Centro Studi & Ricerche in Psicologia Clinica e Criminologia Via T. Tasso n°193 – Napoli CF 95106590631 www.criminiseriali.it CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICO “CRIMINOLOGIA E SCIENZE FORENSI” - Anno 2010 - Tesi IL MOBBING Relatori: Prof. Ciro Mauro Dott. Fabio Delicato Allieva Vetrano Carmela 1 IL MOBBING 1. DEFINIZIONE TEORICA DEL CONCETTO DI “MOBBING” Il termine “mobbing” deriva dall’ inglese “to mob” ed indica due tipi di azioni: affollarsi, accalcarsi intorno a qualcuno; assalire tumultuando, attaccare, aggredire, malmenare, schernire. Il termine è stato usato agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso dall’ etologo Konrad Lorenz per descrivere un comportamento di alcune specie animali che circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo al fine di allontanarlo dal branco. Ad esempio il mobbing è una reazione collettiva e aggressiva mediante la quale alcuni uccelli rispondono all’ invasione del territorio ed al pericolo, attaccando in gruppo l’ intruso e/o il contendente: l’ emissione di gridi particolari, la formazione di volo o l’ accerchiamento a terra intimoriscono e respingono l’ avversario. Quindi è la difesa di un territorio, dei confini e della stabilità di un sistema. Il primo a parlare di mobbing quale condizione di persecuzione psicologica nell’ ambiente di lavoro è stato lo psicologo tedesco Heinz Leymann considerato il fondatore di questa nuova direzione di ricerca di Psicologia del Lavoro. Leymann trovò una analogia tra l’ aggressività degli uccelli e quella manifestata da certi lavoratori nei confronti di altri, così utilizzò il termine mobbing per indicare il fenomeno da lui studiato. Egli utilizzò il termine per definire particolari situazioni di conflitto nell’ ambiente di lavoro: la grave e perdurante distorsione delle relazioni interpersonali che si verifica in questi casi è fonte di intense sofferenze psichiche e spesso di alterazioni permanenti dell’ umore o della personalità. Leymann definiva il mobbing come un’ azione o una serie di azioni ripetute per un lungo periodo di tempo, compiuta da uno o più attori ( mobber ) per danneggiare qualcuno ( mobbizzato ) in modo sistematico e con scopo preciso. La vittima precipita verso una condizione di disagio estremo che si cronicizza ripercuotendosi negativamente sul suo equilibrio psico-fisico . 1.2 Le fasi del Mobbing Leymann descrive il mobbing come un processo articolato, dinamico e progressivo e ne delinea quattro fasi attraverso uno schema sequenziale che differenzia i diversi stadi in cui si trova l’ individuo mentre subisce le strategie di persecuzione del mobber: ? La I Fase del modello riguarda i “segnali premonitori”; ? II Fase del modello è la “fase conclamata” e prevede l’ inizio del mobbing vero e proprio e del terrore psicologico. ? La III Fase del modello è la fase del “caso ufficializzato” ? La IV Fase è detta “fase terminale” 1.3 Tipologie di Mobbing Possono esserci molti modi di mobbizzare un lavoratore, ma molti ricercatori concordano nel classificare alcune tipologie di mobbing. Se si prendono in considerazione gli autori dei comportamenti vessatori, allora si può distinguere tra mobbing verticale e mobbing orizzontale. 2 Il mobbing verticale1, discendente o dall’ alto, consiste in violenze psicologiche messe in atto da un superiore ai danni della vittima; questa azioni possono essere dirette o indirette e hanno come obiettivo l’ esclusione di un lavoratore “scomodo” o sgradito costringendolo al licenziamento. In questi casi si può dire che l’ azienda esercita un abuso di potere e il mobbing si trasforma in una vera e propria politica aziendale (mobbing pianificato). Il mobbing verticale viene anche detto, nella terminologia anglosassone, “Bossing” o “Bullying”. Il Bossing è stato introdotto in psicologia del lavoro da Brinkmann nel 1955 e consiste in una strategia aziendale che ha lo scopo di ridurre gli organici per contenere i costi del personale attraverso azioni mobbizzanti. . Il mobbing verticale può essere di tipo organizzativo o corporativo. Il mobbing orizzontale si verifica quando le azioni vessatorie sono messe in atto dai colleghi pari grado ai danni della vittima. Le motivazioni possono essere molte: competizione, invidia, razzismo, campanilismo, fede politica diversa. Si parla, invece, di mobbing combinato quando vendono utilizzati congiuntamente il mobbing verticale ed orizzontale. In base alle caratteristiche delle vittime, possiamo distinguere tra mobbing individuale, in cui è un singolo lavoratore a subire le vessazioni, e mobbing collettivo, se un intero gruppo di lavoratori viene colpito da azioni discriminatorie. Si parla di mobbing diretto se le azioni sono indirizzate alla persona, o indiretto, nel caso in cui gli atti vessatori siano indirizzati all’ ambiente di lavoro, alla famiglia o agli amici della vittima. Una forma più rara di mobbing è il mobbing ascendente o dal basso: si verifica quando un lavoratore con mansioni superiori viene reso vittima da lavoratori con mansioni inferiori. In questi casi ciò che viene messa in discussione è l’ autorità di un superiore e l’ obiettivo è quello di esautorare la vittima. 1.4 Il doppio Mobbing Contestualmente allo svilupparsi delle varie fasi del Mobbing lavorativo si sviluppa, secondo Ege, anche il Mobbing tra le mura domestiche, detto Doppio Mobbing, cioè quell’ insieme di vessazioni che la vittima subisce nella propria famiglia in aggiunta alle persecuzioni lavorative. E’ particolarmente diffuso nei paesi dell’ Europa meridionale, in particolare in Italia, dove la famiglia acquista un ruolo sociale fondamentale. Infatti il legame tra individuo e famiglia è molto forte poiché quest’ ultima partecipa attivamente alla definizione sociale e personale dei suoi membri (Ege,1997), interessandosi del loro lavoro e della loro vita privata; essa rimane sempre presente come riferimento importante per l’ individuo, offrendogli aiuto, protezione e comprensione. 1.5 Il Mobbing sessuale Le molestie sessuali, di per se, non sono mobbing, ma sono legate ad esso da un doppio filo e ne possono costituire il preambolo. Lo scopo del mobber è quello di eliminare o allontanare la vittima, il molestatore sessuale, invece, non ha intenzione di allontanare la vittima, ma vuole tenere il più possibile vicino a se l’ oggetto dei suoi desideri. In questo caso è la vittima che desidera scappare, chiedendo trasferimenti o giorni di malattia, e il persecutore farà di tutto per ostacolare la “fuga”, obbligandola a lavorare quotidianamente con lui, in modo che “potrà importunarla sistematicamente fin quando 1 Menelao e al. (2001)riportano dati secondo cui in Italia il 40% - 45% dei casi di mobbing è di tipo verticale, mentre solo nel 5% dei casi si tratta di mobbing orizzontale. 3 non si arrenderà alle sue pesanti ed ossessive lusinghe” (Hirigoyen,2000). Nel momento in cui il molestatore subirà continui e ripetuti rifiuti il legame tra molestia sessuale e mobbing diventa sottilissimo e il molestatore si trasforma in un vero e proprio mobber. Il mobbing, quindi diventa la ritorsione, la vendetta del molestatore respinto; se la vittima cede alle molestie non verrà mai mobbizzata. Spesso il molestatore dimentica l’ iniziale attrazione per la vittima e agisce spinto dal desiderio di vendetta. A volte il mobbing viene usato come strumento per costringere la vittima a cedere alle molestie. Il mobbing sessuale può verificarsi anche senza una precedente situazione di molestie sessuali ed in questo caso viene scelto come arma dal mobber anche senza una attrazione verso la vittima, dunque si parla di mobbing sessuale perpetrato attraverso vessazioni a scopo sessuale. Ciò dipende dalla presenza di un ambiente favorevole in cui la strategia a sfondo sessuale risulta essere la più letale per eliminare la vittima. 1.6 Le azioni del processo di Mobbing Ai fini della qualificazione del Mobbing, molti studi psicologici e sociologici concordano nel ritenere poco rilevanti il tipo di comportamento vessatorio adottato dal mobber nei confronti della vittima, quanto piuttosto l’ essenzialità della sua frequenza e ripetitività nel tempo. Leymann categorizza cinque diverse tipologie di azioni mobbizzanti: 1. attacchi alla comunicazione; 2. attacchi alle relazioni sociali; 3. attacchi all’ immagine sociale; 4. attacchi verso la qualità della situazione professionale e privata, attraverso sabotaggi; 5. attacchi alla salute. 1.7 Gli attori del Mobbing Sulla scena del mobbing sono presenti tre tipologie di attori: 1. I Mobbers sono gli esecutori delle azioni vessatorie; 2. Le vittime o i Mobbizzati sono coloro che subiscono i comportamenti vessatori; 3. Gli Spettatori, ossia coloro il cui comportamento può influire sulla sviluppo del Mobbing, anche se non direttamente coinvolti nel comportamento vessatorio. 1.7.1. Le caratteristiche dei Mobber Secondo la vittimologa Hirigoyen il modello di mobber più pericoloso è il “narcisista perverso, un individuo che non può esistere se non demolendo l’ altro. Il capo che in ufficio governa nella svalutazione dei sottoposti; il genitore che confonde l’ educazione con l’ umiliazione; il marito che non perde occasione per degradare la moglie”; “di perversi narcisisti ce ne sono tanti, ma non sempre è facile riconoscerli, visto che sono privi di patologie apparenti. Determinati, brillanti, intelligenti, di solito conquistano rapidamente il potere; seducenti quando va tutto bene, distruttivi se messi in discussione. Ad ogni nuovo problema, una nuova vittima” (Ascenzi e Bergagio, 2000). Field elenca 4 tipologie di tratti di personalità psicopatologicamente disturbate del mobber: 1. Disturbo di personalità antisociale 2. Personalità paranoica 3. Disturbo narcisistico di personalità 4. Disturbo borderline 4 1.7.2. Le caratteristiche delle vittime Sembra che le persone più a rischio siano quelle o troppo passive o troppo aggressive nelle relazioni interpersonali, anche se potenzialmente non esiste una categoria più a rischio di altre. Ege ha delineato 18 tipologie possibili di persone mobbizzate: 1. il distratto 2. il prigioniero 3. il paranoico 4. il severo 5. il presuntuoso 6. il passivo e dipendente 7. il buontempone 8. l’ ipocondriaco 9. il vero collega 10. l’ ambizioso 11. il sicuro di sé 12. il camerata 13. il servile 14. il sofferente 15. il capro espiatorio 16. il pauroso 17. il permaloso 18. l’ introverso 1.7.3. Le caratteristiche degli spettatori Gli spettatori sono costituiti dai colleghi, dall’ amministrazione del personale e da coloro che rifiutano di assumersi qualsiasi responsabilità adottando la strategie del “lavarsene le mani”; hanno paura di diventare vittima, non reagiscono anzi possono anche aiutare il mobber nelle sue vessazioni. Questa tipologia include: 1. il ruffiano 2. il rinunciatario 3. il premuroso 4. il diplomatico 5. il falso – innocente Un’ altra classificazione distingue tra: 1. side – mobber 2. gli indifferenti 3. gli oppositori 1.8 Le cause del Mobbing Leymann considera il conflitto il presupposto fondamentale alla nascita del mobbing, individuando 6 campi nei quali può svilupparsi, dando origine conseguentemente al mobbing: 1. L’ organizzazione del lavoro 2. Le mansioni lavorative 3. La direzione del lavoro 4. La dinamica sociale del gruppo di lavoro 5. Le teorie sulla personalità 6. La funzione nascosta della psicologia nella società 5 Leymann, si può notare, che pone l’accento su ambiente malato o conflittuale e sulle comunicazioni disturbate che avvengono tra i lavoratori. Secondo Ege i tre fattori che concorrono al mobbing (aggressore, vittima ed organizzazione) possono incrociarsi dando luogo a ciò che ha formalizzato nel “ sistema a cubo delle cause”: ? Comportamento del mobber ? Comportamento della vittima ? Ambiente Ognuno di questi elementi può porsi in due modi di fronte ad una situazione mobbizzante: favorire e provocare il mobbing o combatterlo. Incrociando le relazioni tra i vari fenomeni si ottiene il cosiddetto “sistema a cubo delle cause”. 2 .Il concetto di trauma psichico L’ evento traumatico è definito sia dalla natura degli avvenimenti, sia dalla componente soggettiva: il trauma psichico è tale perché supera la capacità della persona di comprendere ciò che accade e di mettere in atto strategie di adattamento cognitivo o comportamentale. “Il DPTS può essere interpretato come espressione di una condizione di sovraccarico emozionale di informazioni troppo intense che superano le capacità di pro cessazione cognitiva del soggetto. Ciò che determina lo sviluppo di questa patologia è la percezione soggettiva di minaccia per la vita, questo spiega perché soggetti diversi esposti alla stessa circostanza traumatica possono sviluppare o meno il disturbo” (Biondi, 1999). Si considera traumatico ogni evento che: ? Coinvolga fortemente una persona con una intensa partecipazione emotiva; ? Per l’ intensità o per l’ incongruenza con l’ organizzazione mentale, sia tale da superare le capacità di elaborazione cognitiva della stessa. Questa componente varia da persona a persona e una stessa persona può trovarsi in diversi momenti della sua vita in condizioni emotive che gli consentono una maggiore o minore capacità di “digerire”, ossia elaborare l’ evento traumatico. 2.1 Il concetto di stress Lo stress causato dal mobbing ha caratteristiche particolari poiché crea un forte stato confusionale che disorienta la percezione degli attori, specie la vittima; esso ha effetti molto gravi nel caso in cui le vittime siano ignare di essere tali, si trovano spiazzate di fronte ad eventi imprevisti e si attribuiscono responsabilità che non gli competono. Quando la vittima individua e comprende la vera causa dello stato di mobbing, lo stress permette di trovare le forze e le idee per affrontare e sconfiggere il mobber. Lo studio della relazione tra questi due fenomeni si può distinguere in due filoni: le ricerche mirate a verificare come lo stress possa essere causa di mobbing, e le ricerche che vedono il mobbing come causa dello stress. Nel primo caso si parla di un campo di indagine che considera le persone stressate come più soggette all’ assunzione del ruolo di mobber, al cambiamento radicale del proprio comportamento e all’ adozione di strategie persecutorie. Ciascuna situazione si può ricondurre ad una dimensione individuale o di gruppo. La dimensione individuale si riferisce ad una situazione in cui un individuo diventa mobber a causa di un forte stress provato sul lavoro; è sottoposto ad una sollecitazione eccessiva e si sfoga attraverso delle 6 persecuzioni, ma può anche derivare il suo stress da una sotto – attivazione; in entrambi i casi avverte uno stato confusionale e sente la necessità di sfogare la rabbia accumulata su un altro individuo. 3 La variabile tempo nell’ evoluzione del mobbing Il tempo ha un ruolo fondamentale all’ interno del fenomeno mobbing. Oggi si ritiene che non si può accettare un limite minimo di durata del mobbing, così si cercano criteri temporali più flessibili che tengano conto di altre variabili come l’ intensità degli attacchi, il numero, la posizione del mobber etc. etc. (Ege,2001). 4 Le conseguenze del mobbing Il mobbing provoca danni alla vittima, all’ organizzazione e al mobber stesso. La vittima presenta il maggior numero di problematiche, di tipo psichico, sociale, medico ed economico. I danni che il mobbing provoca a chi lo subisce sono talmente gravi che si parla di malattie specifiche da mobbing; la lunga serie di disturbi, somatizzazioni e malattie varie spesso diventano cronici ed irreversibili. Gli effetti negativi del mobbing sul sistema psichico e nervoso della vittima permangono per un periodo compreso mediamente tra i 12 e i 18 mesi. Sul piano fisico tutto l’ organismo è coinvolto: il benessere della vittima si riduce; la vittima perde la capacità di concentrazione, accusa mal di testa, giramento di capo, riduzione della capacità mnemonica. La depressione che ne deriva porta la vittima a manifestare quasi delle manie di persecuzione. Un problema che ostacola la lotta al mobbing è che spesso la vittima non collega tutti questi sintomi con le violenze psicologiche subite nell’ ambiente di lavoro. Spesso la vittima ricorre a sostanze esterne come alcool, droghe, fumo, caffè, nella speranza di ridurre la sensazione di malessere diffuso. Il risultato è un semplice stato di benessere momentaneo che non risolve il problema, ma lo amplifica. Sul piano emotivo si parla di crisi esistenziale (perdita del ruolo di lavoratore, calo dell’ autostima, senso di colpa), crisi relazionale (sconvolgimento dell’ equilibrio familiare), crisi economica (perdita del reddito). Altra grave conseguenza del mobbing è l’ aggravarsi della situazione familiare e delle relazioni personali con amici e parenti; nei casi più gravi la vittima medita il suicidio o l’ omicidio. Gli effetti del mobbing producono danni anche alle aziende, con ricadute in termini di costi; il mobbing provoca una inutile dispersione di risorse, crea danni concreti e oggettivi; e più i metodi utilizzati sono subdoli, più aumentano i danni, poiché richiedono dispendio di tempo e risorse. 5 Il concetto di costrittività organizzativa Concetto fondamentale che caratterizza il mobbing è quello di “costrittività organizzativa”. Nella varietà di azioni di mobbing si possono individuare due ambiti distinti: ? Le azioni intimidatorie, vessatorie, discriminative interpersonali; ? Le azioni identificabili come “ costrittività organizzativa”. Le prime azioni comprendono comportamenti personali e relazioni interpersonali come diffamare, trattare in modo sprezzante, assumere toni e comportamenti minacciosi o ricattatori, negare aspetti ordinari della relazione interpersonale. Queste azioni determinano sofferenza emotiva nella vittima anche se non accompagnato da atti formali o sostanziali che influiscono direttamente sulla posizione lavorativa. 7 Questi atti creano tensione facendo sentire l’ incombenza e la concreta possibilità di atti concreti, creando così un clima di sospensione e di pericolo. Il secondo gruppo, invece, include tutti gli atti e le azioni che comportano conseguenze chiare e rilevanti sulla posizione lavorativa e sulle possibilità di svolgimento del lavoro del soggetto coinvolto. . 6 Meccanismo di produzione del danno e differenze col concetto di conflitto Le condizioni di stress psicosociale sono patogene in ragione della loro capacità di indurre vissuti patogeni. Il modello psicopatologico fondamentale per la comprensione del potenziale patogeno dei fattori psicosociali è quello si stress: in condizioni di stress protratto si assiste allo sviluppo progressivo di reazioni di adattamento (fase di allarme), di resistenza e di esaurimento che hanno correlati neurotrasmettitoriali, neuroendocrini, fisiologici e psicologici ben noti. Il vissuto fondamentale delle condizioni di stress organizzativo è il senso di inadeguatezza: “non sono in grado di – raggiungere il mio obiettivo; reggere questo ritmo; sopportare questo tipo di relazioni interpersonali “ etc. etc. Il senso di frustrazione indotto dal vissuto di incapacità e l’ impossibilità della fuga da una condizione frustrante generano una condizione di stress che si manifesta all’ inizio con sintomi d’ ansia e successivamente con lo sviluppo di una condizione depressiva. Il vissuto prevalente nelle condizioni di costrittività organizzativa è quello di essere costretto in condizioni che non corrispondono al regolare svolgimento della funzione lavorativa: è presente un elemento di non comprensibilità della situazione, generata da intenti discriminatori o persecutori. Nel mobbing, il vissuto fondamentale è quello di “scomparire”, “non esistere più” in quanto soggetto in una relazione significativa: questo è l’effetto intenzionale delle distorsioni della relazione messe in atto dal mobber. A questo vissuto corrisponde la sensazione di essere in pericolo grave, come in pericolo di vita. Il terzo elemento significativo nella genesi del danno è l’ incomprensibilità o inaccettabilità di quello che accade: il soggetto non riesce a farsi una rappresentazione omogenea e coerente di sé stesso, con i suoi valori e la sua storia, all’ interno della relazione disturbata. Elementi di differenza tra mobbing e conflitto (Pappone,2003) Mobbing Oggetto del contrasto Modalità Finalità Danno per lo sconfitto La relazione Manipolativa Oltre le regole Eliminare o soggiogare l’ altro Disturbo Post Traumatico da Stress Conflitto Un fatto Esplicita Secondo le regole Ottenere qualcosa Frustrazione Come si può notare, la relazione e la comunicazione sono qualitativamente differenti nel mobbing e nelle situazioni conflittuali: è questa differenza che rende le situazioni di 8 mobbing capaci di indurre vissuti profondamente destrutturanti e destabilizzanti. Le vie psicopatologiche degli stressors psicosociali sono così riassumibili: - Stress organizzativo - Costrittività organizzativa - Mobbing 7 Sindromi correlati ad eventi lavorativi Nella classificazione psichiatrica sono individuate poche sindromi che per definizione sono considerate dipendenti da eventi di vita. I criteri per porre la diagnosi di una di queste sindromi sono: - La relazione temporale precisa tra l’ evento individuato come causa e lo sviluppo della sintomatologia; - L’ individuazione nella storia della persona di eventi considerati quali valide cause del quadro clinico; - La costellazione di sintomi con cui si presenta il paziente e la loro evoluzione temporale; - La relazione psicopatologica tra i sintomi, l’ evento e la struttura cognitiva della persona. Disturbi dell’adattamento Reazione acuta da stress Disturbo post – traumatico da stress 8 Sindromi psichiatriche con diagnosi differenziale: depressione endogena,disturbi d’ ansia in generale, disturbo di personalità paranoide Le patologie finora trattate sono i quadri clinici che si possono osservare in conseguenza di eventi lavorativi che hanno costituito un elemento traumatico dal punto di vista psichico. Ogni volta che si valuta una persona vanno considerati gli altri distrurbi psichiatrici che possono essere confusi con queste sindromi e che comportano un’ attenzione differenziale. La presenza di un disturbo psichico pre – esistente al trauma non è in contraddizione con la formulazione di una diagnosi “correlata ad eventi lavorativi”: i due disturbi possono coesistere; talvolta si rinforzano a vicenda, talvolta la causa del disturbo viene ingiustamente attribuita alle circostanze esterne. In questa sede si prenderanno in considerazione solo alcune delle principali patologie prese in esame dall’ INAIL. Depressione endogena Disturbi d’ansia in generale Disturbo di personalità paranoide 9 Valutazione della patologia psichica nell’ accertamento medico – legale Inail: Anamnesi Documentazione sanitaria Certificazioni internistiche Valutazione obiettiva Sintesi del processo di valutazione 10 La psicodiagnosi e i suoi strumenti 9 La circolare n. 71/2003 dell’ INAIL prevede la possibilità da parte dello specialista che valuterà il caso, di utilizzare test psicodiagnostici ad integrazione dell’ esame obiettivo. La psicodiagnosi, con i suoi strumenti e le sue tecniche, rappresenta un sussidio valido e spesso insostituibile nella valutazione del disagio che il lavoratore riporta al medico. L’ esame psicodiagnostico viene spesso confuso con la somministrazione di test, questa è solo una semplificazione. La valutazione psicodiagnostica si fonda sull’ integrazione tra i test, la valutazione clinica diretta (colloquio e osservazione) e l’ anamnesi. Nel caso dei disturbi conseguenti all’ esposizione a stressors psicosociali e in sede di valutazione, la somministrazione di test e reattivi è mirata a due aspetti fondamentali: la valutazione della personalità e la valutazione delle abilità cognitive. I test psicologici si classificano secondo la caratteristica dello stimolo, il tipo di comportamento elicitato, la modalità di risposta del soggetto. Una classificazione utile è quella di Boncori in : - Test Cognitivi - Test non Cognitivi 11 I test fondamentali Tre strumenti psicodiagnostici rappresentano dei riferimenti insostituibili per la psicodiagnosi; mettono in evidenza una vasta porzione della personalità e costituiscono una batteria psicodiagnostica che lascia inesplorati pochi aspetti del funzionamento mentale. La loro utilità nella valutazione del danno psicosociale deriva dalla proprietà di fornire informazioni sulla personalità del soggetto e sulla compatibilità del risultato del testo con le altre valutazioni diagnostiche; integrano l’esame clinico attraverso le risposte ottenute dai soggetti, definendo in tal modo la struttura di personalità, la sincerità di chi si sottopone a valutazione, la presenza di aspetti o complessi sintomatologici emersi nel corso dell’esame clinico. Tra quelli più accreditati si possono ricordare: - la WAIS-R, - il RORSCHACH - l’ M.M.P.I.-2 Conclusioni Tante sarebbero le conclusioni da fare in merito.. preferirei solo citare due encicliche di Papa Giovanni Paolo II che a mio avviso riassumono bene qualche indicazione che il sistema delle imprese dovrebbe tenere in maggiore considerazione: “la creazione di profitti è uno dei primi indicatori del buon andamento di un’ azienda. Ma non sempre questo segnala che l’ azienda stia adeguatamente servendo la società. E’ possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini, che costituiscono il patrimonio più prezioso dell’ azienda, siano umiliati ed offesi nella loro dignità. L’ impresa deve essere una comunità solidale, non chiusa negli interessi corporativi, per tendere ad una “ecologia sociale” del lavoro, contribuendo al bene comune”. ( Cfr Giovanni Paolo II Lett enc. Centesimus Annus, 35). “Questo impone anzitutto l’ esigenza non soltanto del semplice rispetto da parte di chiunque (… ) ma ben di più, ciò comporta che il primo impegno di ciascuno verso l’ altro vada posto principalmente nella promozione e nello sviluppo integrale della persona”. Indipendentemente dal suo contenuto oggettivo il lavoro deve essere orientato verso il soggetto che lo compie, perché lo scopo del lavoro, di qualunque lavoro, rimane sempre l’ uomo. 10 La persona è il metro della dignità del lavoro: “bisogna continuare ad interrogarsi circa il soggetto del lavoro e le condizioni in cui vive”. (Cfr Giovanni Paolo II Lett enc. Laborem Exercens, 11