meccanismi al potere b. gruppo a. leader processo di leadership

LEADERSHIP (dall’inglese “TO LEAD”, guidare):
PROCESSO DI GUIDA DEGLI INDIVIDUI O DEI GRUPPI
NEL RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI
PROCESSO DI LEADERSHIP
influenzare o modificare il comportamento di un individuo o di un gruppo
MECCANISMI AL POTERE
IDEALIZZAZIONE – IDENTIFICAZIONE - PROTEZIONE
1.
2.
3.
4.
A. LEADER
B. GRUPPO
B ha una relazione individuale con A
B è concentrato su A mentre cerca di instaurare relazioni sociali
B tende a identificarsi con A (scoraggiare questo tipo atteggiamento)
B si centra su B e A agisce sullo sfondo
LEADERSHIP
COME FUNZIONE
allenatore-quadra
COME RELAZIONE
società sportiva
ELEMENTI PER RENDERE EFFICACE UN LEADER
essere accettato dai suoi collaboratori
riconoscimento superiori della sua autorità di leader
complessità e strutturazione mansione da svolgere
QUALITA’ E POTENZIALITA’
UTILI PER UN LEADER
DOTI ESSENZIALI
AD UN LEADER
controllo della posizione
stabilità e sicurezza
chiarezza comunicazioni
amore e conoscenza
capacità di interagire con gli altri
intelligenza
iniziativa
sicurezza di sé
elasticità mentale
motivazione ad essere un leader
FUNZIONI FONDAMENTALI DEL LEADER
1. dirigere e coordinare l’attività del gruppo, stabilire gli obiettivi,
distribuire e guidare il lavoro
2. stabilire un sistema di comunicazione col gruppo e motivarlo al lavoro
3. formare il gruppo, fornendo gli strumenti per sviluppare nuove capacità
Ogni leader possiede un proprio stile che cambia sempre da ciò che lo circonda
TIPI
DI LE
5
ADER
• CARISMATICO
frequentemente assunto, aria di mistero, in realtà povertà di idee
• AUTORITARIO
(“manganello” – sanzioni e punizioni)
• PATERNALISTA
rapporto amore-odio con i giocatori, non ammette di sbagliare e non
apprende dagli altri, tecnicamente in ritardo coi tempi
• “LASCIAR FARE”
ultimo apparso, estrema libertà - personalità di spicco -
• “CATALIZZATORE”
trae la propria autorità dalla naturale accettazione del gruppo
STILI
• AUTOCRATICO I
D E CI
SION
prende personalmente le decisioni
• AUTOCRATICO II
ALI D
5
E
L LEA
DER
ottiene le informazioni necessarie dai membri e decide da solo
• CONSULTIVO I
condivide i problemi con i membri più influenti del gruppo consultandoli
individualmente, tiene in considerazione le loro idee e prende da solo le
decisioni
• CONSULTIVO II
condivide i problemi con tutti i membri riuniti, tiene in considerazione le
loro idee e prende da solo le decisioni
• DI GRUPPO
condivide i problemi con il gruppo, lascia che questo generi ed esamini
delle soluzioni alternative e giunge a una soluzione consensuale
GRUPPO
DIVERSO DALLA SOMMA DEI SUOI MEMBRI
Cambiamento di un elemento … Modificazione di tutti gli altri elementi del gruppo
BISOGNO DI APPARTENENZA E DI “SENTIRSI PARTE DI UN’UNITA’”
ma anche
BISOGNO TUTELA PROPRIA IDENTITA’ (INDIPENDENZA)
ED AFFERMAZIONE DI SE’
BISOGNA AVER PRESENTE I TRE LIVELLI IN CUI SI MUOVONO I GRUPPI:
ATTIVITA’
INTERAZIONI
SENTIMENTI
IN
V
DI
I
I
U
D
PIU’ PREPARATI ALL’ATTIVITA’ LAVORATIVA
compito, meta da perseguire, che cosa
RIVOLTI AI SENTIMENTI COME ELEMENTO DI UNIONE
metodo da seguire per tenere assieme il gruppo
SQUADRA COME UN TUTT’UNO COMPATTO
errore - appoggio condiviso - valore formativo - ulteriore sviluppo del team
LEADERSHIP
ALLENATORE
processo di guida nel raggiungimento di obiettivi
svolge questo compito di guida degli atleti:
• acquisizione e mantenimento delle competenze sportive
• mantenimento della disciplina
• realizzazione di quanto necessario
per raggiungere le mete che ci si pone
• mantenimento della motivazione degli atleti a livelli elevati
COMPETENZE
DI DIVERSA NATURA: • capacità di pianificazione e programmazione
• capacità di trasferimento delle conoscenze
• abilità comunicative
• creatività e flessibilità
MOTIVARE GLI ATLETI AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI
N
E
L
AL
E
R
AT O
“AGGIUSTAMENTI AL REALE”
ERRORI DI VALUTAZIONE NELLA PROGRAMMAZIONE
sentimenti di scarsa autostima e di scarsa sicurezza
COMPITO FACILE - NOIOSO
diminuzione del livello di attenzione e quindi dell’apprendimento
LA MOTIVAZIONE
AUMENTA ALL’AVVICINARSI DEL “FINE” PROPOSTO
FINALIZZARE OGNI SEDUTA D’ALLENAMENTO
A RISULTATI SUFFICIENTEMENTE “REALI”
LEADER DELLA FUNZIONE
ALLENATORE
LEADER DELLE RELAZIONI
Attenzione … giocatore o dirigente
LEADER NON SI NASCE MA .. SI VIENE ELETTI !
alla
alla
alla
alla
conquistandosi il rispetto e l’attenzione della squadra grazie
COMPETENZA TECNICA
SENSIBILITÀ NEL CAPIRE E SAPER AFFRONTARE LE
SITUAZIONI DEI GIOCATORI
sia per quanto riguarda la palestra
che per i problemi personali (che influenzano tantissimo il
rendimento nelle squadre)
CAPACITÀ DI PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLE
PROPRIE DECISIONI E SAPERLE MOTIVARE
CAPACITA’ DI INSEGNAMENTO
L’allenatore dovrebbe ricercare le proprie motivazioni in due sfide:
SFIDA TECNICA
SFIDA TATTICA
punto di partenza
obiettivo che si vuole raggiungere
SITUAZIONE MOTIVANTE
SITUAZIONE FRUSTRANTE
REGOLE / CONSUETUDINI
Ogni allenatore deve comunicare le sue aspettative di comportamento
su tutti gli aspetti dell’allenamento e della partita
REGOLE GENERALI (NO APPLICAZIONE TROPPO RIGIDA)
compromesso migliore tra le esigenze della squadra e quelle dell’atleta
OGNI ALLENATORE DEVE ESSERE CAPACE
DI PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ
riguardo le sue scelte tecniche, tattiche e di gestione del gruppo
ATLETA E COACH
NON SI POSSONO SCARICARE LE RESPONSABILITÀ A VICENDA
RESPONSABILIZZARE OGNI ATLETA
a seconda delle sue possibilita’
E NO COMPITI CHE NON E’ IN GRADO DI ESEGUIRE
UN VERO LEADER SA METTERSI IN DISCUSSIONE
E CAPISCE I PROPRI ERRORI
se no: non impara mai e perde il rispetto del gruppo
“EMPOWERED TEAM”
• l’allenatore rimane sullo stesso piano delle atlete
ma con la peculiarità di un ruolo diverso
• i giocatori dovrebbero sentirsi liberi di discutere apertamente degli eventuali
problemi senza pensare che questo li penalizzerà
GIOCATORI DETERMINATI E ORIENTATI AL RISULTATO,
GIA’ ABITUATI A LAVORARE IN GRUPPO,
AD AFFRONTARE SACRIFICI,
E A PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’ SUGLI ERRORI
Attenzione:
COSTANZA DI COMPORTAMENTO DEL COACH
Importante il primo approccio della squadra con l’allenatore
L’ALLENATORE
si deve immedesimare nei propri giocatori
al momento delle decisioni importanti in partita
e deve tenere conto
del momento psicologico delle persone e del match
(giocatori in panchina – giocatori più forti)
MOLTE PARTITE SI VINCONO CON IL CARATTERE
PIU’ CHE CON LA TECNICA E LA TATTICA
aspetto gestione squadra che non va sottovalutato
GESTIONE DEI TEMPI
Nei momenti critici i giocatori in campo possono aver bisogno
sia di indicazioni tecnico/tattiche che di incitamento
CARICARE I PROPRI RAGAZZI
E MAGARI DIVERSIFICARE GLI OBIETTIVI DI GIOCO
ALLENARE UNA SQUADRA
• RISPONDERE A COMPITI EDUCATIVI E FORMATIVI
• RISPONDERE A TIFOSI, GENITORI, GIOCATORI, SOCIETÀ
• SELEZIONARE, MOTIVARE E SOSTENERE
I MEMBRI DELLA SQUADRA (oltre ai giocatori, quanti collaborano)
• SAPER ORGANIZZARE UN ALLENAMENTO
(scegliere squadra che scenderà in campo)
• CONOSCERE LE PROPRIE RESPONSABILITÀ LEGALI
NEI CONFRONTI DI GIOCATORI E SOCIETÀ
• AVER A CHE FARE CON RUOLI NON SEMPRE RICONOSCIUTI
A LIVELLO UFFICIALE (es: trasporti trasferte)
IL COACH DEVE ANCHE
• DIRIGERE, SUPPORTARE, MIGLIORARE LO STAFF
• COLLABORARE CON IL TEAM MEDICO
• ESSERE COMUNICATIVO CON I MEDIA
TECNICO, MANAGER, LEADER DELLA SQUADRA
COMUNICAZIONE
“TALENTO MOTIVALE”
RIFLETTERE SUI MECCANISMI
( es.: film o persona )
il contenuto di tutte le comunicazioni e’ costruito all’interno di una persona
MESSAGGIO
MAI NEUTRO
FILTRATO DALLA PERSONALITA’
( divertente – noioso )
CIO’ CHE SI COMUNICA VIENE REALMENTE CAPITO?
gestualità
“LEGGERE”
espressione del viso,degli occhi
PARTICOLARI INFORMAZIONI
spalle
SEGNALI
aggrottamento sopracciglia
sguardo vuoto, assente
No: “comprendi?”… Meglio: “cosa pensi di dover fare?”
… “Sto controllando la mia abilità di comunicare”
Responsabilita’ COMUNICAZIONE ACCURATA e meno INCOMPRENSIONI
DISCONFERMA: interlocutore ignora la relazione
NON SI PUO’
NON COMUNICARE !
OGNI COMPORTAMENTO
E’ UNA COMUNICAZIONE
LINGUAGGIO
VERBALE
LINGUAGGIO NON VERBALE
volontario o involontario
Limita attegiamenti e comportamenti
MOTIVAZIONE
OGNI FATTORE DINAMICO DEL COMPORTAMENTO
CHE INDIRIZZA LE ATTIVITA’ DELL’ORGANISMO VERSO UNA META
FATTORI CHE DETERMINANO LA PRATICA DELL’ESERCIZIO:
• DEMOGRAFICI: sesso, classe sociale
• DI SALUTE: livello della forma
• PSICOLOGICI: automotivazione
• PERCETTIVI: il piacere
• INTENSITA’ DELL’ESERCIZIO: durata dell’allenamento
• SOCIALI: staff di allenamento, lavori in gruppo
MOTIVAZIONE
AUTONOMA / INTRINSECA
ESPRESSIONE DEI BISOGNI
E DEI DESIDERI
DELL’INDIVIDUO
CI SI SENTE COMPETENTI
E AUTODETERMINANTI
NEI CONFRONTI
DELL’AMBIENTE
CIRCOSTANTE
(giocatori traggono piacere dal gioco)
ETERONOMA / ESTRINSECA
DERIVA DAL MONDO ESTERNO
SPESSO DA ALTRE PERSONE
ATTRAVERSO RINFORZI
POSITIVI O NEGATIVI
(più se ne ricevono, maggiore è
la necessità di riceverne
e minore è il valore che vi si assegna)
NO MOTIVAZIONE ADEGUATA … NO APPRENDIMENTO !
(se non c’è interesse, ogni sforzo risulta inutile o quasi)
L’allenatore deve INTERESSARE, MOTIVARE L’ALLIEVO (più facile coi ragazzi)
LA MOTIVAZIONE
slegata dalle capacità tecniche e dalle qualità fisiche dell’atleta
E’ GENERATA DALLO SPIRITO DI COMPETIZIONE
VERSO SE STESSI,
VERSO I COMPAGNI DI SQUADRA
VERSO GLI AVVERSARI
LA MOTIVAZIONE a collaborare all’interno del gruppo
durante il raggiungimento di una meta
TENDE A VALORI BASSI se l’individuo
tende a considerare QUASI IMPOSSIBILE O QUASI CERTO
IL RAGGIUNGIMENTO DI UN OBIETTIVO
PRINCIPALI FATTORI MOTIVANTI
• L’AFFERMAZIONE personale o di gruppo
• IL RICONOSCIMENTO DEI RISULTATI PERSEGUITI
• LA MAGGIORE RESPONSABILITA’
• IL LAVORO STIMOLANTE
• LA CRESCITA E LO SVILUPPO personale e del gruppo a cui si appartiene
COMPETIZIONE
PER FARE BENE E’ INDISPENSABILE FARE MEGLIO DEGLI ALTRI ?
GRUPPI “COLLABORATIVI”
• veri gruppi
• le loro discussioni producono più idee
• qualità superiore
GRUPPI “COMPETITIVI”
• palese individualismo
• non c’è integrazione tra i membri
• risultati inferiori
LA COMPETIZIONE E’ CAUSA DI ANSIA
posta psicologica molto alta
stato emotivo che interferisce sul rendimento
NON PROMUOVE L’ECCELLENZA
cercare di fare bene e cercare di battere gli altri sono due cose diverse
diversa motivazione che ognuno di questi due scopi ha alla base
Gli individui rendono al massimo nelle attività a loro particolarmente piacevoli
(MOTIVAZIONE INTRINSECA)
Un fattore motivante esterno (MOTIVAZIONE ESTRINSECA) non basta a farci
ottenere risultati altrettanto buoni
Il professionista crede in ciò che fa a prescindere da ciò che guadagna
LA VOGLIA DI FARE MEGLIO DEGLI ALTRI
AGISCE ESATTAMENTE COME FATTORE MOTIVANTE ESTRINSECO
In competitività non è l’attività in sé ad essere gratificante, ma “la soddisfazione di
sentirsi migliori di qualcun altro”
SANA FORMA DI COLLABORAZIONE A COMPETERE
Progredire insieme condividendo come finalità la competizione
certa tensione emotiva (ansia della competizione) se non eccessiva, producente
ANSIA
Sensazione di pericolo, potenziale o reale,
di danno fisico o psichico
Origina da percezione disequilibrio
fra richieste ambientali e capacità di risposta
DI STATO
Stato emozionale transitorio
caratterizzato da sentimenti negativi
di apprensione e tensione,
associato ad attivazione dell’organismo
DI TRATTO
Predisposizione soggettiva a percepire
certi stimoli ambientali come
potenzialmente pericolosi e a rispondervi
con vari livelli di ansia di stato
GRANDE STRESS PSICHICO
STATI D’ANSIA DI DIFFICILE SOLUZIONE
Concentrarsi il più possibile sul presente
per arrivare al meglio della condizione all’incontro da disputare
L’APPROCCIO PSICOLOGICO
E’ FONDAMENTALE PER LA VITTORIA FINALE
STRESS PSICOLOGICO (E FISICO) SUPERATO O ARGINATO CON:
• IL RIPOSO
• UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE: no illecito sportivo, sostiene anche
psicologicamente il nostro lavoro
• L’ALLENAMENTO SPECIFICO: sia fisico che psichico, agisce bene sulla
tranquillità dinanzi a gare dal risultato incerto (ricordi positivi gara vinta …
non demordere, non cadere nell’incertezza, non perdere stima)
• LO STUDIO TATTICO: studiare il piano di gara per essere davvero presenti e
per prepararsi tatticamente all’incontro (semplice foglio-strategie migliori)
piano gara accuratamente preparato … informazioni da archiviare sul gioco
• UN CORRETTO RISCALDAMENTO: occasione per ripassare tutto
mentalmente e per effettuare al meglio l’ingresso nel match;
momento conclusivo di tutte le preparazioni
ATTEGIAMENTI NEGATIVI SQUADRE
“GIOCATORI GEMELLI”
Riscaldamento insieme
Si agevolano a vicenda
L’esercizio è più facile
Rallentano il ritmo
No effetto allenante
Squadra in piccoli gruppetti
(ottimi giocatori peggiorano)
Ci si deve confrontare con più compagni per allenarsi
Predisporre gruppi o coppie diverse
RIFIUTI
Nuove tecniche / situazioni di gioco
Giocatori in difficoltà
Bassa autostima di sé e delle proprie capacità
Si rimuove l’ostacolo,
non si affronta
Insuccessi iniziali: fase normale apprendimento
Tempo: risultati e soddisfazioni personali
Per studiare il rapporto
ATLETA/ALLNATORE
(o GRUPPO SQUADRA/ALLENATORE)
“LEADERSHIP SCALE FOR SPORT”
Chelladurai e Saleh (1980)
Permette un supporto professionale
mirato all’ottimizzazione delle competenze
OBIETTIVI
Studio del processo di leadership nella pallavolo femminile di alto livello,
indagando l’incidenza delle 5 dimensioni comportamentali del leader.
In secondo luogo, si è applicato tale studio alle squadre di sesso opposto.
STRUMENTO
“LEADERSHIP SCALE FOR SPORT” (LSS)
40 ITEM, espressione delle 5 dimensioni comportamentali del leader:
1) ALLENAMENTO E ISTRUZIONE
comportamenti orientati al miglioramento delle prestazioni degli atleti
2) COMPORTAMENTO DEMOCRATICO
comportamenti che permettono la partecipazione degli atleti nelle
decisioni riguardanti obiettivi, metodi, aspetti tecnici e tattici
3) COMPORTAMENTO AUTOCRATICO
comportamenti che evidenziano un forte grado di autorità
4) SUPPORTO SOCIALE
comportamenti rivolti alla gestione del benessere degli atleti e
dell’atmosfera sociale all’interno del gruppo
5) FEEDBACK POSITIVI
comportamenti di rinforzo all’atleta
Una e una sola risposta fra 5 possibilità:
• SEMPRE
• SPESSO
• A VOLTE
• RARAMENTE
• MAI
=5
=4
=3
=2
=1
Il test di Chelladurai (LSS) può essere utilizzato secondo tre differenti modalità:
PERCEZIONI ATLETI
Esempio:
“Il mio allenatore fornisce apprezzamenti a un
atleta in seguito ad una prestazione positiva”
PREFERENZE ATLETI
Esempio:
“Vorrei che il mio allenatore fornisse apprezzamenti
a un atleta in seguito ad una prestazione positiva”
PERCEZIONI ALLENATORE
Esempio:
“In seguito a prestazioni positive rinforzo gli atleti”
METODO
E’ stata somminisrata la “Leadership Scale for Sport” ad un campione di atleti
agonisti di alto livello tecnico in fase di allenamento
CAMPIONE
67 atleti di pallavolo (30 di sesso femminile, 37 di sesso maschile) e 6 allenatori.
Le squadre testate partecipano ai Campionati Nazionali di serie B1 e B2
SQUADRE
CONTATTATE
SESSO
SQUADRE
SERIE
PROFESSIONALE
NUMERO ATLETI
INTERVISTATI
Coop. Novate (MI)
F
B1
10
Prime Time Bresso (MI)
F
B2
10
Geas Pallavolo Cologno (MI)
F
B2
10
Us Scanzorosciate (BG)
M
B1
12
Pallavolo Concorezzo (MI)
M
B2
13
Escher As Merate (LC)
M
B2
12
Età media del campione: 23 anni (minimo: 14 anni; massimo: 34 anni)
CONCLUSIONI
SQUADRE MASCHILI E FEMMINILI
Le dimensioni che si differenziano significativamente sono:
SUPPORTO SOCIALE e FEEDBACK POSITIVO
sia per la percezione attuale che per le caratteristiche desiderate
riferite alla figura dell’allenatore
ALLENAMENTO/ISTRUZIONE e COMPORTAMENTO AUTOCRATICO
solo per la percezione attuale delle caratteristiche del tecnico
Gli atleti di sesso maschile, in relazione al campione di sesso femminile,
presentano delle valutazioni inferiori rispetto all’autovalutazione dell’allenatore.
Questo non si può asserire per:
• la percezione attuale del FEEDBACK POSITIVO
dove tutti gli atleti hanno una percezione inferiore rispetto all’autovalutazione
dell’allenatore
• la dimensione del desiderato relativa al COMPORTAMENTO DEMOCRATICO
dove i maschi desidererebbero di più rispetto alle femmine