme : pelvi bifida doppio distretto incompleto (unico sbocco in vescica) doppio distretto completo (sbocchi separati) Doppio distretto incompleto : più frequente malformazione urinaria. Soprattutto nelle femmine e monolaterale. I due ureteri possono avere calibro diverso e può verificarsi un reflusso uretero-ureterale (fenomeno dello yo-yo) Doppio distretto completo : legge di Weigert-Meyer = il 97% dell’uretere del distretto superiore sbocca più mediale e più basso; l’uretere del distretto inferiore sbocca più alto ma più laterale con tragitto più perpendicolare e breve e maggior rischio reflusso. E’ una malattia AD a penetranza incompleta. Patogenesi : divisione della gemma ureterale,se tardiva ho doppio distretto incompleto. Formazione dal dotto di Wolff di una doppia gemma ureterale con evoluzione in doppio distretto completo. Sintomi : in genere asintomatico Complicanze : stasi, infezioni, calcolosi. Eventuale sbocco ectopico (vescicole seminali o deferente, canale cervicale o vagina), per scorretta tempistica della nefrogenesi spt interessato il distretto superiore. Diagnosi : eco, urografia, cistografia, TC, RMN. STATO LACUNARE Lacuna: piccola cavità in esiti di ischemia cerebrale Piccole lesioni ischemiche possono decorrere in maniera completamente asintomatica (o alcune di esse possono manifestarsi come accidenti cerebrovascolari minori), accumularsi nel tempo generalmente a livello dei gangli della base, capsula interna, sostanza bianca sottocorticale. Dovuto all’occlusione multipla di piccoli rami perforanti delle arterie cerebrali che in 1/4 dei casi si accompagna a demenza. Può presentarsi come asintomatico o con manifestazioni cliniche di tipo: 1) pseudobulbare (riflesso masseterino aumentato) 2) pseudoparkinsoniano (interessamento del fascio piramidale) 3) prefrontale per aprassia della marcia (andatura magnetica) ; incontinenza urinaria (anosognosia minzionale) da lesione della porzione postero-mediale della circonvoluzione frontale superiore ; segni di liberazione corticale: grafsping e groping reflex, riflesso di suzione paratonia ; sindrome disecutiva prefrontale con deficit dell’attenzione, incapacità a risolvere problemi, incapacità a controllare le risposte comportamentali automatiche e a contenere le reazioni emotive ; disturbi comportamentali come: abulia , rallentamento psicomotorio , mancanza di spontaneità , distraibilità, perseverazioni che riguardano processi cognitivi. L’ipertensione colpisce le arterie e le arteriole penetranti in profondità che irrorano i gangli della base e la sostanza bianca emisferica, come pure il tronco encefalico, portando a sclerosi arteriolare, che può essere talvolta occlusiva (strutturalmente simile a quella dei vasi più grandi). Un esito importante sia clinico che patologico di queste lesione arteriose è rappresentato da piccoli infarti cavitati, singoli o multipli, le lacune o stato lacunare. Cavità di < 15 mm microscopicamente determinate da perdita di tessuto con presenza di macrofagi carichi di lipidi e gliosi circostante. Anche i vasi colpiti possono essere associati con ampliamento degli spazi perivascolari senza infarto tessutale (stato cribrato). DIVERTICOLO DI MECKEL La mancata involuzione del dotto onfalo mesenterico (che connette lume intestino con sacco vitellino), sul lato antimesenterico dell’intestino può dare origine ad un diverticolo solitario, situato di solito entro 80 cm dalla valvola ileo-cecale, denominato diverticolo di Meckel. Rappresenta un vero diverticolo in quanto contiene tutti e tre gli strati della normale parete intestinale : mucosa, sottomucosa e muscolare propria. Talora costituiti da una piccola sacca altre volte si presentano come un segmento a fondo cieco con lume più grande rispetto a quello del tenue e una lunghezza di 5-6 cm. Sono presenti isole etero topiche di mucosa gastrica (o di tessuto pancreatico) nel 50% dei casi. Spesso asintomatico o reperto accidentale. A volte può insorgere un’ulcera peptica della mucosa intestinale del diverticolo, adiacente alla mucosa di tipo gastrico, e ne possono derivare fenomeni emorragici o sintomi che ricordano quelli dell’appendicite acuta. L’insorgenza di sintomi altrimenti può essere dovuta a intussuscezione, incarceramento o perforazione. TH ANTIANDROGENA Usati per IPB e alcuni più potenti per K prostata. Nella prostata il testosterone è convertito in un androgeno più potente, il diidrotestosterone, dalla 2-5-alfa reduttasi. La finasteride inibisce questo enzima senza causare alterazioni istologiche del tessuto normale o neoplastico prostatico. La terapia ormonale più potente usata è con gli antagonisti LHRH, tipicamente in associazione con antiandrogeno Flutamide. Alterazioni citologiche : TESSUTO NORMALE : metaplasia squamosa focale metaplasia uroteliale diffusa iperplasia cellule basali diffusa atrofia ghiandolare fibrosi stromale TESSUTO NEOPLASTICO : atrofia cells ghiandole con citoplasma xantomatoso e picnosi dei nuclei (pancitocheratine + , con stesso peso molecolare rispetto a prima del trattamento, dimostrando la loro natura epiteliale) cellule tumorali sparse simili a cellule infiammatorie cellule sparse in uno stroma fibrotico ed infiammato MILZA Peso normale 150 g. Polpa BIANCA : composta da aggregati linfoidi che mediano la risposta immune, formata da area B con linfociti B (corpuscoli del Malpighi) e area T con linfociti T; questi possono formare manicotti ellissoidali. Polpa ROSSA :composta da macrofagi e cellule dendritiche. Funzioni polpa bianca : funzione immunitaria polpa rossa : sede filtrazione del sangue e fagocitosi cells e detriti cells, microbi e tossine, materiale anomalo o eccesso derivante da processi metabolici. SPLENOMEGALIA INFEZIONI ACUTE aumento polpa rossa. INFEZIONI CRONICHE aumento polpa bianca. Nelle infezioni acute batteriche sistemiche la milza è moderatamente ingrossata (200-400 g). Al taglio rosea o rosso vivo, polpa bianca offuscata per congestione seni venosi e aumento fagociti e neutrofili. Col tempo enzimi digeriscono il tessuto splenico MILZA SETTICA, consistenza molle, capsula raggrinzita, al taglio esce abbondante sangue (riscontro autoptico).