DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA E CRISI FINANZIARIA Alcuni comportamenti all’origine della crisi finanziaria: • le autorità americane hanno tenuto eccezionalmente basso il costo del credito • le banche hanno concesso un ingente volume di crediti con capitali di terzi (leverage) • molte famiglie americane hanno sostenuto con l’indebitamento i propri consumi • le autorità non hanno ostacolato tale tendenza • le banche hanno “impacchettato” e ceduto crediti “tossici” ad altri intermediari finanziari • il management di alcune importanti corporates (soprattutto finanziarie e assicurative) ha beneficiato di meccanismi di retribuzione distorsivi • le società di rating non hanno segnalato il rischio Alcune annotazioni dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: 302 Il giusto salario è il frutto legittimo del lavoro. Il lavoro va ricompensato in misura tale da garantire all’uomo di disporre dignitosamente la vita materiale, sociale, culturale e spirituale sua e dei suoi, in relazione ai compiti e al rendimento di ognuno, alle condizioni dell’azienda e al bene comune. 331 Attività economica e comportamento morale si compenetrano intimamente. … il fine dell’economia non sta nell’economia stessa, bensì nella sua destinazione umana e sociale. 334 Oggetto dell’economia è la formazione della ricchezza e il suo incremento progressivo, in termini non soltanto quantitativi, ma qualitativi: tutto ciò è moralmente corretto se finalizzato allo sviluppo globale e solidale dell’uomo. 340 La dottrina sociale riconosce la giusta funzione del profitto, come primo indicatore del buon andamento dell’azienda. … Ciò non offusca la consapevolezza del fatto che non sempre il profitto segnala che l’azienda stia servendo adeguatamente la società. 348 Il libero mercato non può essere giudicato prescindendo dai fini che persegue e dai valori che persegue a livello sociale. Il mercato, infatti, non può trovare in se stesso il principio della propria legittimazione. Spetta alla coscienza individuale e alla responsabilità pubblica stabilire un giusto rapporto fra mezzi e fini. L’utile individuale dell’operatore economico, sebbene legittimo, non deve mai diventare l’unico obiettivo. Accanto ad esso ne esiste un altro, altrettanto fondamentale e superiore, quello dell’utilità sociale, che deve trovare realizzazione non in contrasto, ma in coerenza con la logica di mercato. 349 La dottrina sociale della Chiesa, pur riconoscendo al mercato la funzione di strumento insostituibile di regolazione all’interno del sistema economico, mette in evidenza la necessità di ancorarlo a finalità morali, che assicurino e, nello stesso tempo, circoscrivano adeguatamente lo spazio della sua economia. 350 La libertà, in ambito economico, deve essere regolata. La libertà economica è soltanto un elemento della libertà umana. Quando quella si rende autonoma, quando cioè l’uomo è visto più come un produttore o consumatore di beni che come un soggetto che produce e consuma per vivere, allora perde la sua necessaria relazione con la persona umana e finisce con l’alienarla e opprimerla. 351 L’azione dello Stato e degli altri poteri pubblici deve conformarsi al principio di sussidiarietà e creare situazioni favorevoli al libero esercizio dell’attività economica; essa deve anche ispirarsi al principio di solidarietà e stabilire dei limiti all’autonomia delle parti per difendere la più debole. La solidarietà senza sussidiarietà, infatti, può degenerare facilmente in assistenzialismo, mentre la sussidiarietà senza solidarietà rischia di alimentare forme di localismo egoistico. 358 I consumatori, che in molti casi dispongono di ampi margini di potere d’acquisto, ben al di là della soglia di sussistenza, possono notevolmente influenzare la realtà economica con le loro libere scelte fra consumo e risparmio. 359 L’utilizzo del proprio potere d’acquisto va esercitato nel contesto delle esigenze morali della giustizia e della solidarietà. 360 Il fenomeno del consumismo mantiene un persistente orientamento verso l’avere anziché verso l’essere. Per contrastare questo fenomeno è necessario adoperarsi per costruire stili di vita nei quali … 364 Criteri etici che dovrebbero orientare le relazioni economiche internazionali: il perseguimento del bene comune e la destinazione universale dei beni; l’equità nelle relazioni commerciali; l’attenzione ai diritti e ai bisogni dei più poveri. 368 L’esperienza storica attesta che, in assenza di sistemi finanziari adeguati, non si sarebbe avuta crescita economica. Se la creazione di quello che è stato definito il mercato globale dei capitali ha prodotto effetti benefici … d’altra parte ha fatto aumentare anche il rischio di crisi finanziarie. Lo sviluppo della finanza, le cui transazioni hanno superato di gran lunga, in volume, quelle reali, rischia di seguire una logica sempre più autoreferenziale, senza collegamento con la base reale dell’economia. 369 Un’economia finanziaria fine a se stessa è destinata a contraddire le sue finalità. … configurazione fortemente simmetrica che contraddistingue il sistema finanziario internazionale … Ciò è fonte di gravi preoccupazioni di natura etica, perché i Paesi esclusi dai processi descritti, pur non godendo dei benefici da questi prodotti, non sono tuttavia al riparo da eventuali conseguenze negative dell’instabilità finanziaria. … Urgente l’individuazione di soluzioni istituzionali capaci di favorire efficacemente la stabilità del sistema. 370 La perdita di centralità da parte degli attori statali deve coincidere con un maggior impegno della comunità internazionale nell’esercizio di un deciso ruolo di indirizzo economico e finanziario.