Lezione 9 - Albert Einstein e il suo tempo

Corso di Fondamenti storico-epistemologici
della scienza tra Ottocento e Novecento
Lezione 9 - Albert Einstein e il
suo tempo
Copyright, 2006-2007 © Giulio Peruzzi
Fuori c’era questo enorme mondo, che esiste indipendentemente da noi,
esseri umani, e che ci sta di fronte come un grande eterno enigma,
accessibile solo parzialmente alla nostra osservazione e al nostro
pensiero. [Einstein, 1949]
1879 – Albert Einstein nasce a Ulm in
Germania il 14 marzo.
1894 – Lascia il Ginnasio di Monaco
di Baviera e raggiunge la famiglia in
Italia (a Pavia).
1895 – Si iscrive alla scuola cantonale
di Aarau in Svizzera.
1896 – Si iscrive al Politecnico di
Zurigo dove si diploma nel 1900.
1902 – Ottiene la cittadinanza
svizzera e trova impiego presso
l’Ufficio brevetti di Berna. A gennaio
del 1903 sposa Mileva Mari!.
1904 – Nasce il primo figlio, Hans
Albert (morto nel 1973 a Berkeley).
Einstein e Maja
1864 - J. Clerk-Maxwell formula le equazioni del campo elettromagnetico
Tra gli anni 1860 e 1870 J. Clerk-Maxwell e L. Boltzmann pongono le basi della
moderna meccanica statistica.
1887 – H. R. Hertz scopre l’effetto fotoelettrico.
1895 – W. C. Röntgen scopre i raggi X.
1896 – H. Becquerel scopre la radioattività naturale.
1897 – J. J. Thomson scopre l’elettrone
Quale era la situazione dell’Europa all’epoca?
Le guerre si susseguono (1870 - franco-prussiana, 1877 - franco ottomana)
sullo sfondo di una grave crisi economica, la “grande depressione”
(dal 1873 fino alla fine del secolo).
La crisi economica accentua le lotte sociali e stimola
l’organizzazione dei movimenti operai nazionali e internazionali
(1871 la Comune di Parigi).
La crisi colpisce anche i piccoli imprenditori, come il babbo di
Einstein le cui attività imprenditoriali, prima in Germania e poi in
Italia, falliranno a più riprese. Inoltre iniziano a nascere, specie in
Germania e in Austria, movimenti antisemiti (termine coniato nel 1879)
che individuano negli ebrei i responsabili della crisi economica.
1905 – Pubblica i tre fondamentali articoli, sui quanti di luce (Su
un punto di vista euristico a proposito della generazione e
trasformazione della luce), il moto browniano (Il moto di particelle
in sospensione in un fluido), la relatività ristretta (Elettrodinamica
dei corpi in movimento).
1907 – Einstein fornisce l’espressione generale dell’equivalenza
massa-energia (E=mc2) e formula le basi fisiche dalla relatività
generale (partendo da quello che ricorderà essere “il pensiero
più felice della mia vita”); pubblica l’articolo sulla teoria
quantistica dei calori specifici.
1909 – Professore associato al Politecnico di Zurigo, pubblica
l’articolo Lo stato attuale del problema della radiazione nel quale
approfondisce il significato della duplice natura, corpuscolare e
ondulatoria, della radiazione elettromagnetica.
1910 – Nascita del secondo figlio, Eduard (morto nel 1965).
Nel 1905 Einstein pubblica
vari articoli, dei quali almeno
5 fondamentali.
I tre più noti sono del marzo
(quanti di luce), maggio
(moto browniano), giugno
(relatività ristretta), e
compaiono tutti nel vol. 17
degli Annalen der Physik.
Nel vol. 18 vi è poi una
breve nota sulla relazione
massa-energia e nel vol. 19
una trattazione generale del
moto browniano.
La “vecchia teoria dei quanti”
(1900-1925)
Nel dicembre del 1900 Max
Planck comunicava la soluzione
di un problema che aveva
impegnato i fisici per
quarant’anni: il problema della
radiazione di corpo nero.
Le leggi classiche della
termodinamica e
dell’elettromagnetismo non erano
state in grado di spiegare lo
spettro della radiazione che si
produceva in una cavità le cui
pareti, a temperatura omogenea
T, non lasciavano uscire alcuna
radiazione.
Utilizzando un procedimento di calcolo già introdotto da
Boltzmann nel 1877, Planck ipotizzava che, mentre l’energia
della radiazione elettromagnetica nel vuoto si distribuiva con
continuità ed era regolata dalle equazioni classiche di Maxwell,
la materia fosse costituita da minuscoli oscillatori elettrici che
assorbivano e emettevano energia radiante E solo per quanti
discreti: E=h! (dove h è la costante di Planck e ! è la frequenza dell’oscillatore
materiale).
È quindi da qui che prende l’avvio la teoria dei quanti?
Sì e no. Planck era un fisico classico e l’accettazione di una
ineliminabile discretizzazione dell’energia e in generale delle
grandezze fisiche su scala atomica richiese vari anni. Furono
prima di tutto Einstein e Eherenfest, tra il 1905 e il 1906, a
giustificare pienamente la soluzione di Planck. Si imponeva la
necessità della quantizzazione dell’energia non solo per gli
oscillatori materiali ma anche per la radiazione
elettromagnetica.
Alla ricerca di una visione unitaria
dell’universo naturale…
Temodinamica (Clausius e ThomsonKelvin)
Teoria cinetica dei gas (Clausius,
Maxwell, Boltzmann, Einstein, Gibbs)
Una discrepanza tra termodinamica e
teoria statistica del calore: il valore delle
grandezze termodinamiche del sistema
anche all’equilibrio è soggetto a
fluttuazioni irregolari (pur essendo molto
rare le fluttuazioni molto grandi).
Ammettendo queste fluttuazioni Einstein
arriva a spiegare sia il moto browniano
sia la natura corpuscolare della luce.
Che cos’è il moto browniano e cosa ha in comune con la luce?
Il botanico Robert Brown aveva osservato nel 1828 che il polline nell’acqua si
divideva in corpuscoli che si muovevano in modo assai irregolare.
Nel corso dell’Ottocento si era tentato senza successo di spiegare i moti browniani
sulla base della luce incidente sulla soluzione, delle dimensioni delle particelle
sospese nell’acqua e della viscosità.
Einstein punta a dimostrare che la presenza dei moti browniani è
riferibile all’esistenza di atomi di dimensioni finite che urtano sui
corpuscoli di polline in sospensione nel fluido, ed è spiegabile
quindi sulla base delle fluttuazioni della pressione previste dalla
teoria cinetica.
La sorprendente conclusione di Einstein è che il numero di
Avogadro, cioè il numero di molecole contenute in una opportuna
quantità di sostanza, può essere ricavato semplicemente misurando
con un microscopio gli spostamenti medi dei corpuscoli in
sospensione. Una prova decisiva a favore dell’esistenza degli
atomi.
…e la luce?
Supponiamo – scrive Einstein – che i corpuscoli in sospensione
siano elettricamente carichi, allora essi emettono e assorbono
radiazione; il problema del corpo nero di Planck può allora
essere così riformulato: i corpuscoli sono gli oscillatori
elementari costituenti le pareti e il “fluido” nel quale sono
immersi è il campo di radiazione elettromagnetica della cavità.
Se si tratta il sistema complessivo secondo i dettami della teoria
statistica del calore e si accetta l’ipotesi di Planck della
quantizzazione dell’energia emessa e assorbita dai corpuscoli,
si deve concludere che anche la radiazione si comporta come
se fosse composta da particelle, le cui fluttuazioni di energia e
pressione sono responsabili dei moti dei corpuscoli.
Dalla teoria statistica ai quanti di luce! È il cammino che Einstein
seguirà anche nei successivi contributi alla teoria dei quanti.
1911 – Professore ordinario all’Università di Praga, inizia
sistematicamente a lavorare sulla nuova teoria della
gravitazione, il “lavoro più duro” della sua vita.
1912 – Nomina a professore ordinario al Politecnico di Zurigo.
1913 – Pubblica un articolo con Grossmann sui fondamenti della
teoria della relatività generale nel quale compare per la prima
volta il tensore metrico; a luglio viene nominato membro
dell’Accademia prussiana delle Scienze.
1914 – Si sposta a Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino; si separa
da Mileva che torna a Zurigo con i figli.
1915 – Formulazione definitiva della relatività generale.
1916 – Primo lavoro sulle onde gravitazionali e ritorno alla teoria
quantistica con due memorie fondamentali che contengono le
basi teoriche del LASER.
La relatività di Einstein
Cosa diceva Galilei?
Nel Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo del 1632, Galilei
illustrava quello che diventerà il principio di relatività galileiana.
Una persona sotto coperta su una nave ferma in porto compie una
serie di esperimenti per ricavare le leggi del moto dei corpi. Se
successivamente la nave si muove di moto rettilineo e uniforme
(cioè con velocità costante) si scopre che le leggi del moto
rimangono invariate. [Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo,
Einaudi, Torino 1970, pp. 227-228]
Che cos’è un sistema di riferimento?
Un sistema di riferimento permette a un osservatore di associare
univocamente a un evento fisico una posizione nello spazio e un
tempo. La meccanica classica stabilisce che se in un generico
sistema di riferimento vale il principio di inerzia, ossia che un corpo
non soggetto a forze resta fermo o si muove di moto rettilineo e
uniforme, allora lo stesso principio vale anche per tutti i sistemi che
si muovono di moto rettilineo e uniforme rispetto a questo. Questi
sistemi vengono detti inerziali.
Relatività Galileiana
È il principio di inerzia a fornirci uno strumento di discriminazione tra i vari sistemi di riferimento: dato un
sistema di riferimento in cui valgono le leggi della Meccanica (essenzialmente
) in qualunque siste-
ma di riferimento in moto rettilineo uniforme rispetto ad esso valgono le stesse leggi (principio di relatività
galileiana).
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
22
L’articolo di Einstein sulla relatività del 1905 inizia con le seguenti
parole:
È noto che l’elettrodinamica di Maxwell - così come essa è oggi comunemente intesa conduce, nelle sue applicazioni a corpi in movimento, ad asimmetrie che non sembrano
conformi ai fenomeni. Si pensi per esempio alle interazioni elettrodinamiche tra un magnete e un conduttore. [Se il magnete si muove si genera un campo elettrico, se si muove
il circuito non c’è campo elettrico ma una forza elettromotrice] Esempi come questo, come pure i tentativi falliti di individuare un qualche movimento della Terra relativamente al
“mezzo luminifero” suggeriscono che i fenomeni elettrodinamici, al pari di quelli meccanici, non possiedono proprietà corrispondenti all’idea di quiete assoluta. Essi suggeriscono
piuttosto che [...] per tutti i sistemi di coordinate per i quali valgono le equazioni della
meccanica varranno anche le stesse leggi elettrodinamiche e ottiche. Eleveremo questa
congettura (il contenuto della quale verrà detto in quanto segue “principio di relatività”)
al rango di postulato; supporremo inoltre - un postulato, questo, solo apparentemente incompatibile col precedente - che la luce, nello spazio vuoto, si propaghi sempre con una
velocità determinata , che non dipende dallo stato di moto del corpo che la emette.
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UNA NUOVA CINEMATICA (prima parte dell’articolo del 1905)
Questi due postulati sembrerebbero “apparentemente inconciliabili”. Secondo questi postulati, infatti, due osservatori in moto relativo dovranno
concludere che uno stesso fascio di luce ha per entrambi la stessa velocità
.
Per capire come riconciliare i due postulati è necessario ripensare le nozioni di spazio e tempo, eliminando da queste alcuni caratteri mutuati dal
senso comune e introducendone di nuovi, come la relatività della simultaneità, la contrazione delle lunghezze e la dilatazione dei tempi. È questo il
contenuto della prima parte dell’articolo di Einstein sulla relatività del 1905
dove introduce una nuova cinematica, dimostrando quanto naturali, ancorché contrari al senso comune, siano questi nuovi caratteri dello spazio e
del tempo.
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Cosa si intende per tempo?
Si consideri un punto materiale in quiete in un dato riferimento inerziale ;
la sua posizione in “può essere determinata - come afferma Einstein con un campione di lunghezza rigido, utilizzando le regole della geometria
euclidea, ed essere espressa in coordinate cartesiane”
. Se ora
vogliamo descrivere il moto di un punto materiale si devono esprimere i
valori delle coordinate in funzione del tempo. Questa descrizione matematica, osserva Eisntein, “non ha significato fisico se prima non si chiarisce
che cosa si intende per tempo”. Per questo è importante notare che ogni
nostro giudizio in cui interviene il tempo è un giudizio su eventi simultanei.
Per esempio, quando affermiamo che un treno arriva alle ore 7 in pratica
intendiamo dire che la posizione delle lancette dell’orologio sul 7 e l’arrivo
del treno sono eventi simultanei. Per chiarire il significato fisico di tempo
bisogna quindi partire da una definizione convincente di simultaneità.
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Sincronizzazione degli orologi. “il ‘tempo’ di un evento - scrive Einstein è quello indicato, simultaneamente al prodursi dell’evento stesso, da un
orologio stazionario situato nel luogo dell’evento e sincronizzato per ogni
determinazione temporale con un dato orologio stazionario”.
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Due eventi simultanei in risulteranno non simultanei in . Se ne conclude che la nozione di simultaneità non ha significato assoluto: il dissincronismo tra osservatori in moto implica che ci sono tanti tempi quanti
sono i riferimenti inerziali. Questo risultato e la sua interpretazione segnano una svolta rispetto all’approccio di Lorentz e Poincaré: non esiste un
tempo assoluto ma esistono solo tempi relativi ai diversi sistemi inerziali
considerati.
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Le trasformazioni di Lorentz-Poincarè-Einstein
(6)
relative a due sistemi K e K (che si muove di moto uniforme rispetto a
con velocità
diretta lungo l’asse
). Da queste discende la regola di composizione delle velocità:
(7)
37
Perché si sentì l'esigenza di superare la relatività galileiana?
Alla fine dell’Ottocento molti scienziati, tra i quali Lorentz e
Poincaré, si accorsero che le equazioni di Maxwell per i campi
elettromagnetici non si conciliavano con il principio di relatività
galileiana.
Nel 1905 Einstein riuscì a rendere compatibili la meccanica e
l’elettromagnetismo sostituendo la relatività galileiana con la
relatività ristretta.
La relatività ristretta, pur privilegiando ancora i sistemi inerziali,
definisce le proprietà dello spazio e del tempo in modo diverso
dalla meccanica classica, in particolare associa a ogni sistema
inerziale un suo tempo proprio.
Quindi la meccanica classica non vale più? Non proprio. La
meccanica classica deve abbandonare le sue pretese di
universalità riducendosi a una teoria approssimata. Tuttavia dà
ancora ottimi risultati nel dominio dei fenomeni nei quali le velocità
in gioco sono piccole rispetto alla velocità della luce.
Il difetto epistemologico della relatività ristretta
La relatività galileiana e la relatività ristretta si basano
sull’ipotesi che, per formulare le leggi fisiche, i sistemi
inerziali siano equivalenti tra loro e privilegiati rispetto ai
sistemi in moto accelerato. Questo privilegio
presuppone una misteriosa proprietà dello spaziotempo: lo spazio tempo si comporta come un
palcoscenico che condiziona la descrizione degli eventi
fisici senza esserne influenzato.
Quando Einstein si pose il problema di modificare la
teoria newtoniana della gravitazione per renderla
compatibile con la relatività ristretta si accorse che era
necessario generalizzare il postulato di relatività anche
ai sistemi di riferimento in moto accelerato.
Come arrivò Einstein a formulare la relatività generale?
“Fu nel 1907 – scrive Einstein – che ebbi il pensiero più
felice della mia vita, nella forma seguente.
Il campo gravitazionale ha solo un'esistenza relativa: per
un osservatore che cada liberamente dal tetto di una casa
non esiste alcun campo gravitazionale. Infatti, se
l'osservatore lascia cadere dei corpi, questi permangono
in uno stato di quiete o di moto uniforme rispetto a lui […].
L'osservatore di conseguenza interpreta il proprio stato
come uno “stato di quiete”.
Grazie a quest’idea, quella singolarissima legge
sperimentale secondo cui, in un campo gravitazionale,
tutti i corpi cadono con la stessa accelerazione, veniva
improvvisamente ad acquistare un significato fisico
profondo.”
La legge sperimentale cui si riferisce Einstein, scoperta da Galilei e
valorizzata da Newton, è oggi nota come principio di equivalenza tra
massa inerziale e massa gravitazionale. Einstein si accorge che esso
è la chiave di volta per estendere il postulato di relatività a sistemi di
riferimento in moto accelerato. Identificato il campo gravitazionale con
le proprietà geometriche dello spazio-tempo si supera infatti il difetto
epistemologico della relatività ristretta: la geometria dello spaziotempo agisce sui moti della materia e dell’energia e a sua volta è
determinata dalla distribuzione della materia e dell’energia.
Non è una teoria molto astratta?
Sicuramente così è stata vista anche dagli scienziati per molto tempo.
Eppure le sue previsioni sono confermate sperimentalmente con una
precisione impressionante. Non solo, essa ha permesso importanti
applicazioni tecnologiche: i moderni dispositivi GPS (Global Position
System) di rilevamento della posizione in ogni punto della Terra, usati
per esempio per la navigazione, sono così accurati (incertezza in un
raggio di pochi metri) grazie alla relatività generale.
1917 – Pubblica l’articolo Considerazioni cosmologiche sulla
teoria della relatività generale che inaugura la cosmologia
teorica.
1919 – La spedizione guidata da Eddington all’Isola del
Principe misura la curvatura della luce da parte del disco
solare durante un’eclisse di Sole confermando le previsioni
della relatività generale: è l’inizio del “mito Einstein”. Secondo
matrimonio con la cugina Elsa Löwenthal.
1922 – Gli viene assegnato il premio Nobel per la fisica del
1921.
1924 – Introduzione della prima statistica quantistica (nota
come statistica di Bose-Einstein).
Una nuova grande
figura nella storia
dell’umanità: Albert
Einstein le cui ricerche
comportano una
radicale revisione delle
nostre concezioni della
natura, e sono sullo
stesso piano delle
intuizioni di Copernico,
Keplero, Newton.
[14 dicembre 1919]
Ancora sulla “vecchia teoria dei quanti”
Il suo punto di partenza, la soluzione del problema del corpo nero,
sembra a prima vista un po’ particolare. Tuttavia le questioni che la
sua soluzione sollevava erano in realtà centrali per la comprensione
della dinamica dei costituenti ultimi della materia e delle loro
interazioni con la radiazione.
Nel giro di vent’anni la vecchia teoria dei quanti fece passi da
gigante preparando l’avvento della moderna meccanica quantistica.
La spiegazione dell’effetto fotoelettrico, la trattazione quantistica [delle
oscillazioni molecolari nella spiegazione] dei calori specifici, la prima
formulazione di un modello quantistico dell’atomo, l’interpretazione della
tavola periodica, l’introduzione di nuove statistiche per descrivere il
comportamento delle nuove particelle quantistiche (il fotone, l’elettrone, il
protone) sono solo alcuni dei fondamentali contributi che tra il 1905
e
il 1925 segnano una svolta negli sviluppi della fisica su scala
atomica e subatomica.
Il problema della causalità
Una volta introdotto il momento del fotone (quindi anche la sua
direzionalità) Einstein si domanda “come fa il fotone a sapere in
quale direzione muoversi?”. “Il fatto di affidare al caso l’istante e la
direzione dei processi elementari è un punto debole della teoria:
Che cosa determina l’istante in cui il fotone viene emesso
spontaneamente? Che cosa decide in quale direzione andrà?”.
Il carattere casuale degli eventi spontanei continua a tormentare
Einstein. Lettera a Besso del 1917 “Sento che finora il vero
indovinello di cui l'eterno inventore di enigmi ci ha fatto dono non è
stato affatto compreso”. E a Born nel 1920 “La faccenda della
causalità tormenta molto anche me. L'assorbimento e l'emissione di
quanti di luce possono essere intesi nel senso richiesto da una
causalità assoluta, o esiste uno scarto statistico? Devo confessare
che mi manca il coraggio di una convinzione; tuttavia mi
dispiacerebbe moltissimo dover rinunciare alla causalità assoluta”.
1927 – Partecipa al quinto Congresso
Solvay dove inizia il dibattito con Bohr
sui fondamenti della meccanica
quantistica.
1932 – Viene formulata la teoria
dell’universo di Einstein-de Sitter.
1933 – Avvento dei nazionalsocialisti al
potere: Einstein si trasferisce a
Princeton negli Stati Uniti; pubblicazione
del carteggio Einstein-Freud con il titolo
Perché la guerra?
1935 – Pubblicazione dell’articolo di
Einstein, Podolsky e Rosen sul
cosiddetto paradosso EPR (correlazioni
a distanza di eventi quantistici) che
conclude la fase pubblica del dibattito
Einstein-Bohr.
Scienza e epistemologia: IL MIO CREDO EPISTEMOLOGICO
“Io distinguo – scrive Einstein – da una parte la totalità delle
esperienze sensibili e dall’altra la totalità dei concetti e delle
proposizioni che sono enunciati nei libri”.
I rapporti interni tra i concetti e le proposizioni sono di natura logica e
quindi soggetti a regole che in ultima istanza appartengono alla
logica, ma il significato dei concetti e delle proposizioni, il loro
contenuto, è acquisito attraverso la connessione con le esperienze
sensibili. “Questa connessione però – prosegue Einstein – è
puramente intuitiva, cioè non è essa stessa di natura logica”. Esiste
insomma uno scarto tra il mondo dei concetti (al quale appartengono
anche le teorie scientifiche) e il mondo dell’esperienza sensibile;
cionostante “quello che distingue la vuota fantasia dalla ‘verità’
scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè
l’associazione intuitiva tra concetti ed esperienza sensibile, può
essere compiuta”.
Emerge, anche da questi pochi tratti, una concezione del sapere
come costruzione intellettuale, nella quale “il libero gioco dei concetti”
svolge una funzione essenziale, ma nella quale allo stesso tempo si
riconosce il ruolo ineliminabile e vincolante dell’esperienza.
Ed è in questo vincolo che risiede in ultima analisi la forza propulsiva
della conoscenza. Il motore del sapere è infatti, secondo Einstein, la
“meraviglia” che “si manifesta quando un’esperienza entra in
conflitto con un mondo di concetti che noi consideriamo già
sufficientemente stabile. Ogniqualvolta sperimentiamo in modo aspro
e intenso un simile conflitto, il nostro mondo intellettuale reagisce in
modo decisivo”.
Lo sviluppo di questo mondo intellettuale, e quindi del sapere in
generale e delle teorie scientifiche in particolare, è in un certo senso,
secondo Einstein, una continua fuga dalla “meraviglia”,
accompagnata dalla convinzione che l’universo naturale sia un
eterno inventore di nuovi indovinelli, di nuove meraviglie da cui è
possibile fuggire avendo fiducia nella semplicità, e cioè
nell’intellegibilità della natura.
- Maturazione di una riflessione originale sul rapporto tra dati dell’esperienza
sensibile e il suo ordinamento in teorie. Riflessioni ricorrenti a partire dalla
seconda metà degli anni 1910 (1916, “Ernst Mach”, e 1919, “Tempo, Spazio e
Gravitazione” [Il mio credo epistemologico (Einstein 1949, p. 65-66, Opere
Scelte, Boringhieri, 1988)])
- Lo scienziato: un opportunista senza scrupoli? [Il rapporto reciproco tra
scienza e epistemologia (Einstein 1949, p. 227, Autobiografia Scientifica,
Boringhieri, 1979)]
- Lo schema disegnato nella lettera a Solovine.
Per quel che riguarda la questione espistemologica, Lei mi
ha del tutto frainteso; probabilmente mi sono espresso male.
Io vedo la cosa nel modo seguente:
1) Ci sono date le E (esperienze immediate).
2) A sono gli assiomi, dai quali traiamo conclusioni. Dal
punto di vista psicologico gli A poggiano sulle E. Ma non
esiste alcun percorso logico che dalle E conduca agli A; c'è
solamente una connessione intuitiva (psicologica) e sempre
“sino a nuovo ordine”.
3) Dagli A si ricavano, con procedimento deduttivo, enunciati
particolari S che possono pretendere di essere veri.
4) Gli S sono messi in relazione con le E (verifica per mezzo
dell'esperienza).
Questa procedura, a ben vedere, appartiene essa stessa alla
sfera extralogica (intuitiva), non essendo di natura logica la
relazione tra i concetti che intervengono negli enunciati e le
esperienze immediate. Questa relazione tra gli S e le E è
tuttavia (pragmaticamente) molto meno incerta di quella che
sussiste tra gli A e le E (ad esempio, tra il concetto di cane e le
corrispondenti esperienze immediate).
Se una tale corrispondenza, pur restando inaccessibile alla
logica, non potesse essere stabilita con un elevato grado di
certezza, tutto l'armamentario logico non avrebbe alcun valore
ai fini della “comprensione della realtà” (esempio, la teologia).
L'aspetto essenziale è qui il legame, eternamente
problematico, fra il mondo delle idee e ciò che può essere
sperimentato (l'esperienza sensibile).
C’è un modo di liberare gli uomini dalla fatalità della
guerra?
Contesto: 30 luglio 1932 Einstein scrive a Freud, il giorno dopo si
terranno le elezioni politiche in Germania che porteranno all’avvento
del nazionalsocialismo di Adolf Hitler.
Già la Prima Guerra Mondiale (26 milioni di morti in Europa, di cui il
50% civili) ha dimostrato tutta la sua devastante tragedia, ma le
avvisaglie di un nuovo conflitto sono chiare agli intellettuali europei.
Il pacifismo militante di Einstein, che già dal 1919 è scienziato noto
in tutto il mondo, la sua avversione a ogni forma di nazionalismo, la
sua sensibilità internazionalista spingono la Società delle Nazioni
(embrione dell’attuale ONU) ad affidargli missioni culturali e in
particolare quella di discutere in pubblico con altri intellettuali di temi
a sua scelta.
La scelta di Einstein è di discutere pubblicamente con Freud (noto
scienziato, pacifista e ebreo come lui) sull’origine della guerra.
I due scienziati concordano almeno su tre punti cruciali:
Il primo è che le guerre traggono origine da una naturale pulsione alla
violenza dell’uomo. Una pulsione distruttiva e universale che, secondo
Freud, è fondante della natura umana accanto alla pulsione erotica, la
quale invece induce all’unione e all’amore. Entrambi sono convinti che
questa pulsione alla violenza possa essere mitigata e governata, ma non
del tutto sconfitta, dall’esercizio della ragione.
Il secondo punto condiviso è che violenza e diritto non sono agli
antipodi. Anzi, il diritto è l’evoluzione della violenza. Il diritto, sostiene
Freud, è la “potenza di una comunità”. Esso ha la capacità di mitigare,
non senza contraddizioni, la violenza individuale. Ma non ha la capacità
di bandirla per sempre dalla società.
Il terzo punto è prettamente politico. Entrambi sono convinti che la
guerra possa essere eliminata solo nel quadro del diritto internazionale.
Ed entrambi prefigurano una sorta di governo mondiale al quale i singoli
stati cedono una parte sostanziale della loro sovranità. Nessuno dei due
si fa illusioni. La strada verso la pace come carattere strutturale della
condizione umana è ancora lunga.
Ancora il credo epistemologico einsteiniano
traspare dalle sue posizioni in un ambito
diverso da quello scientifico.
I principi etici sono in qualche modo
interpretati come i principi delle teorie
scientifiche, tra loro e i dati dell’esperienza
(in questo caso le pulsioni umane) esiste uno
scarto, e tuttavia una sorta di religione
cosmica ci spinge a considerare la
razionalità e l’unità sottostante a tutte le cose
finite e temporali come basi solide sulle quali
costruire il libero gioco dei concetti.
1939 – Lettera di Einstein a Roosevelt per stimolare la costruzione
dell’arma atomica.
1940 – Einstein riceve la cittadinanza americana.
1945 – Einstein pronuncia a New York un discorso sul tema della
pace.
1946 – Einstein scrive una lettera aperta all’assemblea generale
delle Nazioni Unite, sollecitando la formazione di un governo
mondiale.
1949 – Pubblicazione dell’Autobiografia, sintesi retrospettiva della
sua vita essenzialmente centrata sulla sua attività scientifica.
1952 – A Einstein viene offerta la presidenza di Israele che lui
rifiuta.
1954 – Dichiarazione in difesa di Oppenheimer, inquisito per
presunte attività antiamericane.
1955 – Manifesto con Russell “come membri della razza umana”.
Einstein muore il 18 aprile per la rottura di un aneurisma all’aorta.
Scienza, politica e società
Einstein e Bohr, su fronti opposti nell’interpretazione della
meccanica quantistica e più in generale dei metodi e degli scopi
della fisica, si ritrovano insieme prima e dopo la seconda guerra
mondiale:
• prima nel raccomandare lo sviluppo delle ricerche che
porteranno alla realizzazione della bomba atomica,
• dopo nel tentare di far capire che l’era atomica richiede un
drastico cambiamento nel rapporto tra gli Stati e la necessità
di una qualche istituzione sovrannazionale.
L’ultimo atto di Einstein è costituito da manifesto “Parliamo come
membri della razza umana”, reso pubblico da Russell il 9 luglio
del 1955 dopo la morte di Einstein.
Da questo manifesto si è originato quello che è oggi noto come
Organizzazione Pugwash che prende il nome dalla cittadina di
Pugwash, Nova Scotia, Canada dove fu tenuta la prima
Conferenza nel 1957.
“Credi in Dio? Stop.
Risposta pagata 50
parole”
“Credo nel Dio di
Spinoza, che si rivela
nell’armonia delle leggi
dell’Universo, non in
un Dio che si
preoccupa del destino
e delle azioni del
genere umano”.
Bibliografia
1.
Albert Einstein, Opere scelte, Bollati Boringhieri, Torino 1988; Idee e opinioni,
Schwarz, Milano 1957; Pensieri degli anni difficili, Boringhieri, Torino 1965.
2.
Albert Einstein scienziato e filosofo (a cura di P. A. Schilpp), Boringhieri,
Torino 1958 [in parte ripubblicato come in Autobiografia scientifica, Boringhieri,
Torino 1979].
3.
Enrico Bellone, La relatività da Faraday a Einstein, Loescher, Torino 1981.
4.
William K. Clifford, The Common Sense of Exact Sciences, completata e
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5.
Hermann von Helmholtz, in Opere, a cura di V. Cappelletti, Utet, Torino 1967].
6.
Felix Klein, Il programma di Erlangen, La Scuola, Brescia 1998.
7.
Ernst Mach, La meccanica nel suo sviluppo storico-critico, Boringhieri, Torino
1977.
8.
Isaac Newton, Philosophiae naturalis principia mathematica, 1687 (trad. it.
Principi matematici della filosofia naturale, UTET, Torino 1965 (ristampa 1997)
e Opticks, 1704 (trad. it. in Isaac Newton, Scritti di Ottica, UTET, Torino 1978).
9.
Bernhard Riemann, Sulle ipotesi che stanno alla base della geometria e altri
scritti scientifici e filosofici, Bollati Boringhieri, Torino 1994.
10.
Tullio Regge e G.P., Spazio, Tempo e Universo, UTET, Torino 2003.