Corso di Fondamenti storico-epistemologici della scienza tra Ottocento e Novecento Lezione 9 - Albert Einstein e il suo tempo Copyright, 2006-2007 © Giulio Peruzzi Fuori c’era questo enorme mondo, che esiste indipendentemente da noi, esseri umani, e che ci sta di fronte come un grande eterno enigma, accessibile solo parzialmente alla nostra osservazione e al nostro pensiero. [Einstein, 1949] 1879 – Albert Einstein nasce a Ulm in Germania il 14 marzo. 1894 – Lascia il Ginnasio di Monaco di Baviera e raggiunge la famiglia in Italia (a Pavia). 1895 – Si iscrive alla scuola cantonale di Aarau in Svizzera. 1896 – Si iscrive al Politecnico di Zurigo dove si diploma nel 1900. 1902 – Ottiene la cittadinanza svizzera e trova impiego presso l’Ufficio brevetti di Berna. A gennaio del 1903 sposa Mileva Mari!. 1904 – Nasce il primo figlio, Hans Albert (morto nel 1973 a Berkeley). Einstein e Maja 1864 - J. Clerk-Maxwell formula le equazioni del campo elettromagnetico Tra gli anni 1860 e 1870 J. Clerk-Maxwell e L. Boltzmann pongono le basi della moderna meccanica statistica. 1887 – H. R. Hertz scopre l’effetto fotoelettrico. 1895 – W. C. Röntgen scopre i raggi X. 1896 – H. Becquerel scopre la radioattività naturale. 1897 – J. J. Thomson scopre l’elettrone Quale era la situazione dell’Europa all’epoca? Le guerre si susseguono (1870 - franco-prussiana, 1877 - franco ottomana) sullo sfondo di una grave crisi economica, la “grande depressione” (dal 1873 fino alla fine del secolo). La crisi economica accentua le lotte sociali e stimola l’organizzazione dei movimenti operai nazionali e internazionali (1871 la Comune di Parigi). La crisi colpisce anche i piccoli imprenditori, come il babbo di Einstein le cui attività imprenditoriali, prima in Germania e poi in Italia, falliranno a più riprese. Inoltre iniziano a nascere, specie in Germania e in Austria, movimenti antisemiti (termine coniato nel 1879) che individuano negli ebrei i responsabili della crisi economica. 1905 – Pubblica i tre fondamentali articoli, sui quanti di luce (Su un punto di vista euristico a proposito della generazione e trasformazione della luce), il moto browniano (Il moto di particelle in sospensione in un fluido), la relatività ristretta (Elettrodinamica dei corpi in movimento). 1907 – Einstein fornisce l’espressione generale dell’equivalenza massa-energia (E=mc2) e formula le basi fisiche dalla relatività generale (partendo da quello che ricorderà essere “il pensiero più felice della mia vita”); pubblica l’articolo sulla teoria quantistica dei calori specifici. 1909 – Professore associato al Politecnico di Zurigo, pubblica l’articolo Lo stato attuale del problema della radiazione nel quale approfondisce il significato della duplice natura, corpuscolare e ondulatoria, della radiazione elettromagnetica. 1910 – Nascita del secondo figlio, Eduard (morto nel 1965). Nel 1905 Einstein pubblica vari articoli, dei quali almeno 5 fondamentali. I tre più noti sono del marzo (quanti di luce), maggio (moto browniano), giugno (relatività ristretta), e compaiono tutti nel vol. 17 degli Annalen der Physik. Nel vol. 18 vi è poi una breve nota sulla relazione massa-energia e nel vol. 19 una trattazione generale del moto browniano. La “vecchia teoria dei quanti” (1900-1925) Nel dicembre del 1900 Max Planck comunicava la soluzione di un problema che aveva impegnato i fisici per quarant’anni: il problema della radiazione di corpo nero. Le leggi classiche della termodinamica e dell’elettromagnetismo non erano state in grado di spiegare lo spettro della radiazione che si produceva in una cavità le cui pareti, a temperatura omogenea T, non lasciavano uscire alcuna radiazione. Utilizzando un procedimento di calcolo già introdotto da Boltzmann nel 1877, Planck ipotizzava che, mentre l’energia della radiazione elettromagnetica nel vuoto si distribuiva con continuità ed era regolata dalle equazioni classiche di Maxwell, la materia fosse costituita da minuscoli oscillatori elettrici che assorbivano e emettevano energia radiante E solo per quanti discreti: E=h! (dove h è la costante di Planck e ! è la frequenza dell’oscillatore materiale). È quindi da qui che prende l’avvio la teoria dei quanti? Sì e no. Planck era un fisico classico e l’accettazione di una ineliminabile discretizzazione dell’energia e in generale delle grandezze fisiche su scala atomica richiese vari anni. Furono prima di tutto Einstein e Eherenfest, tra il 1905 e il 1906, a giustificare pienamente la soluzione di Planck. Si imponeva la necessità della quantizzazione dell’energia non solo per gli oscillatori materiali ma anche per la radiazione elettromagnetica. Alla ricerca di una visione unitaria dell’universo naturale… Temodinamica (Clausius e ThomsonKelvin) Teoria cinetica dei gas (Clausius, Maxwell, Boltzmann, Einstein, Gibbs) Una discrepanza tra termodinamica e teoria statistica del calore: il valore delle grandezze termodinamiche del sistema anche all’equilibrio è soggetto a fluttuazioni irregolari (pur essendo molto rare le fluttuazioni molto grandi). Ammettendo queste fluttuazioni Einstein arriva a spiegare sia il moto browniano sia la natura corpuscolare della luce. Che cos’è il moto browniano e cosa ha in comune con la luce? Il botanico Robert Brown aveva osservato nel 1828 che il polline nell’acqua si divideva in corpuscoli che si muovevano in modo assai irregolare. Nel corso dell’Ottocento si era tentato senza successo di spiegare i moti browniani sulla base della luce incidente sulla soluzione, delle dimensioni delle particelle sospese nell’acqua e della viscosità. Einstein punta a dimostrare che la presenza dei moti browniani è riferibile all’esistenza di atomi di dimensioni finite che urtano sui corpuscoli di polline in sospensione nel fluido, ed è spiegabile quindi sulla base delle fluttuazioni della pressione previste dalla teoria cinetica. La sorprendente conclusione di Einstein è che il numero di Avogadro, cioè il numero di molecole contenute in una opportuna quantità di sostanza, può essere ricavato semplicemente misurando con un microscopio gli spostamenti medi dei corpuscoli in sospensione. Una prova decisiva a favore dell’esistenza degli atomi. …e la luce? Supponiamo – scrive Einstein – che i corpuscoli in sospensione siano elettricamente carichi, allora essi emettono e assorbono radiazione; il problema del corpo nero di Planck può allora essere così riformulato: i corpuscoli sono gli oscillatori elementari costituenti le pareti e il “fluido” nel quale sono immersi è il campo di radiazione elettromagnetica della cavità. Se si tratta il sistema complessivo secondo i dettami della teoria statistica del calore e si accetta l’ipotesi di Planck della quantizzazione dell’energia emessa e assorbita dai corpuscoli, si deve concludere che anche la radiazione si comporta come se fosse composta da particelle, le cui fluttuazioni di energia e pressione sono responsabili dei moti dei corpuscoli. Dalla teoria statistica ai quanti di luce! È il cammino che Einstein seguirà anche nei successivi contributi alla teoria dei quanti. 1911 – Professore ordinario all’Università di Praga, inizia sistematicamente a lavorare sulla nuova teoria della gravitazione, il “lavoro più duro” della sua vita. 1912 – Nomina a professore ordinario al Politecnico di Zurigo. 1913 – Pubblica un articolo con Grossmann sui fondamenti della teoria della relatività generale nel quale compare per la prima volta il tensore metrico; a luglio viene nominato membro dell’Accademia prussiana delle Scienze. 1914 – Si sposta a Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino; si separa da Mileva che torna a Zurigo con i figli. 1915 – Formulazione definitiva della relatività generale. 1916 – Primo lavoro sulle onde gravitazionali e ritorno alla teoria quantistica con due memorie fondamentali che contengono le basi teoriche del LASER. La relatività di Einstein Cosa diceva Galilei? Nel Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo del 1632, Galilei illustrava quello che diventerà il principio di relatività galileiana. Una persona sotto coperta su una nave ferma in porto compie una serie di esperimenti per ricavare le leggi del moto dei corpi. Se successivamente la nave si muove di moto rettilineo e uniforme (cioè con velocità costante) si scopre che le leggi del moto rimangono invariate. [Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Einaudi, Torino 1970, pp. 227-228] Che cos’è un sistema di riferimento? Un sistema di riferimento permette a un osservatore di associare univocamente a un evento fisico una posizione nello spazio e un tempo. La meccanica classica stabilisce che se in un generico sistema di riferimento vale il principio di inerzia, ossia che un corpo non soggetto a forze resta fermo o si muove di moto rettilineo e uniforme, allora lo stesso principio vale anche per tutti i sistemi che si muovono di moto rettilineo e uniforme rispetto a questo. Questi sistemi vengono detti inerziali. Relatività Galileiana È il principio di inerzia a fornirci uno strumento di discriminazione tra i vari sistemi di riferimento: dato un sistema di riferimento in cui valgono le leggi della Meccanica (essenzialmente ) in qualunque siste- ma di riferimento in moto rettilineo uniforme rispetto ad esso valgono le stesse leggi (principio di relatività galileiana). (1) (2) (3) (4) (5) 22 L’articolo di Einstein sulla relatività del 1905 inizia con le seguenti parole: È noto che l’elettrodinamica di Maxwell - così come essa è oggi comunemente intesa conduce, nelle sue applicazioni a corpi in movimento, ad asimmetrie che non sembrano conformi ai fenomeni. Si pensi per esempio alle interazioni elettrodinamiche tra un magnete e un conduttore. [Se il magnete si muove si genera un campo elettrico, se si muove il circuito non c’è campo elettrico ma una forza elettromotrice] Esempi come questo, come pure i tentativi falliti di individuare un qualche movimento della Terra relativamente al “mezzo luminifero” suggeriscono che i fenomeni elettrodinamici, al pari di quelli meccanici, non possiedono proprietà corrispondenti all’idea di quiete assoluta. Essi suggeriscono piuttosto che [...] per tutti i sistemi di coordinate per i quali valgono le equazioni della meccanica varranno anche le stesse leggi elettrodinamiche e ottiche. Eleveremo questa congettura (il contenuto della quale verrà detto in quanto segue “principio di relatività”) al rango di postulato; supporremo inoltre - un postulato, questo, solo apparentemente incompatibile col precedente - che la luce, nello spazio vuoto, si propaghi sempre con una velocità determinata , che non dipende dallo stato di moto del corpo che la emette. 32 UNA NUOVA CINEMATICA (prima parte dell’articolo del 1905) Questi due postulati sembrerebbero “apparentemente inconciliabili”. Secondo questi postulati, infatti, due osservatori in moto relativo dovranno concludere che uno stesso fascio di luce ha per entrambi la stessa velocità . Per capire come riconciliare i due postulati è necessario ripensare le nozioni di spazio e tempo, eliminando da queste alcuni caratteri mutuati dal senso comune e introducendone di nuovi, come la relatività della simultaneità, la contrazione delle lunghezze e la dilatazione dei tempi. È questo il contenuto della prima parte dell’articolo di Einstein sulla relatività del 1905 dove introduce una nuova cinematica, dimostrando quanto naturali, ancorché contrari al senso comune, siano questi nuovi caratteri dello spazio e del tempo. 33 Cosa si intende per tempo? Si consideri un punto materiale in quiete in un dato riferimento inerziale ; la sua posizione in “può essere determinata - come afferma Einstein con un campione di lunghezza rigido, utilizzando le regole della geometria euclidea, ed essere espressa in coordinate cartesiane” . Se ora vogliamo descrivere il moto di un punto materiale si devono esprimere i valori delle coordinate in funzione del tempo. Questa descrizione matematica, osserva Eisntein, “non ha significato fisico se prima non si chiarisce che cosa si intende per tempo”. Per questo è importante notare che ogni nostro giudizio in cui interviene il tempo è un giudizio su eventi simultanei. Per esempio, quando affermiamo che un treno arriva alle ore 7 in pratica intendiamo dire che la posizione delle lancette dell’orologio sul 7 e l’arrivo del treno sono eventi simultanei. Per chiarire il significato fisico di tempo bisogna quindi partire da una definizione convincente di simultaneità. 34 Sincronizzazione degli orologi. “il ‘tempo’ di un evento - scrive Einstein è quello indicato, simultaneamente al prodursi dell’evento stesso, da un orologio stazionario situato nel luogo dell’evento e sincronizzato per ogni determinazione temporale con un dato orologio stazionario”. 35 Due eventi simultanei in risulteranno non simultanei in . Se ne conclude che la nozione di simultaneità non ha significato assoluto: il dissincronismo tra osservatori in moto implica che ci sono tanti tempi quanti sono i riferimenti inerziali. Questo risultato e la sua interpretazione segnano una svolta rispetto all’approccio di Lorentz e Poincaré: non esiste un tempo assoluto ma esistono solo tempi relativi ai diversi sistemi inerziali considerati. 36 Le trasformazioni di Lorentz-Poincarè-Einstein (6) relative a due sistemi K e K (che si muove di moto uniforme rispetto a con velocità diretta lungo l’asse ). Da queste discende la regola di composizione delle velocità: (7) 37 Perché si sentì l'esigenza di superare la relatività galileiana? Alla fine dell’Ottocento molti scienziati, tra i quali Lorentz e Poincaré, si accorsero che le equazioni di Maxwell per i campi elettromagnetici non si conciliavano con il principio di relatività galileiana. Nel 1905 Einstein riuscì a rendere compatibili la meccanica e l’elettromagnetismo sostituendo la relatività galileiana con la relatività ristretta. La relatività ristretta, pur privilegiando ancora i sistemi inerziali, definisce le proprietà dello spazio e del tempo in modo diverso dalla meccanica classica, in particolare associa a ogni sistema inerziale un suo tempo proprio. Quindi la meccanica classica non vale più? Non proprio. La meccanica classica deve abbandonare le sue pretese di universalità riducendosi a una teoria approssimata. Tuttavia dà ancora ottimi risultati nel dominio dei fenomeni nei quali le velocità in gioco sono piccole rispetto alla velocità della luce. Il difetto epistemologico della relatività ristretta La relatività galileiana e la relatività ristretta si basano sull’ipotesi che, per formulare le leggi fisiche, i sistemi inerziali siano equivalenti tra loro e privilegiati rispetto ai sistemi in moto accelerato. Questo privilegio presuppone una misteriosa proprietà dello spaziotempo: lo spazio tempo si comporta come un palcoscenico che condiziona la descrizione degli eventi fisici senza esserne influenzato. Quando Einstein si pose il problema di modificare la teoria newtoniana della gravitazione per renderla compatibile con la relatività ristretta si accorse che era necessario generalizzare il postulato di relatività anche ai sistemi di riferimento in moto accelerato. Come arrivò Einstein a formulare la relatività generale? “Fu nel 1907 – scrive Einstein – che ebbi il pensiero più felice della mia vita, nella forma seguente. Il campo gravitazionale ha solo un'esistenza relativa: per un osservatore che cada liberamente dal tetto di una casa non esiste alcun campo gravitazionale. Infatti, se l'osservatore lascia cadere dei corpi, questi permangono in uno stato di quiete o di moto uniforme rispetto a lui […]. L'osservatore di conseguenza interpreta il proprio stato come uno “stato di quiete”. Grazie a quest’idea, quella singolarissima legge sperimentale secondo cui, in un campo gravitazionale, tutti i corpi cadono con la stessa accelerazione, veniva improvvisamente ad acquistare un significato fisico profondo.” La legge sperimentale cui si riferisce Einstein, scoperta da Galilei e valorizzata da Newton, è oggi nota come principio di equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale. Einstein si accorge che esso è la chiave di volta per estendere il postulato di relatività a sistemi di riferimento in moto accelerato. Identificato il campo gravitazionale con le proprietà geometriche dello spazio-tempo si supera infatti il difetto epistemologico della relatività ristretta: la geometria dello spaziotempo agisce sui moti della materia e dell’energia e a sua volta è determinata dalla distribuzione della materia e dell’energia. Non è una teoria molto astratta? Sicuramente così è stata vista anche dagli scienziati per molto tempo. Eppure le sue previsioni sono confermate sperimentalmente con una precisione impressionante. Non solo, essa ha permesso importanti applicazioni tecnologiche: i moderni dispositivi GPS (Global Position System) di rilevamento della posizione in ogni punto della Terra, usati per esempio per la navigazione, sono così accurati (incertezza in un raggio di pochi metri) grazie alla relatività generale. 1917 – Pubblica l’articolo Considerazioni cosmologiche sulla teoria della relatività generale che inaugura la cosmologia teorica. 1919 – La spedizione guidata da Eddington all’Isola del Principe misura la curvatura della luce da parte del disco solare durante un’eclisse di Sole confermando le previsioni della relatività generale: è l’inizio del “mito Einstein”. Secondo matrimonio con la cugina Elsa Löwenthal. 1922 – Gli viene assegnato il premio Nobel per la fisica del 1921. 1924 – Introduzione della prima statistica quantistica (nota come statistica di Bose-Einstein). Una nuova grande figura nella storia dell’umanità: Albert Einstein le cui ricerche comportano una radicale revisione delle nostre concezioni della natura, e sono sullo stesso piano delle intuizioni di Copernico, Keplero, Newton. [14 dicembre 1919] Ancora sulla “vecchia teoria dei quanti” Il suo punto di partenza, la soluzione del problema del corpo nero, sembra a prima vista un po’ particolare. Tuttavia le questioni che la sua soluzione sollevava erano in realtà centrali per la comprensione della dinamica dei costituenti ultimi della materia e delle loro interazioni con la radiazione. Nel giro di vent’anni la vecchia teoria dei quanti fece passi da gigante preparando l’avvento della moderna meccanica quantistica. La spiegazione dell’effetto fotoelettrico, la trattazione quantistica [delle oscillazioni molecolari nella spiegazione] dei calori specifici, la prima formulazione di un modello quantistico dell’atomo, l’interpretazione della tavola periodica, l’introduzione di nuove statistiche per descrivere il comportamento delle nuove particelle quantistiche (il fotone, l’elettrone, il protone) sono solo alcuni dei fondamentali contributi che tra il 1905 e il 1925 segnano una svolta negli sviluppi della fisica su scala atomica e subatomica. Il problema della causalità Una volta introdotto il momento del fotone (quindi anche la sua direzionalità) Einstein si domanda “come fa il fotone a sapere in quale direzione muoversi?”. “Il fatto di affidare al caso l’istante e la direzione dei processi elementari è un punto debole della teoria: Che cosa determina l’istante in cui il fotone viene emesso spontaneamente? Che cosa decide in quale direzione andrà?”. Il carattere casuale degli eventi spontanei continua a tormentare Einstein. Lettera a Besso del 1917 “Sento che finora il vero indovinello di cui l'eterno inventore di enigmi ci ha fatto dono non è stato affatto compreso”. E a Born nel 1920 “La faccenda della causalità tormenta molto anche me. L'assorbimento e l'emissione di quanti di luce possono essere intesi nel senso richiesto da una causalità assoluta, o esiste uno scarto statistico? Devo confessare che mi manca il coraggio di una convinzione; tuttavia mi dispiacerebbe moltissimo dover rinunciare alla causalità assoluta”. 1927 – Partecipa al quinto Congresso Solvay dove inizia il dibattito con Bohr sui fondamenti della meccanica quantistica. 1932 – Viene formulata la teoria dell’universo di Einstein-de Sitter. 1933 – Avvento dei nazionalsocialisti al potere: Einstein si trasferisce a Princeton negli Stati Uniti; pubblicazione del carteggio Einstein-Freud con il titolo Perché la guerra? 1935 – Pubblicazione dell’articolo di Einstein, Podolsky e Rosen sul cosiddetto paradosso EPR (correlazioni a distanza di eventi quantistici) che conclude la fase pubblica del dibattito Einstein-Bohr. Scienza e epistemologia: IL MIO CREDO EPISTEMOLOGICO “Io distinguo – scrive Einstein – da una parte la totalità delle esperienze sensibili e dall’altra la totalità dei concetti e delle proposizioni che sono enunciati nei libri”. I rapporti interni tra i concetti e le proposizioni sono di natura logica e quindi soggetti a regole che in ultima istanza appartengono alla logica, ma il significato dei concetti e delle proposizioni, il loro contenuto, è acquisito attraverso la connessione con le esperienze sensibili. “Questa connessione però – prosegue Einstein – è puramente intuitiva, cioè non è essa stessa di natura logica”. Esiste insomma uno scarto tra il mondo dei concetti (al quale appartengono anche le teorie scientifiche) e il mondo dell’esperienza sensibile; cionostante “quello che distingue la vuota fantasia dalla ‘verità’ scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè l’associazione intuitiva tra concetti ed esperienza sensibile, può essere compiuta”. Emerge, anche da questi pochi tratti, una concezione del sapere come costruzione intellettuale, nella quale “il libero gioco dei concetti” svolge una funzione essenziale, ma nella quale allo stesso tempo si riconosce il ruolo ineliminabile e vincolante dell’esperienza. Ed è in questo vincolo che risiede in ultima analisi la forza propulsiva della conoscenza. Il motore del sapere è infatti, secondo Einstein, la “meraviglia” che “si manifesta quando un’esperienza entra in conflitto con un mondo di concetti che noi consideriamo già sufficientemente stabile. Ogniqualvolta sperimentiamo in modo aspro e intenso un simile conflitto, il nostro mondo intellettuale reagisce in modo decisivo”. Lo sviluppo di questo mondo intellettuale, e quindi del sapere in generale e delle teorie scientifiche in particolare, è in un certo senso, secondo Einstein, una continua fuga dalla “meraviglia”, accompagnata dalla convinzione che l’universo naturale sia un eterno inventore di nuovi indovinelli, di nuove meraviglie da cui è possibile fuggire avendo fiducia nella semplicità, e cioè nell’intellegibilità della natura. - Maturazione di una riflessione originale sul rapporto tra dati dell’esperienza sensibile e il suo ordinamento in teorie. Riflessioni ricorrenti a partire dalla seconda metà degli anni 1910 (1916, “Ernst Mach”, e 1919, “Tempo, Spazio e Gravitazione” [Il mio credo epistemologico (Einstein 1949, p. 65-66, Opere Scelte, Boringhieri, 1988)]) - Lo scienziato: un opportunista senza scrupoli? [Il rapporto reciproco tra scienza e epistemologia (Einstein 1949, p. 227, Autobiografia Scientifica, Boringhieri, 1979)] - Lo schema disegnato nella lettera a Solovine. Per quel che riguarda la questione espistemologica, Lei mi ha del tutto frainteso; probabilmente mi sono espresso male. Io vedo la cosa nel modo seguente: 1) Ci sono date le E (esperienze immediate). 2) A sono gli assiomi, dai quali traiamo conclusioni. Dal punto di vista psicologico gli A poggiano sulle E. Ma non esiste alcun percorso logico che dalle E conduca agli A; c'è solamente una connessione intuitiva (psicologica) e sempre “sino a nuovo ordine”. 3) Dagli A si ricavano, con procedimento deduttivo, enunciati particolari S che possono pretendere di essere veri. 4) Gli S sono messi in relazione con le E (verifica per mezzo dell'esperienza). Questa procedura, a ben vedere, appartiene essa stessa alla sfera extralogica (intuitiva), non essendo di natura logica la relazione tra i concetti che intervengono negli enunciati e le esperienze immediate. Questa relazione tra gli S e le E è tuttavia (pragmaticamente) molto meno incerta di quella che sussiste tra gli A e le E (ad esempio, tra il concetto di cane e le corrispondenti esperienze immediate). Se una tale corrispondenza, pur restando inaccessibile alla logica, non potesse essere stabilita con un elevato grado di certezza, tutto l'armamentario logico non avrebbe alcun valore ai fini della “comprensione della realtà” (esempio, la teologia). L'aspetto essenziale è qui il legame, eternamente problematico, fra il mondo delle idee e ciò che può essere sperimentato (l'esperienza sensibile). C’è un modo di liberare gli uomini dalla fatalità della guerra? Contesto: 30 luglio 1932 Einstein scrive a Freud, il giorno dopo si terranno le elezioni politiche in Germania che porteranno all’avvento del nazionalsocialismo di Adolf Hitler. Già la Prima Guerra Mondiale (26 milioni di morti in Europa, di cui il 50% civili) ha dimostrato tutta la sua devastante tragedia, ma le avvisaglie di un nuovo conflitto sono chiare agli intellettuali europei. Il pacifismo militante di Einstein, che già dal 1919 è scienziato noto in tutto il mondo, la sua avversione a ogni forma di nazionalismo, la sua sensibilità internazionalista spingono la Società delle Nazioni (embrione dell’attuale ONU) ad affidargli missioni culturali e in particolare quella di discutere in pubblico con altri intellettuali di temi a sua scelta. La scelta di Einstein è di discutere pubblicamente con Freud (noto scienziato, pacifista e ebreo come lui) sull’origine della guerra. I due scienziati concordano almeno su tre punti cruciali: Il primo è che le guerre traggono origine da una naturale pulsione alla violenza dell’uomo. Una pulsione distruttiva e universale che, secondo Freud, è fondante della natura umana accanto alla pulsione erotica, la quale invece induce all’unione e all’amore. Entrambi sono convinti che questa pulsione alla violenza possa essere mitigata e governata, ma non del tutto sconfitta, dall’esercizio della ragione. Il secondo punto condiviso è che violenza e diritto non sono agli antipodi. Anzi, il diritto è l’evoluzione della violenza. Il diritto, sostiene Freud, è la “potenza di una comunità”. Esso ha la capacità di mitigare, non senza contraddizioni, la violenza individuale. Ma non ha la capacità di bandirla per sempre dalla società. Il terzo punto è prettamente politico. Entrambi sono convinti che la guerra possa essere eliminata solo nel quadro del diritto internazionale. Ed entrambi prefigurano una sorta di governo mondiale al quale i singoli stati cedono una parte sostanziale della loro sovranità. Nessuno dei due si fa illusioni. La strada verso la pace come carattere strutturale della condizione umana è ancora lunga. Ancora il credo epistemologico einsteiniano traspare dalle sue posizioni in un ambito diverso da quello scientifico. I principi etici sono in qualche modo interpretati come i principi delle teorie scientifiche, tra loro e i dati dell’esperienza (in questo caso le pulsioni umane) esiste uno scarto, e tuttavia una sorta di religione cosmica ci spinge a considerare la razionalità e l’unità sottostante a tutte le cose finite e temporali come basi solide sulle quali costruire il libero gioco dei concetti. 1939 – Lettera di Einstein a Roosevelt per stimolare la costruzione dell’arma atomica. 1940 – Einstein riceve la cittadinanza americana. 1945 – Einstein pronuncia a New York un discorso sul tema della pace. 1946 – Einstein scrive una lettera aperta all’assemblea generale delle Nazioni Unite, sollecitando la formazione di un governo mondiale. 1949 – Pubblicazione dell’Autobiografia, sintesi retrospettiva della sua vita essenzialmente centrata sulla sua attività scientifica. 1952 – A Einstein viene offerta la presidenza di Israele che lui rifiuta. 1954 – Dichiarazione in difesa di Oppenheimer, inquisito per presunte attività antiamericane. 1955 – Manifesto con Russell “come membri della razza umana”. Einstein muore il 18 aprile per la rottura di un aneurisma all’aorta. Scienza, politica e società Einstein e Bohr, su fronti opposti nell’interpretazione della meccanica quantistica e più in generale dei metodi e degli scopi della fisica, si ritrovano insieme prima e dopo la seconda guerra mondiale: • prima nel raccomandare lo sviluppo delle ricerche che porteranno alla realizzazione della bomba atomica, • dopo nel tentare di far capire che l’era atomica richiede un drastico cambiamento nel rapporto tra gli Stati e la necessità di una qualche istituzione sovrannazionale. L’ultimo atto di Einstein è costituito da manifesto “Parliamo come membri della razza umana”, reso pubblico da Russell il 9 luglio del 1955 dopo la morte di Einstein. Da questo manifesto si è originato quello che è oggi noto come Organizzazione Pugwash che prende il nome dalla cittadina di Pugwash, Nova Scotia, Canada dove fu tenuta la prima Conferenza nel 1957. “Credi in Dio? Stop. Risposta pagata 50 parole” “Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia delle leggi dell’Universo, non in un Dio che si preoccupa del destino e delle azioni del genere umano”. Bibliografia 1. Albert Einstein, Opere scelte, Bollati Boringhieri, Torino 1988; Idee e opinioni, Schwarz, Milano 1957; Pensieri degli anni difficili, Boringhieri, Torino 1965. 2. Albert Einstein scienziato e filosofo (a cura di P. A. Schilpp), Boringhieri, Torino 1958 [in parte ripubblicato come in Autobiografia scientifica, Boringhieri, Torino 1979]. 3. Enrico Bellone, La relatività da Faraday a Einstein, Loescher, Torino 1981. 4. William K. Clifford, The Common Sense of Exact Sciences, completata e pubblicata postuma da Karl Pearson nel 1885 [trad. it. Il senso comune nelle scienze esatte, Dumolard, Milano 1886]. 5. Hermann von Helmholtz, in Opere, a cura di V. Cappelletti, Utet, Torino 1967]. 6. Felix Klein, Il programma di Erlangen, La Scuola, Brescia 1998. 7. Ernst Mach, La meccanica nel suo sviluppo storico-critico, Boringhieri, Torino 1977. 8. Isaac Newton, Philosophiae naturalis principia mathematica, 1687 (trad. it. Principi matematici della filosofia naturale, UTET, Torino 1965 (ristampa 1997) e Opticks, 1704 (trad. it. in Isaac Newton, Scritti di Ottica, UTET, Torino 1978). 9. Bernhard Riemann, Sulle ipotesi che stanno alla base della geometria e altri scritti scientifici e filosofici, Bollati Boringhieri, Torino 1994. 10. Tullio Regge e G.P., Spazio, Tempo e Universo, UTET, Torino 2003.