Cats Teatro Sistina14/04/10 Il musical è notevole e la traduzione in lingua italiana ne ha conservato la freschezza e la capacità di suscitare emozioni che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Le scenografie sono essenziali ma riempiono il palco anche perché la scena è modellata dal gioco delle luci. L’ambiente è, si può dire, “a misura di gatto”: sullo sfondo troviamo una rete e un carrello gigante mentre sulla destra vediamo un’impalcatura di oggetti accatastati, sembra quasi un magazzino polveroso su cui si issa l’anziano re Deuteronomio. Come accennavo prima, essenziale è la funzione delle luci: inizialmente non vediamo nulla, poi emergono dal buio tanti occhi luminosi mentre di volta in volta un raggio bianco fa apparire le varie figure; saltuariamente sprazzi di luce illuminano la rete su cui i gatti spesso si arrampicano. Le danze sono vivaci e acrobatiche, anche se i movimenti dei ballerini non arrivano mai al punto di snaturare il loro ruolo di gatti. Tranne che in alcuni pezzi di insieme, la scena non è mai completamente illuminata ma il palco è sempre immerso in una sorta di penombra e spesso vengono usate luci colorate che immergono la scena in un luogo fantastico. Quest’effetto è accentuato dai bellissimi costumi: oltre a essere molto accurati nella realizzazione, sono originali ed evidenziano le caratteristiche peculiari dei gatti che li indossano, come le maschere vivaci ed espressive. Splendido il costume della gatta a pois, che viene ripreso dai gomitoli di lana portati sulla scena durante la sua danza: il tipico assetto della gatta di casa tutta fusa che contrasta al massimo con quello di Grisabella. In questo caso l’abbigliamento, pelliccia bianca e scarpe bianche con i tacchi, accentua la carica di sensualità del personaggio che già è espressa dalla splendida interpretazione della cantante. L’esecuzione è commovente, con una gestualità misurata ma molto passionale e la voce ha un colore scuro e carico, esaltato dal contrasto con quella molto più chiara della cantante che duetta con lei, ugualmente bravissima. Direi che l’interprete merita un apprezzamento particolare, dato che certamente non è facile misurarsi con un brano come Memory che è stato eseguito innumerevoli volte da moltissimi artisti. Al di là della bravura dei singoli, che sono evidentemente tutti cantanti e ballerini di altissimo livello, il movimento complessivo è armonico e coinvolge lo spettatore per la vivacità e il brio dei balli di insieme. In particolare la scena del “ treno”, vale a dire il carrello gigante, è irresistibile, direi un’esplosione di vitalità, come anche quella dei due gattiacrobati che si presentano, cantano e recitano facendo acrobazie su una ruota. Molto intenso è, nel secondo tempo, il racconto della vicenda di Asparagus. Le figure proiettate sullo schermo sono nere, stilizzate e il tratto più evidente sono gli occhi lucenti dei siamesi, occhi che già ci avevano accolto all’inizio e che sono il tratto peculiare dei gatti. Lo spettatore è trascinato dal tono epico della narrazione mentre si trova davanti la figura commovente e insieme dignitosa di Asparagus, ormai anziano. Ma siamo alla fine e i gatti devono decidere quale di loro dovrà rinascere. Ancora una volta ascoltiamo Memory, che già aveva chiuso il primo atto: grazie a questo canto appassionato viene deciso che sarà Grisabella ad avere questo privilegio e possiamo vederla mentre viene sollevata verso l’alto con Deuteronomio su una sorta di baldacchino bianco. La loro uscita è spettacolare e di grande effetto. Riesce molto bene l’interazione tra la musica dal vivo dell’orchestra e le acrobazie dei ballerini: tutto perfettamente in sincrono. La traduzione in lingua italiana conserva il senso di Cats e si può dire che parli allo spettatore, facendogli conoscere uno spaccato del mondo dei gatti e della loro felina filosofia! Martina Foresi