POSIZIONAMENTO DI PROTESI PENIENA TRICOMPONENTE MEDIANTE TECNICA “NO-TOUCH” MODIFICATA G. Liguori, A. Zordani, S. Ciampalini, S. Bucci, S. Benvenuto, G. Ollandini, G. Mazzon, E. Belgrano, C. Trombetta Clinica Urologica; Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste SCOPO DEL LAVORO L’infezione postoperatoria è la complicanza più temuta nella chirurgia protesica in quanto quasi inevitabilmente porta alla rimozione o alla revisione della protesi. Accorgimenti e misure preventive quali preparazione del paziente, profilassi antibiotica e introduzione del rivestimento delle protesi con un film antibiotico a rilascio graduale hanno notevolmente diminuito, senza però azzerare, il tasso di infezioni postoperatorie. Descriviamo una tecnica innovativa, recentemente introdotta da Eid e da noi modificata, che consente il posizionamento di una protesi tri-componente evitando completamente qualsiasi contatto tra protesi e cute. MATERIALI E METODI Dopo un’accurata preparazione del pz, seguita dalla disinfezione del campo operatorio, si collocano i teli chirurgici ed un telo adesivo dal quale fuoriesce il pene e lo scroto. Viene praticata quindi un'incisione mediana sul rafe peno-scrotale e si esegue una dissezione attraverso i tessuti sottocutanei. Viene quindi posizionato il divaricatore di Scott e tramite gancini spuntati viene esposto il campo operatorio. Successivamente la procedura viene interrotta e tutti gli strumenti chirurgici e i guanti “contaminati” vengono sostituiti. Si cambiano tutti i guanti chirurgici. Si utilizza un telo trasparente per coprire in maniera non aderente il campo operatorio. A livello della sottostante finestra operatora si pratica una lieve incisura e tramite altri gancini spuntati si fissa il telo sul margine dell’incisione cutanea. Questa procedura permette di evitare il contatto tra la protesi e gli strumenti chirurgici con la cute del paziente. L’impianto del dispositivo procede secondo la tecnica classica di posizionamento di protesi tricomponente con accesso peno scrotale. Solo dopo che le incisioni nei corpi cavernosi sono state suturate e le restanti parti della protesi sono state coperte con uno strato di fascia di Buck, si rimuove il telo e si termina con la chiusura del sottocute e della cute a punti staccati. RISULTATI Nei 5 casi eseguiti con tecnica no-touch non vi sono state complicanze nel decorso postoperatorio. A 6 mesi dall’intervento i pazienti riferiscono un soddisfacente funzionamento protesico. DISCUSSIONE Il trattamento con antibiotici peri-operatori, detergenti e preparazioni disinfettanti non è in grado di eliminare tutta la flora cutanea. Nella nostra esperienza, l’applicazione di un telo sterile non aderente ha consentito il completo isolamento del campo operatorio, degli strumenti e della protesi dalla cute: in questo modo secondo noi si limitano al massimo le possibilità di contaminazione durante le procedure chirurgiche. Il vantaggio del posizionamento di un telo non aderente è quello di permettere all’operatore di manipolare sia la protesi che la cute dei genitali senza che guanti e protesi vengano mai a contatto diretto con la cute e tra di loro. CONCLUSIONE Riteniamo che impedire il contatto diretto con la fonte batterica sia mandatorio al fine di azzerare il rischio di infezione postoperatoria.