INTRODUZIONE Tra il teatro e il mondo dell’educazione è sempre esistito un intimo legame. Il rapporto tra i due ha una duplice valenza: da una parte il teatro si mette al servizio della scuola, proponendo spettacoli in linea con i programmi didattici, dall’altra il teatro, con la propria forza comunicativa, può essere un impulso per il mondo dell’educazione, arricchendolo di stimoli e contenuti nuovi. Con questa convinzione, il Teatro comunale San Teodoro organizza una stagione rivolta alle scuole superiori, proponendo grandi classici messi in scena da alcune delle migliori compagnie del panorama nazionale. L’augurio è che il Teatro San Teodoro possa essere uno strumento utile per accresce e valorizzare l’esperienza formativa degli studenti ed essere punto di riferimento per quei docenti che si dedicano a loro con pazienza e entusiasmo. 1 GL<RUNFKHQHSURLHWWDO·LPPDJLQH$ !"#$%&'&## D*$ >&'1'$ ;"$ I"::#&;'$DDD$ F$ ;"$ ;"=)1<"'1"$<(&'('&K"'1#>)2$ H$ >&'(('$ E&#1;)$ )$ "1E'=R&#1>)2$ H$ 15 novembre 2013 ULXVFLUH D VWDUFL VHGXWL 5LFFDUGR q FRQWLQXDPHQWH LQWUDOFLDWR GD TXHOO·RJJHWWR FK)$ E*"$ RICCARDO3 "=();"<:)$ B1#$ ('<>B&#$ &)E#*)T$ "=('<<"R"*)$ #<<B=)&)$ B1#$ ('<>B&#$ "=('&>#1>)+$ "=('<<"R"*)$ #1:C)$"1:*"1#>'$<B$B1$*#>'2$S)8'&=)$(B&)$)<<'+$:'=)$"*$('>)&)$:C)$&#((&)<)1>#+$F$;"88":"*)$ &)<>#&)$#&"<>':&#>":#=)1>)$<);B>"$()&:CN$:'1>"1B#=)1>)$<"$<:"G'*#$;"$*#>'2$D*$:'1>'&1'$;)**'$ Testi di William Shakespeare, Carmelo Bene, Paolo Faroni <:C")1#*)$F$8#>>'$;"$*#=(#;"1)$;"$G#&")$;"=)1<"'1"$)$="<B&)+$)<#>>#=)1>)$:'=)$*#$:'&1":)$ ;)**'$ <()::C"'$ ;)*$ :#=)&"1'2$ U&#::"'*"$ )$ E#=R)$ ;"<('1E'1'$ ;"$ :"1EC")$ ;"$ :B'"'$ :C)$ regia Mr Blusclint con Paolo Faroni e Maria Concetta Gravagno I"::#&;'$<>)<<'$*)E#$#>>'&1'$#$<N$()&$=#1>)1)&<"$<>#R"*)$#*$('>)&)2$$ ! $ La storia ricalca fedelmente il testo di Shakespeare arricchendolo di inserti e suggestioni "##$%&'(&$)*!+,-.,/'-*!+$0&%&!12*/&3*).'-&! tratti dalla riscrittura di Carmelo Bene. !"#$%&'()**'+$,-$$$$,-,./$0'&"1'$ 0)*2$.34$5,,677/$ Riccardo vive tra la corte e il suo camerino. Tra complotti e menzogne, mette in scena il "18'9:';":"<()&"=)1>#*"2">$?$@@@2:';":"<()&"=)1>#*"2">! suo teatro politico. Lady Anna vive chiusa tra le mura del castello, trascorrendo la maggior parte del tempo nella propria camera da letto. Consapevole del destino cui andrà incontro, cerca di conoscere i segreti del suo consorte – e così scopre il teatro. Inizialmente pensa di usare trucchi e stratagemmi per salvare se stessa, ma di fronte alla crudeltà di Riccardo, che non esita a condannare a morte i giovanissimi eredi al trono pur di diventare Re, rompe gli indugi e si impossessa delle armi della finzione e della menzogna. Ucciderà Buckingham, prenderà il posto del sicario Tyrrel e racconterà a Riccardo di omicidi mai avvenuti. Lo terrà buono spacciandosi per la regina Elisabetta e promettendone la figlia in sposa. Usando i suoi stessi copioni, avvelenerà la spada con cui Riccardo si ferirà condannandosi a morte. Una morte che Lady Anna si godrà spacciandosi per lo spettro delle vittime e tormentando Riccardo fino allo stremo. Riccardo morirà solo, abbandonato da tutti. NOTE DI REGIA RICCARDO Riccardo è ossessionato dal potere. Si chiude nel suo camerino provando la parte che di 2 volta in volta dovrà sostenere. Improvvisa e legge l’Amleto di Shakespeare. Seguendo le suggestioni di Carmelo Bene, questo Riccardo non perde occasione per truccarsi, per diventare quanto più possibile il personaggio che gli altri dicono che sia. LADY ANNA Il testo shakespeariano non fornisce indicazioni sulla morte di Lady Anna, che viene semplicemente fatta sparire – a differenza di altri personaggi, le cui uccisioni sono descritte con dovizia di particolari. Di conseguenza, ci si può chiedere: e se Anna non fosse morta e lo abbia fatto credere? Anna abbandonerà il suo ruolo per salvare i bambini. Ma si tratta di una scelta estrema. Per come si accanirà su Riccardo, creando i presupposti per la sua caduta, avvelenandolo e, spacciandosi per lo spettro delle vittime, tormentandolo fino alla fine, Anna dimostrerà che l’aver abbandonato il suo ruolo di donna di rango per vestire i panni di uomo di potere, la spingerà verso la stessa – se non amplificata – crudeltà di Riccardo. IL CAMERINO E LO SPECCHIO Il camerino di Riccardo ha uno specchio che non c’è non solo per esigenze sceniche di visibilità. È lo specchio del teatro, che esiste solo per chi ci si specchia: rimanda l’immagine che si vuole vedere. Anna, quando entra nel camerino di Riccardo, accende la luce attraversando lo specchio con un braccio per cercare l’interruttore. Ma alla fine della scena seconda del primo atto, quando dovrà struccarsi, vedrà la sua immagine in quello specchio inesistente. Il rapporto con gli specchi è indicativo del rapporto che i personaggi hanno con se stessi e con gli altri. Il camerino, per parte sua, è platealmente finto. I cassetti sono finti. È artificio. Veri sono i trucchi, i testi teatrali e le lampadine che compongono la cornice – che si fulmineranno in scena e che Riccardo sostituirà di volta in volta con lampadine di forme e potenze diverse dalle altre. A sottolineare una volta di più come la sua deformità sia voluta perché facente parte del personaggio, che non può esistere senza che splenda il sole (voltaico) di York che ne proietta l’immagine. IL TRONO Il trono di Riccardo III è di dimensioni sproporzionate. È troppo grande e ingombrante. È anche inclinato su un lato. Deforme pure esso, come il potere che rappresenta, è difficile riuscire a starci seduti. Riccardo è continuamente intralciato da quell’oggetto che gli impedisce una postura regale: impossibile assumere una postura importante, impossibile restare aristocraticamente seduti perché continuamente si scivola di lato. Il contorno dello schienale è fatto di lampadine di varie dimensioni e misure, esattamente come la cornice dello specchio del camerino. Braccioli e gambe dispongono di cinghie di cuoio che Riccardo stesso lega attorno a sé per mantenersi stabile al potere. 3 ;"<#;#>>#>'+$ F">>"=#$ ;"$ C1#$ <':")>N$ (&'8'1;#=)1>)$ =#*#>#+$ <:*)&'>"MM#>#2$ O1$ )<<)&)$ C=#1'$ ;"=)1>":#>'$ ;#$ >C>>"$ #;;"&">>C&#$ ;#*$ (#;&)+$ #<<)1>)$ 8"1$ ;#**#$ <C#$ D"'F"1)MM#2$$ P>&">'*#>'$;#**)$:'1F)1M"'1"+$L)*"'+$>)1>#$;"$*"B)&#&<)1)$:'1$'D1"$=)MM'2$Q#$E$>C>>'$"1C>"*)2$ L)*"'$E$F">>"=#$;)*$='1;'2$$ RC'>#$"1>'&1'$#$HC)<>#$8"DC&#$>&#D":'=":#$C1#$D#**)&"#$;"$()&<'1#DD"$"1:'1<#()F'*=)1>)$ :&C;)*"+$ #F";"+$ <'<()>>'<"+$ :&);C*'1"2$ A*$ =#*)<<)&)$ )$ *#$ (#C&#$ <)&()DD"#$ >&#$ *)$ B#>>C>)$ 8&"MM#1>"2$ A1$ C1$ :'1>"1C'$ )$ "1)<'&#B"*)$ <:#=B"'$ ;"$ &C'*"+$ :"1HC)$ #>>'&"$ ;#11'$ F">#$ #"$ ,3$ ()&<'1#DD"$ ;)**#$ :'==);"#$ D'*;'1"#1#2$ SC)<>#$ :'<>#1>)$ >&#<8'&=#M"'1)$ "=(&"=)$ #**#$ ("E:)$ C1$ 1C'F'$ &">='$ :G)$ (C&$ =#1>)1)1;'$ B)1$ *)DD"B"*)$ *#$ >&#=#+$ #=(*"8":#$ "*$ <)1<'$ di Carlo Goldoni <>)<<'$;)*$>)<>'$"1$C1$D"':'$;"$<()::G"$"1$:C"$*#$8"1M"'1)$>)#>&#*)$='*>"(*":#$*)$:#&#>>)&"<>":G)$ ;)*$(&'>#D'1"<>#2$L)$F)&)$(&'>#D'1"<>)$<'1'$()&I+$#**#$8"1)+$*)$:'1F)1M"'1"+$*)$"(':&"<")$)$*)$ ´PDVFKHUHµ GL XQD VRFLHWj FKH DQFRUD RJJL QRQ ODVFLD YLD GL VFDPSR / DOOHVWLPHQWR "1>)1;)$ :&)#&)$ C1'$ <()>>#:'*'$ (&'8'1;#=)1>)$ ('('*#&)$ ACCADEMIA DEI FOLLI²$ 1)*$ <)1<'$ ("T$ 1'B"*)$ ;)*$ >)&="1)2$$L)$=C<":G)$<"$"<("&#1'$#*$&)()&>'&"'$;HOO·HSRFDGL*ROGRQLHVRQRDUUDQJLDWHSHU Compagnia di musica-teatro SLFFROD EDQGD GD FDPHUD FRQ VFRQILQDPHQWL QHO MD]] QHO SRS QHO UDS« OD :'1>#="1#M"'1)$ E$ HC"$ C1#$ <:)*>#$ B)1$ (&):"<#$ :G)$ <"$ "1<)&"<:)$ #**#$ ()&8)M"'1)$ 1)**#$ con Enrico Dusio Elena Ferrari"1>)&#D"<:'1'$ Elisa Galvagno Gianluca Gambino =';)&1#$ *)>>C&#$ ;)*$ >)<>'2$ A$ =C<":"<>"$ <C**#$ <:)1#$ #::#1>'$ #D*"$ #>>'&"+$ ;"F)1>#1;'$)<<"$<>)<<"$()&<'1#DD"$;)**#$:'==);"#2$ Raffaele Musella 5 dicembre 2013 IL BUGIARDO $ $ regia: Carlo Roncaglia ! !Lelio, figlio di Pantalone, torna a Venezia da Napoli, città in cui è cresciuto seguendo l’impulso a vivere una continua avventura, affidandosi al suo estro di bugiardo "##$%&'(&$)*!+,-.,/'-*!+$0&%&!12*/&3*).'-&! !"#$%&'()**'+$,-$$$$,-,./$0'&"1'$ impenitente. Capita subito nel pieno di una serenata che Florindo, amante timido, rivolge 0)*2$.34$5,,677/$ segretamente a Rosaura, mentre insieme alla "18'9:';":"<()&"=)1>#*"2">$?$@@@2:';":"<()&"=)1>#*"2">! sorella Beatrice sta sul terrazzino di casa. Senza indugio Lelio, assistito dal servo Arlecchino, si fa avanti, attirando l’attenzione delle figlie del Dottore e attribuendosi il merito dell’omaggio canoro. Da questo momento in poi inizia un rutilante gioco di “spiritose invenzioni”, come il fantasioso protagonista definisce le sue menzogne: s’inventa un’identità ammantata di ricchezze e nobiltà, si dichiara un cavaliere napoletano invaghito di Rosaura, si finge un amico di se stesso con il padre, si vanta di aver goduto i favori delle sorelle con il severo Ottavio, amante di Beatrice. Anche quando à smentito dai fatti, non si perde d’animo e cambia con sollecitudine identità e storia, riuscendo comunque convincente. Quando le esagerazioni raggiungono un livello insopportabile d’immoralità, è scacciato dal padre e da tutti gli altri, mentre sul filo della convezione teatrale si ricompongono le coppie di innamorati. 4 NOTE DI REGIA Il bugiardo è certamente una commedia, piena di gag e di trovate comiche. Gli equivoci però non sono voluti da un Fato capriccioso e beffardo; sono il risultato di una patologia tutta umana. Lelio, con le sue spiritose invenzioni, innesca un meccanismo perverso e inesorabile che lo porterà alla rovina, all’allontanamento dalla società in cui tenta – disperatamente – di inserirsi. Lelio è uno sbruffone e un bugiardo ma è sostanzialmente un disadattato, vittima di una società profondamente malata, sclerotizzata. Un essere umano dimenticato da tutti addirittura dal padre, assente fin dalla sua giovinezza. Stritolato dalle convenzioni, Lelio, tenta di liberarsene con ogni mezzo. Ma è tutto inutile. Lelio è vittima del mondo. Ruota intorno a questa figura tragicomica una galleria di personaggi inconsapevolmente crudeli, avidi, sospettosi, creduloni. Il malessere e la paura serpeggia tra le battute frizzanti. In un continuo e inesorabile scambio di ruoli, cinque attori danno vita ai 14 personaggi della commedia goldoniana. Questa costante trasformazione imprime alla pièce un nuovo ritmo che pur mantenendo ben leggibile la trama, amplifica il senso stesso del testo in un gioco di specchi in cui la finzione teatrale moltiplica le caratteristiche del protagonista. Le vere protagoniste sono però, alla fine, le convenzioni, le ipocrisie e le “maschere” di una società che ancora oggi non lascia via di scampo. L'allestimento intende creare uno spettacolo profondamente popolare – nel senso più nobile del termine. Le musiche si ispirano al repertorio dell’epoca di Goldoni e sono arrangiate per piccola banda da camera con sconfinamenti nel jazz, nel pop, nel rap... la contaminazione è qui una scelta ben precisa che si inserisce alla perfezione nella moderna lettura del testo. I musicisti interagiscono sulla scena accanto agli attori, diventando essi stessi personaggi della commedia. 5 20 dicembre 2013 AMLETO da W.Shakespeare TEATRO DEL CARRETTO adattamento e regia: MARIA GRAZIA CIPRIANI scene e costumi: GRAZIANO GREGORI suono: HUBERT WESTKEMPER Finalista al Premio UBU 2010 come “spettacolo dell’anno” “Maria Grazia Cipriani ha riscritto l’Amleto per il Teatro Del Carretto leggendolo come un diario del protagonista rivissuto con passione e fantasia davanti alla scacchiera della vicenda. “( La repubblica) “Lo Shakespeare in pillole creato dal Carretto è una favola grottesca, un sogno pazzo che si ricompone come un mosaico perfetto. E’ un Amleto che pensa se stesso, che ripercorre ossessivo le sue vicende, le cuce insieme con pensieri ed emozioni, in una trama inevitabilmente tragica. Intorno a lui, i fantasmi che evoca: la madre Gertrude dipinta da regina bianca tratta da un film di Tim Burton, frivola e quasi oscena con la gonna rivoltata in su, purpurea come un sesso aperto, a lasciare in vista le calze a metà coscia. Canta e sgambetta, ubriaca di vita mentre si lascia andare all’orgia-bolgia di re moltiplicati. E c’è Ofelia la casta, fanciullina travolta dalle passioni schizzate di Amleto (la interpreta, alternandosi al ruolo di Gertrude, una versatile e bravissima Elsa Bossi). Figurina esile, catturata al laccio e spogliata della vita prima di assaggiare l’amore. Polonio, impacciato e pieno di tic, frettoloso servo senza midollo. Rosencranz e Guildenstern, ennesime pedine del re usurpatore che vanno incontro al destino saltellando come Pinco e Panco. I guitti che teatreggiano riflettendo play e tragedia in un rispecchiamento infinito, la danza macabra dei personaggi come un fumetto disneyano... Nella mente di Amleto. La regia di Maria Grazia Cipriani miscela sapiente l’ironia al cartoon, la tragedia allo sberleffo. Sposta e scompone ma si puntella all’idea drammaturgica del suo Amleto-fulcro, mentre Graziano Gregori, le apparecchia l’efficace 6 scenografia e i costumi. Il Carretto ci offre così un altro frutto glorioso. Non ha bisogno di effetti speciali o costose apparecchiature per avvicinarsi all’immaginario fantastico di teatrali Avatar o nuove Alici: gli basta restare fedele alla sua artigianalità, fatta di materiali poveri e usi ingegnosi. Esplorando fisicità originali che ridanno alla parola la giusta tensione, le brillanti intuizioni che fanno di questo Amleto un geniale “resumé” dello Shakespeare già andato in scena. E’ questo l’aspetto più interessante della carriera del Carretto – apparentato per un verso a quelle compagnie che hanno fatto la storia recente del nostro teatro (come i Marcido o la Valdoca) e capaci di essersi date uno stile personale – ma al tempo stesso, così sensitivo da mutare impercettibilmente. Scegliere, per dire, un raffinato creatore di suoni come Hubert Westkemper per arricchire i loro paesaggi scenici. Saper diventare più cinematografici di un film, continuando a essere teatro puro. Ecco come si passa dall’artigianalità all’arte.” (L’Unità) “La creazione di Maria Grazia Cipriani racconta Shakespeare per lampi narrativi, tra schiocchi di lame e luci ghiacciate. Lo scenografo Graziano Gregori monta un ring dalle pareti rosso sangue, gommoso e perforabile. All’interno di questo recinto, Amleto va incontro al proprio destino di vendicatore- vittima come se giocasse una partita a scacchi contro se stesso e contro coloro-tutti- che infettano di vizio o di servilismo la corte di Danimarca. Tutto ciò che accade in scena, sembra perciò frutto dell’immaginazione di Amleto e si colloca in una dimensione immateriale dove ogni cosa, pur rivelandosi possibile, è finta come nel gioco, come nel teatro. Non a caso i personaggi di contorno sono bianchi o seminudi. Non a caso la trepida infelicissima Ofelia muore non per annegamento ma colpita da una cascata di fiori. E non a caso, quando qualcuno ha la peggio, è il pupazzetto sulla scacchiera che perde la testa (…)Lo spettacolo ha in sé un’originalità interpretativa che non va contro Shakespeare. Anzi lo illumina di nuova luce. E si avvale di collaboratori di primordine” (La stampa) 7 TRIBOLETTO azione teatrale in un atto testi da Victor Hugo, Francesco Maria Piave, Lorenzo Da Ponte musiche di Verdi, Mozart, Delibes Orchestra Sinfonica del Lario direttore Pierangelo Gelmini evento straordinario per le celebrazioni verdiane 2013 Venezia, 1851, Gran Teatro La Fenice. Sta per andare in scena un evento teatrale del tutto particolare e inatteso, uno spettacolo prima dello spettacolo: un'audizione che assume le sembianze di un processo. L'ambiente è molto agitato a causa della nuova opera del Maestro Verdi, che propone un soggetto assai scabroso, Triboletto, tratto da "Le Roi s'amuse" di Victor Hugo, già censurato vent'anni prima dalle autorità francesi e subito ritirato dalle scene parigine dopo uno scandalo e una sentenza del Tribunale di Parigi. Ora Verdi vuole scrivere un'opera proprio sul buffone Triboulet, le sue deformità, la sua audacia nell'ergersi a giudice delle perversioni del re di Francia. Verdi ha già fatto approntare un libretto, ha selezionato i cantanti e sta scrivendo le musiche. L'intera città è in allarme e si temono disordini, la sovrintendenza del Teatro temporeggia, l'orchestra e le maestranze sono riunite in assemblea permanente, i cantanti minacciano le dimissioni, il pubblico è in fermento e le autorità di polizia sono pronte a intervenire. Viene finalmente convocato il Soggetto: il signor Triboulet. Alla presenza della giuria del Teatro egli racconta la verità sulla sua storia. E le musiche? Ci sono quelle già scritte da Verdi per la nuova opera e poi quelle di Delibes per la Comédie Française; ma ci sono anche gli straordinari parallelismi teatrali e musicali con il Don Giovanni di Mozart, un vero modello per Verdi, che sembra sovrapporsi e specchiarsi nel nuovo soggetto: le due figure del libertino-seduttore, i due buffoni complici e vittime, il gioco del travestimento, l'universalità femminile, le feste in scena, la sfida all'autorità costituita, la vendetta 8 7 febbraio 2014 TARTUFI tratto da “Le Tartuffe ou l’imposteur” di Moliere regia Davide Marranchelli con Marco Continanza, Ivana Franceschini, Davide Marranchelli, Arianna Pollini Tartufo è un impostore che facendosi portavoce di alti valori cerca di raggiungere esclusivamente dei vantaggi personali. Raggira un ricco capo di famiglia dell’antica aristocrazia francese e lo trascina insieme ai suoi nella rovina finanziaria. Se non fosse per l’intervento del Re, l’epilogo sarebbe tragico. Il personaggio “Tartufo” si presta ad una contemporaneizzazione grazie al contenuto molto attuale dell’opera. Mumble Teatro coglie questo aspetto e cerca di sottolinearlo in chiave comica nella messa in scena Turtufo è un’idea che si manifesta in diverse forme e in ogni ambito possibile. Per questo Mumbe Teatro si diverte a duplicarlo anche scenicamente in chiave spesso ironica e a volte addirittura comica. La messa in scena brillante, ricca di colpi di scena e picccole trovare, rende lo spettacolo fruibile anche da un pubblico di ragazzi. NOTE DI REGIA Tartufi, e non Tartufo, prima di tutto. Il protagonista della storia, l’impostore, è uno e molti: con sé porta un’immancabile borsa a tracolla, la valigia dell’attore, con tutto il suo campionario di facce, una per ogni occasione, da sfoggiare e da cambiare quando più ce n’è bisogno. Intorno a lui ruotano, o sarebbe meglio dire annaspano, gli altri personaggi, così tristemente e indissolubilmente legati al loro carattere, al ruolo che Moliere ha disegnato 9 per ognuno di loro. Fanno quasi pena, i componenti della famiglia di Orgone, così costretti nel loro ordine morale: ognuno di loro vorrebbe, ma non può, essere Tartufo. Forse però, un po’ Tartufi già lo sono inconsapevolmente anche loro; anch’essi vivono o vivacchiano a scrocco nella ricca e signorile casa, piccoli topi da dispensa, bramosi di ottenere quello che vogliono. Tutti i componenti della commedia in fondo non vedono altro che loro stessi, persino i due innamorati sembrano così soli, immersi come sono nel loro egoismo. Ed ecco che allora Tartufo, l’ultimo arrivato, con la sua spavalda e sprezzante ingordigia, quella cattiveria calcolata quasi archetipica del “cattivo”, inizia a starci simpatico. Il padrone di casa, sua figlia, la casa stessa, tutto è “Tartufato”, il cattivo ha fatto saltare il banco, è riuscito ad avere tutto per sé, prima degli altri, e va combattuto. In questa visione della commedia quindi, i personaggi non sono più tali, ciascuno ha la sua maschera di moralità, dietro la quale nasconde una smania di conquista. Maschere grottesche, vestite con materiale riciclato, tremendamente buffe e scomode, nel loro somigliare alle bassezze più nascoste di noi spettatori. Il lieto fine di Moliere, con la cacciata del nostro Tartufo rosso fuoco, assume così nella vicenda il significato di un triste commiato: addio ad una sincera e onesta ammissione di egoismo, cattiveria, cupidigia, addio all’accettazione dei nostri sentimenti più profondi. Addio ad una consapevolezza, che in tempi come questi, potrebbe risultare anche l’unica qualità ancora rimastaci. Davide Marranchelli COSTO BIGLIETTO PER STUDENTE: 10 euro. E’ possibile organizzare altri spettacoli su richiesta Per informazioni e chiarimenti contattare: ARIANNA CONTE E-Mail: [email protected] Mobile: +39 3922035272 Teatro san Teodoro Via corbetta 7,22063 Cantù ( Co) 10