otorinolaringoiatria, prof. GALLi 9apriLe2oo8 9.3o-1o.3o PARALISI FACCIALE PERIFERICA anatomia del nervo facciale Il facciale è il nervo cranico misto più frequentemente soggetto a paralisi, in quanto: - ha un decorso lungo e tortuoso (con un tratto intracranico, uno intratemporale e uno extracranico); - ha la peculiarità di decorrere in un canalino osseo (canale di Falloppio) a pareti inestensibili, quindi l’edema e l’infiammazione fanno sì che il nervo venga compresso all’interno del canale stesso; - nel suo decorso viene a contatto con una serie di strutture (cassa timpanica, mastoide e parotide) che lo rendono esposto a numerosi traumi infettivi, flogistici, neoplastici e iatrogeni. Il facciale è un nervo “completo”, perché non è solamente motorio (innerva la muscolatura mimica facciale), ma contiene anche componenti sensitive, sensoriali e vegetative (sensibilità del padiglione uditivo, sensibilità gustativa, secrezione muco-lacrimale). NUCLEI Il nucleo motore è localizzato nel ponte e nel suo contesto ci sono due grossi gruppi di fibre effettrici: uno per motilità del territorio facciale superiore, l’altro per il territorio facciale inferiore. Questo aspetto è importante perché vedremo che nella differenziazione tra paralisi centrale e paralisi periferica è proprio l’innervazione dei due territori che consente spesso al clinico di fare diagnosi. Il nucleo sensitivo è situato nel bulbo. Controlla la sensibilità della parte posteriore del condotto uditivo esterno, della membrana timpanica e della porzione centrale del padiglione auricolare, nonché parte della mucosa della cassa del timpano (orecchio medio) e della base linguale. È importante ricordare l’innervazione sensitiva perché questa prende il nome di zona di Ramsay-Hunt ed 1 è la zona in cui si manifestano le eruzioni vescicolari nell’infezione da zoster oticus. Insieme ai nuclei sensitivi del IX e del X, situati subito al di sotto, il nucleo sensitivo del VII forma nel ponte una colonna di sostanza grigia detta nucleo solitario. In seno a questa colonna si riscontra un ulteriore pool neuronale, costituito da neuroni della parte inferiore del VII e della parte superiore del IX, detto nucleo gustativo di Nageotte o centro del gusto, proprio perché il VII e il IX sono deputati anche alla sensibilità gustativa, che come sapete ha come organo effettore la lingua, quindi le papille gustative. Principalmente il facciale è deputato all’innervazione sensoriale gustativa dei 2/3 anteriori della lingua al davanti del “V” linguale, mentre il terzo posteriore è innervato dal glossofaringeo. Il nucleo vegetativo lacrimo-muco-nasale è localizzato in prossimità del nucleo motore del facciale nel ponte e presiede alla secrezione lacrimale e a quella delle ghiandole della mucosa nasale. Il nucleo salivare superiore, altro nucleo vegetativo, localizzato subito all’interno del precedente, è deputato alla secrezione salivare delle ghiandole sottomascellare e sottolinguale omolaterali. Ricapitolando: abbiamo un’innervazione motoria, un’innervazione sensitiva dell’orecchio esterno e dell’orecchio medio, un’innervazione sensoriale del centro del gusto e un’innervazione vegetativa delle ghiandole lacrimali, della mucosa nasale e delle ghiandole salivari. DECORSO DELLE FIBRE NERVOSE Per quanto riguarda la rappresentazione motoria corticale del facciale, è localizzata nella parte inferiore circonvoluzione pre-frontale, le fibre passano attraverso la capsula interna, in prossimità del ginocchio, e attraversano il ponte assieme al fascio piramidale. Nella porzione caudale del ponte avviene quello che fa sì che la paralisi periferica del facciale possa essere differenziata da quella centrale: qui la gran parte delle fibre incrociano la linea mediana e si portano al nucleo motore controlaterale; soltanto un piccolo contingente di fibre mantiene la posizione omolaterale per raggiungere il nucleo ipsilaterale e sono destinate esclusivamente 2 all’innervazione del territorio facciale superiore. Questo, pertanto, riceverà un’innervazione corticale bilaterale. Allora in una paralisi periferica del facciale avremo una paralisi completa del territorio superiore e inferiore; in una paralisi centrale, quindi corticale, avremo la paralisi omolaterale della porzione inferiore, mentre continueremo ad avere la funzione del territorio superiore. Un paziente che quindi avrà una paralisi del facciale soltanto inferiore andrà subito indirizzato al neurologo perché ci sarà sicuramente un coinvolgimento corticale. Sui nuclei del facciale si proiettano, inoltre, fibre afferenti provenienti da vari nuclei troncoencefalici (trigeminali, visivi, cocleari) che danno vita importanti archi riflessi, uno dei quali è il riflesso cocleo-stapediale. Questo è un riflesso che andiamo a evocare durante un esame impedenziometrico ed è un arco riflesso rappresentato dalla contrazione automatica bilaterale del muscolo della staffa (innervato appunto da un ramo del facciale) in presenza di un suono di elevata intensità per irrigidire la catena ossiculare e proteggere l’orecchio interno da un’eventuale stimolazione acustica in eccesso. L’input uditivo arriva al nucleo cocleare, il nucleo cocleare lo invia a fibre afferenti al nucleo motore del facciale, che innerva lo stapedio, che si contrae e blocca la catena. Le fibre che originano dal nucleo motore del facciale emergono dal tronco encefalico a livello della parte postero-laterale del solco bulbo-protuberenziale (fossetta laterale del bulbo). Da questo momento inizia il decorso tortuoso in cui il facciale può essere distinto nei suoi tratti canonici: intracranico, intratemporale ed extracranico. Le fibre sensitive, sensoriali e vegetative decorrono separate dalle fibre motrici fino al ganglio genicolato attraverso un nervo, che è compreso fra il VII e l’VIII, che prende il nome di nervo intermedio o di Wrisberg. Dopodiché queste fibre sensitive, sensoriali e vegetative andranno (dopo il ganglio genicolato) a decorrere insieme al tronco comune. TRATTO INTRACRANICO Nel tratto intracranico abbiamo due ulteriori segmenti: - Il primo va dall’emergenza nella fossetta laterale del bulbo al foro acustico interno. È lungo circa 24 mm e decorre nell’angolo ponto-cerebellare a contatto con l’VIII (nervo cocleovestibolare). 3 - Il secondo è il segmento intrameatale, che decorre al di sopra del ramo cocleare dell’VIII e fra i due nervi decorre il nervo intermedio. Nel canale acustico interno, oltre al nervo VIII e al nervo VII, decorrono, rivestiti dalla loro guaina piale e circondati da una estroflessione a dito di guanto dell’aracnoide e della dura madre, anche i vasi uditivi interni. Quindi in questo canale osseo, che è il canale acustico interno, decorrono il VII, l’VIII, i vasi uditivi e la dura. Questo è importante perché siamo all’interno di un canale inestensibile e i tumori che originano in questa zona possono dare deficit di irrorazione e deficit nervosi. TRATTO INTRATEMPORALE Il tratto intratemporale del nervo facciale è il tratto in cui il nervo decorre all’interno dell’orecchio medio: dal fondo del canale acustico interno fino al forame di uscita dalla base cranica (forame stilomastoideo). All’interno del suo decorso intratemporale, che ha una lunghezza complessiva di circa 3 cm, il nervo decorre all’interno di un canalino osseo (a pareti rigide e inestensibili) che prende il nome di canale di Falloppio. Questo canale di Falloppio può essere però deiscente in alcuni punti, tanto che a volte in presenza di interruzioni ossee è più facile che un processo settico dell’orecchio medio si propaghi al nervo e dia come complicanza una paralisi del facciale. Nel decorso intratemporale il nervo facciale non ha un decorso rettilineo, ma fa una sorta di zig-zag: ha due ginocchi, due segmenti tra di loro perpendicolari, che lo suddividono ulteriormente in tre segmenti. Il segmento labirintico (I porzione), dall’emergenza dal foro acustico interno al primo ginocchio del nervo facciale, dove è localizzato il ganglio genicolato. È il segmento più vicino all’orecchio interno. A livello dell’apice del ganglio genicolato emergono i primi rami collaterali del nervo facciale: il grande ed il piccolo nervo petroso superficiale, che si portano in avanti in un apposito canalino osseo e escono dalla rocca petrosa attraverso un piccolo foro detto hiatus di Falloppio (attraverso cui penetra nel canale del facciale un ramo dell’arteria meningea media). 4 Il grande petroso superficiale, al di fuori dello hiatus, si unisce al grande petroso profondo (ramo del nervo di Jacobson, a sua volta ramo del IX) costituendo il nervo vidiano. Il nervo vidiano a sua volta si immette nel ganglio sfeno-palatino (o ganglio di Meckel), di cui costituisce la radice parasimpatica e andrà a costituire l’innervazione parasimpatica della ghiandola lacrimale e delle ghiandole mucose nasali. Il piccolo petroso superficiale si unisce, invece, al piccolo petroso profondo, anch’esso ramo del nervo di Jacobson (abbiamo visto a livello dei nuclei la stretta vicinanza tra il VII e il IX per quanto riguarda le funzioni sensitive e sensoriali), si immette nel ganglio otico e va a fornire le fibre parasimpatiche secretrici per la ghiandola parotide. Questi due rami, che pur emergendo dal ganglio genicolato non vi si interrompono, fanno parte del nervo intermedio. Avevamo detto che il nervo intermedio possiede le fibre sensitive, sensoriali e vegetative del nervo facciale e decorre separato fino al ganglio genicolato. Dopo il ganglio genicolato il facciale motore e l’intermedio sono uniti in un unico tronco, quindi tutte le altre fibre deputate a innervazioni che non siano motorie da questo momento in poi emergono dal tronco comune del nervo facciale. Questo è importante perché quando andremo a misurare i deficit di una sezione del facciale, ci possiamo fare una classificazione di tipo topografico (se al di sopra o al di sotto del ganglio genicolato avremo o meno dei sintomi associati). Il segmento timpanico (II porzione) è lungo più o meno 1 cm e forma con il segmento labirintico un angolo di 90°. Si estende dal ganglio genicolato al 2° ginocchio. Passa al di sopra della finestra ovale, nella della parete mediale della cassa timpanica, giungendo fino pochi mm al di sotto del canale semicircolare laterale. A questo livello sono più frequenti le possibili deiscenze del canale di Falloppio ed è a questo livello che più spesso il nervo facciale viene leso nel corso della chirurgia dell’orecchio medio. Il segmento mastoideo (III porzione) o segmento verticale: 10-12 mm di lunghezza, va dal secondo ginocchio al foro stilo-mastoideo, accompagnato dall’arteria stilo-mastoidea, 5 ramo dell’auricolare posteriore. Vedremo che la vascolarizzazione è molto importante perché una parte delle patologie cosiddette a frigore possono essere dovute a un’eziologia vascolare da vasospasmo. Il segmento mastoideo decorre verticalmente, in un blocco osseo compatto compreso fra la parete posteriore del condotto uditivo esterno in avanti, e le cellule mastoidee posteriormente. Questo è un altro repere anatomico importante, perché quando si parla di chirurgia dell’orecchio medio bisogna sempre stare attenti quando si fresa la mastoide in prossimità della punta, quindi tra la parte inferiore del condotto uditivo esterno e la parte anteriore delle cellule mastoidee, dove il nervo è più superficiale. A livello del segmento mastoideo il nervo facciale emette due rami: il nervo stapedio (che abbiamo visto implicato nel riflesso cocleo-stapediale) e la corda del timpano (sensibilità gustativa 2/3 anteriori della lingua). TRATTO EXTRACRANICO Nel tratto extracranico il nervo finalmente esce dall’osso temporale attraverso il foro stilo-mastoideo e diventa quindi totalmente extra-osseo. Esce dal foro mastoideo come tronco comune e poi si divide in due grossi tronchi, che sono il tronco temporo-facciale e cervico-facciale, due grossi rami che a loro volte emettono altri rami che innervano tutta la muscolatura della faccia. Il nervo facciale, nella sua terza porzione extracranica, decorre nella loggia parotidea. Prima di entrare nella loggia, però, emette alcuni collaterali: – il ramo linguale, che innerva i muscoli chiamati stilieni (stilo-faringeo, stilo-glosso e glosso-stafilino); – il ramo sensitivo per il condotto uditivo esterno(CUE), l’abbiamo detto prima: porzione esterna del timpano, porzione posteriore del CUE, la zona cosiddetta di Ramsay-Hunt, dove abbiamo le eruzioni vescicolari nelle infezioni da zoster; – il nervo auricolare posteriore, che dà dei rami motori per i m. occipitale, auricolare posteriore ed auricolare superiore e rami sensitivi per la cute della regione mastoidea e di parte della regione occipito-temporoparietale; 6 – il nervo per lo stilo-joideo e per il digastrico, muscoli della porzione profonda del collo. Lesioni in questi rami che innervano i muscoli profondi sono cose poco importanti dal punto di vista clinico. Nella loggia parotidea il nervo facciale decorre dall’indietro in avanti intersecando trasversalmente la vena giugulare esterna e la carotide esterna, contenute anch’esse nella loggia, in un piano più profondo rispetto al nervo. Delimita un piano di clivaggio fra il lobo superficiale ed il lobo profondo della parotide e si divide nei due rami terminali temporo-facciale e cervico-facciale. A loro volta questi due grossi tronchi daranno una serie di rami che innervano tutta la muscolatura della faccia: Il ramo temporo-facciale, più voluminoso, emette: rami temporali, frontali, palpebrali, zigomatici, buccali superiori; il ramo cervico-facciale, più esile, emette: rami buccali inferiori, mentonieri (mediante il nervo marginalis mandibulae), cervicali. VASCOLARIZZAZIONE L’irrorazione è molto importante dal punto di vista della patologia. – Sistema vertebrale (tronco basilare, arteria cerebellare-antero-inferiore ed arteria uditiva interna): porzione intracranica e labirintica; – Sistema carotide esterna: ramo petroso della meningea media ed arteria stilo-mastoidea, che si anastomizzano in un plesso capillare sviluppato nel 3° inferiore della porzione mastoidea, denominato «ilo vascolare» del facciale, che spesso può essere sede di congestione vascolare e quindi causa indiretta di paralisi. SINTOMATOLOGIA Dopo questo grosso excursus anatomico passiamo ora all’inquadramento clinico. La paralisi completa o periferica e unilaterale del nervo facciale è caratterizzata da una serie di segni ben visibili che spaventano molto il paziente e spesso spaventano il chirurgo, perché ovviamente un danno iatrogeno del facciale 7 è causa di grosso danno funzionale e cosmetico per il paziente ed è anche generalmente un grosso problema di natura medico-legale. Una paralisi periferica completa del nervo facciale può essere riconosciuta per la presenza di segni statici e dinamici. Segni statici: rima palpebrale più aperta della controlaterale, il sopracciglio abbassato, rughe frontali e solco naso-genieno spianati, angolo della bocca abbassato, epifora, scolo di saliva dalla commissura labiale. Segni dinamici: il paziente non riesce a chiudere l’occhio nel lato leso, mentre il bulbo oculare ruota verso l’alto cosicché l’iride scompare al di sotto della palpebra (segno di Bell); non riesce a corrugare la fronte né a gonfiare le guance per l’incontinenza dello sfintere labiale; nell’atto di mostrare i denti la rima buccale è attratta verso il lato sano; dislalie labiali (b, f, m, p, v) e vocali o, u; riflesso corneale è assente ed alla palpazione è facile constatare l’ipotonia dell’orbicolare delle palpebre; in un paziente in cui manca il riflesso corneale è un paziente che non chiude bene l’occhio e sarà esposto a complicanze oculari (cherato-congiuntiviti, ulcere corneali) iperacusia dolorosa, cioè il paziente esposto a stimoli uditivi di intensità elevata avvertirà dolore perché manca il riflesso protettivo cocleostapediale. Quando sono presenti solo i segni inferiori ma mancano i segni inferiori ci si deve subito insospettire che siamo di fronte a una paralisi del facciale di tipo centrale. In questo caso non bisogna perdere tempo, ma bisogna inviare subito il paziente valutazione neurologica accurata, a una diagnostica per immagini (TC o RM cranio) che ci vadano ad escludere o a diagnosticare eventuali complicanze emorragiche in atto. 8 Lo studio dei sintomi dinamici può essere anche graduato, nel senso che in base all’entità dei sintomi dinamici noi potremo farci una classificazione che non solo ci descrive l’entità della paresi, ma ci dà anche un significato prognostico di quanto quella paresi potrà recuperare nel tempo, cioè se è una paresi temporanea o definitiva. La classificazione più utilizzata è quella di House, che divide la paralisi del facciale in 6 gradi: o Grado I e II: più benigni, rappresentati da una paresi lieve con conservazione o lieve perdita della simmetria del volto a riposo (guardando il paziente i segni statici non si vedono o sono molto sfumati, mentre i segni dinamici sono assenti), si tratta di una paresi da stupore del nervo, quella che spesso si osserva dopo chirurgia parotidea, ma che rientra nell’arco di poche settimane. o Grado V o grado VI : notevole asimmetria della faccia a riposo, paralisi completa con segni dinamici completi, prognosi peggiore con paralisi definitiva. ETIOLOGIA Per quanto riguarda le cause di paralisi del facciale non potete prescindere dalla conoscenza dell’anatomia del nervo, perché soltanto ricordandovi il suo decorso e quindi gli organi con cui questo nervo viene a contatto potete risalire a una corretta classificazione della patologia. Lesioni del tratto intracranico (dall’angolo pontocerebellare al canale acustico interno): processi espansivi dell’angolo pontocerebellare, in primo luogo neurinoma dell’acustico, meningioma, neurinoma del facciale, aracnoiditi cistiche ed altri tumori rari (sarcoma, astrocitoma, emangioblastoma), meningiti della base (rarissime). Va detto che generalmente la comparsa di una paralisi del facciale nel suo tratto intracranico è un segno di una neoplasia molto grande, perché il VII nervo cranico è molto resistente allo stiramento e alla compressione in questo segmento, per cui se insorge una paralisi dobbiamo pensare a un tumore che è già di grosse dimensioni. 9 Lesioni del tratto meatale (canale acustico interno): alcuni neurinomi dell’acustico insorgono a livello meato e poi vanno nell’angolo pontocerebelare, danno la classica immagine “a cono di gelato”. All’ interno del meato il tumore può comprimere il nervo o la sua vascolarizzazione e dare paralisi del facciale, ovviamente dopo aver dato i classici sintomi uditivi rappresentati da acufeni, ipoacusie e vertigini. Fratture della base cranica irradiate alla rocca petrosa, in cui si assoceranno anche gli altri sintomi (ipoacusia, vertigini, acufeni). Lesioni del segmento intratemporale intratimpatico: Otiti medie acute e croniche, specie colesteatomatose (patologie erosive dell’orecchio medio), che possono determinare un’erosione del canale di Falloppio e una paralisi del VII nervo cranico. Nei bambini, in caso di deiscenze del canale di Falloppio, noi potremo avere la trasmissione diretta, per continuità anatomica, dell’infezione al tronco nervoso e quindi avere una paralisi del facciale per propagazione dell’infezione. Meccanismi di tipo neurotossico, microembolie settiche venose o deiscenza della porzione timpanica Tardivamente come conseguenza di una osteite del canale osseo Nelle otiti necrotico-emorragiche, secondarie ad influenza, morbillo o scarlattina, la comparsa della paralisi può essere una delle prime manifestazioni cliniche. Nel bambino la paralisi del facciale può essere congenita o talvolta può essere acquisita da causa infettiva, come nella sindrome rubeolica. Paralisi iatrogene intra o post-operatorie, per interventi sull’orecchio medio o interno quali stapedectomia, svuotamento petro-mastoideo, labirintectomia e nella chirurgia del neurinoma dell’acustico. Tumori che originano da strutture che prendono rapporto con il nervo: tumori maligni dell’orecchio medio, paragangliomi della cassa, del canale carotico-timpanico, del bulbo della giugulare. 10 Lesioni del tratto extracranico: interventi chirurgici sulla ghiandola parotide; neoplasie maligne della parotide; patologie infettive, come tubercolosi, lebbra, sifilide, malattia del graffio del gatto e malattia di Lyme; sindrome di Ramsay-Hunt o Zoster oticus, in cui la paralisi del facciale è associata all’eruzione vescicolare per l’innervazione sensitiva dell’orecchio e, a volte, a sintomi uditivi quando il virus è localizzato a livello del ganglio genicolato, il cui edema indurrebbe fenomeni di compressione sulle fibre motrici del facciale o forme di meningo-radicolonevriti con interessamento anche dei nuclei bulbari del VII e dell’VIII. Il 70% delle paralisi del facciale periferiche insorgono improvvisamente e sono dette idiopatiche, a frigore o paralisi di Bell. L’età di massima insorgenza è rappresentata dal 4° decennio di vita, è più frequente nelle donne, l’incidenza è più elevata nei pazienti diabetici o nei pazienti con predisposizione familiare. Si chiama “a frigore” perché spesso è associata ad esposizione prolungata al freddo o a un’infezione virale. Clinicamente è caratterizzata da un’insorgenza brusca, talvolta preceduta da sintomi sensitivi, come un’algia preauricolare, mastoidea o all’emivolto, lieve alterazioni del gusto, iperacusia o secchezza corneale. Le ipotesi etiopatogenetiche sono virali o di natura vascolare (vasospasmo da freddo, congestione, edema, stasi). Le conseguenze anatomo-funzionali del blocco della conduzione possono essere di tre tipi: - neuroaprassia, blocco funzionale di conduzione con recupero in 6 settimane; - assonotmesi, danno degli assoni con mantenimento dell’integrità delle guaine per cui le fibre nervose possono riprendersi nell’arco di 4-5 mesi; - neurotmesi, taglio completo di tutto il nervo; in questo caso bisogna soltanto ripristinarne la continuità anatomica o ricorrere a interventi di reinnervazione. 11 DIAGNOSI Di fronte a una paralisi del facciale la clinica è fondamentale, ma come avete visto l’anamnesi è ancora più importante, perché dall’anamnesi potete desumere le informazioni che vi portano a fare diagnosi anche di sede. Ovviamente un paziente con paralisi del facciale non può prescindere da una visita otorinolaringoiatrica. Se voi avete un paziente che ha otorrea e paralisi del facciale dovete pensare a una complicanza settica dell’orecchio medio. In un paziente con acufeni, vertigini e paralisi del facciale dovete pensare a una componente intracranica. In un paziente con una massa parotidea o con un recente intervento sulla parotide dovete pensare a un danno del tratto extracranico. Esistono poi delle modalità diagnostiche abbastanza specifiche, rappresentate ovviamente dalla diagnostica per immagini (oggi la RMN e la TC consentono di arrivare a diagnosi specialistiche notevoli), ma anche da una serie di esami elettrofisiologici, come l’elettromiografia o l’elettroneuronografia. L’elettromiografia analizza l’attività elettrica delle fibre muscolari innervate dal facciale è significativa dopo almeno 15-20 giorni dall’evento paretico e particolarmente utile nella valutazione del recupero funzionale a medio e lungo termine. L’elettroneuronografia o Elettromiografia evocata (EEMG) consiste nella registrazione del potenziale d’azione composto (CAP) elicitato dalla stimolazione sopramassimale del nervo all’uscita dal foro stilo-mastoideo. La risposta del lato paralitico è indicata come % rispetto al lato normale ed è correlata con il numero di fibre nervose che non sono ancora degenerate Una riduzione del CAP favorevole non è superiore al 90% entro tre settimane dall’esordio della paresi. Ci sono inoltre altri test funzionali che ci fanno desumere la sede e l’entità della paralisi del facciale: a) Test di Schirmer, che consente di valutare la riduzione o l’abolizione della secrezione lacrimale; è positivo quando differenza fra i due lati > di 15 mm ed è valido soltanto nei primi giorni che fanno seguito all’evento paralitico. 12 b) Test di Magielski e Blatt, valuta i disturbi della secrezione salivare; si esegue introducendo un sottile catetere in entrambi i dotti di Wharton e raccogliendo per un minuto la saliva che si produce durante una stimolazione con succo di limone; si confronta il numero delle gocce/minuto e la quantità totale di saliva nei due lati. c) Gustometria, misura la diminuzione o la perdita del gusto nei 2/3 anteriori della emilingua omolaterale. Un altro esame molto importante è l’impedenzometria, con l’evocazione del riflesso cocleostapediale: se il riflesso è presente vuol dire che il danno nervoso è a valle dell’emissione del nervo del muscolo stapedio, quindi è sotto la fine del segmento mastoideo; se invece il riflesso è assente noi dobbiamo pensare che il danno è più a monte, quindi secondo segmento, segmento timpanico, primo segmento o tratto intralabirintico. La sede del danno si può desumere da altri esami, tra cui la RM con gadolinio, che oggi è così sensibile, così specifica, ha una risoluzione spaziotemporale tale da farci valutare anche gli edemi del nervo, oltre che i processi espansivi. TERAPIA In caso di paralisi di Bell: corticosteroidi, antivirali, antiedema sono i farmaci che più frequentemente vengono utilizzati, come anche vitamine del gruppo B, in modo da rivitalizzare il nervo e ridurre l’edema e la compressione. In caso di neuroaprassia: guarigione spontanea o con sole cure mediche nello spazio di 4-6 settimane in una elevata percentuale di casi, altrimenti dec. chirurgica In caso di assonotmesi: subito la decompressione del nervo a livello del canale di Falloppio se l’elettroneuronografia indica un blocco funzionale di oltre il 90% delle fibre nervose, altrimenti possiamo aspettare e in quel caso bisogna avvisare il paziente che il nervo può impiegare anche 4-5 mesi prima di recuperare più o meno completamente la sua funzione. 13 In caso di neurotmesi: sutura termino-terminale o reinnervazione attraverso altri segmenti nervosi, come l’accessorio spinale, l’ipoglosso o il nervo surale. Altre opzioni (rare): - neurotomia della corda del timpano o decompressione indiretta (soprattutto nello Zoster Oticus), per avere una riduzione dell’edema in senso retrogrado, cioè tagliando una componente del nervo si spera che il nervo riduca il suo diametro. - Interventi cosiddetti statici, come la trasposizione muscolare o di sospensione della mimica facciale, per ottenere un recupero della simmetria facciale, mentre la mimica facciale rimane compromessa. simona ronti 14