NUTRIZIONE ENTERALE E PARENTERALE DEL GATTO Richard Hill, MA, VetMB, PhD Diplomate ACVIM, MRCVS Waltham Assistant Professor of Clinical Nutrition Department of Small Animal Clinical Sciences College of Veterinary Medicine University of Florida - Gainsville, Florida 32610 I gatti possono presentare perdita di peso e scadimento della condizione corporea per effetto di un’ampia gamma di malattie. Alcuni perdono l’appetito, mentre altri subiscono una compromissione della funzione intestinale. In queste situazioni il supporto nutrizionale non costituisce un sostituto per un’accurata diagnosi ed un’efficace terapia medica o chirurgica, ma può essere necessario apportare i principi nutritivi occorrenti per lasciare il tempo di formulare una diagnosi e trattare la malattia sottostante. Assicurare i vari principi nutritivi è spesso la parte più impegnativa di qualsiasi protocollo terapeutico e la sopravvivenza a lungo termine di molti gatti colpiti da malattie croniche, come l’insufficienza renale cronica, può fondarsi sulla capacità del clinico di garantire questo tipo di sostegno sia per via enterale che parenterale. Gli aspetti meccanici dell’inserimento delle sonde nel gatto sono illustrati in altre sedi di questo simposio (vedi pagg. 71-80). Il presente lavoro descrive la valutazione del paziente e fornisce alcune indicazioni pratiche sulla quantità e sul tipo di principi nutritivi da apportare. I caratteristici fabbisogni nutrizionali dei gatti normali sono stati ben documentati. Il metabolismo di questi animali si è adattato ad una dieta puramente carnivora, costituita da molti piccoli pasti giornalieri. Tale dieta è ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati ed assicura un continuo apporto di retinolo, niacina, taurina ed acido arachidonico, ma scarse quantità di glutammato o acido benzoico. I gatti sono quindi incapaci di ridurre l’attività degli enzimi responsabili della degradazione degli aminoacidi e, in confronto ad altre specie animali, presentano un aumento del fabbisogno minimo di proteine, arginina ed aminoacidi solforati. Inoltre, non sono in grado di rispondere ad una dieta contenente quantità aumentate di carboidrati. L’attività amilasica nell’intestino è bassa rispetto al cane; il suo incremento non viene indotto dall’aumento dei carboidrati della dieta, la gluco- neogenesi viene attivata tutte le volte che il gatto assume una dieta ricca di proteine e nel fegato non è presente la glucochinasi, per cui l’organo non è in grado di controllare omeostaticamente la glicemia. Inoltre, i gatti necessitano di un apporto esterno di retinolo, niacina, taurina ed acido arachidonico. Ciò non limita solo la gamma e la varietà delle diete che possono essere somministrate a questi animali, ma può anche influenzare il modo in cui questi rispondono alla malattia. Non si deve quindi presumere che le modificazioni del metabolismo osservate in altre specie animali si verifichino necessariamente anche nei felini. VALUTAZIONE La valutazione soggettiva “a colpo d’occhio” resta il miglior metodo di stima dello status nutrizionale del gatto. È tuttavia importante effettuare la palpazione del paziente per giudicarne la condizione corporea, dal momento che il grasso ed il mantello possono mascherare una perdita di massa muscolare. Alla malnutrizione si associa anche comunemente la presenza di un mantello opaco. Ovviamente, un paziente che continua a presentare uno scadimento della condizione corporea costituisce un motivo di preoccupazione più di un altro che sia stato costantemente magro per un lungo periodo di tempo; quindi, è necessario registrare il punteggio di condizione corporea (BCS, body condition score) in modo da consentire una valutazione delle sue modificazioni nel tempo. Sono state suggerite varie scale di valutazione di questo punteggio, senza che l’una arrivasse a predominare sull’altra. È quindi importante esprimere il giudizio facendo esplicito riferimento al numero di punti previsti dalla scala che si utilizza di volta in volta. Presso la University of Florida, l’impiego di una scala a 9 punti (dove 61 il valore normale è 5) ha consentito di ottenere una certa costanza di interpretazione fra clinici. Questi ultimi, insieme agli studenti, sono esortati a registrare il BCS sotto forma di x/9, (dove x è il punteggio assegnato e 9 il numero dei punti totali sulla scala). Si deve registrare assiduamente anche il peso corporeo; inoltre, bisogna annotare la bilancia con cui questo è stato determinato, perché, a meno che non siano regolarmente controllate utilizzando pesi di riferimento standard, le varie bilance presentano variazioni. Le modificazioni acute del peso corporeo riflettono solitamente uno spostamento di fluidi come la disidratazione, la minzione, la defecazione o l’ingestione di alimenti, mentre quelle a lungo termine sono più rappresentative dello status nutrizionale. I gatti sembrano tollerare la perdita di peso meglio dell’uomo. I felini non divengono chetosici o ipoglicemici e spesso tollerano una perdita di peso del 20% con una relativa impunità, mentre l’uomo sviluppa chetosi ed ipoglicemia e viene considerato come gravemente malnutrito in caso di perdita del 10% del peso corporeo. I gatti sottoposti a digiuno prolungato possono sviluppare la lipidosi epatica ed il rischio di insorgenza di questa condizione viene spesso citato come giustificazione per effettuare un apporto nutrizionale nei gatti dopo appena qualche giorno di inadeguata assunzione di cibo. Ciononostante, Biourge et al. hanno riscontrato che la comparsa di una lieve bilirubinemia (0,8 mg/dl) nei gatti obesi non si osservava prima di 6 settimane di mancata assunzione di alimenti.1 Altre variazioni dei parametri ematici erano relativamente minori (ematocrito diminuito dal 42% al 36%, albumina da 3,8 a 2,9 g/dl, colesterolo da 93 a 66 mg/dl). La fosfatasi alcalina sierica (SAP), invece, era aumentata da 38 a 275 U/l. È stato dimostrato che nei gatti con deplezione nutrizionale aumentano anche le concentrazioni di creatinfosfochinasi sierica (CPK). La maggior parte delle misurazioni obiettive dello status nutrizionale risulta quindi proporzionalmente inutile, ma l’incremento delle concentrazioni di SAP e CPK può costituire un marker aspecifico della necessità di attivare un’integrazione nutrizionale. La giustificazione del ricorso all’integrazione nutrizionale subito dopo che un gatto ha smesso di alimentarsi risulta meno evidente. Le modificazioni osservate in altre specie animali suggeriscono che può essere utile avviare precocemente l’alimentazione, ma non è chiaro se nei felini si verifichino alterazioni simili. Nel cane il digiuno prolungato è associato ad immunosoppressione, linfopenia e marcata perdita urinaria di potassio, magnesio ed azoto. L’accentuata ipoproteinemia è di solito associata a malattia piuttosto che al solo digiuno prolungato, ma può limitare lo svuotamento gastrico e l’assorbimento intestinale dei fluidi. Durante il digiuno prolungato si può avere l’aumento della traslocazione dei batteri al di fuori dell’intestino. Inoltre, la perdita di peso può essere ulteriormente esacerbata da fattori che incrementano il catabolismo, come gli interventi chirurgici, il trauma, il diabete mellito, l’insufficienza organica multipla o il trattamento con corticosteroidi o farmaci antineoplastici. Nell’uomo, nel cane o nel ratto queste malattie cataboliche si sono dimostrate capaci di aumentare la secrezione di aldosterone e di ormone antidiuretico, la ritenzione di sodio ed il volume di fluidi extracellulari, nonché di incrementare il rilascio di citochine (fattore di crescita tumorale [TNF], interleuchina [IL]1, IL2, IL6, interferone), mediatori lipidici (fattore attivante piastrinico, trombossano, leucotrieni, prostaglandine) ed ormoni (corticosteroidi, adrenalina, glucagone, ormone della crescita) con un conseguente aumento del metabolismo, della gluconeogenesi (perdita di proteine) e della lipolisi. Non è altrettanto chiaro se queste alterazioni si verifichino nel gatto, ma i felini con un diabete mellito non trattato presentano spesso una perdita di peso e quelli colpiti da neoplasie possono sviluppare una cachessia superiore a quella spiegabile con la sola perdita dell’appetito. Inoltre, i gatti colpiti da malattia sembrano talvolta perdere peso e sviluppare la lipidosi più rapidamente di quelli normali descritti da Biourge et al.1 Il supporto nutrizionale va quindi preso in considerazione nei gatti con malnutrizione grave (perdita di peso 20%, BCS 1-2/9) o moderata (perdita di peso 10%, BCS 3-4/9) e con malattia catabolica. È anche possibile che esistano certe condizioni patologiche (ad es., insufficienza epatica e renale acuta, encefalopatia epatica, ostruzione del dotto biliare, pancreatite acuta) in cui il rapporto rischio/beneficio favorisce il supporto nutrizionale precoce in individui in condizioni di nutrizione normali. Tuttavia, il vantaggio della nutrizione precoce in queste situazioni non è stato stabilito con certezza, ed ogni caso va valutato singolarmente. Possono anche esistere delle situazioni in cui il rapporto rischio/beneficio non favorisce il sostegno nutrizionale anche in soggetti in condizioni di moderata malnutrizione. Sembra che nei pazienti umani sottoposti ad intervento chirurgico, i vantaggi della nutrizione parenterale superino le complicazioni soltanto nei pazienti gravemente malnutriti e non in quelli con malnutrizione moderata. Come nei pazienti umani, anche nel gatto durante la nutrizione parenterale costituiscono un motivo di preoccupazione fattori quali il costo, la cura del catetere, la sepsi e le complicazioni metaboliche; di conseguenza, il ricorso a questo tipo di alimentazione va probabilmente limitato ai gatti gravemente malnutriti o che mostrano segni di lipidosi imminente. QUANTO CIBO OFFRIRE? Molti gatti regolano la loro assunzione di cibo in modo da mantenere il peso corporeo e lo stato di forma. Di conseguenza, in molte situazioni è possibile permettere all’animale di decidere quanto mangiare e monitorare l’andamento nel tempo del peso e della condizione 62 MER (kcal/die) corporea. Ciononostante, esistono situazioni in cui si rende necessario effettuare una stima della quantità di cibo da somministrare agli animali. Non si deve presumere che i gatti malati che consumano scarse quantità di cibo stiano necessariamente assumendo una quota di alimento prossima a quella sufficiente alla copertura dei fabbisogni di mantenimento; ad esempio, un proprietario può affermare che il gatto “mangia” quando consuma piccole quantità di alimenti per bambini, ma la maggior parte dei gatti dovrebbe assumere 2 o 3 barattoli di omogeneizzati per coprire il proprio fabbisogno calorico quotidiano. D’altro canto, i gatti sterilizzati non sempre riescono a regolare il proprio appetito e tendono ad alimentarsi eccessivamente e a divenire obesi se non si riduce la loro possibilità di accesso al cibo. Il metodo più facile per stimare la quantità di alimento è quello di attenersi alle indicazioni riportate sull’etichetta dello stesso. Ciononostante, il fabbisogno energetico giornaliero di mantenimento dei gatti varia in funzione del peso corporeo in kg (P), dello stadio della vita, dello stato metabolico, del livello di esercizio e della temperatura ambiente; esistono anche notevoli differenze individuali fra animali. Un’accurata anamnesi dietetica relativa al periodo in cui il paziente stava bene e non aumentava né diminuiva di peso costituisce la migliore stima della quantità occorrente ad un animale malato; tuttavia, le anamnesi dietetiche sono notoriamente difficili da ottenere, perché i proprietari in genere sottostimano la quantità di bocconcini, alimenti preparati in casa, latte ed altro che l’animale riceve. In alternativa, è possibile calcolare il fabbisogno di energia metabolizzabile (MER, metabolizable energy requirement) di mantenimento di un gatto medio (kcal/die) e dividere il valore ottenuto per la densità energetica del cibo (circa 4 kcal/g per gli alimenti secchi, 2,5 kcal/g per quelli semiumidi ed 1 kcal/g per quelli umidi). I gatti adulti sembrano aver bisogno di 120-300 kcal/die a seconda del peso corporeo. Gatti piccoli (3 kg) e giovani (1 anno) hanno mantenuto il proprio peso consumando 60 P kcal/die (interi) o 40 P kcal/die (sterilizzati).2 Esperimenti condotti con diete ad elevato tenore di fibre suggeriscono che i gatti obesi mantengono una buona condizione corporea quando consumano 35-45 P kcal/die. In ciascun caso, queste misurazioni sono state effettuate utilizzando gatti con una gamma ristretta di pesi corporei. L’assunzione di energia digeribile dei gatti ricoverati in gruppo con un’ampia gamma di pesi corporei è risultata pari a 136 P0,4 kcal/die.3 Poiché l’energia metabolizzabile (EM) può essere stimata2 moltiplicando l’energia digeribile per circa 0,9, è possibile generare un grafico del valore stimato di MER in base al peso corporeo (Figura 1). Questa curva è solo leggermente superiore (1,1 volte) a quella interspecie di Kleiber per il fabbisogno energetico minimo (70P0,75 kcal/die).4 Inoltre, il MER varia in funzione dello stadio della vita. Nelle femmine gravide aumenta fino al 10% a settima- Peso corporeo (in libbre) ■ MER = 0,9 × 123 P0,4 Figura 1 - Fabbisogno energetico di mantenimento dei gatti. na per tutta la durata della gestazione fino ad arrivare anche ad 1,5 volte il normale al momento del parto. Dopo la nascita dei gattini, il MER della gatta non si modifica notevolmente durante le prime settimane di lattazione, ma aumenta a circa a 45 P kcal/gattino al di sopra del mantenimento dopo 6 settimane di lattazione.5 I gattini consumano circa 200 kcal/die per tutta la durata del periodo di accrescimento.5 Tuttavia, il peso corporeo aumenta di circa 90 g/settimana, per cui il MER diminuisce da 250 kcal/kg a 10 settimane a 80 kcal/kg a 40 settimane. È anche possibile che vi siano delle modificazioni del tasso metabolico associate al digiuno prolungato ed alla malattia. Ciononostante, come descritto in precedenza, non è affatto chiaro se il metabolismo felino sia in grado di rispondere nello stesso modo di quello delle altre specie animali, per cui non si raccomanda di modificare queste stime per la malattia. Tutte queste stime forniscono soltanto dei valori medi di popolazione e non consentono variazioni individuali. Il supporto nutrizionale non è un’emergenza e deve essere avviato lentamente. L’eccessiva somministrazione di cibo può essere dannosa. In particolare, l’eccesso di carboidrati nella razione può causare ipofosfatemia in pazienti con deplezione nutrizionale e può esacerbare la lipidosi epatica. L’eccessiva somministrazione parenterale di principi nutritivi può causare il vomito. È quindi bene essere cauti e monitorare accuratamente il peso corporeo, il BCS ed il profilo biochimico. Il fabbisogno calorico va stimato sulla base del peso corporeo effettivo e non di quello normale; al giorno 1 si deve somministrare la metà di questa quantità. Al giorno 2 è possibile somministrarne 3/4 ed al giorno 3 l’intera dose, in funzione della tolleranza del paziente. Non bisogna cercare di apportare le calorie extra necessarie a ripristinare il peso perduto in un paziente instabile. Questo supplemento calorico destinato al recupero ponderale (50-100% al di sopra del MER) va apportato solo dopo aver stabilizzato le condizioni del paziente. 63 VIA DI SOMMINISTRAZIONE re la capacità di prensione del cibo. Poiché i gatti sono notoriamente riluttanti a respirare attraverso la bocca, le affezioni nasali possono condizionare notevolmente il benessere ed il senso dell’olfatto. Può essere interessata anche la percezione del gusto; sono quindi importanti le buone cure infermieristiche, che devono comprendere la rimozione degli essudati crostosi dalla zona intorno al naso. La presenza di elevati livelli di serotonina encefalica e del suo precursore, il triptofano, è stata associata ad anoressia in ratti con tumore. Il triptofano è l’unico aminoacido legato all’albumina plasmatica, per cui è stato ipotizzato che l’ipoalbuminemia nei pazienti neoplastici possa aumentare i livelli disponibili di triptofano circolante e condurre alla cachessia.6 Potrebbe quindi risultare utile il ripristino dei livelli plasmatici normali. Per l’impiego nel gatto sono stati suggeriti vari stimolatori dell’appetito (Tabella 1),7 la maggior parte dei quali risulta però di solito inefficace senza il trattamento della malattia primaria. La ciproeptadina e gli steroidi anabolizzanti hanno contribuito a mantenere l’appetito in alcuni pazienti colpiti da malattie intrattabili o non diagnosticate, ma altri farmaci possiedono effetti collaterali che ne precludono l’impiego prolungato. Rientrano fra questi il megestrolo acetato, che può causare diabete mellito, e le benzodiazepine (diazepam ed oxazepam), che causano sedazione ed insufficienza epatica idiosincrasica. È stato anche segnalato che la somministrazione per via orale di α-interferon a basse dosi aumenta l’appetito e l’incremento ponderale nei gatti con infezione da virus della leucemia felina, ma il meccanismo di questa azione non è chiaro.8 Inoltre, fra i singoli individui si verificano variazioni di appetibilità. La struttura dei cibi ed un’accurata anamnesi dietetica possono suggerire se i gatti preferiscono In tutti i pazienti si deve incoraggiare l’assunzione volontaria del cibo, ma, se il gatto si rifiuta di mangiare, bisogna ricorrere al supporto nutrizionale involontario (enterale mediante sonda rinogastrica, faringostomica, esofagostomica, gastrostomica o digiunostomica, o parenterale mediante infusione endovenosa). Le sonde rinogastriche di piccolo calibro e quelle digiunostomiche possono essere facilmente dislocate e necessitano di un’accurata manutenzione. Possono quindi risultare poco pratiche per un impiego a casa. Le sonde rinogastriche vengono utilizzate principalmente soltanto per stabilizzare i pazienti prima di inserire una sonda in anestesia. Quelle digiunostomiche trovano impiego soprattutto nei gatti con pancreatiche acuta o in quelli con compromissione della funzione gastrica. Nei felini alimentati con diete elementari, è molto comune la diarrea; è quindi importante assicurarsi che l’estremità della sonda digiunostomica non sia situata oltre il 50% della lunghezza dell’intestino a partire dal piloro. Si preferiscono le sonde da esofagostomia e da gastrostomia, perché consentono una somministrazione a lungo termine di alimenti commerciali complessi specifici per gatti inappetenti, da utilizzare a casa. Alimentazione per via orale Il successo dell’alimentazione per via orale dipende in larga misura da quattro fattori: appetito, appetibilità, ambiente ed avversione. La perdita dell’appetito è solitamente multifattoriale. Le malattie che colpiscono la bocca e l’orofaringe possono causare dolore e compromette- TABELLA 1 Stimolatori dell’appetito, antiemetici ed antiacidi Tipo di farmaco Nome del farmaco Dosaggio Antagonisti della serotonina Ciproeptadina 1 mg/gatto PO una volta al giorno Steroidi anabolizzanti Stanozololo Nandrolone decanoato 1 mg/gatto PO due volte al giorno 2,5 mg/kg IM ogni 2-3 settimane Citochina α-interferon 15-30 UI/gatto PO una volta al giorno Fenotiazina Clorpromazina Proclorperazina 1-2 mg/kg PO 1-3 volte al giorno 0,15 mg/kg PO, IM 2-4 volte al giorno Antagonisti della 5-HT3 Ondansetrone 0,15 mg/kg/ora IV Antagonisti H2 Cimetidina Ranitidina 2,5-5 mg/kg PO tre volte al giorno 2 mg/kg PO due volte al giorno Protettori della mucosa Sucralfato 500 mg PO 4 volte al giorno Analoghi della prostaglandina Misoprostolo 3-4 µg/kg PO 2-3 volte al giorno 64 alimenti secchi o umidi. I felini malati nella maggior parte dei casi prediligono i cibi liquidi o semisolidi. Nei pazienti catabolici risultano adeguate le diete ricche di grasso (≥ 40% EM), proteine (≥ 35% EM) e densità energetica (1,3-1,5 kcal/kg). In alternativa, si possono utilizzare molte diete umide per gatti e razioni di accrescimento, caratterizzate da una composizione simile. Queste diete, o altre che il paziente è abituato a consumare, possono essere diluite frullandole con acqua. Questi alimenti complessi sono bilanciati e contengono proteine integre, che sembrano sostenere la mucosa intestinale e prevenire la traslocazione batterica con maggiore efficacia rispetto alle formulazioni elementari a base aminoacidica. Inoltre, contengono ingredienti come la glutamina, gli acidi nucleici, ecc. che possono anche risultare utili nei pazienti catabolici. È anche importante l’ambiente, dal momento che alcuni gatti non mangiano fino a che non vengono rimandati a casa. In ospedale, spruzzare nell’ambiente feromoni facciali felini può determinare una marcata riduzione del tempo necessario perché inizi il comportamento di esplorazione ed assunzione del cibo (il produttore riferisce una riduzione da 5 ore ad 1 ora). Anche l’interazione sociale con altri gatti può contribuire ad alleviare lo stress ed incoraggiare il consumo di cibo. Le diete fatte in casa non sono consigliate. A causa degli speciali fabbisogni nutrizionali dei gatti, è difficile preparare una dieta di questo tipo che risulti bilanciata per le esigenze di questi animali. Anche quando si riesce ad offrire loro una dieta di questo genere, i gatti di solito scelgono fra i vari ingredienti, per cui la razione che viene in effetti consumata è squilibrata. Le diete domestiche che non richiedono cottura, in particolare, rappresentano un notevole rischio di infezione in pazienti che spesso sono immunocompromessi. Inoltre, nei casi in cui gli animali assumono in quantità adeguata una dieta commerciale bilanciata di buona qualità non è necessario ricorrere ad integratori aminoacidici, vitaminici e minerali. Di norma, gli alimenti commerciali per gatti contengono principi nutritivi più che adeguati alla maggior parte delle situazioni. Alcuni hanno suggerito di aggiungere carnitina, vitamina E ed altri componenti; tuttavia, la maggior parte degli alimenti per gatti li contiene già, e non è ancora chiaro se l’apporto di una maggiore quantità determini un qualsiasi vantaggio terapeutico, né quale sia la dose necessaria. Se un gatto non consuma abbastanza cibo, tuttavia, si deve prendere in considerazione il ricorso ad un’integrazione parenterale con vitamine ed altri principi nutritivi. L’importanza dell’avversione è stata sottovalutata. Questo fenomeno può spiegare perché molti gatti non consumano le diete terapeutiche, anche se quelli normali le mangiano avidamente. Perché non si verifichi avversione, bisogna evitare di offrire per la prima volta gli alimenti nuovi ai gatti malati quando sono ospedalizzati; si consiglia caldamente di non utilizzare le nuove diete terapeutiche, come quelle studiate per il trattamento del- l’insufficienza renale o del diabete mellito, fino a che le condizioni del paziente non si siano stabilizzate. Inoltre, bisogna evitare di alimentare i gatti immediatamente dopo la chemioterapia e la nausea va trattata in modo aggressivo. Gli antagonisti della dopamina come la metoclopramide, il domperidone e la trimetobenzamide, probabilmente, non sono efficaci nei confronti della nausea nel gatto perché in questa specie animale la zona chemiorecettoriale scatenante non sembra rispondere all’apomorfina (agonista dopaminico). Si possono utilizzare le fenotiazine clorpromazina e proclorperazina, che però possono ridurre la pressione sanguigna. Gli antagonisti dei recettori serotoninici (5HT3) (ondansetrone, granisetrone e zacopride) sono altamente efficaci nei confronti della nausea indotta dal cisplatino e da altri chemioterapici nel gatto, ma risultano proporzionalmente costosi e possono essere somministrati soltanto per via endovenosa.9 L’ondansetrone esercita un effetto antiaritmico di classe III sul cuore dei felini.10 Inoltre, si deve trattare l’ulcera gastrica con antagonisti dei recettori istaminici (H2), protettori della mucosa o analoghi prostaglandinici. Alimentazione mediante sonda L’infusione del cibo deve essere effettuata solo dopo che la sonda è stata lasciata in sede per 24 ore (per consentire la formazione della chiusura ermetica di fibrina). Le istruzioni relative alla somministrazione degli alimenti nello stomaco e nel digiuno sono riportate nel riquadro di pag. 66. Di solito non è necessario effettuare una restrizione dell’osmolalità durante l’infusione gastrica, perché il feedback duodenale regola la velocità di svuotamento. Le formulazioni elementari iperosmolari devono essere inizialmente diluite (quando vengono infuse per la prima volta nel digiuno) per prevenire lo spostamento acuto di fluidi nell’intestino. Il volume di solito non costituisce un problema, in entrambe le sedi, a condizione che non sia presente un ileo. Quest’ultimo viene suggerito dal mancato svuotamento dello stomaco o dalla percezione di una pressione retrograda a livello della sonda da digiunostomia e deve essere trattato mediante terapia medica con un agente procinetico (cisapride o eritromicina). La presenza di bassi livelli sierici di proteine rallenta lo svuotamento gastrico nel cane; di conseguenza, se le proteine sieriche risultano inferiori a 4,5 g/dl si deve ricorrere alla somministrazione di colloidi. Diete sotto forma di semolini e di preparati semisolidi possono essere somministrate attraverso sonde di grosso calibro. Con quelle più piccole da digiunostomia e rinogastriche si possono invece infondere soltanto gli alimenti liquidi (Tabella 2). La maggior parte delle formulazioni enterali liquide per uso umano non è bilanciata e non va utilizzata nel gatto. In genere, queste diete sono costituite da una base di caseina, che contiene livelli insufficienti di arginina. Uno di questi prodotti era solito dare problemi simili, ma è stato recentemente riformulato ed oggi costituisce la più comoda soluzione liquida utilizzabile nel gatto. Biourge et al. hanno osservato ipe- 65 TABELLA 2 Alimenti per uso umano comunemente utilizzati per nutrire i gatti ospedalizzati % EM Prodotto Proteine Grassi Carboidrati Densità EM mOsm/l Pulmocare®* 17 55 28 1,5 520 Vivonex TEN** 15 2 82 1,0 630 L’-ElementalTM Plus* 18 6 76 1,0 650 rammoniemia e recupero lento in gatti alimentati con una formulazione enterale ricca di grassi ed arricchita con proteine. Questi autori hanno incrementato la velocità del recupero ed evitato l’iperammoniemia aggiungendo citrullina, colina e cloruro di potassio.1 Hayes ha raccomandato di aggiungere arginina (piuttosto che citrullina), treonina e metionina (aminoacidi) e colina ed inositolo per migliorare la mobilizzazione delle lipoproteine.11 Le quantità suggerite sono elencate nella Tabella 3. Può anche essere utile la L-carnitina.12 Nella maggior parte dei pazienti le formulazioni elementari non offrono alcun vantaggio rispetto alle diete polimeriche. Nei felini con pancreatite acuta vengono utilizzate in genere le razioni elementari. Queste possono anche essere utili nei gatti con infiammazione intestinale, perché non contengono proteine integre. Esperimenti condotti nel cane suggeriscono che la dieta Vivonex TEN** non stimola la secrezione pancreatica se viene infusa nel digiuno, probabilmente perché contiene soltanto il 2% di EM sotto forma di grassi; questa formulazione possiede quote marginali di aminoacidi per gatti, è priva di taurina ed ha solo il 15% ISTRUZIONI PER L’INFUSIONE DI CIBO ATTRAVERSO UNA SONDA DA ENTEROSTOMIA Infusione gastrica • Somministrare il 25-50% del volume al giorno 1, il 50-75% al giorno 2, il 75% al giorno 3 e poi la dose completa al giorno 4 (in funzione della tolleranza del paziente) • Dividere il fabbisogno giornaliero in 3-4 pasti quotidiani • Riscaldare il cibo fino alla temperatura corporea nel forno a microonde prima dell’infusione • Togliere il tappo alla sonda e aspirare con una siringa prima di introdurre altro cibo, per verificare l’assenza di alimenti o fluidi “residui”. Se il quantitativo risulta > 0,22 ml/kg, non somministrare • Infondere 5-10 ml di acqua per assicurare la pervietà della sonda • Infondere lentamente il cibo nell’arco di 1 minuto. • Infondere 5-10 ml di acqua per liberare il tubo prima di ritapparlo *N.d.c.: in commercio in Italia. **N.d.c.: non in commercio in Italia. Infusione intestinale • Diluire 1:1 con acqua le formulazioni elementali iperosmolali (come la Vivonex** [600 mOsm/l]) per arrivare alla concentrazione finale di 300 mOsm/l • Aumentare lentamente l’osmolalità diluendo soltanto di 1:0,5 al giorno 2 e non diluendo al giorno 3 • Somministrare il 25-30% del MER al giorno 1 ed aumentare gradualmente nell’arco dei 3-4 giorni successivi • Effettuare una somministrazione continua mediante pompa da infusione, ma verificare regolarmente la comparsa di segni di pressione retrograda • Non utilizzare la stessa sacca per più di 24 ore perché in caso contrario nel cibo si potrebbero sviluppare dei batteri TABELLA 3 Formulazione per la lipidosi epatica nel gatto Ingredienti Dieta liquida ricca di grassi Integrazione proteica KCl Citrullina o arginina Treonina Metionina Taurina Inositolo Colina cloruro 66 Quantità 100 ml 15-20 g 2,5 g 500 mg 250 mg 250 mg 250 mg 125 mg 10 mg 50-250 mg strostomia chirurgica possono, in realtà, essere tali perché non sono stati sottoposti all’inserimento di una sonda da alimentazione. Alla University of Florida, la TPN è stata utilizzata principalmente per alimentare i pazienti con pancreatite acuta. Si raccomanda inoltre che la tecnica venga messa in atto unicamente da veterinari esperti nel suo impiego. Nella maggior parte dei pazienti si può utilizzare una miscela standard, contenente il 24% dell’EM sotto forma di proteine, il 30% sotto forma di grassi, il 50% sotto forma di carboidrati ed un valore di 1 kcal/ml. La formulazione è illustrata nella Tabella 4. Le soluzioni base non possono essere conservate dopo l’uso; di conseguenza, è necessario preparare in una volta sola diverse sacche di miscela (sufficienti per 4-5 giorni). Ciò consente di utilizzare l’intero contenuto di ciascun flacone di ingredienti e di ridurre al minimo i costi. Le miscele si sono dimostrate stabili per 9 giorni a 5°C, il che consente di conservare le sacche in frigorifero per 5 giorni senza alcuna conseguenza. Durante il processo di miscelazione è essenziale la sterilità, che risulta più facile da ottenere quando si utilizzano semplici combinazioni volumetriche. Inoltre, così facendo si riducono i rischi di errori di calcolo o di miscelazione. È importante l’ordine con cui vengono mescolati gli ingredienti. I lipidi vengono aggiunti alla miscela per ultimi dopo aver ispezionato la sacca ed essersi assicurati della EM sotto forma di proteine, ma può essere somministrata con successo senza alcuna integrazione per brevi periodi. Tuttavia, la sua concentrazione aminoacidica può essere incrementata con l’aggiunta di una soluzione di aminoacidi all’8,5% (come quella utilizzata per la nutrizione parenterale): bisogna miscelare un pacchetto da 300 kcal con 150 ml di aminoacidi all’8,5% e ad una quantità di acqua sufficiente ad ottenere un totale di 300 ml. Si può anche aggiungere taurina (125 mg/die). Questa miscela contiene il 28% di EM come proteine e deve essere somministrata alla velocità di 7 ml/ora per apportare circa 200 kcal/die. (Può essere necessario regolare la velocità in funzione delle esigenze individuali). Si possono utilizzare formulazioni alternative che contengono più proteine ed anche la taurina e risultano più adatte ai felini; inoltre sono caratterizzate da una quota leggermente superiore di grasso (6% della EM). Ciononostante, una di queste è stata utilizzata presso la University of Florida in gatti con pancreatite acuta senza determinare alcuna apparente esacerbazione della malattia. Un gatto è stato alimentato con questa miscela per parecchi mesi. L’unica anomalia notata era rappresentata da ipofosfatemia, che è stata corretta quando è stata effettuata un’integrazione con fosfato di potassio. La più comune complicazione associata all’offerta di diete elementari nel gatto è la diarrea. Se diviene eccessiva, questa complicazione può richiedere la modificazione della velocità di infusione. Tuttavia, disabituare i gatti con pancreatite all’alimentazione digiunale può essere difficile, perché la maggior parte degli alimenti commerciali specifici per questi animali contiene più del 40% della EM sotto forma di grassi e solo in pochi casi questa percentuale risulta pari o inferiore al 30%. Le diete secche per gatti del tipo a buon mercato, come la Waltham Senior Dry Diets, presentano il 25% circa della EM sotto forma di grassi ed apportano più di 300 kcal/tazza e, quindi, costituiscono una valida alternativa per i gatti che consumano alimenti secchi. I cibi umidi contengono il 30% circa della EM sotto forma di grassi, ma nelle versioni “light” questa quota si riduce solo al 21%. TABELLA 4 Miscela standard per la nutrizione parenterale nel gattoa Nutrizione parenterale Ingredienti per un gatto di 3,6 kg Quantità Aminoacidi all’8,5% con elettroliti Destrosio 50% Emulsione lipidica 20% Oligoelementi concentrati MVI 12 (composti multivitaminici aggiunti al giorno della somministrazione) ± Eparina (1000 UI/ml) ± Calcio gluconato al 10% (in caso di ipocalcemia) 150 ml 60 ml 30 ml 0,025 ml 0,5 ml *** Energia totale (kcal) Volume totale (ml) Velocità di infusione (ml/ora) Ogni volta che sia possibile, si deve utilizzare l’intestino, perché la sua mucosa regola l’assorbimento dei principi nutritivi e i complessi composti luminali possono prevenire la traslocazione dei batteri al di fuori del tenue. La nutrizione parenterale totale (TPN) è una tecnica complessa, costosa e potenzialmente pericolosa e deve essere utilizzata soltanto nei pazienti che non possono essere alimentati per via enterale per almeno 4 giorni. Anche i soggetti che necessitano di nutrizione parenterale possono trarre beneficio dall’integrazione enterale e quelli malnutriti e in condizioni critiche che in precedenza erano ritenuti troppo malati per l’enterostomia o ga- 0,2 ml 2,5 ml 213 241 10 Questa miscela contiene 0,9 kcal/ml, apporta il 24% della EM sotto forma di proteine, il 48% sotto forma di carboidrati, il 28% sotto forma di grassi, 44 mEq/l di sodio, 37 mEq/l di potassio, 44 mEq/l di cloruro, 6 mEq/l di magnesio, 21 mmol/l di fosfato, 107 mEq/l di acetato, ± 5 mEq/l di calcio, 0,5 mg/l di zinco, 0,1 mg/l di rame, 0,05 mg/l di manganese, 1 mg/l di cromo, 6 mg/l di selenio, 7,5 mg/l di iodio, 825 UI/l di vitamina A, 50 UI/l di vitamina D, 2,5 UI/l di vitamina E, 25 mg/l di vitamina C, 0,75 mg/l di vitamina B1, 0,9 mg/l di vitamina B2, 10 mg/l di vitamina B3, 1 mg/l di vitamina B6, 1,25 mg/l di vitamina B12, 3,75 mg/l di acido pantotenico, 100 mg/l di folato, 7,5 mg di biotina. a 67 co o metabolico. Le più comuni sono riferibili alla cura del catetere. La TPN richiede un catetere centrale appositamente dedicato. Nella maggior parte dei casi le soluzioni da TPN sono altamente iperosmolari (> 1500 mOsm/l) e danneggiano le cellule endoteliali, a meno che non vengano rapidamente diluite dal sangue in una delle vene di maggior calibro. L’infusione in una vena periferica è ben presto seguita da flebite. L’insorgenza di quest’ultima può essere ritardata somministrando una dose più diluita (< 660 mOsm/l), ma è comunque probabile dopo appena 24 ore. Inoltre, la diluizione della soluzione comporta un sostanziale incremento del carico di fluidi. È stato suggerito di applicare sulla vena una crema alla nitroglicerina per rallentare l’insorgenza della flebite, ma non sono stati pubblicati studi che ne indichino l’efficacia. Si preferisce utilizzare un catetere giugulare perché è difficile far avanzare quelli femorali abbastanza da raggiungere la vena cava caudale. Alla University of Florida tutta la TPN viene attualmente somministrata attraverso cateteri ad ago interno in poliuretano a lume doppio, che vengono suturati nella vena giugulare; il paziente viene sedato e sottoposto alla preparazione antisettica chirurgica standard. Questa procedura ha quasi eliminato i problemi correlati al catetere e la porta supplementare consente il prelievo di sangue per il monitoraggio del paziente. Anche la sepsi è un evento comune. A temperatura ambiente, i microrganismi iniziano a crescere nella miscela dopo circa 12 ore, e si raccomanda di non utilizzare le miscele per più di 24 ore. Le sacche devono essere sostituite una volta al giorno adottando le procedure standard di sterilità chirurgica. Il maggior rischio di infezione si ha quando si interrompe la contiguità dei deflussori. I cateteri non devono essere lavati. È possibile aggiungere eparina alla miscela, ma può essere inutile se l’infusione è continua. È essenziale un accurato monitoraggio. Si deve tenere sotto controllo la temperatura ed effettuare di routine almeno due volte alla settimana un esame emocromocitometrico completo. Se si sospetta una sepsi, il catetere va rimosso ed utilizzato per allestire delle colture per la ricerca di lieviti, perché questi microrganismi si sviluppano nella miscela più rapidamente dei batteri. Utilizzando la miscela standard, le complicazioni metaboliche sono state rare. Tuttavia, sono possibili iperglicemia, ipertrigliceridemia ed anomalie elettrolitiche, ed i pazienti devono essere accuratamente monitorati. La miscela standard va somministrata al 50% della velocità finale per 6 ore all’inizio ed alla fine dell’infusione. Bisogna effettuare la misurazione della glicemia e centrifugare una provetta da ematocrito per evidenziare l’eventuale lipemia due ore dopo ogni modificazione della velocità di infusione. Il profilo biochimico va determinato almeno due volte alla settimana. Può essere necessario misurare con maggiore frequenza le concentrazioni elettrolitiche, in particolare, del potassio e del fosforo. che non si siano verificate precipitazioni di soluti. L’emulsione nelle sacche conservate deve essere esaminata al microscopio se si sospetta che abbia subito una degradazione (scrematura). Le vitamine si aggiungono alla sacca il giorno della somministrazione. In specifiche situazioni è possibile scostarsi dalla miscela di base. Nei pazienti lipemici è stata impiegata una formulazione costituita da uguali volumi di aminoacidi all’8,5% e destrosio al 50%, che però causa iperglicemia e richiede l’aggiunta di insulina (0,25 UI/kg), anche negli animali non diabetici. Nei pazienti diabetici alla miscela standard si deve anche aggiungere insulina amorfa. Il suggerimento standard per i pazienti umani con diabete è di iniziare con una dose di insulina pari alla metà di quella normale e aumentarla lentamente. Nei gatti, questa soluzione si è sempre dimostrata caratterizzata dall’impiego di una quantità troppo scarsa di insulina quando si utilizza la miscela standard. Nei gatti diabetici si raccomanda quindi di iniziare con la dose normale di insulina amorfa (0,5-1 UI/kg), da somministrare nell’arco di 24 ore nella miscela TPN. Questo valore deve poi essere regolato, innalzandolo, secondo necessità. Il calcio di solito non viene compreso nella miscela TPN, a meno che il paziente non sia ipocalcemico. L’uso di questo elemento risulta privo di rischi alle dosi di impiego consigliate, ma possono esistere alcuni motivi di preoccupazione, perché il calcio può dare origine a dei precipitati con il fosforo e destabilizzare l’emulsione se viene somministrato ad una concentrazione troppo elevata. Se i livelli ematici sono bassi, specialmente nei pazienti diabetici, può essere necessario aggiungere alla miscela una quota aggiuntiva di fosforo e potassio. Va notato che per mantenere le concentrazioni di quest’ultimo elemento in un gatto diabetico alla University of Florida è stato necessario superare per più di un giorno la sua velocità massima raccomandata di infusione (0,5 mEq/kg/ora). Va anche fatto rilevare che la miscela standard contiene 21 mmol/l di fosforo ed apporta circa 0,55 mmol/kg/ora ad un gatto medio. Questo valore risulta superiore a quello della normale velocità di infusione (0,01-0,03 mmol/kg/ora) che viene raccomandata per sole 6 ore nei pazienti ipofosfatemici. La concentrazione del fosforo nella miscela deve quindi essere aumentata con grande cautela. Nei pazienti con insufficienza renale con iperfosfatemia si devono utilizzare soluzioni aminoacidiche senza elettroliti. I preparati multivitaminici sono instabili e vengono rapidamente denaturati dalla luce. Devono essere quindi aggiunti il giorno stesso della somministrazione, e la sacca ed il deflussore devono essere tenuti coperti. Un’alternativa meno costosa consiste nel somministrare le vitamine del gruppo B per via parenterale e quelle liposolubili per via intramuscolare. Sfortunatamente, le vitamine del gruppo B sono anche carenti di folati. Alla somministrazione della TPN possono essere associate molte complicazioni, di ordine meccanico, setti- 68 RIASSUNTO BIBLIOGRAFIA Il supporto nutrizionale è una parte essenziale del successo della terapia di molte malattie acute e croniche dei felini. La somministrazione degli alimenti per via orale resta la soluzione ideale, ma è essenziale un accurato monitoraggio del consumo di cibo e del paziente, perché molti gatti non mangiano abbastanza quando sono ammalati. Se il cambiamento della dieta viene effettuato mentre l’animale è colpito dalla nausea, è probabile l’insorgenza di un fenomeno di avversione; di conseguenza, la dieta non va cambiata fino a che il paziente non si sia stabilizzato e non sia tornato a casa e la nausea va trattata in modo aggressivo. L’alimentazione mediante sonda rappresenta un comodo metodo alternativo per assicurare un’adeguata assunzione di cibo. Ogni volta che un gatto deve essere anestetizzato, se si ritiene probabile una certa compromissione dell’assunzione di cibo, bisogna valutare l’opportunità di inserire la sonda. La nutrizione parenterale è una tecnica complessa, associata a molte complicazioni e da prendere in considerazione soltanto nei pazienti malnutriti con compromissione intestinale che devono essere alimentati per via endovenosa per almeno 4-5 giorni. L’impiego di una miscela standard riduce al minimo la complessità ed il costo della tecnica. Tuttavia, è essenziale un accurato monitoraggio, qualunque sia il metodo di supporto nutrizionale adottato. 1. Biourge V, Pion P, Lewis J, et al: Dietary management of idiopathic feline hepatic lipidosis with a liquid diet supplemented with citrulline and choline. J Nutr 121:S155-S156, 1991. 2. 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