VItICOLtuRA LA VIGNA : " IL BUON VINO NASCE IN VIGNA" suona un detto tra i viticoltori. E in effetti non c'è uomo o additivo che possa rendere un vino migliore rispetto alla qualità dell'uva raccolta. E' in campagna che si produce il vino, ancor prima che in cantina. Ha giocato un ruolo fondamentale quello che i francesi hanno felicemente definito terroir: Terroir è un insieme di fattori geografici, climatici, geologici e biologici (il vitigno) unico e irripetibile. Allora, prima di imparare a conoscere il vino è importante conoscere le sue radici. Più sei in basso più devi salire. Sapere per esempio, che tutte le principali regioni viticole del mondo sono nei paesi posizionati tra i 30 e i 50 gradi di latitudine, ovvero in zone dal clima temperato. In stretto rapporto con la latitudine va poi considerata l'altitudine sul livello del mare ideale per la coltivazione della vite. Come regola generale va tenuto presente che l'altitudine può essere tanto più elevata quanto più bassa è la latitudine. Esempio: le grandi vigne di Borgogna non superano i 60mt sopra il livello del mare. In Cile, situato molto più in basso, i migliori risultati si ottengono a 600mt sul livello del mare. viticoltura VItICOLtuRA Sole e pioggia nelle giuste proporzioni. Per portare le uve ad un giusto grado di maturazione, la vite ha bisogno di un clima temperato temperature medie intorno ai 10° luce e sole intorno alle 1300-1500 h acqua 650-700mm. Come si può notare la natura pensa al clima, ma l'uomo può comunque parzialmente intervenire modellando in base alle proprie esigenze la coltura: l’inerbimento del terreno distanze di impianto forme di allevamento, e tutto ciò che consente di sfruttare al meglio i fattori climatici. In ultima analisi si può dire che la qualità del vino è data da: Fattori fissi Clima e microclima terreno Fattori variabili Vitigno Sistema di coltivazione Sanita' delle uve Andamento climatico vitigno La vite è una pianta legnosa, prostrata o rampicante, che predilige i climi miti e temperati e che viene fortemente danneggiata dalle gelate invernali e soprattutto primaverili. È dotata di radici non molto profonde, a espansione soprattutto laterale. La vite più coltivata appartiene alla Vitis vinifera varietà sativa, che viene però innestata su piedi di origine americana o ibridi euroamericani, resistenti agli effetti devastanti della fillossera, un parassita che ancora nella seconda metà dell’Ottocento ha distrutto più dell’80% delle viti in Europa. La coltivazione della vite e la produzione di uve di qualità viene influenzata da diversi fattori, relativi sia alle caratteristiche proprie della pianta (vitigno o cultivar, portainnesto o piede), sia alle condizioni pedoclimatiche, sia alle tecniche colturali applicate. La produzione di vini DOC e DOCG è concentrata in zone collinari (circa 60%), il 30-35% in quelle di pianura e il 5-10% in quelle di montagna. Il grappolo d’uva Il grappolo è l’infiorescenza della vite; può essere piuttosto grosso, come quello delle uve da tavola Regina e Italia, o più piccolo, come quello delle uve Pinot. È formato dal rachide o raspo per circa il 5% del peso e dagli acini per il restante 95%, formati a loro volta dalla buccia (esocarpo), dalla polpa (mesocarpo) e dai vinaccioli (endocarpo). Il rachide o raspo è l’asse centrale del grappolo e contiene acqua, pectine, cellulosa, resine e polifenoli. I tannini possono conferire astringenza; per ridurre questa eventualità sempre più spesso la diraspatura viene eseguita prima della pigiatura, sia nella vinificazione in bianco sia in quella in rosso. L’acino presenta esternamente la buccia, che può essere più o meno spessa e consistente; è ricoperta di una sostanza cerosa e biancastra chiamata pruina, sulla quale possono essere presenti dei lieviti responsabili dell’inizio della fermentazione. terra di Eccellenza per la vite tERRENO Dimmi che terreno hai e ti dirò quale vitigno meglio si adatta: è una regola che i viticoltori conoscono da tempo come dimostrano le tradizioni vitivinicole di ogni regione. SABBIOSO SILICEO = LEGGEREZZA PROFUMO MA POCO CORPO RICCHI DI SOSTANZE ORGANICHE = PIATTO CALCAREI ARGILLOSI = ESALTANO PROFUMO- FINEZZACORPO GRADAZIONE ALCOLICA CALCAREI MARNOSI= RICCHI DI SALI MINERALI E LE TERRE ROSSE GENERANO VINI DI QUALITA' ECCELSA POTASSIO = FAVORISCE RICCHEZZA DI ZUCCHERI RESISTENZA AL FREDDO - ATTACCHI PARASSITARI FOSFORO = FINEZZA DEI VINI ZONE FREDDE + ACIDITA' - ZUCCHERI ZONE CALDE + ZUCCHERI - ACIDITA' terreno tERRENI PER LA VItE Albariza Terreno bianco in superficieformato da depositi di diatomite, che si trova nella zona dello Jerez Alluvionali Depositi lasciati da corsi d'acqua, composti per la maggior parte da limo, sabbia e ghiaia, molto fertil Ardesia Roccia dura di colore grigio intenso formatasi dalla compressione di diversi sedimenti. Cattura e trattiene facilmente il calore. Base di ottimi vini in particolare nella zona della Mosella Argilla Terreno a grana fine, che trattiene bene l'acqua, è freddo, acido e piuttosto difficile da lavorare. Un terreno troppo argilloso rischia di soffocare le radici delle piante, una percentuale di argilla mescolata ad altri suoli è benefica Calcare Roccia sedimentaria costruita essenzialmente di carbonati. Il suo carattere alcalino favorisce generalmente la produzione di uve dal tasso di acidità piuttosto alto Galestro nome dato in Toscana ai suoli rocciosi e scistosi presenti nella maggior parte dei migliori vigneti della regione Gesso Roccia alcalina tenera, fresca e porosa, da cui nascono uve dall'alto contenuto in acidi Terreno granuloso di natura silicea che assicura un ottimo drenaggio. Acido e poco fertile, le viti che vi sono impiantate spingono in profondità le proprie radici in cerca di elementi nutritivi: il sottosuolo determina i caratteri delle uve Grave Lignite Una materia scura che sta tra il carbone e la torba, calda e molto fertile, tipica dei vigneti della Champagne e della Germania tERRENI PER LA VItE Marna Argilla calcarea e fredda che ritarda la maturazione dell'uva e ne aumenta l'acidità. Presente in molte zone viticole di grande pregio Quarzo Minerale tra i più comuni ed abbondanti, è presente in numerosi terreni. Il suo ph elevato riduce l'acidità del vino Sabbia Piccole particelle di rocce e di minerali disgregati dal tempo, che trattengono poco l'acqua ma che costituiscono un terreno caldo ed areato, con buon drenaggio. I terreni sabbiosi sono facili da lavorare e sono adatti ai vitigni precoci Scisto Roccia cristallina a grana grossa che ben trattiene il calore. Ricca di potassio e magnesio, è povera di azoto e sostanze organiche Silice Roccia che trattiene e riflette ottimamente il calore ma non l'acqua. Un'importante componente silicea è presente in buona parte dei terreni del bordolese. Questo tipo di terreno è spesso associato al caratteristico profumo di pietra focaia presente in certi vini Terra rossa Terreno sedimentario argilloso, a volte con componente silicea, che deposita dopo che dal calcare si sono depositati i carbonati. Famose le terre rosse di alcune regioni australiane Tufo Nome dato a rocce di origine vulcanica, presente in importanti regioni viticole, come la Loira Vulcanici I terreni vulcanici hanno una doppia origine: da una parte la lava, dall'altra gli elementi proiettati nell'atmosfera in seguito all'eruzione. Il 90% delle rocce vulcaniche, a base di lava, sono basaltiche mentre il resto formato da andesite, retinite,riolite e trachite Le malattie della vite Le malattie della vite non sono solo di origine crittogama o parassitaria, ma comprendono tutte quelle alterazioni degli organi della pianta dovute ad avversità atmosferiche e a carenze alimentari che provocano disturbi fisiologici manifesti, alterazioni che vengono più propriamente chiamate ampelopatie. L'instaurarsi delle malattie è totalmente legato alle condizioni che favoriscono lo sviluppo delle piante ed è per questo che la loro diffusione è associata a diversi fattori: il microclima che circonda la pianta può permettere lo sviluppo di determinate fisiopatie così come il terreno, l'esposizione, la forma di allevamento, le varie fasi vegetative e i vari organi della pianta, possono facilitare o meno un determinato patogeno o parassita. La fillossera Nel periodo compreso tra il 1858 e il 1862 comparve in Europa la Fillossera della vite (Viteus vitifolii (Fitch) (Rincoti, Fillosseridi), afide proveniente dal Nord America, che si diffuse rapidamente in tutte le zone viticole dimostrandosi esiziale per i pregiati vitigni europei. In Italia arrivò nel 1879 (in provincia di Como e di Milano, e nell'anno successivo in provincia di Caltanissetta e Messina). Durante il suo progressivo espandersi nella penisola italiana distrusse due milioni di ettari di vigneti. Le radici della vite europea, a differenza di quella americana, sono sensibili alle punture della Fillossera. I tessuti radicali subiscono una grave disorganizzazione, spesso aggravata da successivi insediamenti di microrganismi patogeni. La pianta deperisce notevolmente e quindi muore. Il problema della Fillossera, gravissimo per la viticoltura europea, diede luogo sul finire dell'800 alla promulgazione di tutta una serie di misure contenitive e di lotta, dimostratesi però inefficaci. Esso venne risolto mediante l'innesto della vite europea, produttrice di vini di qualità, su piede di vite americana o di suoi ibridi, resistenti agli attacchi della Fillossera: tale metodo è tuttora di generale applicazione. La fillossera Phylloxera vitifolii nella famiglia dei fillosseridi Peronospora L'agente patogeno della Peronospora è un fungo ficomicete appartenente alla famiglia delle Peronosporaceae; la Plasmopara viticola. Questo fungo è stato importato in Francia dall'America alla fine del XIX secolo. Insieme all'oidio, la peronospora rappresenta una delle più gravi e diffuse avversità della vite. Foglie: sono colpite a partire da 5-6 cm2 di superficie. Inizialmente compaiono, sulla pagina superiore, delle chiazze traslucide simili a "macchie d'olio". In seguito, se l'umidità relativa è elevata, in corrispondenza delle chiazze d'olio, sulla pagina inferiore della foglia compare uno strato muffoso grigiobiancastro (forma "palese"). Se invece l'umidità relativa è bassa, la muffa non si forma (forma "larvata"). Sintomo finale è la necrosi dei tessuti fogliari, con successivo disseccamento. Infiorescenza: i grappolini assumono la tipica forma a "S", con rachide lessato. Infine disseccano. Un altro sintomo che si può osservare sull'infiorescenza è la comparsa della muffa. - Grappoli: gli acini vengono colpiti quando non sono più grossi di un pisello. Imbruniscono, disseccano, cadono. Anche qui può formarsi la muffa. La tignola E un lepidottero apparentemente alla famiglia dei Tortricidi, Larve lunghe circa 12 mm di colore rosabruno, lenta nei movimenti. L'adulto ha un' apertura alare di circa 10-15 mm. Danni Le larve compiono danni sui bottoni fiorali erodendoli e sugli acini nei quali penetrano svuotandoli e portandoli a marcire. Botrite o Muffa Grigia La botrite attacca solo i tessuti verdi e ricchi d'acqua, non lignificati. L'attacco è tanto più grave quanto maggiore è l'umidità. Sintomo indicativo della malattia è il marciume. - foglie: attacchi quasi assenti, o di piccola entità. Solo in condizioni di umidità elevata, sulle foglie compaiono macchie clorotiche che poi imbruniscono e necrotizzano. Su di esse compare la caratteristica muffa grigia. Carie Bianca o Marciume Bianco Questa malattia, denominata anche "marciume bianco", viene provocata dal fungo Coniella diplodiella. Si sviluppa facilmente durante i mesi estivi, in condizioni di elevata umidità e temperatura attorno ai 25°C, in seguito a lesioni sugli acini provocate da fattori di diversa natura, quali grandine, punture d'insetto, uccelli, …Il fungo, che si conserva generalmente sui grappoli malati caduti per terra, penetra all'interno degli acini attraverso queste ferite, e si sviluppa dando il via all'infezione. Quindi si propaga ulteriormente e passa da un acino all'altro attraverso i peduncoli ed il rachide. Escoriosi Questo fungo sverna sotto forma di micelio nelle gemme, oppure sotto forma di picnidi (=organi di perpetuazione del fungo) sui tralci e sulle foglie cadute a terra. In primavera, con umidità relativa elevata (99%), e un optimum di temperatura attorno ai 23°C, i picnidi germinano e producono le spore, che tramite la pioggia vanno ad infettare i nuovi germogli (maggiormente sensibili quando sono lunghi 3-10 cm). Le gemme basali non germogliano, compromettendo la produzione dell'anno e quelle successive. Le foglie dei nodi basali possono presentare delle piccole macchie clorotiche circolari, che poi necrotizzano, e delle bollosità. Le infiorescenze spesso abortiscono. Gli acini, raramente colpiti, presentano annerimenti e mummificazioni, e si ricoprono di picnidi. Sulle foglie compaiono delle macchioline circolari gialle ai bordi e scure al centro. La pianta subisce un progressivo deperimento e nel giro di pochi anni muore. Oidio o malbianco Viene anche detto "malbianco", o "nebbia". Si tratta di un fungo ascomicete, appartenente alla famiglia delle Erysiphaceae: Forma ascofora; Uncinula necator. Forma conidiofora; Oidium Tuckeri. Originario del nord America, è stato introdotto accidentalmente in Europa nella metà del XIX secolo. Insieme alla peronospora costituisce una delle malattie più gravi e diffuse della vite. I Attacca sempre i tessuti giovani della pianta, mai quelli vecchi Sulla pagina superiore delle foglie compare una efflorescenza muffosa di aspetto ragnateloso di colore grigio- biancastro, che si evolve in polvere biancastra (da cui il nome "malbianco"). Contro luce si vedono delle macchie decolorate, traslucide, simili alle "chiazze d'olio" tipiche della peronospora. La lamina fogliare si accartoccia verso l'alto assumendo la tipica conformazione "a coppa". Infine la foglia necrotizza. Clima alternato di pioggia e sole favorisce attacchi di oidio.