Vol. 77; n. 3, Supplement 2, September 2005 Founded in 1924 by: G. Nicolich U. Gardini G.B. Lasio Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion SIIC Data Base Urological and Andrological Sciences XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.) Official Journal of the SIEUN S.I.E.U.N. Società Italiana di Ecografia Urologica Nefrologica e andrologica 3-6 Novembre 2005 - Giardini Naxos Giuseppe Martorana Presidente S.I.Ur.O Darwin Melloni - Mario Motta Presidenti del Congresso Francesco Micali Presidente Onorario Official Journal of the SIUrO SIUrO Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano Main Topic: I Tumori della Vescica Società Italiana di Urologia Oncologica Urological and Andrological Sciences Official Journal of the SIEUN - Official Journal of the SIUrO Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion SIIC Data Base Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica XV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.) Main Topic: I Tumori della Vescica Presidente S.I.Ur.O.: Prof. Giuseppe Martorana Presidenti del Congresso: Prof. Darwin Melloni e Prof. Mario Motta Presidente Onorario: Prof. Francesco Micali Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005 Sede del Congresso Centro Congressi Russott Hotel V.le Jannuzzo, 47 98035 Giardini Naxos (ME) II Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Consiglio Direttivo e Scientifico S.I.Ur.O. Presidente Giuseppe Martorana Past President Francesco Boccardo Vice Presidente Giorgio Arcangeli Segretario e Tesoriere Alessandro Bertaccini Consiglieri Michele Battaglia, Oscar Bertetto, Enrico Bollito, Sergio Bracarda Giario Conti, Domenico Prezioso, Gigliola Sica Comitato organizzatore locale Giuseppina Anastasi Sebastiano Condorelli Giovanni Crea Mario Falsaperla Bruno Giammusso Antonino Inferrera Francesco Marchese Carlo Magno Francesco Salvo Alberto Saita Il Convegno è organizzato sotto il Patrocinio di: Ministero della Salute Assessorato Regionale alla Sanità Provincia Regionale di Messina Università degli Studi di Catania Azienda Ospedaliera – Universitaria di Catania Vittorio Emanuele II, S. Bambino e Ferrarotto Università degli Studi di Messina Società Italiana di Urologia – S.I.U. Associazione Urologi Italiani – A.U.R.O. Società Italiana di Andrologia – S.I.A. Gruppo Italiano di Uropatologia – G.i.u.p. Associazione Italiana di Radiologia Oncologica – A.I.R.O. Associazione Italiana di Oncologia Medica – A.I.O.M. Società Italiana di Cancerologia – S.I.C. Società Italiana di Psiconcologia – S.I.P.O. Studi Avanzati Malattie Urologiche – S.A.M.U.R. - onlus Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 III XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Cari Amici e Cari Colleghi, il Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica torna dopo 9 anni in Sicilia con la sua XV edizione ed il tema principale sarà "il tumore della vescica". Il principale obiettivo che il comitato Direttivo della SIUrO si è posto nella definizione del programma scientifico del congresso è stato quello di rispettare una delle caratteristiche principali della nostra Società, cioè mantenere in plenaria le varie sessioni, senza allungare il congresso e senza rendere le giornate troppo pesanti! L’evento si articola complessivamente in 3 giornate. La prima mezza giornata è dedicata, oltre ad alcune sessioni di comunicazioni, ai simposi satellite che, in un’ottica di "par condicio"verranno tenuti tutti lo stesso giorno. Al termine dei lavori avrà luogo la cerimonia inaugurale. La giornata di Venerdì 4 novembre sarà dedicata prevalentemente alla neoplasia uroteliale superficiale mentre le giornate di sabato e domenica saranno dedicate prevalentemente alle neoplasie uroteliali infiltranti. Come nelle ultime due edizioni i crediti ECM verranno attribuiti "per giornata"; da ricordare tuttavia che per ottenere i crediti della mezza giornata di domenica è necessario aver seguito interamente la giornata di sabato. Le principali società scientifiche con interessi uro – oncologici, nazionali ed europee, saranno presenti con importanti contributi scientifici. Per la prima volta quest’anno l’organo ufficiale della SIUrO, l"Archivio Italiano di Urologia e Andrologia", darà ampio spazio, per la pubblicazione "per extenso", delle comunicazioni selezionate e dei poster premiati. Sono certo che anche il XV Congresso Nazionale SIUrO rappresenterà un importante momento di aggiornamento e di scambio multidisciplinare sui più recenti contributi inerenti le neoplasie della vescica. E’ pertanto anche a nome dei componenti del Comitato Direttivo SIUrO e dei Presidenti del Congresso che rivolgo a tutti un caloroso invito a non mancare a questo importante appuntamento scientifico! Giuseppe Martorana Presidente S.I.Ur.O. Cari colleghi ed amici, abbiamo il piacere e l'onore di invitarvi a Giardini Naxos per il XV Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica. Abbiamo assistito nei decenni trascorsi ad una vera e propria rivoluzione culturale della nostra disciplina, sia con il rilancio della grande chirurgia oncologica sia con il pressante avvento di sempre più nuove innovazioni tecnologiche. L'importanza della nostra Società ed il suo ruolo sono peraltro messi in rilievo dal crescente numero degli iscritti, dall'interesse che altre specialità dimostrano ai nostri eventi e dal considerevole contributo scientifico e di presenze che viene annualmente rilevato. Giardini Naxos è uno dei posti più belli al mondo, affascinante cornice di storia, arte, cultura e sarà lieta di ospitarvi numerosi. Nel rinnovare a tutti i soci il più sentito ringraziamento per avere designato noi alla presidenza del XV Congresso, vi formuliamo il più caloroso degli inviti. Arrivederci a Giardini Naxos Darwin Melloni Mario Motta IV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica PROGRAMMA SCIENTIFICO 3 - 6 novembre 2005, Giardini Naxos Giovedì 3 novembre 2005 Sala Tindari B 14.00 - 15.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1 Moderatore: Bollito Enrico (Torino), Tenaglia Raffaele (Chieti) Sala Pitagora 14.00 - 15.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Miscellanea Moderatori: Fandella Andrea (Treviso), Aragona Federico (Palermo) Sala Dionisio 14.00 - 15.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Vescica 1 Moderatori: Nicita Giulio (Firenze), Danesi E (Roma) Sala Tindari B 15.00 - 16.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Prostata 2 Moderatori: Muzzonigro Giovanni (Ancona), Orecchia Roberto (Milano) Sala Pitagora 15.00 - 16.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Rene Moderatori: Severini Giuseppe (Bologna), Ferraù Francesco (Taormina) Sala Dionisio 15.00 - 16.00 Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Vescica 2 Moderatori: Iacopino Fortunata (Roma), Consoli Carmelo (Catania) Sala Tindari A 16.00 - 17.00 Simposio Satellite - Eventi scheletrici da Carcinoma della prostata: nuovi approcci terapeutici (NOVARTIS) Moderatori: De Cobelli Ottavio (Milano), Dogliotti Luigi (Orbassano) Bifosfonati e metabolismo osseo in oncologia Relatore: Bertoldo Francesco (Verona) Metastasi ossee: dalla palliazione alla cura Relatore: Orecchia Roberto (Milano) Le esperienze cliniche: l'acido zoledronico Relatore: Ficarra Vincenzo (Verona) 16.00 - 17.00 Simposio Satellite - La Gemcitabina nel trattamento del carcinoma superficiale della vescica: ultimi dati dalla ricerca clinica e prospettive future (ELI LILLY) Moderatori: Di Silverio Franco (Roma), Morgia Giuseppe (Sassari) L'esperienza toscana Relatore: Bartoletti Riccardo (Firenze) L'esperienza genovese Relatore: Maffezzini Massimo (Genova) L'esperienza piemontese Relatore: Gontero Paolo (Novara) L'esperienza di uno studio interregionale Relatore: Conti Giario (Como) Conclusioni Relatore: Berardini Ettore (Roma) Sala Tindari B Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 V XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Sala Tindari A 17.00 - 18.00 Simposio Satellite - Carcinoma della prostata localmente avanzato: nuove evidenze cliniche (ASTRA ZENECA) Moderatore: Melloni Darwin (Messina) Indicazioni all'uso dell'ormonoterapia nel localmente avanzato Relatore: Pagliarulo Arcangelo (Bari) Bicalutamide 150: obiettivo sopravvivenza Relatore: Conti Giario (Como) La qualità di vita nella scelta terapeutica Relatore: Maffezzini Massimo (Genova) 17.00 - 18.00 Simposio Satellite - Le sindromi dolorose nel paziente oncologico in urologia (GRÜNENTHAL FORMENTI) Moderatore: Boccardo Francesco (Genova), Di Silverio Franco (Roma) Fisiopatologia del dolore nel paziente oncologico in urologia Relatore: Agostara Biagio (Palermo) Aspetti pratici del trattamento del dolore in urologia: metodologia e misura del dolore e della qualità della vita Relatore: Bertetto Oscar (Torino) Nuove prospettive terapeutiche Relatore: Luzzani Massimo (Genova) 18.00 - 18.30 Simposio Satellite - Nuovi bersagli per nuove terapie (BAYER) Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna) Relatore: Porta Camillo (Pavia) 18.00 - 18.30 Simposio Satellite - Nuovi sviluppi dello studio PCPT sulla chemioprevenzione del CAP (MERCK) Moderatore: Morgia Giuseppe (Sassari) Relatore: Artibani Walter (Padova) 18.30 - 19.00 Simposio Satellite - LHRH agonisti: controllo ottimale dei livelli di testosterone? (ASTELLAS PHARMA) Moderatore: Melloni Darwin (Messina) 18.30 - 19.00 Lettura Magistrale - Riabilitazione neuro-uro-sessuologica nei pazienti operati di tumore alla vescica Presenter: Belgrano Emanuele (Trieste) Relatore: Rigatti Patrizio (Milano) 19.00 - 19.30 Lettura Magistrale - Presentazione linee guida CNR - MIUR Presenter: Boccardo Francesco (Genova) Relatore: Silvestrini Rosella (Milano) Sala Tindari B Sala Tindari A Sala Tindari B Sala Tindari A Sala Tindari B Seduta Plenaria - Sala Tindari A Seduta Plenaria - Sala Tindari A 19.30 - 21.00 Cerimonia inaugurale Lettura su “Fotografia, mito, realtà” Relatore: Prof. Paolo Morello Cocktail di benvenuto 17.00 - 18.30 Riunione “Club Italiano Biopsie Prostatiche” Sala Ulisse VI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Venerdì 4 novembre 2005 - Il carcinoma superficiale (4 crediti ECM)* 07.45 - 08.00 Compilazione Questionari ECM 08.00 - 10.00 Corso - Anatomia patologica del carcinoma uroteliale Moderatori: Aragona Federico (Palermo), Pavone Macaluso Michele (Palermo) Classificazione WHO 2004: considerazioni generali e classificazione delle neoplasie superficiali Relatore: Montironi Rodolfo (Ancona) Classificazione WHO 2004: neoplasie infiltranti e varianti rare Relatore: Bollito Enrico (Torino) Fattori patologici prognostici e predittivi: rivalutazione alla luce della classificazione WHO 2004 Relatore: Patriarca Carlo (Melegnano) La citologia urinaria: siginificato attuale e nuove prospettive Relatore: Sentinelli Steno (Roma) Diagnosi di Carcinoma uroteliale mediante esame F.I.S.H. di cellule esfoliate delle vie urinarie Relatore: Maffezzini Massimo (Genova) Intervento preordinato: ruolo della telomerasi Relatore: Siracusano Salvatore (Trieste) 10.00 - 10.30 Giuliani Lecture - Trimodality treatment of cancer Presenter: Arcangeli Giorgio (Roma) Relatore: Shipley William U. (Boston) 10.30 - 10.45 Break 10.45 - 12.30 Corso - Transitional Cell Carcinoma (TCC) superficiale Moderatori: Casetta Giovanni (Torino), Bassi Pierfrancesco (Padova) Fattori prognostici e predittivi Relatore: Bassi Pierfrancesco (Padova) Prevenzione e trattamento delle complicanze da BCG Relatore: Fiorio Maurizio (Perugia) Discussione interattiva su casi clinici: stadio T1 trattamento aggressivo vs conservativo Relatori: Morgia Giuseppe (Sassari), Serretta Vincenzo (Palermo), Altieri Vincenzo (Napoli) 12.30 - 12.45 Lettura Magistrale - Presentazione del protocollo Gen/Mit/EPI Relatori: Pappagallo Giovanni Luigi (Noale), Conti Giario (Como) 12.45 - 13.45 Poster Meet the Author & sandwich lunch Moderatori: Balbi Cecilia (Genova), Boccafoschi Carmelo (Alessandria), Serrao Antonio (Ragusa), Spampinato Antonino (Taormina) 13.45 - 14.30 Last Year Highlight - I tumori del testicolo e del pene Presenter: Boccardo Francesco (Genova) Relatori: Salvioni Roberto (Milano), Rosti Giovanni (Ravenna) 14.30 - 15.00 Lettura Magistrale - Il tumore della vescica come modello di ricerca traslazionale Presenter: Boccardo Francesco (Genova) Relatore: Silvestrini Rosella (Milano) Seduta Plenaria - Sala Tindari A Seduta Plenaria - Sala Tindari A Sala Hibiscus Seduta Plenaria - Sala Tindari A Seduta Plenaria - Sala Tindari A Sala Hibiscus Seduta Plenaria - Sala Tindari A Seduta Plenaria - Sala Tindari A *Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 VII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Seduta Plenaria - Sala Tindari A 15.00 - 15.30 Lettura SIU - Ereditarietà dei tumori genito urinari Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna) Relatore: Bono Aldo Vittorio (Varese) Sala Tindari B 15.30 - 16.30 Comunicazioni Selezionate Terapia chirurgica e Riceca di Base Moderatori: Sica Gigliola (Roma), Bertaccini Alessandro (Bologna), Mirone Vincenzo (Napoli), Balbi Cecilia (Genova) Sala Pitagora 15.30 - 16.30 Video - Miscellanea 1 Moderatori: Rigatti Patrizio (Milano), Belgrano Emanuele (Trieste) Sala Dionisio 15.30 - 16.30 Video - Miscellanea 2 Moderatori: Carini Marco (Firenze), Morgia Giuseppe (Sassari) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 16.30 - 17.00 Lettura Magistrale - Application of genomics and proteomics in urological oncology Presenter: Sica Gigliola (Roma) Relatore: Delinassios John G. (Kapandriti - Attiki) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 17.00 - 18.30 Corso - Terapie alternative endovescicali Moderatori: Conti Giario (Como), Aragona Carlo (Messina) Termochemioterapia Relatore: Colombo Renzo (Milano) Terapia fotodinamica Relatore: Fornara Paolo (Halle - Saale) Sala Tindari B 08.00 - 14.15 Corso per infermieri - L'infermiere e l'urodinamica (4 crediti ECM - 6 ore)* Moderatori: Magno Carlo (Messina), Saita Alberto (Catania) Registrazione e test preliminare per ECM Introduzione Relatore: Magno Carlo (Messina) Il cateterismo uretrale : indicazioni, tecniche e procedure Relatore: Bonaccorsi A (Catania) L’infermiere in urologia Relatore: Polara A (Catania) Preparazione del paziente all'intervento Relatore: Oriti R (Messina) L'infermiere e lo strumentista: fili di sutura Relatore: Castro R (Messina) L'infermiere e lo strumentista in chirurgia laparoscopica Relatore: Marega R (Bologna) L'infermiere e lo strumentista in sala endoscopica Relatore: Maria L (Catania) L'assistenza post operatoria Relatore: Galì A (Messina) La gestione delle urostomie Relatore: Allegrino G (Messina) Conclusioni Relatore: Saita Alberto (Catania) Test conclusivo per ECM e consegna attestati *Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV VIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Sala Ulisse 15.30 - 17.30 Riunione F.I.S.U. 18.30 - 18.45 Complilazione questionari ECM 21.00 Cena di Gala Sabato 5 novembre 2005 - Il carcinoma infiltrante (4 crediti ECM)* 07.45 - 08.00 Complilazione questionari ECM Seduta Plenaria - Sala Tindari A 08.00 - 10.00 Corso - Agenti differenzianti e tumori del tratto genito-urinario Moderatori: Sica Gigliola (Roma), Pavone Macaluso Michele (Palermo) Interferoni e cancro della vescica: attività antiproliferativa ed antiangiogenica Relatore: Pavone Macaluso Michele (Palermo) Angiogenesi ed antiangiogenesi. Effetti dell'interferone sui tumori renali Relatore: Ribatti Domenico (Bari) Inibitori della trascrittasi inversa: efavirenz e cancro della prostata Relatore: Barone Carlo (Roma) Inibitori delle istone-deacetilasi: effetti dell’acido valproico sulla proliferazione e sulla ormono-sensibilità di linee cellulari di cancro della prostata Relatore: Sica Gigliola (Roma) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 10.00 - 10.30 ESOU Lecture TCC: epidemiologia e fattori di rischio Presenter: Bertaccini Alessandro (Bologna) Relatore: Brausi Maurizio (Carpi) Sala Hibiscus 10.30 - 10.45 Break Seduta Plenaria - Sala Tindari A 10.45 - 12.45 Corso - Open issues sul trattamento del TCC infiltrante Moderatori: Arcangeli Giorgio (Roma), Selli Cesare (Pisa) Chemioterapia neoadiuvante Relatore: Cortesi Enrico (Roma) Chemioterapia adiuvante Relatore: Boccardo Francesco (Genova) Radioterapia Relatore: Fellin Giovanni (Trento) Chemioterapia M+ Relatore: Bracarda Sergio (Perugia) Discussione interattiva su casi clinici Relatori: Shipley William U. (Boston), Conti Giario (Como) Sala Hibiscus 12.45 - 13.45 Poster Meet the Author & sandwich lunch Moderatori: Siracusano Salvatore (Trieste), Martoni Andrea (Bologna), Fellin Giovanni (Trento), Orestano Luigi (Palermo) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 13.45 - 14.30 Last Year Highlight- I tumori della prostata Presenter: Battaglia Michele (Bari) Relatori: Cortesi Enrico (Roma), Francesca Francesco (Pisa), Greco Carlo (Catanzaro) *Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 IX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Seduta Plenaria - Sala Tindari A 14.30 - 14.45 Lettura Magistrale - Il PSA oggi Presenter: Aragona Francesco (Catania) Relatore: Scattoni Vincenzo (Milano) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 14.45 - 15.30 Lettura AURO - La cistectomia radicale nella donna Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna) Relatore: Puppo Paolo (Genova) Sala Tindari B 15.30 - 16.30 Comunicazioni Selezionate - Terapia Radiante e Terapia Medica Moderatori: Arcangeli Giorgio (Roma), Greco Carlo (Catanzaro), Boccardo Francesco (Genova), Ribatti Domenico (Bari) Sala Pitagora 15.30 - 16.30 Video - Miscellanea 3 Moderatore: Prezioso Domenico (Napoli), Porena Massimo (Perugia) Sala Dionisio 15.30 - 16.30 Comunicazioni Comunicazioni Multidiscipinari: Prostata 3 Moderatori: Vespasiani Giuseppe (Roma), Bracarda Sergio (Perugia) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 16.30 - 17.30 Workshop - Neoplasia delle alte vie escretrici Moderatore: Adamo Vincenzo (Messina), Melloni Darwin (Messina) Diagnosi e terapia endoscopica Relatore: Scarpa Roberto Mario (Orbassano) I risultati della terapia chirurgica Relatore: Rocco Francesco (Milano) Ruolo della radioterapia Relatore: Arcangeli Giorgio (Roma) Ruolo della chemioterapia Relatore: Ferraù Francesco (Taormina) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 17.30 - 18.00 Lettura Magistrale - CA transizionale della prostata Presenter: Bollito Enrico (Torino) Relatore: Bassi Pierfrancesco (Padova) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 18.00 - 18.30 Lettura Magistrale - Nuove frontiere dell'imaging nelle vie escretrici Presenter: Motta Mario (Catania) Relatore: Menchi Ilario (Firenze) 18.30 - 18.45 Compilazione questionario ECM Seduta Plenaria - Sala Tindari A 18.30 - 20.00 Seduta amministrativa - Segue premiazione delle migliori comunicazioni e dei migliori poster Sala Ulisse 16.30 - 18.30 X Riunione “Club della calcolosi” Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Domenica 6 novembre 2005 Approccio diagnostico e terapeutico per il carcinoma uroteliale infiltrante della vescica e delle alte vie escretrici (3 crediti ECM)* Seduta Plenaria - Sala Tindari A 08.00 - 10.00 Corso - Video session: la chirurgia delle derivazioni urinarie Moderatori: Martorana Giuseppe (Bologna), Carmignani Giorgio (Genova) Seminal Sparing Cistectomy Relatore: Rigatti Patrizio (Milano) Seminal Sparing Cistectomy Relatore: Muto Giovanni (Torino) Cistectomia con derivazione urinaria nella donna Relatore: Puppo Paolo (Genova) Hautman modificata Relatore: Martorana Giuseppe (Bologna) La cistectomia laparoscopica Relatore: Gaboardi Franco (Milano) Impiego del colon (dx e sin.) nella chirurgia delle derivazioni urinarie Relatore: Leoni Sergio (Reggio Emilia) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 10.00 - 10.30 EORTC Lecture - Terapie target mirate Presenter: Prezioso Domenico (Napoli) Relatore: Kirkali Ziya (Izmir) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 10.30 - 11.00 Immunogene therapy for prostate cancer Presenter: Melloni Darwin (Messina) Relatore: Jeffrey Medin (Toronto) Sala Hibiscus 11.00 - 11.15 Break Seduta Plenaria - Sala Tindari A 11.15 - 11.45 Last Year Highlight - I tumori del rene Presenter: Falsaperla Mario (Catania) Relatori: Galligioni Enzo (Trento), Selvaggi Francesco Paolo (Bari) Seduta Plenaria - Sala Tindari A 11.45 - 13.45 Corso Pratico - Hands on laparoscopia Moderatori: Porpiglia Francesco (Orbassano), Gaboardi Franco (Milano) Strumentario laparoscopico Relatore: Simonato Alchiede (Genova) Tecniche di emostasi e sutura Relatore: Cestari Andrea (Milano) Curva di apprendimento Relatore: Manferrari Fabio (Bologna) Pratiche sul modello animale Relatore: Breda Guglielmo (Bassano del Grappa) 13.45 - 14.00 Compilazione questionari ECM *Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ELENCO RELATORI Adamo Vincenzo (Messina) Allegrino G (Messina) Altieri Vincenzo (Napoli) Aragona Carlo (Messina) Aragona Federico (Palermo) Aragona Francesco (Catania) Arcangeli Giorgio (Roma) Artibani Walter (Padova) Balbi Cecilia (Genova) Barone Carlo (Roma) Bartoletti Riccardo (Firenze) Bassi Pierfrancesco (Padova) Battaglia Michele (Bari) Belgrano Emanuele (Trieste) Berardini Ettore (Roma) Bertaccini Alessandro (Bologna) Bertoldo Francesco (Verona) Boccafoschi Carmelo (Alessandria) Boccardo Francesco (Genova) Bollito Enrico (Torino) Bonaccorsi A (Catania) Bono Aldo Vittorio (Varese) Bracarda Sergio (Perugia) Brausi Maurizio (Carpi) Breda Guglielmo (Bassano del Grappa) Carini Marco (Firenze) Carmignani Giorgio (Genova) Casetta Giovanni (Torino) Castro R (Messina) Cestari Andrea (Milano) Colombo Renzo (Milano) Consoli Carmelo (Catania) Conti Giario (Como) Cortesi Enrico (Roma) Danesi E (Roma) De Cobelli Ottavio (Milano) Delinassios John G. (Kapandriti – Attiki) Di Silverio Franco (Roma) Dogliotti Luigi (Orbassano) Falsaperla Mario (Catania) Fandella Andrea (Treviso) Fellin Giovanni (Trento) Ferraù Francesco (Taormina) Ficarra Vincenzo (Verona) Fiorio Maurizio (Perugia) Fornara Paolo (Halle -Saale) Francesca Francesco (Pisa) Gaboardi Franco (Milano) Gali A (Messina) Galligioni Enzo (Trento) Gontero Paolo (Novara) Greco Carlo (Catanzaro) Iacopino Fortunata (Roma) Kirkali Ziya (Izmir) XII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 Leoni Sergio (Reggio Emilia) Maffezzini Massimo (Genova) Magno Carlo (Messina) Manferrari Fabio (Bologna) Marega R (Bologna) Maria L (Catania) Martoni Andrea (Bologna) Martorana Giuseppe (Bologna) Medin Jeffrey (Toronto) Melloni Darwin (Messina) Menchi Ilario (Firenze) Mirone Vincenzo (Napoli) Montironi Rodolfo (Ancona) Morgia Giuseppe (Sassari) Motta Mario (Catania) Muto Giovanni (Torino) Muzzonigro Giovanni (Ancona) Nicita Giulio (Firenze) Orecchia Roberto (Milano) Orestano Luigi (Palermo) Oriti R (Messina) Pagliarulo Arcangelo (Bari) Pappagallo Giovanni Luigi (Noale) Patriarca Carlo (Melegnano) Pavone Macaluso Michele (Palermo) Polara A (Catania) Porena Massimo (Perugia) Porpiglia Francesco (Orbassano) Porta Camillo (Pavia) Prezioso Domenico (Napoli) Puppo Paolo (Genova) Ribatti Domenico (Bari) Rigatti Patrizio (Milano) Rocco Francesco (Milano) Rosti Giovanni (Ravenna) Saita Alberto (Catania) Salvioni Roberto (Milano) Scarpa Roberto Mario (Orbassano) Scattoni Vincenzo (Milano) Selli Cesare (Como) Selvaggi Francesco Paolo (Bari) Sentinelli Steno (Roma) Serrao Antonio (Ragusa) Serretta Vincenzo (Palermo) Severini Giuseppe (Bologna) Shipley William U. (Boston) Sica Gigliola (Roma) Silvestrini Rosella (Milano) Simonato Alchiede (Genova) Siracusano Salvatore (Trieste) Spampinato Antonino (Taormina) Tenaglia Raffaele (Chieti) Vespasiani Giuseppe (Roma) XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica TIMETABLES Giovedì, 3 novembre 2005 Tindari A Tindari B Pitagora Dionisio Comunicazioni Miscellanea Comunicazioni Rene Comunicazioni Vescica 1 Comunicazioni Vescica 2 Simposio Novartis Simposio AstraZeneca Simposio Bayer Simposio Astellas Pharma Comunicazioni Prostata1 Comunicazioni Prostata 2 Simposio Eli Lilly Simposio Grünenthal Formenti Simposio Merk Presentazione linee guida CNR-MIUR 14.00 – 15.00 15.00 – 16.00 16.00 – 17.00 17.00 – 18.00 18.00 – 18.30 18.00 – 19.00 19.00 – 21.00 Ulisse Riunione Club Italiano Biopsie Prostatiche Cerimonia inaugurale Venerdì, 4 novembre 2005 – Il Carcinoma Superficiale – 8 ore ECM Tindari A Tindari B 10.00 – 10.30 Giuliani Lecture 10.30 – 10.45 CORSO: TCC superficiale Discussione interattiva su casi clinici 12.45 – 13.45 13.45 – 14.30 Last Year Hightligt I tumori di testicolo e pene 14.30 – 15.00 Lettura Ricerca Traslazionale 15.00 – 15.30 Lettura SIU Break Poster meet Poster meet the theauthor author Sandwich Lunch Comunicazioni selezionate Terapia chirurgica Ricerca di base 15.30 – 16.30 16.30 – 17.00 Lettura Genomica 17.00 – 18.30 Corso: terapie alternative endovescicali 21.00 Ulisse Video Miscellanea 1 Video Miscellanea 2 Riunione F.I.S.U. Corso: anatomia patologica del carcinoma uroteliale 18.30 – 18.45 Hibiscus Compilazione questionari ECM 08.00 – 10.00 10.45 – 12.45 Dionisio CORSO INFERMIERI L’infermiere e l’urodinamica 07.45 – 08.00 Pitagora Compilazione questionari ECM Cena di gala Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Sabato, 5 novembre 2005 – Il Carcinoma infiltrante – 7 ore ECM Tindari A 07.45 – 08.00 Tindari B Pitagora Dionisio Ulisse Compilazione questionari ECM 08.00 – 10.00 Corso Ricerca di Base 10.00 – 10.30 ESOU Lecture 10.30 – 10.45 10.45 – 12.45 Hibiscus Break Corso Open Issues TCC infiltrante Discussione interattiva su casi clinici Poster meet Sandwich Lunch the author Sandwich Lunch 12.45 – 13.45 13.45 – 14.30 Last Year Hightligt Il tumore della prostata 14.30 – 14.45 Lettura Il PSA 14.45 – 15.30 Lettura AURO 16.30 – 17.30 Workshop neoplasie delle alte vie escretrici 17.30 – 18.00 Lettura CA transizionale della prostata 18.00 – 18.30 Lettura imaging 18.30 – 18.45 18.45 – 20.00 XIV Video Miscellanea 3 Comunicazioni Prostata 3 Riunione Club della Calcolosi Comunicazioni selezionate Terapia Radiante Terapia Medica 15.30 – 16.30 Compilazione questionari ECM Seduta amministrativa Premiazione migliori comunicazioni e poster Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Domenica, 6 novembre 2005 - Approccio diagnostico e terapeutico per il carcinoma uroteliale infiltrante della vescica e delle alte vie escretrici 7 ore ECM (5 ore + 2 ore di sabato) Tindari A 07.45 – 08.00 Compilazione questionari ECM 08.00 – 10.00 Video - Session - La chirurgia delle derivazioni urinarie 10.00 – 10.30 EORTC lecture 10.30 – 11.00 Lettura - Immunogene therapy 11.00 – 11.15 Break 11.15 – 11.45 Last Year Hightligt I tumori del rene 11.45 – 13.45 Corso Pratico - Hands on Laparoscopia 13.45 – 14.00 Compilazione questionari ECM Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SESSIONI giovedì 3 novembre 2005 ore 14.00 - 15.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1 Moderatori: Bollito E., Tenaglia R. 52 - OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS) TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE ANALYSIS Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3, Gilardino M.2, Aglietta M.1 1 Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept - Institute for Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo (Turin) 77 - ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT) FOR PROSTATE CANCER Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R., Falvo F., Pingitore D Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 121 - LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A., Melloni D. Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina 128 - EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA, NELLE LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2, Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A.A.1 1 Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale“ F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda Università degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli 151 - RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO. PRIMA FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY) Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2, Cagno MC.3, Bartolozzi C.2,Francesca F.1 1 U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara; 2Istituto di Radiologia dell’Università; 3U.O. Anatomia Patologica II, Ospedale S. Chiara, Pisa 243 - CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA (p T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona ore 14.00 - 15.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 1 Moderatori: Nicita G., Danesi E. 54 - RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2, Fontana D.1 1 Divisione Universitaria di Urologia II - ASO "San Giovanni Battista - Molinette" - Torino; 2Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica-sez. Biochimica-Università degli studi di Torino; 3Porto Conte Ricerche-Alghero (SS) 66 - RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO NELLA CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2, Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7, Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17, Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2, Allegro R.2 e i membri del GSTU19 1 Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera; 7Osp Civ-Div Urol,Campobasso; 8 Istituto Nazionale Tumori -Div Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento; 11 Clinica GEPOS-Div Urol, Telese Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div Urol, Maddaloni (CE); 14 Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist Urol-Università di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 17 Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania; 19 Sicilia-Calabria-Campania- Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna 75 - RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE DI ALTO GRADO Simone M., Pomara G.1 Salinitri G., Marzano R., Casale P., Francesca F. U.O. Urologia SSN Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 98 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA: CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A., Scieri F., Stener S., Gaboardi F. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 135 - ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 233 - TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA: CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250 PAZIENTI Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1, G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico H San Raffaele, Milano ore 14.00 - 15.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Miscellanea Moderatori: Fandella A., Aragona F. 4 - IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA Petrongari M.G.1, Saracino B.v, Gomellini S.1, Arcangeli S.1, Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2 1 Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti 28 - PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA: UNO STUDIO DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1, Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5, Patrone E.5, Balbi C.1 1 Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Istituto G. Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 5Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.) 79 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2, Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1 1 2 Clinica Urologica; U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San Raffaele,Osp. S. Raffaele, Milano 88 - DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, PUO’ ESSERE UTILE? Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3, Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1, Favro M.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB). 240 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE 1 Brausi M. 4Reggiani A., 2Cortellini P., 3Daniele C. 1 U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena; 2U.O. Urologia Ospedale di Parma; 3U.O. Urologia Arcispedale S.Anna Ferrara; 4 U.O. Urologia Ospedale S. Orsola Malpighi Bologna 242 - IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Garofalo M.1, Giovannini C3, Gerace T.1, Martoni A.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni), Ospedale Sant’ Orsola-Malpighi; 3CRBA Centro di Ricerca Biomedica Avanzata, Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna giovedì 3 novembre 2005 ore 15.00 - 16.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 2 Moderatori: Muzzonigro G., Orecchia R. 15 - RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA: VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3 1 Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia; 3Struttura Complessa Fisica Sanitaria XVIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 106 - TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONE-REFRATTARIO (HRPC) Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A., Carloni M., Carini M. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze 122 - RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F., Puppo P. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 158 - TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE DELLA PROSTATA: EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3, Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1, Paradiso Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5, Vicentini C.2 1 Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G. Mazzini Teramo, Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila; 3 Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo; 4Divisione di Anatomia Patologica Ospedale San Salvatore L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata Università Degli Studi Di L’Aquila 208 - STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-S-TRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia, O.C. "G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2 Associazione Urologica Morgagni Forlì 251 - VALIDAZIONE DEL NOMOGRAMMA DI PARTIN SU UNA POPOLAZIONE DI PROSTATECTOMIE RADICALI IN ITALIA: ESPERIENZA DI BOLOGNA Brunocilla E., Sanguedolce F., Schiavina R., Franceschelli A., Palmieri F., Urbinati M., Cicchetti G., Vitullo G., Gerace T., Martinelli A., Severini E., Bertaccini A., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna ore 15.00 - 16.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 2 Moderatori: Consoli C., Iacopino F. 71 - FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE AND SEMINAL-SPARING Bertini R., Mazzoccoli B.,Naspro R.,Salonia A., Da Pozzo L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele 74 - LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL CARCINOMA VESCICALE Bassi P.1, De Marco V.1, Longo F.1, Bertoloni R.1, Aragona M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2, Cavazzana A.3 1 Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di Citodiagnostica, Università di Padova; 3 Sezione di Patologia Molecolare, Università di Pisa 83 - ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE PADOVANA (VIP) Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova 95 - CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER Molinaro M. A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D'Armiento M.2 1 U.O. Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e Nefrologia " Policlinico Universitario Federico II" Napoli 230 - LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE DI QUESTI TUMORI Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 3 Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze; 4 Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 46 - BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU DI FASE III (30906) Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R., Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P Membri dell’EORTC -Gu Group Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ore 15.00 - 16.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Rene Moderatori: Severini G., Ferraù F. 69 - TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1 Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Bocciardi A.1, Rigatti P.1 1 U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano; 2U.O. Radioterapia, H. San Raffaele, Milano 110 - RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI (RCC) CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E 7 CM Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M., Lanzi F., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 130 - IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL CARCINOMA A CELLULE RENALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVA Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci Barbini V.1 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG) 159 - PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA (RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1, Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3, Nicolai N.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative; 3S.C.Chirurgia Urologica Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 181 - CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO Foxp3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA IN VITRO Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1, Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli R.2, Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1, Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research, Transfer and High Education "DENOthe", University of Florence, Florence, Italy 216 - IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari Venerdì 4 novembre 2005 dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 63 - TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2a-r NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO: ESPERIENZA DI 6 CASI Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo 70 - LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS; LA NOSTRA ESPERIENZA Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C., Carmignani G. Istituto di Clinica Urologica "L. Giuliani", Università di Genova 85 - LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1, Salinitri G.2, Francesca F.2, Belgrano E.1 1 Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia; Ospedale S. Chiara, Pisa 92 - MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR TUMOURS CLINICAL STAGE II Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1, Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3, Romano M.4, Franceschi T.5, Cetto G.L.1 1 Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona; 2Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 3 Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 5Oncologia Medica, Mater Salutis Ospital, Legnago 100 - LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari XX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 113 - CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina) – Unità Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma 133 - THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF TESTICULAR SEMINOMA Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 145 - CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1 1 Clinica Urologia I, Università di Firenze; 2Istituto di Radiologia, Università di Firenze; 3Istituto di Anatomia Patologica,Università di Firenze 177 - MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia - O.C."G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica - O.C."G.B.Morgagn L.Pierantoni", AUSL di Forlì 193 - TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE DI 18 CASI Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F., Baldazzi V., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze 252 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA SOTTOCLASSIFICAZIONE DELLO STADIO T1 NEI CARCINOMI UROTELIALI DI ALTO GRADO DELLA VESCICA: STUDIO MULTICENTRICO DELL'ASSOCIAZIONE UROLOGI PIEMONTESI E VALDOSTANI (AUP) Fontana D.1, Bollito E.R.2, Destefanis P.1, Casetta G.3, Bellina M.4, Fasolis G.5, Marsico A.6, Pacchioni D.7, Bussolanti G.7, Capotti M.2, Tizzoni A.3, Navone R.6 1 Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione Universitaria di Anatomia Patologica Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (TO); 3Divisione Universitaria di Urologia 1; 4Divisione di Urologia, Ospedale di Rivoli (TO); 5 Divisione di Urologia, Ospedale di Alba (CN); 6Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 3; 7 Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 1 ASO "San Giovanni Battista – Molinette"Università degli Studi di Torino 253 - NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION IN PRIMARY ADENOCARCINOMAS OF THE URINARY BLADDER Bollito E.R.1, Pacchioni D.3, Volante M3*, Lopez-Beltran A.6, Terrone C.2*, Casetta G.4, Mari M.5, DePompa R.1*, Cappia S.1, Capotti M.1* 1 Divisions of Pathology and 2Urology of San Luigi Gonzaga Hospital, Orbassano, Turin, Italy; 3Divisions of Pathology and 4Urology San Giovanni Hospital, Turin, Italy; 5Divisions of Urology Rivoli Hospital; 6 Reina Sofia Hospital and University of Cordoba, Cordoba, Spain; *Department of Clinical & Biological Sciences, University of Turin, Turin, Italy 254 - CELL DISCOHESION OF IN SITU CARCINOMA OF THE BLADDER: NEW INSIGHT THROUGH ADHESION MOLECULES PROFILE (E-CADHERINS/ALPHA AND BETA CATENINS, EP-CAM AND EPISIALIN) Patriarca C.2, Corrada P.1, Giunta P.2, Di Pasquale M.2, Parente M.2, Campo B.1 1 Dept of Pathology and 2Urology, Azienda Ospedaliera di Melegnano, Italy dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 5 - MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS (INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E. Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia 6 - TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia 9 - HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFO-STRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI D'Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge M.2, Muto G.1 1 UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia, IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC Candiolo, Torino 26 - LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE DELLA RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi M., Corvò R. Dipartimento di Scienze Oncologiche- S.C.Radioterapia e S.S.Fisica Sanitaria Sanremo Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 31 - CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI FASE II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU) Serretta V.1, 2 Altieri V.2, Morgia G.1, Melloni D.1, Magno C.4, Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8, De Grande G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU) 1 Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Messina; 5Osp Civ-Div Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura Orestano-Palermo; 8 Osp Civ-Div Urol-Trapani; 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa. 33 - RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2, Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3, Marzi S.3 1 S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia; 3Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena, Roma, Italia 40 - DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI IN PAZIENTI CANDIDABILII A BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 42 - IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A 24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA STANDARD NEGATIVA Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1 1 U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2U.O. di Urologia - Seconda Università degli Studi di Napoli 86 - VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2Dipartimento di scienze mediche " Università degli Studi del Piemonte Orientale" "Amedeo Avogadro" 104 - LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA ORMONO-REFRATTARIA (HRPC): MITOXANTRONE – VINORELBINE- PREDNISONE( VMP) VERSO MITOXANTRONE – PREDNISONE (MP): LA NOSTRA ESPERIENZA Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2, Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1, Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.v, Marini G.1 1 U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta Spedali Civili, Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia-Cattedra di Urologia Università di Brescia 117 - CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA RADICALE NELL’ERA DEL PSA Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano 127 - ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L. 3, Palloni T.4, De Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso; 3 UO Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp. S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp "S. Giovanni Calibita" Fatebenefratelli, Roma 132 - EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL`INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ( RP ) E NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC) Arena F., Potenzoni M., Adorni A. Divisione di Chirurgia Opedale di Borgo Val di Taro ( PR ) 134 - CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 143 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D'Amico A., Miano R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G. Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S. Lucia, Roma 147 - THE USEFULLNESS OF BYPOLAR TRANSURETRHRAL RESECTION OF PROSTATE IN PATIENTS WITH PROSTATE CANCER Silvestre G., Imbriani E., Gentile M. Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata XXII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 148 - PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F., Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B. Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" Az Ospedaliera Maggiore della Carità, Novara 155 - IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONO-REFRATTARIO Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino Centro Prostata Molinette, Torino 164 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G., Ierardi A., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze. 166 - STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO BRACHITERAPICO E LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO A BASSO RISCHIO Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C. Dipartimento di Nefrourologia Ospedale S. Paolo - Savona 168 - PINH E PINL A CONFRONTO Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale Maggiore di Parma 171 - FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTICO Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 182 - PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON MACROSEZIONI Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1, Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2, Agostini S.3, Trotti R.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Istituto di Patologia generale, Università di Firenze, 3U.O. di Radiodiagnostica, A.O.U.C, Università di Firenze 183 - DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA A BASSO RISCHIO (cT2, GLEASON SCORE BIOPTICO 3+3, PSA 10ng/mL) Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2, Montorsi F.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia; 3Clinica Urologica di Milano 184 - HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO RADIOTERAPIA ESTERNA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. AO S.Giovanni Battista, Torino 185 - GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO: 3 ANNI DI ESPERIENZA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. AO S.Giovanni Battista, Torino 195 - CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M., Latiano C., Ricci Barbini V. I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza Divisione di Urologia. San Giovanni Rotondo (FG) 198 - TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo A.1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo 200 - RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE REPORT Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V., Strada G. U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza 203 - CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA: STUDIO SULLA FREQUENZA DEI LINFOCITI T CD8+ TELOMERASI-SPECIFICI Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.2, Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1, Carmignani G.1 1 Clinica Urologica "L.Giuliani" Università degli Studi di Genova; 2Dipartimento di Medicina interna, Università degli Studi di Genova Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 205 - CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2, Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4, Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7, Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9, Catena L.10, Procopio G.10, Bajetta E.10 1 Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia; 3 U.O. Radioterapia; 4U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie Palliative; 9Programma Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 207 - DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS WITH HORMONE REFRACTORY PROSTATE CANCER Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4, D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1 1 Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare e 4Clinica Urologica, Università Federico II, Napoli; 2 Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi, Napoli; 3UO Urologia, INT Fondazione G. Pascale, Napoli 217 - E’ L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE? Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L., Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari 219 - IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI DEL TUMORE PROSTATICO. REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Tenaglia L.R Clinica Urologica Università G. D'Annunzio, Chieti-Pescara 227 - STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze 232 - RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA RETROPERITONEALE / PELVICA Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia Patologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 12 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Trieste 55 - CHIRURGIA -NEPHRON-SPARING- IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G., Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V. UOC Urologia-Ospedale S.Eugenio, Roma 109 - ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA: ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L., Vignolini G., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 131 - SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI NEI MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2, Baldracchini F., Talesa V.2 1 Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche 162 - TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE: PRESENTAZIONE DI DUE CASI Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V, Serni S, Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 179 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli M.C.2, D'Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P.1 1 Ospedale San Carlo Borromeo Milano Divisione di Urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione di Oncologia XXIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO (GIST): CASE REPORT Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2, Biffi A.2, D'Antona A.2, 7 Tombolini P.1 1 Ospedale san Carlo Borromeo milano divisione di urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione oncologia 209 - TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano 234 - ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA: ESPERIENZA PRELIMINARE Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D., Ferro M., Altieri V. Clinica Urologica - Università degli studi di Napoli "Federico II" dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Super. - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 3 - NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2, Capponi G.1 1 Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di Rianimazione 14 - CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI Maffezzini M., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia 17 - FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU). Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz 22 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA UROTELIALE C. Cammarata, Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia Caltanissetta 23 - STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE Ta-T1 DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia 27 - E' POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITA DI VITA IN RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA ? Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M. U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano Torino 36 - TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG Vs GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO Del Zingaro M., Fornetti P.,, Farneti F., Ioannidou K., Costantini E., Mearini E., Porena M. Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce 58 - NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI : ANALISI RETROSPETTIVA DI 71 CASI Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1 1 Dept. of Medical Oncology, University of Verona, Verona, Italy; 2Unità Operativa di Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy; 3Pathology, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy. 61 - INTRAVESCICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA pTa-T1 G1/3 AFTER TRANSURETHERAL RESECTION Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G. Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. " G. da Procida" ASL SA/2 Salerno 64 - FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2, Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7, Cacciatore M 8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16, Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20, Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21 1 Ist Urol-Università di Sassari, 2Ist Urol-Università di Palermo, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Ist Urol-Università di Catania, 5Osp Civ Monaldi -Div Urol, Napoli, 6Ist Urol-Università di Messina, 7Osp Civ-Div Urol, Trani (BA), 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA), 9Osp. Civ -Div Urol, Maddaloni (CE), 10Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 12Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 13 Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 14Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 15Osp Civ-Div Urol, Trapani, 16Osp Civ-Div Urol, Cosenza, 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo (FG), 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA), 19Osp Civ-Div Urol, Castellamare Di Stabia (NA), 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol, Avellino, 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-Basilicata-Sardegna Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 73 - AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P. UO Urolgia, Università "Vita-Salute" Istituto Scientifico H. San Raffaele, Milano 78 - BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF THE CONSERVATIVE TREATMENT Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1 1 Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 102 - DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P. Clinica Urologica "L. Giuliani" - Università di Genova 107 - DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8, IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2, Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1 1 Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale Università di Roma " La Sapienza". 114 - METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO: CASO CLINICO Pastore A.1., Palleschi G.1., Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 Università degli Studi di Roma "La Sapienza": I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità Operativa di Neuro-Urologia; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma Università degli Studi di Roma "La Sapienza", II Facoltà di Medicina e Chirurgia; 3Dipartimento di Urologia "U. Bracci" 154 - FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3 Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino 156 - CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI c-erbB-2 E p53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO pTa. FOLLOW-UP A 2 ANNI Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica - Università degli Studi di Torino 160 - INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE IN URETEROCELE Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli A., Lembo A. U.S.C. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo 161 - UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA Castiglione F.2, Vignolini G.1, Lapini A.1, Masieri L.1, Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M1 1 Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze. 173 - CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA 525 casi Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E., Rossi R., Liberale F. S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino 176 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A. 194 - CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT Sebastio N.1, Cretì G.1, Santodirocco M.1, Latiano C.1, Bisceglia M.2, Ricci-Barbini V.1 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica San Giovanni Rotondo (FG) 197 - LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO: RISULTATI PRELIMINARI Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P. Unità Operativa di Urologia Azienda Ospedaliera di Treviglio 199 - COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA VESCICALE: CASE REPORT Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini V.1, Strada G.1, Leone B.2 1 U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia Patologica, A.O. San Gerardo, Monza 211 - L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M., Malini A. Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale "G. Fornaroli" Magenta 224 - TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA A BREVE TERMINE Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze XXVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 226 - RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze 231 - TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3 Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.v, Melone F.1, Costanzi A.v, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 235 - CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE REPORT Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P.1 1 Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO, Università degli Studi di Bari; 2Sezione di Anatomia Patologica, DAPEG, Università degli Studi di Bari 236 - VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F., Fusco W., Tenaglia R.L. Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio" Chieti-Pescara dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 1 Moderatori: Rigatti P., Belgrano E. 105 - LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim Fj.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università degli studi di "Tor Vergata", Roma, Italia; 2Denver Health medical Center- University of Colorado, Denver, CO, USA 118 - TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER Baima C.,Genesi D., Acanfora F. UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO) 141 - LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO DEL TESTICOLO Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano. 142 - CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA DONNA Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 172 - CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO DI MAIALE (STRATASIS ™): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1, Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2 1 S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino; 2Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica - Università degli Studi di Torino 223 - CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S., Bellina M. U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO) dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Video Miscellanea 2 Moderatori: Carini M., Morgia G. 19 - ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1 1 Clinica Urologica Universitá di Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá di Chieti 48 - LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. Divisione di Urologia Casa di cura "Dott. Pederzoli" P.O. ASL 22 Peschiera del Garda (Verona) Direttore: Dott. G.Grosso 68 - TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, universita Vita-Salute San Raffaele, Milano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 82 - TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D'ACCESSO. 10 ANNI DI ESPERIENZA Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22 Bussolengo. Regione Veneto 97 - ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A., Breda G. Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa. 248 - LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B - Comunicazioni selezionate Ter. Chirurgica, Ricerca di Base Moderatori: Mirone V., Bertaccini A., Sica G., Balbi C. 34 - NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6, Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3 1 Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 3Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School ; 4Department of Medicine and Public Health, Second University, Naples, Italy; 5Surgical Pathology, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 6Urology Unit, CROB Rionero in Vulture, Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy 37 - STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (PRR) Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P.2, Fasolo P.P.1, Conti C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1 1 SOC Urologia Opsedale S. Lazzaro, Alba; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro, Alba 116 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE Terrone C.1, Poggio M.1, Guercio S.1, Cracco C.1, Tarabuzzi R.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1, Rocca Rossetti S.2 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università degli Studi di Torino 124 - I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2, Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2 1 Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S.Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna, Bologna, Italia 187 - STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE De Martino M.2, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.2, Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Carrieri G.2 1 Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro Trapianti Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento di Scienze Biomediche Divisione di Nefrologia Università degli Studi di Foggia; 3S. C. di Urologia Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia 237 - GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE Sasso F., Falabella R., Gulino G. Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma Sabato 5 novembre 2005 ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 1 - RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION Alongi F.,Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La Paglia L.,Tumminello E., Bono M., Montemaggi P. Ospedale Oncologico M.Ascoli-Arnas Civico Palermo 2 - CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE CISPLATINO-REFRATTARIO De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini G.4, Burattini L.5, Papiani G.1, Zumaglini F.1, Bracarda S.6, Marangolo M.1 1 Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo (Foggia); 3Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona; 6 Ospedale Policlinico Monteluce, Perugia XXVIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 24 - MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA BILATERALE:UNA LESIONE PRECANCEROSA? Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A., Teodonio S. Dipartimento di Urologia "U. Bracci", Policlinico Umberto I - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" 25 - NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO: APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE "ORGAN SPARING" Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di Viccaro D. Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"-Policlinico Umberto I 29 - RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA Molinaro M. A., Molè R., Pingitore D. U.O Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 51 - DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M. Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re Roma 53 - METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE:IPOTESI EZIOLOGICHE ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1, Salvioni R.1, Pizzocaro G.1 1 U.O. Urologia Oncologica I.N.T. Milano ; 2U.O. Anatomia Patologica C I.N.T. Milano 62 - I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I : NOSTRA ESPERIENZA Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo 103 - TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P., Ruggiero L., Carmignani G. Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università degli Studi di Genova 152 - CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO. Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C. Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università di Genova 225 - RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA INVASIVO ED INTRADUTTALE Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2, Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1, Meliani E.1, Melone F.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università di Firenze 238 - POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G., Emili E. Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'Anninzio” Chieti 244 - RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER LO STUDIO DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.v, Manferrari F.v, Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze 247 - SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO: CASE REPORT Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero - Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A, Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 7 - RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL TUMORE PROSTATICO CT3A Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M., Porena M. Clinica Urologica. Università di Perugia 35 - CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN ADVANCED PROSTATE CANCERS Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2 1 Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 4Department of Urology, Federico II University, Naples, Italy; 5Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 47 - INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA DOSE DI 76 Gy PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F., Montemaggi P. U.O. Radioterapia Ospedale M. Ascoli Arnas Palermo 50 - LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano M., Ferrando U. S.C. Urologia 3 - Direttore: Dott. U. Ferrando - Ospedale San Giovanni Battista di Torino 56 - CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso R.1, Casetta G.2, Aimo P.4, Rolle L.1, Greco A.2, Dogliotti L.3, Fontana D.1, Tizzani A.2 1 Divisione Universitaria di Urologia 2, Università degli Studi di Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università degli Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli studi di Torino; 4Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino 57 - DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO: EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1, Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento di Radioterapia 67 - PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA:CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R. Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio"-Chieti Pescara 81 - PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE (AIPC) Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U., Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A., Bertetto O. Progetto Prostata, A.O San Giovanni Battista-Torino 87 - UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO E METASTASI OSSEE Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Alabiso O.2, Krengli M.3, Frea B1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO “Maggiore della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità” 89 - “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1, Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB). 93 - LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE?.IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO NELLA PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET PAZIENTE-SPECIFICO Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia-; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31- ASO Molinette-Torino 96 - LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Porcaro A.B.1, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2, Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1, Comunale L.1 1 2 Divisione di Urologia; Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona 99 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO RISCHIO DI PROGRESSIONE Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D., Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari 120 - RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C., Castro R. Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina 125 - RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT PSA Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2, Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2, Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2 1 U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso; 2Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Roma; 3Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del S. Cuore, Roma 126 - GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATION-INDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.v, Deodato F.2, Morganti A.G.2, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso XXX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 129 - ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA UMANA Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.1, Staibano S.3, De Rosa G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca G.4, Prezioso D.4, Sinisi A.A.1 1 Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara, 2Med. Sperimentale, Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.; 4 Urologia, Università Federico II di Napoli 146 - DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICO. ANALISI DEI RISULTATI SU 160 PROSTATECTOMIE RADICALI Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2 1 Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica Urologica Università degli Studi di Catania 149 - PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A RADIO TERAPIA ESCLUSIVA Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana F.1, Ranzoni S.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB) 150 - EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO, RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1, Caria A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1 1 U.O. Urologia Universitaria " Ospedale S. Chiara " Pisa; 2U.O. Urologia " Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo " Alessandria; 3Dept. of Urology - Sahlgrenska Hospital - Göteborg, Sweden; 4 U.O. Urologia SSN "Ospedale S. Donato "Arezzo 169 - PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 170 - VANTAGGI DELL'ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX RANGE Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1, Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Unità Operativa di Patologia Clinica 190 - VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA SULL’ UTILIZZO DEL "LIGASURE" Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma 192 - RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO. DATI PRELIMINARI Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F., Carloni M., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze. 201 - MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR) PER CARCINOMA PROSTATICO (CaP) CLINICAMENTE AVANZATO (T3-T4, N0-N+) Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G., Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E., Monesi G., Frea B. Clinica Urologica, University of Piemonte Orientale, Novara, Italy 210 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE NEL CARCINOMA PROSTATICO Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1, Sgrò E.2, Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1 1 U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera "Bianchi-MelacrinoMorelli", Reggio Calabria 212 - CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA IN CORSO DI TRATTAMENTO De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1, Martinetti A.v, Torelli T.2, Valdagni R.3, Maccauro M.4, Bajetta E.1 1 S.C.Oncologia Medica 2; 2S.C.Chirurgia Urologica; 3Direzione Scientifica; 4S.C.Medicina Nucleare. Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano, Italy 214 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO Di Stasi S. M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 218 - STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA TECNICA DI ROCCO Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A., Scieri F., Gaboardi F. U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 220 - LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA: VANTAGGI E CRITICITÀ Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3, Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5 1 Unità Operativa di Psicologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Unità Operativa Radioterapia B, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 3Unità Operativa Urologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 5Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 221 - ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G., Artibani W., Pagano F. Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova 222 - LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO DI NEOPLASIA PROSTATICA Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1 1 Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia Patologica, Università di Padova 228 - ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA DELLA PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 245 - RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G., Schiavina R., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene e Surrene - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 8 - IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F. Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino 20 - CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI (RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC) Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1, Hutterer G.1, Petritsch P. 1 2 1 Clinica Urologica Universiá Graz; Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá Chieti; 4Istituto Anatomia Patologica Graz 44 - CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S., Ghezzi P. U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo 111 - STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I - G.M. Lancisi- G. Salesi, Ancona 123 - ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2CM: NOSTRA ESPERIENZA Daniele G. P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A., Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C. U. O. Urologia - Azienda Ospedaliera-Universitaria di Ferrara - Arcispedale S. Anna. 174 - COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON NEOPLASIA RENALE Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1 1 U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia Generale XXXII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 189 - ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B., Vergara E., Buffa G. ASL 19 U.O.A. Urologia Asti - Dir. G. Buffa 202 - FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI CON ISTOTIPO PAPILLARE Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1, Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2, Bonvini D.3, Faggiano F.3, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale; 2Istituto di Anatomia patologica, Università del Piemonte Orientale; 3Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale, Novara 215 - LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo S., Peschechera R., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari 239 - CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI REPORT DI 29 CASI Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E. Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'anninzio" Chieti dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Sup. - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 11 - ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG NEL CANCRO SUPERFICIALE DELLA VESCICA Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia, Università degli studi di Trieste 16 - EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTEMIA NEI TCC SUPERFICIALI, RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1, Maffezzini M.2, Rigatti P.1 1 Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale Galliera, GE 18 - FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU) Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz 30 - CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto 32 - POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE? Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra M., Allegro R., Serretta V. Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo 43 - UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2, Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1 1 U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2Divisione di Urologia - Azienda Ospedaliera Vito Fazzi di Lecce 59 - STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2, Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1 1 Div. Universitaria di Urologia 2; 2Div. di Urologia 3; 3SCDO Microbiologia, ASO "San Giovanni Battista, Molinette", Torino 65 - ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6, Iadevaia M.7, Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11, Nicolosi D.12, Falvo F.13, Lo Presti D.14, Gentile M.15, Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19, Aragona F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1, i membri del GSTU22 1 Ist Urol-Università di Palermo, 2Ist Urol-Università di Sassari, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Osp. Civ-Div Urol, Gela (CL), 5Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento, 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP), 7Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni (CE), 8Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo, 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta, 10Casa di Cura Candela, Palermo, 11Ist UrolUniversità di Bari, 12Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania, 13Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol, Palermo, 15Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT), 17Osp Civ-Div Urol, Sciacca (AG), 18Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 20Osp Civ Cannizzaro-Div Urol, Catania, 21Osp Civ-Div Urol, Taormina (ME), 22Sicilia -Calabria-Campania- Puglia- Basilicata-Molise-Sardegna Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 72 - EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN PAZIENTI AFFETTI Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2, Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2, Leib Z.2, Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1 1 Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria); 4 Maastricht (Olanda) 80 - TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P., Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P. U.O. di Urologia e Trapianti di rene - Azienda Ospedaliera B.M.M. - Reggio Calabria 84 - METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova 90 - OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA: CASE REPORT Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino. 91 - QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino 101 - HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF SUPERFICIAL BLADDER CANCER Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1, Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1 1 Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova; 2Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze Farmaceutiche; 4Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova 112 - “PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO: APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO ISTOPATOLOGICO Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci Barbini V. IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza. U.O. Urologia San Giovanni Rotondo (FG). 115 - TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN ANALISI DEI COSTI IN FUNZIONE DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE Dr. O. de Cobelli, Dr. B. Rocco, Dr. F. Verweij, Dr. D.V.Matei, Dr. E. Scardino, Dr. M. Follini Istituto Europeo di Oncologia 137 - CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E DELLE URINE NEL CANCRO DELLA VESCICA Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2, Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2 1 Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza di Roma; 2Dipartimento di Urologia, Università La Sapienza di Roma 138 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA pT1G2-G3 Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. U.O. di Urologia dell'Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta. Direttore Dr. F. Vacirca 153 - FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI, STUDIO CASO CONTROLLO Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino 165 - RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA VESCICA NON ASSOCIATOA SCHISTOSOMIASI Feroldi F.1 Pianezza O.1, Zanardi G.1,, Micheli E.1, Lembo A1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo 175 - UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA VESCICALE SUPERFICIALE Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B., Montorsi F., Rigatti P. Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Cattedra di Urologia 178 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1 1 SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni, Bergamo 191 - ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER TCC DELLA VESCICA Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma XXXIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 204 - GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1 1Istituto di Clinica Urologia "Luciano Giuliani", Genova, Italia; 2Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas, Galvestone, Texas, USA 213 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R. L.3, Zampa G.4, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl, Medolla; 4Unità operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma 229 - ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2, Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2, Melone F.2, Farina U.2, Bartoletti R.2 1 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 2U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 3Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze 241 - GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG: STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI FASE II Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5, Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10 1 S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O. Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica Istituto Clinico S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco, Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS Benedetto e Gertude, Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C. Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa; 8 S.C. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza; 10S.C. Urologia HumanitasGavazzeni, Bergamo 246 - CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce, Urbinati M., Vitullo G., Martorana G. Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. 250 - NEOVESCICA ILEALE ORTOTOTPICA SEC. HAUTMANN CON ANASTOMOSI URETERO-ILEALE A “DOPPIO CAMINO”: DESCRIZIONE DELLA TECNICA CHIRURGICA Concetti S., Brunocilla E., Franceschelli A., Schiavina R., Forlani T., Severini E., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Sabato 5 novembre 2005 dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 3 Moderatori: Vespasiani G., Bracarda S. 10 - STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC) Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto L.2, Perachino D.1 1 SOC Urologia Ospedale S. Spirito; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale Monferrato (AL) 45 - IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP ( ATYPICAL SMALL ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE : È VERAMENTE LA SCELTA GIUSTA? Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G. U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini - Carpi Modena 108 - LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2 (MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1, Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1, Fiorio M.1, Piovano M.1, Tizzani A. 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino Centro per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata Molinette, Torino 139 - NAVELBINE BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC) Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1, Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1, Rocca A.1, Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1 1 Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European Institute of Oncology, Milan Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 157 - BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1 Università degli Studi di Torino; 2Radioterapia Università degli Studi di Torino 249 - VALUTAZIONE DEL RECUPERO DELLA CONTINENZA URINARIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI DOPO 150 PROCEDURE Martorana G., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Palmieri F., Provenzale M., Sanguedolce F., Severini E., Schiavina R., Manferrari F. Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 3 Moderatori: Porena M., Prezioso D. 21 - CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A GLANDULECTOMIA PER Ca DEL PENE Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A. Casa di Cura Clinica Basile- Catania Resp.U.F.Urologia Dr.R. Leonardi 39 - BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE: LA TECNICA Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1, Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 60 - PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA ESPERIENZA DOPO 30 CASI Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R., Talarico E., Marcangeli P. Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle d’Aosta 140 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SISTEMA ROBOT DA VINCI Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 167 - MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A 3 DIMENSIONI Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 188 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PRE-PERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE DOPO 600 INTERVENTI Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. U.O. Urologia Clinica "dott. Pederzoli" P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona) dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B- Comunicazioni selezionate Terapia Radiante e Terapia Medica Moderatori: Arcangeli G., Greco C., Ribatti D., Boccardo F. 13 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S., Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A. Struttura Complessa di Urologia 38 - DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Burrello M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2 1 Clinica Urologica - Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 94 - ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO I TRATTATI CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA. Muñoz F.1, Franco P.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Ferrando U.2, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31, ASO Molinette-Torino 144 - EPIRUBUCINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA DI NEOPLASIE UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO PROSPETTICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V., Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari XXXVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 163 - NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER (HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3, Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin A.3, Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit, S. Maria degli Angeli, Pordenone; 2Radiotherapy, CRO, IRCCS, Aviano; 3Urology S. Maria degli Angeli, Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone; 5Pathology, G.H.S. Maria degli Angeli, Pordenone 196 - RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA (CV). RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI DOSE FINDING Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2, Mussari S.2, Bolner A.2 1 Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia Ospedale S. Chiara, Trento Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica XV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.) Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005 INFORMAZIONI GENERALI Sede Congressuale Centro Congressi Russott Hotel Viale Jannuzzo, 47 98035 Giardini Naxos (Me) Tel. +39 0942 51931 Fax. +39 0942 56128 Segreteria Scientifica Cattedra e Scuola di Specializzazione in Urologia Università di Messina Via Consolare Valeria Gazzi Messina Tel. + 39 090 2212781 - 090 2212780 - 090 2212786 Segreteria Organizzativa Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl Via del Pratello, 2/b 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax. +39 051 2914455 Segreteria S.I.Ur.O. Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.) c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna Tel. +39 051 6362421 E-mail: [email protected] Fax +39 051 308037 Recapiti Segreteria Organizzativa EVCM c/o Sede Congressuale Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065 Recapiti Segreteria S.I.Ur.O. c/o Sede Congressuale Tel. +39 0942 5531074 Fax +39 0942 5531075 E-mail: [email protected] QUOTE DI ISCRIZIONE E REGOLAMENTO Quote Dopo il 30 Settembre e in Sede Congressuale Quota di Partecipazione NON SOCI € 480,00 + IVA 20% (€ 576.00) Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O1 € 430,00 + IVA 20% (€ 516.00) Iscrizione giornaliera € 300,00 + IVA 20% (€ 360.00) Quota per Specializzandi2 € 200,00 + IVA 20% (€ 240.00) Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri) € 50,00 + IVA 20% (€ 60.00) Cena Sociale € 70,00 + IVA 20% (€ 84.00) ESPOSITORI / SPONSOR Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Il badge da diritto alla Cerimonia Inaugurale, ai Sandwich Lunch, ai Coffee Break e all’accesso all’Area Espositiva. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro pagamento di una quota di € 30,00 + IVA 20%. 1 I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa. 2 L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza. 3 La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota da diritto a partecipare esclusivamente al Corso Infermieri. La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Sandwich Lunch, Coffee Break. Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura. MODALITÀ DI ISCRIZIONE Regole Generali Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare in ogni sua parte ed inviare, per posta o per fax, la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, allegando la ricevuta dell’avvenuto pagamento. In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Al ricevimento delle iscrizioni, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura. Nel caso in cui pervenissero iscrizioni non indicanti se la persona è socio della Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.), il pagamento dovrà essere comunque pari alla quota NON SOCIO. Sarà cura della Segreteria Organizzativa verificare l’appartenenza alla S.I.Ur.O e stornare l’eventuale differenza. Si suggerisce di verificare in anticipo l’appartenenza alla S.I.Ur.O degli iscriventi inviando un fax alla Segreteria Organizzativa. La prima scadenza per l’iscrizione al Congresso è venerdì 30 settembre 2005. Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre lunedì 3 ottobre 2005. Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale. Segreteria Organizzativa Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it Aziende/Agenzie In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopracitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare. Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie Il ritiro delle pre-iscrizioni di Agenzie/Aziende avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da parte ci ciascun pre-iscritto. Le Aziende/Agenzie dovranno obbligatoriamente richiedere per iscritto, contestualmente all’invio delle schede di iscrizione, un APPUNTAMENTO alla Segreteria Organizzativa. In questa sede verranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nome ed evase nuove iscrizioni non effettuate entro lunedì 3 ottobre 2005. Al ricevimento dell’iscrizione di gruppo, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura con l’orario ed il giorno assegnato per l’appuntamento. Rinunce Entro lunedì 3 ottobre 2005 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 3 ottobre 2005 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto. Cambi nome Sono permessi fino a lunedì 3 ottobre 2005. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite nuova scheda di iscrizione. In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor. Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà aperto nei giorni: • Giovedì 3 Novembre dalle ore 13.30 alle ore 19.30 • Venerdì 4 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 19.00 • Sabato 5 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 20.00 • Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 13.30 Modalità di pagamento: Il pagamento dovrà essere effettuato tramite: • Bonifico Bancario: Banca Popolare dell’Emilia Romagna c/c 000000989966 ABI 05387 CAB 02400, CIN B intestato a E.V.C.M. S.r.l. causale: XV SIUrO 2005 + quota di iscrizione + nome iscritto. (Esempio: XV SIUrO + socio + Dott. Rossi Marco). • Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: E.V.C.M. S.r.l.. L’assegno dovrà essere accompagnato da lettera in cui si specifica causale del pagamento. Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura. Fatturazione Per la fatturazione, indicare chiaramente sulla scheda di adesione l’intestazione, il codice fiscale e/o partita IVA e l’indirizzo completo. XL Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica BADGE Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati a lui relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso ed alla Cerimonia Inaugurale. Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti E.C.M. Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge. Colori di identificazione Blu Congressisti Rosso Giornalieri Verde Organizzazione Giallo Stampa Azzurro Espositori Grigio Infermieri ORARI SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Sede Centro Congressi Russott Hotel Viale Jannuzzo, 47 – 98035 Giardini Naxos (Me) Recapiti Segreteria Organizzativa c/o Sede Congressuale: Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065 La Segreteria Organizzativa presso la Sede Congressuale sarà attiva a partire da Giovedì 03 Novembre 2005 dalle ore 13.30. Giovedì 3 Novembre dalle ore 13.30 al termine del Congresso Venerdì 4 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Sabato 5 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Certificati di Partecipazione L’ attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre” e “post” valutazione. CONDIZIONI GENERALI DI PRENOTAZIONE Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 - Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] Modalità di prenotazione Per prenotare una o più camere è obbligatorio compilare ed inviare la SCHEDA DI PRENOTAZIONE ALBERGHIERA ed il relativo pagamento (assegno o copia bonifico bancario) ad Emilia Viaggi Divisione Congressi & Meeting entro il 29 luglio 2005 (non si accettano prenotazione telefoniche, ma solo scritte via fax o e-mail). L’assegnazione delle camere sarà effettuata secondo l’ordine di arrivo delle richieste. In ogni caso sarà assegnato un albergo di pari cartegoria e, ad esaurimento della categoria prescelta, sarà proposta una categoria diversa. Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più 16,00 (per camera) come diritto di prenotazione non rimborsabile in nessun caso. Modalità di pagamento • Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: Emilia Viaggi S.n.c. • Bonifico bancario sul c/c 000000990387 intestato a: Emilia Viaggi S.n.c. ABI 05387 - CAB 02400 - CIN H - Banca Popolare dell’Emilia Romagna. In caso di mancato pagamento la prenotazione verrà automaticamente cancellata. Cancellazioni e Rimborsi Si accetteranno cambi di nominativi solo tramite comunicazione via e-mail o fax entro e non oltre venerdì 30 settembre 2005. In caso di cancellazione della prenotazione effettuata (da comunicarsi per iscritto) verranno applicate le seguenti penalità: • Dal momento della prenotazione verrà addebitata la prima notte per ogni camera cancellata. • Per cancellazioni (inclusi riduzione numero di notti ed eventuali no-show) oltre il 30 giugno 2005 non si avrà diritto ad alcun rimborso. • Tutti i rimborsi saranno effettuati dopo la fine del Congresso. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SEDI ALBERGHIERE Hotel Russott**** Viale Jannuzzo, 47 – Giardini Naxos tel. +39 094251931 Hotel Hellenia**** Viale Jannuzzo,41 – Giardini Naxos tel. +39 094254310 Hotel Giardino dei Greci**** C.so da Sirina – Via dei sei Mulini Giardini Naxos tel. +39 094251514 Hotel Naxos Beach Resort**** Via Recanati, 20 – Giardini Naxos tel. +39 09426611 Hotel Villa Sant’Andrea**** Via Nazionale, 137 – Taormina mare tel. +39 094223125 Hotel Villa Diodoro**** Via Bagnoli Croci, 75 – Taormina tel. +39 09423391 Categorie e tariffe alberghiere Doppia da 185,00 a 400,00 euro Doppia u.s. da 150,00 a 350,00 euro N.B. Minimo notti garantite n. 3 - Diritto di prenotazione (non rimborsabile) 16,00 euro le prenotazioni saranno evase in ordine di arrivo. I prezzi indicati si intendono per camera a notte con inclusa la prima colazione, tasse ed IVA. PROGRAMMA SOCIALE Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso. Inaugurazione La Cerimonia di Inaugurazione si terrà, giovedì 3 novembre 2005 alle ore 19.00 circa, presso la Sede Congressuale, Russott Hotel. L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso. Seguirà un Cocktail di Benvenuto. Cena Sociale La Cena Sociale si terrà venerdì 4 novembre 2005, alle ore 21.00 presso il Ristorante “San Domenico” di Taormina. Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite la scheda d’iscrizione pubblicata sul sito www.emiliaviaggi.it unitamente al pagamento della quota di registrazione. La partecipazione alla Cena Sociale di venerdì 4 novembre prevede una quota di Euro 70,00. Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte sino ad esaurimento dei posti disponibili. Per accedere alla Cena Sociale è necessario presentare l’invito che sarà consegnato presso la Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale. Programma Accompagnatori Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni a pagamento. In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni e/o prenotazioni. Agenzia di viaggio Emilia Viaggi è l’agenzia ufficiale del Congresso. Per informazioni, prenotazioni ed emissione biglietteria rivolgersi a: Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it NOTIZIE UTILI Lingua ufficiale La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano. Libro degli Abstract Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo. XLII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Questionari di “pre” e “post” valutazione I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale. Esposizione tecnico-scientifica Nell’ ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico – scientifica alla quale parteciperanno aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali. Servizio navette Un servizio navetta collegherà gli hotel ufficiali del Congresso con la sede della Cena Sociale (Ristorante “San Domenico” di Taormina). Nessuna navetta è messa a disposizione per i collegamenti tra la Sede Congressuale e gli hotel e dalla stazione ferroviaria o aeroporto. Open Lunch e Coffe Station Saranno allestiti alcuni punti buffet nell’area poster-lunch. COME RAGGIUNGERE LA SEDE CONGRESSUALE Come arrivare Giardini Naxos Località turistica, distante, via autostrada, 50 Km da Messina Centro e 48 Km da Catania, confinante con Taormina il cui centro dista circa 5 Km. Raggiungibile in poco tempo dall’aeroporto Fontanarossa di Catania e dalla linea ferroviaria Messina - Catania. In Aereo Catania Fontanarossa International, è l’aereoporto più vicino a Giardini Naxos distante 55 km. Dall’aereoporto di Catania è possibile raggiungere Giardini Naxos con l’autobus al costo di 4,65 a persona, con il treno dalla stazione ferroviaria di Catania (Gli autobus dall’aeroporto alla stazione ferroviaria di Catania partono ogni 20 minuti), noleggiando un auto, via autostrada A18 direzione Messina, uscita Giardini Naxos; o con il Taxi al costo di 80,00 circa. In Autobus Il terminal Bus di Giardini Naxos, si trova a c.a. 10 minuti a piedi dal Guest House, se non si hanno dei bagagli pesanti è facile raggiungere il terminal Bus a piedi, o con taxi (costo c.a. 7,00). In Treno La stazione ferroviaria di Taormina/Giardini-Naxos è la fermata del treno. Gli orari dei treni per Giardini Naxos si trovano sul sito www.trenitalia.com. In Auto Dal nord Italia è possibile prendere l’autostrada A3 in direzione Napoli e Salerno, da Salerno bisogna immettersi di nuovo nell’autostrada del sole A3 in direzione di Reggio Calabria, uscire poi a Villa S. Giovanni e dal porto prendere uno dei traghetti che parte ogni 20 minuti 24 ore su 24 ore (compagnia “Caronte”). Dal porto seguendo le indicazioni per l’autostrada, immettersi nel A18 in direzione di Catania. Da Palermo prendere l’autostrada direzione Catania A19; da Catania prendere l’autostrada A18. arrivederci a… Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Assemblea amministrativa dei soci SIUrO Rinnovo cariche sociali SIUrO: Nel corso del XV Congresso Nazionale SIUrO si terranno le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali. Le votazioni potranno essere effettuate presso la segreteria SIUrO, Sala Nike, nei seguenti orari: Giovedì 3 novembre 2005 dalle 16.30 alle 18.00 Venerdì 4 novembre 2005 dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30 Sabato 5 novembre 2005 dalle 10.30 alle 13.00 Sono ammessi a votare solo i soci in regola con il pagamento della quota associativa per l’anno 2005. E’ possibile effettuare il pagamento della quota associativa anche in sede congressuale, presso la segreteria SIUrO, anche con Bancomat o carta di credito (VISA e MasterCard), ESCLUSIVAMENTE nei seguenti orari: Giovedì 3 novembre 2005 dalle 15.00 alle 16.00 Venerdì 4 novembre 2005 dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30 Sabato 5 novembre 2005 dalle 09.00 alle 10.00 Domenica 6 novembre 2005 dalle 09.00 alle 11.00 Sabato 5 novembre, dalle ore 18.30 alle ore 20.00, in sala Tindari A, si terrà la Assemblea Amministrativa dei soci, nel corso della quale saranno premiati i vincitori dei premi SIUrO per le migliori comunicazioni e per i migliori posters. INFORMAZIONI SCIENTIFICHE Premi S.I.Ur.O Sono previsti premi per le migliori comunicazioni libere e per i migliori poster presentati nelle sezioni poster. Per quanto riguarda i poster verranno valutati esclusivamente i lavori in cui uno degli autori sarà presente, accanto al proprio poster, all'ora prevista, nella sessione poster meet the authors. I premi verranno assegnati, agli autori effettivamente presenti, nel corso della seduta amministrativa della Associazione che si terrà sabato 5 novembre dalle 18.30 alle 20.00. Tutte le comunicazioni premiate ed i poster premiati verranno pubblicati per extenso sulla rivista Archivio Italiano di Urologia e Andrologia, organo Ufficiale della S.I.Ur.O. ECM - Educazione Continua in Medicina La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa. L'accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione. La giornata di domenica 6 novembre 2005 sarà accreditata unitamente alla giornata di sabato 5 novembre. In altre parole, per poter ricevere i crediti ECM della giornata di domenica 6 novembre è necessario aver partecipato alla giornata di sabato 5 novembre. Al fine di permettere un preciso e puntuale svolgimento degli eventi accreditati ed il conseguente rilevamento delle presenze, sia i Relatori sia i partecipanti sono pregati di voler rispettare puntualmente gli orari previsti e di voler seguire fino a completamento l'evento volta per volta scelto. Al fine dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell' evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale dei questionari di verifica (pre e post evento) della scheda di valutazione dell' evento formativo. Nei particolari casi di assenza brevissima (non superiore ai 30 minuti) sarà cura dell' organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell' assenza sull'apprendimento. L'attestato ECM verrà inviato dopo l'evento per posta o e-mail, all'indirizzo indicato sul Questionario di Verifica dell'evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell'area congressuale del partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare. Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM: • Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l'evento Venerdì 4 novembre 8 ore = 4 crediti ECM Sabato 5 novembre 7 ore = 4 crediti ECM Domenica 6 novembre 7 ore (2 di sabato + 5 di domenica) = 3 crediti ECM Corso infermieri 6 ore = 4 crediti ECM • Restituzione dei questionari pre e post di valutazione dell'evento, compilati in tutte le loro parti compresa la scheda di valutazione dell'evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento XLIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti formativi da acquisire nel corso dell'anno solare. I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell'impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un'ora o un'ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi). I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza. L’organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti. Qual’è la “tolleranza” prevista per il tempo di presenza del partecipante all'evento residenziale o al progetto formativo aziendale entro la quale è concedibile l'attestato dei crediti? Ai fini dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza degli operatori sanitari interessati effettiva del 100% rispetto alla durata complessiva dell'evento formativo residenziale, mentre, ai sensi dell'art.1, comma 4, del D.M. 27/12/2001 la presenza effettiva degli operatori sanitari interessati al progetto formativo aziendale è del 90%. Nei particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell'organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell'assenza sull'apprendimento finale essendo unico responsabile dell'evento residenziale o del progetto formativo aziendale. Segreteria SIUrO Sala Nike – Tel. +39 09425531074 Fax + 39 09425531075 e-mail: [email protected] La segreteria è aperta nei seguenti orari Giovedì 3 novembre dalle ore 15.00 alle ore 18.00, Venerdì 4 novembre dalle ore 09.00 alle ore 18.00 Sabato 5 novembre dalle ore 09.00 alle ore 18.00 Domenica 6 novembre dalle ore 09.00 alle ore 12.00 Per le votazioni Giovedì 3 novembre Venerdì 4 novembre Sabato 5 novembre dalle 16.30 alle 18.00 dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30 dalle 10.30 alle 13.00 Per il pagamento della quota associativa 2005 Giovedì 3 novembre dalle 15.00 alle 16.00 Venerdì 4 novembre dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30 Sabato 5 novembre dalle 09.00 alle 10.00 Domenica 6 novembre dalle 09.00 alle 11.00 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile la realizzazione del XV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti. ASTRAZENECA AMGEN EUROPE ASTELLAS PHARMA AZ. CHIM. RIUN. ANGELINI FRANCESCO - ACRAF BAYER B. BRAUN CHIRON ITALIA DOMPÈ BIOTEC FARMACEUTICI EDAP TECHNOMED ITALIA ELI LILLY ITALIA GLAXOSMITHKLINE GRUNENTHAL FORMENTI IPSEN ISTITUTO LUSO FARMACO D’ITALIA KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI LITHOMOBILE MEDICAL ENTERPRISES EUROPE MERCK SHARP AND DOHME NOVARTIS FARMA OLYMPUS ITALIA PFIZER ITALIANA ROCCHETTA SANOFI AVENTIS SICIL-DIAGNOSTICA SIGMA TAU SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI PIERRE FABRE PHARMA TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI TECNOGAMMA TRIMPROBE TYCO UNIDERM FARMACEUTICI XLVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SESSIONI giovedì 3 novembre 2005 ore 14.00 - 15.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1 Moderatori: Bollito E., Tenaglia R. 52 - OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS) TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE ANALYSIS Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3, Gilardino M.2, Aglietta M.1 1 Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept - Institute for Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo (Turin) 77 - ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT) FOR PROSTATE CANCER Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R., Falvo F., Pingitore D Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 121 - LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A., Melloni D. Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina 128 - EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA, NELLE LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2, Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A.A.1 1 Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale“ F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda Università degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli 151 - RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO. PRIMA FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY) Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2, Cagno MC.3, Bartolozzi C.2,Francesca F.1 1 U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara; 2Istituto di Radiologia dell’Università; 3U.O. Anatomia Patologica II, Ospedale S. Chiara, Pisa 243 - CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA (p T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona ore 14.00 - 15.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 1 Moderatori: Nicita G., Danesi E. 54 - RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2, Fontana D.1 1 Divisione Universitaria di Urologia II - ASO "San Giovanni Battista - Molinette" - Torino; 2Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica-sez. Biochimica-Università degli studi di Torino; 3Porto Conte Ricerche-Alghero (SS) 66 - RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO NELLA CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2, Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7, Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17, Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2, Allegro R.2 e i membri del GSTU19 1 Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera; 7Osp Civ-Div Urol,Campobasso; 8 Istituto Nazionale Tumori -Div Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento; 11 Clinica GEPOS-Div Urol, Telese Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div Urol, Maddaloni (CE); 14 Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist Urol-Università di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 17 Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania; 19 Sicilia-Calabria-Campania- Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna 75 - RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE DI ALTO GRADO Simone M., Pomara G.1 Salinitri G., Marzano R., Casale P., Francesca F. U.O. Urologia SSN Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 98 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA: CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A., Scieri F., Stener S., Gaboardi F. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 135 - ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 233 - TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA: CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250 PAZIENTI Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1, G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico H San Raffaele, Milano ore 14.00 - 15.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Miscellanea Moderatori: Fandella A., Aragona F. 4 - IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA Petrongari M.G.1, Saracino B.v, Gomellini S.1, Arcangeli S.1, Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2 1 Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti 28 - PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA: UNO STUDIO DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1, Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5, Patrone E.5, Balbi C.1 1 Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Istituto G. Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 5Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.) 79 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2, Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1 1 2 Clinica Urologica; U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San Raffaele,Osp. S. Raffaele, Milano 88 - DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, PUO’ ESSERE UTILE? Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3, Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1, Favro M.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB). 240 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE 1 Brausi M. 4Reggiani A., 2Cortellini P., 3Daniele C. 1 U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena; 2U.O. Urologia Ospedale di Parma; 3U.O. Urologia Arcispedale S.Anna Ferrara; 4 U.O. Urologia Ospedale S. Orsola Malpighi Bologna 242 - IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Garofalo M.1, Giovannini C3, Gerace T.1, Martoni A.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni), Ospedale Sant’ Orsola-Malpighi; 3CRBA Centro di Ricerca Biomedica Avanzata, Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna giovedì 3 novembre 2005 ore 15.00 - 16.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 2 Moderatori: Muzzonigro G., Orecchia R. 15 - RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA: VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3 1 Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia; 3Struttura Complessa Fisica Sanitaria XVIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 106 - TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONE-REFRATTARIO (HRPC) Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A., Carloni M., Carini M. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze 122 - RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F., Puppo P. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 158 - TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE DELLA PROSTATA: EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3, Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1, Paradiso Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5, Vicentini C.2 1 Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G. Mazzini Teramo, Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila; 3 Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo; 4Divisione di Anatomia Patologica Ospedale San Salvatore L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata Università Degli Studi Di L’Aquila 208 - STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-S-TRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia, O.C. "G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2 Associazione Urologica Morgagni Forlì 251 - VALIDAZIONE DEL NOMOGRAMMA DI PARTIN SU UNA POPOLAZIONE DI PROSTATECTOMIE RADICALI IN ITALIA: ESPERIENZA DI BOLOGNA Brunocilla E., Sanguedolce F., Schiavina R., Franceschelli A., Palmieri F., Urbinati M., Cicchetti G., Vitullo G., Gerace T., Martinelli A., Severini E., Bertaccini A., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna ore 15.00 - 16.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 2 Moderatori: Consoli C., Iacopino F. 71 - FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE AND SEMINAL-SPARING Bertini R., Mazzoccoli B.,Naspro R.,Salonia A., Da Pozzo L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele 74 - LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL CARCINOMA VESCICALE Bassi P.1, De Marco V.1, Longo F.1, Bertoloni R.1, Aragona M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2, Cavazzana A.3 1 Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di Citodiagnostica, Università di Padova; 3 Sezione di Patologia Molecolare, Università di Pisa 83 - ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE PADOVANA (VIP) Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova 95 - CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER Molinaro M. A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D'Armiento M.2 1 U.O. Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e Nefrologia " Policlinico Universitario Federico II" Napoli 230 - LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE DI QUESTI TUMORI Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 3 Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze; 4 Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 46 - BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU DI FASE III (30906) Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R., Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P Membri dell’EORTC -Gu Group Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ore 15.00 - 16.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Rene Moderatori: Severini G., Ferraù F. 69 - TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1 Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Bocciardi A.1, Rigatti P.1 1 U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano; 2U.O. Radioterapia, H. San Raffaele, Milano 110 - RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI (RCC) CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E 7 CM Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M., Lanzi F., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 130 - IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL CARCINOMA A CELLULE RENALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVA Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci Barbini V.1 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG) 159 - PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA (RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1, Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3, Nicolai N.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative; 3S.C.Chirurgia Urologica Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 181 - CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO Foxp3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA IN VITRO Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1, Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli R.2, Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1, Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research, Transfer and High Education "DENOthe", University of Florence, Florence, Italy 216 - IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari Venerdì 4 novembre 2005 dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 63 - TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2a-r NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO: ESPERIENZA DI 6 CASI Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo 70 - LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS; LA NOSTRA ESPERIENZA Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C., Carmignani G. Istituto di Clinica Urologica "L. Giuliani", Università di Genova 85 - LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1, Salinitri G.2, Francesca F.2, Belgrano E.1 1 Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia; Ospedale S. Chiara, Pisa 92 - MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR TUMOURS CLINICAL STAGE II Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1, Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3, Romano M.4, Franceschi T.5, Cetto G.L.1 1 Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona; 2Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 3 Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 5Oncologia Medica, Mater Salutis Ospital, Legnago 100 - LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari XX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 113 - CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina) – Unità Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma 133 - THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF TESTICULAR SEMINOMA Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 145 - CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1 1 Clinica Urologia I, Università di Firenze; 2Istituto di Radiologia, Università di Firenze; 3Istituto di Anatomia Patologica,Università di Firenze 177 - MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia - O.C."G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica - O.C."G.B.Morgagn L.Pierantoni", AUSL di Forlì 193 - TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE DI 18 CASI Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F., Baldazzi V., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze 252 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA SOTTOCLASSIFICAZIONE DELLO STADIO T1 NEI CARCINOMI UROTELIALI DI ALTO GRADO DELLA VESCICA: STUDIO MULTICENTRICO DELL'ASSOCIAZIONE UROLOGI PIEMONTESI E VALDOSTANI (AUP) Fontana D.1, Bollito E.R.2, Destefanis P.1, Casetta G.3, Bellina M.4, Fasolis G.5, Marsico A.6, Pacchioni D.7, Bussolanti G.7, Capotti M.2, Tizzoni A.3, Navone R.6 1 Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione Universitaria di Anatomia Patologica Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (TO); 3Divisione Universitaria di Urologia 1; 4Divisione di Urologia, Ospedale di Rivoli (TO); 5 Divisione di Urologia, Ospedale di Alba (CN); 6Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 3; 7 Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 1 ASO "San Giovanni Battista – Molinette"Università degli Studi di Torino 253 - NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION IN PRIMARY ADENOCARCINOMAS OF THE URINARY BLADDER Bollito E.R.1, Pacchioni D.3, Volante M3*, Lopez-Beltran A.6, Terrone C.2*, Casetta G.4, Mari M.5, DePompa R.1*, Cappia S.1, Capotti M.1* 1 Divisions of Pathology and 2Urology of San Luigi Gonzaga Hospital, Orbassano, Turin, Italy; 3Divisions of Pathology and 4Urology San Giovanni Hospital, Turin, Italy; 5Divisions of Urology Rivoli Hospital; 6 Reina Sofia Hospital and University of Cordoba, Cordoba, Spain; *Department of Clinical & Biological Sciences, University of Turin, Turin, Italy 254 - CELL DISCOHESION OF IN SITU CARCINOMA OF THE BLADDER: NEW INSIGHT THROUGH ADHESION MOLECULES PROFILE (E-CADHERINS/ALPHA AND BETA CATENINS, EP-CAM AND EPISIALIN) Patriarca C.2, Corrada P.1, Giunta P.2, Di Pasquale M.2, Parente M.2, Campo B.1 1 Dept of Pathology and 2Urology, Azienda Ospedaliera di Melegnano, Italy dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 5 - MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS (INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E. Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia 6 - TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia 9 - HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFO-STRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI D'Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge M.2, Muto G.1 1 UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia, IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC Candiolo, Torino 26 - LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE DELLA RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi M., Corvò R. Dipartimento di Scienze Oncologiche- S.C.Radioterapia e S.S.Fisica Sanitaria Sanremo Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 31 - CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI FASE II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU) Serretta V.1, 2 Altieri V.2, Morgia G.1, Melloni D.1, Magno C.4, Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8, De Grande G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU) 1 Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Messina; 5Osp Civ-Div Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura Orestano-Palermo; 8 Osp Civ-Div Urol-Trapani; 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa. 33 - RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2, Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3, Marzi S.3 1 S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia; 3Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena, Roma, Italia 40 - DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI IN PAZIENTI CANDIDABILII A BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 42 - IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A 24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA STANDARD NEGATIVA Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1 1 U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2U.O. di Urologia - Seconda Università degli Studi di Napoli 86 - VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2Dipartimento di scienze mediche " Università degli Studi del Piemonte Orientale" "Amedeo Avogadro" 104 - LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA ORMONO-REFRATTARIA (HRPC): MITOXANTRONE – VINORELBINE- PREDNISONE( VMP) VERSO MITOXANTRONE – PREDNISONE (MP): LA NOSTRA ESPERIENZA Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2, Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1, Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.v, Marini G.1 1 U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta Spedali Civili, Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia-Cattedra di Urologia Università di Brescia 117 - CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA RADICALE NELL’ERA DEL PSA Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano 127 - ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L. 3, Palloni T.4, De Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso; 3 UO Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp. S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp "S. Giovanni Calibita" Fatebenefratelli, Roma 132 - EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL`INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ( RP ) E NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC) Arena F., Potenzoni M., Adorni A. Divisione di Chirurgia Opedale di Borgo Val di Taro ( PR ) 134 - CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia 143 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D'Amico A., Miano R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G. Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S. Lucia, Roma 147 - THE USEFULLNESS OF BYPOLAR TRANSURETRHRAL RESECTION OF PROSTATE IN PATIENTS WITH PROSTATE CANCER Silvestre G., Imbriani E., Gentile M. Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata XXII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 148 - PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F., Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B. Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" Az Ospedaliera Maggiore della Carità, Novara 155 - IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONO-REFRATTARIO Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino Centro Prostata Molinette, Torino 164 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G., Ierardi A., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze. 166 - STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO BRACHITERAPICO E LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO A BASSO RISCHIO Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C. Dipartimento di Nefrourologia Ospedale S. Paolo - Savona 168 - PINH E PINL A CONFRONTO Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale Maggiore di Parma 171 - FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTICO Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 182 - PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON MACROSEZIONI Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1, Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2, Agostini S.3, Trotti R.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Istituto di Patologia generale, Università di Firenze, 3U.O. di Radiodiagnostica, A.O.U.C, Università di Firenze 183 - DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA A BASSO RISCHIO (cT2, GLEASON SCORE BIOPTICO 3+3, PSA 10ng/mL) Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2, Montorsi F.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia; 3Clinica Urologica di Milano 184 - HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO RADIOTERAPIA ESTERNA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. AO S.Giovanni Battista, Torino 185 - GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO: 3 ANNI DI ESPERIENZA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. AO S.Giovanni Battista, Torino 195 - CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M., Latiano C., Ricci Barbini V. I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza Divisione di Urologia. San Giovanni Rotondo (FG) 198 - TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo A.1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo 200 - RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE REPORT Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V., Strada G. U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza 203 - CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA: STUDIO SULLA FREQUENZA DEI LINFOCITI T CD8+ TELOMERASI-SPECIFICI Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.2, Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1, Carmignani G.1 1 Clinica Urologica "L.Giuliani" Università degli Studi di Genova; 2Dipartimento di Medicina interna, Università degli Studi di Genova Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 205 - CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2, Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4, Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7, Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9, Catena L.10, Procopio G.10, Bajetta E.10 1 Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia; 3 U.O. Radioterapia; 4U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie Palliative; 9Programma Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 207 - DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS WITH HORMONE REFRACTORY PROSTATE CANCER Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4, D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1 1 Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare e 4Clinica Urologica, Università Federico II, Napoli; 2 Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi, Napoli; 3UO Urologia, INT Fondazione G. Pascale, Napoli 217 - E’ L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE? Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L., Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari 219 - IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI DEL TUMORE PROSTATICO. REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Tenaglia L.R Clinica Urologica Università G. D'Annunzio, Chieti-Pescara 227 - STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze 232 - RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA RETROPERITONEALE / PELVICA Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia Patologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 12 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Trieste 55 - CHIRURGIA -NEPHRON-SPARING- IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G., Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V. UOC Urologia-Ospedale S.Eugenio, Roma 109 - ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA: ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L., Vignolini G., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 131 - SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI NEI MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2, Baldracchini F., Talesa V.2 1 Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche 162 - TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE: PRESENTAZIONE DI DUE CASI Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V, Serni S, Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze 179 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli M.C.2, D'Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P.1 1 Ospedale San Carlo Borromeo Milano Divisione di Urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione di Oncologia XXIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO (GIST): CASE REPORT Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2, Biffi A.2, D'Antona A.2, 7 Tombolini P.1 1 Ospedale san Carlo Borromeo milano divisione di urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione oncologia 209 - TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano 234 - ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA: ESPERIENZA PRELIMINARE Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D., Ferro M., Altieri V. Clinica Urologica - Università degli studi di Napoli "Federico II" dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Super. - Poster Meet the Authors Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A. 3 - NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2, Capponi G.1 1 Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di Rianimazione 14 - CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI Maffezzini M., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia 17 - FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU). Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz 22 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA UROTELIALE C. Cammarata, Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia Caltanissetta 23 - STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE Ta-T1 DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia 27 - E' POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITA DI VITA IN RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA ? Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M. U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano Torino 36 - TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG Vs GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO Del Zingaro M., Fornetti P.,, Farneti F., Ioannidou K., Costantini E., Mearini E., Porena M. Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce 58 - NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI : ANALISI RETROSPETTIVA DI 71 CASI Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1 1 Dept. of Medical Oncology, University of Verona, Verona, Italy; 2Unità Operativa di Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy; 3Pathology, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy. 61 - INTRAVESCICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA pTa-T1 G1/3 AFTER TRANSURETHERAL RESECTION Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G. Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. " G. da Procida" ASL SA/2 Salerno 64 - FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2, Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7, Cacciatore M 8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16, Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20, Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21 1 Ist Urol-Università di Sassari, 2Ist Urol-Università di Palermo, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Ist Urol-Università di Catania, 5Osp Civ Monaldi -Div Urol, Napoli, 6Ist Urol-Università di Messina, 7Osp Civ-Div Urol, Trani (BA), 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA), 9Osp. Civ -Div Urol, Maddaloni (CE), 10Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 12Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 13 Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 14Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 15Osp Civ-Div Urol, Trapani, 16Osp Civ-Div Urol, Cosenza, 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo (FG), 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA), 19Osp Civ-Div Urol, Castellamare Di Stabia (NA), 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol, Avellino, 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-Basilicata-Sardegna Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 73 - AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P. UO Urolgia, Università "Vita-Salute" Istituto Scientifico H. San Raffaele, Milano 78 - BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF THE CONSERVATIVE TREATMENT Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1 1 Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 102 - DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P. Clinica Urologica "L. Giuliani" - Università di Genova 107 - DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8, IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2, Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1 1 Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale Università di Roma " La Sapienza". 114 - METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO: CASO CLINICO Pastore A.1., Palleschi G.1., Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 Università degli Studi di Roma "La Sapienza": I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità Operativa di Neuro-Urologia; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma Università degli Studi di Roma "La Sapienza", II Facoltà di Medicina e Chirurgia; 3Dipartimento di Urologia "U. Bracci" 154 - FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3 Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino 156 - CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI c-erbB-2 E p53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO pTa. FOLLOW-UP A 2 ANNI Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica - Università degli Studi di Torino 160 - INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE IN URETEROCELE Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli A., Lembo A. U.S.C. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo 161 - UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA Castiglione F.2, Vignolini G.1, Lapini A.1, Masieri L.1, Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M1 1 Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze. 173 - CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA 525 casi Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E., Rossi R., Liberale F. S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino 176 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A. 194 - CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT Sebastio N.1, Cretì G.1, Santodirocco M.1, Latiano C.1, Bisceglia M.2, Ricci-Barbini V.1 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica San Giovanni Rotondo (FG) 197 - LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO: RISULTATI PRELIMINARI Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P. Unità Operativa di Urologia Azienda Ospedaliera di Treviglio 199 - COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA VESCICALE: CASE REPORT Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini V.1, Strada G.1, Leone B.2 1 U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia Patologica, A.O. San Gerardo, Monza 211 - L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M., Malini A. Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale "G. Fornaroli" Magenta 224 - TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA A BREVE TERMINE Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze XXVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 226 - RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze 231 - TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3 Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.v, Melone F.1, Costanzi A.v, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 235 - CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE REPORT Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P.1 1 Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO, Università degli Studi di Bari; 2Sezione di Anatomia Patologica, DAPEG, Università degli Studi di Bari 236 - VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F., Fusco W., Tenaglia R.L. Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio" Chieti-Pescara dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 1 Moderatori: Rigatti P., Belgrano E. 105 - LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim Fj.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università degli studi di "Tor Vergata", Roma, Italia; 2Denver Health medical Center- University of Colorado, Denver, CO, USA 118 - TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER Baima C.,Genesi D., Acanfora F. UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO) 141 - LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO DEL TESTICOLO Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano. 142 - CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA DONNA Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 172 - CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO DI MAIALE (STRATASIS ™): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1, Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2 1 S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino; 2Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica - Università degli Studi di Torino 223 - CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S., Bellina M. U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO) dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Video Miscellanea 2 Moderatori: Carini M., Morgia G. 19 - ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1 1 Clinica Urologica Universitá di Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá di Chieti 48 - LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. Divisione di Urologia Casa di cura "Dott. Pederzoli" P.O. ASL 22 Peschiera del Garda (Verona) Direttore: Dott. G.Grosso 68 - TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, universita Vita-Salute San Raffaele, Milano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 82 - TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D'ACCESSO. 10 ANNI DI ESPERIENZA Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22 Bussolengo. Regione Veneto 97 - ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A., Breda G. Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa. 248 - LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B - Comunicazioni selezionate Ter. Chirurgica, Ricerca di Base Moderatori: Mirone V., Bertaccini A., Sica G., Balbi C. 34 - NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6, Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3 1 Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 3Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School ; 4Department of Medicine and Public Health, Second University, Naples, Italy; 5Surgical Pathology, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 6Urology Unit, CROB Rionero in Vulture, Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy 37 - STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (PRR) Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P.2, Fasolo P.P.1, Conti C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1 1 SOC Urologia Opsedale S. Lazzaro, Alba; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro, Alba 116 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE Terrone C.1, Poggio M.1, Guercio S.1, Cracco C.1, Tarabuzzi R.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1, Rocca Rossetti S.2 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università degli Studi di Torino 124 - I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2, Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2 1 Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S.Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna, Bologna, Italia 187 - STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE De Martino M.2, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.2, Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Carrieri G.2 1 Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro Trapianti Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento di Scienze Biomediche Divisione di Nefrologia Università degli Studi di Foggia; 3S. C. di Urologia Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia 237 - GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE Sasso F., Falabella R., Gulino G. Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma Sabato 5 novembre 2005 ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 1 - RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION Alongi F.,Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La Paglia L.,Tumminello E., Bono M., Montemaggi P. Ospedale Oncologico M.Ascoli-Arnas Civico Palermo 2 - CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE CISPLATINO-REFRATTARIO De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini G.4, Burattini L.5, Papiani G.1, Zumaglini F.1, Bracarda S.6, Marangolo M.1 1 Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo (Foggia); 3Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona; 6 Ospedale Policlinico Monteluce, Perugia XXVIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 24 - MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA BILATERALE:UNA LESIONE PRECANCEROSA? Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A., Teodonio S. Dipartimento di Urologia "U. Bracci", Policlinico Umberto I - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" 25 - NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO: APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE "ORGAN SPARING" Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di Viccaro D. Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"-Policlinico Umberto I 29 - RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA Molinaro M. A., Molè R., Pingitore D. U.O Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro 51 - DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M. Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re Roma 53 - METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE:IPOTESI EZIOLOGICHE ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1, Salvioni R.1, Pizzocaro G.1 1 U.O. Urologia Oncologica I.N.T. Milano ; 2U.O. Anatomia Patologica C I.N.T. Milano 62 - I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I : NOSTRA ESPERIENZA Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo 103 - TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P., Ruggiero L., Carmignani G. Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università degli Studi di Genova 152 - CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO. Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C. Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università di Genova 225 - RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA INVASIVO ED INTRADUTTALE Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2, Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1, Meliani E.1, Melone F.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università di Firenze 238 - POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G., Emili E. Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'Anninzio” Chieti 244 - RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER LO STUDIO DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.v, Manferrari F.v, Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze 247 - SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO: CASE REPORT Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero - Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A, Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 7 - RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL TUMORE PROSTATICO CT3A Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M., Porena M. Clinica Urologica. Università di Perugia 35 - CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN ADVANCED PROSTATE CANCERS Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2 1 Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 4Department of Urology, Federico II University, Naples, Italy; 5Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 47 - INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA DOSE DI 76 Gy PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F., Montemaggi P. U.O. Radioterapia Ospedale M. Ascoli Arnas Palermo 50 - LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano M., Ferrando U. S.C. Urologia 3 - Direttore: Dott. U. Ferrando - Ospedale San Giovanni Battista di Torino 56 - CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso R.1, Casetta G.2, Aimo P.4, Rolle L.1, Greco A.2, Dogliotti L.3, Fontana D.1, Tizzani A.2 1 Divisione Universitaria di Urologia 2, Università degli Studi di Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università degli Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli studi di Torino; 4Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino 57 - DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO: EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1, Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento di Radioterapia 67 - PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA:CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R. Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio"-Chieti Pescara 81 - PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE (AIPC) Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U., Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A., Bertetto O. Progetto Prostata, A.O San Giovanni Battista-Torino 87 - UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO E METASTASI OSSEE Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Alabiso O.2, Krengli M.3, Frea B1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO “Maggiore della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità” 89 - “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1, Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB). 93 - LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE?.IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO NELLA PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET PAZIENTE-SPECIFICO Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia-; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31- ASO Molinette-Torino 96 - LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Porcaro A.B.1, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2, Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1, Comunale L.1 1 2 Divisione di Urologia; Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona 99 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO RISCHIO DI PROGRESSIONE Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D., Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari 120 - RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C., Castro R. Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina 125 - RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT PSA Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2, Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2, Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2 1 U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso; 2Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Roma; 3Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del S. Cuore, Roma 126 - GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATION-INDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.v, Deodato F.2, Morganti A.G.2, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso XXX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 129 - ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA UMANA Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.1, Staibano S.3, De Rosa G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca G.4, Prezioso D.4, Sinisi A.A.1 1 Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara, 2Med. Sperimentale, Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.; 4 Urologia, Università Federico II di Napoli 146 - DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICO. ANALISI DEI RISULTATI SU 160 PROSTATECTOMIE RADICALI Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2 1 Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica Urologica Università degli Studi di Catania 149 - PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A RADIO TERAPIA ESCLUSIVA Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana F.1, Ranzoni S.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB) 150 - EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO, RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1, Caria A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1 1 U.O. Urologia Universitaria " Ospedale S. Chiara " Pisa; 2U.O. Urologia " Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo " Alessandria; 3Dept. of Urology - Sahlgrenska Hospital - Göteborg, Sweden; 4 U.O. Urologia SSN "Ospedale S. Donato "Arezzo 169 - PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 170 - VANTAGGI DELL'ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX RANGE Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1, Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Unità Operativa di Patologia Clinica 190 - VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA SULL’ UTILIZZO DEL "LIGASURE" Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma 192 - RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO. DATI PRELIMINARI Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F., Carloni M., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze. 201 - MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR) PER CARCINOMA PROSTATICO (CaP) CLINICAMENTE AVANZATO (T3-T4, N0-N+) Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G., Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E., Monesi G., Frea B. Clinica Urologica, University of Piemonte Orientale, Novara, Italy 210 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE NEL CARCINOMA PROSTATICO Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1, Sgrò E.2, Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1 1 U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera "Bianchi-MelacrinoMorelli", Reggio Calabria 212 - CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA IN CORSO DI TRATTAMENTO De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1, Martinetti A.v, Torelli T.2, Valdagni R.3, Maccauro M.4, Bajetta E.1 1 S.C.Oncologia Medica 2; 2S.C.Chirurgia Urologica; 3Direzione Scientifica; 4S.C.Medicina Nucleare. Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano, Italy 214 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO Di Stasi S. M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 218 - STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA TECNICA DI ROCCO Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A., Scieri F., Gaboardi F. U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 220 - LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA: VANTAGGI E CRITICITÀ Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3, Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5 1 Unità Operativa di Psicologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Unità Operativa Radioterapia B, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 3Unità Operativa Urologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 5Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 221 - ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G., Artibani W., Pagano F. Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova 222 - LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO DI NEOPLASIA PROSTATICA Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1 1 Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia Patologica, Università di Padova 228 - ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA DELLA PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze 245 - RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G., Schiavina R., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene e Surrene - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 8 - IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F. Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino 20 - CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI (RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC) Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1, Hutterer G.1, Petritsch P. 1 2 1 Clinica Urologica Universiá Graz; Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá Chieti; 4Istituto Anatomia Patologica Graz 44 - CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S., Ghezzi P. U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo 111 - STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I - G.M. Lancisi- G. Salesi, Ancona 123 - ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2CM: NOSTRA ESPERIENZA Daniele G. P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A., Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C. U. O. Urologia - Azienda Ospedaliera-Universitaria di Ferrara - Arcispedale S. Anna. 174 - COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON NEOPLASIA RENALE Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1 1 U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia Generale XXXII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 189 - ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B., Vergara E., Buffa G. ASL 19 U.O.A. Urologia Asti - Dir. G. Buffa 202 - FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI CON ISTOTIPO PAPILLARE Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1, Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2, Bonvini D.3, Faggiano F.3, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale; 2Istituto di Anatomia patologica, Università del Piemonte Orientale; 3Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale, Novara 215 - LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo S., Peschechera R., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari 239 - CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI REPORT DI 29 CASI Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E. Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'anninzio" Chieti dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Sup. - Poster Meet the Authors Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L. 11 - ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG NEL CANCRO SUPERFICIALE DELLA VESCICA Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia, Università degli studi di Trieste 16 - EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTEMIA NEI TCC SUPERFICIALI, RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1, Maffezzini M.2, Rigatti P.1 1 Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale Galliera, GE 18 - FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU) Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz 30 - CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto 32 - POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE? Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra M., Allegro R., Serretta V. Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo 43 - UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2, Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1 1 U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2Divisione di Urologia - Azienda Ospedaliera Vito Fazzi di Lecce 59 - STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2, Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1 1 Div. Universitaria di Urologia 2; 2Div. di Urologia 3; 3SCDO Microbiologia, ASO "San Giovanni Battista, Molinette", Torino 65 - ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6, Iadevaia M.7, Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11, Nicolosi D.12, Falvo F.13, Lo Presti D.14, Gentile M.15, Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19, Aragona F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1, i membri del GSTU22 1 Ist Urol-Università di Palermo, 2Ist Urol-Università di Sassari, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Osp. Civ-Div Urol, Gela (CL), 5Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento, 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP), 7Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni (CE), 8Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo, 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta, 10Casa di Cura Candela, Palermo, 11Ist UrolUniversità di Bari, 12Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania, 13Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol, Palermo, 15Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT), 17Osp Civ-Div Urol, Sciacca (AG), 18Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 20Osp Civ Cannizzaro-Div Urol, Catania, 21Osp Civ-Div Urol, Taormina (ME), 22Sicilia -Calabria-Campania- Puglia- Basilicata-Molise-Sardegna Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 72 - EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN PAZIENTI AFFETTI Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2, Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2, Leib Z.2, Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1 1 Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria); 4 Maastricht (Olanda) 80 - TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P., Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P. U.O. di Urologia e Trapianti di rene - Azienda Ospedaliera B.M.M. - Reggio Calabria 84 - METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova 90 - OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA: CASE REPORT Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino. 91 - QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino 101 - HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF SUPERFICIAL BLADDER CANCER Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1, Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1 1 Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova; 2Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze Farmaceutiche; 4Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova 112 - “PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO: APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO ISTOPATOLOGICO Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci Barbini V. IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza. U.O. Urologia San Giovanni Rotondo (FG). 115 - TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN ANALISI DEI COSTI IN FUNZIONE DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE Dr. O. de Cobelli, Dr. B. Rocco, Dr. F. Verweij, Dr. D.V.Matei, Dr. E. Scardino, Dr. M. Follini Istituto Europeo di Oncologia 137 - CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E DELLE URINE NEL CANCRO DELLA VESCICA Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2, Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2 1 Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza di Roma; 2Dipartimento di Urologia, Università La Sapienza di Roma 138 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA pT1G2-G3 Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. U.O. di Urologia dell'Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta. Direttore Dr. F. Vacirca 153 - FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI, STUDIO CASO CONTROLLO Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino 165 - RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA VESCICA NON ASSOCIATOA SCHISTOSOMIASI Feroldi F.1 Pianezza O.1, Zanardi G.1,, Micheli E.1, Lembo A1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo 175 - UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA VESCICALE SUPERFICIALE Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B., Montorsi F., Rigatti P. Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Cattedra di Urologia 178 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1 1 SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni, Bergamo 191 - ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER TCC DELLA VESCICA Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma XXXIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 204 - GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1 1Istituto di Clinica Urologia "Luciano Giuliani", Genova, Italia; 2Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas, Galvestone, Texas, USA 213 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R. L.3, Zampa G.4, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl, Medolla; 4Unità operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma 229 - ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2, Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2, Melone F.2, Farina U.2, Bartoletti R.2 1 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 2U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 3Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze 241 - GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG: STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI FASE II Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5, Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10 1 S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O. Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica Istituto Clinico S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco, Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS Benedetto e Gertude, Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C. Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa; 8 S.C. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza; 10S.C. Urologia HumanitasGavazzeni, Bergamo 246 - CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce, Urbinati M., Vitullo G., Martorana G. Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. 250 - NEOVESCICA ILEALE ORTOTOTPICA SEC. HAUTMANN CON ANASTOMOSI URETERO-ILEALE A “DOPPIO CAMINO”: DESCRIZIONE DELLA TECNICA CHIRURGICA Concetti S., Brunocilla E., Franceschelli A., Schiavina R., Forlani T., Severini E., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Sabato 5 novembre 2005 dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 3 Moderatori: Vespasiani G., Bracarda S. 10 - STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC) Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto L.2, Perachino D.1 1 SOC Urologia Ospedale S. Spirito; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale Monferrato (AL) 45 - IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP ( ATYPICAL SMALL ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE : È VERAMENTE LA SCELTA GIUSTA? Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G. U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini - Carpi Modena 108 - LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2 (MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1, Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1, Fiorio M.1, Piovano M.1, Tizzani A. 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino Centro per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata Molinette, Torino 139 - NAVELBINE BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC) Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1, Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1, Rocca A.1, Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1 1 Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European Institute of Oncology, Milan Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 157 - BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1 Università degli Studi di Torino; 2Radioterapia Università degli Studi di Torino 249 - VALUTAZIONE DEL RECUPERO DELLA CONTINENZA URINARIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI DOPO 150 PROCEDURE Martorana G., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Palmieri F., Provenzale M., Sanguedolce F., Severini E., Schiavina R., Manferrari F. Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 3 Moderatori: Porena M., Prezioso D. 21 - CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A GLANDULECTOMIA PER Ca DEL PENE Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A. Casa di Cura Clinica Basile- Catania Resp.U.F.Urologia Dr.R. Leonardi 39 - BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE: LA TECNICA Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1, Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 60 - PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA ESPERIENZA DOPO 30 CASI Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R., Talarico E., Marcangeli P. Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle d’Aosta 140 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SISTEMA ROBOT DA VINCI Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano 167 - MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A 3 DIMENSIONI Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) 188 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PRE-PERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE DOPO 600 INTERVENTI Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. U.O. Urologia Clinica "dott. Pederzoli" P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona) dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B- Comunicazioni selezionate Terapia Radiante e Terapia Medica Moderatori: Arcangeli G., Greco C., Ribatti D., Boccardo F. 13 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S., Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A. Struttura Complessa di Urologia 38 - DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Burrello M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2 1 Clinica Urologica - Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari 94 - ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO I TRATTATI CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA. Muñoz F.1, Franco P.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Ferrando U.2, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31, ASO Molinette-Torino 144 - EPIRUBUCINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA DI NEOPLASIE UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO PROSPETTICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V., Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università degli Studi di Bari XXXVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 163 - NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER (HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3, Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin A.3, Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit, S. Maria degli Angeli, Pordenone; 2Radiotherapy, CRO, IRCCS, Aviano; 3Urology S. Maria degli Angeli, Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone; 5Pathology, G.H.S. Maria degli Angeli, Pordenone 196 - RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA (CV). RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI DOSE FINDING Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2, Mussari S.2, Bolner A.2 1 Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia Ospedale S. Chiara, Trento Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXVII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica XV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.) Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005 INFORMAZIONI GENERALI Sede Congressuale Centro Congressi Russott Hotel Viale Jannuzzo, 47 98035 Giardini Naxos (Me) Tel. +39 0942 51931 Fax. +39 0942 56128 Segreteria Scientifica Cattedra e Scuola di Specializzazione in Urologia Università di Messina Via Consolare Valeria Gazzi Messina Tel. + 39 090 2212781 - 090 2212780 - 090 2212786 Segreteria Organizzativa Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl Via del Pratello, 2/b 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax. +39 051 2914455 Segreteria S.I.Ur.O. Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.) c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna Tel. +39 051 6362421 E-mail: [email protected] Fax +39 051 308037 Recapiti Segreteria Organizzativa EVCM c/o Sede Congressuale Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065 Recapiti Segreteria S.I.Ur.O. c/o Sede Congressuale Tel. +39 0942 5531074 Fax +39 0942 5531075 E-mail: [email protected] QUOTE DI ISCRIZIONE E REGOLAMENTO Quote Dopo il 30 Settembre e in Sede Congressuale Quota di Partecipazione NON SOCI € 480,00 + IVA 20% (€ 576.00) Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O1 € 430,00 + IVA 20% (€ 516.00) Iscrizione giornaliera € 300,00 + IVA 20% (€ 360.00) Quota per Specializzandi2 € 200,00 + IVA 20% (€ 240.00) Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri) € 50,00 + IVA 20% (€ 60.00) Cena Sociale € 70,00 + IVA 20% (€ 84.00) ESPOSITORI / SPONSOR Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Il badge da diritto alla Cerimonia Inaugurale, ai Sandwich Lunch, ai Coffee Break e all’accesso all’Area Espositiva. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro pagamento di una quota di € 30,00 + IVA 20%. 1 I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa. 2 L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza. 3 La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota da diritto a partecipare esclusivamente al Corso Infermieri. La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Sandwich Lunch, Coffee Break. Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura. MODALITÀ DI ISCRIZIONE Regole Generali Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare in ogni sua parte ed inviare, per posta o per fax, la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, allegando la ricevuta dell’avvenuto pagamento. In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XXXIX XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Al ricevimento delle iscrizioni, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura. Nel caso in cui pervenissero iscrizioni non indicanti se la persona è socio della Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.), il pagamento dovrà essere comunque pari alla quota NON SOCIO. Sarà cura della Segreteria Organizzativa verificare l’appartenenza alla S.I.Ur.O e stornare l’eventuale differenza. Si suggerisce di verificare in anticipo l’appartenenza alla S.I.Ur.O degli iscriventi inviando un fax alla Segreteria Organizzativa. La prima scadenza per l’iscrizione al Congresso è venerdì 30 settembre 2005. Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre lunedì 3 ottobre 2005. Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale. Segreteria Organizzativa Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it Aziende/Agenzie In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopracitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare. Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie Il ritiro delle pre-iscrizioni di Agenzie/Aziende avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da parte ci ciascun pre-iscritto. Le Aziende/Agenzie dovranno obbligatoriamente richiedere per iscritto, contestualmente all’invio delle schede di iscrizione, un APPUNTAMENTO alla Segreteria Organizzativa. In questa sede verranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nome ed evase nuove iscrizioni non effettuate entro lunedì 3 ottobre 2005. Al ricevimento dell’iscrizione di gruppo, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura con l’orario ed il giorno assegnato per l’appuntamento. Rinunce Entro lunedì 3 ottobre 2005 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 3 ottobre 2005 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto. Cambi nome Sono permessi fino a lunedì 3 ottobre 2005. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite nuova scheda di iscrizione. In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor. Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà aperto nei giorni: • Giovedì 3 Novembre dalle ore 13.30 alle ore 19.30 • Venerdì 4 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 19.00 • Sabato 5 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 20.00 • Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 13.30 Modalità di pagamento: Il pagamento dovrà essere effettuato tramite: • Bonifico Bancario: Banca Popolare dell’Emilia Romagna c/c 000000989966 ABI 05387 CAB 02400, CIN B intestato a E.V.C.M. S.r.l. causale: XV SIUrO 2005 + quota di iscrizione + nome iscritto. (Esempio: XV SIUrO + socio + Dott. Rossi Marco). • Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: E.V.C.M. S.r.l.. L’assegno dovrà essere accompagnato da lettera in cui si specifica causale del pagamento. Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura. Fatturazione Per la fatturazione, indicare chiaramente sulla scheda di adesione l’intestazione, il codice fiscale e/o partita IVA e l’indirizzo completo. XL Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica BADGE Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati a lui relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso ed alla Cerimonia Inaugurale. Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti E.C.M. Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge. Colori di identificazione Blu Congressisti Rosso Giornalieri Verde Organizzazione Giallo Stampa Azzurro Espositori Grigio Infermieri ORARI SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Sede Centro Congressi Russott Hotel Viale Jannuzzo, 47 – 98035 Giardini Naxos (Me) Recapiti Segreteria Organizzativa c/o Sede Congressuale: Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065 La Segreteria Organizzativa presso la Sede Congressuale sarà attiva a partire da Giovedì 03 Novembre 2005 dalle ore 13.30. Giovedì 3 Novembre dalle ore 13.30 al termine del Congresso Venerdì 4 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Sabato 5 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso Certificati di Partecipazione L’ attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre” e “post” valutazione. CONDIZIONI GENERALI DI PRENOTAZIONE Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 - Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] Modalità di prenotazione Per prenotare una o più camere è obbligatorio compilare ed inviare la SCHEDA DI PRENOTAZIONE ALBERGHIERA ed il relativo pagamento (assegno o copia bonifico bancario) ad Emilia Viaggi Divisione Congressi & Meeting entro il 29 luglio 2005 (non si accettano prenotazione telefoniche, ma solo scritte via fax o e-mail). L’assegnazione delle camere sarà effettuata secondo l’ordine di arrivo delle richieste. In ogni caso sarà assegnato un albergo di pari cartegoria e, ad esaurimento della categoria prescelta, sarà proposta una categoria diversa. Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più 16,00 (per camera) come diritto di prenotazione non rimborsabile in nessun caso. Modalità di pagamento • Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: Emilia Viaggi S.n.c. • Bonifico bancario sul c/c 000000990387 intestato a: Emilia Viaggi S.n.c. ABI 05387 - CAB 02400 - CIN H - Banca Popolare dell’Emilia Romagna. In caso di mancato pagamento la prenotazione verrà automaticamente cancellata. Cancellazioni e Rimborsi Si accetteranno cambi di nominativi solo tramite comunicazione via e-mail o fax entro e non oltre venerdì 30 settembre 2005. In caso di cancellazione della prenotazione effettuata (da comunicarsi per iscritto) verranno applicate le seguenti penalità: • Dal momento della prenotazione verrà addebitata la prima notte per ogni camera cancellata. • Per cancellazioni (inclusi riduzione numero di notti ed eventuali no-show) oltre il 30 giugno 2005 non si avrà diritto ad alcun rimborso. • Tutti i rimborsi saranno effettuati dopo la fine del Congresso. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLI XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SEDI ALBERGHIERE Hotel Russott**** Viale Jannuzzo, 47 – Giardini Naxos tel. +39 094251931 Hotel Hellenia**** Viale Jannuzzo,41 – Giardini Naxos tel. +39 094254310 Hotel Giardino dei Greci**** C.so da Sirina – Via dei sei Mulini Giardini Naxos tel. +39 094251514 Hotel Naxos Beach Resort**** Via Recanati, 20 – Giardini Naxos tel. +39 09426611 Hotel Villa Sant’Andrea**** Via Nazionale, 137 – Taormina mare tel. +39 094223125 Hotel Villa Diodoro**** Via Bagnoli Croci, 75 – Taormina tel. +39 09423391 Categorie e tariffe alberghiere Doppia da 185,00 a 400,00 euro Doppia u.s. da 150,00 a 350,00 euro N.B. Minimo notti garantite n. 3 - Diritto di prenotazione (non rimborsabile) 16,00 euro le prenotazioni saranno evase in ordine di arrivo. I prezzi indicati si intendono per camera a notte con inclusa la prima colazione, tasse ed IVA. PROGRAMMA SOCIALE Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso. Inaugurazione La Cerimonia di Inaugurazione si terrà, giovedì 3 novembre 2005 alle ore 19.00 circa, presso la Sede Congressuale, Russott Hotel. L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso. Seguirà un Cocktail di Benvenuto. Cena Sociale La Cena Sociale si terrà venerdì 4 novembre 2005, alle ore 21.00 presso il Ristorante “San Domenico” di Taormina. Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite la scheda d’iscrizione pubblicata sul sito www.emiliaviaggi.it unitamente al pagamento della quota di registrazione. La partecipazione alla Cena Sociale di venerdì 4 novembre prevede una quota di Euro 70,00. Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte sino ad esaurimento dei posti disponibili. Per accedere alla Cena Sociale è necessario presentare l’invito che sarà consegnato presso la Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale. Programma Accompagnatori Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni a pagamento. In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni e/o prenotazioni. Agenzia di viaggio Emilia Viaggi è l’agenzia ufficiale del Congresso. Per informazioni, prenotazioni ed emissione biglietteria rivolgersi a: Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l. Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna Tel. +39 051 235993 Fax +39 051 2914455 E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it NOTIZIE UTILI Lingua ufficiale La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano. Libro degli Abstract Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo. XLII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Questionari di “pre” e “post” valutazione I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale. Esposizione tecnico-scientifica Nell’ ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico – scientifica alla quale parteciperanno aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali. Servizio navette Un servizio navetta collegherà gli hotel ufficiali del Congresso con la sede della Cena Sociale (Ristorante “San Domenico” di Taormina). Nessuna navetta è messa a disposizione per i collegamenti tra la Sede Congressuale e gli hotel e dalla stazione ferroviaria o aeroporto. Open Lunch e Coffe Station Saranno allestiti alcuni punti buffet nell’area poster-lunch. COME RAGGIUNGERE LA SEDE CONGRESSUALE Come arrivare Giardini Naxos Località turistica, distante, via autostrada, 50 Km da Messina Centro e 48 Km da Catania, confinante con Taormina il cui centro dista circa 5 Km. Raggiungibile in poco tempo dall’aeroporto Fontanarossa di Catania e dalla linea ferroviaria Messina - Catania. In Aereo Catania Fontanarossa International, è l’aereoporto più vicino a Giardini Naxos distante 55 km. Dall’aereoporto di Catania è possibile raggiungere Giardini Naxos con l’autobus al costo di 4,65 a persona, con il treno dalla stazione ferroviaria di Catania (Gli autobus dall’aeroporto alla stazione ferroviaria di Catania partono ogni 20 minuti), noleggiando un auto, via autostrada A18 direzione Messina, uscita Giardini Naxos; o con il Taxi al costo di 80,00 circa. In Autobus Il terminal Bus di Giardini Naxos, si trova a c.a. 10 minuti a piedi dal Guest House, se non si hanno dei bagagli pesanti è facile raggiungere il terminal Bus a piedi, o con taxi (costo c.a. 7,00). In Treno La stazione ferroviaria di Taormina/Giardini-Naxos è la fermata del treno. Gli orari dei treni per Giardini Naxos si trovano sul sito www.trenitalia.com. In Auto Dal nord Italia è possibile prendere l’autostrada A3 in direzione Napoli e Salerno, da Salerno bisogna immettersi di nuovo nell’autostrada del sole A3 in direzione di Reggio Calabria, uscire poi a Villa S. Giovanni e dal porto prendere uno dei traghetti che parte ogni 20 minuti 24 ore su 24 ore (compagnia “Caronte”). Dal porto seguendo le indicazioni per l’autostrada, immettersi nel A18 in direzione di Catania. Da Palermo prendere l’autostrada direzione Catania A19; da Catania prendere l’autostrada A18. arrivederci a… Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLIII XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Assemblea amministrativa dei soci SIUrO Rinnovo cariche sociali SIUrO: Nel corso del XV Congresso Nazionale SIUrO si terranno le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali. Le votazioni potranno essere effettuate presso la segreteria SIUrO, Sala Nike, nei seguenti orari: Giovedì 3 novembre 2005 dalle 16.30 alle 18.00 Venerdì 4 novembre 2005 dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30 Sabato 5 novembre 2005 dalle 10.30 alle 13.00 Sono ammessi a votare solo i soci in regola con il pagamento della quota associativa per l’anno 2005. E’ possibile effettuare il pagamento della quota associativa anche in sede congressuale, presso la segreteria SIUrO, anche con Bancomat o carta di credito (VISA e MasterCard), ESCLUSIVAMENTE nei seguenti orari: Giovedì 3 novembre 2005 dalle 15.00 alle 16.00 Venerdì 4 novembre 2005 dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30 Sabato 5 novembre 2005 dalle 09.00 alle 10.00 Domenica 6 novembre 2005 dalle 09.00 alle 11.00 Sabato 5 novembre, dalle ore 18.30 alle ore 20.00, in sala Tindari A, si terrà la Assemblea Amministrativa dei soci, nel corso della quale saranno premiati i vincitori dei premi SIUrO per le migliori comunicazioni e per i migliori posters. INFORMAZIONI SCIENTIFICHE Premi S.I.Ur.O Sono previsti premi per le migliori comunicazioni libere e per i migliori poster presentati nelle sezioni poster. Per quanto riguarda i poster verranno valutati esclusivamente i lavori in cui uno degli autori sarà presente, accanto al proprio poster, all'ora prevista, nella sessione poster meet the authors. I premi verranno assegnati, agli autori effettivamente presenti, nel corso della seduta amministrativa della Associazione che si terrà sabato 5 novembre dalle 18.30 alle 20.00. Tutte le comunicazioni premiate ed i poster premiati verranno pubblicati per extenso sulla rivista Archivio Italiano di Urologia e Andrologia, organo Ufficiale della S.I.Ur.O. ECM - Educazione Continua in Medicina La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa. L'accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione. La giornata di domenica 6 novembre 2005 sarà accreditata unitamente alla giornata di sabato 5 novembre. In altre parole, per poter ricevere i crediti ECM della giornata di domenica 6 novembre è necessario aver partecipato alla giornata di sabato 5 novembre. Al fine di permettere un preciso e puntuale svolgimento degli eventi accreditati ed il conseguente rilevamento delle presenze, sia i Relatori sia i partecipanti sono pregati di voler rispettare puntualmente gli orari previsti e di voler seguire fino a completamento l'evento volta per volta scelto. Al fine dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell' evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale dei questionari di verifica (pre e post evento) della scheda di valutazione dell' evento formativo. Nei particolari casi di assenza brevissima (non superiore ai 30 minuti) sarà cura dell' organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell' assenza sull'apprendimento. L'attestato ECM verrà inviato dopo l'evento per posta o e-mail, all'indirizzo indicato sul Questionario di Verifica dell'evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell'area congressuale del partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare. Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM: • Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l'evento Venerdì 4 novembre 8 ore = 4 crediti ECM Sabato 5 novembre 7 ore = 4 crediti ECM Domenica 6 novembre 7 ore (2 di sabato + 5 di domenica) = 3 crediti ECM Corso infermieri 6 ore = 4 crediti ECM • Restituzione dei questionari pre e post di valutazione dell'evento, compilati in tutte le loro parti compresa la scheda di valutazione dell'evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento XLIV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti formativi da acquisire nel corso dell'anno solare. I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell'impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un'ora o un'ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi). I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza. L’organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti. Qual’è la “tolleranza” prevista per il tempo di presenza del partecipante all'evento residenziale o al progetto formativo aziendale entro la quale è concedibile l'attestato dei crediti? Ai fini dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza degli operatori sanitari interessati effettiva del 100% rispetto alla durata complessiva dell'evento formativo residenziale, mentre, ai sensi dell'art.1, comma 4, del D.M. 27/12/2001 la presenza effettiva degli operatori sanitari interessati al progetto formativo aziendale è del 90%. Nei particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell'organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell'assenza sull'apprendimento finale essendo unico responsabile dell'evento residenziale o del progetto formativo aziendale. Segreteria SIUrO Sala Nike – Tel. +39 09425531074 Fax + 39 09425531075 e-mail: [email protected] La segreteria è aperta nei seguenti orari Giovedì 3 novembre dalle ore 15.00 alle ore 18.00, Venerdì 4 novembre dalle ore 09.00 alle ore 18.00 Sabato 5 novembre dalle ore 09.00 alle ore 18.00 Domenica 6 novembre dalle ore 09.00 alle ore 12.00 Per le votazioni Giovedì 3 novembre Venerdì 4 novembre Sabato 5 novembre dalle 16.30 alle 18.00 dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30 dalle 10.30 alle 13.00 Per il pagamento della quota associativa 2005 Giovedì 3 novembre dalle 15.00 alle 16.00 Venerdì 4 novembre dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30 Sabato 5 novembre dalle 09.00 alle 10.00 Domenica 6 novembre dalle 09.00 alle 11.00 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 XLV XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile la realizzazione del XV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti. ASTRAZENECA AMGEN EUROPE ASTELLAS PHARMA AZ. CHIM. RIUN. ANGELINI FRANCESCO - ACRAF BAYER B. BRAUN CHIRON ITALIA DOMPÈ BIOTEC FARMACEUTICI EDAP TECHNOMED ITALIA ELI LILLY ITALIA GLAXOSMITHKLINE GRUNENTHAL FORMENTI IPSEN ISTITUTO LUSO FARMACO D’ITALIA KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI LITHOMOBILE MEDICAL ENTERPRISES EUROPE MERCK SHARP AND DOHME NOVARTIS FARMA OLYMPUS ITALIA PFIZER ITALIANA ROCCHETTA SANOFI AVENTIS SICIL-DIAGNOSTICA SIGMA TAU SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI PIERRE FABRE PHARMA TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI TECNOGAMMA TRIMPROBE TYCO UNIDERM FARMACEUTICI XLVI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005 Abstract n. 1 - Poster RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION Alongi F., Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La Paglia L., Tumminello E., Bono M., Montemaggi P. Ospedale Oncologico M. Ascoli, Arnas Civico Palermo Introduction: Seminoma accounts for about 40% of germ cell tumours. Because of good radiosenstivity, radiotherapy (RT) is considerd as standard treatment for clinical stage I seminoma following orchiectomy. Aim of this study is to review results and adverse events of our series. Materials And Methods: A series of 37 consecutive patients (median age 27; range 25-56) who underwent post-orchiectomy RT, since January 1999 through june 2004 was reviewed. All treatments were carried out using traditional “dogleg” opposite anterior-posterior photon beams, including limph nodes from T10 to L5 and the ipsilar emipelvic nodes. A median dose of 25.2 Gy (range 22.8-30.6) was given. Radiotherapy was planned with the aid of CT simulation scans to define and shield more accurately the organs at risk, specially kidneys. Sperm banking was reccomended to all patients before treatment. Acute and late toxicity were graded according RTOG scale. Results: Median follow-up was 36 months. There was no abdominal or pelvic reccurrence. Only mild acute upper gastrointestinal toxicity was observed as follows: 1% grade I, 25% grade II, 74% grade 0. Although the short follow-up no second tumour has been noted. Conclusion: In our series post-orchiectomy radiation treatment to paraortic and ipsilateral pelvic limph nodes was found a safe and effective method to prevent relapse. Due to recent dates from literature that 80% of patients treated adjuvantly receive unnecessary tratment with a significant risk of second tumours, we did start to reducing radiotherapy doses and treatment volumes. Abstract n. 2 - Poster CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE CISPLATINO-REFRATTARIO De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini G.4, Burattini L.5, Papiani G.1, Zumaglini F.1, Bracarda S.6, Marangolo M.1 Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, San Giovanni Rotondo, Foggia; 3 Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona; 6Ospedale Policlinico Monteluce, Perugia 1 Introduzione e Obiettivi: Le probabilità di ottenere remissioni complete di malattia durature in pazienti con tumore germinale refrattario al cisplatino è inferiore al 10% con i trattamenti chemioterapici convenzionali. Sulla base di risultati preclinici e sulla scorta dei risultati di una nostra precedente esperienza, abbiamo condotto uno studio per valutare la tollerabilità e l’efficacia della combinazione oxaliplatino-gemcitabina in questo gruppo di pazienti a cattiva prognosi. Metodi: Da Maggio 2002 ad Aprile 2005, sono stati arruolati 16 pazienti, età mediana 31 anni (range, 19-51) con tumore germinale refrattario al cisplatino. Sito primitivo: testicolo in 10 casi, retroperitoneo in 4 e mediastino in 2. Istologia: nonseminoma in tutti i casi. Il trattamento è consistito in oxaliplatino 130 mg/m2 giorno 1 e gemcitabina 1250 mg/m2 giorni 1 e 8, ogni 3 settimane. Risultati: Non si è verificato nessun caso di morte tossica. Sono stati somministrati una mediana di 3 cicli chemioterapici per paziente (range, 1-6). In due pazienti il trattamento è stato modificato a causa dell’insorgenza di piastrinopenia grado 4. I risultati sono valutabili in 15 pazienti, mentre in uno il trattamento è tuttora in corso. In un caso è stata ottenuta una remissione completa di malattia. In un paziente si è avuta una remissione parziale con marker negativi, in cui la chirurgia completa del residuo ha evidenziato soltanto teratoma maturo. In un altro caso si è ottenuta una remissione parziale con marker positivo, in cui la chirurgia completa del residuo ha evidenziato la persistenza di cellule vitali maligne. Questi tre pazienti risultano viventi e liberi da malattia ad un follow-up di 35+, 11+, 10+ mesi. In tutti i tre casi la sede primitiva di malattia era stata il testicolo. Nei restanti casi, si è avuta una remissione parziale con marker positivi e malattia in operabile, tre stabilità di malattia e otto progressioni di malattia. Conclusioni: La combinazione chemioterapica oxaliplatinogemcitabina appare tollerabile in questi pazienti. Il trattamento mostra un’interessante attività in particolar modo nei pazienti con primitivo gonadico. Bibliografia: 1. De Giorgi U, et al. Weekly gemcitabine, paclitaxel, oxaliplatin combination chemotherapy in patients with cisplatin-refractory germ cell tumor: preliminary experience. Am J Clin Oncol 2004; 27:457 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 1 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 3 - Poster NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2, Capponi G.1 1 Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di Rianimazione Scopi: Allo scopo di ridurre l’impatto metabolico della cistectomia radicale e della derivazione urinaria con impiego di intestino è stato concepito uno studio di fase 2 per valutare efficacia clinica, fattibilità e complicanze, della nutrizione artificiale combinata, per via parenterale ed enterale. Sono stati valutati, tra gli altri parametri, il bilancio azotato, la protidemia totale, l’albuminemia ed in n di linfociti in 3a e 5a giornata post-operatoria. Metodi: Il protocollo prevede la somministrazione di nutrizione artificiale combinata per un totale di 25-30 kcla/kg/die con inizio precoce attraverso la via parenterale il giorno dell’intervento, seguito progressivamente dalla nutrizione enterale attraverso una cannula digiunostomica posizionata chirurgicamente per questo scopo a fine intervento. La grandezza del campione è stata calcolata con il metodo Minimax di Simon. Risultati: Sono entrati nello studio 28 pazienti consecutivi di età media di 74,2 anni, mediana 76, range 55-82, di cui 22 maschi e 6 femmine. La categoria ASA era ASA1in 12 pazienti, ASA2 in 8, ed ASA3 in 8. Lo stadio patologico della malattia era PT0 in 1 paziente, confinato alla vescica, pTis, pT1, pT2G3 in 21 pazienti, localmente avanzato pT3a e b in 3, ed extravescicale pT4 N positivo in 3. La derivazione impiegata è stata una neovescica ileo-colica (Indiana Pouch) in 15 pazienti; una neovescica ileale (Studer) in 9, ed una uretero-ileocutaneostomia (Bricker) in 4. Otto dei 28 pazienti (28,5%) hanno manifestato un grado variabile di distensione addominale e nausea correlati con la somministrazione della nutrizione enterale che ha impedito il completamento del protocollo. Sono state osservate complicanze minori in 2 pazienti (7,1%) (avulsione accidentale 1, angolazione della cannula 1) e complicanze maggiori in 4 pazienti (14,2%) (1 dislocamento della cannula digiunostomica in addome, 1 fistola digiunale, 1 deiscenza dell’anastomosi ileo-colica, 1 deiscenza della sutura della parete addominale). Complessivamente 13/28 pazienti (46,4%) non hanno completato il protocollo. Il confronto tra i parametri biochimici post-operatori valutati nei 15 pazienti che hanno completato lo studio rispetto ai 13 che non l’hanno completato non dimostra differenze statisticamente significative, come riassunto in Tabella 1. Conclusioni: La nutrizione artificiale precoce non ha dimostrato effetto protettivo rispetto alla deplezione proteica che segue la cistectomia radicale e la derivazione urinaria in una popolazione di pazienti anziani a rischio anestesiologico medio-elevato nemmeno nel gruppo di pazienti che hanno raggiunto un bilancio azotato positivo. L’impiego della digiunostomia chirurgica è associato a complicanze minori e maggiori. È necessario valutare differenti strategie di supporto per ridurre l’impatto metabolico maggiore connesso con la chirurgia del carcinoma della vescica infiltrante in una popolazione di pazienti con età avanzata e patologie concomitanti. Abstract n. 4 - Comunicazione IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA Petrongari M.G.1, Saracino B.1, Gomellini S.1, Arcangeli S.1, Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2 1 Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti Introduzione e Obiettivi: Diversi studi hanno recentemente mostrato un’elevata sensibilità dei tumori prostatici alla grandezza della dose per frazione, con un valore del rapporto a/b stimato intorno a 1,5 -2 Gy. La differenza con il valore a/b di 35 attribuito ai tessuti normali (retto, vescica, uretra, fascio vascolo-nervoso) consente, adottando l’ipofrazionamento, di somministrare dosi totali in grado di ridurre le complicazioni mantenendo invariato il controllo tumorale, oppure, viceversa, di somministrare dosi in grado di aumentare il controllo tumorale mantenendo invariate le complicazioni. Lo scopo del presente studio è quello di determinare se un trattamento radiante ipofrazionato di 62 Gy in 20 frazioni sia in grado di ottenere un controllo locale simile e tassi di tossicità acuta e tardiva di grado II non superiore a quelli rilevati con un trattamento standard conformazionale di 80 Gy somministrati in 40 frazioni consecutive nei pazienti con tumori della prostata a prognosi sfavorevole in trattamento ormonale. Metodi: Da gennaio 2003 sono stati arruolati 78 pazienti affetti da carcinoma prostatico istologicamente accertato, a prognosi sfavorevole (con 2 o più delle seguenti caratteristiche: T3 2c, PSA > 10, Gleason score3 7), senza adenopatie pelviche alla TC e/o RM e con scintigrafia scheletrica negativa per metastasi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a soppressione androgenica totale per 9 mesi. Dopo il secondo mese i pazienti venivano assegnati in modo random a radioterapia conformazionale 3D con frazionamento standard o con ipofrazionamento; nei due Tabella 1. Parametri Completato 15 pz Non-Completato 13 pz Linfociti (n° x 103 /mcl) pre-op 3a gt p-o 5a gt p-o 1.76 0.90 1.40 1.90 0.97 1.20 Proteine Tot. (g/dl) pre-op 3a gt p-o 5a gt p-o 7.35 5.15 5.50 7.20 4.80 5.20 4.0 2.9 3.0 3.76 2.50 2.47 Albumina (g/dl) pre-op 3a gt p-o 5a gt p-o 2 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 p 0.00096 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica bracci di radioterapia sono entrati 39 pazienti, rispettivamente. Nel corso dei controlli settimanali, venivano analizzate le tossicità acute ematologica, gastrointestinale e genitourinaria secondo le scale EORTC/RTOG. Risultati: Dei 78 pazienti, 39 per braccio, nessuno ha presentato tossicità ematologia di grado I-II. Le percentuali di tossicità gastrointestinale cumulativa (grado I + II) osservate erano simili nei due bracci: 41% nel braccio convenzionale e 46% nel braccio ipofrazionato; in particolare le percentuali di tossicità di grado II erano sovrapponibili nei due bracci di trattamento con una comparsa anticipata nel braccio ipofrazionato. Analizzando la tossicità acuta genitourinaria, è stato osservato un andamento simile a quello della tossicità gastrointestinale. Le percentuali cumulative di tossicità genitourinaria (grado I + II) sono state: 54% nel braccio convenzionale e 59% nel braccio ipofrazionato, con una comparsa precoce della tossicità genitourinaria di grado II nel braccio ipofrazionato. Conclusioni: Da un’analisi preliminare, il trattamento radioterapico ipofrazionato (62 Gy in 20 frazioni per 5 settimane) non mostra una tossicità acuta ematologia, gastrointestinale e genitourinaria di grado I e II diversa dal trattamento radioterapico convenzionale (80 Gy in 40 frazioni per 8 settimane). Bibliografia 1. Brenner DJ, et al. Fractionation and protraction for radiotherapy of prostate carcinoma. IJROBP 1999; 43:1095 2. Webb S. Converting 3D dose biological outcomes: Tumor control probability and normal-tissue-complication probability (NTCP). Ch. 5 in: The Physics of Conformal Radiotherapy. Bristol, UK: Inst. Of Physics Publishing 1997:258 Abstract n. 5 - Poster MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS (INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E. Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia Introduzione: Il blocco androgenico completo continuo MAB è ancora il trattamento standard del carcinoma prostatico localmente avanzato o metastatico. Negli ultimi anni la terapia antiandrogena intermittente IAS è stata introdotta in numerosi studi clinici per la potenzialità di dilazionare la comparsa della androgeno-indipendenza, ed inoltre per la riduzione dei costi e degli effetti collaterali. Il nostro studio retrospettivo analizza i risultati in termini di comparsa della ormonorefrattarietà e sopravvivenza cancro-specifica in due gruppi di pazienti, sottoposti rispettivamente a blocco androgenico continuo e terapia intermittente. Materiali e Metodi: Gruppo MAB: comprende 65 pz (età media 75.7 anni), con un PSA basale medio di 87 ng/ml. 14 pz erano N+ e 23 M+. Follow-up medio 43 mesi. Gruppo IAS: comprende 95 pz (età media 75.4 anni), con un PSA basale medio di 73.25 ng/ml. 6 pz erano N+ e 17 M+. Tutti i pazienti hanno iniziato con un blocco androgenico completo sino all’ottenimento di un nadir stabile del PSA <4 ng/ml, la terapia è stata quindi sospesa e ripresa per valori di PSA >10 ng/ml (PSA basale >20 ng/ml). Follow-up medio 42 mesi. Risultati: I due gruppi sono omogenei per età e valori basali di PSA; nel gruppo MAB prevalgono i casi N+ ed M+. Malattia ormono-refrattaria Nel gruppo MAB, la percentuale di progressione clinica e di comparsa di malattia ormonorefrattaria è stata del 45.7%, ad un intervallo medio di 33 mesi. Nel gruppo IAS, la percentuale di progressione clinica e di comparsa di malattia ormonorefrattaria è stata del 13.7% ad un intervallo medio di 40 mesi (p<0.01). Sopravvivenza cancro-specifica L’analisi della curva di sopravvivenza ha evidenziato una importante differenza fra il gruppo trattato con MAB e i pazienti trattati con IAS a favore di questi ultimi. Conclusioni: La valutazione del nostro studio è in parte falsata dalla non randomizzazione dei pazienti (studio retrospettivo) e in parte dalla maggior presenza, nel gruppo MAB, di pazienti a rischio (N+, M+), pur presentando i due gruppi omogeneità di età, condizioni generali e valori iniziali del PSA. La comparsa della ormonorefrattarietà (e la relativa sopravvivenza cancrospecifica) è comunque dilazionata nel gruppo IAS; anche l’analisi specifica considerando solo i pazienti N+ e M+ è a favore di questo trattamento, che può divenire il gold standard della malattia avanzata. Abstract n. 6 - Poster TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia Introduzione e Obiettivi: Gli androgeni in circolo, ed in particolare il testosterone, rivestono un ruolo predominante nel controllo della crescita della ghiandola prostatica. Negli ultimi anni il testosterone è stato accuratamente analizzato per verificare un suo potenziale valore diagnostico e/o prognostico nell’ambito del carcinoma prostatico. Gli studi finora effettuati riportano conclusioni variabili, anche se tutti concordano nell’attribuire alla testosteronemia un valore prognostico significativo. Scopo del nostro studio è quello di valutare, in due popolazioni di pazienti (affetti da IPB o ca prostatico), il possibile rapporto fra patrimonio ormonale, testosteronemia e le due patologie. Metodi: Sono stati valutati 128 pazienti, giunti alla nostra attenzione per LUTS o per la presenza di un quadro compatibile con carcinoma prostatico. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a dosaggio basale di testosterone, FSH, LH, PRL e inquadrati per la patologia relativa (conferma della IPB; diagnosi bioptica di ca prostatico). Risultati: 63 pazienti (età media 67.1 aa) sono risultati affetti da IPB (negatività di ER e TRUS e di biopsia prostatica per PSA > 4 ng/ml); 65 (età media 70.5 aa) sono risultati affetti da ca prostatico CP (conferma bioptica). Tutti i pazienti affetti da IPB sono stati sottoposti a trattamento chirurgico disostruttivo, con conferma istologica. FSH: valore medio IPB 7.2 mUI/ml, CP 8.77 mUI/ml; p=NS LH: valore medio IPB 5.4 mUI/ml, CP 6.4 mUI/ml; p=NS PRL: valore medio IPB 6.9 ng/ml, CP 8.8 ng/ml; p=NS. Testosterone (VN 2.4-8.2 ng/ml): valore medio IPB 4.72 ng/ml (range 1.8-8.9 ng/ml), CP 3.3 ng/ml (range 0.04-7.45 ng/ml); p<0.01. Nel gruppo CP 24/65 pazienti hanno presentato un valore ridotto di testosteronemia (< 2.4 ng/ml), pari al 37% dei casi, contro l’8% dei pazienti affetti da IPB. L’unico reperto statisticamente significativo è l’associazione fra bassi valori di testosteronemia e presenza di un carcinoma prostatico; anche considerando la testosteronemia in relazione all’età dei soggetti trattati, le differenze si mantengono costanti. Conclusioni: I risultati di questo studio confermano le numerose evidenze sperimentali relative al fatto che il carcinoma prostatico si sviluppa anche e soprattutto in presenza di bassi valori di testosteronemia (il 37% dei pazienti), cosa che sembra non avvenire nei soggetti affetti da ipertrofia prostatica benigna (solo l’8% dei soggetti), confermando in parte il possibile ruolo inibente del CP sulla testosteronemia. Al di là del valore che può assumere come fattore diagnostico/prognostico, la determinazione basale della testosteronemia nei pazienti con CP candidati alla terapia ormonale potrebbe modulare la necessità di una terapia con analoghi LH-RH. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 3 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 7 - Poster RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL TUMORE PROSTATICO CT3A Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia Introduzione: L’intervento di prostatectomia radicale nel trattamento del carcinoma prostatico localmente avanzato cT3 N0 M0 è considerato ad oggi opzionale, con indicazioni relative nel paziente con aspettativa di vita superiore ai 10 anni e con buoni fattori prognostici (Psa basale < 20 ng/ml, “small” cancer, Gleason score < 8). La ridotta morbilità dell’intervento, assieme al suo ruolo stadiante e potenzialmente curativo nella malattia pN+, hanno consentito di allargarne le indicazioni, specie nel paziente giovane e fortemente motivato. Riportiamo la nostra esperienza relativa ad un gruppo di 50 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per malattia cT3a. Materiali e Metodi: Lo studio è relativo a 50 pazienti (età media 64.7 aa), con un PSA basale medio di 28.3 ng/ml, che nel periodo 1993-2003 sono stati sottoposti a prostatectomia radicale con linfadenectomia locoregionale. Tutti i pazienti erano affetti da ca prostatico cT3a N0M0 (staging locale con TRUS e/o RMN endocoil), confermato biopticamente (GS: 26 pz ≤ 6, 16 pz=7, 8 pz ≥ 8). 32 pazienti sono stati sottoposti a trattamento neoadiuvante con blocco androgenico completo per 3 mesi. Risultati: La malattia si è confermata T3a in 18 casi (36%); 14 pazienti sono risultati pT3b (28%), 5 sono risultati T4 (10%), con una incidenza complessiva di downstaging clinico del 46%, mentre 13 pazienti (26%) T2. 34 pazienti hanno presentato margini chirurgici positivi e 21 N+. Il follow-up attuale medio è relativo a 46 pazienti (4 persi al follow-up), ed è di 56.6 mesi. 7 pazienti sono stati sottoposti a radioterapia adiuvante e 19 ad ormonoterapia adiuvante per malattia N+. 8 pazienti (17%) hanno sviluppato una recidiva locale mediamente a 21.4 mesi dall’intervento, trattata con radioterapia, mentre durante il follow-up 16 pazienti (34.7%) hanno avuto una ripresa biochimica, mediamente a 49 mesi dall’intervento. La sopravvivenza cancro-specifica è stata del 91%. Discussione: Il trattamento del carcinoma prostatico localmente avanzato è talora controverso, specie nel paziente con lunga aspettativa di vita. La radioterapia esterna, unica vera alternativa alla chirurgia nella malattia cT3, non è del tutto scevra da effetti collaterali; non risolve la patologia ostruttiva spesso coesistente in questi pazienti, non è stadiante, rende complessa una successiva chirurgia di salvataggio, ed ha analoghe percentuali di sopravvivenza a 5-10 anni. La prostatectomia radicale, specie nel paziente motivato, non è oggi un intervento particolarmente invalidante, visti gli ottimi risultati conseguibili in termini di ripresa della continenza e della potenza sessuale, anche se si tratta in questo caso di pazienti a cui si può proporre spesso solo una chirurgia nerve-sparing monolaterale, è stadiante e non preclude alcuna opzione di terapia adiuvante. Abstract n. 8 - Poster IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F. Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino Introduzione: La letteratura riporta circa 50 casi di ca renale originante dai dotti del Bellini rappresentando questa neoplasia l’1-2% di tutti i tumori maligni del rene. 4 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Caso clinico: Donna di 26 anni, originaria dalla Nigeria, coniugata, nullipara, da circa 6 mesi lamentava lombalgie sinistre, ingravescenti, con saltuari episodi di iperessia serotina (T:38 C), mai macroematuria. Durante il ricovero eseguiva una ETG e TC addome che documentavano un’eteroplasia renale mediosuperiore sinistra del diametro di circa 8 cm parzialmente necrotica, non chiaramente clivabile dal muscolo psoas, in assenza di linfoadenopatie. Citologia urinaria su 3 campioni negativa per cellule neoplastiche. Rx torace in 2 proiezioni e scintigrafia ossea total body negative per MTS. La paziente è stata sottoposta ad intervento di nefrectomia radicale sinistra. Macroscopicamente la massa era di consistenza aumentata, di colore grigiastro, del diam. di 10 cm, a carico del polo superiore del rene, con interessamento della midollare e della corticale. Presenza di strutture tubulari dilatate ad aspetto multicistico sulla superficie di taglio del tumore e distruzione dei calici adiacenti e della pelvi renale. Reperto istologico: ca scarsamente differenziato a cellule renali tipo “dei dotti collettori” con aspetti tubulo-papillari, sclerosi e parziale necrosi, interessante la pelvi renale, MTS linfonodali ilari 2/3 (pT2, pN1, G4). Importante ipercromia nucleare con reazione desmoplastica. All’immunoistochimica: marcata positività per cheratine ad alto peso molecolare ed antigeni di membrana, anticorpi antivimentina negativi. Dopo 4 mesi riscontro di MTS ossea femore dx e dopo 8 mesi recidiva locale, per cui veniva iniziato ciclo chemioterapico con Carboplatino AUC 5 sec. Calvert g.1 e Gemcitabina 1000 mg/m2 g.1 e g.8 ogni 28 gg sospeso dopo 3 cicli per intervento di resezione segmentaria femore dx. Recente diagnosi (a 16 mesi dalla nefrectomia) di MTS vertebrali. Discussione: L’origine dai dotti collettori di questa rara neoplasia renale è supportata dalla sua localizzazione midollare (almeno in una fase iniziale), dall’iperplasia atipica dell’epitelio dei dotti collettori adiacenti alla neoplasia e dalle indagini di immunoistochimica. L’incidenza nella popolazione africana (caso della presente segnalazione) è piuttosto rara con maggior frequenza nei maschi caucasici giovani. Nel caso di nostra osservazione si conferma l’elevata aggressività di tale neoplasia con prognosi estremamente sfavorevole in rapporto alla precoce disseminazione metastatica sia linfatica che ematogena. Abstract n. 9 - Poster HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFOSTRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI D’Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge M.2, Muto G.1 1 UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia, IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC Candiolo, Torino Introduzione: Lo scopo del nostro studio è quello di valutare con eRM ed MRSI le modificazioni morfo-strutturali della ghiandola prostatica nei pazienti con carcinoma della prostata sottoposti a trattamento HIFU, e valutarne le correlazioni con i dati sierologici (PSA). Materiali e Metodi: Il nostro studio prevede la valutazione di 10 pazienti con carcinoma della prostata a “rischio intermedio” di infiltrazione capsulare (Gleason 3-7, PSA < 10 ng/ml, stadio clinico T1-T2) studiati con eRM ed MRSI prima e dopo trattamento HIFU (a distanza di 1, 4 e 12 mesi). Gli esami RM sono realizzati con un apparecchiatura da 1,5 T (GE), attraverso l’acquisizione di scansioni FSE T1 e T2 pesate; lo studio MRSI è eseguito con sequenze PRESS associate a codifiche di fase tridimensionali. Tutti i pazienti vengono sottoposti a dosaggio del PSA (ad 1, 4 e 12 mesi dall’intervento); è prevista a 8 mesi dall’intervento una verifica istologica con mappaggio bioptico della prostata. Risultati: Lo studio eRM ed MRSI pre-trattamento ha determi- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica nato in 4/7 pazienti un cambiamento di stadio rispetto alla valutazione clinica (da T1c a T2c, da T1a a T2b, da T1c a T2b, da T2b a T3a). 1 mese dopo HIFU in 4/7 pazienti il volume prostatico medio è aumentato (da 34,85 cc a 1,51 cc); in 2/7 pazienti il volume prostatico medio è ridotto (da 31,36 cc a 25,67 cc). In 6/7 pazienti (Gleason score 3-7; stadio dopo RM T2a - T2c) è rilevabile una disomogenea iperintensità nelle sequenze T2 pesate nella porzione periferica della ghiandola e nella compagine dell’adenoma, per gli esiti necrotici ed edematosi del trattamento. Il PSA medio di questi pazienti è di 5,38 ng/ml pre-trattamento e di 1,59 ng/ml ad un mese. La sequenza spettroscopica appare inficiata dalla necrosi tissutale e presenta una diffusa alterazione dei picchi dei metaboliti, non consentendo una distinzione delle differenti concentrazioni. In un solo paziente (volume ghiandolare 52,5 cc; Gleason score 7, stadio dopo RM: T3a) non sono evidenti significative alterazioni morfologiche e spettroscopiche della ghiandola prostatica; questo reperto potrebbe essere indicativo di un insufficiente effetto terapeutico del trattamento, apparentemente confermato dai valori del PSA (pre-trattamento: 8 ng/ml, ad un mese: 7,1 ng/ml;). In questo paziente non sono state evidenziate alterazioni morfologiche e spettroscopiche anche nel controllo a quattro mesi. Negli altri 6 pazienti, la valutazione eRM a 4 mesi evidenzia una riduzione del volume ghiandolare medio rispetto al controllo pre-intervento (da 33,69 cc a 26,55 cc); sono meno evidenti le alterazioni di segnale dovute ai fenomeni necrotico-edematosi. Conclusioni: Per il trattamento HIFU del carcinoma prostatico, la eRM e la MRSI possono contribuire sia ad una migliore selezione dei pazienti sia ad valutazione in corso di follow-up di persistenza o recidiva locale di malattia; in particolare il controllo a 1 mese può rappresentare un fattore prognostico dell’efficacia del trattamento terapeutico. Abstract n. 10 - Comunicazione STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC) Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto L.2, Perachino D.1 1 SOC Urologia; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale Monferrato (AL) Introduzione e Obiettivi: La durata mediana della risposta all’ormonoterapia nei pazienti (pts) con HRPC non supera di norma i 2 anni (1). In tale condizione, il CBDCA a basso dosaggio settimanale sembrerebbe possedere una moderata, ma ben documentata attività (2), probabilmente anche in virtù di un meccanismo d’azione proapoptotico (3). Scopo di questo studio è stato valutare se un basso dosaggio standardizzato settimanale di CBDCA è in grado di favorire una risposta biologica in termini di riduzione del valore del PSA. Metodi: Si è definita ormonorefrattarietà una situazione caratterizzata da un incremento del 50% del PSA rispetto al NADIR, in almeno tre consecutive misurazioni, a distanza di un mese (4) e dopo più di una linea di manipolazione ormonale. In considerazione della documentata attività a basso dosaggio settimanale si è inteso valutare l’attività di una schedula settimanale ulteriormente ridotta e standardizzata di 150 mg totali di CBDCA. Il CBDCA è stato somministrato alla dose settimanale fissa e standardizzata di 150 mg fino a tossicità o progressione di malattia. È stata definita risposta biologica la diminuzione di almeno il 50% del PSA, in almeno due misurazioni successive a distanza di tre settimane. Risultati: Sono entrati nello studio 27 pts con HRPC, con età media di 71,8 ± 6,4 anni (range 54-80). Il valore del PSA totale medio pretrattamento è stato stimato a 268 ± 253 ng/ml (range 3,6-998). Sono stati somministrati in totale 280 cicli, con una media di 10,4 ± 8 cicli per paziente (range1-34). In base ai criteri precedentemente descritti si è ottenuta una risposta biologica in 8 pts (29,6%). La risposta biologica si è verificata in media dopo 3 ± 2,4 mesi (range 1-8). La sopravvivenza mediana dei pts rispondenti è risultata di 19 mesi versus 11 mesi dei non rispondenti. Il trattamento è stato ottimamente tollerato, non essendo stata necessaria alcuna sospensione della terapia in seguito a tossicità midollare od extramidollare. Un paziente è deceduto per CID verosimilmente correlabile alla patologia di base. Conclusioni: La monochemioterapia settimanale a basso dosaggio standardizzato e fisso di CBDCA, nella nostra esperienza, ha consentito di dimostrare una moderata, ma definita attività ed un ottimo profilo di tossicità. I risultati di precedenti esperienze di trattamento con CBDCA a basso dosaggio settimanale, meriterebbero ulteriori approfondimenti, al fine di stabilire se, in virtù di un possibile meccanismo d’azione di tipo apoptotico, sarebbe giustificata un’ulteriore riduzione del dosaggio fino ad una standardizzazione fissa di 150 mg settimanali. Si sottolinea che l’adozione di tale dosaggio comporterebbe verosimilmente vantaggi pratici ed economici oltre che un miglior profilo di tollerabilità per il paziente. Bibliografia 1. Eisemberger MA, Blumenstein BA, Crawford ED, Miller G, Mc Leod DG, Loeherer PJ et al. Bilateral orchiectomy with or without flutamide for metastatic prostate cancer. N Engl J Med 1998; 339:1036 2. Canobbio L, Guarneri D, Miglietta L, Decensi A, Oneto F, Boccardo F. Carboplatin in advanced hormone refractory prostate cancer patients 3. Yee CS, Kamradt JM, Nielsen LC, Panvinchian R, Pienta KJ. Carboplatin induced cell-death in model prostate cancer system. Anticancer Res 1998; 18: 4475 4. Dawson NA: Response criteria in prostatic carcinoma. Sem Oncol 1999; 26:174 Abstract n. 11 - Poster ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG NEL CANCRO SUPERFICIALE DELLA VESCICA Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia, Università degli Studi di Trieste Introduzione e Obiettivi: Il meccanismo d’azione del BCG attualmente non è ancora conosciuto sebbene si ritenga che esso determini una reazione immunitaria con coinvolgimento di monociti, linfociti, cellule NK e neutrofili (1, 2). Scopo del presente studio è stato quello di osservare i parametri immunitari e cellulari nelle urine di pazienti sottoposti a terapia endovescicale con BCG. Metodi: Per il nostro studio abbiamo analizzato 16 pazienti, tutti sottoposti all’immmunoterapia sopra descritta. Le analisi hanno riguardato due campioni di urine raccolti 10 minuti prima dell’instillazione e 120 minuti dopo la fine del trattamento per tutte le otto settimane. In questi campioni abbiamo studiato la componente cellulare, la presenza di proteine, di enzimi intracellulari di cellule infiammatorie e il contenuto di anticorpi specifici per il BCG. Risultati: La componente cellulare riscontrata nei campioni è composta principalmente da granulociti neutrofili e da cellule epiteliali dello strato superficiale e profondo della mucosa vescicale. L’andamento del numero totale di granulociti neutroArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 5 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica fili risulta avere un picco massimo in quasi tutti i pazienti esaminati, a cui fa seguito un periodo di non risposta caratterizzato dall’assenza di cellule infiammatorie. La peculiare comparsa di granulociti neutrofili e di IgG specifiche per il BCG ci ha permesso di suddividere i pazienti in 3 diverse categorie: a) pazienti che rispondono tardivamente alla terapia (i neutrofili non compaiono prima della IV settimana e raggiungono un valore massimo di 550x106/mL. Le IgG specifiche per il BCG presentano un valore massimo di 40 ng/ml); b) pazienti con risposta immediata e duratura (i neutrofili compaiono subito e ad ogni trattamento, raggiungono un valore massimo di 72x106 /mL mentre le IgG specifiche risultano di 57 ng/ml), intervallata da brevi periodi refrattari; c) pazienti che rispondono immediatamente alla terapia, ma questa si spegne per non riprendere più nelle settimane successive (i neutrofili compaiono soltanto nei primi trattamenti raggiungendo un valore massimo di 50x106/mL ma arrivando a 0 nelle ultime settimane. Le IgG specifiche raggiungono un valore massimo di 10 ng/ml rimanendo sempre basse durante l’intera terapia). Conclusioni: I dati raccolti fanno ipotizzare che il flusso di granulociti neutrofili determini una destabilizzazione dell’urotelio con conseguente danno alle cellule presenti, siano esse normali o tumorali. La risposta cellulare non deve tuttavia avvenire solo nelle prime settimane di terapia ma deve essere presente almeno dopo la IV settimana quando compaiono le IgG specifiche per il BCG. carico del polo inferiore del rene sinistro. La TC addome in fase arteriosa dimostra a livello del profilo latero-inferiore del rene sinistro una tumefazione solida di 16 mm intracapsulare con distribuzione disomogenea del mdc al suo interno, mentre in fase tardiva si osserva una netta impregnazione della lesione con distribuzione piuttosto omogenea. In relazione alle dimensioni della neoplasia si opta per un approccio chirurgico di tipo nephron-sparing. La paziente è sottoposta a tumorectomia renale laparoscopica transperitoneale. La neoformazione per la sua favorevole posizione e lo sviluppo esofitico è facilmente enucleata con il solo utilizzo del ligasure ottenendo una perfetta emostasi. L’esame istologico definitivo si è avvalso di una valutazione immunoistochimica per un migliore approfondimento diagnostico. La caratterizzazione istologica risulta compatibile con una neoplasia fusocellulare a basso indice mitotico con cellule esprimenti antigeni muscolari a basso grado di malignità. La paziente a 4 mesi di distanza è in ottimo stato di salute. Conclusioni: La diagnosi preoperatoria per immagini ed istologica di NRCFs è complessa poiché si pone in diagnosi differenziale con lesioni similari. L’analisi di alcuni marcatori immunoistochimici ci ha permesso di escludere la presenza di polipi fibroepiteliali, angiomiolipomi, carcinomi sarcomatoidi del rene, fibrosarcomi, emangiopericitomi, etc. Il follow-up di queste lesioni non è definito, data la paucità della variante istologica, e comunque dovrebbe riflettere quello impiegato per l’ adenocarcinoma renale. Bibliografia Bibliografia 1. Sylvester RJ, van der Meijden AP, Witjes JA, Kurth K. Bacillus Calmette Guerin versus chemotherapy for the intravesical treatment of patients with carcinoma in situ of the bladder a meta analysis of the published results of randomized clinical trials. J Urol 2005; 174:86 2. Koga H, Kuroda M, Kudo S, Yamaguchi A, Usami M, Suzuki T, Naito S. Adverse drug reactions of intravesical bacillus Calmette-Guerin instillation and risk factors of the development of adverse drug reactions in superficial cancer and carcinoma in situ of the bladder. Int J Urol 2005; 12:145 Abstract n. 12 - Poster ETUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1 1 Clinica urologica, Ospedale di Cattinara; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Trieste Introduzione: L’approccio terapeutico più adeguato per neoplasie renali singole di diametro inferiore a 4 cm è la tumorectomia. In questo contesto le neoplasie renali a cellule fusate (NRCFs) sono tumori costituiti in maniera predominante da cellule allungate con nuclei fusati con una quota di citoplasma variabile. I tumori renali fusocellulari di origine epiteliale o mesenchimale possono presentare problemi interpretativi, tali da poter esser discriminati solo con estese analisi immunoistochimiche (1, 2). Presentiamo il caso di una tumorectomia renale laparoscopica in un soggetto con neoplasia fusocellulare miogena. Case report: Una donna di 64 anni giunge all’attenzione per comparsa di vaghe algie in sede lombare sinistra. Gli esami ematochimici evidenziano un’ipertrigliceridemia (259 mg/dL), con funzione renale conservata, non è riscontrabile alterazione dei parametri emocromocitometrici se non una lieve piastrinosi (532000/mmc). Nel sedimento urinario sono riscontrabili rari eritrociti e leucociti,in presenza di una carica batterica non significativa. L’ecografia addominale evidenziava una tumefazione iso o lievemente ipoecogena di circa 16 mm a 6 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 1. Nikaido T, Nkano M, Kato M, Suzuki M, Ishikura H, Aizawa S. Characterization of smooth muscle components in renal aniomyolipomas: histological and immunohistochemical comparison with renal capsular leiomyomas. Pathology Int 2004; 54:1 2. Wang J, Weiss LM, Hu B, Chu P, Zuppan C, Felix D, Rauseui Mills V, Chase DR. Usefulness of immunohistochemistry in delineating renal spindle cell. A retrospective study of 31 cases. Histopathology 2004; 44:462 Abstract n. 13 - Comunicazione selezionata TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S., Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A. Struttura Complessa di Urologia, Genova Obiettivi: La termochemioterapia (TCT) associa due riconosciuti trattamenti antitumorali fornendo un effetto terapeutico sinergico che è più efficace della somma dei due trattamenti singoli (ipertermia e terapia farmacologica) (1). Nel nostro studio abbiamo valutato la tollerabilità di un dosaggio farmacologico ablativo somministrato in caso di malattia residua dopo TUR, nelle forme ad alta recidività e in quelle ad alto rischio di recidiva. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 18 pazienti che all’ultima biopsia presentavano tumore vescicale di basso stadio e grado (8 pz), Cis (5 pz) e T1G3 (5 pz). In 11 pz era presente malattia residua o FISH positiva dopo TUR e la TCT è stata somministrata a scopo chemio-ablativo, mentre gli altri pz hanno ricevuto la stessa dose perché portatori di G3 o di tumori ad elevata recidività (2 o più eventi per anno). La TCT è stata praticata mediante dispositivo Synergo a radiofrequenza utilizzando MMC alla dose endovescicale di 40 mg. In un caso è stata utilizzata epirubicina per intolleranza nota alla MMC. Dopo 4 cicli di trattamento settimanale è stata eseguita una TUR per valutare l’effetto ablativo nei casi con malattia residua o per controllo negli altri casi. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Risultati: 16 pz hanno terminato il primo ciclo di 4 TCT ed hanno continuato il trattamento.Un pz ha interrotto per ridotta capacità vescicale preesistente al reclutamento, un secondo per allergia alla MMC di grado 2. 4 pz hanno avuto disuria di grado 1 e 5 pz dolore vescicale di grado 2. L’efficacia nei pz con tumore residuo è stata di 7 risposte complete su 10. In un caso di tumore ad elevata recidività era presente FISH positiva e un altro pz con T1G3 è risultato T2 al controllo. Conclusioni: La TCT a dosaggio ablativo mediante Synergo®ha dimostrato buona tollerabilità e capacità ablativa in 7 pazienti du 10. Inoltre ha mostrato versatilità di indicazione in tutti i casi di tumore vescicale di difficile trattamento. I pazienti devono essere ben valutati anche per la funzionalità vescicale prima dell’indicazione. Bibliografia 1. Colombo R, et al. Multicentric study comparing intravesical chemothearpy alone with local microwave hyperthermia for prophylaxis of recurrence of superficial transitional cell carcinoma. J Clin Oncol 2003; 21:4270 Abstract n. 14 - Poster CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI Maffezzini M., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia, Genova Introduzione: Il condotto ileale pur essendo la più diffusa forma di derivazione urinaria può presentare problemi legati all’immagine corporea, ai limiti nella vita di relazione ed anche ai disagi legati alla gestione della urostomia. Presentiamo un caso di conversione da Bricker in neovescica eterotopica cateterizzabile (Indiana Pouch) determinata dalla preferenza del paziente. Case report: Un uomo di 55 anni è stato ricoverato per ematuria, idronefrosi bilaterale ed una neoformazione vescicale evidenziata all’ecografia. Dopo TUR è stato diagnosticato un voluminoso carcinoma squamocellulare T1G1 per il quale è stata eseguita la cistectomia radicale. La derivazione tipo Bricker è stata decisa intraoperatoriamente per la presenza di neoplasia extravescicale (pT3bG1pN0). Successivamente è stato sottoposto a chemioterapia con carboplatino e gemcitabina per 6 cicli. Poiché la derivazione esterna non era compatibile con la vita relazionale il paziente ha richiesto una ricostruzione continente. Dopo 6 mesi, e senza evidenza clinica di recidiva, la Bricker è stata convertita in una Indiana pouch modificata utilizzando un segmento ridotto di colon destro e mantenendo la porzione prossimale del condotto ileale con le anastomosi ureterali preconfezionate. Il condotto cateterizzabile del neo-serbatoio è stato collegato all’ombelico. Il paziente era completamente autonomo nella gestione dell’autocateterismo dopo una settimana dall’intervento. A 12 mesi di follow-up la funzionalità renale è integra ed il punteggio QoL è massimo. Conclusioni: Le derivazioni urinarie continenti sono teoricamente migliori del condotto ileale, specialmente se il paziente rifiuta a priori un dispositivo esterno. Alcuni studi hanno dimostrato un alto gradimento in particolare nei pazienti che hanno affrontato la conversione da una derivazione incontinente verso neovescica o tasca (1, 2). L’intervento descritto propone una tecnica semplificata e riproducibile che ha dimostrato la completa aderenza alle aspettative del paziente. Bibliografia 1. Boyd SD et al. Quality of life survey of urinary diversion patients: comparison of ileal conduits versus continent Kock ileal reservoirs. J Urol 1987; 138:1386 2. Ahlering TE, Gholdoian G, Skarecky D, et al. Simplified technique whith short and long-term followup of Abstract n. 15 - Comunicazione RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA: VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3 1 Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia; 3 Struttura Complessa Fisica Sanitaria, Genova Introduzione e Obiettivi: Valutare la riduzione volumetrica della prostata ottenibile con modalità diverse di androgenodeprivazione in pazienti affetti da carcinoma della prostata localizzato e candidabili a trattamento di brachiterapia con Iodio 125. Inoltre, sono stati valutati anche i costi di ogni singolo trattamento. Metodi: Dal Gennaio 2003 al Maggio 2005, 82 pazienti consecutivi, affetti da carcinoma prostatico localizzato, sono stati sottoposti a brachiterapia prostatica con impianto ecoguidato di semi di Iodio125. 53 su 82 presentavano una volumetria iniziale superiore a quella indicata come ottimale nelle raccomandazioni ESTRO/EAU/EORTC, per cui sono stati sottoposti a terapia ormonale al fine di ottenere una riduzione del volume. Parte dei pazienti erano giunti alla nostra osservazione con terapia ormonale prerscritta altrove conseguentemente i periodi di trattamento variavano da uno a sei mesi. Di questi sono stati selezionati 41 pazienti trattati per tre mesi. Il volume della prostata è stato valutato mediante ecografia transrettale al momento dell’esecuzione della agobiopsia e ripetuto dopo tre mesi di terapia. Le terapie adottate sono state le seguenti: 21 pz sono stati trattati con bicalutamide 150 mg /die; 10 pazienti con bicalutamide 50 mg/die e leuprolina acetato 3,75 mg/mese; 5 pz con sola bicalutamide 50 mg/die; 2 pazienti con ciproterone acetato 100 mg/die più leuprolina acetato 3,75 mg/mese; ed un paziente con bicalutamide 50 mg/die più triptorelina 3,75 mg/mese; uno con ciproterone acetato 100 mg/die ed 1 pz con leuprolina acetato 3,75 mg/mese. È stato, inoltre valutato il costo complessivo di ogni trattamento. Risultati: Con bicalutamide 150 mg si è avuta una riduzione del volume prostatico dal 6% al 53% (media 25,33%, mediana 26,50%) ed un costo di € 1975,33 Con bicalutamide 50 mg più leuprorelina acetato 3,75 mg si è osservata una riduzione dal 17,20% al 50% (media 31,51%, mediana 29,37%) al costo di € 1259,68. Con bicalutamide 50 mg la riduzione varia dal 13,60% al 34,70% (media 26,86%, mediana 28%) con una spesa pari a € 668,50. Il ciproterone acetato 100 mg associato a leuprorelina acetato 3,75 mg ha prodotto una riduzione media del 14,55%, con mediana uguale, per un costo di € 760,05. Con ciproterone acetato 100 mg da solo e leuprorelina acetato 3,75 da sola, abbiamo osservato una riduzione volumetrica rispettivamente dell’ 8,5% e del 21,20%. Il costo è stato di € 168,87 nel primo caso e di € 591,18 nel secondo. L’associazione di bicalutamide 50 mg con triptorelina 3,75 ha consentito una riduzione del 22,28% con un costo di € 1237,24 Conclusioni: La maggior riduzione volumetrica si è ottenuta con la somministrazione di bicalutamide 50 mg/die associata a leuprorelina acetato 3,75 mg/mese. Tale associazione ha inoltre un costo relativo inferiore a quello della bicalutamide 150 da sola e ragionevolmente accettabile in confronto alle altre opzioni terapeutiche che producono comunque una riduzione del volume prostatico percentualmente. Abstract n. 16 - Poster EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTERMIA NEI TCC SUPERFICIALI, RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1, Maffezzini M.2, Rigatti P.1 1 Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale Galliera, GE Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 7 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica La termoterapia, ovvero l’associazione di chemioterapia endovescicale ed ipertermia, ha dimostrato efficacia ablativa nei TCC vescicali recidivi (1). La Mitomicina C è il farmaco maggiormente impiegato fino ad ora. Descriviamo questo studio di Fase II intrapreso allo scopo di valutare l’efficacia ablativa della Epirubicina endovescicale associata ad ipertermia. Materiali e Metodi: Criteri di inclusione: diagnosi di TCC superficiale, multifocale, recidivo dopo trattamento con chemioterapia o immunoterapia. Le dosi di epirubicina impiegate sono state di 25 +25 mg, e di 50 +50 mg, settimanale per 4-8 settimane seguite da 1 instillazione mensile per 4 mesi e successiva rivalutazione endoscopica. Il trattamento prevede l’instillazione del farmaco in soluzione ipertermica (temperatura media 42 gradi C) è stata ottenuta mediante una apparecchiatura dedicata (Synergo®, Medical Systems, Amsterdam), per la durata di 60 minuti. La soluzione è stata reintegrata dopo i primi 30 minuti per minimizzare l’effetto di diluizione dovuto alla diuresi. I criteri di risposta sono: Risposta completa: assenza di lesioni microscopiche e mapping vescicale negativo (con resettore). Non sono state considerate le risposte parziali, pertanto qualsiasi persistenza di malattia è stata valutata come non risposta. Risultati: Sono stati trattati 32 pazienti; l’effetto ablativo è valutabile in 26. Una risposta completa è stata osservata in 14 (58%), mentre, nei restanti 12 (42%) il risultato è stato una non risposta. In nessun caso il protocollo è stato interrotto per effetti collaterali. Conclusioni: Il trattamento con Epirubicina endovescicale ed ipertemia è risultato fattibile in tutti i pazienti trattati. Sono state osservate risposte complete nel 48% di pazienti con TCC superficiale, multifocale recidiva dopo trattamento convenzionale. L’ Epirubicina endovescicale ed ipertermia può rappresentare una alternativa alla MMC. Bibliografia 1. Colombo R, Da Pozzo LF, Salonia A, et al. J Clin Oncol 2003; 21:4270 Abstract n. 17 - Poster FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU) Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica, Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia, Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica, Graz Introduzione: I dati della letteratura suggeriscono che circa un terzo dei pazienti (pz) sottoposti a chirurgia per TCC delle AVU svilupperà una recidiva vescicale. Analizziamo i fattori di rischio per le ripetizioni vescicali. Pazienti e Metodi: Gli esami istologici di 239 pz consecutivi (età media 69 anni) operati per TCC delle AVU presso il nostro Istituto tra il 1984 ed il 2004 sono stati rivalutati da un unico anatomopatologo. 41/239 (17%) pz con pregresso tumore vescicale sono stati esclusi. Le recidive vescicali sono state studiate considerando la localizzazione dei TCC delle AVU (pelvi renale o uretere), numero dei tumori (singoli o multifocali), stadio pT, grado tumorale, età, sesso, stato dei margini e presenza di malattie metastatiche utilizzando il Fisher’s exact test. È stata eseguita un’analisi multivariata usando i modelli di regressione di Cox. Risultati: 181 i pazienti valutabili (100 m e 81 f). 95 pz erano in stadio pTa-1 e 86 in stadio pT2-4. 97 pz avevano un basso grado tumorale e 84 un alto grado tumorale. 121 (67%) pz avevano un TCC solitario della pelvi renale, 60 (33%) pz un solitario ureterale. Recidiva vescicale in 54/181 (54%) pz dopo un tempo di ricorrenza medio di 13 mesi (3-148): il 47% 8 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 entro 1 anno ed il 72% entro 2 anni. In 118/181 pz non metastatici c’è stata una recidiva vescicale in 43/118 (36%). Durante il follow-up una recidiva vescicale dopo TCC delle alte vie si è verificata in 27/121 (22%) pz con tumore localizzato nella pelvi ed in 27/60 (44%) pz con TCC dell’uretere (p=0.005); in 36/144 (25%) pz con TCC solitario e in 18/37 (49%) pz con TCC multifocale (p=0.007); in 11/14 (79%) pz con TCC multifocale bilaterale contro 7/23 (30%) pz con tumore multifocale unilaterale (p=0.002); in 32/97 (33%) pz con basso grado e in 22/84 (27%) pz con alto grado (p=0.03); infine in 39/95 (41%) pz in stadio pTa-1 contro 15/86 (18%) pz in stadio pT2-4 (p=0.1). L’analisi multivariata ha dimostrato che la localizzazione ureterale (p=0.02; RR=2, 95% CI=1.1-3.6) e la multifocalità-bilateralità (p=0.01; RR=2.6, 95% CI=1.2-5.5) sono fattori prognostici indipendenti per le recidive vescicali. Conclusioni: Nella nostra casistica più del 70% delle recidive vescicali si è verificato entro i due anni, inoltre i pazienti con tumore localizzato nell’uretere e bilaterale hanno avuto un rischio 2 volte superiore di successivo tumore vescicale rispetto ai tumori nella pelvi e solitari. Il rischio era tendenzialmente aumentato per l’alto grado ed il sesso femminile, mentre non esisteva nessuna influenza da parte dell’età, dello stadio pT e dei margini chirurgici. Abstract n. 18 - Poster FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU) Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3 1 Clinica Urologica Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica, Graz Introduzione: Lo stadio tumorale avanzato e l’elevato grado tumorale sono i più importanti fattori prognostici nei carcinomi a cellule transizionali (TCC) delle alte vie urinarie (AVU). L’obiettivo del nostro studio è di valutare l’impatto dello stadio, del grado e dell’angioinvasione in un’ampia casistica di pazienti consecutivi. Materiali e Metodi: 268 TCC dell’alta via escretrice in 239 pazienti (pz) consecutivi operati presso il nostro istituto tra il 1984 ed il 2004. Età media 69 anni (range 42-86). Abbiamo escluso 41 tumori in stadio pTa per la scarsa rilevanza prognostica e 17 pazienti con tumori multifocali (39 tumori). Valutabili 188 pz (133 tumori della pelvi e 55 dell’uretere). Tutti i prelievi chirurgici sono stati rivalutati da un unico anatomopatologo riguardo lo stadio pT, il grado tumorale secondo la recente revisione della classificazione WHO [basso grado (LG) o alto grado (HG)] e l’invasione venosa e/o linfatica. La valutazione dei possibili fattori prognostici (rispetto alla sopravvivenza libera da metastasi) includeva lo stadio tumorale, il grado e l’angioinvasione. I sottogruppi sono stati paragonati usando il metodo di Kaplan-Meier e il log-rank test. Per l’analisi multivariata è stato utilizzato il modello di regressione Cox. Risultati: I dati di follow-up erano disponibili in 182/188 (97%) pazienti. Il follow-up medio era di 4.1 anni (range 0-17.6). 80 (44%) pz sono andati in progressione, di cui 60/129 (47%) pz con TCC della pelvi renale e 20/53 (38%) pz con TCC dell’uretere; il tempo medio alla progressione è stato 22 mesi. 56 pz sono deceduti per tumore, 24 sono vivi con malattia metastatica, mentre 75 (41%) pz attualmente non mostrano evidenza di malattia (NED) e 26 (14%) pz sono deceduti per altre cause. I fattori di rischio significativi all’analisi univariata erano lo stadio pT>1 (p=0.0001), un HG (p=0.0001) e l’angioinvasività (p=0.0001). Nessuna influenza significativa sulla prognosi è stata osservata per la localizzazione tumorale, l’età ed il sesso. Nell’analisi multivariata, lo stadio pT1>1 (p=0.0001; RR=4.7, 95% CI=2.3-9.5), e l’angionvasione (p=0.0001; RR=4.9, 95% CI=2.7-8.9) erano fattori prognostici indipendenti per lo sviluppo di malattia metastatica, mentre gli altri parametri perdevano di significatività. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: Lo stadio tumorale avanzato e l’angioinvasione sono fattori prognostici indipendenti di sopravvivenza libera da metastasi nei TCC dell’alta via escretrice. Nessuna evidenza è stata notata per la localizzazione tumorale (pelvi vs uretere), questo supporta il concetto corrente del TNM di elencare in un’unica categoria i TCC della pelvi e dell’uretere. Abstract n. 19 - Video ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1 1 Clinica Urologica, Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia, Fidenza; 3Clinica Urologica, Università di Chieti Introduzione: Il Liposarcoma (LS) è il più frequente sarcoma dei tessuti molli rappresentando il 20% di tutti i sarcomi dell´adulto. La classificazione del LP comunemente utilizzata comprende quattro tipi. Il grado di differenziazione rappresenta il più importante fattore prognostico. La maggior parte dei liposarcomi del retroperitoneo sono ben differenziati o dedifferenziati. I LP ben differenziati hanno spesso un rischio di ripresa locale, ma hanno un minimo potenziale metastatico con una sopravvivenza a 5 anni del 90%. La diagnosi citologica su agoaspirato dei LP ben differenziati e` difficoltosa. La capacità di rimuovere completamente il LP rimane il maggiore fattore predittivo di ripresa locale. La diagnosi differenziale va posta con i mielolipomi e i lipomi. Case report: È giunta alla nostra osservazione una donna di 61 anni, inviata dagli endocrinologi con una diagnosi di mielolipoma surrenalico sinistro. Gli esami ematochimici non evidenziavano alterazione endocrine e metaboliche. L’esame TC con mezzo di contrasto mostrava la presenza di una grossa massa retroperitoneale di circa 10 cm a partenza dal surrene sinistro. La paziente fu portata al tavolo operatorio per essere sottoposta ad intervento chirurgico di surrenalectomia sinistra videolaparoscopica. Eseguita l’asportazione videolaparoscopica della massa la paziente venne dimessa in 4 giornata postoperatoria. Il decorso fu regolare e scevro da complicanze. L’esame istologico sorprendentemente deponeva per una diagnosi di liposarcoma ben differenziato misconosciuto all’esame TC. Al follow-up a 6 mesi la paziente e´ libera da malattia. Discussione: Come già descritto in letteratura questi tumori sono frequentemente responsabili di recidive sia locali che a livello delle porte di accesso laparoscopiche. Sebbene con la diagnostica per immagini sia difficile differenziare un liposarcoma da altri tipi di tumore benigno, deve essere posta la massima attenzione nell’affrontare l’asportazione videolaparoscopica dei tumori retroperitoneali. Per quanto possibile, preservare l´integrità del tumore e proteggere le porte dei trocars in fase estrazione della massa, risultano essere momenti topici nella tecnica chirurgica di questa patologia. Inoltre ci sembra opportuno consigliare controlli TC per svelare precocemente eventuali riprese di malattia in questi sottotipi istologici. Abstract n. 20 - Poster CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI (RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC) Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1 1 Clinica Urologica Universià Graz; 2Unità Operativa Urologia, Fidenza, 2Clinica Urologica, Universitá Chieti, 3Istituto Anatomia Patologica, Graz Obiettivi: Valutare i livelli sierici e la possibile rilevanza prognostica dei frattori angiogenetici VEGF ed endostatina nei pazienti con RCC ed un gruppo di controllo. Metodi: Sono stati prelevati e congelati a -70 gradi Celsius campioni ematici di 188 pazienti affetti da RCC (GT) e di 139 pazienti senza evidenza di storia di malattie maligne (GC), dopo aver ottenuto il consenso informato e l’approvazione del comitato etico. L’età media era di 62 e 63 anni rispettivamente nel GC e nel GT (p=0.3 Wilcoxon test). I livelli sierici di VEGF e dell’endostatina sono stati valutati usando il dosaggio immunoenzimatico. I livelli sierici del GT e del GC sono stati paragonati utilizzando il Wilcoxon-test. Le possibili associazioni tra entrambi i parametri sono state analizzate usando la correlazione di Spearman. L’impatto prognostico è stato valutato con il metodo di Kaplan-Maier ed il Log-rank test. Infine è stata eseguita una analisi multivariata comprensiva dello stadio-pT, grado di Fuhrman, livelli di VEGF ed endostatina utilizzando il modello di regressione di Cox. Risultati: I livelli sierici medi e mediani del VEGF erano rispettivamente di 2.3 ng/ml e 1.6 ng/ml nel GC e di 4.6 ng/ml e 3.6 ng/ml nel GT (p=0.0001, Wilcoxon test). I livelli sierici medi e mediani dell’endostatina erano rispettivamente di 32.2 ng/ml e 30.4 ng/ml nel GC, 32.5 ng/ml e 30 ng/ml nel GT (p=0.9, Wilcoxon test). Non è stata rilevata correlazione tra i due parametri. Né il VEGF né l’endostatina erano associate con lo stadio-pT e il grado tumorale. Riguardo la prognosi, solo lo stadio pT-3 (p=0.003; rischio relativo (RR) 5.26, 95% CI=1.78-15.6) ed il grado di Fuhrman 3-4 (p<0.0001; (RR) 12.53, 95% CI=4.0-39.2) e non i livelli di VEGF ed endostatina, si sono dimostrati parametri prognostici indipendenti nell’analisi multivariata. Conclusioni: I livelli sierici di VEGF erano approssimativamente 2 volte più elevati nei pazienti con RCC rispetto al GC, mentre i livelli di endostatina non hanno dimostrato differenze con il GC. Riguardo la prognosi, solo lo stadio ed il grado tumorale e non i fattori angiogenetici hanno dimostrato avere un impatto sulla prognosi. Abstract n. 21 - Video CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A GLANDULECTOMIA PER CA DEL PENE Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A. Casa di Cura Clinica Basile, Catania, Resp.U.F. Urologia Dr.R. Leonardi Introduzione: La neoplasia del pene, pur essendo rara nei paesi a più alto tenore di vita, è oggi riscontrata più frequentemente a causa dei continui flussi immigratori dai paesi in via di sviluppo, dove tale patologia ha una più alta diffusione, e vista la crescente incidenza dell’infezione da HPV che viene sempre più associata all’insorgenza del Ca spinocellulare del pene. Si calcola che l’incidenza oscilli tra 0,1 e 7,9 casi ogni 100.000 uomini. Obiettivi: Ci siamo prefissi in pazienti affetti da Ca spinocellulare T1 N0 di attuare un intervento oncologicamente risolutivo e nel contempo con un risultato estetico e funzionale accettabile. Metodi: Si è praticata in 5 pazienti di età compresa tra 50 e 60 anni affetti da Ca spinocellulare del pene (G1-G2 T1 N0) una glandulectomia con ricostruzione del glande mediante mucosa buccale e reinnervazione dell’innesto con rami del nervo dorsale del pene. La casistica si riferisce agli ultimi 3 anni con un follow-up medio di 12 mesi. Risultati: È stata attuata una verifica strumentale della sensibilità dell’apice del pene agli stimoli vibratori. Tale sensibilità è stata riscontrata in tutti i pazienti operati. Tutti i pazienti si ritengono soddisfatti del risultato estetico e funzionale. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 9 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: La strategia chirurgica del Ca del pene è gravata ancora oggi da grossi interrogativi su come e quando assumere un atteggiamento più o meno conservativo (exeresi parziale, glandulectomia, amputazione parziale). Anche sulla linfoadenectomia non tutti concordano sulle scelte da intraprendere (sorveglianza, biopsia del linfonodo sentinella, linfoadenectomia mono o bilaterale). Lo stadio ed il grado di malignità non sempre pongono il chirurgo di fronte ad una scelta serena visto che le statistiche, riguardanti la sopravvivenza a lungo termine, anche nelle scelte più aggressive, non concordano all’unisono. La difficoltà aumenta nel momento in cui si vuole garantire al paziente non solo la sopravvivenza ma anche una qualità di vita accettabile. Col nostro lavoro abbiamo cercato di dimostrare come un atteggiamento aggressivo nelle fasi iniziali di malattia (T1 N0) associato ad una chirurgia ricostruttiva possa garantire al paziente un’ottima aspettativa di vita associata ad una qualità accettabile in termini estetici e funzionali. Bibliografia 1. Dean AL. Conservative amputation of the penis for carcinoma. J Urol 1952 2. De Souza LJ. Subtotal amputation for carcinoma of the penis with reconstruction of penile stump. Ann R Coll Surg Engl 1976 3. Taguchi H, Saito K, Yamada T. A simple method of total reconstruction of the penis. Case reports. Plast Reconstr Surg 1977 4. Bandieramonte G, Santoro O, et al. Total resection of glans penis surface by CO2 laser microsurgery. Acta Oncol 1988 5. Austoni E, Fenice O, et al. New trends in the surgical treatment of penile carcinoma. Arch Ital Urol Androl 1996 6. Ficarra V, D’Amico A. et al. Surgical treatment of penile carcinoma: our experience from 1976 to 1997. Urol Int 1999 7. Christopher N, Arya M, et al. Penile preservation in squamous cell carcinoma of the bulbomembranous urethra. BJU Int. 2002 8. Bissada NK, Yakout HH, et al. Multi-institutional long-term experience with conservative surgery for invasive penile carcinoma. J Urol 2003 9. Chen MF. Chen WC, et al. Contemporary management of penile cancer including surgery and adjuvant radiotherapy: an experience in Taiwan. World J Urol 2004 Abstract n. 22 - Poster STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA UROTELIALE Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia, Caltanissetta Introduzione: Questo lavoro riporta una analisi retrospettiva relativa agli ultimi 45 mesi della nostra casistica di pazienti affetti da carcinoma uroteliale. Materiali e Metodi: Presso la nostra U.O., nel periodo compreso tra settembre 2001 e maggio 2005, sono stati ospedalizzati 338 pazienti (età media 69,7 anni range 18-92) ai quali è stata posta una diagnosi di carcinoma uroteliale. Essi erano cosi ripartiti: 295 uomini (età media 70,0 anni range 18-92) che rappresentano l’87,3 % dei casi e 43 donne (età media 67,7 anni range 39-86). 223 casi risultavano essere una prima diagnosi (66,0%) mentre 115 erano recidive di pregresse neoplasie uroteliali. Il follow-up è stato svolto mediante controllo endoscopico secondo le linee guide internazionali, la durata media essendo di 24,4 mesi (range 3-45). Risultati: Alla prima osservazione sono stati riscontrati 288 tumori superficiali, pari al 85,2% dei casi, e 50 tumori infiltranti. La nostra casistica era cosi suddivisa: tumori superficiali cis 15 casi (4,4% delle diagnosi) Ta G1-G2 187 casi (55,3% delle diagnosi) 10 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 T1 G2-G3 86 casi (25,4% delle diagnosi) tumori infiltranti T2 G2-G3 30 casi (8,9% delle diagnosi) T3 G3 10 casi (3,0% delle diagnosi) T4 G3 10 casi (3,0% delle diagnosi) I pazienti andati incontro ad una recidiva neoplastica sono stati 126, pari al 37,3% dei casi, 41 hanno presentato una progressione della malattia neoplastica. In particolare: cis 5 recidive (33,3%) Ta G1-G2 80 recidive (42,8%) di cui 20 sono andate incontro a progressione T1 G2-G3 41 recidive (47,7%) di cui 21 sono andate incontro a progressione. Per un numero complessivo di 569 diagnosi di carcinoma uroteliale la localizzazione più frequente del tumore è risultata essere la vescica 556/569 ovvero il 97,7% dei casi. In 13 pazienti è stato riscontrato una neoplasia delle vie escretrici che ha reso necessario l’esecuzione di una nefroureterectomia. L’esame istologico ha messo in evidenza 4 pTaG2 multifocali (30,8%), 2 pT1G3(15,4%), 6 pT2G3 (46,1%) ed infine 1 pT3G3 (7,7%). 67 pazienti sono stati sottoposti a cistectomia perché affetti da neoplasia infiltrante (pT2- pT4) o da Tis o pT1G3 multifocale resistenti alla terapia, 51 casi risultanti essere una prima diagnosi, gli altri 16 essendo un’espressione di progressione della malattia. Abstract n. 23 - Poster STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE TA-T1 DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F. Struttura Complessa di Urologia, Genova Obiettivi: Lo studio si propone di confrontare l’efficacia nella profilassi delle recidive di Epirubicina e di Gemcitabina in singola somministrazione dopo TURBT per carcinoma transizionale di basso stadio della vescica. Viene valutato il tasso di recidiva a 3, 6, 9 e 12 mesi come endpoint primario e la valutazione della tollerabilità e degli effetti collaterali costituisce l’endpoint secondario. Materiali e Metodi: Dal 7/2003 al 3/2005, 65 pz (pazienti) (età media 72,5±8,89) che presentavano recidiva macroscopica di ca vescicale superficiale sono stati sottoposti a TUR e randomizzati nel trattamento singolo endovescicale G o E post-TURBT. La soluzione è stata mantenuta in vescica per 120’. Il f-up (followup) prevede cistoscopia trimestrale, es. citologico urinario su 3 campioni ed esame FISH. Sono state escluse dal trattamento, ma randomizzate, le lesioni vescicali estese. Le lesioni infiltranti all’esame istologico sono state sottoposte a cistectomia radicale ed escluse dal f-up. La comparsa di recidiva al f-up è stata considerata fallimento terapeutico e rappresenta l’evento. Risultati: Su un totale di 65 pazienti, in 9 pazienti l’esame istologico ha dimostrato una lesione infiltrante e sono pertanto stati sottoposti a cistectomia radicale e derivazione urinaria, in 5 pazienti l’aspetto endoscopico della lesione suggeriva uno stadio avanzato e sono stati sottposti a TURBT stadiante, non radicale ed, infine 9 pazienti non hanno ancora raggiunto il terzo mese di follow-up. Pertanto 23 pazienti non sono valutabili e 42 sono valutabili. I controlli endoscopici di follow-up hano dimostrato i seguenti risultati: al terzo mese di follow-up 5 pazienti su 21 trattati con EPI e 4 su 21 trattati con GEM, hanno dimostrato una recidiva; al sesto mese 1 paziente su 15 trattati con EPI ed 1 paziente su 16 trattati con GEM hanno dimostrato una recidiva. Al nono mese, 1 paziente su 11 trattati con EPI e 2 pazienti su 10 trattai con GEM hanno dimostrato recidiva ed al dodicesimo mese nessuno degli 8 pazienti trattati con EPI e dei 4 trattati con GEM ha dimostrato residiva.In nessun caso abbiamo registrato effetti collaterali o presentato eventi avversi. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: Sono stati reclutati solo pazienti con malattia recidiva. Dai nostri risultati non emergono differenze significative di efficacia in profilassi nei due gruppi di trattamento. Inoltre, non abbiamo riscontrato eventi avversi, pertanto lo studio prosegue. Abstract n. 24 - Poster MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA BILATERALE: UNA LESIONE PRECANCEROSA? Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A., Teodonio S. Dipartimento di Urologia “U. Bracci”, Policlinico Umberto I, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Introduzione e Obiettivi: La microlitiasi testicolare caratterizzata da microcalcificazioni all’interno dei tubuli seminiferi è un raro (0.68%) ed incidentale reperto in corso di ecografia testicolare eseguita per motivi vari. L’associazione con i tumori a cellule germinali e l’insorgenza della neoplasia nei pz con microlitiasi testicolare ha ormai da tempo sollevato il sospetto che possa trattarsi di una lesione precancerosa. Materiali e Metodi: Paziente di 26 anni giunto alla nostra osservazione per tumefazione testicolare bilaterale con reperto ecografico scrotale che evidenziava a carico del didimo di sinistra, nel terzo caudale, la presenza di una formazione solida ipoecogena,disomogenea di circa 22 x 17 mm di diametro riccamente vascolarizzata al power-Doppler, con spots calcifici nel suo interno ed analoga formazione a carico del didimo dx nel terzo medio anteriore di circa 16 x 15 mm, anch’essa riccamente vascolarizzata e con calcificazioni. Il pz aveva eseguito 2 anni prima una ecografia scrotale per algie testicolari ricorrenti a dx, ed a carico di entrambi i didimi erano presenti focali ed asimmetriche microcalcificazioni senza cono d’ombra posteriore e senza formazioni nodulari evidenti. Il pz è stato sottoposto ad orchifunicolectomia sinistra e a tumorectomia “organ-sparing” a destra. Risultati: L’esame istologico definitivo evidenziava a sx un tumore a cellule germinali misto formato da carcinoma embrionario, tumore del sacco vitellino e limitate aree di seminoma mentre a dx il nodulo asportato era rappresentato da seminoma puro. Conclusioni: La microlitiasi testicolare è una patologia la cui causa è ancora sconosciuta e numerose sono le ipotesi eziopatogenetiche riportate in letteratura. Nonostante la sua associazione con una serie di condizioni morbose quali la microlitiasi alveolare polmonare,la sindrome di Klinefelter, lo pseudoermafroditismo maschile, l’AIDS, il criptorchidismo e la torsione del testicolo, l’insorgenza dei tumori a cellule germinali in questi pz con un’incidenza pari al 18-45% porta a ipotizzare che la coesistenza non sia una pura coincidenza ma che la microlitiasi possa essere considerata una vera e propria lesione precancerosa. Bibliografia 1. Iacono F, Giannella R, Manno G, Criscitiello C. Neoplasia testicolare bilaterale sincrona in paziente con microcalcificazioni testicolari. Urologia 2004; 71:258 2. Middleton Wd, Sharlene At, Santillan CS. Testicular microlithiasis: prospective analysis of prevalence and associated tumor. Radiology 2002; 224:425 Abstract n. 25 - Poster NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO: APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE “ORGAN SPARING” Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di Viccaro D. Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I Introduzione e Obiettivi: Il tumore a cellule germinali è la più frequente neoplasia dell’uomo tra i 15 ed i 35 anni; il tumore bilaterale rappresenta l’1-4% di tutti i tumori del testicolo ed è uno dei più difficili da trattare. I risultati terapeutici attuali della orchifuniculectomia associata alla chemioterapia e/o radioterapia, hanno raggiunto oltre il 90% di guarigione completa. Grazie a questi risultati si aprono oggi possibilità di opzioni terapeutiche alternative, per preservare una quantità di tessuto testicolare tale da evitare la sindrome da deprivazione androgenica e le problematiche ad essa correlate, in pazienti con neoplasia bilaterale o monorchidi. Metodi: Paziente di 26 anni giunto alla nostra osservazione per tumefazione testicolare bilaterale con reperto ecografico scrotale che evidenziava a carico del didimo di sinistra,nel terzo caudale, una formazione solida ipoecogena,disomogenea, di circa 22 x 17 mm di diametro riccamente vascolarizzata al power-doppler, ed analoga formazione a carico del didimo dx nel terzo medio anteriore di circa 16 x 15 mm. I dosaggi dei markers tumorali (betaHCG, alfa feto proteina, PLAP, LDH) erano risultati negativi. La TC addome e pelvi era negativa per ripetizioni di tipo metastatico. In corso di intervento chirurgico, il pz veniva sottoposto ad incisione inguinale bilaterale, e con l’ausilio dell’analisi istologica estemporanea, che deponeva per carcinoma embrionario a sinistra e seminoma puro a destra, si è proceduto ad orchifuniculectomia sinistra, mentre ci si è orientati verso una scelta conservativa a destra, considerata la giovane età del paziente, i suoi desiderata, in accordo con la negatività delle biopsie del letto tumorale e del parenchima periferico. Risultati: L’esame istologico definitivo evidenziava a sx un tumore a cellule germinali misto formato da carcinoma embrionario,tumore del sacco vitellino e limitate aree di seminoma mentre a dx il nodulo asportato era rappresentato da seminoma puro. Conclusioni: La terapia conservativa dei tumori del testicolo volta alla enucleazione del solo tumore è oggi una possibile opzione terapeutica nei pazienti con neoplasia bilaterale o monorchidi, in situazioni ben codificate, quali markers negativi, tumore pT1 senza infiltrazione della rete testis, biopsia del letto tumorale e del parenchima periferico negativa, assenza di ipogonadismo e parenchima testicolare residuo oltre il 25% di quello iniziale. Solo il rispetto di queste indicazioni in pazienti ben informati e fortemente motivati può consentire una terapia conservativa per il mantenimento di una regolare attività endogena testicolare. Ovviamente i pazienti devono essere sottoposti ad uno stretto ed accurato follow-up ove il più importante fattore di rischio per ripresa di malattia è la presenza di carcinoma in situ alle biopsie intraoperatorie che impone un trattamento radiante di 20 Gy. Bibliografia 1. Canis Sanchez D, Conde Santos G, Alonso Gracia N, De Leon Morales E, Arango Toro O, Gelabert Mas A. Diagnostic and therapeutic approach to bilateral germinal tumor. Presentation of a case and review of the literature. Actas Urol Esp 2003; 27:147 Abstract n. 26 - Poster LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE DELLA RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi M., Corvò R. Dipartimento di Scienze Oncologiche, S.C.Radioterapia e S.S. Fisica Sanitaria, Sanremo Although the visual inspection of dose distribution in various planes and the Dose-Volume Histogram (DVH) are the current evaArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 11 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica luation tools for optimizing 3-D conformal radiotherapy in patients with prostate cancer, the conformality of dose distribution may not be fully quantified. In this study an integrated conformal index analysis was explored for evaluating different treatment plans for the same patient and optimizing radiotherapy. CTV-PTV expansion was 5 mm in rectal wall and 10 mm in all the other surfaces. Radiation dose specified to ICRU point was 76 Gy in 38 fractions. For eighty patients with early-stage prostate cancer, the following parameters and conformal indices were extracted by cumulative DVHs obtained with three or more-field treatment planning: VCTV 95% isodose, V rectal 50 and 70 Gy V bladder 50 and 70Gy, Conformity index, (ICRU 62), Conformation number (Vant’t Riet et al 1997), COIN Integrated conformal index- (Baltas et al, 1998). Specifically, the calculation of Conformation Number takes into account the coverage of the target volume and volume of healthy tissue receiving dose above isodose reference (95%) whereas Integrated Conformal Index (COIN) takes further into account Conformation Number and Organ-at-risk (OC) receiving dose above isodose reference. By using the integrated analysis, the relative parametric median (and range) values were obtained for different explored rival plans (three vs four vs more field-techniques); although preliminary, to date our policy is to accept a 3-D conformal plan for prostate patients whether the following dosimetric constraints are respected: VCTV 95% isodose = > 9495%, V rectal 50Gy < 25% and 70 Gy < 10%, V bladder 50 Gy < 30% and 70Gy < 10%, Conformal index > 0.90 and < 1.60, Conformal number > 0.60, COIN > 0.50. This study represents the first-step toward IMRT implementation for selected cases not easily treated with standard 3-D conformal RT. Abstract n. 27 - Poster È POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITÀ DI VITA IN RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA? Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M. U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano, Torino Obiettivo: Valutare la possibilità di un confronto clinico della qualità di vita (Q o L) dei pazienti cistectomizzati in relazione al tipo di derivazione urinaria. Pazienti e Metodi: Tre gruppi di pazienti cistectomizzati con almeno due anni di follow up e in assenza di malattia, sono stati selezionati in base la derivazione urinaria, 16 pazienti con derivazione ortotopica (Camey II), 14 con derivazione esterna incontinente (Ileal Conduit- Bricher) e 18 con derivazione urinaria esterna continente (Ileal T pouch). Previo consenso informato, alcuni pazienti di ciascun gruppo sono stati messi a confronto in un incontro diretto discutendo con loro della derivazione stessa. A ciascun gruppo è stato inviato un questionario breve redatto dal nostro centro e un questionario del WHO Q o L 100 lasciando la scelta a ciascun soggetto nella compilazione di entrambi o uno di questi. Risultati: Il questionario da noi redatto è stato compilato nel 100% mentre solo 8 pazienti hanno compilato anche il questionario del WHO Q o L 100. I tre gruppi di pazienti hanno scelto il questionario del nostro centro ritenendolo mirato e più agevole di quello del WHO Q.o L. La singola soddisfazione della propria derivazione urinaria è risultata per ciascun gruppo rispettivamente del 82% nelle Camey II, 88% nelle Bricher e del 86% nelle ileal T pouch. L’insoddisfazione nella propria derivazione è risultata maggiore nei pazienti che hanno avuto una chirurgia iterativa per complicanze o per correzioni. Conclusioni: Non è possibile stabilire a nostro avviso un reale confronto della qualità di vita tra soggetti con derivazioni urinarie diverse nè stabilire che una derivazione sia migliore in termini di qualità di vita rispetto ad un’altra. In modo inaspettato alcuni soggetti con condotto ileale hanno il sentimen- 12 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 to di protezione della loro derivazione (che pur altera la loro immagine corporea) tale da non prendere in considerazione la possibilità di un’altra continente. Nella maggior parte di tale gruppo di pazienti rimangono alcune riserve legate al dubbio del “come sarebbe stato” con altra derivazione continente. Abstract n. 28 - Comunicazione PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO-INVASIVO DELLA VESCICA: UNO STUDIO DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1, Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5, Patrone E.5, Balbi C.1 1 Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Istituto G. Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 5 Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.) Introduzione: La matrice nucleare (NM) è l’impalcatura non-cromatinica del nucleo, ne determina la forma, regola molti importanti eventi biochimici all’interno del nucleo stesso e ha un ruolo centrale nell’organizzazione topologica del DNA. Alcune proteine appartenenti a questa struttura subnucleare sono comuni a tutti i tipi cellulari e sono espresse solo in situazioni fisiologiche, altre sono tessuto specifiche o sono espresse in modo alterato in condizioni patologiche; in particolare il passaggio da tessuto normale a tumorale è sempre accompagnato da una evidente alterazione del loro pattern di espressione. Impiegando elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione abbiamo dimostrato che il carcinoma muscolo invasivo della vescica presenta una composizione proteica della NM molto più complessa ed è caratterizzato da diverse specie neoespresse, rispetto al tessuto normale e non tumorale. Obiettivi. Identificare proteine o insiemi di proteine espresse in modo differenziale nel carcinoma muscolo invasivo della vescica; determinarne il ruolo diagnostico e/o prognostico. Metodi: Lo studio è stato condotto su 3 frammenti autoptici prelevati da vesciche normali, 8 di tessuto non tumorale prelevato in una zona distale rispetto alla sede del tumore e 17 di tessuto tumorale (8: pT2-3a, 9: pT3b-4). L’analisi del pattern proteico è stata condotta attraverso elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione utilizzando nella prima dimensione le immobiline ed i gels sono stati confrontati usando un programma specifico (PDQuest, BioRad). Tecniche di Western blot e cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC-MS/MS) sono state impiegate per identificare le proteine più significative. Risultati: Il pattern proteico della matrice nucleare dei tumori sotto studio è costituto da più di 1000 distinti spots, di questi circa 200 sono comuni al tessuto normale e non tumorale mentre oltre 400 sono espressi differenzialmente nei tessuti tumorali. La progressione verso tumori più aggressivi è caratterizzata da un notevole aumento nel numero delle proteine neoespresse. Tra i 47 spots proteici identificati, 9 appaiono particolarmente interessanti perché significativamente espressi solo nel tessuto tumorale (p<0.04). Le proteine tumore specifiche, e quindi con un potenziale valore diagnostico, appartengono ad un vasto spettro di classi funzionali: heat shock proteins, hnRNP, fattori che controllano la sintesi proteica, proteine strutturali ed enzimi. Inoltre tre proteine (EIF 4A2, HSP70 e HSP70) appaiono correlate al grado di aggressività del tumore. Conclusioni: Il nostro studio conferma che profondi riarrangiamenti avvengono nella proteine appartenenti alla NM durante il processo di cancerogenesi. Queste proteine possono quindi rappresentare una nuova classe di marcatori tumorali. Ciò appare particolarmente interessante nel caso del carcinoma della vescica, che comprende lesioni a differente grado di malignità e con diverse modalità di evoluzione, e dove esiste la necessità di individuare nuovi marcatori con una maggiore sensibilità e specificità non ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica solo per le diagnosi ma anche per il monitoraggio della malattia e per la predittività alla risposta terapeutica. La dettagliata conoscenza delle proteine della NM neoespresse nei tumori della vescica permetterà, inoltre, di individuare nuovi targets terapeutici per il trattamento di questa malattia. Abstract n. 30 - Poster CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto Abstract n. 29 - Poster RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA Molinaro M.A.1, Molè R.1, Pingitore D.2 1 U.O Radiotherapy; 2Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy Introduzione: Riportiamo i risultati di confronto tra la nefroureterectomia laparoscopica extraperitoneale (NUL) e la nefroureterectomia open (NUO) relativamente a tempi operatori, complicanze e risultati oncologici. Materiale e metodi: Si tratta di 8 casi di NUL e 6 di NUO eseguiti tra il 1989 e il 2004. Abbiamo escluso dallo studio di confronto i casi con associata neoplasia vescicale. Le due procedure chirurgiche sono state eseguite in tempi diversi, ossia tra l’89 e il 95 quelli open e tra il 96 e il 2004 quelli laparoscopici. La NUO è stata eseguita per via lombotomica e con incisione mediana sott’ombelico-pubica. La procedura per la NUL è la seguente: nefrectomia laparoscopica extraperitoneale con 3 o 4 porte d’accesso e isolamento dell’uretere fino all’incrocio con i vasi iliaci. Quindi si esegue una incisione sott’ombelico-pubica di circa 8 cm attraverso la quale viene estratto il rene e completata la ureterectomia. Risultati: I tempi operatori medi sono stati per la NUO 190 minuti e 230 per la NUL. Il follow-up medio è di 12 anni per la NUO e di 5 anni per la NUL. In nessun caso è stata necessaria l’emotrasfusione. Solo 3 (37,5%) pazienti della NUL hanno richiesto la terapia antalgica fino alla prima giornata rispetto ai 6 pazienti della NUO: di quest’ultimi, 5 (83,3%) hanno necessitato di terapia antalgica fino alla seconda e 1 (16,6%) fino alla terza giornata. La dimissione è avvenuta in 4a giornata per la NUL, in 8a per la NUO. Abbiamo avuto un caso (16,6%) di lombocele nella NUO che ha necessitato di correzione chirurgica. Abbiamo riscontrato 2 (33,3%) recidive per la NUO con stadio T2-G3-N0-M0 della pelvi renale e 2 (25%) per la NUL con stadi rispettivamente T2-G3-N0-Mo e T2-G2-N0-M0, quest’ultimo dell’uretere. In nessun caso abbiamo avuto recidive sulla ferita chirurgica o sulle porte di accesso. Conclusioni: Sebbene i casi da noi riportati sono piuttosto esigui, dimostrano comunque che non vi è maggior rischio di recidiva tra la procedura laparoscopica e quella open come già riportato in Letteratura; la recidività è legata allo stadio e al grado della neoplasia e non alla tecnica. Per questo, considerata la notevole differenza nella invasività della NUL rispetto alla NUO, la NUL è da preferire nel trattamento chirurgico della neoplasia uroteliale delle alte vie urinarie. Purpose: Seminomas comprise 50% of all testicular germ cell tumors and are most common at 40 years of age. The outcome of treatment of testicular seminoma in 87 patients with stage I and II disease was retrospectively evaluated in regard of survival, pattern of failure, radiation dose, treatment volume, acute and chronic side effects. Patients and methods: From May 2000 to April 2004, 87 male patients with the diagnosis of pure seminoma of the testis were treated by postoperative radiotherapy at the U.O. Radiotherapy of Catanzaro. According to the Royal Marsden Staging System, 38 patients were presenting with stage I disease, 26 with stage IIA, 16 with stage IIB and 7 with stage IIC disease. Was used limited irradiation through ventro-dorsal opposing fields covering only para-aortic(PA)/paracaval radiotherapy for stage I seminoma with 26 Gy. For the stage II radiotherapy was applied through an anterior-posterior parallel opposing fields covering macroscopically enlarged lymph nodes, as assessed by CT with a 2-cm safety margin, together with para-aortic/paracaval and ipsilateral high iliac lymph nodes. The upper border of the field was posed at the cranial rim of the 10-11th thoracic vertebra, and the lower field margin was set to the cranial rim of the ipsilateral acetabulum. A total dose of 30 Gy was applied over 15 days for patients with stage IIA disease. For patients with stage IIB disease, the dose was increased to 36 Gy. Results: Overall actuarial survival (Kaplan-Meier method) for all patients was 97.8% at 5 years. For stage I seminoma the disease-free survival was 96.8%. For the whole group of stage II seminoma the DFS was 88.1%, for stage IIA 91.7% and for stage IIB 76.9%. In stage IIC no recurrences occurred. Acute toxicity was mainly digestive, 38% of patients presenting nausea and vomiting. In general, the radiation therapy was well tolerated with minor side effects only. Concerning gonadal function assessed from the number of the children, 79% of the patients who wanted to have children after the treatment were successful in fathering children. No fatal complications were observed. Late grade 1 skin toxicity with mild hyperpigmentation of the skin in the radiation field was found in one patient with stage IIB disease. There was no soft tissue fibrosis or late gastrointestinal toxicity. No second malignant tumors have been observed to date. Conclusions: Because of good radio-sensitivity of seminoma, radiotherapy is regarded as standard adjuvant treatment. Postoperative radiotherapy for seminoma stage I, IIA and IIB offers excellent control and survival rates with tolerable side effects. References 1. Zagars GK, Pollack A. Radiotherapy for stage II testicular seminoma. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2001; 51:643 2.Hanks GE, Peters T, Owen J. Seminoma of the testis: Long-term beneficial and deleterious results of radiation. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1992; 24:913 3.Vallis KA, Howard GCW, Duncan W, et al: Radiotherapy for stages I and II testicular seminoma: Results and morbidity in 238 patients. Br J Radiol 1995; 68:400 Bibliografia 1. Shalhav AL, Dunn MD, Portis AJ, Elbhnasy AM, McDougall EM, Clayman RV. Laparoscopic nephroureterectomy for upper tract transitional cell cancer: the Washington University experience. J Urol 2000; 163:1100 2. Rassweiler J, Tsivian A, Ravi Kumar AV, Lymberakis C, Schulze M, Seeman O and Freve T. Oncological safety of laparoscopic surgery for urological malignancy: experience with more than 1,000 operations. J Urol 2003; 169:2072 3. Matin SF, Gill IS. Recurrence and survival following laparoscopic radical nephroureterectomy with various forms of bladder cuff control. J Urol 2005; 173:395 Abstract n. 31 - Poster CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI FASE II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU) Serretta V1., Altieri V2., Morgia G.3, Melloni D.1, Magno C.4, Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8, De Grande G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU) 1 Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist UrolUniversità di Sassari; 4Ist Urol-Università di Messina; 5Osp Civ-Div Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura Orestano (PA); 8Osp Civ-Div Urol (TP); 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 13 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione e obiettivi: La preservazione della qualità di vita (QoL) nell’HRPC è facilitata da un regime terapeutico domiciliare e preferibilmente per os. La sinergia tra estramustina fosfato (EMP) ed etoposide (VP16), dimostrata da diverse esperienze cliniche, seppur limitate, può rendere possibile la riduzione di posologia ed una migliore tollerabilità. Scopo dello studio è stato quello di valutare la tollerabilità e l’attività dell’associazione a bassa dose di EMP e VP16 paragonandola alla EMP a piena dose in pazienti affetti da HRPC. Materiali e metodi: Sono stati randomizzati 52 pazienti affetti da HRPC con PSA mediano pari a 41.1 ng/ml. Trentuno pazienti sono stati trattati con l’associazione EMP e VP16 (braccio A) e 21 pazienti con EMP da sola (braccio B), con un rapporto di randomizzazione di 2:3. Il regime terapeutico è stato il seguente: Braccio A: EMP 4 mg/kg e VP16 50mg/mq al giorno per cicli di 14 gg al mese; braccio B: EMP 10 mg/kg/die continuativa. In tutti i pazienti è stato mantenuto l’analogo LHRH. I pazienti sono stati monitorati per performance status, dolore e uso di analgesici (secondo WHO). La QoL è stata valutata con una scala visuale analogica autosomministrata. Risultati: Quattro pazienti (14.8%) del braccio A e 2 (11.1%) del braccio B hanno mostrato una riduzione del PSA di oltre il 50% del valore iniziale; in particolare 3 pazienti (11.1%) del braccio A ed 1 (5.5%) del braccio B al di sotto di 4 ng/ml, dopo un periodo mediano di terapia pari a 7 mesi. Undici (61.1%) pazienti del braccio B e 17 (63%) del braccio A hanno mostrato progressione del PSA, (tempo mediano rispettivamente 6 e 12 mesi). Sono deceduti 5 pazienti (28%) del braccio B e 11 (42%) del braccio A con una sopravvivenza mediana rispettivamente di 17 e 15 mesi. Non è emersa alcuna differenza significativa tra i due gruppi di trattamento in termini di sopravvivenza. Emerge invece un trend a favore del braccio A in termini di valore mediano del PSA in terapia (67 vs 32.2 ng/ml, p=0.1425) e di tempo a progressione (6 vs 12 mesi). Si è evidenziata inoltre una differenza significativa a favore dell’associazione (gruppo A) in termini di tollerabilità (p= 0.04) e durata della terapia (p=0.01). Conclusioni: L’associazione di EMP e VP16 consente un trattamento domiciliare per os intermettente ed a bassa dose con pari attività, migliore tollerabilità e minore tossicità rispetto alla terapia standard con EMP. Essa consente pertanto una migliore QoL del paziente affetto da HRPC. Abstract n. 32 - Poster POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE? Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra M., Allegro R., Serretta V. Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo Introduzione e Obiettivi: L’NMP22 urinario e markers simili vengono utilizzati da qualche anno nella diagnosi e nel follow-up del tumore vescicale a cellule transizionali (TCCB). Molti autori hanno dimostrato che l’NMP22 è un marker clinicamente affidabile. Dal 1996 l’NMP22 è stato da noi sperimentato nella diagnosi e nel follow-up del TCCB superficiale sottoposto o non a chemioterapia adiuvante dopo TUR. Rimane dubbio il significato dell’elevazione dell’NMP22 nel follow-up del TCCB in caso di negatività citologica e cistoscopica. Materiali e metodi: L’NMP22 è stato eseguito in 95 pazienti in follow-up dopo TUR di TCCB superficiale (Ta-T1 G1-3 N0 M0) e mantenuti in osservazione dal 1996 ad oggi. Per la determinazione dell’NMP22 è stato utilizzato il kit della Matritech Inc. Immediatamente dopo la raccolta per minzione spontanea, i campioni d’urina sono stati congelati a -20 C. Tutti i pazienti presentavano esame urina, urografia, citologia 14 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 e cistoscopia negative al momento della determinazione dell’NMP22. In 50 pazienti (53%) è stata eseguita chemioterapia endovescicale. L’intervallo di tempo tra l’ultima instillazione endovescicale e la raccolta delle urine è compreso tra i 7 ed i 30 giorni. Tutti i pazienti sono stati tenuti in follow-up ogni 3 mesi per i primi 2 anni ed ogni 6 mesi nel periodo successivo con citologia urinaria, cistoscopia e biopsia di qualsiasi lesione sospetta. Risultati: Solo 5 pazienti (5%) sono stati persi al follow-up prima di 24 mesi e 3 pazienti sono deceduti a 2, 5 e 13 mesi. Il follow-up mediano dalla TUR è stato 51 mesi e 39 mesi dalla determinazione dell’NMP22. Il livello mediano di NMP22 è risultato pari a 8 U/ml. Trentasette pazienti (39%) hanno recidivato ad un tempo mediano di 13 mesi dalla determinazione dell’NMP22. In questi pazienti il livello di NMP22 è risultato pari a 7.5 U/ml mentre nei 58 pazienti (61.6%) che non hanno recidivato il valore mediano dell’NMP22 è risultato pari a 9 U/ml (p=0.2652, Mann-Whitney U Test). Una differenza statisticamente significativa emerge invece in termini di tempo libero da recidiva con un cut-off di NMP22 pari a 10 U/ml (LogRank p=0.0431, 38 mesi vs 31 mesi) e risulta ancor più significativa con un cut-off pari a 12.5 U/ml Log-Rank p=0.0173, 37 mesi vs 31 mesi). I risultati non appaiono influenzati dalla adozione di chemioterapia endovescicale (p=0.87, Breslow-Day). Conclusioni: Nella nostra esperienza la positività dell’NMP22 urinario in assenza di neoplasia uroteliale dimostrabile non indica presenza di un tumore uroteliale misconosciuto o un rischio di recidiva precoce. Un livello urinario di NMP22 al di sopra di 12.5 U/ml sembra comunque rivestire un significato in termini di tempo libero da recidiva. Abstract n. 33 - Poster RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2, Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3, Marzi S.3 1 S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia; 3 Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena, Roma Introduzione e Obiettivi: La prostatectomia radicale (PR) comporta elevate probabilità di cura nel carcinoma prostatico a prognosi favorevole. Peraltro, le recidive locali dopo PR variano dal 4% al 23% nei pT1-pT2 e superano il 40% nei pT3. Ciò è di particolare importanza considerando l’elevata probabilità (37% - 50%) di sottostadiazione preoperatoria, rispetto al dato istopatologico postoperatorio. Il sito più frequente di recidiva locale è rappresentato dall’anastomosi vescico-uretrale. Il razionale radiobiologico dello studio si basa sulla evidenza di un rapporto α/β molto basso nei tumori prostatici, inferiore a quello assunto per i tessuti normali a risposta tardiva. Pertanto, la somministrazione intraoperatoria di una singola, elevata dose sulla anastomosi vescico-uretrale dovrebbe rappresentare una vantaggiosa modalità di irradiazione. Metodi: 33 pazienti sono stati sottoposti a PR seguita da IORT. I criteri di inclusione includevano: età ≤ 70 anni, assenza di metastasi linfonodali, consenso informato e presenza di 1 dei seguenti fattori di rischio: Gleason score ≥ 7, stadio clinico ≥ T2b, PSA preoperatorio > 10 ng/ml e < 20 ng/ml. Obiettivo primario dello studio è stato quello di testare, in pazienti sottoposti a PR ad elevato rischio di recidiva locale, la fattibilità della IORT. La dose ottimale è stata valutata mediante un programma di dose-escalation, secondo il metodo di Fibonacci. I livelli di dose (16 Gy, 18 Gy e 20 Gy) sono stati stabiliti valutando la dose biologicamente equivalente (BED) a dosi totali di 55-65 Gy somministrate con frazionamento convenzionale, e assumendo un rapporto α/β = 3 per i tessuti sani e 2 per il ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica tumore. Non essendo stata riscontrata alcuna tossicità, la doseescalation è stata preseguita somministrando 22 Gy. Risultati: La valutazione istopatologica postoperatoria ha mostrato: stadio ≥ T3a in 16 pazienti (48.5%), pGS ≥ 7 in 25 casi (76%) e margini positivi o “close” (≤1 mm) in 22 pazienti (66%). Il PSA preoperatorio era > 10 ng/ml in 17 casi (51.5%). Ad un follow-up mediano di 26 mesi, 28 (85%) pazienti sono vivi con PSA azzerato. Incremento del PSA si è verificato in 5 casi (15%) e recidiva obiettivabile in 2 pazienti (6%), a livello della loggia prostatica in un caso e dei linfonodi pelvici nell’altro. La percentuale di recidiva ad 1 e a 2 anni è stata, rispettivamente, pari al 3% ed al 13%. Conclusioni: Il nostro studio ha dimostrato la fattibilità della IORT nel carcinoma prostatico, anche alla massima dose testata. La tolleranza è stata ottimale, non essendosi riscontrata alcuna tossicità acuta o cronica. I promettenti risultati preliminari in termini di controllo locale di malattia attendono conferma nel nostro prossimo studio randomizzato di RP esclusiva versus RP + IORT. Materials and Methods: We described Neuro-D1 actively expressed, in vivo, in advanced prostate cancers displaying a terminal stage of tumour differentiation. Here we have detected Neuro-D1 expression, both by RT-PCR duplex and by immuno-histochemical staining. We evaluated 166 specimens of benign and malignant prostate tissues and we compared its expression with selected neuroendocrine tumor markers such as chromogranin A (ChrA), synaptophysin (SNP) and CD56. Results: On the whole series ChrA, SNP, CD56 and NeuroD positive cells were found in 26.5%, 4.3%, 3.1% and 35.5%, respectively. A strong association was found between ChrA and NeuroD expression and microscopic perineural invasion (ChrA: OR 3.69, CI 1.56-8.73, p 0.003; NeuroD1: 3.34, CI 1.38-8.11, p 0.008). Conclusions: Staining for Neuro-D1 is more frequent than ChrA in benign and malignant tissue and strongly correlate to increased malignancy of prostate cancers. We propose Neuro-D1 as marker of neuroendocrine differentiation in prostate adenocarcinomas and suggest it for the use in clinical practice. Bibliografia 1. Connolly JA, Shinohara K, Presti JC Jr, Carroll PR. Local recurrence after radical prostatectomy: characteristics in size, location, and relationship to prostate-specific antigen and surgical margins. Urology 1996; 47:225 3. Fowler JF, Chappell RJ, Ritter MA. Is alpha/beta for prostate tumors really low? Int J Radiat Oncol Biol Phys 2001; 50:1021 4. Amer AM, Mott J, Mackay RI et al. Prediction of the benefits from doseescalated hypofractionated intensity-modulated radiotherapy for prostate cancer. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2003; 56:199 Abstract n. 34 - Comunicazione selezionata NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6, Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3 1 Urology Unit, “G. Rummo” Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical Pathology, National Cancer Institute “G. Pascale”; 3Department of Clinical and Experimental Medicine, “Federico II” University Medical School; 4Department of Medicine and Public Health, Second University, Naples; 5Surgical Pathology, “G. Rummo” Hospital, Benevento; 6Urology Unit, CROB Rionero in Vulture, Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute “G. Pascale”, Naples, Italy Introduction: Neuroendocrine differentiation (ND) is a common feature of prostate adenocarcinoma and correlates with poor prognosis, cancer progression and androgen independency. We have recently described, through cAMP induced modifications of gene expression in an in vitro cell model of prostate adenocarcinoma tumour progression, the chromosomal region adjacent to the HOX D locus as involved in epithelial-mesenchimal interaction and epithelial-neuronal transition characteristic of human advanced prostate cancers. In this genomic area has recently been identified a global control region harbouring cis-regulatory DNA elements able to coordinate the expression of Hox D genes and of unrelated genes lying several hundred kilobases from one to another. This chromosomal area houses: i) a prostate-specific miRNA gene (PCGEM1) whose expression increases in high-risk prostate cancer patients; ii) the genes CREB1 and CREB2 (ATF2) cyclic AMP activating transcription factors as well as the cAMP sensor guanine nucleotide exchange factor II gene (cAMP-GEFII); iii) the gene Neuro-D1, a transcription factors, able to regulate the insulin promoter and to causes conversion of epithelial cells into neurons in Xenopus embryos. Abstract n. 35 - Poster CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN ADVANCED PROSTATE CANCERS Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2 1 Urology Unit, “G. Rummo” Hospital, Benevento, Italy; 2 Department of Clinical and Experimental Medicine, “Federico II” University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer Institute “G. Pascale”; 4Department of Urology, Federico II University; 5Urology Unit, National Cancer Institute “G. Pascale”, Naples, Italy. Introduction: The acquisition of epithelial-neuroendocrine differentiation is a peculiarity of human advanced, androgen-independent, prostate cancers. The HOX genes are a network of transcription factors controlling embryonal development and playing an important role in crucial adult eukaryotic cell functions. The molecular organization of this 39-gene network is unique in the genome and probably acts by regulating phenotype cell identity. The expression patterns of the HOX gene network in human prostate cell phenotypes, representing different stages of prostate physiology and prostate cancer progression, make it possible to discriminate between different human prostate cell lines and to identify loci and paralogous groups harbouring the HOX genes mostly involved in prostate organogenesis and cancerogenesis. Materials and Methods: We used EPN cell line as epithelial cell line derived from human normal prostate and typical PC3, DU145 and LNCaP human prostate cell lines (ATCC) and we stimulated these cell lines by camp. RT-PCR duplex reactions were used the appropriate sense/anti-sense HOX, Neuro D1, neurexin 1, dlx-1 and dlx-2 primers for PCR. The immunostainings were performed on paraffin-embedded sections, using NeuroD1 sc-20805 Santa Cruz Biotechnology, Inc. antibody. Results: Exposure of prostate epithelial phenotypes to cAMP alters the expression of lumbo-sacral HOX D genes located on the chromosomal region 2q31-33 where the cAMP effector genes CREB1, CREB2 and cAMP-GEFII are present. Interestingly, this same chromosomal area harbours: i) a global cis-regulatory DNA control region able to coordinate the expression of HOX D and contiguous phylogenetically unrelated genes; ii) a prostate specific ncRNA gene associated with high-risk prostate cancer (PCGEM1); iii) a series of neurogenicrelated genes involved with epithelial-neuronal cell conversion. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 15 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica We report the expression of neurexin-1, NeuroD1, dlx1 and dlx2 in untreated and cAMP treated epithelial prostate cells. The in vivo expression of NeuroD1 in human advanced prostate cancers correlate with the state of tumour differentiation as measured by Gleason score. Conclusions: Thus, we suggest that the chromosomal area 2q 31-33 might be involved in the epithelial-neuroendocrine differentiation characteristic of human advanced prostate cancers. Abstract n. 36 - Poster TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG VS GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO Del Zingaro M., Fornetti P., Farneti F., Ioannidou K., Costantini E., Mearini E., Porena M. Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce, Perugia Intoduzione ed obiettivi: La terapia endocavitaria è il trattamento adiuvante di scelta per le neoplasie vescicali superficiali a medio ed alto rischio. È già stata dimostrata in passato la buona tollerabilità della gemcitabina endovescicale oltre alla sua capacità ablativa nel TCC superficiale a rischio intermedio. Scopo di questo studio è confrontare l’efficacia della terapia adiuvante endovescicale con gemcitabina Vs BCG in merito a percentuale e tempi di recidiva e di progressione. Materiali e metodi: È stata condotta un’analisi retrospettiva su 46 pz con prima diagnosi di neoplasia uroteliale vescicale superficiale ad alto rischio di recidiva trattati con resezione endoscopica. Sono stati considerati ad alto rischio i seguenti stati patologici di TCC: T1 G1; T1 G1-G2; T1 G3; CIS. I pz hanno effettuato terapia adiuvante endocavitaria con BCG (gruppo A) o con gemcitabina (gruppo B), scelti arbitrariamente. A 24 pz (20 uomini e 4 donne) con età media di 67 aa il BCG è stato somministrato secondo uno schema di 6 instillazioni settimanali come induzione e 3 settimanali come richiami a 3-6-12-18-2430-36 mesi. A 22 pz (16 uomini e 6 donne) con età media di 75 aa è stata somministrata gemcitabina alla dose di 2 g secondo lo stesso schema effettuato per l’altro gruppo. Sono stati valutati i seguenti parametri: la presenza di eventuali recidive, il tempo di recidiva, l’istologico della recidiva rispetto al primo trattamento, ed eventuale progressione di malattia. I controlli effettuati nel follow-up prevedevano cistoscopia, esame citologico delle urine ogni 3 mesi ed urografia ogni anno. Risultati: I due gruppi erano confrontabili per caratteristiche. Sono state riscontrate 8 recidive nel gruppo A (33.3%) e 14 nel gruppo B (63.6%). Il tempo medio di recidiva è stato 480 gg per il gruppo A (60 - 990) e di 330 gg per il gruppo B (90 720). Abbiamo avuto progressione di malattia in 2 pz del primo gruppo (25% dei recidivi) ed in 2 pz del secondo (14% dei recidivi). Uno di questi è deceduto per progressione sistemica della malattia. Si è avuta una regressione di malattia nel 25% dei casi per il gruppo A e del 27% dei casi per il gruppo B. Nel gruppo A abbiamo riscontrato 5 casi (20%) di cistite, di cui 3 (12%) hanno richiesto terapia medica; nel gruppo B abbiamo riscontrato solo una lieve balanopostite risolta spontaneamente dopo 3 giorni. Follow-up medio 44 mesi. Conclusioni: Non sono state evidenziate differenze statisticamente significative tra i due gruppi considerati in riferimento ai parametri analizzati, Il trattamento endovescicale con gemcitabina come terapia adiuvante del TCC superficiale ad alto rischio sembra essere una valida alternativa al BCG in termini di progressione di malattia (14% vs 25%) e soprattutto per la sua tollerabilità. Potrebbe trovare impiego nel trattamento di pazienti in gravi condizioni cliniche per età o malattie sistemiche. Si auspicano studi prospettici randomizzati per dimostrare la reale efficacia della gemcitabina anche in virtù della sua maggiore tollerabilità in termini di effetti collaterali. 16 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Bibliografia 1. Dalbagni et al. JCO 2002 2. Gontero et al. EAU 2003 Abstract n. 37 - Comunicazione selezionata STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (PRR) Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P. 2, Fasolo P.P.1, Conti C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1 1 SOC Urologia; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro, Alba Introduzione ed obiettivi: I pazienti con adenocarcinoma prostatico pT2 dopo PRR hanno metastasi linfonodali nel 3-5%, ed una ripresa biochimica di malattia entro 5 anni nel 22%. È possibile che l’attuale sistema di stadiazione patologica della neoplasia prostatica sia insufficiente. Scopo dello studio è di verificare se sia utile effettuare esami istologici intraoperatori sui tessuti periprostatici in corso di PRR, per una più accurata stadiazione patologica locale della malattia. Metodi: Dal 1997 al 2004, abbiamo sottoposto 259 pazienti consecutivi con diagnosi istologica di carcinoma prostatico, in stadio clinico localizzato, a PRR e linfoadenectomia regionale. Nessun paziente è stato sottoposto ad ormonoterapia neoadiuvante. Durante la PRR sono stati effettuati, su tutti i pazienti, prelievi intraoperatori dei tessuti periprostatici per esame istologico estemporaneo: a livello uretrale, dei fasci nerveovascolari o del tessuto fibroadiposo sotteso tra la capsula prostatica ed il fascio nerveovascolare in caso di procedura nerve sparing, della porzione mediana della fascia di Denonvilliers e del collo vescicale. La positività dell’esame intraoperatorio sui tessuti periprostatici veniva stabilita con esame microscopico ematossilina/eosina e confermata in un secondo tempo con esame istologico definitivo ed immunoistochimica per PSA. Il pezzo operatorio, veniva inviato per esame istologico definitivo e le sezioni venivano allestite secondo le linee guida EAU. Lo studioistologico veniva effettuato da un unico anatomopatologo. Risultati: L’esame istologico estemporaneo dei tessuti periprostatici eseguito in corso di PRR era positivo 75 volte in 63 pazienti su 259 (24,3%). Il confronto tra esame istologico estemporaneo sui tessuti periprostatici e l’esame istologico definitivo sul pezzo operatorio era coincidente in 228 casi su 259 (88%); nei rimanenti 31 casi (12%) la positività di tessuti periprostatici determinava l’inserimento della neoplasia in uno stadio locale più elevato. Di questi 31 pazienti, all’esame istologico definitivo, 11 erano pT2c a margine chirurgico indenne (4%) e 20 erano pT2c con margine chirurgico positivo (8%). Degli 11 pazienti pT2c a margini chirurgici negativi 4 passavano a pT4 per interessamento vescicale; i rimanenti 7 a pT3a in quanto, non essendo prevista dall’attuale stadiazione l’infiltrazione dei tessuti periprostatici, essi erano assimilabili a questo stadio. Analogamente, dei 20 pazienti pT2c a margini chirurgici positivi 2 passavano a pT4 e 18 a pT3a. Nessun paziente con positività del solo margine periprostatico uretrale subiva variazioni rispetto allo stadio patologico definitivo. La metà dei pazienti con positività del margine periprostatico vescicale veniva stadiato come pT4 anziché pT2, come risultava dall’esame istologico definitivo tradizionale. Conclusioni: L’esecuzione di esami istologici estemporanei sui tessuti periprostatici in corso di PRR è una procedura fattibile ed utile al fine di stadiare più correttamente, già durante l’intervento chirurgico, il tumore prostatico ed ottenere una migliore radicalità oncologica locale, permettendo di ampliare, all’occorrenza, i limiti di exeresi chirurgica. Dai nostri dati emerge, inoltre, l’importanza dell’anatomopatologo come guida intraoperatoria, al fine di ottenere una chirurgia “su misura” per ogni paziente. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 38 - Comunicazione selezionata DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F1., Polara A.1, Burrello M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Nicolosi F.1, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari Background: Tra il 2000 e il 2005 sono stati personalmente eseguiti 84 trattamenti di brachiterapia interstiziale, con impianto transperineale ecoguidato di semi di I-125, in pazienti affetti da carcinoma prostatico organo-confinato (età media 62 anni, range d’età 54-79 anni, stadio clinico T1c-T2a/b, Gleason score 3-7, PSA totale alla diagnosi 1.3-14.3). End-points: Con il seguente studio ci siamo proposti di analizzare il tasso di Deficit Erettile (DE) correlato all’impianto brachiterapicotransperineale, complicanza tardiva più temuta in termini di qualità di vita dettagliatamente indagata mediante una puntuale determinazione della potenza sessuale in fase pre-operatoria e post-trattamento. Risultati: Tutti i pazienti reclutati sono stati sottoposti a “Test IIEF-5”, 4 settimane prima del trattamento e 12-24 settimane dopo. Il test auto-somministrato in fase basale ha documentato una DE “grave” (score 1-10) in 6/84 pazienti (7.14%, età > 70 anni), “moderata” (score 11-16) in 18/84 pazienti (21.42%, 13 pts > 70 anni - 5 pts < 70 anni), “lieve” (score 17-25) in 7/84 pazienti (8.33%, 4 pts < 70 anni - 3 pts > 70 anni) e “assente” (score 26-30) nei restanti 53/84 pazienti (63.09%, 43 pts < 70 anni - 10 pts > 70 anni), secondo il riportato punteggio ottenuto dalle risposte alle domande proposte. Il potenziale DE trattamento-correlato è stato quindi valutato a 12-24 settimane dall’impianto nei 53/84 pazienti (63.09%) dichiaratisi (su Test IIEF-5) sessualmente potenti prima della procedura. Ciò al fine di analizzare il proporzionale danno attinico indotto dalla brachiterapia prostatica sui bundles neuro-vascolari. Conclusioni: A distanza di 3-6 mesi dall’impianto delle sorgenti radioisotopiche, l’83.01% (44/53) dei pazienti che si ritenevano sessualmente potenti prima del trattamento è rimasto potente nella valutazione post-operatoria (età ≤ 70 anni). Degli 9/53 pazienti (16.98%, età ≥ 70 anni) che hanno invece riferito (su Test IIEF-5) insorgenza di DE postimpianto, di grado moderato in 5 casi (9.43%) e lieve in 4 casi (7.54%), solo 3 pazienti (33.3%) hanno accettato di eseguire la terapia proposta per il trattamento del DE. Su questi 3 soggetti, la somministrazione di Viagra 50-100 mg non ha sortito alcun effetto (analisi su 3 assunzioni successive a distanza di 7 giorni ciascuna), mentre la successiva iniezione intarcavernosa di PG (Alprostadil 10-20 µg) ha permesso una erezione valida. I suddetti risultati, oltre a dimostrare una bassa incidenza di DE post-brachiterapia prostatica, consentono di documentare una relazione diretta tra età del paziente e mantenimento della potenza sessuale dopo impianto di sorgenti radioattive, confermando una minore percentuale di insorgenza di DE in età < 70 anni in presenza di dimostrata potenza pre-impianto. Abstract n. 39 - Video BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE: LA TECNICA Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1, Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Nicolosi F., Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari Il video presentato descrive, step by step, la procedura brachiterapica interstiziale nel trattamento del carcinoma prostatico organo-confinato. Vengono accuratamente analizzati tutti i punti della metodica: dall’anestesia, al posizionamento del paziente, al pre-planning intra-operatorio, all’impianto, alle indicazioni, alle controindicazioni e ai risultati della tecnica, rappresentando un utile strumento di ausilio per coloro i quali intendano approciarsi alla moderna brachiterapia prostatica. La brachiterapia prostatica interstiziale consiste nell’inserimento permanente, per via transperineale e sotto controllo ecotomografico, di sorgenti radioattive direttamente inserite all’interno della ghiandola prostatica, in pazienti affetti da carcinoma prostatico localizzato benemoderatamente differenziato (T1-T2a, Gleason 6). Tale tecnica consente che la dose di irradiazione richiesta venga erogata lentamente, a contatto diretto della prostata, in un arco di tempo di 12 mesi. Gli impianti sono costituiti da sorgenti radioattive di Iodio 125, sigillate ermeticamente in una capsula in titanio (seme) di 4,5 mm x 0,8 mm; i semi possono essere liberi o accorpati in filiere e vengono applicati tramite aghi da impianto. Gli impianti radioattivi vengono inseriti in anestesia totale o anche combinata spinale-epidurale, il loro corretto posizionamento viene calcolato da un sofisticato sistema computerizzato (piano di trattamento o preplan). Una volta posizionati, gli impianti non vengono rimossi, ma la loro radioattività diminuisce gradualmente fino a scomparire del tutto. Prima di procedere all’inserimento degli impianti radioattivi si eseguirà uno studio volumetrico della prostata, che ha lo scopo di calcolare esattamente le dimensioni (< 50 cc) e la posizione della ghiandola. Questa procedura si esegue in sala operatoria, dopo aver praticato una leggera sedazione. Tramite un’ecografia transrettale si otterranno delle immagini de lla prostata, con scansioni di 5 mm dalla base verso l’apice prostatico, che serviranno ad avere un modello tridimensionale, sulla base del quale si stabilirà quanti semi inserire e dove posizionarli. Nelle 24 ore precedenti l’esecuzione dello studio volumetrico verrà eseguita una dieta priva di scorie per favorire lo svuotamento dell’intestino. Inoltre, prima di procedere si eseguirà anche un clistere di pulizia, in modo che le immagini ecografiche siano il più chiaro possibile. Anche nelle 24 ore che precedono l’inserimento degli impianti radioattivi si dovrà eseguire una dieta speciale e anche in questo caso dovrà essere effettuato un clistere per pulire l’intestino. Il pre-plan può essere comunque effettuato anche intra-operatoriamente, al fine di ottenere la massima corrispondenza tra le immagini acquisite e la fase operativa di impianto. L’inserimento degli impianti radioattivi richiede circa 60 minuti. L’operatore introdurrà delicatamente attraverso l’ano una sonda ecografica, che gli permetterà di visualizzare la prostata. Quindi verranno inseriti da 70 a 100 semi radioattivi, in relazione alla volumetria ghiandolare, attraverso la cute perineale fino a posizionarli all’interno della prostata secondo le coordinate fornite dal piano di trattamento, che consentirà il risparmio dell’uretra e del retto. Alla fine della procedura viene eseguita una uretrocistoscopia di controllo, per escludere eventuali semi accidentalmente posizionati in uretra o vescica e viene applicato un catetere, che sarà rimosso entro le successive 24 ore. La maggior parte dei pazienti la dimissione ospedaliera viene effettuata entro 24 ore dalla procedura con ritorno alle normali attività socio-lavorative entro 1-2 settimane. La radioattività viene assorbita completamente all’interno della prostata, anche se risulta comunque utile seguire attentamente le norme radioprotezionistiche fornite dal Fisico sanitario (evitando principalmente il contatto diretto con donne gravide o bambini piccoli). Gli impianti radioattivi sono perfettamente inglobati nella prostata; tuttavia, c’è una minima probabilità che un singolo Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 17 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica impianto possa essere eliminato con il liquido seminale durante il coito. Per tale motivo è consigliabile fare uso del Condom per le prime settimane. La brachiterapia può dare adito agli stessi effetti collaterali della radioterapia esterna, principalmente sintomatologia disurica, ostruttiva-irritativa, ematuria, dolore o ematoma perineale. Il tasso di incontinenza e impotenza risulta invece essere trascurabile rispetto alla radioterapia a fasci esterni, inoltre gli effetti collaterali della brachiterapia sull’attività intestinale sono meno frequenti, quantunque il rischio di problemi urinari possa essere relativamente più elevato. I risultati a lungo termine, su follow-up di 12 anni, risultano essere paragonabili alla prostatectomia radicale e superiori alla EBRT in termini di recidiva biochimica e intervallo libero da malattia. Abstract n. 40 - Poster DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI IN PAZIENTI CANDIDABILI A BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Nicolosi F.1, Morgia G.2 1 Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari Scopo dello studio: Con il presente studio ci siamo proposti di analizzare, in pazienti con carcinoma prostatico organo-confinato candidabili ad essere sottoposti a brachiterapia interstiziale, in relazione alle caratteristiche patologiche e biochimiche della neoplasia ma esclusi in rapporto ad un volume ghiandolare > 50 cc, gli effetti della terapia neoadiuvante con Triptorelina in termini di down-sizing. Materiali e Metodi: Nell’intervallo di tempo di 12 mesi sono stati valutati 18 pazienti affetti da carcinoma prostatico intra-capsulare, con Gleason score compreso tra 3 e 6, PSA totale tra 2.4 e 11.2 ng/ml, Peak Flow alla UFM tra 15.8 e 14.6 ml/s, candidabili a impianto brachiterapico permanente ma esclusi in relazione alla presenza di un elevato volume prostatico, valutato mediante TRUS essere compreso tra 51 e 64 cc. A tutti i pazienti reclutati è stata somministrata Triptorelina 3.75 mg ogni 28 giorni per 3-4 mesi consecutivi con valutazione mensile, mediante TRUS, del volume ghiandolare. Risultati: Dei 18 pazienti valutati, 15 soggetti hanno mostrato una riduzione del volume prostatico variabile tra il 28% e il 36% (TRUS) a 3 mesi dall’inizio della terapia neoadiuvante, mentre i rimanenti 3 pazienti hanno presentato risultati sovrapponibili a distanza di 4 mesi dall’inizio della suddetta terapia. Negli stessi pazienti è stato inoltre dimostrato un miglioramento del Peak Flow alla UFM, complessivamente variabile tra il 13% e il 19% rispetto alla valutazione pre-trattamento. In relazione a tali risultati tutti i pazienti hanno eseguito il trattamento brachiterapico e nessuno ha presentato episodi di RAU. La terapia ormonale è stata protratta per i 3 mesi successivi all’impianto dei semi di I-125. Conclusioni: I pazienti reclutati oltre ad essere, in fase pre-trattamento, border-line per la procedura brachiterapica a causa dell’elevato volume prostatico con un significativo rischio di RAU e di marcata sintomatologia ostruttiva-irritativa postimpianto, richiedevano un elevato numeri di sorgenti necessarie per la copertura dosimetrica dell’intera ghiandola. La terapia neoadiuvante oltre a consentire l’attuazione dell’impianto, determinando un down-sizing ghiandolare, ha consentito di ridurre il numero di sorgenti impiantate e pertanto utilizzabili per ulteriori pazienti inclusi nelle medesima seduta brachiterapica. 18 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 42 - Poster IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A 24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA STANDARD NEGATIVA Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1 1 U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro2 U.O. di Urologia, Seconda Università degli Studi di Napoli Introduzione: Nella pratica ambulatoriale è frequente il riscontro di pazienti con sospetto clinico e/o biochimico di tumore prostatico che, negativi ad una prima biopsia, necessitano di una o più re-biopsie. Scopo del lavoro è stato quello di valutare il ruolo di uno schema bioptico esteso a 24 prelievi,eseguito in anestesia periprostatica, in pazienti con almeno una precedente biopsia negativa e con persistente indicazione a ripeterla, confrontandolo con un protocollo a 14 prelievi. Materiali e Metodi: Dal Gennaio 2003 al Maggio 2005 abbiamo sottoposto a re-biopsia prostatica estesa, con schema a 24 prelievi, 38 pazienti (gruppo A), età media 68,5 S.D. 6,7. Tutti sono stati sottoposti in precedenza ad almeno una biopsia. Il numero medio delle biopsie pregresse è risultato essere di 1,26 (range 1-3) per una media di prelievi di tessuto prostatico a biopsia di 8,2 (range 6-12). L’indicazione alla re-biopsia è stato un’aumento del PSA, una PSA velocity sospetta, un’anormale EDR, una storia di HGPIN in 7 pazienti (18%) e di ASAP in 3 (8%).Il PSA medio all’atto della saturation biopsy è risultato di 10,9 ng/ml. Nello stesso periodo un secondo gruppo di 52 pazienti (gruppo B) è stato sottoposto a re-biopsia con schema a 14 prelievi. Il numero medio delle biopsie pregresse è risultato essere di 1,4 (range da 1 a 3) per una media di prelievi a biopsia di 7,5 (da 2 a 12). Il PSA medio all’atto della diagnosi è stato di 11,4 ng/ml. 11 pazienti presentavano una storia di HGPIN (21%), 7 di ASAP (13%). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad anestesia locale periprostatica utilizzando una miscela di 10 cc di Lidocaina diluita all’1% e 10 cc di Ropivacaina allo 0,75%. Risultati: Abbiamo evidenziato una differenza nella detection rate tra i due schemi bioptici. La rebiopsia a 24 prelievi ha portato ad un riscontro di carcinoma nel 39% dei pazienti (15/38) vs un 31% (16/52) utilizzando lo schema a 14 prelievi. Ponendo l’attenzione sul gruppo A, abbiamo stratificato i risultati per PSA e volume prostatico. Dividendo i soggetti in quattro classi sulla base del loro PSA (PSA < 4, tra 4 e 10, tra 10 e 20 e > a 20) la percentuale di incidenza del carcinoma è risultata essere rispettivamente del 25, 37, 45 e 50%. Nei pazienti con volume prostatico inferiore ai 50 g abbiamo evidenziato una detection rate del 41% vs un 38% nei pazienti con volume superiore ai 50 gr. Nel 57% dei pazienti con HGPIN e nel 66% dei pazienti con ASAP abbiamo riscontrato un adenocarcinoma. Tumore solo nella zona di transizione è stato riscontrato nel 6% (1/15). 6 pazienti sui 15 con diagnosi di adenocarcinoma sono stati successivamente sottoposti a prostatectomia radicale. In tutti i casi l’esame anatomopatologico su pezzo operatorio ha evidenziato un tumore con volume > 0,5 cc. Ritenzione acuta d’urina che ha richiesto un cateterizzazione d’urgenza si è verificata nel 10,5% dei casi (4/38). Non ci sono stati episodi di ematuria e/o rettorragia tali da richiedere un’ospedalizzazione né episodi di urosepsi. Conclusioni: La rebiopsia a 24 prelievi è una metodica sicura, attuabile in regime ambulatoriale previo anestesia locoregionale. Rappresenta un valido strumento nella diagnosi di carcinoma della prostata in soggetti con sospetto clinico e/o biochimico ed iniziale biopsia negativa, consentendo nella nostra casistica di individuare la presenza di tumore nel 39% dei casi. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Questo mappaggio esteso risulta essere particolarmente utile in soggetti con diagnosi iniziale di HGPIN e/o ASAP. Abstract n. 43 - Poster UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2, Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1 1 U.O. di Urologia, Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro1 Divisione di Urologia, Azienda Ospedaliera Vito Fazzi di Lecce Introduzione: Il Trim probe rappresenta un innovativo sistema di diagnosi non invasiva di tessuti neoplastici mediante l’impiego di onde elettromagnetiche. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo ed accuratezza diagnostica della metodica nella diagnosi di neoplasie vescicali in pazienti con sospetto clinico di tumore (micro-macroematuria e/o sintomatologia irritativa vescicale). Materiali e Metodi: 89 pazienti con micro-macroematuria e/o sintomi irritativi vescicali, in attesa di controllo ecografico e cistoscopico, sono stati sottoposti ad analisi di risonanza non lineare mediante Trim probe. I pazienti sono stati esaminati in posizione ortostatica, posizionati di spalle al ricevitore ad una distanza di circa 1,5 m. La sonda è stata collocata a livello sottopubico, con vescica in stadio di medio riempimento(150200 ml). Previa ricerca del caratteristico abbattimento del segnale sulla banda dei 900 MHz, si è passato al riscontro della riduzione del segnale sulla banda dei 460 MHz impiegando come valore di cut off indicativo di lesione neoplastica la soglia delle 50 unità. Tutti i pazienti sono stati sottoposti, successivamente al Trim Probe, ad esame ecografico e cistoscopico. Risultati: All’esame con Trim probe 44 pz (49%) sono risultati positivi per lesione tumorale e 45 negativi (51%). Nel gruppo dei pazienti con positività al Trim probe i veri positivi sono risultati 39 (89%) mentre i falsi positivi 5 (11%). Nell’ambito dei 45 pazienti risultati negativi all’esame, i veri negativi sono stati 44 (98%) mentre i falsi negativi 1 (2%). Pertanto la sensibilità della metodica è risultata del 97,5%, la specificità del 89,7%, il valore predittivo positivo dell’88,6%, il valore predittivo negativo del 97,7%, l’accuratezza diagnostica del 93,2%. Conclusioni: Il risultato di questo studio preliminare evidenzia la possibilità di un riscontro elettromagnetico non invasivo anche per le neoplasie vescicali. Tuttavia rappresenta un supporto aggiuntivo e non sostitutivo alle metodiche diagnostiche abituali non essendo in grado di spiegare né il numero né le dimensioni né il grado di infiltrazione delle lesioni neoplastiche. la lunga sopravvivenza finora osservata (20 mesi dall’inizio del trattamento di ii linea e 29 mesi dalla diagnosi). Metodi: paziente di 41 anni sottoposto a dicembre 2002 ad exeresi chirurgica di neoformazione surrenalica (dimensioni 10x9x10 cm) con conseguente surrenectomia sinistra. L’esame istologico mostra una neoplasia a cellule epiteliomorfe a pattern di crescita solido e alveolare, con aree di necrosi, compatibile con carcinoma. la tc post-operatoria mostra a carico di entrambi i polmoni, lesioni metastatiche multiple del diametro max. di 1,5 cm. Il paziente viene sottoposto a chemioterapia secondo lo schema EAP (Etoposide, Adriamicina, Cisplatino) in associazione al mitotane per 6 cicli con una stazionarietà delle metastasi polmonari. Vista la non risposta a settembre 2003 inizia una chemioterapia di II linea con paclitaxel settimanale 50 mg/m2. Risultati: Dopo dieci settimane di trattamento la tc di rivalutazione evidenzia una ottima risposta alla chemioterapia con solo 4 lesioni metastatiche residue e di dimensioni ridotte di oltre il 50%. Viene proseguito il trattamento per ulteriori quindici settimane e la successiva tc di controllo evidenzia stabilità di malattia. Si decide di sospendere la terapia e di controllare nel tempo il paziente. A settembre 2004, vista la stazionarietà di malattia, confermata anche ad un esame TAC-PET, con la presenza di tre lesioni polmonari al campo medio-inferiore dx ed una in sede pleurica a dx, il paziente viene sottoposto a resezione atipica polmonare delle metastasi. Lla TC toracica post intervento evidenzia solo esiti chirurgici. il paziente è ancora oggi libero da malattia. Conclusioni: L’approccio terapeutico di prima scelta del carcinoma del corticosurrene è quello chirurgico. Il trattamento medico è invece indicato per le forme avanzate o inoperabili e si avvale di farmaci citotossici e di farmaci non propriamente antineoplastici, ma attivi nel controllo dell’ipersecrezione ormonale, quale il mitotane. gli schemi contenenti cisplatino ed etoposide in associazione con il mitotane possono essere considerati attualmente gli schemi di riferimento2. In letteratura, fino ad ora, non è stato riportato alcun caso trattato in seconda linea con paclitaxel. Questo farmaco si lega preferenzialmente ai microtubuli, con conseguente separazione del fuso mitotico e alterazioni di sintesi e degradazione proteica. la tossicità maggiore è la neuropatia, reversibile, dose dipendente, cumulativa e più pronunciata per infusioni brevi e la mucosite. Bibliografia 1. Icard P, et al. Adrenocortical carcinoma in surgically treated patients. Surgery 1992; 112:972 2. Berruti A et al. Mitotane associated with etoposide, doxorubicin and cisplatin in the treatment of advanced adrenocortical carcinoma. Cancer 1998; 83:2194 Abstract n. 44 - Poster CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S., Ghezzi P. U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo Abstract n. 45 - Comunicazione IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP (ATYPICAL SMALL ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE: È VERAMENTE LA SCELTA GIUSTA? Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G. U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini, Carpi, Modena Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma del surrene è una neoplasia molto rara. rappresenta lo 0,05-0,2% di tutti i tumori con un’incidenza pari a 0,5-2 nuovi casi per milione di persone per anno. Le forme metastatiche hanno una sopravvivenza mediana di 3 mesi e una sopravvivenza dello 0% a 5 anni anche dopo chemioterapia (1). Il caso in esame è rilevante per la buona risposta al trattamento di II linea con paclitaxel e per Introduzione e Obiettivi: Il termine ASAP è usato dagli anatomopatologi per identificare una piccola lesione prostatica sospetta ma con insufficienti caratteristiche per la diagnosi di neoplasia.In questi casi l’atteggiamento standard raccomandabile è quello di ripetere il PSA ogni 3 mesi e le biopsie prostatiche a 6 mesi. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se l’atteggiamento attendistico nei pazienti con diagnosi di ASAP Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 19 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica (monitoraggio del PSA e la ripetizione delle biopsie prostatiche multiple) sia sicuro per il paziente. Materiali e Metodi: Da gennaio 2001 al dicembre 2003, 2033 pazienti sono stati sottoposti, per PSA elevato, a biopsia prostatica trans-rettale. 113/2033 (5.5%) pazienti erano affetti da ASAP diagnosticato dai patologi. Tutte le lesioni sono state confermate da altri patologi. L’età media dei pazienti è stata di 62,2 anni e il PSA medio è stato di 7.89 ng/ml (range 4.519.6). 73/113 pazienti (63.5%) sono stati controllati nel tempo tramite il dosaggio del PSA ogni 3 mesi e tramite biopsie prostatiche (11-14 prelievi) ogni 6 mesi. Risultati: 9/73 pazienti (12.3%) sono stati controllati solo con PSA a causa dell’età (> 78 anni) o del P.S. A tutti i pazienti è stata somministrata terapia con finasteride. 38/73 (52%) hanno ricevuto una seconda biopsia prostatica: 15/38 pazienti (39.5%) avevano un adenocarcinoma, 7/38 paz. (18.4%) ASAP, 6/38 pz. (15.8%) BPH, 6/38 pz. (15.8%) HGPIN e 4/38 pz. (10.5%) ATIPIA. In 5 pazienti la diagnosi ad una terza biopsia è stata: in 2 paz. adenocarcinoma, in 1 pz. ASAP, e in 2 pz. HGPIN. 2 pazienti (2.7%) non hanno ricevuto una seconda biopsia a causa di altre patologie. 19 pazienti sono in attesa di una 2, 3,4 serie di biopsie. Conclusioni: I dati di questa analisi dimostrano che il 45% dei pazienti affetti da ASAP avranno adenocarcinoma in 6-12 mesi e quindi non hanno ricevuto il trattamento adeguato. Il 26% dei pazienti con ASAP, alla II biopsia, osservati, osservati rimane a rischio. Il 20% circa dei pazienti viene perso al follow-up. Crediamo che la terapia chirurgica aggressiva, come già da noi sostenuto, possa essere una valida alternativa in pazienti giovani (< 60 anni) con PSA > 4 ng/ml e con familiarità per ca prostatico. Abstract n. 46 - Comunicazione BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU DI FASE III (30906) Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R., Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P Membri dell’EORTC -Gu Group. Introduzione e Obiettivi: Gli obiettivi dello studio sono stati quelli di paragonare l’efficacia e gli effetti collaterali del BCG ed EPI nei pazienti con CIS della vescica. Materiale e Metodi: 168 pazienti portatori di CIS della vescica, primitivo secondario o concomitante sono stati randomizzati in marzo 1993 all’aprile 1999 a ricevere BCG connaught 120 mg per 6 settimane (n= 84) o epirubicina 50 mg per 8 settimane (n = 84) in caso di risposta completa (RC) i pazienti di entrambi i gruppi hanno ricevuto terapia di mantenimento a 6, 12, 18, 24 e 36 mesi. In caso di mancata risposta (no CR) i pazienti di entrambi i gruppi hanno ripetuto lo stesso trattamento seguito da cistoscopia + 3 citologie e biopsie random (7). Il 52% dei pazienti presentava CIS concomitante, il 23% CIS primitivo e 24% Cis secondario. Risultati: Le risposte complete (RC) sono state il 56% per l’epirubicina e il 65% per il BCG (P= 0.21, 90% CI: 21.5 a - 2.9). Il tempo di recidiva dopo RC è stato piu’ lungo per i pazienti trattati con BCG: in media 1.4 anni per l’EPI e 5.1 anni per il BCG. Le recidive di CIS sono state osservate piu’ frequentemente nei pazienti trattati con EPI 45% vs16%. Non è stata osservata alcuna differenza riguardo al tempo di progressione o alla sopravvivenza. Gli effetti collaterali sono stati piu’ frequenti nei pazienti in BCG, 26 pazienti in BCG e 8 pazienti in EPI hanno interrotto il trattamento per gli effetti collaterali. Conclusioni: Il confronto tra BCG ed EPI con mantenimento nel trattamento del CIS ha dimostrato: Nessuna differenza statisticamente significativa sulla RC Tempo di recidiva piu’ 20 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 lungo nei pazienti trattati con BCG post RC. Piu’ recidive di CIS nei pazienti trattati con EPI Effetti collaterali piu’ frequenti nei pazienti che hanno ricevuto BCG. Abstract n. 47 - poster INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA DOSE DI 76 GY PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F., Montemaggi P. U.O. Radioterapia, Ospedale M. Ascoli Arnas, Palermo Introduzione: La radioterapia conformazionale 3D (3DCRT) rappresenta ormai una ragionevole opzione per pazienti con cancro prostatico non metastatico. Nonostante molti studi abbiano dimostrato risultati clinici sovrapponibili a quelli di pazienti sottoposti a prostatectomia radicale, risultano ancora controversi i dati riportati sugli eventi avversi del trattamento. Scopo dello studio è quello di valutare, in una nostra serie di pazienti sottoposti a RT esclusiva sulla prostata, l’incontinenza urinaria indotta dal trattamento. Materiali e Metodi: Dal Gennaio 2004 al Febbraio del 2005, 22 pazienti con cancro prostatico localizzato sono stati sottoposti a 3DCRT con un incremento di dose sulla prostata fino ad una dose totale di 76Gy. Nel gruppo sottoposto alla dose escalation l’età mediana è stata di 73 anni (range: 56-76) e di questi 10 hanno cominciato una terapia ormonale concomitante con antiandrogeno. Abbiamo inoltre stratificato il sottogruppo in base ai criteri di rischio(dimensioni del T, quando possibile; Gleason; PSA iniziale) in tre gruppi: 8/22 (36.4%) rischio basso, 6/22 (27.3%) rischio intermedio, 8/22 (36.4%) rischio alto. Con un follow-up mediano di 7 mesi (range:2-16 mesi) è stata valutata l’incontinenza secondo il SOMA/LENT scoring sistem (bladder/uretra). Risultati: Nel sottogruppo di 22 pazienti da noi seguito dopo RT a scopo radicale con una dose totale di 76 Gy, 2/22 (9.1%) pazienti hanno manifestato incontinenza di Grado I (< di un episodio a settimana); 3/22 (13, 6.3%) hanno manifestato incontinenza di grado II (<di un episodio al giorno). 1/22(4.5%) ha riferito una incontinenza classificabile come gradoIII (≤2 pannolini assorbenti al giorno). Nessuno dei pazienti del sottogruppo ha mostrato una compromissione della continenza urinaria classificabile come grado IV (incoercibile) secondo la classificazione SOMA/LENT. Conclusioni: Pur considerando l’età mediana avanzata (73 aa) della serie di pazienti sottoposti alla dose elevata di 76 Gy con tecniche conformazionali, più del 73% dei pazienti non ha manifestato nessun tipo di incontinenza. Questo studio conferma la fattibilità del trattamento radiante, con un contenimento degli effetti avversi sulla continenza urinaria, a dosi potenzialmente più curative anche su soggetti prevalentemente di età avanzata. Abstract n. 48 - Video LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. Divisione di Urologia, Casa di cura “Dott. Pederzoli” P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona) Introduzione: Le neoplasie transizionali della via escretrice urinaria di alto grado richiedono in genere un trattamento radicale. Il classico intervento di nefro-ureterectomia con escissione di una “pastiglia” vescicale è l’opzione chirurgica di scelta. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Alternativi alla tradizionale chirurgia a “cielo aperto” sono gli approcci laparoscopici transperitoneale e retroperitoneale. Materiali e Metodi: Il video documenta i passaggi cardine in corso di nefro-ureterectomia retroperitoneoscopica. 1. Creazione dello spazio di lavoro e posizionamento dei trocars; 2. accesso al retroperitoneo e controllo del peduncolo vascolare renale; 3. isolamento e sezione di arteria e vena renale; 4. lussazione del rene; 5. isolamento dell’uretere sino alla giunzione uretero-vescicale; 6. escissione della papilla vescicale e cistoraffia; 7. posizionamento dell’organo in endocatch; 8. minilaparatomia parailiaca e rimozione del pezzo anatomico. Risultati: Dal 2001 ad oggi abbiamo eseguito 6 nefroureterectomie. Quattro interventi sono stati effettuati per neoplasie uroteliale della pelvi renale o dell’uretere, in due casi è stata posta l’indicazione chirurgica per nefropatia cronica da reflusso vescico-ureterale inveterato. Il tempo medio operatorio è stato di 180 minuti; le perdite ematiche medie intraoperatorie di 130 cc. E in nessuno dei casi trattati sono state necessarie emotrasusioni; la degenza media è stata di 4 giorni. Non sono state registrate complicanze post-operatorie maggiori. Conclusioni: Il rispetto dei due fondamenti della chirurgia laparoscopica cioè la riproducibilità delle tecniche chirurgiche convenzionali e il rigoroso rispetto dei principi di chirurgia oncologica, cioè l’isolamento preliminare dell’arteria renale, il mantenimento dell’integrità della via escretrice, la sua limitata manipolazione intraoperatoria e l’asportazione della papilla vescicale, ci hanno consentito di ottenere risultati oncologici sovrapponibili alla metodica convenzionale, con una importante riduzione della morbilità peri-operatoria rispetto a quest’ultima. Infine, pur non riscontrando sostanziali differenze tra l’approccio laparoscopico trans-peritoneale e quello retroperitoneale per quel che riguarda degenza, dolore post-operatorio e convalescenza, riteniamo che la via retroperitoneoscopica diminuisca il rischio di ileo post-operatorio e di lesioni degli organi addominali. Abstract n. 50 - Poster LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano M., Ferrando U. S.C. Urologia 3, Ospedale San Giovanni Battista di Torino Introduzione e Obiettivi: La prostatectomia radicale nerve sparing è un intervento sempre più praticato nei soggetti affetti da adenocarcinoma prostatico localizzato. Tuttavia, l’attuale percentuale di pazienti che mantengono la funzionalità erettile spontanea postoperatoria rimane deludente. Indispensabile, quindi, iniziare un trattamento riabilitativo erettile precoce per prevenire l’ipossia dei corpi cavernosi. Presentiamo la nostra casistica riguardante la riabilitazione erettile nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale nerve sparing e non. Metodi: Dal 1999 al marzo 2004 372 pazienti sono stati sottoposti, presso il nostro Centro, ad intervento di prostatectomia radicale per adenocarcinoma prostatico. Età media 64 anni. PSA medio pre-operatorio di 8,86 ng/ml. Gleason score medio 6 (range 3-9). 274 sono state le prostatectomie radicali retropubiche e 98 quelle perineali. 97 interventi nerve sparing. La valutazione andro-sessuologica pre-operatoria si basava sull’anamnesi andrologica, sull’esame fisico, sulla compilazioni dei questionari IIEF, Sexual day-dreams, Sexual arousal e in alcuni casi sull’esecuzione dell’esame ecocolor Doppler penieno dinamico. Dopo circa 30-40 giorni dall’intervento un primo gruppo di pazienti iniziava la riabilitazione erettile con PGE1 (dosaggio 5-20 mg) o Trimix e un altro gruppo con Sildenafil (50-100 mg). Risultati: 261 pazienti (70%) decisero di intraprendere una riabilitazione erettile postoperatoria. Solo il 31% dei pazienti sottoposti ad intervento NS traeva beneficio dal trattamento con sildenafil 100 mg (IIEF 18 ± 2) in confronto al 94% che aveva rapporti sessuali soddisfacenti con PGE1 o Trimix. Di questi, a 6 mesi dalla riabilitazione, il 30% aveva erezioni valide senza alcun supporto farmacologico, il 30% con Sildenafil e il 40% proseguiva con FIC. 70% dei non nerve sparing traeva beneficio con PGE1 in confronto al 5% dei pazienti trattati con l’inibitore delle fosfodiesterasi-5. 139 pazienti non risposero alla terapia riabilitativa farmacoorale o farmacoprotesica. Di questi 15 hanno ricevuto un’impianto protesico penieno tricomponente con risultati soddisfacenti. Conclusioni: L’approccio NS è vantaggioso per assicurare una buona qualità di vita dopo l’intervento. La riabilitazione erettile precoce con PGE1 risulta di fondamentale importanza per la ripresa della funzionalità erettile spontanea o indotta con i farmaci orali o iniettivi. Abstract n. 51 - Poster DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M. Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re, Roma Introduzione e obiettivi: Il carcinoma uretrale è una lesione neoplastica rara (meno dell’1% del totale delle neoplasie). Il quadro clinico spesso viene confuso con altre patologie dell’apparato urinario.Il gold standard della terapia in questi casi è la pelvectomia anteriore radicale con uretrectomia.Il condotto ileale rappresenta il tipo di derivazione urinaria più comune perché la sua esecuzione è semplice e rapida. Nel caso di giovani pazienti con spettanza di vita non breve è preferibile eseguire una derivazione eterotopica continente. Viene descritto un caso di carcinoma dell’uretra in una giovane donna. Metodi: Una donna di 58 anni è giunta alla nostra osservazione per ematuria saltuaria, disuria, pollachiuria e dispareunia. Era stata già eseguita una cistoscopia in altra sede con referto negativo per lesioni vescicali ed una Rx Urografia.All’esame obiettivo è stata evidenziata una tumefazione della parete vaginale anteriore. È stata richiesta una RNM pelvi che ha mostrato la presenza di una neoformazione ovoidale che abbracciava l’uretra ed infiltrava la vescica.Il referto della successiva biopsia trans uretrale deponeva per proliferazione neoplastica costituita da ghiandole, tubuli, formazioni cistiche e papillari suggestive per adenocarcinoma a cellule chiare a partenza uretrale. È stata eseguita, quindi, una pelvectomia anteriore con derivazione urinaria del tipo Indiana Pouch modificata con teniomiotomie sec. Alcini e stoma cutaneo con l’appendice vermiforme. Risultati: L’esame istologico definitivo ha mostrato la presenza di un adenocarcinoma uretrale a cellule chiare G3 pT3 N0 con infiltrazione del margine vaginale. È stato necessario integrare l’atto chirurgico con un successivo ciclo di chemioterapia e radioterapia.La paziente è completamente continente e svuota il serbatoio ileo-colico con semplicità mediante autocateterismo. Al follow-up odierno (12 mesi) non presenta recidive locali né a distanza. Conclusioni: Il carcinoma dell’uretra può presentarsi a qualsiasi età (range 13-90 anni). L’eziologia è ancora oscura. Dal punto di vista istologico si tratta di carcinoma a cellule squamose nel 60%, carcinoma a cellule transizionali nel 20%,adenocarcinoma nel 10%,tumore indifferenziato nel restante 10%. Il quadro clinico è aspecifico e spesso la diagnosi può avvenire fino a 3 anni dalla comparsa dei sintomi. La risonanza magnetica è la metodica diagnostica per immagine di scelta,mentre la diagnoArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 21 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica si istologica mediante biopsia trans-uretrale è dirimente.La recidiva locale del tumore è pari al 50% circa.L’intervento di scelta è la pelvectomia anteriore con derivazione urinaria eterotopica. Abbiamo preferito l’Indiana Pouch modificata con teniomiotomie sec. Alcini per la semplictà di esecuzione e la buona continenza. Bibliografia 1. Gheiler EL, Tefilli MV, Tiguert R. Management of primary urethral cancer. Urology 1998; 52:487-93 2. Alcini E, Pescatori M,D’Addessi A et al:Multiple transverse taeniomyotomy af the caecum after restorative cystoprostatovesiculectomy for bladder cancer. Brit J Urol 1990; 66:441 3. Hricak H, Secaf E, Buckley DW. Female urethra: MR imaging. Radiology 1991; 178:527 Abstract n. 52 - Comunicazione OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS) TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE ANALYSIS Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3, Gilardino M.2, Aglietta M1 1 Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept, Institute for Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo (Turin) Introduction and Aim: Bone mts are associated with skeletal complications, including bone pain, fractures, and hypercalcemia. Zoledronic acid (Z), a potent osteoclast activity inhibitor, reduces skeletal morbidity in patients (pts) with malignant bone mts and delays the time to first skeletal-related event. Z has demonstrated a significant clinical benefit compared with placebo in pts with bone mts from breast, prostate, lung cancers and other solid tumors. Osteonecrosis of the jaws (ONJ) is a condition resulting from the collapse of the architectural bony structure, leading to joint pain, bone destruction and loss of function. ONJ has been recently reported in pts with cancer receiving treatment regimens including bisphosphonates. Many of these pts were also treated with chemotherapy and corticosteroids. The majority of reported cases have been associated with dental procedures such as tooth extraction. Many had signs of local infection including osteomyelitis. We performed a retrospective study in prostate cancer pts with bone metastases treated with intravenous Z to further explore this potential complication of the drug. Patients and methods: The medical and dental records of 52 pts with prostate cancer and bone mts treated in our institute between 1/2002 and 5/2005 were reviewed. All pts received Z 4 mg i.v. monthly and concomitant standard hormonotherapy (LHRH-A); 38 pts received concomitant or sequential chemotherapy. We analyzed the incidence of local infections and ONJ in relation to: 1) n of Z administrations; 2) type of concomitant therapy; 3) docetaxel in chemotherapy treated pts. Results: 8/52 pts (15.39%) were found to have mandibular complications: 3 had ONJ (5.8%) and 7 (13.5%) bone infection. All pts presented symptoms such as pain, delay in healing after dental treatment, without signs of metastatic disease in these sites. Median Z administration was 8 (1-32). A correlation between the number of administrations and bone events (ONJ, infections) was found (Mann-Whitney test: p = 0.021): all events were reported in pts with more than a median of 24 Z administrations for ONJ and 16 for infections. 7/8 pts. (87.5%) received concomitant chemotherapy (ONJ: 3; infections: 6) and 6 of them received docetaxel (ONJ: 3; infections: 5). Despite these clinical data, no significant correlation between events and chemotherapy was found. Conclusions: In our series, the high number of Z administra- 22 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 tions is associated with an increased incidence of mandibular complications. Additional contributing causes of these patients’ oral condition may include advanced cancer, steroids and chemotherapy. In our experience, chemotherapy may probably be a major co-factor, but without statistical significance because the sample size is probably too small. In order to determine the mechanism of this dental phenomenon, further research is needed to fully validate and substantiate this possible link. Until then, clinicians involved in the care of pts at risk should be aware of this possible complication. References 1. Migliorati CA. Bisphosphonates and oral cavity avascular bone necrosis. J Clin Oncol 2003; 21:4253 2. Ruggiero SL, Mehrotra B, Rosenberg TJ, Engroff SL. Osteonecrosis of the jaws associated with the use of bisphosphonates: review of 63 cases. J Oral Maxillofac Surg 2004; 62:527 3. Migliorati CA, Shubert MM, Peterson DE, Seneda LM. BisphosphonateAssociated Osteonecrosis of Mandibular and Maxillary Bone. Cancer 2005; 104:83 Abstract n. 53 - Poster METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE: IPOTESI EZIOLOGICHE ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1, Salvioni R.1, Pizzocaro G.1 1 U.O. Urologia Oncologica I.N.T.; 2U.O. Anatomia Patologica C I.N.T., Milano Introduzione: La prostata è eccezionalmente colpita da metastasi di tumori testicolari: solo tre casi, tutti deceduti in breve tempo, sono descritti in letteratura. Il caso clinico, oggetto della comunicazione, è l’unico con risposta clinica completa dopo chemioterapia e radioterapia. Caso clinico: T.C., 38 anni, nel 1998 fu sottoposto ad orchiectomia radicale destra (esame istologico: carcinoma embrionario con aree di seminoma e teratoma maturo) e linfoadenectomia retroperitoneale destra (assenza di metastasi). Follow up negativo sino al 2002 quando accusò emospermia e rialzo di betaHCG. La TAC toraco addominale mostrò solo l’ingrandimento volumetrico della prostata, da probabile flogosi. Vennero quindi eseguiti tre cicli di chemioterapia PEB (Cisplatino, Etoposide, Bleomicina) con completa regressione clinica e biochimica della malattia. Nel 2004 compare disuria con emospermia e aumento di beta-HCG. L’ecografia prostatica transrettale mostra una prostata disomogenea in toto con margini sfumati. Il PSA è nella norma. Alla TAC toracoaddominale si osservano adenopatie paraaortiche, mesenteriche, iliache sinistre ed otturatorie. Tale reperto è confermato da PET total body, nella norma a livello prostatico. Si esegue linfoadenectomia retroperitoneale e pelvica e biopsia prostatica. L’esame istologico mostra, in tutti i campioni, seminoma tipico. Considerata la non radicalità chirurgica, vengono eseguiti 4 cicli di chemioterapia di seconda linea PEI (Cisplatino, Etoposide, Ifosfamide) seguiti da radioterapia su prostata e pelvi. Attualmente il paziente è libero da malattia. Discussione: La prostata è raramente colpita da metastasi di tumori solidi. In soli tre casi la primitività è testicolare (1, 2). L’eccezionalità del caso presentato risiede sia nel lungo periodo trascorso fra tumore primitivo e recidiva prostatica, sebbene la metastasi era forse già presente due anni prima della diagnosi, sia nel differente istotipo (seminoma tipico) rispetto all’iniziale tumore germinale misto. Ciò è probabilmente legato al potere selettivo della chemioterapia, essendo improbabile che si tratti di un seminoma primitivo della prostata, sebbene descritto in letteratura (3). L’eziologia è probabilmente legata alla inversio- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ne di flusso nei linfatici pelvici invasi dalle metastasi,con insemenzamento prostatico secondario, come postulato da Motley (1). Infatti nè una lesione testicolare misconosciuta (4) nè una invasione diretta del deferente (2) nè una migrazione anomala delle cellule germinali primordiali (3) giustificano il quadro. Dal punto di vista terapeutico, questo paziente è il primo trattato con chemioterapia di seconda linea PEI, con risposta clinica completa, a differenza degli altri casi tutti deceduti. Trattandosi di un seminoma, a completamento è stata eseguita radioterapia su prostata e pelvi, scartando un intervento chirurgico di dubbia radicalità oncologica (4) ma con significativi effetti collaterali. stesse proteine è stata inoltre analizzata l’espressione genica in Real Time RT-PCR al fine di evidenziare un’eventuale correlazione tra espressione proteica e genica. Conclusioni: L’utilizzo del protocollo descritto ha fornito risultati tecnici soddisfacenti, pur effettuando prelievi di tessuto di minima entità (al massimo 10 mg), senza ostacolare, così, l’esecuzione del normale esame istopatologico. L’approccio combinato di proteomica e genomica ha permesso di individuare circa 10 proteine sovraespresse nei tessuti tumorali rispetto ai tessuti sani: con l’analisi di un maggior numero di casi sarà possibile valutare il significato prognostico di queste variazioni. Bibliografia 1. Motley RC. “Testicular seminoma metastatic to prostate” J Urol 1986; 135:801 2. Sagalowsky AI. Uncommon sites of recurrent seminoma and implication for therapy. Cancer 1986; 57:1060 3. Hayman R. Primary seminoma of prostate. Br J Urol 1995; 76:273 4. Michel F. Primary nonseminomatous germ cell tumor of prostate. J Urol 1986; 135:597 Abstract n. 54 - Comunicazione RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2, Fontana D.1 1 Divisione Universitaria di Urologia II, ASO “San Giovanni Battista, Molinette”, Torino; 2Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica-sez. Biochimica, Università degli studi di Torino; 3Porto Conte Ricerche-Alghero (SS) Introduzione e Obiettivi. Il trattamento ottimale del paziente affetto da carcinoma della vescica, e quindi la possibilità di guarigione, dipendono non soltanto da una diagnosi precoce e accurata e dalla definizione dell’estensione della neoplasia, ma anche da mezzi di follow-up affidabili che consentano di diagnosticare precocemente una eventuale ripresa clinica di malattia. La scoperta di marcatori tumorali ha dato una svolta assai significativa nell’ambito dello screening, della diagnosi e, quindi, della prognosi di molte neoplasie maligne. L’identificazione di proteine differenzialmente espresse insieme allo studio delle alterazioni nei profili di espressione dei geni, nelle cellule neoplastiche rispetto alle cellule provenienti da tessuto sano, è un mezzo prezioso per capire il comportamento delle cellule tumorali e per l’individuazione di nuovi markers. Riportiamo l’esperienza del nostro centro con un approccio applicato al carcinoma uroteliale, già da noi utilizzato per il carcinoma del rene. Metodi: Sono stati prelevati campioni a fresco (5-10 mg) di tessuto di vescica normale e di carcinoma, in corso di cistectomia radicale o di resezione endoscopica. È stata effettuata un’estrazione parallela di proteine e RNA. Le proteine sono state separate in elettroforesi bidimensionale e le mappe ottenute sono state analizzate con un programma per l’analisi d’immagine (PDQuest, Biorad). Le proteine sono state identificate tramite spettrometria di massa (MALDI-TOF e PMF). L’RNA estratto è stato utilizzato per studiare l’espressione genica mediante Real Time RT-PCR. Risultati: È stato possibile effettuare il prelievo dei tessuti complessivamente su 16 pazienti affetti da carcinoma uroteliale della vescica, confermato istologicamente. Attraverso il confronto dei pattern elettroforetici delle proteine di tessuti sani e di carcinoma è stato possibile individuare quelle significativamente (p<0.05) più espresse nei tessuti tumorali. Per queste Abstract n. 55 - Poster CHIRURGIA - NEPHRON-SPARING - IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G., Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V. UOC Urologia, Ospedale S. Eugenio, Roma Introduzione e obiettivi: La nefrectomia parziale rappresenta il trattamento elettivo per i pazienti con tumori renali localizzati, di dimensioni inferiori a 5 cm di diametro e con patologie concomitanti che incidano sulla funzione renale globale. In 12 mesi abbiamo operato mediante tecnica nephron sparing 7 pazienti con lieve riduzione della funzione renale e con diagnosi incidentale di massa renale monolaterale di piccole dimensioni. Dopo follow-up medio di 15 mesi abbiamo rivalutato i risultati in termini di recidiva e di funzionalità renale. Metodi: Dal Marzo 2003 al Marzo 2004 sono giunti alla nostra osservazione 7 pazienti (5M/3F) con etàmedia di 67,5 anni (range 65-73). Sei pazienti avevano un tumore renale monolaterale mentre 1 presentava tumore bilaterale, tutti inferiori a 5 cm. In tutti i casi la diagnosi è stata incidentale nel corso di esami eseguiti per altre patologie. Oltre i normali esami ematochimici e radiologici, in tutti i pazienti è stata valutata la funzionalità renale con Scintigrafia renale sequenziale; inoltre è stata fatta un’Angio-TC renale o un’arteriografia renale per eventuali vasi anomali. In tutti i pazienti è stata eseguita una chirurgia nephron sparing con escissione della massa tumorale dopo legatura selettiva di vasi renali accessori e ischemia fredda transitoria del rene per un massimo di 30 minuti. Risultati: L’esame istologico ha rivelato in 5 casi carcinoma a cellule renali, in 2 oncocitoma e in uno pielonefrite xantogranulomatosa; la dimensione media del tumore era di 3,3 cm di diametro (range 1-5 cm). In un solo caso si è avuta in sesta giornata postoperatoria una complicanza maggiore (ematoma perirenale per emorragia con anemizzazione) che ha portato alla revisione chirurgica; in tutti i casi l’iniziale aumento della creatininemia è rientrato in 48-72 ore. Dopo follow-up medio di 15,3 mesi (range 8-21) nessun paziente ha avuto recidiva locale o a distanza e la funzionalità renale studiata mediante scintigrafia renale non ha mostrato differenze statisticamente significative con i valori preoperatori. Conclusioni: La nefrectomia parziale rappresenta il trattamento di elezione nei casi di pazienti monorene, con neoplasia bilaterale, di dimensioni inferiori a 4 cm e/o riduzione della funzionalità renale. Nella nostra iniziale esperienza, seppure limitata e con breve follow-up, tutti i pazienti sottoposti a chirurgia nephron sparing mediante ischemia fredda transitoria del rene inferiore a 30 minuti risultavano, al controllo a distanza, liberi da malattia conservando allo stesso tempo la funzionalità renale iniziale. Tali considerazioni confermano che il trattamento conservativo, in casi selezionati, è efficace in termini di radicalità oncologica e di conservazione della funzionalità renale. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 23 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 56 - Poster CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso R.1, Casetta G.2, Aimo P4, Rolle L.1, Greco A.2, Dogliotti L.3, Fontana D.1, Tizzani A.2 1 Divisione Universitaria di Urologia; 2Università degli Studi di Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università degli Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli Studi di Torino; 4 Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino Introduzione e Obiettivi: La cromogranina A (CgA) è il marcatore più frequentemente impiegato per rivelare la caratterizzazione neuroendocrina dei carcinomi prostatico sia a livello tissutale sia a livello sistemico. I livelli di cromogranina A circolante sono al momento dosati con due metodi differenti: un dosaggio radioimmunologico (RIA) (CIS bio international, Gifsur-Yvette, Francia) per campioni di siero (intervallo di riferimento 0 — 100 ng/ml) ed un metodo immunoenzimatico (ELISA) (DAKO A/S, Glostrup, Danimarca) per campioni di plasma (intervallo di riferimento 0 — 20 U/L). Al momento non è stato ancora pubblicato alcun dato riguardante il confronto tra le due procedure per quel che riguarda i pazienti con adenocarcinoma prostatico. Metodi: Abbiamo determinato i livelli circolanti di CgA con entrambi i metodi in 417 pazienti consecutivi afferiti dal 2001 al 2003 presso il Centro per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico dell’Ospedale Molinette di Torino con la diagnosi di sospetto tumore prostatico (PSA, ecografia o esplorazione rettale sospetta). I campioni di sangue per le determinazioni dei livelli di CgA sono stati raccolti in condizioni basali prima dell’esecuzione della biopsia prostatica. Risultati: Gli esami istologici sono risultati come segue: iperplasia prostatica benigna senza flogosi (IPB) in 172 pazienti, IPB con segni di flogosi cronica in 105 pazienti e adenocarcinoma prostatico (CaP) in 140 pazienti. I valori della CgA con metodo RIA sono risultati [media (intervallo di confidenza al 95%)]: 83,4 ng/ml (69,1-97,7) in pazienti con IPB; 66,2 ng/ml (58,9-73,4) in pazienti con IPB e flogosi; 78,3 ng/ml (68,3-88,4) in pazienti con CaP). Le differenze tra questi gruppi non sono statisticamente significative. Col metodo ELISA questi dosaggi sono rispettivamente: 26,5 U/L (15,8-37,1); 14,3 U/L (10,9-17,7) e 21,0 U/L (12,2-28,8). Le differenze tra i gruppi in questo caso sono significative (p = 0,01). Livelli di CgA sopra la norma sono stati riscontrati nel 17,4% dei casi di IPB, nel 9,5% dei casi di IPB con flogosi e nel 18,6% dei casi di CaP col metodo RIA. Le rispettive percentuali col metodi ELISA sono risultate: 16,4%; 11,4% e 18,8%. La correlazione tra i dosaggi ottenuti con i due diversi metodi sono discrete ma ancora significative: coefficiente r di Sperman 0,62 (p < 0,01) per tutto il gruppo; 0,79 (p < 0,01) per le IPB; 0,64 (p < 0,01) per le IPB con flogosi e 0,59 (p < 0,01) per i CaP. Conclusioni: I dosaggi della CgA ottenuti con i metodi ELISA e RIA non fornisconi risultati sovrapponibili. Le differenti proprietà analitiche dei due kit danno risultati differenti e queste differenze dovranno essere considerate quando si intenda comparare i risultati di studi clinici che impieghino le due metodiche. Abstract n. 57 - Poster DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO: EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1, Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento di Radioterapia; Istituto Tumori, Milano 24 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Introduzione e Obiettivi: Docetaxel è efficace nel trattamento del carcinoma prostatico ormonorefrattario, avendo dimostrato di indurre un beneficio in termini di sopravvivenza. Vi sono inoltre evidenze di un effetto sinergico in termini di efficacia antitumorale dei bisfosfonati in associazione ai taxani. Metodi: Dal Giugno 2003 al Settembre 2004 abbiamo trattato 20 pazienti (pz) affetti da carcinoma prostatico ormonorefrattario, metastatico a livello osseo con la combinazione Docetaxel 75 mg/mq2 trisettimanale per 6 cicli + prednisone 10 mg/die + Acido Zoledronico (Zometa®) 4 mg trisettimanale fino a progressione dei sintomi o tossicità. L’età media era 68 anni (range 51-80), con PS 0-1; tutti i pz presentavano malattia ossea, 3 pz avevano anche coinvolgimento linfonodale retroperitoneale e un pz secondarismi epatici. Il valore medio del PSA al basale era 180 ng/mL (range 6-489). Sei pz erano precedentemente stati sottoposti a prostatectomia, 10 a radioterapia conformazionale e 4 avevano presentato malattia metastatica all’esordio. Tutti i pz erano stati precedentemente sottoposti a trattamento con blocco androgenico totale (BAT) per la malattia metastatica. La risposta al trattamento è stata valutata ogni 3 mesi attraverso la determinazione del PSA e ad ogni ciclo è stata determinata la variazione in termini di consumo di antidolorifici. Lo studio delle localizzazioni ossee era effettuato con scintigrafia ossea all’inizio del trattamento e al termine della chemioterapia. Risultati: Risposte obiettive: 4(20%) RP (risposta parziale), 6(30%) SD (stabilizzazione), 9(45%) PD (progressione), 1 NV. Risposte biochimiche: 8(40%) RP (riduzione > 50%), 2(10%) SD, 9(45%) PD, 1 NV (non valutabile). Il 40% dei pz ha avuto una regressione completa del dolore, il 25% ha ridotto del 50% il consumo di analgesici, il 10% non ha modificato il consumo abituale e il 25% ha avuto un peggioramento dei sintomi. Nel 18% dei pz si è evidenziata neutropenia G2-3, nel 40% astenia G1-2, nel 25% nausea e vomito G1-2. Non si sono riscontrati effetti collaterali G4. Conclusioni: Il trattamento chemioterapico con Docetaxel e Acido Zoledronico è efficace e ben tollerato nel controllo del carcinoma prostatico ormonorefrattario. L’aggiunta di Acido Zoledronico al chemioterapico induce un buon controllo della sintomatologia dolorosa indipendentemente dalla evidenza di controllo dei valori di PSA. Bibliografia 1. Tannock IF et al. Docetaxel plus prednisone or mitoxantrone plus prednisone for advanced prostate cancer. N Engl J Med 2004; 351:1502 2. Vordos B, et al. Docetaxel and zoledronic acid in patients with metastatic hormone-refractory prostate cancer. BJU Int 2004; 94:524 3. Saad F, et al. A randomized, placebo.controlled trial of zoledronic acid in patients with hormone-refractory metastatic prostate carcinoma. J Natl Cancer Inst 2002; 94: 1458 Abstract n. 58 - Poster NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI: ANALISI RETROSPETTIVA DI 71 CASI Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1 1 Dept. of Medical Oncology, University of Verona; 2Unità Operativa di Urologia, Ospedale Civile Maggiore; 3Pathology, Ospedale Civile Maggiore, Verona Introduzione e Obiettivi: I carcinomi uroteliali delle alte vie escretrici costituiscono il 5-6% di tutti i tumori dell’apparato urinario. Sia le forme in situ che i tumori infiltranti sono associati ad elevato rischio di presenza di neoplasie della vescica sincrone o metacrone; tale rischio raggiunge il 75% nel caso di tumori bilaterali o di presenza contemporanea di tumori della ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica pelvi e dell’uretere. Abbiamo analizzato retrospettivamente i dati dei pazienti trattati chirurgicamente nel nostro centro. Pazienti e Metodi: Dal 1981 al 2005 sono giunti alla nostra osservazione 71 pazienti con diagnosi di carcinoma uroteliale delle vie escretrici superiori. L’età mediana era di 68 anni (range: 34-90); con una predominanza del sesso maschile (70.4%). Il 66.7% dei pazienti è risultato all’anamnesi forte fumatore. La sede del tumore primitivo è stata riscontrata nella pelvi renale in 33 pazienti (46.4%), nell’uretere in 23 pazienti (32.3%) e in entrambe le sedi nel 20%. Alla diagnosi 8 pazienti avevano una malattia metastatica. Risultati: Nove pazienti (12.6%) hanno presentato alla diagnosi una neoplasia vescicale sincrona. In 19 (26.7%) pazienti si è sviluppato un tumore metacrono a cellule transizionali della vescica in un tempo mediano di 21 mesi (range: 1-144). In 14 pazienti abbiamo riscontrato la presenza di seconde neoplasie non uroteliali; di queste segnaliamo 4 neoplasie prostatiche e 3 casi di tumore a cellule chiare del rene (2 sincroni alla diagnosi di tumore della via escretrice). Il 39% dei pazienti ha sviluppato una progressione sistemica di malattia, con una mediana di 7 mesi (range: 1-132). Le sedi più frequenti di metastasi sono state i linfonodi retroperitoneali (16 pazienti), i polmoni (11 pazienti), ma anche il fegato e le ossa (6 pazienti). Il 52% dei pazienti ricaduti si presentava con metastasi in sedi multiple. Ad un follow-up mediano di 32 mesi (range: 1212), il 36% dei pazienti è deceduto per malattia, 7 pazienti sono vivi con malattia e 2 pazienti sono deceduti per altre cause. Il 76% dei pazienti morti per malattia presentava alla diagnosi una neoplasia con T≥2 e scarsa differenziazione (G3 nel 72% dei casi). Conclusioni: I tumori delle vie urinarie superiori si associano con una certa frequenza a tumori della vescica e a neoplasie che coinvolgono altri organi dell’apparato urinario (rene e prostata). Lo sviluppo di neoplasie uroteliali della vescica, sincrone o metacrone, si ha nel 39.4% dei pazienti. La recidiva vescicale può svilupparsi anche molti anni dopo l’intervento di nefroureterectomia. Il fumo può essere riconosciuto come fattore di rischio comune. Le recidive a distanza si evidenziano più precocemente (mediana di 7 mesi). Il T e il G si confermano importanti fattori prognostici. La storia naturale di questi tumori giustifica la necessità di seguire i pazienti con controlli periodici. termini di clinica e trattamento della batteriuria in questa categoria di pazienti. Non esistono, infatti, studi che documentino la provenienza, nè il reale significato patologico dei batteri che si riscontrano nelle vie urinarie di pazienti sottoposti a derivazione urinaria con segmento intestinale. Attualmente, unua parte degli urologi suggerisce di non trattare le batteriurie osservate nei pazienti con derivazioni urinarie e di riservare il trattamento solo ai casi di infezione conclamata. Il presente studio osservazionale intende contribuire a chiarire aspetti di patogenesi, clinica e trattamento della batteriuria nei pazienti con derivazione urinaria con interpolazione di segmento intestinale. Metodi: Sono eligibili per lo studio tutti i pazienti candidati a derivazione urinaria con interpolazione di segmento di intestino: condotti ileali e colici, tasche esterne continenti, enterocistoplastiche di ampliamento, entero-cistoplastiche di sostituzione (neovesciche ortotopiche). Sono effettuati controlli microbiologici seriali secondo il presente schema: - urocoltura prima dell’intervento di derivazione urinaria - tampone e lavaggio del segmento di intestino, durante l’intervento, prima del confezionamento della derivazione - urocolture al 1, 3, 6 e 12 mese dall’intervento - urocoltura in caso di infezione sintomatica (possibilmente prima del trattamento antibiotico). Risultati: Sono stati inclusi nello studio 49 pazienti, arruolati nel periodo compreso tra luglio 2003 e febbraio 2005. Sono state eseguite complessivamente 24 derivazioni secondo Bricker e 25 neovesciche ortotopiche (sec. Studer modificata o neovescica a Y). Le indicazioni alla cistectomia radicale e derivazione urinaria erano in 48 casi neoplasia vescicale e in 1 vescica neurologica. L’80% dei pazienti presentava un tampone o un lavaggio intraoperatorio dell’ansa con colturale positivo. Durante il follow-up sono state osservate infezioni sintomatiche (febbre, dolore al fianco) in 5 casi. Tredici pazienti hanno riportato urocolture positive, ma non segni di infezione. Conclusioni: Dall’iniziale analisi dei dati a nostra disposizione su pazienti sottoposti a derivazione urinaria con interpolazione di intestino, non sembra essere evidente una stretta correlazione tra batteriuria e infezione sintomatica dell’alto apparato urinario o sistemica. Quindi tali risultati sembrano confermare l’opinione diffusa di non proporre un trattamento antibiotico in caso di riscontro di batteriuria asintomatica in questi pazienti. Bibliografia Abstract n. 60 - Video PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA ESPERIENZA DOPO 30 CASI Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R., Talarico E., Marcangeli P. Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle d’Aosta 1. Holmang S, Johansson SL. Synchronous bilateral ureteral and renal pelvic carcinomas: incidence, etiology, treatment and outcome. Cancer 2004; 101:741 2. Oehlschlager S, Baldauf A, Wiessner D, Gellrich J, Hakenberg OW, Wirth MP. Bladder tumor recurrence after primary surgery for transitional cell carcinoma of the upper urinary tract. Urol Int 2004; 73:209 Abstract n. 59 - Poster STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2, Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1 1 Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione di Urologia 3; 3 SCDO Microbiologia, ASO “San Giovanni Battista, Molinette”, Torino Introduzione e Obiettivi: Non è noto il reale significato della batteriuria e della relazione di questa con le infezioni urinarie nei pazienti sottoposti a derivazione urinaria, confezionata con interpolazione di segmento intestinale. Scarsissimo è il contributo della letteratura in materia sia in termini di ezio-patogenesi sia in Introduzione e Obiettivi: L’introduzione della tecnica robotica in urologia ha aperto una nuova era nella chirurgia prostatica mini invasiva. Presentiamo la nostra preliminare esperienza con il sistema robotico Da Vinci nell’ambito della prostatectomia radicale. Metodi: Tra il mese di ottobre 2004 ed il mese di luglio 2005, 30 pazienti affetti da carcinoma prostatico, istologicamente dimostrato e clinicamente localizzato (PSA medio 8,36 ± 6,76 ng/ml, Gleason score bioptico 6 ± 1), sono stati sottoposti a prostatectomia radicale robotica transperitoneale con l’uso del sistema Da Vinci presso la nostra Unità di Urologia. L’intervento è stato eseguito sempre dallo stesso chirurgo. La tecnica utilizzata viene illustrata nel video. Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 240 ± 45 minuti. Non si sono osservate complicanze intra-operatorie. Le perdite ematiche intraoperatorie non hanno mai richiesto l’esecuzione di emotrasfusioni. È stata eseguita una conversione a Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 25 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica cielo aperto per problematiche anestesiologiche. Nel post operatorio si è osservato un caso di fistola urinosa con peritonite, risoltosi in breve tempo mediante drenaggio percutaneo. Il catetere vescicale è stato rimosso in media in 10 giornata post operatoria, previo controllo cistografico. La degenza è stata in media di 8 giorni. La brevità del follow up non permette di dare attualmente risultati funzionali od oncologici. Conclusioni: Nella nostra esperienza la prostatectomia radicale robotica si è dimostrata tecnica sicura e precisa grazie ai vantaggi offerti dal sistema robotico Da Vinci. I movimenti miniaturizzati e la visione tridimensionale hanno permesso accuratezza nella dissezione, soprattutto dei fasci vascolo-nervosi, e precisione nel confezionamento dell’anastomosi uretro-vescicale. Una casistica più ampia ed un follow up più lungo ci permetteranno di riportare, non solo note di tecnica chirurgica, ma anche risultati funzionali ed oncologici che potranno confermare la validità di questa tecnica. Abstract n. 61 - Poster INTRAVESICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA PTA-T1 G1/3 AFTER TRANSURETHERAL RESECTION Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G. Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. “G. da Procida” ASL SA/2, Salerno Purpose: The aim of this phase II study was to evaluate activity and toxicity of Gemcitabine administered intravescical agent in patients with transitional-cell carcinoma of the bladder. Patients and Methods: Thirty-four patients (25 males and 3 females) superficial transitional cell bladder carcinoma clinically staged as pTa-T1 G01/3 were included. Median age was 51,8 (range 30-92). Two to 4 weeks after complete transurethral resection (TUR), Gemcitabine was administered intravesically, once a week for 6 consecutive weeks. Six weelkly instillations of 2000 mg gemcitabine were given in 50 ml saline. Dwell time was 120 minutes after instillations. Results: Treatment was clinically well tolerated in all patients. Thirty-four patients complete therapy. Neither systemic nor local side effects generally exceeded grade I toxicity. There was no remarkable haematology or biochemistry toxicity. Complete response was observed in 25 out of 28 patients (89%). Progression was observed among the non-responders. Complete response was observed with cystourethroscopy after 1 month from therapy completion. Conclusion: Intravesical gemcitabine appears to be well tolerated with no systemic or minimal local toxicity even at the dose 2000 mg tot. This treatment is active in patients for superficial transitional carcinoma. References: 1. Gontero P, Cassetta G, Maso G, et al. Eur Urol 2004; 46:339 2. Laufer M, Ramalingam S, Schoenberg MP, et al. J Clin Oncol 2003; 15; 21:697 3. Palou J, Carcas A, Segarra J, et al. J Urol 2004; 172: 485 4. Witjes JA, van der Heijden AG, et al. Eur Urol 2004; 45:182 5, De Berardinis E, Antonini G, Peters GJ, et al. BJU Int 2004; 93:491 Abstract n. 62 - Poster I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I: NOSTRA ESPERIENZA Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini E.1, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo 26 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Background: Scopo dello studio è stata la valutazione dei risultati della chemioterapia adiuvante di 60 pazienti con tumore germinale non seminomatoso del testicolo in stadio clinico I con fattori di rischio per la malattia occulta retroperitoneale. Numerosi studi (1, 2) hanno, infatti, dimostrato che la percentuale di carcinoma embrionale e la presenza d’invasione vascolare risultano fattori di rischio della recidiva. In particolare, in uno studio (2) la percentuale di carcinoma embrionale >80% e la presenza d’invasione vascolare si rivelavano predittivi dello stadio patologico II nell’88% dei casi. Materiali e Metodi: Dal gennaio 1990 al dicembre 2004, 60 pazienti in stadio clinico I, con una percentuale di carcinoma embrionale nel tumore primitivo superiore al 50% e/o la presenza d’invasione vascolare sono stati sottoposti ad una chemioterapia adiuvante con due cicli PEB. Risultati: L’età mediana alla diagnosi era di 38 anni (range 1855 anni) con un follow up mediano era di 60 mesi (range 6180), non sono state osservate recidive. In due pazienti è stata osservata una teratoma growing syndrome a livello retroperitoneale; il successivo intervento di debulking chirurgico ha dimostrato la presenza di teratoma maturo in entrambi i casi. Il trattamento antiblastico è stato discretamente tollerato con una tossicità ematologica G3 (neutropenia) in 28 pazienti. Un paziente sottoposto a resezione segmentaria polmonare per bronchite obliterante e polmonite interstiziale, con un quadro istopatologico polmonare corrispondente alla tipica tossicità della Bleomicina. Tutti i pazienti sono viventi. Conclusioni: Nella nostra esperienza, il trattamento chemioterapico adiuvante si è rivelato adeguato nel trattamento dei pazienti in stadio I con fattori di rischio per la malattia occulta retroperitoneale. La tossicità è stata globalmente accettabile. Studi in corso stanno valutando la possibilità di ridurre la tossicità polmonare con schemi non contenenti la bleomicina (EP x 2). Tuttavia, per evitare la tossicità polmonare, può essere indicato trattare questi pazienti con lo schema EP per 2 cicli. Bibliografia 1. Fung CY, Kalish LA, Brodsky Gland Garnick MB Stage I non seminomatous germ cell testicular tumor: prediction of metastatic potential by primary histopathology J Clin Oncol 1988; 6:1467 2. Heidenreich A, Sesterhenn IS, Mostofi KF, Moul JW Prognostic risk factors that identify patients with clinical stage I non seminomatous germ cell tumors at low risk and high risk for metastasis Cancer 1998; 83:1002 Abstract n. 63 - Poster TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2A-R NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO: ESPERIENZA DI 6 CASI Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1 1 U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo Background: Il carcinoma a cellule renali metastatico (CCRM) rappresenta una neoplasia chemio-resisstente ed in parte immunoresponsiva. La talidomide (TDM), un farmaco a d azione sedativa, è stata recentemente impiegata per la sua ttività antiangiogenetica nel mieloma ed in alcuni tumori solidi. costituisce Scopo delo nostro studio è di valutare la fattibilità, la tossicità e l’attività della combinazione fra TDM ed interferone a2α-r (IFN). Patients and Methods: Nel periodo compreso fra aprile 2004 e gennaio 2005, sono stati trattati sei pazienti di sesso maschile e con un PS< 2 in 4 pazienti ed uguale a 2 nei restanti 2. L’età mediana è di 61 anni (range 49-70). Tutti i pazienti erano già stati trattati con chemio-immunoterapia (IL-2, IFN, 5-FU). Le sedi metastatiche erano: il fegato in 2, il polmone in 4. La TDM ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica era somministrata alla dose di 100 mg/die alla sera e l’IFN 3MUI, 3 volte alla settimana. Il trattamento proseguiva fino a tolleranza o progressione. Results: La tossicità osservata è di grado I-II (febbre, sonnolenza, mialgie) in tutti i pazienti. La risposta è stata valutata in 5 pazienti. In termini di attività sono state osservate: una risposta parziale a livello polmonare (8+ mesi), due stazionarietà (6+ e 4+ mesi) e due progressioni. Dopo un follow up mediano di 8 mesi (range 6-14), 5 pazienti sono viventi con malattia ed un paziente con localizzazione epatica è deceduto dopo 3 mesi dal trattamento. Conclusioni: Lo studio è in corso, comunque le basse dosi di IFN e la TDM sembra fattibile con una accettabile tossicità ed una discreta attività. Abstract n. 64 - Poster FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2, Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7, Cacciatore M.8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16, Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20, Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21 1 Ist Urol-Università di Sassari; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Napoli; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp Civ Monaldi -Div Urol, Napoli; 6Ist Urol-Università di Messina; 7 Osp Civ-Div Urol, Trani (BA); 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 9 Osp. Civ -Div Urol, Maddaloni (CE); 10Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo; 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 12Osp. Civ-Div Urol, Avellino; 13Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli; 14Osp CivDiv Urol, Castellaneta (TA); 15Osp Civ-Div Urol, Trapani; 16Osp Civ-Div Urol, Cosenza; 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo (FG); 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA); 19Osp Civ-Div Urol, Castellamare Di Stabia (NA); 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol, Avellino; 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-BasilicataSardegna Introduzione: Numerosi studi hanno già confermato il rischio derivante dal fumo di sigaretta ed è verosimile che molteplici fattori ambientali quali il tipo di risorsa idrica siano coinvolti nell’eziopatogenesi del tumore vescicale. La risorsa idrica è risultata essere un fattore di rischio per i tumori del tratto digestivo in diversi studi epidemiologici caso-controllo ma solo raramente è stata oggetto di studio in relazione al carcinoma vescicale. Metodi: Nell’ambito di uno studio multicentrico sono state centralizzate informazioni quali l’età, il sesso, il luogo di nascita, l’ambiente di residenza, l’attività lavorativa, l’esposizione al fumo attivo e passivo, l’uso di tintura per capelli e la risorsa idrica. Tali fattori di rischio sono stati analizzati in relazione a grado istologico, categoria T, numero, storia clinica del tumore vescicale e stato del circostante urotelio. Vengono qui presentati i risultati inerenti a fumo di sigaretta e risorsa idrica. Risultati: Dal maggio 2002 al dicembre 2003 sono stati reclutati 577 pazienti affetti da neoplasia vescicale, 497 (86%) uomini e 80 (13%) donne. L’età media è risultata essere di 67 anni (range: 28 - 99 anni). Trecentosettanta pazienti (64%) presentano neoplasie primitive e 207 (36%) recidive; 227 (39%) singole e 350 (61%) multiple. Duecentoquarantuno pazienti (42%) sono fumatore con una media di 20 sig/die, 188 (33%) sono ex-fumatore. Centoquarantacinque pazienti (60%) fumatori fumano da almeno 20 anni e solo diciannove (8%) da meno di 10 (mediana: 30 anni). Ottantotto pazienti (25 %) sono esposti al fumo passivo, in ambiente di lavoro il 40%, in ambiente familiare il 46% e in ambedue il 14%. Esiste una relazione tra fumo attivo e passivo (p=0.02). La risorsa idrica è rappresentata unicamente da acqua in bottiglia in 249 pazienti (44%), da acqua di acquedotto in 177 (32%), da acqua di pozzo in 38 (7%), da acqua di sorgente in 7 (1%), da risorsa idrica mista in 89 (16%). L’analisi statistica denota un’associazione tra uso di acqua non imbottigliata e categoria T1 del tumore (p=0.03) e assenza di esposizione al fumo (p=0.015). È stata evidenziata una stretta correlazione tra periodo di esposizione al fumo e numero di recidive (p=0.01). Con un cut-off di 20 anni di fumo la percentuale di tumori recidivi passa dal 19% al 36%. In due regioni del Sud Italia, Molise e Campania, emerge una peculiare distribuzione di fattori di rischio quali fumo e acqua. Nel Molise l’80% dei pazienti non ha mai fumato, ma di questi il 94% non beve acqua imbottigliata. In Campania l’84% di pazienti beve esclusivamente acqua imbottigliata, ma di questi il 76% è esposto al fumo. Conclusioni: La nostra ricerca rivela una correlazione statisticamente significativa tra periodo di esposizione al fumo e numero delle recidive. Una correlazione emerge anche tra uso di acqua non imbottigliata con la categoria T1 e con l’assenza di esposizione al fumo. Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa. Abstract n. 65 - Poster ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6, Iadevaia M.7, Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11, Nicolosi D.12, Falvo F.13, Lo Presti D.14, Gentile M.15, Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19, Aragona F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1 e i membri del GSTU22 1 Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Sassari; 3Ist Urol-Università di Napoli; 4Osp. Civ-Div Urol, Gela (CL); 5Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento; 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP); 7 Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni (CE); 8Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo; 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 10 Casa di Cura Candela, Palermo; 11Ist Urol-Università di Bari; 12 Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania; 13Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol, Palermo; 15Osp. CivDiv Urol, Avellino; 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 17Osp Civ-Div Urol, Sciacca (AG); 18Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli; 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA); 20Osp Civ Cannizzaro-Div Urol, Catania; 21Osp Civ-Div Urol, Taormina (ME); 22Sicilia-Calabria-Campania-Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna Introduzione: Il rischio di recidiva e di progressione nei tumori vescicali è strettamente correlato a fattori prognostici quali il grado, la categoria T, la molteplicità, la storia clinica e lo stato del circostante urotelio. Numerosi studi hanno già confermato il rischio derivante dal fumo di sigaretta ed è verosimile che molteplici fattori ambientali tra i quali l’attività lavorativa e l’uso di tintura di capelli, siano coinvolti nell’eziopatogenesi del tumore vescicale. Metodi: Nell’ambito di uno studio multicentrico in pazienti affetti da neoplasia vescicale superficiale che ha coinvolto 40 centri urologici dell’Italia meridionale sono state centralizzate informazioni quali l’età, il sesso, il luogo di nascita, l’ambiente di residenza, l’attività lavorativa, l’esposizione al fumo attivo e passivo, l’uso di tintura per capelli e la risorsa idrica. I suddetti fattori sono stati analizzati in relazione a grado istologico, categoria T, dimensioni, numero, storia clinica dei tumori vescicali e stato del circostante urotelio. Il fumo di sigaretta e la risorsa idrica sono stati estensivamente trattati in un precedenArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 27 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica te studio. Vengono qui presentati i risultati inerenti l’ambiente di residenza, l’attività lavorativa e l’uso di tintura per capelli. Risultati: Dei 577 pazienti reclutati 497 (86%) sono uomini e 80 (13%) donne; 370 (64%) affetti da neoplasie primitive e 207 (36%) recidive; 227 (39%) singole e 350 (61%) multiple. L’età media è risultata pari a 67 anni (range: 28 - 99 anni). Il diametro medio della neoplasia è risultato pari a 1.5 cm (range: 0.2-10 cm). Dei 577 pazienti reclutati, 457 (81%) risiedono in ambiente urbano. Centotrentatre pazienti (24%) lavorano, o hanno lavorato, nell’industria a rischio, 107 (19%) nel settore agricolo, 245 (46%) nel terziario, 18 (3%) in settori industriali non a rischio, 40 (7%) sono casalinghe e 3 (1%) non hanno un lavoro. Quarantasette pazienti (8%) usano tintura per capelli con un periodo medio di esposizione di 15 anni (range: 1 -50 anni). L’81% dei pazienti che utilizza tintura di capelli è donna. È emersa una relazione statisticamente significativa tra ambiente di residenza extraurbano e attività lavorativa in settori a rischio dell’industria e dell’agricoltura (p<0.0001). L’analisi statistica denota un’associazione tra ambiente di residenza extraurbano e categoria T1 (p=0.04). Una correlazione statisticamente significativa è emersa anche tra impiego nell’agricoltura e nell’industria a rischio e molteplicità della neoplasia (p=0.03). Esiste un’associazione statisticamente significativa tra assenza di rischio lavorativo e uso di tintura per capelli (p<0.0001) che risulta più diffuso tra i pazienti che non hanno mai lavorato in settori a rischio (12% vs 2.5%). Conclusioni: La nostra ricerca evidenzia una correlazione statisticamente significativa tra molteplicità delle neoplasie e attività lavorative a rischio. Emerge una correlazione tra residenza in ambiente extraurbano e stadio più avanzato del tumore (T1), verosimilmente attribuibile all’attività lavorativa a maggior rischio di chi risiede fuori dal centro urbano. Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa. Abstract n. 66 - Comunicazione RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO NELLA CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2, Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7, Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17, Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2, Allegro R.2 e i membri del GSTU19 1 Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera; 7 Osp Civ-Div Urol,Campobasso; 8Istituto Nazionale Tumori -Div Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento; 11Clinica GEPOS-Div Urol, Telese Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div Urol, Maddaloni (CE); 14Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist UrolUniversità di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 17Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania; 19 Sicilia-Calabria-Campania-Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna Introduzione: La chemioterapia endovescicale precoce dopo la TUR è suggerita dalle linee guida europee in tutti i pazienti affetti da uroteliomi vescicali superficiali. L’instillazione endovescicale precoce può incrementare la tossicità sia topica che sistemica. Ancora dubbio rimane in questi pazienti il ruolo del mantenimento. Da diverse esperienze sembra però emergere un vantaggio dell’adozione di un regime di mantenimento 28 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 almeno nei pazienti a più alto rischio di recidiva. Vengono presentati i risultati sulla tossicità ed i risultati preliminari sulla efficacia di uno studio randomizzato multicentrico teso a valutare il ruolo del mantenimento in uno schema di chemioprofilassi endovescicale precoce. Materiali e Metodi: Sono stati randomizzati pazienti a medio rischio di recidiva affetti da carcinoma vescicale superficiale TaT1, G1-2, in assenza di Tis. I pazienti sono stati sottoposti a resezione endoscopica (TUR) e chemioterapia endovescicale precoce con epirubicina (80mg/50 ml) entro 6 ore dalla TUR e quindi randomizzati in due bracci: A. induzione settimanale per complessive 6 settimane; B. induzione più mantenimento mensile per complessivi 12 mesi. I pazienti sono stati mantenuti in follow-up con citologia e cistoscopia a ritmo trimestrale per 2 anni e poi semestrale. Risultati: La tollerabilità del trattamento antiblastico endovescicale precoce è stata soddisfacente. Si è registrato un evento avverso severo (0.25%) per la somministrazione del farmaco in un caso di perforazione intraperitoneale misconosciuta che ha richiesto intervento a cielo aperto. Non è stata per il resto registrata alcuna altra forma di tossicità sistemica. Due pazienti (0.5%) non hanno eseguito la instillazione immediatamente successiva alla somministrazione precoce per cistite chimica severa. Trentaquattro pazienti (8.5%) hanno definitivamente sospeso il trattamento per tossicità topica insorta in corso di induzione (10.7%) o di mantenimento (6.4%). Non emerge una differenza statisticamente significativa per tossicità topica tra i due schemi terapeutici (p=0.131). Ad un follow-up mediano pari a 13 mesi, hanno recidivato 38 (19.9%) pazienti del braccio A (mediana: 7 mesi) e 27 (13%) del braccio B (mediana: 9 mesi). Non è emersa ad oggi alcuna differenza significativa in termini di tempo libero da recidiva (p=0.097) e percentuale di pazienti recidivanti malgrado si evidenzi un trend a favore del mantenimento (p=0.062). Conclusioni: La tollerabilità della chemioprofilassi endovescicale precoce dopo TUR è risultata soddisfacente ma particolare attenzione occorre porre nel riconoscere anzi tempo i casi di perforazione vescicale. Emerge preliminarmente un trend di efficacia a favore del mantenimento. Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa. Abstract n. 67 - Poster PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA: CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R. Clinica Urologia Università “G.d’Annunzio”, Chieti Pescara Introduzione e Obiettivi: I dati che correlano l’eziopatogenesi del tumore prostatico con i livelli di androgeni rimangono contradditori. I risultati acquisiti negli ultimi anni hanno posto le fondamenta di un’ ipotesi che individua nei bassi livelli di androgeni l’innesco eziopatogenetico del tumore prostatico. Metodi: Lo studio è stato condotto a mezzo di un’accurata analisi della letteratura internazionale riguardante l’ultimo decennio (1995-2005). Le parole chiave utilizzate nella ricerca sono state: tumore prostatico; androgeni; chemioprevenzione Ca. prostata; terapia androgenica sostitutiva. Risultati: La riduzione degli androgeni può giocare un ruolo chiave nella carcinogenesi della prostata attraverso un processo di atrofia legato a lesioni frequenti nell’anziano quali l’IPB e l’iperplasia prostatica che sembra essere correlata direttamente con il tumore prostatico. È noto come l’invecchiamento porti ad un declino dei livelli di testosterone sierico e in queste condizioni la terapia sostitutiva con androgeni potrebbe normalizzare i livelli ormonali prevenendo la cascata di eventi che rap- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica presenta il processo carcinogenetico delle cellule prostatiche. Conclusioni: Dalla letteratura corrente si evince come la materia della discordia in seno al processo di carcinogenesi prostatica abbia una duplice interpretazione: caduta dei livelli androgenici o eccesso di androgeni?. Infatti il processo tumorale segue sia una caduta sia un eccesso dei livelli androgenici. La maggior parte dei tumori, tuttavia, deriva da un ambiente androgenico al di sotto dei normali valori. Pertanto il ruolo putativo della normalizzazione degli androgeni nella prevenzione del tumore della prostata, da parte del mondo scientifico internazionale, incontra attenzioni particolari riguardanti la correlazione tra bassi livelli di testosterone sierico e tumore della prostata. Bibliografia 1. Algarte G, et al. Prevention of prostate cancer by androgens: experimental paradox or clinical reality. Europ Urol 2004; 46: 285 2. Kaufman JM. The effect of androgen supplementation therapy on the prostate. Aging Male 2003; 6:166 3. Prehn R. On the prevention and therapy of prostate cancer by androgen. Cancer Research 1999; 59:4161 4. Rao KUN. Chemioprevention of Rat Prostate Carcinogenesis by early and delayed administration of Dehydroepiandrosteron. Cancer Research 1999; 59:3084 5. Raivio T, Santti H. Reduced Circulating Androgen Bioactivity in patients with prostate cancer. The Prostate 2003; 55:194 6. Staittin LS, et al. High levels of Circulating testosterone are not associated with increased prostate cancer risk: a pooled prospective study. Int J Cancer 2004; 108:418 7. Morgentaler A, et al. Occult prostate cancer in men with low serum testosterone levels.JAMA 1996; 276:1904 8. Hoffman MA, et al. Is low serum free testosterone a marker for high grade prostate cancer? J Urol2000; 163:824 9. Zhang Pl, et al. Association between prostate cancer and serum testosterone levels. The Prostate 2002; 53:179 10. Schatzl G, et al.High-grade prostate cancer is associated with low serum testosterone levels. The Prostate 2001; 47:52 11. Marcelli B M, Cunningham GR. Hormonal signaling in prostatic hyperplasia and neoplasia. J Clin Endocrin Metabolism 1999; 84:3463 Abstract n. 68 - Video TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DEL GEL DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, Universita Vita-Salute San Raffaele, Milano Introduzione e Obiettivi: Diversi studi multicentrici randomizzati hanno dimostrato che la chirurgia “nephron-sparing” nella terapia del carcinoma renale sia sovrapponibile, in termini di controllo locale e a lungo termine della malattia, alla chirurgia radicale, per tumori renali con diametro ≤5 cm. Pur comportando un evidente vantaggio per la conservazione dell’organo, e quindi della funzione renale del paziente, l’enucleoresezione del tumore renale con ischemia a caldo o a freddo, impone un’accurata tecnica emostatica. Presentiamo la tecnica chirurgica di enucleoresezione per neoplasia renale e l’utilizzo del gel di Trombina nell’emostasi della trancia di sezione. Metodi: Paziente, maschio, di 59 anni affetto da sospetta neoplasia renale bilaterale di riscontro ecografico incidentale e confermata con esecuzione di tomografia computerizzata. Sono evidenti 2 singole neoformazioni al rene sinistro e destro del diametro massimo rispettivamente di 15 e 21 mm. La stadiazione clinica preoperatoria non ha evidenziato localizzazioni secondarie. Steps chirurgici: 1) Incisione laparotomica mediana xifo-sovraombelicale; 2) isolamento e clampaggio del peduncolo vascolare bilateralmente; 3) enucleoresezione di 2 neoformazioni del diametro di 15 mm e 21 mm rispettivamente a sinistra e a destra; 4) applicazione di alcuni punti di sutura per i vasi di calibro maggiore e per eventuali soluzioni di continuo della via escretrice; 5) Cauterizzazione con Argon laser; 6) declampaggio (tempo d’ischemia: 18 min a sx; 21 min a dx); 7) apposizione di colla di Trombina con successiva emostasi compressiva per un tempo di 2 minuti mediante tampone di garza imbevuta di soluzione fisiologica. Il declampaggio precede l’apposizione della colla per favorire l’azione della stessa a contatto con le piastrine e i fattori della coagulazione. Risultati: L’azione emostatica del gel di trombina sulla trancia di sezione dimostra efficace. Si ottiene un efficiente controllo del sanguinamento residuo senza ricorso ad ulteriori presidi emostatici e senza la necessità di apposizione di tessuto adiposo autologo sulla trancia di sezione. Talvolta è necessario ripetere l’applicazione della colla di trombina per ottenere un’emostasi completa. La TC di controllo a 6 mesi, ha evidenziato una minima disomogeneità del tessuto adiposo perirenale, con contorni netti e regolari della trancia di sezione renale bilateralmente, in assenza di recidive locali. Conclusioni: Il gel di trombina è un efficace e sicuro presidio emostatico, utile nella chirurgia renale “nephron sparing” per neoplasia. Il suo impiego permette una riduzione dei tempi di ischemia e un minor traumatismo meccanico sul parenchima renale. Si evidenzia inoltre una ottima visualizzazione alla TC della sede della precedente neoplasia renale, che favorisce una maggiore accuratezza nel follow up oncologico. Bibliografia 1. Belldegrun A, et al. J Clin Oncol 1999; 17:2868 2. Richter F, et al. Urology 2003; 61:73 3. Shekarriz B, et al. J Urol 2002; 167:1218 4. Evans LA, et al. J Urol 2003; 169:1360 Abstract n. 69 - Comunicazione TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1 Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Bocciardi A.1, Rigatti P1. 1 U.O. Urologia, Università Vita-Salute; 2U.O. Radioterapia, H. San Raffaele, Milano Obiettivi: La tumorectomia renale rappresenta la tecnica chirurgica di riferimento nei tumori renali localizzati di piccole dimensioni. Obiettivo dello studio è stato esaminare retrospettivamente la nostra casistica in relazione alla sopravvivenza globale (OS) e causa specifica (CSS) dei pz. sottoposti a tumorectomia ranale per carcinoma a cellule renali (RCC) in stadio pT1 sec TNM 2002. È stata inoltre valutata la presenza di fattori prognostici indipendentemente predittivi di sopravvivenza. Metodi: Fra il 1988 ed il Luglio 2004 237 pz., con stadio patologico T1 (età media:60 anni; R: 25-86), sono stati sottoposti ad intervento di tumorectomia renale per RCC (diametro medio 3,1 cm; R: 0,4-7 cm). Caratteristiche dei pazienti: M/F 172/65; Dx/Sx/Bilaterale: 118/108/11; sede terzo sup/medio/inf 69/77/91; Creatininemia preoperatoria: 1,05 ± 0,51 mg/dL. Tutti i pz. sono stati studiati con scintigrafia ossea e TC toraco-addominale e nessuno presentava metastasi alla diagnosi. Venti pz. erano monorene chirurgico e 22 pz. presentavano una patologia benigna al rene controlaterale. Risultati: La durata mediana dell’intervento è stata di 140 min (R:60-320); il tempo mediano di ischemia di 20 min (R: 4-44), Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 29 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica le perdite ematiche mediane di 350 mL (R: 50-3900). Esame istologico: pT1a/pT1b: 188/49; G1/G2/G3: 74/140/23; RCC a cellule chiare: 182pz.; ossifile/cromofobo:16; papillifero: 34; altro: 5. Complicanze che abbiano richiesto un reintervento chirurgico si sono verificate nel 4,5% dei casi (11/237): 4 emorragie acute, 1 splenectomia, 2 deiscenze della ferita, 5 fistole urinose (trattate con posizionamento di doppio J ureterale). La degenza mediana è stata di 6 gg (R: 3-34). La OS a 5 anni (follow-up mediano 60,7 mesi) è stata dell’89,7%, la CSS del 94,1%. L’analisi univariata non ha evidenziato una differenza statisticamente significativa in termini di CSS a 5 anni fra il gruppo di pz. in stadio pT1a e pT1b. I pz. con neoplasia G3 hanno mostrato una CSS a 5 anni significativamente inferiore ai pz. con neoplasia G1 (82% vs 100%; p=0,01), mentre nessuna differenza statistica è risultata fra pz. G2 e G3. L’analisi multivariata ha infine identificato, come fattori prognostici indipendentemente predittivi di OS, l’età avanzata (p=0,004), la creatininemia preop (p=0,005) e il Grading (p=0,03), mentre in termini di CSS sono risultati fattori prognostici indipendenti l’età avanzata (p= 0,003) ed il Grading (p=0,04). Lo stadio patologico (pT1a vs pT1b) non è risultato fattore prognostico indipendente nemmeno all’analisi multivariata. Conclusioni: La tumorectomia renale si conferma una tecnica chirurgica affidabile e consolidata e rappresenta il gold standard nelle neoplasie renali di piccole dimensioni (stadio pT1). L’analisi multivariata evidenzia come fattori prognostici indipendenti di OS e CSS l’età avanzata ed il grading, mentre non sembra emergere alcun ruolo prognostico dello stadio della malattia (pT1a vs pT1b) secondo il TNM 2002. Emerge inoltre, sorprendentemente, il ruolo della creatininemia preoperatoria quale fattore prognostico indipendente di OS. Abstract n. 70 - Poster LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS; LA NOSTRA ESPERIENZA Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C., Carmignani G. Istituto di Clinica Urologica “L. Giuliani”, Università di Genova Introduzione e Obiettivi: L’isteroannessiectomia radicale sec. Wertehim-Meiggs viene utilizzata per il trattamento delle neoplasie uterine; grazie al miglioramento delle tecniche terapeutiche le pazienti riescono a giungere all’osservazione dell’Urologo per disturbi vescico-sfinterici che si manifestano anche ad anni di distanza. A questo scopo abbiamo riesaminato la casistica dell’Urodinamica della Clinica Urologica degli ultimi 5 aa per stabilire il rapporto che può esistere fra intervento chirurgico e problematiche vescico-sfinteriche anche tardive. Metodi: Sono state valutate 29 donne di età compresa fra 40 e 82 anni (aa) (media 61.7 aa SD 12.03 aa) già sottoposte ad isterannessiectomia radicale C/O Unità Operative Ginecologiche da 1 a 38 aa prima della valutazione (media 12.43 aa SD 10.29 aa) 7/29 risultavano aver eseguito radioterapia 2/29 cesioterapia (Tab 1). 5/29 praticavano autocateterismi per ritenzione urinaria (da 1 a 7 al giorno media media 2.6). 8/29 in seguito all’incontinenza facevano uso di pannolino, da 1 a 4 pannolini al giorno (media 2.13). Tutte le pazienti (pts) sono state sottoposte ad esame urodinamico completo (uroflussometria, valutazione del residuo PM, cistomanometria, studio p/f, profilo pressorio uretrale). Risultati: L’uroflussometria ha evidenziato un flusso massimo > 20 ml/sec in 7 casi su 29 (24.1 %); negli altri casi (75.9 %) il flusso massimo è risultato inferiore a tale valore (range 9.0 19.0 ml/sec, media 15.4 ml/sec, DS 3.30 ml/sec). In 11/29 (37.9 %) vi era ausilio del torchio addominale; il flusso è risultato intermittente in 4/29 casi (13.8 %). Il residuo PM è stato 30 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 riscontrato in 14 casi con valori compresi fra i 7 ed i 700 ml (media 140.14 ml, DS 194.41 ml). Alla cistomanometria 10 su 29 pts (34.5%) non hanno manifestato alcuna sensibilità vescicale al riempimento (> 350 ml). In 8/29 casi la massima capacità cistomanometrica è risultata < 350 ml range 99 - 340 ml (media 260.1 ml DS 85.6 ml). Il riflesso detrusoriale è stato evocato in 8/29 (27.6%); nel rimanente 73.4% non è stata evidenziata attività contrattile detrusoriale. In 3 pazienti è stata posta la diagnosi di vescica iperattiva; in un caso la situazione è complicata da dissinergia vescica-sfintere. Discussione: L’isterectoma radicale ha la fama di danneggiare l’innervazione vescico-sfinterica e può giungere al punto di rendere la vescica iposensibile ed ipo-acontrattile; la nostra esperienza sembra confermare queste conoscenze; infatti 5 delle nostre pazienti già praticavano autocateterismo e che altre 11 presentavano residuo PM al termine della uroflussometria. Il 34.5% delle nostre pts ha evidenziato una vescica non sensibile al riempimento ed il 73.4% non ha evidenziato attività contrattile. Il nostro studio conferma il rischio di danno dell’innervazione sensoriale e motoria in corso di isteroannessiectomia radicale. Bibliografia 1. Chen GD, Lin LY, Wang PH, Lee HS. Urinary tract dysfunction after radical hysterectomy for cervical cancer. Gynecol Oncol. 2002; 85:292 2. Chuang TY, Yu KJ, Penn IW, Chang YC, Lin PH, Tsai YA. Neurourological changes before and after radical hysterectomy in patients with cervical cancer. Acta Obstet Gynecol Scand. 2003; 82:954 Abstract n. 71 - Comunicazione FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE AND SEMINAL-SPARING Bertini R., Mazzoccoli B., Naspro R., Salonia A., Da Pozzo L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Istituto Scientifico Introduzione: L’intervento di cistectomia radicale sec.la tecnica nerve e seminal-sparing si propone di salvaguardare una elevata QoL post-operatoria nel rispetto di una corretta radicalità oncologica. Scopo del presente studio è stata la valutazione dell’eventuale impatto negativo dell’intervento in termini oncologici e di morbidità nel follow-up (F-U) a medio termine. Materiali e Metodi: Tra giugno ‘96 e gennaio ‘05, 43 pazienti (35-62 anni), di cui 30 affetti da neoplasia vescicale uroteliale (TCC) Ta,T1,CIS ad alto rischio e 13 con stadio clinico T2, sono stati sottoposti a linfoadenectomia pelvica e cistectomia radicale nerve e seminal-sparing (NSS) con risparmio della capsula prostatica dopo TURP (consensuale in 17 e antecedente in 26 casi) e neovescica ileale con ileocapsulplastica. Risultati: Il referto patologico definitivo ha documentato: 10 pT0,19 pT1,1 CIS, 7 pT2a, 6 pT2b; 3 pz pN+ tra i pz con TCC superficiali e 3 pazienti pN+ tra quelli con TCC muscolo-infiltrante. Il F-U mediano è di 44 (7-104) mesi. Abbiamo registrato 2 casi di recidiva di TCC locale in sede di capsula prostatica a 30 e 18 mesi di F-U, entrambi sottoposti a TURP consensuale alla cistectomia: il primo è deceduto a 50 mesi dall’ intervento per metastasi (mts) a distanza e il secondo è stato sottoposto ad exeresi della recidiva locale. 2 pz hanno sviluppato un TCC metacrono dell’alta via escretrice per cui sono stati sottoposti a nefroureterectomia, di cui 1 ha poi sviluppato una recidiva in sede di mucosa di neovescica. In 1 pz (pT1,G3,N2) abbiamo documentato una ricaduta linfonodale retroperitoneale estesa con decesso a 45 mesi di F-U. I rimanenti 3 pz N+ alla cistectomia (2N2 e 1N1) sono stati trattati con CT adiuvante e sono attualmente in fase di remissione clinica. Nei restanti casi, il F- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica U oncologico è ad oggi negativo. In termini di morbidità postoperatoria abbiamo registrato 1 reintervento per occlusione intestinale, 2 casi di stenosi dell’anastomosi ileo-capsulare, 2 di ritenzione urinaria da prolasso ileo-capsulare (trattati con successo endoscopicamente) e 5 casi di stenosi dell’anastomosi ureterale di cui 1 sottoposto a nefrectomia per esclusione funzionale del rene. Dal punto di vista funzionale si è documentata in tutti i pazienti una precoce e completa continenza notturna e diurna salvo 1 caso ed in tutti i pazienti eccetto 1 una attività erettile totalmente conservata. Conclusioni: 2 casi di recidiva locale di malattia possono essere direttamente riferiti alla tecnica adottata e all’esecuzione consensuale della TURP (negatività dell’esame istologico all’esame intaoperatorio; successiva presenza di TCC in uretra prostatica e parenchima prostatico rispettivamente all’esame istologico definitivo). In tutti gli altri casi la prognosi è stata condizionata dallo stadio patologico all’intervento. Non abbiamo rilevato un incremento del tasso di mts a distanza riferibile alla tecnica chirurgica o la comparsa di mts in sedi anomale. Tutti i pazienti hanno riferito una elevata ER-QoL documentata inoltre mediante questionari validati. Visti i risultati ottenuti riteniamo mandatoria l’esecuzione della TURP e delle biopsie prostatiche antecedenti (circa 20 gg) alla cistectomia NSS sia ai fini di garantire corretta stadiazione della malattia sia ai fini di ridurre la morbidità postoperatoria. Abstract n. 72 - Poster EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA SUPERFICIALE VESCICALE Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2, Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2, Leib Z.2, Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1 1 Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria); 4Maastricht (Olanda) Introduzione: Il bacillo di Calmette-Guerin (BCG) è da lungo tempo intensivamente utilizzato nella profilassi delle recidive dopo TUR delle neoplasie vescicali superficiali ad alto rischio sec. i criteri EAU. Per questo gruppo di pazienti, in genere, il fallimento della terapia con BCG si accompagna ad una cattiva prognosi. In numerosi studi ad ampio reclutamento, la sopravvivenza libera da malattia a 2 anni dopo fallimento della terapia con BCG, varia dall’ 8% al 42% in relazione ai diversi protocolli di salvataggio adottati (3 ciclo di BCG, Interferonα2B solo o sequenziale con BCG, MMC, Valrubicina). Per i pazienti non responder la cistectomia costituisce l’indicazione elettiva. Lo scopo di questo lavoro è stato di valutare l’efficacia del trattamento combinato di ipertermia e chemioterapia endovescicale con Mitomicina C (Synergo®) in pazienti in fallimento dopo BCG. Pazienti e Metodi: In uno studio retrospettivo multicentrico sono stati valutati 110 pazienti affetti da neoplasia vescicale superficiale ad intermedio e alto rischio recidivi dopo trattamento con BCG. I pazienti sono stati trattati con termo-chemioterapia con Synergo® (temperatura media 42.5 C + MMC 40 mg/40 ml) locale tra il 1996 e il maggio 2005. Risultati: Sono risultati valutabili 76 pazienti “BCG failures” secondo la classificazione di O’Donnel’s (intolleranza a BCG/recidivi dopo 2 ciclo di BCG). Il follow-up mediano è di 16 (2,5-57) mesi. L’efficacia del trattamento con Synergo(r), calcolata come sopravvivenza libera da malattia espressa con la curva di Kaplan-Meier, è risultata dll’86% e del 73% rispettivamente ad 1 anno e a 2 anni dal trattamento. Conclusioni: In pazienti recidivi dopo BCG, il trattamento endovescicale combinato con ipertermia e chemioterapia loca- le, ha mostrato un effetto superiore a quello pubblicato per regimi di trattamento alternativi, e può essere considerato una opzione terapeutica adeguata per questo gruppo di pazienti altrimenti candidati a cistectomia radicale. Bibliografia 1. Catalona, WJ, Hudson MA, Gillen DP, et al. Risks and benefits of repeated courses of intravesical bacillus Calmette-Guerin therapy for superficial bladder cancer. J Urol 1987; 137:220 2. Malmstrom PU, Wijkstrom H, Lundholm C, et al: 5-Year followup of a randomized prospective study comparing mitomycin C and bacillus Calmette-Guerin in patients with superficial bladder carcinoma. SwedishNorwegian Bladder Cancer Study Group. J Urol 1999; 161:1124 3. Steinberg G, Bahnson R, Brosman S, et al. Efficacy and safety of valrubicin for the treatment of bacillus Calmette-Guerin refractory carcinoma in situ of the bladder. Valrubicin Study Group. J Urol 2000; 163:761 4. Williams RD, Gleason DM, Smith AY, et al. Pilot study of intravesical alfa-2b interferon for treatment of bladder carcinoma in situ following BCG failure. J Urol 1996; suppl., 155: 494A, abstract 735 5. O’donnel MA, Krohn J, DeWolf WC. Salvage intravesical therapy with interferon-α2B plus low dose bacillus Calmette-Guerin is effective in patients with superficial bladder cancer in whom bacillus Calmette-Guerin alone previously failed. J Urol 2001; 166:1300 6. O’donnell MA, Lilli K, Leopold C, The National Bacillus CalmetteGuerin/Interferon Phase 2 Investigator Group: Interim results from a national multicenter phase II trial of combination Bacillus Calmette-Guerin plus Interferon Alfa-2b for superficial bladder cancer. J Urol 2004; 172:888 Abstract n. 73 - Poster AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P. UO Urologia, Università “Vita-Salute”, Istituto Scientifico H. San Raffaele, Milano Obiettivo: Studio prospettico che valuta l’affidabilità della cistoscopia eseguita in fluorescenza (PDD) dopo somministrazione endovescicale di acido 5-aminolevulenico (5-ALA) confrontata con la luce bianca tradizionale in pazienti affetti da carcinoma in situ (Cis) non associato a forme papillari (puro). Materiali e Metodi: Tra febbraio 2004 e maggio 2005, 26 pazienti affetti da Cis puro, in varie fasi di trattamento con BCG secondo lo schema di Lamm a distanza di almeno 3 settimane dall’ultima instillazione di immunoterapico, sono stati sottoposti in regime ambulatoriale durante il follow-up a cistoscopia con strumento rigido, in luce standard e in PDD previa instillazione endovesciale di 5 ALA (50 ml di una soluzione di 5-ALA al 3,5%, Shering) almeno 2 ore e 45 minuti prima. Come fonte luce è stata utilizzata una luce bianca con filtro equipaggiata con lampada allo xenon in grado di produrre una lunghezza d’onda da 345 a 440 nm. La vescica è stata esplorata accuratamente prima in luce bianca e poi in fluorescenza. Tutte le aree sospette per tumore sono state sottoposte a biopsie a freddo in regime ambulatoriale. Al momento della cistoscopia ogni paziente recava con se un esame citologico delle urine su 3 campioni. Tutti i campioni istologici ottenuti sono stati valutati da un patologo cieco allo studio. Risultati: La durata media delle instillazioni è stata 160 minuti (range 100-180) e gli effetti collaterali legati alle instillazioni sono stati trascurabili e tutti i pazienti sono stati in grado di trattenere il farmaco per il tempo adeguato. Dei 26 pazienti valutati 5 (19,2) erano postivi per Cis alla biopsia, di cui 4 diagnosticati solo in fluorescenza e 1 sia in luce in luce bianca standard che in fluorescenza. In 5 casi (19,2%) (cosa vuol dire?) sono state eseguite biopsie di aree sospette in fluorescenza che alla valutazione istologica sono risultate compatibili con aree infiammatorie. In soli due pazienti si è riscontrata Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 31 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica una citologia vescicale urinaria positiva per cellule tumorali maligne ed in entrambi i casi sia la cistoscopia in fluorescenza che quella a luce bianca sono risultate negative per aree sospette mentre è risultata positiva una ricerca di CTM ureterale selettiva. Conclusione: Questi dati, seppur preliminari, sembrano indicare che la cistoscopia eseguita in fluorescenza sembra incrementare la detection rate di carcinoma in situ durante il follow-up di pazienti ad alto rischio senza aumentare il rischio di complicanze. Bibliografia 1. Schmidbauer J, Witjes F, Schmeller N, Donat R, Susani M, Marberger M. Hexvix PCB301/01 Study GroupImproved detection of urothelial carcinoma in situ with hexaminolevulinate fluorescence cystoscopy. J Urol 2004; 171:135 2. Zaak D, Kriegmair M, Stepp H, Baumgartner R, Oberneder R, Schneede P, Corvin S, Frimberger D, Knuchel R, Hofstetter A. Endoscopic detection of transitional cell carcinoma with 5-aminolevulinic acid: results of 1012 fluorescence endoscopies. Urology 2001; 57:690 Abstract n. 74 - Comunicazione LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL CARCINOMA VESCICALE Bassi P.1, De Marco V. 1, Longo F. 1, Bertoloni R.1, Aragona M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2, Cavazzana A.3 1 Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di Citodiagnostica, Università di Padova; 3Sezione di Patologia Molecolare, Università di Pisa Introduzione e Obiettivi: Attualmente la cistoscopia e la citologia urinaria rappresentano il “gold standard” nel monitoraggio dei pz con neoplasia vescicale superficiale (NVS). Nelle neoplasie uroteliali sono state identificate molteplici alterazioni genetiche (numeriche e strutturali) non-random. La rilevazione di queste specifiche anomalie cromosomiche grazie all’Ibridizzazione In Situ Fluorescente (FISH) può essere utilizzata nella diagnosi di cancro della vescica. Scopo di questo studio è valutare la sensibilità e la specificità della metodica FISH nei campioni di urina dei pz in controllo endoscopico per NVS. Metodi: 37 pz in follow-up per pregressa NVS sono stati sottoposti a cistoscopia, citologia urinaria e FISH. Ogni lesione sospetta è stata biopsiata. La citologia urinaria e la FISH sono state applicate a campioni di cellule uroteliali ottenute da lavaggio vescicale. Per valutare anomalie cromosomiche tumore-associate nelle cellule vescicali sono state utilizzate delle sonde marcate con sostanze fluorescenti dirette verso i centromeri dei cromosomi 3, 7 e 17, ed una sonda specifica per il locus 9p21. Risultati: 9/37 (24,3%) pz avevano alla cistoscopia delle lesioni sospette che solo in 5 si sono rivelate positive all’esame istologico. 18/37 (48,6%) pz sono risultati positivi alla tecnica FISH. 1/37 (2,7%) pz ha mostrato positività e 3/37 (8.1%) hanno mostrato un sospetto alla citologia urinaria. Tutti i pz con cistoscopia ed esame istologico positivo sono risultati positivi alla FISH mentre solo 1 ha mostrato positività alla citologia. Tutti i pz con cistoscopia positiva ed esame istologico negativo sono risultati negativi alla FISH. I 3 pz con cistoscopia negativa e citologia sospetta sono risultati positivi alla FISH. 10/37 (27%) pz sono risultati positivi alla FISH, avendo esame cistoscopico e citologia negativi. Conclusioni: La tecnica FISH ha dimostrato di avere una sensibilità del 100%, valore superiore rispetto alla citologia (50%) e alla cistoscopia (62,5%), una specificità del 66,5% (citologia 100%, cistoscopia 86%). Il follow-up dei pz nei prossimi mesi ci mostrerà se il valore della specificità è destinato ad aumentare in quanto la FISH potrebbe anticipare la diagnosi di recidiva di neoplasia uroteliale. La presenza di alterazioni nell’urotelio non neoplastico può aiutare ad evidenziare pz a rischio di recidiva, e la negatività all’esame FISH e della diagnostica per immagini potrebbe far propendere a non eseguire più la cistoscopia nei pz in controllo endoscopico per NVS. La tecnica FISH appare pertanto meritevole di ulteriori studi. Bibliografia 1. Sauter G, Gasser TC, Moch H, Richter J, Jiang F, et al. DNA aberrations in urinary bladder cancer detected by Flow citometry and FISH. Urol Res 1997; 25 (Suppl 1):S37-43 2. Bubendorf L, Grilli B, Sauter G, Mihatsch MJ, Gasser TC, Dalquen P. Multiprobe FISH for enhanced detection of bladder cancer in voided urine specimens and bladder washings. Am J Clin Pathol 2001; 116:79 3. Halling KC, King W, Sokolova IA, et al. A comparison of BTA stat, hemoglobin dipstick, telomerase and Vysis UroVysion assays for the detection of urothelial carcinomas in urine. J Urol 2002; 167:2001 4. Sarosdy MF, Schellhammer P, Bokinsky G, Kahn P, et al. Clinical evaluation of a multi-target fluorescent in situ hybridization assay for detection of bladder cancer. J Urol 2002; 168:1950 Abstract n. 75 - Comunicazione RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE DI ALTO GRADO Simone M., Pomara G., Salinitri G., Marzano R., Casale P., Francesca F. U.O. Urologia SSN, Azienda Ospedaliero, Universitaria di Pisa Introduzione: Circa il 30% dei carcinomi uroteliali della vescica risulta in stadio T1(1). I tumori T1 di alto grado (G3) sono ad Tabella 1. 2nd look OUTCOME dopo BCG Diagnosi n Disease free Recidiva superf. Progressione Cistectomia Negativo (a) 24 22 1 - - T1 G3 (b) 12 3 2 7 8 Ta-1 G 1-2 8 3 3 2 2 Cis (c) 7 6 - - - T2 9 n.a. n.a. n.a. 9 TOTALE 60 34 6 - 19 Legenda: n.a. non applicabile. Note: (a) follow-up inadeguato in 1 paziente; (b) 1 cistectomia per recidiva multicentrica superficiale; (c) 1 decesso per altra causa a tre mesi. Dei 19 pazienti cistectomizzati, 14 presentarono malattia localmente avanzata (7 N+). 32 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica alto rischio di recidiva e progressione, e presentano potenzialità metastatiche e di letalità 10 volte maggiori rispetto agli altri Ta-T1 (2). Il trattamento standard (TUR + BCG) produce sopravvivenza libera da malattia a 5 anni nell’ordine dell’80% (3). Non è sempre evidente se i pazienti che non rispondono a BCG presentino recidiva precoce o malattia residua. Una seconda resezione rileva malattia residua in > 30 % dei casi (4) e mioinvasività sino al 10 % (5). In assenza di efficaci marcatori in questa sottopopolazione ad alto rischio abbiamo introdotto nella nostra pratica la TUR second-look per ottenere un più preciso inquadramento diagnostico. Materiali e Metodi: Dal gennaio 2000 al marzo 2005 abbiamo rilevato 67 casi consecutivi di T1 G3, 55 maschi e 12 femmine, età mediana 71 anni, range 44 - 82. A 4-6 settimane dal primo intervento essi sono stato sottoposti a re-TUR, eseguita da vari chirurghi. La tecnica prevede la resezione separata della parte esofitica della neoplasia ovvero della cicatrice chirurgica, dei margini liberi e della base di impianto, includendo la tonaca muscolare (6); si associano infine biopsie random. Risultati: Vengono riportati in tabella, in 60 pazienti valutabili, con followup mediano 22 mesi (range 3-50): Conclusioni: Nel T1 G3 la re-TUR completa o ridefinisce la diagnosi in molti casi, testimoniando la frequente inadeguatezza della prima resezione. Il riscontro di malattia persistente (60%) sembra costituire un indice prognostico sfavorevole anche dopo trattamento con BCG, del quale pertanto beneficiano maggiormente i pazienti senza malattia residua alla reTUR. In caso di mioinvasività al second look o di progressione l’istologia definitiva, dopo cistectomia, rileva spesso malattia localmente avanzata. Bibliografia 1. Herr H, Jakse G. pT1 bladder cancer. Eur Urol 1991; 20:1-8 2. Borkowski A. Superficial bladder cancer T1 G3: the choice of treatment. BJU International 2002; 89:623 3. Patard JJ, Moudouni S, Saint F et al. Tumor progression and survival in patients with T1G3 bladder tumors: multicentric retrospective study comparing 94 patients treated during 17 years. Urology 2001; 58:551 4.Jakse G, Algaba F, Malmstrom PU, Oosterlinck. A second-look TUR in T1 transitional cell carcinoma: why? Eur Urol 2004; 45:539 5.Schwaibold H, Treiber U, Kubler H, Ley H, Hartung R. Significance of 2nd transurethral resection for T1 bladder cancer. Eur Urol 2000; 37(Suppl 2):11 6. Marberger H, Marberger M, Decristofero A. The current status of transurethral resection in the diagnosis and therapy of carcinoma of the urinary bladder. Int Urol Nephrol 1972; 4:35 Abstract n. 77 - Comunicazione ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT) FOR PROSTATE CANCER Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R., Falvo F., Pingitore D. Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro Introduction and Objective: The optimum treatment for prostate cancer is still controversial. This is attributable to the absence of convincing clinical data to support the superiority of one treatment over another. We evaluate retrospectively acute and late toxicity over that the biochemical survival in the patients affected by prostate cancer treated with three-dimensional conformal therapy (3D-CRT) and hormonal therapy (HT). Methods: Between February 1999 and May 2005, 662 patients have been treated with a median age of 70 years (range 50-82 years) were treated at “Hospital Pugliese-Ciaccio”, Catanzaro. At May 2005, only 503 patients who received hormonal therapy were analyzed. The patients resulted in the following clinical stage of illness: stage I, 13 patients (2.5%), stage II, 360 patients (71.5%), stage III, 103 patients (20.5)% and stage IV, 27 patients (5.4%). Fifty - six percent of the patients (284 patients) introduced a Gleason Score (GS) among 2 and 6; 35.6% (179 patients) it had a GS of 7-8 and 7.9% (40 patients) of the patients of 9-10. The patients were introduced to the debut with a PSA = 10 ng/ml, in 41% of the cases, PSA 10-20 ng/ml in 34% of the cases while 25% of the patients had introduced a PSA >20 ng/ml. All patients were submitted to hormonal therapy for a median of 8,9 months, of these the 85% has performed a pharmacological treatment with block androgenic total (BAT), consistent in the use of analogous LHRHs. All patients were treated with three-dimensional conformal therapy. The total dose of radiotherapy ranged 7000 cGy to 7020 cGy. with a dose fraction of 180-200 cGy. The patients have been treated in the supine position with 18 MV fotons and fields shaped with MLC (Multileaf Collimator) on prostate and seminal vesicles, without system of immobilization. In 16 patients, with clinical nodal involvement (N1), has performed the treatment on pelvis until 4500 cGy. The toxicity to the treatment has been appraised according to the RTOG scale. Results: The a median of follow-up was 30 months, while the biochemical survival of the patients has been of 91% while 4.5% of the patients has introduced biochemical relapse and the remainder 4.5% has introduced. Any case of referable death to the illness is not occurred. The 98.5% of the patients has introduced a toxicity rectal acute of G2 and 1.5% a toxicity of G3, while in the 1% has introduced a bladder toxicity acute of G3-4. Were observed three cases of late rectal toxicity rectal G3-G4. Conclusions: In summary, our data confirm the good present results in literature (1, 2) in the biochemical control and low toxicity in the cure of the prostate cancer using a combination of 3D-CRT and hormonal therapy. Moreover, the conformal radiation therapy allows to administer to the target a dose taller, reducing the exposure of the organs to risk. The treatment comes, therefore, well born and introduces great potentiality on the local control of the disease. The association of hormonal therapy in neoadjuvant setting not add the acute toxicity, while regarding the late toxicity, at moment, it is not possible to effect definitive conclusions because of the brief period of follow-up. References 1. Bolla M, Collette L, Blank L, et al. Long-term results with immediate androgen suppression and external irradiation in patients with locally advanced prostate cancer (an EORTC study): a phase III randomised trial. Lancet 2002 13; 360(9327):103 2. Hanks GE, Pajak TF, Porter A, et al. Phase III trial of long-term adjuvant androgen deprivation after neoadjuvant hormonal cytoreduction and radiotherapy in locally advanced carcinoma of the prostate: the Radiation Therapy Oncology Group Protocol 92-02. J Clin Oncol 2003; 21: 3972 Abstract n. 78 - Poster BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF THE CONSERVATIVE TREATMENT Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1 1 Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro Introduction and Objective: The optimal treatment of bladder cancer has been a subject of continuous controversy. In North America, as well as in Europe, the radical cistectomy as the standard option for invasive bladder cancer. In the western Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 33 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica countries the elderly ones constitute the part of the population in more rapid growth and, insofar, the group to taller risk to develop a cancer. The elderly patients, because of the presence of concomitant pathologies, they set to the clinician particular problems and limitations in the therapeutic planning. Several groups have reported the value of combination of conservative surgery and radiochemotherapy or radical radiotherapy alone in patients affected by bladder cancer (1-3). In this study we have retrospectively analyzed the prognostic factors influencing survival and relapse free-survival after radiotherapy following transurethral resection (TURB) for bladder cancer. Methods: Between May 2001 and May 2005, 28 patients with bladder cancer have been treated at the Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital of Catanzaro. Of these, 19 patients were treated with radiotherapy alone (RT) and nine with platin based radio-chemotherapy (RCT) after TURB. In this analysis, only the 19 curative patients, with either muscle invasive or T1-high risk cancer, treated with RT alone, were analyzed. Overall survival (OS) and Relapse-Free Survival (RFS) were analyzed with the Kaplan and Meyer methods. Comparisons were made using the log-rank test. In the analysis, we proposed the following prognostic factors as affecting the development of relapse after initial treatment: Univariate analysis was performed for age, grade, R-status after initial TURB, T-category relevant to the endpoints initial response, survival and bladder preservation. Results: Median age was 78 years (range 66-90 years), while the median follow-up is 15 months (range 5-42 months). All patients were treated with three-dimensional conformal therapy (3D-CRT). The total dose of radiotherapy ranged 4000 cGy to 5200 cGy. Complete remissions were achieved at 57% after RT and TURB. Toxicity was acceptable. Further significant prognostic factors were pT-category and R-status. For all patients survival was 31% after 2 years and 25% at 4 years, while the relapse-free survival rates were 19% and 15% at 2 and 4 years, respectively. In the univariate analysis the only significant factor for survival and relapse-free survival and bladder preservation was the R-status after initial TURB. Conclusions: In conclusion, treatment of bladder cancer by TURB and RT alone is an alternative to primary cystectomy, for the elderly patients. Initial TURB is recommended to be as radical as possible (1). References 1. Douglas RM, Kaufmann DS, Zietmann AL et al.Conservative surgery, patient selection, and chemoradiation as organ-preserving treatment for muscle-invading bladder cancer. Semin Oncol 1996; 23: 614 2) Moonen L, v.d. Voet H, De Nijs R et al. Muscle-invasive bladder cancer treated with external beam radiation: influence of total dose, overall treatment time and treatment interruption on local control. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1998; 42:525 3) Birkenhake S, Martus P, Kuhn R et al. Radiotherapy alone or radiochemotherapy with platin derivative following transurethral resection of the bladder. Strahlenther Onkol 1998; 174:121 Abstract n. 79 - Comunicazione RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F1., Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2, Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1 1 Clinica Urologica; 2U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San Raffaele, Osp. S. Raffaele, Milano Obiettivi: Valutare il possible impatto sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica (bNEDs) e libera da recidiva siste- 34 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 mica (DFS) dell’associazione dell’ormonoterapia (HORM) con la radioterapia adivante (ART) in pz. sottoposti a prostatectomia radicale (RRP) fra il 1990 e il 2001 per carcinoma prostatico (CaP) clinicamente localizzato. Materiali e Metodi: Le cartelle cliniche di 198 pz trattati con ART ± HORM sono state analizzate retrospettivamente. Caratteristiche dei pz: PSA iniziale mediano (iPSA): 13 ng/ml (range 1-119); HORM neoadiuvante in 95 pz. per una mediana di 18 mesi; pT2/pT3a/pT3b/pT4: 11/59/94/34; pN0/pN1: 137/61; mediana dei linfonodi (LN) asportati:13 (range 1-52); Gleason score (GPS) 7/8-10: 122/67; margini chirurgici (SM) /+: 142/56; PSA mediano dopo RRP e pre-ART: 0.02 ng/ml; dose mediana di ART:70.2 Gy (range 45 - 76); tempo mediano alla ART:3 mesi. In aggiunta alla ART, 95 pz sono stati trattati con HORM (HORM+) per una mediana di 31.6 mesi (range 1.8-163), mentre 103 pts hanno ricevuto solo ART (HORM-). Risultati: (tutti i risultati sono “attuariali a 5 anni”) dopo un follow-up mediano di 50.1 mesi, non è stata evidenziata differenza significativa in termini di bNEDs and DFS fra i gruppi HORM+ and HORM- (bNEDs 67.9% vs 61.4%, p=0.17, log-rank and DFS 82.7% vs 90.6%, p=0.08, rispettivamente). Ugualmente, non si è riscontrata differenza statisticamente significativa nel sottogruppo di pz pN0 (bNEDs: 65.8 vs 65.9, p = 0.37 and DFS: 90.4 vs 82.6, p = 0.09, in HORM- and HORM+, rispettivemente), anche nel sottogruppo di pz con malattia “high risk” (pT33b±GPS38±SM+). Al contrario, l’associazione di HORM e ART ha significativamente influenzato la bNEDs nei pz con metastasi linfonodali (bNED 71.9% vs 29.1, nei gruppi HORM+ e HORM-, rispettivamente; p=0.002). (DFS:numero di eventi negativi insufficiente). L’analisi multivariata, includendo età, iPSA, stadio patologico (pT), SM, GPS, metastasi linfonodali, numero di LN asportati, PSA postoperatorio, dose di e tempo alla ART, l’associazione di HORM alla ART (variabile continua in mesi) è emersa come variabile indipendentemente predittiva di ridotto rischio di PSA failure (p=0.02, HR 0.98), insieme al pT (p=0.04, HR 1.46), GPS (p=0.0003, HR 1.11) e, sorprendentemente, al numero di LN asportati (p=0.03, HR 0.94) in tutti i pz (n=198) e nei pz pN+ (61 pts), ma non nei casi pN0 (n=137, p=0.4). Analizzando la popolazione pN0 “high risk” (34 pts) il numero dei LN asportati è emerso variabile prognostica indipendente (p=0,03; HR:1,1) Conclusioni: Nei pz trattati con RRP per CaP clinicamente localizzato, l’associazione di HORM all’ART prolunga significativamente la bNEDs in pz pN+. Al contrario, nessun vantaggio clinico sembra derivare nei pz pN0. Va invece sottolineato il ruolo prognostico favorevole della linfoadenectomia estesa nei pz. pN+ e nei pz pN0 “high risk”. Abstract n. 80 - Poster TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P., Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P. U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera B.M.M., Reggio Calabria Introduzione e Obiettivo: Il trattamento del carcinoma uroteliale in sede cervico-prostatica non è ancora ben definito. La presenza di malattia sul collo vescicale e sull’uretra prostatica è considerata un fattore di rischio aggiuntivo per la recidiva e la progressione di essa. Riportiamo, qui di seguito, la nostra esperienza, maturata negli ultimi cinque anni, sul trattamento del TCC della vescica a sede cervico-prostatica. Materiali e Metodi: Nel periodo compreso dal 01/1999 al 03/2005, sono stati trattati presso la nostra U.O. 600 pz con TCC vescicale. Di essi, 53 (9%), 48 uomini e 5 donne, di età compresa tra 28 e 77 anni, hanno presentato un coinvolgimento del collo vescicale e/o dell’uretra prostatica come unica ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica localizzazione o in associazione ad altre lesioni vescicali. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esami di staging clinico preoperatorio e resezione endoscopica delle neoformazioni. L’esame istologico (classificazione sec. TNM /WHO 1997) ha evidenziato la presenza di pTaG1-2 mono/multifocale in 13 pz (24.5%), pT1G2 mono/multifocale in 26 pz (49 %), di pT1G3 mono/multifocale in 10 pz (18.5%), pT2G3-4 in 4 pz (8%). Tutti i pazienti hanno eseguito chemio-immunoterapia topica e stretto follow-up (citologie urinarie, uretro-cistoscopia). Complessivamente 36 pz sono risultati valutabili, 10 pz sono stati persi in corso di follow-up, 3 pz sono deceduti per altra causa, 4 pz. con malattia infiltrante sin dalla prima osservazione sono stati esclusi da questa rivalutazione. Risultati: Dopo un follow-up medio di 38 mesi (range 5-72 mesi), 15 pz (41,6%) non hanno presentato alcuna recidiva; in totale 25 pz (69.5%) sono al momento liberi da malattia, in controllo endoscopico/chemio-immunoterapia di mantenimento; 20 pz (55.5%) hanno presentato recidive locali superficiali cervico-uretrali o vescicali; 8 pz (22%) presentano malattia attiva e risultano al momento resistenti al trattamento chemio-immunoterapico topico; 2 pz sono andati incontro a progressione di malattia e sottoposti a cistectomia radicale. Conclusioni: La maggioranza dei pz studiati presenta una malattia iniziale caratterizzata da rischio intermedio di recidiva e progressione (malattia infiltrante la lamina propria, grading moderato). Considerati sede, multi-centricità, grading e stadio della maggioranza delle malattie riscontrate, la nostra esperienza conferma in questi pz risultati soddisfacenti del trattamento conservativo associato a chemio-immuno terapia intra-vescicale. La valutazione di un maggior numero di pazienti ed un più lungo follow-up ci permetteranno di confermare queste nostre osservazioni. complesso). Sono state registrate 13 risposte PSA (35%; 95% confidence interval: 20-55) su 37 casi valutabili (due morti precoci per malattia in progressione; quattro casi con reazione allergica di grado 2 nelle prime due settimane di trattamento hanno proseguito la terapia con docetaxel) e 5 risposte obiettive (27.8.%; 95% confidence interval: 9,7-53,5) su 18 casi con malattia misurabile. Nel corso del trattamento 11 (52.4%) su 21 pazienti che alla presentazione avevano algie, o edema arti inferiori o sintomi ostruttivi legati al tumore, hanno avuto un miglioramento dei sintomi, mentre il 18,6 % dei casi è andato incontro ad un decremento del performance status di almeno un punto. Tutti i 43 casi che hanno iniziato il trattamento sono stati valutati per la tossicità. Il 32% dei casi ha avuto neutropenia, che è stata di grado 3-4 nel 16% dei pazienti. All’inizio del trattamento il 55.8% dei casi aveva un’emoglobinemia inferiore a 12.0 g/dl e il 25% inferiore a 10.0 g/dl. Nel corso del trattamento il 25% dei casi ha avuto una riduzione dell’emoglobina di almeno 2.0 g/dl. Una trombocitopenia (in un caso di grado 3) si è registratata nel 20.9% dei casi. Si sono avuti inoltre 4 casi di trombosi venosa profonda, un’embolia polmonare e un caso di fibrillazione atriale. Nausea, vomito e disgeusia di grado 1-2 erano presenti nel 51% dei pazienti, con un calo pond! erale superiore al 5% in 21 casi. Il 60% dei pazienti ha riferito astenia, nel 32% dei casi di grado 2. Il 21 % dei casi ha avuto febbre o episodi vasomotori di grado 1 e reazioni di ipersensibilità di grado 2-3 si sono avute nel 10% dei casi. Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono una certa attività di questo regime terapeutico in termini di risposta PSA e obiettiva e di controllo sintomatico. La tossicità midollare non va sottostimata in particolare in una popolazione come quella oggetto di questo studio con una situazione di base spesso già compromessa. Abstract n. 81 - Poster PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE (AIPC) Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U., Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A., Bertetto O. Progetto Prostata, A.O. San Giovanni Battista, Torino Abstract n. 82 - Video TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D’ACCESSO. 10 ANNI DI ESPERIENZA Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M. U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22 Bussolengo, Veneto Scopo e Obiettivi: È stata recentemente dimostrata l’attività dei taxani nel carcinoma della prostata. Il vantaggio atteso da una somministrazione settimanale è una migliore tollerabilità e una possibile buona intensità di dose anche in pazienti anziani e con condizioni di comorbidità, come spesso i pazienti affetti da carcinoma della prostata avanzato. Scopo di questo studio è la valutazione di attività e profilo di sicurezza del paclitaxel settimanale in pazienti con AIPC. Metodi: L’eligibilità includeva diagnosi istologica di AIPC metastatico, testosteronemia inferiore a 50 ng/ml, progressione clinica o PSA dopo sospensione degli antiandrogeni. Il regime di trattamento era costituito da 80 mg/mq di paclitaxel con premedicazione standard una volta la settimana per sei settimane seguite da due settimane di pausa fino a progressione di malattia, tossicità intollerabile, stabilità di malattia o ritiro del consenso. Si è considerata risposta PSA una riduzione del 50% confermata da una seconda misura a non meno di 4 settimane La risposta obiettiva è stata valutata in accordo con i criteri RECIST. Risultati: Tra febbraio 2001 e novembre 2004, sono stati arruolati 43 pazienti (età mediana 69 anni, range 58-86 anni; performance status ECOG 0-2.) con metastasi ossee o viscerali. Quindici casi avevano ricevuto precedenti trattamenti con estramustina fosfato o mitoxantrone. La terapia è stata somministrata per una mediana di 10 settimane (473 settimane nel Introduzione: Noi utilizziamo da 10 anni per i tumori pT1a, cioè ≤4 cm, l’enucleazione laparoscopica extrapeitoneale senza o con clampaggio dell’arteria renale come nel caso che presentiamo. Finora abbiamo condotto tali interventi con tre sole porte d’accesso. Metodi: Neoplasia solida di 3 cm del terzo superiore del rene dx, sul versante mediale, di una paziente di anni 56. La paziente viene posizionata in decubito laterale sx. Accesso al retroperitoneo con scollamento digitale e utilizzo di sole te porte. Viene clampata l’arteria renale al momento dell’enucleazione. Vengono apposti due punti di sutura a scopo emostatico in monocryl 3 - 0. Viene asportato il grasso peritumorale. Risultati: Il tempo operatorio è stato di 115’. Il tempo di clampaggio dell’arteria renale è stato di 15’. Il diametro della neoplasia era di 3 cm. Lo stadio pT1a G1. Non si sono avute perdite ematiche. Il drenaggio è stato rimosso in 3^ giornata e la paziente è stata dimessa in IV^. Conclusioni: Come già sottolineato da diversi Autori e anche all’ultimo congresso SIU, la chirurgia nephron sparing (enucleazione o enucleoresezione) dei tumori renali pT1a associa tassi di sopravvivenza tumore specifico sovrapponibile alla nefrectomia radicale. L’enucleazione rispetto alla enucleoresezione consente un discreto risparmio di parenchima sano e un minor rischio di danno alle strutture vascolari e al sistema collettore. In 10 anni abbiamo eseguito 17 tumorectomie e non abbiamo mai riscontrato recidive. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 35 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 83 - Comunicazione ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE PADOVANA (VIP) Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova Introduzione e Obiettivi: La tecnica ideale di anastomosi tra uretere e neovescica intestinale ortotopica è oggetto di discussione. L’utilizzo di tecniche antireflusso, alcune gravate da una maggior incidenza di stenosi, non è da tutti considerato essenziale per l’ integrità dell’alto apparato urinario. In questo lavoro vengono riportati i risultati dell’applicazione della tecnica antireflusso di Abol Enein e Ghoneim nella vescica ileale padovana (VIP). Metodi: Dal gennaio 2001 al dicembre 2003, 130 pazienti sono stati sottoposti a cistectomia radicale. In 69 (66 maschi e 2 femmine con neoplasia vescicale, 1 maschio con cistite ghiandolare), venne confezionata una VIP. In 22 casi era presente una idroureteronefrosi mono (20) o bilaterale (2). In tutti i casi fu eseguita una anastomosi uretero-ileale antireflusso sec. Abol Eneim e Ghoneim. I tutori ureterali vennero rimossi tra la 7a e la 10a giornata post-operatoria, il catetere uretrale tra la 14 e la 20 giornata, dopo pouch-grafia. Il follow-up ha previsto Creatininemia, pH venoso ed ecografia addominale a 2 mesi e quindi ogni 6 mesi, con Urografia ad 1 anno. In caso di idroureteronefrosi i pazienti venivano sottoposti a renografia. Risultati: Dei 68 paz. valutabili (132 unità renali), 2 svilupparono una stenosi precoce di una anastomosi uretero-VIP trattata con stent ureterali (double J) per 3 mesi. In 3 paz. la pouchgrafia documentò un reflusso VIP-ureterale, bilaterale in 2. Il follow-up medio è stato di 32 mesi (range 13 - 48) durante il quale 17 paz. sono deceduti, 15 per progressione di malattia, 2 per neoplasia primitiva extravescicale. In un caso si verificò una stenosi tardiva dell’anastomosi uretero-VIP sinistra della lunghezza di circa 1 cm trattata con successo con incisione endoscopica della stenosi, che risultò essere limitata al tratto “intramurale”, e riposizione di double J per 3 mesi. Conclusioni: Un’anastomosi uretero-ileale antireflusso potrebbe essere indicata per prevenire gli effetti negativi a lungo termine del reflusso stesso sul rene, a condizione di non avere un’alta incidenza di stenosi. Da questo punto di vista, l’anastomosi uretero-ileale antireflusso con tunnel sieroso extramurale di Abol Eneim e Ghoneim è risultata, nella nostra esperienza, una tecnica sicura e versatile. Abstract n. 84 - Poster METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M. U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova Introduzione e Obiettivi: Metastasi parietali da Carcinoma transizionale (TCC) sono segnalate sulle porte di accesso dopo nefroureterectomia laparoscopica e sul tramite nefrostomico dopo resezione percutanea di tumori della pelvi renale. Sono inoltre noti rari casi di metastasi cutanea da carcinoma misconosciuto della pelvi renale dopo riposizionamento di nefrostomia per patologia ostruttiva.Riportiamo un caso di metastasi cutanea sul pregresso tragitto di nefrostomia in Paziente sottoposto a cistectomia radicale e nefroureterectomia. Metodi: T.B., maschio di 70 anni, giunge all’osservazione con diagnosi radiologica di eteroplasia vescicale e associata idronefrosi sinistra. Si ripone una nefrostomia percutanea mentre una cistoscopia con biopsia documenta un TCC infiltrante 36 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 della vescica; la transnefrostografia documenta un’ostruzione completa dell’uretere terminale senza difetti della via escretrice. Alla luce della assenza di ripresa funzionale del rene, il Paziente viene sottoposto a nefroureterectomia sinistra, cistectomia radicale e ureteroileocutaneostomia. L’esame istologico documenta TCC pT3 G3 della vescica e, a sorpresa, un TCC G3 della pelvi e dei calici renali, infiltrante il parenchima. A quattro mesi dall’intervento il Paziente si presenta con una neoformazione cutanea come noce sul fianco sinistro in sede del pregresso tramite nefrostomico. A 10 giorni dall’osservazione esegue una TAC che documenta una neoplasia solida di cute e sottocute di 60x40 mm in sede lombare sinistra, e di altre 2 neoformazioni di 18 e 22 mm nella loggia renale. Una biopsia della lesione cutanea documenta un TCC scarsamente differenziato. Nel breve arco di tempo tra i diversi accertamenti la lesione cutanea aumenta esponenzialmente di dimensioni divenendo emorragica e rendendo necessaria, in regime di semi urgenza, un’ampia escissione della stessa. All’esame istologico i margini di exeresi risultano coinvolti. Risultati: In corso di centraggio TAC, propedeutico a Radioterapia, viene documentata una progressione retroperitoneale della malattia per cui il Paziente è avviato ad un ciclo di chemioterapia. A due mesi dall’asportazione ricompaiono numerosi piccoli noduli metastatici in sede di cicatrice, ed il Paziente presenta uno stato avanzato di malattia addominale. Conclusioni: La colonizzazione cutanea del tramite nefrostomico da parte di un carcinoma transizionale dell’alta via escretrice è un evento raro ma possibile. Quando ciò avviene la crescita della malattia è esponenziale e pressochè incontrollabile. Abstract n. 85 - Poster LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1, Salinitri G.2, Francesca F.2, Belgrano E.1 1 Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia; Ospedale S. Chiara, Pisa Introduzione e Obiettivi: Il trattamento chirurgico radicale della patologia tumorale nel paziente ultraottantenne non è universalmente accettato in quanto si ritiene associato ad un tasso di morbilità e mortalità troppo elevato. Riportiamo la nostra esperienza nel trattamento chirurgico radicale della patologia oncologica nel paziente ottuagenario al fine di verificare la fattibilità. Metodi: Dal Dicembre 1990 ad Agosto 2002 sono stati sottoposti ad intervento di chirurgia maggiore per patologia oncologica 55 pazienti (30M, 25F) di età superiore ad 80 anni (età media 83,4 range 80-97). 27 pazienti sono stati sottoposti a nefrectomia allargata per carcinoma renale, 20 a cistectomia radicale con derivazione urinaria esterna per carcinoma vescicale e 8 a nefroureterectomia per carcinoma della pelvi renale. Patologie associate erano presenti in 51 pazienti (92.7%) così suddivise: ipertensione arteriosa nel 58,1% dei pz, patologia cardiaca nel 36,3%, insufficienza respiratoria nel 29%, diabete nel 20%, altre patologie di ordine medico (anemia, IRC, piastrinopenia, malnutrizione) erano presenti nel 32,7% dei pazienti. Risultati: La durata media degli interventi è stata di 229 min. 14 pazienti (25,4%) erano ASA (Punteggio dell’American Society of Anestesiology) 2, 34 pazienti (61,8%) erano ASA 3 e 4 pazienti (7,2%) erano ASA 4. La mortalità perioperatoria è risultata del 9% (2 pazienti morti per IRA, 1 per le complicanze di un ematoma retroperitoneale, 1 per IMA ed 1 per polmonite). Complicanze intraoperatorie si sono verificate nel 12,5% dei pazienti. Il tasso di complicanze nel post operatorio è stato del 23,6% nel primo mese (16,3% di tipo medico, ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 5,45% di tipo chirurgico e 1,8% di tipo misto). La presenza di patologie associate è risultata essere statisticamente significativa per lo sviluppo di complicanze (p<0.01); tra queste la BPCO è risultata essere la più significativa al fine di uno sviluppo di complicanze(p<0,01). La degenza post operatoria media è stata di 14 giorni (range 6-55). Un ricovero in rianimazione per 24-48 ore, nell’immediato periodo post operatorio, si è reso necessario nel 29% dei pazienti, mentre il 38,1% dei pazienti ha necessitato di un ricovero ospedaliero in ambito medico entro 6 mesi dall’intervento. Ad un follow up medio di 84,7 mesi (range 26,3-168,1) il tasso di mortalità grezza è stato del 70,9%. All’analisi di Kaplan Mayer la sopravvivenza è risultata significativamente migliore nei pazienti con neoplasia renali vs vescicali (p<0,01) e, tra le patologie associate, l’insufficienza respiratoria sembra giocare un ruolo preponderante ai fini della sopravvivenza (p<0,01). Conclusioni: Nella nostra esperienza il paziente ultraottantenne può essere sottoposto a trattamento chirurgico demolitivo con un tasso accettabile di mortalità e morbilità perioperatoria. Importanti appaiono un’accurata valutazione preoperatoria, la terapia intensiva intra e perioperatoria ed un attento follow-up allo scopo di diagnosticare precocemente e prevenire le complicanze mediche e chirurgiche. La presenza di una insufficienza respiratoria si è dimostrata essere il fattore predittivo più significativo sia sull’insorgenza di complicanze che sulla sopravvivenza. Abstract n. 86 - Poster VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1, Gontero P1., Kocjancic E.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche “Università degli Studi del Piemonte Orientale” “Amedeo Avogadro” Introduzione e Obiettivi: La cromogranina A (CrA) è senza dubbio il più affidabile marcatore per le neoplasie neuroendocrine e oggi si pone attenzione al possibile utilizzo di questo marcatore a livello terapeutico, pur restando molto controverso il suo significato prognostico. Nel nostro lavoro abbiamo quindi valutato la correlazione tra CrA sierica preoperatoria, PSA tot e Gleason bioptico, nei pazienti (pz) sottoposti a prostatectomia radicale. Metodi: 168 pz, sottoposti a prostatectomia radicale tra novembre 1999 e giugno 2005 per adenocarcinoma prostatico clinicamente localizzato, con età media 66.2 anni (range 54-78), ai quali era stato eseguito un prelievo di CrA tra gli esami preoperatori. Nel caso di coinvolgimento dei linfonodi o margini chirurgici positivi i pz sono stati sottoposti a trattamento con ormonoterapia adiuvante precoce e radioterapia; tutti i pazienti sono stati seguiti con stretto monitoraggio con dosaggio del PSA. Abbiamo correlato statisticamente (correlazione non parametrica di Spearman) i livelli sierici di CrA preoperatoria con il PSA ed il Gleason. Risultati: Questi i risultati dei paramentri preoperatori analizzati: PSA medio 18 ng/ml (range 2.15-138,1), Gleason di basso grado in 101 pz e di alto grado in 67 pz, CrA sierica media di 125.5 ng/ml (range 22.4-3300). L’analisi statistica di correlazione tra il valore di CrA e rispettivamente il valore di PSA preoperatorio (p=NS) e il Gleason score (p<0.05) non ha dato per nessuno dei parametri studiati una associazione statisticamente significativa. Conclusioni: Con i dati in nostro possesso, possiamo concludere che la CrA sierica non correla né con il PSA tot né con il Gleason bioptico e ci induce ad avere qualche dubbio sull’utilizzo di questo marcatore in associazione agli altri due parametri e sul suo possibile ruolo prognostico nel tumore di prostata. Bibliografia 1. M. Marszalek, J. Wachter, A. Ponholzer, T. Leitha, M. Rauchenwald, S. Madersbacher. Insulin-like Growth Factor 1, Chromogranin A and Prostate Specific Antigen Serum Levels in Prostate Cancer Patients and Controls. European Urology, Volume 48, Issue 1, Pages 34-39 2. Berruti et al. Independent prognostic role of circulating chromogranin A in prostate cancer patients. Endocr Relat Cancer 2005; 12: 109 3. Chang YH, Chuang CK et al. Elevated serum chromogranin A precedes prostate-specific antigen elevation and predicts failure of androgen deprivation therapy in patients with advanced prostate cancer. J Formos Med Assoc 2003; 102:480 Abstract n. 87 - Poster UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO E METASTASI OSSEE Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Alabiso O.2, Krengli M.3, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO “Maggiore della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità” Introduzione e Obiettivi: I pazienti (pz) con cancro di prostata (CAP) in stadio avanzato sono ad alto rischio di sviluppare metastasi ossee (MTS) con possibile comparsa di sintomatologia dolorosa di grave entità. L’Acido Zoledronico (Zometa) è un difosfonato di nuova generazione 2-3 volte più potente del pamidronato, con efficacia clinica dimostrata sia sulle lesioni litiche, che su quelle osteoblastiche. In questo lavoro retrospettivo abbiamo valutato l’efficacia e l’assenza di effetti collaterali nel trattamento con Acido Zoledronico utilizzato in un gruppo di pz seguiti dall’ambulatorio del GIC prostata, attivo da 3 anni presso la nostra Azienda Sanitaria. Metodi: 32 pz con CAP in stadio avanzato e con almeno 1 MTS ossea documentata con scintigrafia ossea, radiografie mirate o TC, sono stati trattati con Zometa (4 mg, ogni 28 giorni) per almeno 6 mesi. L’età media dei pz era di 66 anni (range: 57-86) e il Gleason bioptico medio di 8 (range: 5 - 10). Il tempo medio di comparsa delle MTS ossee è stato di 32 mesi (range: 22-48). 6 pz sono stati sottoposti a prostatectomia radicale e successiva radioterapia (RT) adiuvante, 2 pz a RT esclusiva e in tutti i casi è stata impostata una terapia con LH-RH analogo e antiandrogeno intermittente. 16 pz sono stati trattati con terapia di II linea e con Docetaxel. A tutti i pz è stato somministrato Zometa 4 mg e.v. in infusione di 15’ ogni 28 giorni. Risultati: Tutti i pz hanno compilato prima dell’inizio della terapia un questionario sulla qualità di vita (QL30) e sono stati sottoposti a valutazione del dolore con scala VAS (media iniziale: 6) e questionario sull’utilizzo di antidolorifici (65 % di pazienti con uso di oppioidi maggiori). 22 pz sono attualmente in terapia, 1 pz ha sospeso la terapia per una patologia ematologica concomitante, 9 pz sono deceduti. Dopo 6 mesi, 20 pz sono stati sottoposti a rivalutazione della qualità di vita con questionario QL30 e del dolore con scala di VAS e a questionario sull’utilizzo di antidolorifici. La qualità di vita è risultata Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 37 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica migliorata, il punteggio medio secondo scala VAS è risultato di 4,5 e la % di pz con uso di oppioidi maggiori è risultata del 43%. In tutti i casi la tollerabilità del farmaco è stata buona e non si sono manifestati eventi avversi. Conclusioni: Acido Zoledronico è attivo nel ridurre il dolore da metastasi scheletriche in pazienti con CAP avanzato, è privo di effetti collaterali ed eventi avversi, rappresentando nella nostra esperienza, seppur in un campione ridotto, l’opzione terapeutica di scelta per il trattamento della sintomatologia dolorosa causata dalla presenza di MTS ossee. Abstract n. 89 - Poster “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1, Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB) Bibliografia Introduzione e Obiettivi: La Saturation Biopsy (SB) è entrata nell’utilizzo clinico comune nel caso di forte sospetto di neoplasia prostatica in pazienti con pregressa biopsia negativa, in quanto in grado di aumentare il numero di tumori diagnosticati. Molto si discute oggi sul numero di prelievi e sulla sede in cui eseguirli. In questo lavoro abbiamo analizzato i risultati del nostro schema di biopsie prostatiche estese SB, valutando le sedi di maggior riscontro di patologia tumorale. Metodi: Il nostro schema di SB prevede l’esecuzione di 32 prelievi per via transrettale in sedazione, comprendenti la zona periferica, la zona transizionale e la zona anteriore. Dal novembre 2003 al giugno 2005 abbiamo sottoposto a biopsia 70 pazienti, con età media di 65,4 anni (range 50-81), PSA medio di 11.2 ng/ml (range 3,23-30) e numero medio di biopsie standard pregresse di 1,5. In 7 pazienti era stato precedentemente riscontrato un PIN ad alto grado. Risultati: Un tumore è stato riscontrato in 21 pazienti (39.9%), mentre in 49 pazienti (69,1%) anche la SB è risultata negativa. Il numero medio di prelievi bioptici positivi nei pazienti con tumore era di 3,2/32. Un Gleason score basso o medio grado è stato riscontrato in 17/21 pazienti, mentre uno ad alto grado in 4/21 pazienti, nel 19% delle procedure si sono osservate complicanze postoperatorie rilevanti (ematuria con coaguli, ritenzione d’urina o prostatite). I dati dimostrano una omogenea distribuzione nel nostro schema bioptici dei prelievi bioptici positivi, con incidenza più alta a livello medio e apicale bilateralmente. Conclusioni: La SB rappresenta un valido strumento nella diagnosi di tumore della prostata in pazienti con mappaggio bioptico standard negativo, e con forte sospetto clinico di tumore, mantenendo una alta percentuale di diagnosi anche in pazienti con numerose biopsie negative. Alla luce dei risultati ottenuti e della uniforme distribuzione dei prelievi positivi ottenuti secondo il nostro schema bioptico siamo convinti dell’utilità di mantenerlo senza diminuirne il numero né variarne le sedi. Per la non trascurabile frequenza di complicanze, la metodica a nostro avviso, non dovrebbe essere eseguita di routine dopo un singolo campionamento bioptico negativo. 1. Saad F, Perrotte P, Benard F, McCormack M, Karakiewicz P. Bone health in men with prostate cancer: diagnostic and therapeutic considerations. Can J Urol 2005; 12 (3 Suppl):9 2. Saad F. et al. Clinical benefit of zoledronic Acid for the prevention of skeletal complications in advanced prostate cancer. Clin Prostate Cancer. 2005; 4:31 3. Christopher C. Parker.The role of bisphosphonates in the treatment of prostate cancer. BJU International Volume 95 Issue 7 Page 935; 2005 Abstract n. 88 - Comunicazione DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, PUÒ ESSERE UTILE? Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3, Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P1., Ceratti G.1, Favro M.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB) Introduzione e Obiettivi: La Cromogranina A (Cr.A) rappresenta un marker dei tumori a differenziazione neuroendocrina fra cui anche il tumore della prostata. Lo scopo del nostro studio è valutare se il dosaggio sierico della Cr.A pre-operatorio rappresenta un marker predittivo di progressione neoplastica o di malattia avanzata nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Metodi: Dal 2001 al 2005 abbiano dosato la Cr.A a 168 pazienti in seguito sottoposti a prostatectomia radicale retropubica, il valore di Cr.A media era di 125,5 ng/ml (da 22 a 3300). In 152 pz è disponibile un follow up medio di 18 mesi 126 pazienti (83%), sono liberi da malattia, mentre 26 pazienti (17%) presentano segni clinici o bioumorali di persistenza o di ripresa di malattia, i valori medi di Cr.A nei due gruppi erano rispettivamente di 97.8 e 90.6 ng/ml, non mostrando differenze significative. Risultati: I test statistici (correlazione non parametrica di Spearman) non hanno evidenziato una correlazione statisticamente significativa dei valori di Cr.A con i valori di PSA (p=NS), lo stadio patologico, il gleason e l’interessamento linfonodale (p=NS), ne tanto meno con il rischio di ripresa biochimica di malattia dopo l’intevento chirurgico, mentre è stata riscontrata una correlazione tra CrA e Gleason bioptico che tuttavia non ha significatività statistica (p>0.05). Conclusioni: Nella nostra esperienza il dosaggio sierico della Cr.A seppur utile nella gestione terapeutica dei carcinomi prostatici avanzati a patterns neuroendocrini, non trova applicazioni cliniche nel dosaggio preoperatorio in pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Bibliografia 1. Kimura N, et al. Plasma chromogranin A in prostatic carcinoma e neuroendocrine tumors. J Urol 1997; 157:575 2. Yashi M, et al. Chormogranin A concentration as a serum marker to predict prognosis after endocrine therapy for prostate cancer. J Urol 2003; 169:2305 38 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Bibliografia 1. Chrouser KL, Lieber MM. Extended and saturation needle biopsy for the diagnosis of prostate cancer. Curr Urol Rep 2004; 5:226 2. PMID: 15161572 [PubMed - in process] 3. Rabets JC, Jones Prostate cancer detection with office based saturation biopsy in a repeat biopsy population. J Urol. 2004; 172:94 Abstract n. 90 - Poster OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA: CASE REPORT Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino Introduzione e Obiettivi: Le neoformazioni non epiteliali della vescica rappresentano il 1-5% di tutti i tumori vescicali. Possono essere connettivali primitivi (leiomiosarcoma, rabdomiosarcoma, condrosarcoma, osteosarcoma, liposarcoma, mio- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica blastoma a cellule granulari), non connettivali (angiosarcoma, neurosarcoma, neurofibroma, feocromocitoma, melanoma), secondari. I sarcomi della vescica rappresentano meno dell’1% dei tumori vescicali e si ritiene che abbiano origine (eccetto gli angiosarcomi) dai tessuti mesenchimali pluripotenti della parete vescicale. Materiali e Metodi: Riportiamo il caso del paziente F.S., maschio, di 72 anni. Nel 2001 è stato sottoposto a prostatectomia radicale per oncosi prostatica con successiva radioterapia adiuvante. Nel maggio 2005 il paziente riferiva episodio di macroematuria: all’ecografia addominale di controllo si riscontrava una neoformazione vegetante endovescicale di 3,5 cm di diametro. È stato quindi sottoposto a resezione endoscopica della neoformazione. All’esame istologico la neoformazione si è rivelata essere una neoplasia mesenchimale della vescica: osteosarcoma con associati aspetti condroblastici. Il paziente è stato quindi sottoposto a TC addome e scintigrafia ossea di accertamento ed è stata proposta la cistectomia radicale. Conclusioni: L’osteosarcoma primitivo della vescica è un tumore molto raro, con meno di 30 casi documentati dalla letteratura fino al 2002. Clinicamente e radiologicamente risulta indistinguibile da altri tumori vescicali calcificanti. La prognosi è estremamente severa e spesso i pazienti affetti non sopravvivono oltre i 6 mesi dalla diagnosi. Bibliografia 1. Rodriguez Alonso A, Gonzalez Blanco A, Bonelli Martin C, Nogueira Carballedo C, Garcia Rego JA, Cachay Ayala M, Lorenzo Franco J, Cuerpo Perez MA, Nieto Garcia. Primary bladder osteosarcoma treated with hemicystectomy. J Actas Urol Esp 2002; 26:226 2. Kato T, Kubota Y, Saitou M, Yaguchi H, Sasagawa I, Nakada T, Yuda F. Osteosarcoma of the bladder successfully treated with partial cystectomy. J Urol 2000; 163:548 3. Mohan H, Ahal S, Nada R, Jogai S, Attri AK. Osteosarcoma of the bladder - a case report. Indian J Pathol Microbiol. 2001; 44:451 4. Dahm P, Gschwend JE. Malignant non-urothelial neoplasms of the urinary bladder: a review. Eur Urol 2003; 44:672 4. Movsas B, Hanlon AL, Pinover W, Hanks GE. Is there an increased risk of second primaries following prostate irradiation? Int J Radiat Oncol Biol Phys 1998; 41:251 5) Catalona WJ. Urothelial tumors of the urinary tract. In Walsh PC, Retik AB, Stamey TA, Vaughan ED Jr, eds. Campbell’s Urology, Vol. 2. Philadelphia: WB Saunders; 1992: 1094 Abstract n. 91 - Poster QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma superficiale della vescica è una delle neoplasie di più frequente riscontro in ambito urologico ed è caratterizzo da progressione e frequente comparsa di recidive. A causa di queste caratteristiche, il paziente deve essere sottoposto a ripetute resezioni endoscopiche e ad attento follow-up da parte dello specialista urologo. In particolare, assumono importanza significativa le instillazioni endovesicali a scopo oncopreventivo, attuate tramite numerosi protocolli la cui durata impone al paziente uno stretto rapporto di dipendenza dalla struttura sanitaria. Sulla base di queste osservazioni abbiamo condotto uno studio sulla qualità di vita nei pazienti sottoposti a tali terapie. Materiali e Metodi: Tra Febbraio 2004 e Maggio 2005, sono stati valutati 43 pazienti afferenti presso il nostro ambulatorio, dedicato al follow-up dei tumori superficiali della vescica. Tutti erano stati sottoposti ad almeno un ciclo di instillazioni. Per valutare in modo esaustivo la qualità di vita, abbiamo adottato un approccio multidisciplinare urologico-sessuologico ed abbiamo utilizzato un questionario, somministrato da un medico della nostra equipe. Tramite 52 domande sono state valutate le seguenti variabili: il tempo libero, l’attività lavorativa, la vita sessuale e relazionale, la compliance e l’autostima. Risultati: Dall’analisi dei dati in nostro possesso è emerso che, per ogni variabile considerata, la qualità di vita sembra essere lievemente destabilizzata dalla terapia in esame. In particolare, i dati più rilevanti riguardano l’attività lavorativa (46.1%), l’attività sessuale e la vita di coppia (37.5%) e l’autostima (33%). L’età media dei pazienti in studio è risultata pari a 67.7 +/- 9.9 anni (range 40-84). Conclusioni: Dall’analisi dei risultati del nostro studio è emersa l’importanza di un approccio multidisciplinare al paziente con neoplasia maligna. Ci proponiamo di proseguire c/o il nostro ambulatorio il follow-up di tali pazienti con approccio integrato che permetta da un lato di analizzare i fattori organici e dall’altro di seguire il paziente e la coppia sotto l’aspetto sistemico-relazionale, psico-comportamentale e socio-culturale. Abstract n. 92 - Poster MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR TUMOURS CLINICAL STAGE II Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1, Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3, Romano M.4, Franceschi T.5, Cetto G.L.1 1 Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona; 2 Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 3Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 5Oncologia Medica, Mater Salutis Hospital, Legnago Background: Nowadays seminomatous germ cell testicular tumor (SGCTT) is one of the most curable solid neoplasm. According to European Germ Cell Cancer Consensus Group (EGCCCG) guidelines, patients (pts), with pure seminoma of testis clinical stage IIA-IIB-IIC, can be treated respectively with: radiotherapy, radiotherapy or chemotherapy and chemotherapy (if necessary with retroperitoneal lymph node dissection (RPLND) of residual masses). Herein we review our experience in management of stage II SGCTT. Patients and Methods: A retrospective analysis of 23 pts with SGCTT and lymphatic spread to retroperitoneal lymph node, followed in our Institution from 1982 to 2005 was performed: 8 had a IIA clinical stage disease; 7 IIB; 8 IIC. Two patients had a previous diagnosis of controlateral seminoma (clinical stage I) 11 and 2 years before respectively. Median age was 37 years (range 24-71). At diagnosis, serum markers were elevated in 7 pts (30,4%); vascular invasion was found in 4 pts (17,3%). Median follow-up was 31 months (range 1-340). The treatment post-orchiectomy was: irradiation in 7 IIA and 4 IIB; chemotherapy alone (platinum-based) in 2 IIB and 3 IIC; RPLND in 1 IIA (previously irradiated for controlateral seminoma); chemotherapy followed by RPLND of residual masses in 1 IIC; chemotherapy followed by retroperitoneal irradiation in 2 IIC; RPLND followed by chemotherapy in 1 IIC and 1 IIB (previously irradiated for controlateral seminoma); chemotherapy followed by RPLND and then irradiation in 1 IIC. Results: 22 pts (95,7%) had clinical remission of disease. Relapse, at retroperitoneal lymph node, occured only in 1 pt (clinical stage IIC, vascular invasion present). Time to relapse was 2 months and although salvage chemotherapy, he died after 14 months from diagnosis. Conclusion: 1) Prefered management was irradiation for clinical stage IIA and IIB, it was well tollerated and overall toxicity was mild. 2) Chemotherapy was the treatment of choice for clinical Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 39 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica stage IIC (if necessary associated with RPLND of retroperitoneal masses and/or irradiation); it was also performed in stage IIB (42,8%). 3) Relapse and death occured only in 1 pt (4,3%). At the last follow-up evaluation, 95,7% pts were alive and disease-free. 4) All these results are in accordance with EGCCCG guidelines. del margini esistente presso il nostro Istituto. Tale studio potrebbe rappresenta la valutazione preliminare per uno studio di intensificazione selettiva della dose (“differential dose painting”) basato su metodiche di imaging biologico-funzionale (RM a spettroscopia e PET con tracciante ad elevata sensibilità e specificità). Bibliografia Abstract n. 93 - Poster LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE? IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO NELLA PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET PAZIENTE-SPECIFICO Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31, ASO Molinette, Torino Introduzione: La prostata non è visibile in un’immagine portale all’acceleratore lineare. Una procedura recentemente implementata per visualizzare questa, è rappresentata dal posizionamento sotto guida ecografia di reperi radio-opachi all’interno della prostata. Tale approccio consente il controllo qualitativo e quantitativo degli eventuali spostamenti della prostata durante la radioterapia (RT) Materiali e Metodi: Dal marzo 2005 presso il nostro Istituto è stato avviato uno studio preliminare per ottimizzare il trattamento radioterapico conformazionale tridimensionale mediante l’introduzione di tre semi d’oro di dimensioni pari a 1.2 x 3 mm. I movimenti della prostata durante il trattamento sono in parte da ricercarsi nel diverso grado di riempimento del retto e vescica. Successivamente, nella posizione di trattamento e con opportuno presidio di immobilizzazione (Sinmed, NL), i pazienti sono sottoposti a risonanza magnetica (RM) con bobina di superficie ed a Tomografia Computerizzata (TC) per piano di cura. Giornalmente durante il trattamento, sono valutati le immagini portali ortogonali (EPID). Risultati e Discussione: Al momento attuale sono stati analizzate 70 immagini portali (EPID) del primo paziente inserito nello studio. Su ciascuna immagine portale (0 e 90) è stato valutato sia il movimento d’organo (“organ motion”) definito dallo spostamento dei tre marker fiduciali rispetto a predefiniti reperi ossei, sia la bontà del posizionamento (“set-up”) inteso come lo spostamento dei reperi ossei rispetto al campo di trattamento. Nella Tabella 1 sono riassunte le medie e le deviazioni standard (SD) nelle tre direzioni per l’ “organ motion” e per il set-up relativo alle prime 35 sedute. La prostata si muove in modo limitato in senso latero-laterale, mentre in senso cranio-caudale si evince una maggiore escursione in direzione craniale rispetto a quella caudale. Non vi è stata una significativa migrazione dei semi intraprostatici, ma piuttosto modestissimi cambiamenti tra le loro distanze legati ad una riduzione volumetrica della prostata. Conclusioni: Le SD degli errori roto-traslazionali registrati hanno permesso, in questo singolo paziente di ridurre i margini tra CTV e PTV modificando, in questo caso, il protocollo di espansione Tabella 1. (LL Latero-laterale, AP antero-posteriore, CC cranio-caudale) Organ motion 40 Set-up LL AP CC LL AP CC Errore Sistematico (mm) 0 1.3 -3.1 -4 -3.6 -0.5 Errore Random (mm) 1 3.6 4.8 3.5 2.5 2.8 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 1. Duerloo K, Roel JH, M Van Herk et al. Quantification of shape variation of prostate and seminal vesicle during external beam radiotherapy. IJROBP 2005; 61:228 2. Stroom J, Koper P, Horevaar G, et al:. Internal organ motion in prostate cancer patients treated in prone and supine treatment position. Radiother Oncol 1999; 51:237 Abstract n. 94 - Comunicazione selezionata ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO I TRATTATI CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA Muñoz F.1, Franco P1., Ciammella P1., Orefici E.1, Ferrando U.2, Ricardi U.1 1 SCDU Radioterapia; 2Università di Torino, Divisione di Urologia 31, ASO Molinette, Torino Introduzione: I seminomi posseggono un’elevata radio-chemiosensibilità tradotta in tassi di sopravvivenza che arrivano, considerando tutti gli stadi, a più del 90 %. La radioterapia (RT) postoperatoria è attualmente considerata il trattamento adiuvante standard. Scopo dello studio è la valutazione del controllo loco-regionale di malattia, della tossicità e dei secondi tumori in pazienti sottoposti a RT adiuvante, successiva alla orchifunicolectomia (OF). Pazienti e Metodi: Tra il gennaio 1985 ed il Dicembre 2004, 226 pazienti con diagnosi di seminoma del testicolo in Stadio I sono stati trattati con RT adiuvante dopo OF. L’età mediana alla diagnosi è stata di 36 anni. In 209 pazienti è stata posta diagnosi di seminoma classico (92,5%), in 13 di seminoma anaplastico (5,75%), in 4 di seminoma spermatocitico. Le dosi di RT sono state prescritte a metà diametro e somministrate con frazionamento convenzionale (180-200 cGy/die) mediante campi contrapposti AP/PA con fotoni X di energia pari a 18 MV. In 175 pazienti (77%) il volume di trattamento includeva i linfonodi lombo-aortici (LA) e gli iliaci ipsilaterali, in 26 pazienti(11,5%) i linfonodi LA e gli iliaci bilaterali, in 10 pazienti (4,42%) i LA soltanto ed in 6 pazienti (2,7%) i linfonodi LA, gli iliaci e gli inguinali ipsilaterali. 81 pazienti, (35,8 %) hanno ricevuto dosi > 30 Gy, durante i primi anni della casistica; più recentemente sono state erogate dosi più basse (< 30 Gy). Risultati: Con un follow-up mediano di 84 mesi (range 6-238) la sopravvivenza globale a 5 anni è stata del 98%. Tra i pazienti trattati, 7 (3%) sono andati incontro a recidiva di malattia. Di essi 2 sono recidivati in campo di radioterapia con localizzazione a carico dei linfonodi LA; 3 pazienti sono ricaduti con coinvolgimento dei linfocentri mediastinici. Infine, 2 pazienti sono progrediti con malattia disseminata a carico del parenchima polmonare. La terapia di salvataggio delle recidive è costituita in RT in 3 casi e chemioterapia con derivati del platino in 4 casi, con 5 remissioni complete di malattia. 2 pazienti recidivati sono morti a causa del seminoma. 1 paziente è deceduto a causa di una seconda neoplasia e altri 2 per cause non oncologiche. La tossicità acuta del trattamento radiante ha riguardato il tratto gastrointestinale ed è stata classificata di grado 1 secondo RTOG in 72 pazienti (32%) e di grado 2 in 15 pazienti (7%). Nella coorte analizzata si sono verificate 8 seconde neoplasie, tra cui 2 seminomi a carico del testicolo controlaterale, 1 LNH rinofaringeo, 1 adenocarcinoma pancreatico, 2 adenocarcinomi del grosso intestino, 1 adenocarcinoma della prostata ed un carcinoma squamoso del polmone. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: La RT in modalità adiuvante dopo OF in pazienti affetti da seminoma del testicolo in Stadio I si è dimostrata essere un trattamento fattibile, ben tollerato ed efficace nella sterilizzazione della malattia microscopica linfonodale. Gli effetti tardivi ed, in particolare, i secondi tumori derivati da tale approccio terapeutico, supportano l’odierna tendenza alla riduzione dei volumi di trattamento e delle dosi erogate. Abstract n. 95 - Comunicazione CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER Molinaro M.A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D’Armiento M.2 1 U.O. Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e Nefrologia “Policlinico Universitario Federico II”, Napoli Purpose: Bladder carcinoma is a relatively rare carcinoma, about 5% of malignant tumors in males and 3% in females. In the last decades an increased number of the diseased with this malignant illness has been noticed. For patients with invasive bladder cancer the usual recommended treatment is radical cystectomy, although transurethral resection of the tumor, systemic chemotherapy, and radiotherapy are each effective in some patients. Bladder preservation with trimodality therapy yields a 5-year OS rate of approximately 50%. Methods: RTOG 85-12 was the first trial on bladder preservation designed by the RTOG for patients with muscle-invasive bladder cancer who were otherwise candidates for radical cystectomy. The rationale for this trial was based on the encouraging experience reported by the National Bladder Cancer Group in patients who were medically inoperable and were treated with concurrent radiochemotherapy (1). This trial enrolled 42 patients, and a 5-year OS rate of 52% was reported. T stage was a prognostic factor, with patients with T2 disease experiencing 4-year survival rates of 64%, while patients with T3-T4 disease had a 24% 4-year OS rate (2). We enrolled 36 patients with bladder cancer stage T2 through T4a, mean age - 61,5 years (43-70). N+ nodes were encountered in 10,5% of the patients. The same percentage of patients exhibited Ca in situ coexistent with invasive tumor. The treatment scheme in 36 patients was maximally possible TUR, followed by simultaneous chemo and radiotherapy with Cisplatin 100 mg/m2 i.v. on 0 and 21st days during the external radiotherapy of the pelvis. 45 Gy were applied in 25 fr. with 1.8 Gy daily. Urologic evaluation of the tumor response directed further therapy: radical cystectomy in the 8 patients who had incomplete responses, additional chemotherapy and radiotherapy in the 18 patients who had complete responses or who were unsuited for cystectomy, and alternative care in the 10 patients who could not tolerate either irradiation or chemotherapy. Results: After a median follow-up of 38 months, the local control is achieved in 84,3%, partial in 15,7% and survival rate was 58,7%. Actually 17 of the 36 patients (45 %) were alive and free of detectable tumor. In 7 (20%) a superficial tumor recurred and required further transurethral surgery and intravesical drug therapy. Conclusions: Conservative combination treatment may be an acceptable alternative to immediate cystectomy in selected patients with bladder cancer. References 1. Shipley WU, Prout GR Jr, Einstein AB, et al. Treatment of invasive bladder cancer by cisplatin and radiation in patients unsuited for surgery. JAMA 1987; 258:931 2. Tester W, Porter A,Asbell S, et al. Combined modality program with possible organ preservation for invasive bladder carcinoma: results of RTOG protocol 85-12. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1993; 25: 783 Abstract n. 96 - Poster LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Porcaro A.B.1, Migliorini F.1,Monaco C.1, Balzarro M.1, Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2, Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1, Comunale L.1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è studiare l’accuratezza diagnostica della ER-MRI come metodica nel rilevare la sottostadiazione del carcinoma prostatico clinicamente localizzato sia come penetrazione capsulare sia come invasione delle vescichette seminali. Materiali e Metodi: 90 pazienti con neoplasia clinicamente localizzata della prostata sono stati sottoposti a prostatectomia radicale, dopo essere stati stadiati con la ER-MRI. L’età media dei pazienti era 66 anni (range: 51-77). Il PSA medio preoperatorio era 9,5 ng/mL (range: 1-54). Il valore medio del Gleason score bioptico era 6 (range: 4-8). La stadiazione ERMRI è stata praticata almeno 45 giorni dopo l’esecuzione delle biopsie prostatiche, utilizzando il Magnetom Symphony 1.5 Tesla. La stadiazione patologica è stata eseguita secondo il protocollo di Standford. I risultati della ER-MRI sono stati correlati statisticamente con quelli della stadiazione patologica in modo da definire la sensibilità, specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e l’accuratezza globale della metodica. Risultati: Il Gleason score patologico medio è risultato 6,1 (range 3-9). 62 pazienti (0,69 %) sono risultati stadio patologico pT2 e 28 (0,31%) pT3 di cui 18 (0,20%) con penetrazione capsulare ed 10 (0,11%) con invasione delle vescichette seminali. La ER-MRI ha stadiato 65 pazienti (0,72%) come cT2 e 25 (0,28%) come cT3 di cui 15 (0,17%) con penetrazione capsulare e 10 (0,11%) con invasione delle vescichette seminali. Sensibilità, specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo ed accuratezza stadiante globale sono risultati rispettivamente 0,83%, 1,00%, 1,00%, 0,96% e 0,97% per la penetrazione capsulare; mentre 1,00%, 1,00%, 1,00%, 1,00% e 1,00% per la invasione delle vescichette seminali rispettivamente Conclusioni: In questa preliminare esperienza la ER-MRI si è dimostrata una metodica efficace nel rilevare la sottostadiazione del carcinoma prostatico clinicamente localizzato sia come estensione extracapsulare sia come invasione delle vescichette seminali. Abstract n. 97 - Video ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A., Breda G. Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa Introduzione: Il Linfangioma Cistico (LC) è una rara malformazione benigna del sistema linfatico e localizzabile in vari distretti corporei: milza, mediastino, retroperitoneo, mesentere ed ovaia. La localizzazione retroperitoneale è tipica dell’infanzia e piuttosto rara nell’età adulta. Presentiamo un caso insidioso di LC retroperitoneale. Case report: Ragazza di 25 anni giunge alla nostra osservazione per la presenza di dolore lombare destro irradiato ai quadranti addominali omolaterali. L’anamnesi risulta negativa per patoloArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 41 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica gie degne di nota. L’esame clinico rivela la presenza di una piccola massa in ipocondrio destro. Una successiva valutazione ecografica mette in evidenza la presenza di una cisti in sede renale destra, polare inferiore, di 8 centimetri. La successiva CT conferma la presenza di una neoformazione cistica ma di dubbia pertinenza renale. La neoformazione cistica presenta rapporti intimi con alcune strutture nobili retroperitoneali: parete laterale della vena cava, uretere e vena gonadica destra. Si propone la rimozione laparoscopica dalla formazione cistica. L’asportazione della cisti retroperitoneale viene eseguita per via laparoscopica con accesso transperitoneale: paziente in decubito laterale sinistro, accesso open secondo la tecnica di Hasson, induzione del pneumoperitoneo e posizionamento sotto vista di altri 3 trocars (due da 5 mm ed uno da 12 mm) in sede sottocostale secondo lo schema abituale. L’intervento ha inizio con la mobilizzazione mediale del colon ascendente e del duodeno; la cisti viene isolata per via smussa e tagliente dai tessuti circostanti. La dissezione della parete cistica appare difficoltosa in prossimità della vena cava inferiore e della vena gonadica. La cisti viene rimossa completamente liberandola inferiormente dai rapporti con l’uretere destro. L’esame istologico pone la diagnosi di LC. Assenza di complicanze intraoperatorie e post-operatorie; la paziente è stata dimessa in 2 giornata. Discussioni Il LC è una lesione benigna del sistema linfatico di cui l’eziologia esatta rimane incerta. La manifestazione clinica è variabile e talvolta può essere ingannevole. Lo studio addominale ecografico è la procedura diagnostica di prima istanza, ma la valutazione CT può evidenziare in dettaglio le dimensioni, la forma e i rapporti del LC mostrandone talvolta la provenienza da organi solidi quali il rene, ovaia etc. La particolarità di questo caso clinico sta nella iniziale errata interpretazione ecografia con diagnosi di cisti renale polare inferiore e nella mancata chiarezza CT del quadro anatomico. L’ errata intrepretazione poteva portare ad una non felice indicazione di marsupializzazione della parete cistica con possibile lesione di strutture nobili retroperitoneali. Un’altra particolarità sta nella difficoltosa dissezione della parete del LC dalla parete cavale e dalla vena gonadica destra, con possibile rischio di lesioni vascolari. L’asportazione è il trattamento di scelta e può essere effettuato per via “open” o laparoscopica, come descritto in letteratura. Appare imprudente lo svuotamento percutaneo della cisti, con eventuale sclerotizzazione delle pareti, visto l’intimo rapporto con le suddette strutture vascolari. È evidente il vantaggio della procedura laparoscopica per il recupero veloce del paziente e la minima morbilità. Abstract n. 98 - Comunicazione CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA: CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A., Scieri F., Stener S., Gaboardi F. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano Introduzione: La cistectomia radicale laparoscopica (CRL) è una tecnica nuova e controversa: oltre ai dubbi sulla sicurezza oncologica esistono delle perplessità riguardo alla convenienza economica della procedura. Abbiamo esaminato i costi della CRL comparandoli con l’intervento a cielo aperto (CRCA) in due gruppi di pazienti (pz) operati nel nostro Reparto. Metodi: Tra settembre 2001 e luglio 2004 abbiamo eseguito 10 CLR con neovescica ileale ortotopica per carcinoma vescicale a cellule transizionali (gruppo A). Questo gruppo di pz è stato confrontato con un gruppo di 10 pz sottoposti a CR-CA prima di iniziare il programma di chirurgia laparoscopica, nel periodo compreso tra novembre 2000 e agosto 2001 (gruppo B). 42 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abbiamo escluso dall’analisi i pz sottoposti a cistectomia di salvataggio o a trattamenti neoadiuvanti. All’analisi statistica (test t o Mann-Whitney) i due gruppi di pz sono risultati omogenei per quanto riguarda età, ASA score e body mass index medi. I dati economici sono stati ricavati dai centri di costo del nostro Ospedale. Abbiamo valutato i costi di degenza, dei materiali monouso e di occupazione della sala operatoria. In tali voci sono compresi i costi del personale. Non abbiamo valutato i costi dei materiali di base per entrambe le tecniche poiché non impiegati solamente per le cistectomie. Nel nostro centro un giorno di degenza costa 625 € mentre un’ora di occupazione di sala operatoria costa 520 €. Risultati: Non ci sono state differenze statisticamente significative tra il gruppo A e il gruppo B per quanto riguarda il numero medio dei linfonodi asportati (19.5 versus 18.6) e i giorni medi di permanenza del catetere transuretrale (14.9 versus 17.9) L’occupazione media di sala operatoria e la degenza ospedaliera media nei gruppi A e B è stata rispettivamente di 395.5 versus 275 min e di 10.5 e 18.9 gg (differenze statisticamente significative). I materiali monouso generalmente utilizzati nella CRL costano 637 € contro 270 € nella CR-CA. Nel nostro centro i costi totali dei parametri considerati risultano 10626 € per la CRL e 14465 € per la CR-CA. Conclusioni: In termini di costi nell’esperienza del nostro centro la CRL ha un vantaggio, dovuto a minori tempi di degenza, di circa 3839 € rispetto alla CR-CA. La laparoscopia sembra avere minore impatto chirurgico per il pz e minore impatto economico per la struttura sanitaria. Abstract n. 99 - Poster HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO RISCHIO DI PROGRESSIONE Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D., Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale “Di Venere”, Bari Introduzione e Obiettivi: Il trattamento del carcinoma prostatico localmente avanzato o ad alto rischio di progressione rimane tuttora controverso. L’HIFU si prefigge la termoablazione della prostata con ultrasuoni focalizzati ad alta energia; con questa tecnica è possibile un trattamento ablativo extracapsulare, che potrebbe consentire un buon controllo locale e la radicalizzazione di alcuni T3N0M0, ma esistono pochi dati in letteratura sulla sua efficacia in questi pazienti. Metodi: In 38 mesi abbiamo effettuato 93 trattamenti ABLATHERM (EDAP TECHNOMED) in 78 pazienti con neoplasie ad alto rischio di progressione (T2c o con Gleason score > 7 o con PSA > 20 ng/ml), N0M0, di età media 73,2 anni, PSA medio 35,3 ng/ml e Gleason score medio 6,9, non candidabili a chirurgia radicale per età superiore a 75 anni o per comorbilità. Il volume prostatico medio era di 40,6 ml ed in tutti i casi è stata effettuata una TURP di debulking; 21 neoplasie erano T3 ed una T4, 23 di Gleason score > di 7 e 44 con PSA > 20 ng/ml. Nelle neoplasie localmente avanzate il trattamento è stato esteso extracapsularmente in modo mono o bilaterale, sacrificando i nervi erigentes e coinvolgendo nei T3b le vescichette seminali e nell’unico T4 il trigono vescicale. In 11 pazienti è stato effettuato un secondo trattamento HIFU per persistenza di malattia alla biopsia di controllo a 6 mesi, mentre in 4 casi il ritrattamento è stato necessario a causa di un volume prostatico > 100 ml. Risultati: Il follow up medio è di 21,8 mesi, con dosaggio del PSA ogni 3 mesi e biopsia prostatica a 6 mesi dall’HIFU. Il success rate biochimico (PSA stabilmente < 0,5 ng/ml) è stato 41% ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ed il success rate istopatologico (negativizzazione della biopsia) 67,3%; nell’ 82,3% e nel 75,5% dei casi, già a 6 mesi, non si rilevava malattia residua rispettivamente alla DRE ed alla TRUS. Gli eventi avversi sono stati: UTI nel 23,1% dei casi, ematuria e dolore emorroidario nel 3,8%, prostatiti nel 5,1%, orchiepididimiti nel 2,6%, stenosi dell’uretra nel 7,7%, sclerosi del collo vescicale nel 6,4%, fistola uretro-rettale nello 1,3%, stress incontinence di grado lieve nel 3,8% e disfunzione erettile nel 75,8% dei casi (22 dei 29 pazienti potenti prima del trattamento). Conclusioni: Nei carcinomi prostatici localmente avanzati o ad alto rischio di progressione, ad un follow up di quasi 2 anni, l’HIFU sembra risolutivo in più del 40% dei casi e, nei rimanenti, ottiene un buon controllo locale della malattia. Questi risultati, confrontati con i dati rilevati dalle tabelle di Partin (2% di probabilità di malattia organo confinata e 73% di interessamento linfonodale per carcinomi di stadio > T2b, con Gleason score > 7 e PSA > 20 ng/ml), dimostrano l’efficacia dell’HIFU nel trattamento locale dell’adenocarcinoma prostatico localmente avanzato o ad alto rischio di progressione. Questa opzione terapeutica, consentendo un efficace trattamento ablativo extracapsulare, sembra capace, in alcuni casi, di radicalizzare i pazienti che non abbiano localizzazioni linfonodali o metastatiche. Sarà necessario un follow-up più lungo per confermare questi dati preliminari. Abstract n. 100 - Poster LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A. AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale “Di Venere”, Bari Introduzione e obiettivi: I tumori del funicolo spermatico rappresentano il 5 % dei tumori intrascrotali. Tra questi il liposarcoma è una forma molto rara, di cui sono descritti in letteratura solo un centinaio di casi. Riportiamo un nuovo caso di liposarcoma del funicolo spermatico. Metodi: D.G. di 66 anni, sottoposto nel 1999 a prostatectomia radicale retropubica per adenocarcinoma prostatico (pT2aNo, Gleason Score 4) con PSA attualmente non dosabile, giunge alla nostra osservazione per la presenza di una tumefazione dell’emiscroto sinistro. Obiettivamente si apprezza a livello del funicolo spermatico sinistro una neoformazione di 6x4 cm, di consistenza dura e non dolente. L’ecografia scrotale rileva una ecostruttura disomogenea. I markers tumorali (LDH, alfa feto proteina e beta HCG) sono nella norma. Si esegue una inguinotomia esplorativa sinistra e una biopsia estemporanea rileva una neoplasia mesenchimale maligna. Si procede, pertanto, ad una orchifunicolectomia con legatura alta del funicolo spermatico. Risultati: L’esame istologico definitivo evidenzia un liposarcoma indifferenziato del funicolo spermatico, con margini di resezione, didimo ed epididimo esenti da infiltrazione neoplastica. Il paziente esegue una TAC torace, addome e pelvi di stadiazione, che risulta negativa e viene avviato a trattamento radioterapico adiuvante. A distanza di 6 mesi il paziente è in buone condizioni e non presenta, all’esame clinico ed alla TAC di controllo, recidive di malattia locali o sistemiche. Conclusione: Il liposarcoma del funicolo spermatico rappresenta un’entità rara; la variante indifferenziata è da considerarsi assai inusuale, rappresentando il 10 % dei sarcomi del funicolo (1). L’orchifunicolectomia con legatura alta del funicolo spermatico costituisce il trattamento di elezione (2). La radioterapia adiuvante è indicata in presenza di margini chirurgici positivi, metastasi linfonodali, malattia di alto grado (3) e in caso di recidiva locale (5). La linfadenectomia retroperitoneale non comporta alcun beneficio, mentre il ruolo della chemioterapia è tuttora incerto (6). La sopravvivenza a 5 e 10 anni è del 75 % e 63 % rispettivamente (1). Pur essendo basso il rischio di progressione, l’esistenza di recidive locali tardive impone un follow up a lungo termine (7). Bibliografia 1. Peyri Rey E, Urban Ramon A, Martinez Fernandez M, Sanmarti Da Silva B. Actas Urol Esp. 2003; 27:383 2 Mattei DV, Rocco B, Scardino E, Verweij F, Renne G, Fasani R, De Cobelli O. Anticancer Res. 2003; 23:2933 3 Ballo MT, Zagars GK, Pisters PW, Feig BW, Patel SR, von Eschenbach AC. J Urol. 2001; 166:1306 4 Soler Soler JL, Zuluaga Gomez A, Hidalgo Dominguez MR, Bados Nieto MP, Martinez Torres JL, de la Fuente Serrano A, Nogueras Ocana M. Actas Urol Esp 1999; 23:447 5 Certo LM, Avetta L, Hanlon JT, Jacobs D.Urology.1988; 31:168 6 May M, Seehafer M, Helke C, Gunia S, Hoschke B.Aktuelle Urol 2004; 35:130 7. Lachkar A, Sibert L, Gobet F, Thoumas D, Bugel H, Grise P. Prog Urol 2000; 10:1228 Abstract n. 101 - Poster HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF SUPERFICIAL BLADDER CANCER Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1, Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1 1 Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova; 2 Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze Farmaceutiche e 4 Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova Introduction: This study reports the development of a new water-soluble paclitaxel-hyaluronic acid bioconjugate, HYTAD1-p20, for intravesical treatment of superficial bladder cancer. HYTAD1-p20 was synthesized by carboxyl esterification of hyaluronic acid with paclitaxel, and its physicochemical and biological properties were characterized. Methods: Paclitaxel loading was optimized at 20% w/w; this procedure increased by 500 fold the paclitaxel concentration in the resulting water-soluble biomaterial. In vitro, HYTAD1-p20 exerted a much greater dose-dependent inhibitory effect against RT-4 and RT-112/84 human bladder carcinoma cell growth than that of free drug, and directly interacted with CD44 expressed by bladder tumor cells. In vivo biodistribution of the compound was analyzed using a small animal-dedicated scintigraphy YAP camera following catheterization of mice, and intravesical instillation of 99mTc-labeled HYTAD1-p20 for 120 minutes. Results: Results showed that the scintigraphic signal remained confined to the bladder. Results of pharmacokinetic studies carried out in rats following bladder catheterization and intravesical instillation of HYTAD1-p20, disclosed that drug leakage was negligible during a 2-hour analysis. Histological examination of drug-instilled bladders revealed that HYTAD1-p20 was extremely well tolerated, while paclitaxel alone produced mucosal disruption and submucosal infiltration of inflammatory cells. Treatment of SCID mice bearing subcutaneous RT112/84 tumors with maximum tolerated doses of bioconjugate or paclitaxel showed that HYTAD1-p20 exerted a therapeutic activity comparable to that of free drug. Conclusions: These data suggest that HYTAD1-p20 significantly improved results obtained with conventional paclitaxel, in terms of hydrosolubility, in vitro activity against human bladder cancer cells and in vivo biocompatibility. This bioconjugate is a potentially useful treatment for superficial urothelial malignancy. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 43 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica References: 1. Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G. Medicina oncologica. Masson, Milano, 1999 2. Raghavan D, Sher H, Leibel S, Lange P. Principles and Practice of Genitourinary Oncology. Lippincott-Raven Publishers, Philadelphia, 1997 3. Au JL, Jang SH, Wientjes MG. Clinical aspects of drug delivery to tumors. J Control Release 2002; 78:81 4. Crawford D. Intravescical Therapy for Superficial Cancer: Need for More Options. Journal of Clinical Oncology 2002; 20, No 15:3185 5. Sena G, Onado C, Cappella P, Montalenti F, Ubezio P. Measuring the complexity of cell cycle arrest and killing of drugs: kinetics of phase-specific effects induced by taxol. Cytometry 1999; 37:113 6. Song D, Wientjes MG, Au JL. Bladder tissue pharmacokinetics of intravesical taxol. Cancer Chemother Pharmacol 1997; 40:285 7. Chen D, Song D, Wientjes MG, Au JL. Effect of dimethyl sulfoxide on bladder tissue penetration of intravesical paclitaxel. Clin Cancer Res 2003; 9:363 8. Au JL, Kalns J, Gan Y, Wientjes MG. Pharmacologic effects of paclitaxel in human bladder tumors. Cancer Chemother Pharmacol 1997; 41:69 9. Knemeyer I, Wientjes MG, Au JL. Cremophor reduces paclitaxel penetration into bladder wall during intravesical treatment. Cancer Chemother Pharmacol 1999; 44:241 10. De Vita V, Hellman S, Rosenberg SA. Cancer, 6th Edition. Lippincott, Williams & Wilkins Publishers, Philadelphia, 2001 11. Luo Y, Ziebell MR, Prestwich GD. A hyaluronic acid-taxol antitumor bioconjugate targeted to cancer cells. Biomacromolecules 2000; 1:208 12. Luo Y, Prestwich GD. Synthesis and selective cytotoxicity of a hyaluronic acid-antitumor bioconjugate. Bioconjug Chem 1999; 10:755 13. Naot D, Sionov RV, Ish-Shalom D. CD44:structure, function, and association with the malignant process. Adv Cancer Res 1997; 71:241 14. Marshall CJ, Franks LM, Carbonell AW. Markers of neoplastic transformation in epithelial cell lines derived from human carcinomas. J Natl Cancer Inst 1977; 58:1743 15. Le Visage C, Rioux-Leclercq N, Haller M, Breton P, Malavaud B, Leong K. Efficacy of paclitaxel released from bio-adhesive polymer microspheres on model superficial bladder cancer. J Urol 2004; 171:1324 16. Lu Z, Yeh TK, Tsai M, Au JL, Wientjes MG. Paclitaxel-loaded gelatin nanoparticles for intravesical bladder cancer therapy. Clin Cancer Res 2004; 10:7677 Abstract n. 102 - Poster DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P. Clinica Urologica “L. Giuliani”, Università di Genova Introduzione ed Obiettivi: Oggi la chirurgia tende ad essere poco demolitiva e preservare la funzione degli organi senza compromettere la radicalità oncologica. Seguendo questa tendenza in pazienti selezionati è stata proposta la cistectomia con preservazione della prostata e delle vescicole seminali (PSC). L’incidenza di cancro prostatico in corso di autopsia è del 30 70% mentre sarebbe del 41% nei pazienti sottoposti a cistectomia radicale per neoplasia transizionale (TCC) (Revelo MP: J Urol. 2004;171:646-51). Secondo questi dati la PSC sembra esporre il paziente ad un alto rischio di scoprire e lasciare in situ una neoplasia prostatica incidentale. Riportiamo la nostra piccola ma negativa esperienza. Materiali e Metodi: Sono stati sottoposti a PSC con rimozione contestuale dell’adenoma prostatico e confezionamento di una neovescica ileale ortotopica 2 pazienti di 59 e 57 anni in buone condizioni generali, stadiati mediante TURV (rispettivamente pT2-G3 e pT1-G3 entrambi localizzati sulla parete vescicale posteriore e al secondo episodio di malattia); il PSA 44 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 preoperatorio era rispettivamente di 0.26 e 0.35 ng/ml. I pazienti riferivano una buona attività sessuale e nessun disturbo minzionale. A 6 mesi dall’intervento sono state valutate: la funzionalità renale [creatinina elettroliti emogasanalisi arteriosa (EGA)], ecografia addominale (ETG), il PSA; la continenza urinaria è stata valutata con la scala di O’Donnel e la funzione sessuale mediante IIEF-5 score. Risultati: Non sono state registrate complicanze intra o post operatorie. Il catetere vescicale è stato rimosso dopo 3 settimane con ripresa della minzione e modesta incontinenza da sforzo in entrambi i pazienti. L’esame istologico indicava per entrambi i pazienti una neoplasia uroteliale pT2-G3 associato ad un microfocolaio di adenocarcinoma prostatico a basso medio grado di differenziazione. Il follow-up è a sei mesi dall’intervento. Nel primo paziente gli esami ematochimici sono negativi e il PSA di 0.18 ng/ml. L’ETG presenta un residuo post minzionale di 350 ml, rendendo necessari due autocateterismi giornalieri. La continenza diurna è ottima mentre quella notturna richiede l’uso di un pannolino. Il paziente riferisce di avere erezioni ma senza rapporti sessuali con un IIEF-5 score di 3. Nel secondo paziente il follow-up ematochimico è negativo e il PSA< 0.10 ng/ml. Gli esami radiologici sono negativi. La continenza diurna è ottima mentre quella notturna richiede l’uso di più di un pannolino. Il paziente riferisce di avere una buona attività sessuale con un IIEF-5 score di 22. Conclusioni: I risultati riportati in letteratura riguardo la continenza diurna non sembrano diversi dalla cistectomia radicale tradizionale (CR) mentre i risultati della continenza notturna non sono ancora conclusivi, l’unico vero vantaggio sembra essere la preservazione dell’attività sessuale a fronte di un rischio di insuccesso oncologico superiore alla CR del 10-15% e ad un notevole rischio di riscontrare una neoplasia incidentale della prostata (Hautmann RE: Urol Clin North Am. 2005;32(2):177-85). La PSC è si un nuovo passo della chirurgia oncologica per preservare la funzione degli organi ma probabilmente nella direzione sbagliata in quanto i vantaggi non sembrano giustificare il rischio oncologico. Abstract n. 103 - Poster TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P., Ruggiero L., Carmignani G. Clinica Urologica “L.Giuliani”, Università degli Studi di Genova Introduzione ed Obiettivi: La terapia tradizionale del carcinoma del pene prevede una chirurgia demolitiva con gravi menomazioni funzionali e psicologiche per il paziente. Per migliorare la qualità di vita del paziente recentemente è stata valutata la possibilità di praticare una chirurgia conservativa soprattutto nelle lesioni superficiali. Riportiamo i risultati della nostra esperienza. Materiali e Metodi: Dal 2000 al 2004 sono giunti alla nostra osservazione otto pazienti: 4 con Eritroplasia di Queyrat con localizzazione alla corona (2 sottoposte a glandulectomia totale e contestuale sostituzione cosmetica del glande con mucosa buccale e cute prepuziale e 2 sottoposte a biopsia escissionale); 1 con malattia di Paget e 2 con Ca in situ a localizzazione perimeatale (sottoposti a glandulectomia parziale); 1 con melanoma dell’uretra terminale coinvolgente la mucosa del glande sottoposto a chirurgia conservativa e ricostruttiva in due tempi. Risultati: Glandulectomia totale I due pazienti riescono a mingere in piedi con un buon flusso, attività sessuale conservata ma non soddisfacente, discreto risultato estetico. Glandulectomia parziale: Il paziente con il melanoma è deceduto per l’insorgenza di una metastasi cerebrale ad un anno e 6 mesi dal trattamento. A 1 anno dall’intervento presentava ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica una lieve stenosi del neomeato, mingeva per uretra con attività sessuale conservata e un buon risultato cosmetico. I rimanenti 3 pazienti hanno attualmente un buon flusso minzionale, attività sessuale conservata e un buon risultato cosmetico. Biopsia escissionale I due pazienti non hanno avuto recidive locali e ottimi risultati funzionali. Conclusioni: La chirurgia conservativa del glande rappresenta un’ottima opportunità per il paziente di conservare l’estetica e la funzionalità dell’organo. La chirurgia conservativa della patologia neoplastica del glande rappresenta però una tecnica complessa e richiede una notevole esperienza di chirurgia ricostruttiva dei genitali esterni. venza globale mediana è invece risultata molto inferiore (10,9 mesi). Si sono confrontate fra loro, con il Log-Rank test, le curve di sopravvivenza dei due gruppi di pti sottoposti a chemioterapia, il test ha dimostrato nessuna differenza in termini di PFS, ma una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza globale a favore dello schema VMP. Conclusioni: La VMP si è dimostrata capace di determinare alcune risposte parziali di malattia, numerose risposte in termini di “PSA response“ e, in più dell’80% dei pti, di apportare un “beneficio clinico” che è stato riscontrato nell’ 84% dei pti che hanno ricevuto VMP e nel 57% di quelli trattati con regime di Tannock. Abstract n. 104 - Poster LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA ORMONO-REFRATTARIA (HRPC): MITOXANTRONEVINORELBINE-PREDNISONE (VMP) VERSO MITOXANTRONE-PREDNISONE (MP): LA NOSTRA ESPERIENZA Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2, Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1, Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.1, Marini G.1 1 U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta, Spedali Civili, Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia, Cattedra di Urologia, Università di Brescia Abstract n. 105 - Video LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim FJ.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università degli studi di “Tor Vergata”, Roma, Italia; 2Denver Health Medical Center, University of Colorado, Denver, CO, USA Introduzione: La chemioterapia assume un ruolo nei pazienti (pti) affetti da HRPC. I taxani hanno dimostrato di incrementare la sopravvivenza nei pazienti HRPC. In questo studio monoistituzionale è stata valutata l’efficacia e la tossicità dell’associazione (VMP) confrontandola con MP Metodi: Dal 1998 al 2004, presso il DH di Oncologia Medica degli Spedali Civili di Brescia sono stati osservati 76 pti (età mediana di 67 anni), il 63% con diagnosi documentate di metastasi, localizzate in prevalenza allo scheletro. L’85% dei pazienti presentava ECOG PS di 0 o 1. I pti sono giunti all’ Oncologo a 48 mesi dalla prima diagnosi di neoplasia e dopo essere già stati sottoposti ad un trattamento ormonale (96%), il 36% di essi ha proseguito la linea ormonale già prescritta altrove, il 36% ha iniziato una diversa ormonoterapia, il 14% è stato sottoposto a chemioterapia ev e il 14% a estramustina. 42 dei 76 pti sono stati sottoposti ad un trattamento chemioterapico ev ogni 3 settimane: 19 pti con una combinazione (VMP: Vinorelbine 25 mg/m2 giorno 1,8; Mitoxantrone 10mg/m2 giorno 1; Prednisone 12,5 mg/die) 23 MP (Mitoxantrone 10mg/m2 giorno 1; Prednisone 12,5 mg/die regime di Tannock). Risultati: Si sono osservate 4 risposte parziali e 1 stabilizzazione di malattia. 10 pti hanno mostrato una riduzione dei valori del PSA ≥ 50%, 16 pti hanno tratto un beneficio clinico dalla terapia in termini di riduzione del dolore (valutato con la scala VAS), riduzione del consumo di analgesici o miglioramento dell’ECOG Performance status. Si è osservata neutropenia di grado 3-4 nel 16% dei pazienti, mentre non si sono verificati casi di tossicità non ematologica di grado 3-4. Le curve di sopravvivenza (metodo di Kaplan-Meier) hanno mostrato una sopravvivenza globale (OS) mediana di 20,8 mesi (IC 95% di 9-32,6 mesi) ed una sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana di 5.7 mesi (IC 95% di 0-13,3 mesi). Le risposte al trattamento, secondo i criteri RECIST, nel gruppo di pazienti che ha ricevuto MP sono state solo stabilizzazioni di malattia, a differenza del gruppo trattato con VMP. La tossicità sia ematologica che non ematologica dei due schemi non è risultata differente. Il valore mediano della sopravvivenza libera da progressione nel gruppo trattato con regime di MP, stimato sempre col metodo di Kaplan-Meier, è stato pari a 5 mesi (IC 95% 3,3-6,8 mesi): un valore simile a quello riscontrato nei pazienti trattati con VMP; la sopravvi- Introduzione ed Obiettivi: La nefroureterectomia rappresenta l’intervento di prima scelta delle neoplasie dell’alta via escretrice. Per diminuire la morbilità postoperatoria associata alla chirurgia a cielo aperto da alcuni anni è stato proposto l’approccio laparoscopico con conservazione di un tempo chirurgico finale per l’isolamento dell’uretere terminale. Il video presentato dagli autori descrive step by step la procedura di nefroureterectomia interamente per via laparoscopica con accesso transperitoneale. Metodi: Caso clinico: donna di 45 anni giunta alla nostra osservazione per macroematuria. La diagnosi strumentale supportata da una uretero-renoscopia flessibile pre-operatoria deponeva per la presenza di neoformazioni papillifere multiple a carico del gruppo caliceale superiore del rene di sinistra, la citologia urinaria selettiva confermava il sospetto di neoplasia. La Paziente veniva quindi sottoposta a nefroureterectomia per via laparoscopica. Si procede ad induzione di pneumoperitoneo mediante ago di Veress. Si posizionano 3 trocars operativi: uno da 10 mm in sede paraombelicale, 2 da 5 mm lungo la linea emiclaveare di sinistra di cui 1 in ipocondrio ed 1 a cavallo dei quadranti addominali laterali medio ed inferiore. Incisione del peritoneo lungo la line di Toldt e medializzazione del colon discendente. Si isola il rene (con risparmio del surrene) e l’uretere fino al tratto pelvico. Quindi si procede a sutura-sezione dei vasi renali mediante EndoGia da 45 mm. Isolamento dell’uretere pelvico con exeresi di bottone vescicale di circa 3 cm di diametro. Si procede quindi a confezionamento del cuff vescicale con 2 suture semicontinue in Polisorb 2/0. L’asportazione del rene unitamente all’uretere si attua mediante Endobag tramite incisione addominale sovrapubica tipo Pfannenstiel. Conclusioni: La nefroureterectomia “in toto” laparoscopica è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento dei tumori dell’alta via escretrice. La tecnica da noi presentata richiede una notevole esperienza laparoscopica garantendo comunque una radicalità oncologica pari alla tecnica “open” unitamente ai vantaggi propri delle tecniche laparoscopiche. Abstract n. 106 - Comunicazione TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONE-REFRATTARIO (HRPC) Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A., Carloni M., Carini M. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 45 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: La terapia metronomica prevede la somministrazione per tempi lunghi in modo continuativo di citostatici a basso dosaggio. Studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia di questi schemi anche nel trattamento di tumori chemioresistenti (Glode et al. Cancer 2003). L’associazione ciclofosfamide desametasone ben si presta ad una somministrazione di questo tipo avendo i due farmaci effetti sinergici di tipo antiangiogenetico. Scopo del lavoro è quello di verificare l’efficacia e la tollerabilità dello schema suddetto in pazienti con HRPC. Gli Autori individuano altresì una tipologia di pazienti in cui sono massimi i risultati con questo schema. Pazienti e Metodi: Dal gennaio 2003 al gennaio 2005, 23 pazienti con HRPC (età media 68.4 aa; range 55-79 aa) sono stati trattati con ciclofosfamide (50 mg/die) e desametasone (1 mg/die) in modo continuativo. 17 erano non metastatici e 6 metastatici. Il PSA basale risultava compreso tra 6,75 ng/ml e 332 ng/ml, media 54,7 ng/ml. 21 /23 pazienti presentavano un PSA 100ng/ml; Criteri di inclusione: dimostrazione della withdrawal sindrome; attesa di vita > 6 mesi; ECOG performance status 2;esclusione di altra patologia neoplastica in atto; funzionalità midollare epatica e renale nella norma. È stata considerata come risposta positiva una riduzione del PSA > 50% del valore basale. La rivalutazione del PSA è stata effettuata al termine del secondo mese di terapia e successivamente ogni 2 mesi. Nei Pazienti responders a 6 mesi è stato intrapreso un trattamento intermittente, riprendendo la terapia al raggiungimento del valore basale del PSA. La terapia è stata interrotta in caso di mancata risposta o per comparsa di tossicità grado 3-4 sec WHO. Risultati: È stata osservata, dopo 2 mesi, una risposta positiva in 17/23 pazienti (73.9%), con mantenimento della stessa ai controlli successivi in percentuali rispettivamente del 65,4% (15/23)a 4 mesi, del 52.1% (12/23) a 6 mesi. Di questi 12 hanno raggiunto un follow-up superiore ad un anno: 5/12 (41.6%) risultano responders in regime intermittente. In nessun caso è stata osservata tossicità di grado 3-4. Conclusioni: La terapia metronomica con ciclofosfamide+desametasone risulta essere efficace e ben tollerato; ha il vantaggio di essere una terapia domiciliare, a basso costo applicabile anche a pazienti con basso performance status. Al fine di ridurre la tossicità da accumulo proponiamo un trattamento intermittente dopo la verifica di una risposta stabile. Nonostante l’esperienza limitata riteniamo che una migliore selezione dei pazienti consenta di mantenere elevate percentuali di risposta in regime intermittente. Candidati ideali ad una terapia metronomica sono i pazienti con HRPC a PSA non particolarmente elevato (100ng/ml) e trend di crescita lento. Abstract n. 107 - Poster DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8, IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2, Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1 1 Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale, Università di Roma “ La Sapienza” Obiettivo: Diversi studi hanno evidenziato l’ importanza dell’uso delle citochine come probabile fattore prognostico nel monitorare la risposta della immunoterapia vescicale con BCG (Bacillus Calmette Guèrin). Dal 1989 è stata dimostrata la modalità d’azione delle citochine. Il meccanismo attraverso il quale il BCG media l’attività anti-tumorale non è ancora del tutto chiaro. Lo scopo dello studio è stato di determinare la concentrazione di VEGF,IL8,IL6 in campioni di urina dopo trattamento endovescicale con BCG. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 12 pazienti con diagnosi 46 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 istologicamente accertata di carcinoma vescicale. Età media 64.16±8.9 anni Sono stati divisi in base allo stadio istologico (5/12 T1G2, 3/12 T1G3, 2/12 TaG1, 2/12 TaG2) e sottoposti ad un ciclo di instillazioni endovescicali con BCG. È stata effettuata la raccolta di un campione di urina prima, e dopo 2,6 ore dall’instillazione endovescicale. Le IL-8,IL-6 e VEGF sono state dosate attraverso un kit commerciale di alta specificità constituito da un prodotto enzimatico riproducibile con tecnica immuno assorbente usando un sistema oligloconale. L’analisi statistica è stata effettuata attraverso il test di Mann-Whitney u-test. Risultati: I dati ottenuti dimostrano una marcata concentrazione di Il-8, Il-6 nelle urine dopo la prima instillazione con BCG e una correlazione statisticamente significativa (p=0.001) con VEGF. Conclusioni:I nostri risultati dimostrano un’ elevata attività citossica locale dopo instillazione con BCG. Un numero maggiore di pazienti e un follow-up più lungo sono necessari per dimostrare il ruolo delle interleuchine come fattore prognostico nel carcinoma della vescica. Abstract n. 108 - Comunicazione LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2 (MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1, Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1, Fiorio M.1, Piovano M.1, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino, Centro per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata Molinette, Torino Introduzione: Le metalloproteinasi (MMP) sono una famiglia di enzimi proteolitici che degradano la matrice extracellulare ed i componenti della membrana basale degli epiteli. Le MMP hanno un ruolo essenziale nel processo di invasione e di metastatizzazione. Una maggiore espressione ed attività delle MMP 2 e 9 sono già state dimostrate nei carcinomi prostatici a livello tissutale. In questo studio clinico abbiamo misurato la concentrazione sierica delle PRO-MMP 2 delle PRO-MMP 9 e l’attività gelatinasica A e B ovvero l’attività complessiva delleMMP 2 e MMP 9 in pazienti con diagnosi istologica di carcinoma prostatico ed IPB. Metodi: I dosaggi delle MMP-2 e MMP-9 sono stati eseguiti con metodo immunoenzimatico ELISA (Human MMP-2 e Human MMP-9 Immunoassay Kit, Chemiconâ International, USA). L’attività gelatinasica è stata misurata con uno specifico kit ELISA (CHEMICON MMP Gelatinase Activity Assay Kit). È stato selezionato un campione di 62 pazienti con carcinoma prostatico (20 con Gleason < 7; 20 con Gleason = 7; e 22 con Gleason > 7) e 20 pazienti con IPB confermata istologicamente. Le differenze tra le medie sono state confrontate con il t-test per campioni indipendenti, le correlazioni tra variabili continue sono state valutate con il coefficiente di correlazione di Pearson. Risultati: Per le MMP-2 i dosaggi sono risultati come segue: (media±DS) 94,7±9,7 ng/ml nelle IPB e 89,9±25,9 ng/ml nei tumori (p = 0,47); 115,1±22,5 ng/ml nei tumori con Gleason < 7 e 77,0±16,4 ng/ml nei tumori con Gleason > o uguale a 7 (p < 0,0001). Per le MMP-9 i dosaggi sono risultati come segue: (media±DS) 115,6±82,7 ng/ml nelle IPB e 142,7±105,8 ng/ml nei tumori (p = 0,34); 139,6±104,8 ng/ml nei tumori con Gleason < 7 e 148,2±109,9 ng/ml nei tumori con Gleason > o uguale a 7 (p = 0,76). L’attività gelatinasica è risultata come segue: (media±DS) 73,9%±11,9% nelle IPB e 74,7%±9,5% nei tumori (p = 0,74); 75,5%±6,9% nei tumori con Gleason < 7 e 74,4%±10,6% nei tumori con Gleason > o uguale a 7 (p = 0,67). Non sono state trovate ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica correlazioni significative tra le MMP-2 e MMP-9 e la loro attività, né tra queste variabili e l’età o il PSA. Lanalisi multivariata dei dati, assumendo come variabile dipendente il gleason, e come variabili indipendenti, età, PSA, MMP2, MMP9 ed attività gelatinasica ha dimostrato un significato prognostico indipendente per i livelli di MMP2 e di PSA. Queste due variabili hanno assunto un significato prognostico indipendente anche nel differenziare le forme localizzate dalle forme metastatiche mentre l’unica variabile con significato indipendente nella diagnosi di tumore rispetto all’ipb è risultata l’età. Conclusioni: Il nostro è il primo studio che valuta i livelli circolanti di MMP nei pazienti con tumore prostatico ed IPB. Il risultato più rilevante del nostro lavoro è la buona capacità prognostica dei livelli plasmatici di MMP2 nella stadiazione di malattia indipendentemente dal PSA. Non sono emerse differenze clinicamente rilevanti invece nella distribuzione dei livelli plasmatici di MMP2 e di attività gelatinasica globale. della neoplasia. Tale risparmio è quantificabile nella nostra casistica di 107 pazienti in un volume medio di 23 cc che corrisponde ad un risparmio di circa 135.000 glomeruli, dato che il volume corticale medio è di circa 170 cc e il numero di glomeruli di 1 per 106. L’enucleazione, oltre a consentire un risparmio di parenchima renale sano consente di ridurre il rischio di danno alle strutture vascolari e al sistema collettore. Abstract n. 110 - Comunicazione RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI (RCC) CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E 7 CM Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M., Lanzi F., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze Obiettivo: Nel trattamento dei tumori renali, il diametro massimo di 4 cm rappresenta il cut off dimensionale di passaggio tra chirurgia nephron sparing e nefrectomia radicale. Obiettivo dello studio è valutare il ruolo della chirurgia conservativa eseguita con tecnica di enucleazione in una serie consecutiva di RCC con diametro massimo compreso tra 4 e 7 cm. Pazienti e Metodi: Nel periodo compreso tra Gennaio 1986 e Luglio 2004, 353 pazienti sono stati sottoposti ad enucleazione di neoformazione renale. 71 di questi pazienti (età media 60.3, range 33-82) presentavano RCC con dimensioni massime tra 4 e 7 cm. L’enucleazione, prevede l’escissione della neoplasia con il tessuto adiposo perirenale utilizzando il piano di clivaggio tra parenchima sano e pseudocapsula. Ultimo follow up Maggio 2005. Follow up medio 74 mesi (range 12-225). La probabilità di sopravvivenza è stata calcolata con il metodo di Kaplan-Meier. Risultati: Ristadiazione in base al sistema TNM 2002: 42% (30/71) pT1a, 44% (31/71) pT1b, e 14% (10/71) pT3a. Diametro medio della neoplasia 4.7 cm (range 4.0-7.0 cm, SD 0.81). Nessun paziente è deceduto nell’immediato postoperatorio. Non ci sono stati casi di sanguinamento o perdita prolungata dai drenaggi/fistole urinose che abbiano richiesto reintervento. La sopravvivenza tumore-specifica a 5 e 8 anni è stata del 85.1% e 81.6% e la sopravvivenza tumore specifica a 5 anni per pT1a (4 cm), pT1b e pT3a è stata 95.7%, 83.3% and 58.3%, rispettivamente (pT1a vs. pT1b p=0.254; pT1a vs. pT3a p=0.006, pT1b vs. pT3a p=0.143). Complessivamente, 10 pazienti sono andati incontro a progressione di malattia (14.9%), dei quali tre (4.5%) sono andati incontro a recidiva locale isolata o associata a recidiva sistemica. Conclusioni: Se tecnicamente fattibile, l’enucleazione garantisce tassi di sopravvivenza tumore specifica e libera da progressione eccellenti anche in RCC tra 4 e 7 cm di diametro massimo. L’allargamento delle indicazioni elettive della chirurgia conservativa verso tumori di dimensioni maggiori e quindi verso interventi più complessi porterà ad un maggiore utilizzo delle tecniche nephron sparing tra le quali preferiamo l’enucleazione perchè semplice e sicura che porta ad una più ampia preservazione di tessuto sano e ad un minor rischio di complicanze maggiori. Abstract n. 109 - Poster ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA: ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L., Vignolini G., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze Obiettivo: La chirurgia conservativa renale, se tecnicamente fattibile, rappresenta il gold standard nel trattamento elettivo dei tumori renali T1a clinici. Lo standard chirurgico prevede l’escissione della neoplasia asportando un margine di parenchima sano di circa 1 cm. La tecnica di enucleazione prevede invece l’escissione della neoplasia utilizzando il piano di clivaggio tra parenchima sano e pseudocasula con massima preservazione parenchimale. Scopo dello studio è valutare l’entità del risparmio di parenchima renale sano che si ottiene utilizzando la tecnica di enucleazione semplice rispetto alla tecnica di enucleoresezione. Pazienti e Metodi: Nel periodo compreso tra Gennaio 1989 e Dicembre 2000, 107 pazienti pT1a clinici sono stati sottoposti a chirurgia renale conservativa con tecnica di enucleazione semplice. Le neoplasie sono state quindi suddivise in 4 categorie in base allo sviluppo spaziale: esofitico del 75%, 50%, 25% e sviluppo intrarenale. Il volume di parenchima renale preservato è stato calcolato utilizzando la formula della calotta sferica: calotta sferica = 1/3 x __ x h2 x (3 x r ¨Ch) dove h è la distanza tra polo intraparenchimale della sfera e il piano della superficie del rene. Risultati: Diametro medio (SD, range) della neoplasia 2.7 cm (0.93, 0.6-5). Stadiazione in base al sistema TNM 2002: 102 pT1a (95%), 4 pT1b (5%) e 1 pT3a (1%). La distribuzione delle neoplasie in base alle 4 categorie, diametro medio e risparmio di parenchima sano complessivo e per paziente utilizzando la tecnica di enucleazione sono espressi in Tabella 1. Conclusioni: La tecnica di enucleazione consente rispetto alla enucleoresezione un risparmio di parenchima renale sano direttamente proporzionale al grado di sviluppo intrarenale Tabella 1. Sviluppo N pazienti (%) Diametro medio (cm) Risparmio per paz. (cc) Eso 75% Eso 50% Eso 25% Intrarenale 20 54 21 12 3.1 (1.5-5) 2.8 (0.6-5) 2.3 (0.7-3.5) 2.1 (1.5-2.5) 16.9 23.2 23.6 31.2 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 47 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 48 Abstract n. 111 - Poster STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche, Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I, G.M. Lancisi, G. Salesi, Ancona Abstract n. 112 - Poster “PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO: APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO ISTOPATOLOGICO Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci Barbini V. IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, U.O. Urologia, San Giovanni Rotondo (FG) Introduzione: L’approccio laparoscopico per la chirurgia renale conservativa è una opzione allettante, ma richiede esperienza e scrupolosa verifica dei risultati oncologici. Obiettivo del nostro studio è stato quello di verificare i risultati confrontando una serie di casi trattati con approccio laparoscopico (LP) con un gruppo di controllo trattato con chirurgica tradizionale (CT). Materiali e Metodi: Abbiamo valutato i primi 8 casi sottoposti LP, tra Marzo 2002 e Luglio 2004. Come gruppo di controllo sono stati selezionati 15 casi di CT, comparabili per indicazioni, età, comorbilità e dimensioni della neoplasia. Entrambe le tecniche prevedono un approccio extraperitoneale. La chirurgia conservativa è stata di elezione in tutti i casi e l’indicazione prevedeva lesioni uniche con diametro <4cm. Per i due gruppi abbiamo calcolato dimensioni e sede (mesorenale vs polare) delle lesioni, accrescimento (esofitico vs endofitico), tempi operatori, perdite ematiche, emotrasfusioni, ricorso e tempo di ischemia, conversione, complicanze, degenza, istotipo, grado e tasso di margini chirurgici positivi. Il follow-up medio è di 24,5 mesi (± 9,0; range 11-35) per i LP e 18,26 mesi (± 10,7; range 9-38) per i CT. L’analisi statistica è stata eseguita con test T di Student (p<0,05). Risultati: I due gruppi sono paragonabili per età (LP 57,6±14,2 vs CT 53,9±12,7 anni) e dimensioni medie delle lesioni (LP 2,1±0,75 cm vs CT 3,0±0,78 cm). La neoplasia era in sede polare nel 40% e nel 38% delle LP e delle CT, mesorenale nei casi restanti. Lo sviluppo esofitico e endofitico, 87,5% e 12,5% negli LP e 60% e 40% nei CT, non ha condizionato le indicazioni verso una LP o CT (p=0,09). L’esame istologico ha rilevato 17 carcinomi a cellule chiare (5/8 nel LP e 12/15 nel CT), 4 carcinomi di tipo papillare (2/8 nel LP e 2/15 nel CT), 1 oncocitoma ed 1 angiomiolipoma. All’esame estemporaneo intraoperatorio i margini chirurgici erano negativi in tutti i casi. Biopsie del letto di resezione sono state eseguite in 1 LP e in 2 CT. L’intervento è stato condotto in ischemia calda nel 62,5% e nel 40% degli LP e CT; in 9 CT si è fatto ricorso ad ischemia fredda, mentre in 3 LP l’intervento non ha richiesto ischemia. L’ecografia intraoperatoria, su richiesta dell’operatore, è stato eseguita in 1 LP e 1 CT. L’approccio LP ha richiesto un tempo operatorio medio di 218 min (range 115-320) superiore a quello dell’approccio CT, (media 144 min; range 85180) (p=0,00027). Le perdite ematiche sono state sovrapponibili (p=0.10), con necessità di emotrasfusioni in 2 casi per ogni gruppo. Il tempo di degenza medio è risultato inferiore di 3 giorni nel gruppo LP (p=0.02). In 2 CT si sono verificate complicanze (fistola urinaria e polmonite). Tutti i pazienti sono attualmente vivi e liberi da malattia. Conclusioni: Nella nostra esperienza iniziale il trattamento laparoscopico nephron sparing rappresenta una procedura che richiede esperienza ma che permette un soddisfacente controllo oncologico, comparabile a quello dell’approccio a cielo aperto. Le differenze in termini ridotta morbilità sono significativamente a favore dell’approccio laparoscopico. L’ecografia intraoperatoria laddove richiesta può migliorare la capacità di identificare i limiti della lesione per garantire il rispetto della pseudo capsula e un adeguato margine chirurgico. Introduzione: Il riscontro in età pediatrica di una patologia neoplastica o “tumor like” a partenza dai residui dell’uraco, è da considerarsi un evento eccezionale: nei rari casi descritti in Letteratura il quadro clinico risulta aspecifico e le indagini diagnostiche tradizionali (US, Rx cistografia, TC, RMN) non sono conclusive e dirimenti il sospetto clinico che è confermato solo dai rilievi istopatologici. Gli Autori riportano un caso di neoformazione dell’uraco, osservato in un bambino di 8 aa., trattato con l’exeresi chirurgica e la cui diagnosi istologica è stata quella di “pseudotumore infiammatorio” o “tumore miofibroblastico infiammatorio”. Case report: M.L., 8 aa., di sesso maschile, è giunto alla nostra osservazione per un episodio di macroematuria e una storia di dolori addominali ricorrenti in sede ipogastrica ed in fossa iliaca dx insorta negli ultimi 6 mesi, riferiti in prima istanza ad appendicite, in assenza di disturbi minzionali di rilievo e di iperpiressia. L’ecografia evidenziava, in corrispondenza della parete anterosuperiore della vescica, la presenza di una formazione ellittica (3x2 cm) ad ecogenicità mista; l’Rx cistografia rilevava un difetto di riempimento a livello della cupola, da verosimile compressione estrinseca. L’RMN confermava sostanzialmente il reperto ecografico, descrivendo una lesione solida che interessava a tutto spessore la cupola vescicale (3,2 x1,8 cm), aggettante parzialmente nel lume. Alla cistoscopia si osservava una grossolana lesione a carico della cupola vescicale caratterizzata da una mucosa rilevata “a mammelloni”, intensamente iperemica ed edematosa, con diffuse ulcerazioni focali ricoperte da depositi siero-fibrinosi. Con accesso traverso sottombelicale,si è proceduto all’exeresi in blocco della neoformazione della cupola, in assenza di residui uracali macroscopicamente evidenti. L’esame istologico ha definito la natura non tumorale della suddetta lesione i cui patterns isto-morfologici essenziali erano rappresentati da un’attiva proliferazione di cellule fusate, di tipo miofibroblastico, associata ad un’intensa componente infiammatoria di tipo linfoplasmacellulare. Lo studio istopatologico unitamente alle indagini immunoistochimiche hanno consentito di formulare la diagnosi di pseudotumore infiammatorio o tumore miofibroblastico infiammatorio verosimilmente a partenza da residui dell’uraco (cisti dell’uraco), con intensa reazione iperplastica dell’urotelio,sede di fenomeni di cistite cistica e metaplasia ghiandolare. Conclusioni: Il tumore miofibroblastico infiammatorio (TMI)o pseudotumore infiammatorio (PTI) rappresenta una singolare lesione anatomica, tuttore enigmatica per ciò che attiene alla sua collocazione nosografica e gli aspetti eziopatopenetici. Escludendo gli errori d’interpretazione, il TMI viene ritenuto correntemente una lesione pseudotumorale o “tumor-like” che si esprime, talora, sul piano clinico con segni sistemici (iperpiressia,astenia, sudorazione, aumento della VES, etc.), a decorso solitamente benigno ed con una bassa incidenza di recidive. Il caso descritto,pur nella sua eccezionalità, esprime le difficoltà diagnostiche di questa singolare patologia pseudotumorale a partenza dai residui dell’uraco, la cui natura è definibile solo dai reperti istopatologici. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 113 - Poster CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità Operativa di NeuroUrologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea RomaUniversità degli Studi di Roma “La Sapienza”, II Facoltà di Medicina e Chirurgia Introduzione e Obiettivi: I disturbi minzionali possono costituire la prima manifestazione clinica di patologie extra-urinarie anche neoplastiche che, se non precocemente riconosciute, hanno prognosi infausta. Presentiamo a tale proposito un caso emblematico. Materiali e Metodi: Paziente di 65 anni con storia clinica di 22 mesi sintomatologicamente suggestiva per vescica iperattiva refrattaria alle terapie conservative farmacologiche e caratterizzata da lento ma progressivo aggravamento. A partire dal luglio 2004, l’insorgenza di disuria con esitazione minzionale, la presenza di abbondante residuo post-minzionale ed i ricorrenti episodi infiammatori delle basse vie urinarie trattati con terapia antibiotica senza successo, portavano la paziente alla nostra osservazione. Durante la valutazione anamnestica la paziente riferiva l’insorgenza di un nuovo sintomo caratterizzato dalla scomparsa della percezione del transito fecale alla defecazione. L’esame obiettivo genitale era negativo, mentre alla valutazione neurologica si evidenziavano ipoestesia perineale, scarsa risposta al test pubo-coccigeo e riduzione del tono anale e del riflesso bulbo-cavernoso. Allo studio urodinamico è emerso un quadro di areflessia detrusoriale e la paziente è stata avviata all’autocateterismo vescicale. Alla valutazione neurofisiologica si presentavano reperti di denervazione perineale in atto. Pertanto, sulla base dei dati clinici e diagnostici veniva richiesta una RM del bacino e del midollo in toto con mezzo di contrasto, che ha evidenziato la presenza in sede sacrale di un cordoma spinale sacrale. La tardiva diagnosi ha condotto la paziente ad exitus dopo circa 8 mesi. Discussione: I sintomi delle basse vie urinarie possono rappresentare la sintomatologia di insorgenza di affezioni anche extra-urinarie. Ad esempio, sono riportati casi in cui formazioni occupanti spazio encefaliche hanno presentato, come unica sintomatologia d’esordio, disturbi minzionali. Nel caso presentato, la localizzazione sacrale della lesione ha determinato la subdola comparsa di sintomi che hanno mantenuto una esclusività urologica per molti mesi, sviando l’attenzione degli specialisti dal sospetto di una patologia a diversa localizzazione. È tuttavia importante notare che, nel caso in esame, alcuni segnali di allarme possono essere riconosciuti: la resistenza della sintomatologia ai trattamenti convenzionali, la sua intensificazione progressiva nonché l’insorgenza di disturbi della fase di svuotamento, associati a reperti obiettivi suggestivi di neuropatia. Tali dati avrebbero giustificato indagini strumentali mirate e, forse, una diagnosi più precoce. Conclusioni: Il caso clinico riportato è comunque piuttosto raro e di difficile diagnosi. Tuttavia è indiscutibile che nei casi in cui risulti impossibile una precisa caratterizzazione eziopatogenetica, i disturbi minzionali meritino, specie se refrattari alle terapie mediche, la considerazione di una possibile localizzazione patogenetica extra-urinaria. Abstract n. 114 - Poster METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO: CASO CLINICO Pastore A.1, Palleschi G.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1 1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, II Facoltà di Medicina e Chirurgia Introduzione e Obiettivi: Considerata la rara descrizione in Letteratura di metastasi di carcinoma mammario a carico dell’apparato urinario, riportiamo un caso giunto alla nostra osservazione. Caso Clinico Donna di anni 84 anni, sottoposta mastectomia destra nel 1977 per carcinoma mammario lobulare, alla quale seguivano tra il 1984 ed il dicembre 1987 l’asportazione di linfonodi metastatici in sede ascellare e cervicale ed un protocollo chemioterapico. La paziente è giunta alla nostra osservazione nell’ottobre 2004 per dolore in sede lombare destra, ipertermia, nausea, macroematuria. L’ecografia renale e vescicale dimostrava una modesta idroureteronefrosi destra ed un ispessimento della parete vescicale sinistra. Una cistoscopia evidenziava la presenza sulla parete laterale sinistra di un’area rilevata di 3 cm senza alterazioni dell’aspetto della mucosa. La citologia urinaria era negativa. Un’AngioTC addominopelvica documentava a carico dell’uretere iuxta-vescicale destro una riduzione di calibro come per compressione “ab estrinseco” per un tratto di 2,5 cm associata ad ispessimento parietale e discreta idronefrosi; a carico della parete laterale sinistra vescicale veniva meglio descritto un ispessimento parietale con aspetto di lesione solida a larga base di impianto con enhancement omogeneo dopo m.d.c., senza un riconoscibile piano di clivaggio con il tessuto perivescicale. La paziente è stata sottoposta a biopsie multiple dell’uretere iuxta-vescicale destro con posizionamento di stent doppio J (4,8 Ch), ed a resezione della lesione vescicale. La diagnosi istopatologica deponeva per invasione metastatica di carcinoma mammario invasivo lobulare, in cui il 100% delle cellule neoplastiche era positivo per il recettore estrogenico ed il 5% per il recettore progestinico. La paziente ha continuato il trattamento chemioterapico sistemico in atto ed ha sostituito lo stent ureterale dopo sei mesi. L’exitus è stato riportato nel maggio 2005 (7 mesi dopo la diagnosi urologica). Discussione e Conclusioni: È riportata una percentuale di metastasi di carcinoma mammario a carico dell’apparato urinario pari al 7,8%, con esordio clinico spesso analogo a quello del caso in esame. Tra quelli paradigmatici, è descritto 1 caso di metastasi ureterale di carcinoma duttale infiltrante in maschio di 59 anni, insorto con anuria; Hudolin ha descritto il caso di una metastasi ureterale di carcinoma mammario occulto in una donna di 59 anni; di recente un gruppo italiano ha riportato un caso di metastasi al giunto pielo-ureterale. Un fattore comune a tutti i casi riportati in Letteratura è lo stadio avanzato della malattia primaria che non ha permesso, anche in quelli in cui la metastasi urinaria è stata trattata chirurgicamente, di ritardare la progressione di malattia. Nel nostro caso clinico l’opzione chirurgica non è stata valutata per le condizioni generali della paziente, l’età avanzata, e la presenza di numerose localizzazioni metastatiche anche extra-urinarie. Bibliografia 1. Hudolin T, Nola N, Milas I, Nola M, Juretic A. Ureteral metastasis of occult breast cancer. The breast 2004; 13:530 2. Lopez-Martinez RA, Stock JA, Gump FE, Rosen JS. Carcinoma of the breast metastatic to ureter presenting with flank pain and recurrent urinary tract infection. Am Surg 1996; 62:748 Abstract n. 115 - Poster TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN’ANALISI DEI COSTI IN FUNZIONE DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE de Cobelli O., Rocco B., Verweij F., Matei D.V., Scardino E., Follini M. Istituto Europeo di Oncologia, Milano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 49 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione ed obiettivi: Con la sola TUR, il carcinoma a cellule transizionali della vescica recidiva in percentuale fino a 80%, in funzione delle caratteristiche della popolazione e della lunghezza del follow up. La maggior parte delle recidive si presentano con caratteristiche di stadio e grado simili, e necessitano di resezioni vescicali reiterate, ma il 2-50% mostrano una progressione di stadio (Kurth, 1997). La chemioterapia endovescicale dopo la TUR diminuisce la probabilità di recidiva (Lamm, 1997; Lamm 1991; Lamm 2000) riducendo la percentuale del 25-50% in 2 anni di follow-up (Lamm, 2000; Brake, 2000; Herr 1997) con modesti effetti collaterali. L’associazione di termoterapia e chemioterapia endovescicale attraverso la tecnologia Synergo(r), ha dimostrato di poter ulteriormente ridurre questa percentuale. È stata pertanto effettuata un analisi dei costi relativa alla apparecchiatura in oggetto, in relazione ad un modello di vantaggio teorico sulla recidivanza nei riguardi della terapia endovescicale in uso. Tale modello è stato applicato alla casistica di Pazienti trattati per carcinoma vescicale presso la nostra struttura nel periodo compreso da Gennaio 2000 a Dicembre 2005. È stata effettuata una analisi dei costi relativa alle procedure operatorie conseguenti alla comparsa di recidiva, e alla eventuale variazione di tali costi in funzione di una riduzione della stessa. Metodi: Sono stati ottenuti i dati delle schede di Dimissione Ospedaliera relativi al periodo in oggetto, e specificatamente alle procedure endoscopiche vescicali con prelievo per esame istologico. Sono state raccolti i dati di 835 procedure chirurgiche endoscopiche relative a 387 pazienti, 475 delle quali hanno confermato la presenza di neoplasia vescicale a cellule transizionali. Per 81 pazienti è stata posta indicazione a cistectomia radicale in base all’esito dell’esame istologico ottenuto. È stata effettuata un analisi della recidivanza della patologia, con evidenza di 95 pazienti con più di una diagnosi istologica di carcinoma vescicale ottenuta con procedura in regime di ricovero. Tale popolazione è stata oggetto di simulazione in base al risultato atteso dai dati di efficacia della tecnologia menzionata derivati dalla letteratura e iniziale esperienza di utilizzo. Risultati: Su 306 Pazienti analizzati, il tasso di recidiva soggetta a resezione vescicale endoscopica non discosta dai dati di Letteratura, con il 31% di pazienti con evidenza istologica di carcinoma vescicale nel periodo descritto. Tale dato deve essere analizzato in funzione della prevalenza di pazienti già pretrattati per precedenti episodi e pertanto a rischio maggiore di recidiva. In considerazione dei gruppi di rischio, pertanto, il risultato atteso di riduzione delle procedure chirurgiche e dei costi relativi varia dal 10 al 40%. Conclusioni: Il costo della procedura, pertanto, appare compensato da una attesa diminuzione dei costi alternativi e derivanti dall’ insuccesso della terapia standard. Bibliografia 1. Renzo, Colombo et al. Neoadjuvant Combined Microwave-Induced Local Hyerthermia and Topical Chemotherapy Versus Chemotherapy Alone for Superficial Bladder Cancer. The Journal of Urology 1996; 155:1227 2. Adjuvant Microwave Hyperthermia and Mitonycin C Versus Mitocycin C Alone for Superficial Bladder Cancer. European Urology 1999; 35 (supp2) 3. Local Microwave Hyperthermia and Intravesical Chemotherapy as Bladder-Sparing Treatment for Selected Multifocal and Unresectable Superficial Bladder Tumors”. The Journal of Urology 1998; 159:783 4. Chernichovsky D. The Political Economy of Introducing a New Technology for Secondary Prevention When Hospitalization Cost is Discounted”. International Journal of Health Sciences Vol. 6, no. 3, 1995, pp. 133-142. 5. Nilsson S, Ragnhammar P, Nygren P, et al. A systematic Overview of Chemotherapy Effects in Urothelial Bladder Cancer. Acta Oncologica 2001; 40:371 50 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 116 - Comunicazione selezionata SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE Terrone C1., Poggio M1., Guercio S1., Cracco C1., Tarabuzzi R2., Scoffone C1., Porpiglia F1., Scarpa R.M1., Rocca Rossetti S1. 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università degli Studi di Torino Introduzione e Obiettivi: Il più comune sistema di stadiazione per il carcinoma renale è quello dell’American Joint Committee on Cancer (AJCC). Nell’ultima edizione di questa classificazione, il coinvolgimento linfonodale è definito come pN1 o pN2 secondo il numero di linfonodi metastatici (uno o più di uno, rispettivamente). La densità linfonodale, intesa come il rapporto tra il numero di linfonodi positivi e il numero totale di linfonodi asportati, è ritenuta un valido fattore prognostico nel carcinoma della vescica. La sua importanza nel carcinoma del rene non è stata ancora determinata. Lo scopo di questo studio è quello di verificare il valore prognostico dell’attuale classificazione linfonodale secondo la sesta edizione del TNM, prendendo in considerazione anche la densità linfonodale. Materiali e Metodi: Tutti i referti istopatologici delle nefrectomie radicali per carcinoma renale effettuate in due centri urologici dal novembre 1983 al dicembre 1999 sono stati presi in rassegna. Sono stati registrati il numero di linfonodi rimossi, il numero di linfonodi metastatici, la densità linfonodale e la sede dei linfonodi asportati. La stadiazione patologica è stata determinata secondo la sesta edizione del TNM. La sopravvivenza causa specifica e la differenza fra le sopravvivenze sono state calcolate mediante il metodo di Kaplan-Meyer e il log-rank test, rispettivamente. Risultati: I pazienti sottoposti a nefrectomia radicale erano 735. La linfoadenectomia è stata effettuata in 618 casi, e la percentuale di linfonodi positivi era del 14,2% (88/618). L’età mediana di questi pazienti era di 60,0 anni (range 21-85). Erano presenti 29 pN1 (32.9%) e 59 pN2 (67.1%). Metastasi a distanza erano presenti in 43 degli 88 casi pN+. Il tasso di metastasi a distanza alla diagnosi era correlato con il numero di linfonodi coinvolti (r = 0,89; p = 0,001). Escludendo I pazienti sottoposti ad una linfoadenectomia limitata (17 casi), i linfonodi ilari erano interessati in 46 casi (64,7%) globalmente e in 25 casi (35,2%) come singola sede anatomica. I linfonodi ilari erano by-passati in 25 casi (35,2%). La maggior arte dei pazienti che avevano ricevuto una linfoadenectomia estesa avevano metastasi in una singola sede anatomica (39/71; 54,9%). La sopravvivenza causa specifica a 5 anni dei pazienti con metastasi linfonodali era del 18%, con una mediana di 14,4 mesi. Una densità linfonodale £ al 20% è stata riscontrata nel 41% dei pazienti. Il numero mediano di linfonodi rimossi era di 13 (range 1-35). Il numero mediano di linfonodi coinvolti era di 3 (range 1-18). Non c’era differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza causa-specifica tra i pN1 e i pN2. Neanche il numero di linfonodi asportati aveva un impatto sulla sopravvivenza causa specifica dei pazienti con metastasi linfonodali. Gli unici fattori prognostici significativi erano un numero di linfonodi positivi > di 4 (p = 0,02; HR 1,92, 95% IC 1,48-2,50) e una densità linfonodale > 60% (p = 0,01; HR 2,1, 95% IC 1,65-2,87). Conclusioni: Questo studio dimostra che nel carcinoma renale con metastasi linfonodali, l’attuale stadiazione TNM, non correla con la prognosi. La densità linfonodale (> 60%) ed un numero di linfonodi positivi > 4, permettono di suddividere più propriamente i pazienti in due gruppi con prognosi significativamente diversa. Bibliografia 1. Stein JP, Cai J, Groshen S, Skinner DG. Risk factors for patients with pelvic lymph node metastases following radical cystectomy with en bloc pelvic lymphadenectomy: concept of lymph node density. J Urol 2003;170:35 2. Herr HW. Superiority of ratio based lymph node staging for bladder cancer. J Urol 2003; 169:943 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 117 - Poster CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA RADICALE NELL’ERA DEL PSA Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Bellina M.3, Guercio S.3, Papotti M.1, Scarpa R.M.1 1 Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione Universitaria di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano (TO); 3Ospedale degli Infermi, Rivoli (TO). Introduzione e Obiettivi: Il diffuso impiego del dosaggio sierico dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA) nella pratica clinica ha determinato importanti cambiamenti epidemiologici del carcinoma prostatico. In Italia l’incidenza di tale neoplasia è seconda solamente a quella del tumore del polmone. Il tasso di incidenza è aumentato da circa 50/100.000, alla fine degli anni ‘80, a 81/100.000 nel 1997. Molte Società Scientifiche e il CNR si sono recentemente espresse a sfavore dello screening per il carcinoma della prostata in Italia; tuttavia circa il 16% della popolazione al di sopra dei 50 anni riceve oggigiorno un dosaggio del PSA a scopo di screening. Questa percentuale è estremamente variabile nei diversi paesi Occidentali essendo, ad esempio, bassa nel Regno Unito (3,5% nel 1999) e decisamente elevata negli Stati Uniti (21,5% nel 1997). Nei paesi in cui lo screening è più diffuso, anche le caratteristiche anatomopatologiche e cliniche dei carcinomi prostatici si sono significativamente modificate rispetto a quanto accadeva prima degli anni ‘90. Lo scopo di questo studio retrospettivo è di analizzare alcune caratteristiche cliniche ed anatomopatologiche del carcinoma prostatico trattato con prostatectomia radicale presso due centri, a partire dal 1991, evidenziandone eventuali variazioni temporali. Materiali e metodi: Sono stati analizzati alcuni parametri clinici ed i referti istopatologici, valutati sempre dallo stesso patologo (EB), delle prostatectomie radicali effettuate presso due Divisioni di Urologia, situate in aree geografiche contigue, rispettivamente dal giugno 1991 al giugno 2005 e dal novembre 2000 al giugno 2005. La stadiazione patologica è stata classificata secondo la sesta edizione del TNM. In tutti i casi a partire dal gennaio 1996 è stata determinata la volumetria della prostata in toto e della neoplasia. Per i pazienti sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante sono stati considerati solo i dati preoperatori. L’analisi statistica è stata effettuata mediante test non parametrici (chi quadrato, Mann-Whitney U, Kruskal-Wallis, correlazione di Spearman). Risultati: Le prostatectomie radicali erano 521. L’età mediana dei pazienti era di 65,0 anni (range 46-76), senza variazioni significative nei diversi anni. Il PSA mediano era di 8,0 ng/ml (range 0,8-60), con una differenza significativa a partire dall’anno 2000. Dalle valutazioni anatomopatologiche sono stati esclusi 94 pazienti che avevano ricevuto una terapia antiandrogena neoadiuvante. Negli ultimi 5 anni la percentuale di tumori intracapsulari (stadio pT2) è significativamente aumentata e nel 2005 essi rappresentano quasi il 70%. Il Gleason score medio si è mantenuto pressochè inalterato nel corso degli anni. Il volume tumorale mediano è risultato pari a 3,5 cc (range 0,3-21), dimostrando una flessione a partire dall’anno in corso (mediana 1,3 cc); complessivamente solamente il 3,0% dei tumori presentava un volume £ 0,5 cc., con un tasso crescente nel tempo. Il volume mediano della prostata era di 37,2 cc (range 15,9-152,5), con un andamento significativamente in crescita nel tempo. Il rapporto percentuale fra volume tumorale e volume della ghiandola prostatica variava dallo 0,6 al 45,4% con una mediana di 10,3%. Nel primo periodo di tempo (1991-99) il volume tumorale era significativamente correlato con i valori di PSA, mentre non vi era una correlazione significativa fra volume della ghiandola in toto e PSA. Negli ultimi anni si è osservata un’inversione di tendenza, in quanto il PSA ha perso la sua correlazione con il volume tumorale mentre si è dimostrata significativa la correlazione con il volume complessivo della prostata. Conclusioni: Questo studio evidenzia che anche nella nostra esperienza i parametri anatomopatologici dei carcinomi della prostata sottoposti a chirurgia radicale si sono modificati nel corso del tempo. Tali modifiche sono avvenute con maggiore lentezza rispetto a quanto si è verificato in quei Paesi in cui lo screening è stato applicato più estesamente e più precocemente. Solamente negli ultimi anni abbiamo riscontrato una riduzione significativa del volume tumorale e un sensibile incremento dei tumori organo confinati. Con la riduzione delle dimensioni dei tumori, il PSA ha perso la sua correlazione con il volume della neoplasia. Bibliografia 1. Il cancro in Italia. I dati di incidenza dei Registri Tumori. Volume terzo: 1993-1998. Editors Zanetti R., Gafà L., Pannelli F., Conti E., Rosso S. Il Pensiero Scientifico Editore. Roma, 2002 2. International Agency for Research on Cancer (IARC) Cancer Databases. www.iarc.fr 3. Boccardo F., Ciatto S., Martorana G. Italian national consensus conference on prostate cancer screening (Florence, May 17, 2003)—final consensus document. Int J Biol Markers 2003; 18:238 4. D’Ambrosio G, Samani F, Cancian M, De Mola C. Practice of opportunistic prostate-specific antigen screening in Italy: data from the Health Search database. Eur J Cancer Prev 2004; 13:383 5. Stamey TA, Caldwell M, Mc Neal JE, Nolley R, Hemenez M, Downs J. The prostate specific antigen era in the United States is over for prostate cancer: what happened in the last 20 years? J Urol 2004; 172:1297 6. Ung JO, Richie JP, Chen MH, Renshaw AA, D’Amico AV. Evolution of the presentation and pathologic and biochemical outcomes after radical prostatectomy for patients with clinically localized prostate cancer diagnosed during the PSA era. Urology 2002; 60:458 7. Kikuchi E, Scardino PT, Wheeler TM, Slawin KM, Ohori M. Is tumor volume an independent prognostic factor in clinically localized prostate cancer? J Urol 2004; 172:508 Abstract n. 118 - Video TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER Baima C.,Genesi D., Acanfora F. UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO) Introduzione: Il polipo fibroepiteliale dell’alto apparato urinario è una neoplasia benigna di raro riscontro e può essere causa di ostruzione parziale dell’uretere senza alterazione della funzione renale. Il trattamento endoscopico del polipo ureterale rappresenta una opzione terapeutica accettabile con bassa morbidità e buoni risultati a lungo termine (1-2). Caso clinico: Presentiamo il caso clinico di una donna di 38 anni sottoposta a resezione transuretrale di neoformazione superficiale della vescica nel 1998, seguita da ciclo completo di instillazioni endocavitarie con Mitomicina C. I successivi controlli cistoscopici sono risultati negativi per recidive neoplastiche. All’ultimo controllo fibro-cistoscopico è stata evidenziata una neoformazione a livello del meato ureterale destro. L’indagine TC spirale con mdc pre-operatoria era sospetta per la presenza di lesione endoureterale destra. L’esame del sedimento urinario presentava lieve leucocituria. La citologia urinaria era negativa. La paziente era asintomatica. La paziente è stata pertanto sottoposta a ureteroscopia, che ha messo in evidenza una formazione polipoide peduncolata dell’uretere pelvico destro. Dopo la resezione della lesione con laser ad Olmio è stato posizionato stent ureterale doppio J. Il decorso postoperatorio è stato regolare. L’indagine istopatologica dimostraArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 51 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica va una formazione polipoide costituita da connettivo lasso e rivestita da epitelio transizionale sottile (polipo ureterale) A 4 settimane dall’intervento è stato rimosso lo stent ureterale. A tre mesi di follow-up la paziente risulta asintomatica e priva di segni di uropatia ostruttiva. Conclusioni: Il trattamento con laser a Olmio per via ureteroscopica del polipo ureterale permette l’identificazione e l’exeresi precisa della base d’impianto della lesione peduncolata. Bibliografia 1. Oguzkurt P et al. J Pediatr Surg. 2004; 39:1733 2. Lam JS et al. Urology. 2003; 62:810 Abstract n. 120 - Poster RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C., Castro R. Cattedra di Urologia. Università degli Studi di Messina Scopo dello studio: È stato quello di valutare l’efficacia della irradiazione profilattica della mammella nel prevenire la ginecomastia e la mastodinia nei pazienti affetti da adenocarcinoma della prostata in trattamento con Bicalutamide e parimenti valutare la tollerabilità nel trattamento radioterapico. Materiali e Metodi: Sono stati studiati 82 pazienti affetti da adenocarcinoma della prostata, di cui 58 in stadio localmente avanzato e con indicazione a deprivazione androgenica e 24 con indici prognostici sfavorevoli dopo prostatectomia radicale o ripresa biochimica di malattia trattati con bicalutamide 150 mg/die. Tutti i pazienti arruolati sono stati sottoposti ad una singola dose di terapia radiante pari a 10 Gy per mammella, la radioterapia è stata effettuata in media dopo 35 giorni (range 7-155 giorni) dall’inizio della terapia con bicalutamide. Tutti i pazienti sono stati valutati a 6 e 12 mesi dalla terapia radiante con la somministrazione di due questionari che indagavano: il grado di ginecomastia ed il fastidio riferito dal pz con scala da 0-5 e la mastodinia avvertita dal paziente spontaneamente o sollecitato dalla digito pressione con scala da 0 a 4. Risultati: I risultati ottenuti a seguito della somministrazione dei questionari sia a 6 che a 12 mesi sono stati del tutto sovrapponibili. Dopo radioterapia profilattica nessun paziente riferiva mastodinia. Nel 74% dei pazienti (61/80) non è stata evidenziata ginecomastia. Nel 10% dei pazienti (8/82) è stata riscontrata ginecomastia solo alla palpazione. Nel 16% (13/82) è stata evidenziata ginecomastia di grado lieve, non determinante fastidio; questi ultimi pazienti avevano effettuato la radioterapia in ritardo ed in media circa 120 giorni dall’inizio della terapia con la bicalutamide. Per quanto concerne la tollerabilità è stata evidenziata nel 15% irritazione cutanea di lieve entità. Conclusioni: L’irradiazione della mammella a scopo profilattico nei pazienti in terapia con bicalutamide 150 si è dimostrata efficace e ben tollerata nel prevenire la comparsa di ginecomastia e mastodinia. Abstract n. 121 - Comunicazione LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A., Melloni D. Cattedra di Urologia, Università degli Studi di Messina Introduzione: L’interleuchina 6 (IL-6) è una citochina, che in condizioni fisiologiche viene prodotta dalle cellule linfocitarie 52 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 T helper, svolgendo numerose funzioni sul sistema emopoietico e sul sistema immunitario. Elevati valori sierici dell’IL-6 sono stati riscontrati in numerose malattie neoplastiche (mielomi, linfomi, plasmocitomi), dove l’IL-6 prodotta dai cloni cellulari neoplastici favorirebbe un’inibizione delle cellule natural killer (Nk), sfuggendo in questo modo al meccanismo dell’immunosorveglianza. Scopo dello studio è stato quello di valutare il significato diagnostico e prognostico dei livelli sierici dell’interleuchina 6 (IL-6), nei pazienti con elevati valori di PSA e sottoposti ad agobiopsia prostatica. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 128 pazienti con elevati valori del PSA e PSA index sospetto. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a dosaggio dell’ IL-6 (metodica ELISA) ed a agobiopsia della prostata con tecnica a sestante. In 58 pazienti è stata fatta diagnosi di adenocarcinoma prostatico, di cui 37 cT2-T3 Nx Mo e 21 pz T3 Nx M+. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a terapia ormonale con blocco androgenico totale. Sono stati inoltre eseguiti prelievi ematici semestrali per il dosaggio del PSA e della IL-6. Risultati: In 58 pazienti è stata fatta diagnosi di adenocarcinoma prostatico, in 8 pazienti di PIN di alto grado e in 62 pazienti non è stato riscontrato tumore. Non è stata riscontrata alcuna correlazione fra i valori di IL-6 e la presenza o meno di carcinoma prostatico. Parimenti non sono state evidenziate correlazioni con lo stadio clinico ne con il punteggio di Gleason. Per contro sono state riscontrate correlazioni fra la risposta alla terapia ormonale intesa come decremento del PSA e o riduzione e scomparsa delle aree metastatiche scheletriche e le variazioni dei valori di IL-6. Infatti 18 pazienti con risposta alla terapia ormonale insufficiente presentavano valori basali più alti di IL-6 rispetto agli altri pazienti. Ai controlli semestrali i valori di IL-6 si abbassavano nei pazienti ormonoresponsivi, mentre tendevano ad elevarsi nei pazienti ormonoresistenti. Conclusioni: Alla luce dei nostri risultati si evince che l’IL-6 non ha alcun valore come marker, ma potrebbe essere un indicatore prognostico di progressione di malattia nei pazienti con adenocarcinoma prostatico in trattamento ormonale. Abstract n. 122 - Comunicazione RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F., Puppo P. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova Introduzione: La presenza di almeno due biopsie prostatiche negative per tumore alla prostata e la persistenza di indicazione, ascesa del PSA o palpazione rettale sospetta, è un problema diagnostico. La probabilità di avere una biopsia positiva, dopo la seconda procedura negativa, si riduce drammaticamente. Nel corso del maggiore programma di screening europeo (Roehl KA, 2002), il 91% dei casi di carcinoma prostatico è stato diagnosticato con la prima o la seconda biopsia. La probabilità di diagnosticare un tumore alla prostata alla 3 biopsia è del 14% e scende ulteriormente per le successive. Dopo ripetute biopsie negative, la resezione di prostata diagnostica un 618% di cancro alla prostata (Kitamura 2002, Ornstein 1997, Ito 1995). Materiali e Metodi: Dal 2003 abbiamo introdotto l’esecuzione di un sampling della zona laterale della prostata con 6 prelievi per lato mediante agobiopsia ecoguidata transrettale e quindi resezione endoscopica della prostata nella stessa sessione. La procedura descritta è stata indicata in caso di persistenza di indicazione dopo almeno due precedenti biopsie negative, delle quali, l’ultima eseguita con un numero elevato di prelievi presso il nostro centro, da 16 a 24. La presenza o meno di storia ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica clinica di ipertrofia prostatica sintomatica non ha avuto nessuna influenza sulla indicazione. Risultati: Nel biennio 2003-2004 sono state eseguiti 23 interventi di biopsia delle zone periferiche e resezione endoscopica di prostata nella stessa sessione. Quattordici dei 23 pazienti erano stati sottoposti a due precedenti biopsie prostatiche di cui almeno una presso il nostro centro con elevato numero di prelievi, da 16 a 24, sempre negative per malignità. L’età mediana è di 61 anni, range 56-73. Il PSA mediano 10.7 ng/mL, range 7-35. Il numero di prelievi mediano per paziente è di 29, range 24 - 42. Il tempo mediano tra la prima biopsia e la procedura è di 13 mesi, range 9 - 21 mesi. Il tempo mediano alla rimozione del catetere vescicale è stato di 3 giorni, range di 3-5 giorni. Si è verificato una sola complicanza, rappresentata da ematuria massiva e ritenzione urinaria acuta da caduta di escara in 18 giornata postoperatoria. A 8 pazienti è stato diagnosticato un carcinoma della prostata. Il Gleason score mediano è di 7, range 5 e 8. In 5 casi il tumore era presente contemporaneamente nei prelievi bioptici e nei frammenti elettroresecati, in 1 caso nei soli prelievi bioptici e in 2 casi nei soli frammenti. Mai più del 10% del materiale della resezione è stato trovato con tumore. In nessun caso sono stati positivi più di due prelievi per set bioptico. Complessivamente, la detection rate è stata pari al 57%. 5 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale, stadio patologico pT2a - pT3a/pN0-pNx, Gleason 6-7, nessun margine positivo. Conclusioni: Associare le due procedure ha incrementato la probabilità di trovare un cancro della prostata. Infatti, in 3 casi su 8 la diagnosi è stata fatta su materiale di una delle due procedure. La detection rate complessiva del 57%, sebbene determinata su soli 14 casi, è risultata estremamente interessante e giustifica l’indicazione. Abstract n. 123 - Poster ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2 CM: NOSTRA ESPERIENZA Daniele G.P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A., Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C. U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera, Universitaria di Ferrara, Arcispedale S. Anna, Ferrara Introduzione ed Obiettivi: La chirurgia laparoscopica “nephronsparing” anche se tecnicamente impegnativa può offrire ottimi risultati in termini di controllo oncologico e di scarsa invasività. Riportiamo la nostra personale casistica. Metodi: Dal Gennaio 2001 al Dicembre 2004 sono state effettuate presso la nostra U.O. 10 enucleoresezioni per via laparoscopica di neoplasie renali di dimensioni non superiori ai 2 cm. La stadiazione pre-operatoria ha incluso l’esecuzione di Angio-TC addome. È stato in tutti i casi utilizzato un approccio trans-peritoneale senza clampaggio dell’arteria renale. L’enucleoresezione ha previsto l’asportazione di un margine di tessuto sano peritumorale di 5 mm circa associata alla biopsia del letto di resezione con esame istologico estemporaneo. Per la resezione e l’emostasi sono sati utilizzati bisturi elettrico mono e bipolare e collante fibrinico. Infine la rimozione del pezzo operatorio è stata effettuata con endobag. Risultati: In un solo caso, in cui la neoplasia era situata in sede mesorenale, si è resa necessaria la conversione in chirugia a cielo aperto. In nessun caso è stata riscontrata formazione di fistole urinarie. L’esame istologico ha evidenziato la presenza di carcinoma a cellule chiare in 8 casi e di oncocitoma in due e globalmente assenza di margini chirurgici positivi. Il tempo medio operatorio è risultato di 162 minuti (range 102-216); le giornate medie di degenza di 3.8 (range 3-7). Ad un follow-up minimo di 6 mesi non si è avuto in nessun caso evidenza clinica di ripresa di malattia. Conclusioni: L’enucleoresezione laparoscopica è una tecnica chirurgica che potrà avere un sempre più ampio utilizzo visto il frequente riscontro incidentale di piccole neoplasie. Al fine dell’ottenimento di margini chirurgici negativi e di un agevole controllo dell’emostasi senza la necessità del clampaggio, è necessaria un’attenta selezione dei pazienti onde riservare tale tecnica solo ai casi in cui la neoplasia non superi i due cm di diametro e non sia localizzata in prossimità dell’ilo renale. Per quanto riguarda le neoplasie di dimensioni superiori ai 2 cm è indicato effettuare il clampaggio dell’arteria renale utilizzando tecniche di emostasi differenti. Fondamentale è inoltre la pianificazione preoperatoria con l’esecuzione di Angio-TC. Riteniamo pertanto che l’enucleoresezione laparoscopica potrebbe costituire una valida opzione terapeutica alla chirurgia a cielo aperto, anche se è indispensabile un più lungo follow-up. Bibliografia 1. Janetschek G, Jeschke K, Peschel R, Strohmeyer D, Henning K, Bartsch G. Laparoscopic surgery for stage T1 renal cell carcinoma:radical nephrectomy and wedge resecion. Eur Urol 2000; 38:131 2. Jeschke K, Peschel R, Strohmeyer D, Bartsch G, Henning K. Laparoscopic nephron-sparing surgery for renal tumors. Urology 2001; 58:688 3. Sullivan M, Fryndenberg M, Aust NZ. Neprhon sparing surgery surgery for renal cell carcinoma. J Surg 2001; 71:394 Abstract n. 124 - Comunicazione selezionata I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2, Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2 1 Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S. Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna, Bologna Introduzione e Obiettivi: Le proteine Notch definiscono una classe di recettori transmembrana altamente conservati, noti come Notch1, 2, 3 e 4, caratterizzati da un dominio extracellulare e da uno citoplasmatico. L’interazione ligando recettore determina la traslocazione nel nucleo del dominio citoplasmatico e la conseguente trans- attivazione dei geni target per lo più appartenenti alla famiglia dei geni HES (Hairy/Enhancer of Split). I geni Notch sono coinvolti nel differenziamento cellulare, nella regolazione della crescita e della morte cellulare e nel mantenimento della staminalità delle stesse mediando le interazioni cellula cellula. Alterazioni del Notch signaling pathway sono state osservate in diverse patologie umane tra cui le neoplasie. I meccanismi che controllano il differenziamento, la proliferazione e la metastatizzazione del carcinoma prostatico sono ancora altamente sconosciuti. Geni coinvolti nell’interazione cellula cellula sembrano giocare un ruolo importante in questi processi. Lo scopo di questo studio è stato quello di esaminare il pattern di espressione dei quattro recettori Notch e del gene target HES1 nell’iperplasia prostatica benigna e nell’adenocarcinoma prostatico (PCa) per verificare un possibile coinvolgimento di tali geni nella carcinogenesi prostatica Metodi: L’RNA estratto da 20 adenocarcinomi prostatici e 30 IPB e dalle linee cellulari prostataiche RWPE, LNCaP e PC3 è stato trattato con DNAse I e retrotrascritto. L’espressione dei geni Notch1,2,3, 4, HES1 e del gene housekeeping Beta actina è stata valutata mediante Real Time PCR utilizzando il SYBER Green. Risultati: I geni Notch e il gene HES1 sono espressi in tutti i campioni di IPB e di PCa analizzati. I campioni di adenocarcinoma prostatico presentano, tuttavia, una down regolazione di tutti i geni Notch e del gene HES1 rispetto ai casi di IPB analizzati. Notch1 e Notch2 sono i geni maggiormente espressi sia Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 53 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica nell’IPB che nel PCa. I risultati ottenuti nelle linee cellulari differiscono da quelli ottenuti dai campioni tessutali solamente per quanto riguarda il gene Notch2 che risulta maggiormente espresso nelle linee cellulari derivate da metastasi da PCa (LNCaP e PC3) rispetto alla linea derivata da iperplasia prostatica benigna (RWPE). L’espressione di HES1 correla con l’espressione dei geni Notch1,2,3 sia nell’IPB che nel PCa mentre nelle linee cellulari l’espressione di HES1 sembra correlare con quella del gene Notch2. Conclusioni: La over espressione dei geni Notch riscontrata nell’IPB rispetto al PCa potrebbe suggerire un ruolo di questi geni nel mantenere un fenotipo differenziato e nella regolazione della proliferazione cellulare. Bibliografia 1 Jianyong Shou, Sarajane Ross, Hartmut Koeppen, Frederic J. de Sauvage and Wei-Qiang Gao. Dynamics of Notch Expression during Murine Prostate Development and Tumorigenesis. Cancer Research 2001; 61:7291 2 Andrew P. Weng and Jon C. Aster. Multiple nitches for Notch in cancer: context is everything. Current Opinion in Genetics & Development 2004;14: 48 Abstract n. 125 - Poster RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT PSA Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2, Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2, Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2 1 U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso 2 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Roma 3 Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del S. Cuore, Roma Introduction: Use of adjuvant hormonotherapy resulted in improved outcome in some subgroups of patients treated with radiotherapy for prostatic carcinoma. A RTOG meta-analysis suggested a role for neoadjuvant and adjuvant hormonotherapy in intermediate-and high-risk patients, respectively. Patients stratification, in this analysis, was based on clinical stage and Gleason score. Aim of this analysis is to evaluate the prognostic role of pretreatment PSA levels in biochemical and clinical outcome of patients treated with hormono-radiotherapy. Material and Methods: 137 patients (median age: 70 years; range: 52-85) with prostatic carcinoma (cT2: 27%; cT3: 73%) received external beam radiotherapy (dose: 65-70 Gy; 1.8 Gy/fraction) plus neoadjuvant hormonal therapy alone (59.1%) or combined with long-term adjuvant hormonal therapy (40.9%). PSA concentrations were determined by ECLIA method on Elecsys 2010 - Roche device. Patients were stratified based on pretreatment PSA level in 4 groups: A: PSA=0-4 ng/ml (9 pts: 6.6%); B: PSA=4.1-10 ng/ml (36 pts: 26.3%); C: PSA=10.1-20 ng/ml (42 pts: 30.7%); D: PSA> 20 ng/ml (50 pts: 36.5%). Complete PSA clearance was defined as reaching PSA levels < 1 ng/ml. Complete clinical response was defined as complete disappearance of the neoplastic nodule by digital examination and transrectal US (or transrectal MRI). Biochemical and clinical diseasefree actuarial curves were calculated with the Kaplan-Meier method. Differences between the curves were analyzed using the logrank method. PSA-relapse was defined as PSA elevation > 1 ng/ml during the follow-up. Results: During the follow-up, 13 patients developed distant metastasis (9.5%) and 10 patients showed local tumor progression (7.3%). Overall, 20 patients had clinical failure (metastases and/or local-regional progression). 120 patients obtained complete PSA clearance (88.2%) and 74 patients (67.3%) showed complete clinical response. During the fol- 54 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 low-up, 30 patients showed PSA-relapse (22.7%). Pretreatment PSA concentrations showed a significant positive correlation with complete clinical response (p=0.020) and a trend with PSA clearance (p=0.057), showing patients with lower pre-treatment PSA levels the better results. A significant correlation was also observed between pretreatment PSA value and 5-year PSA relapse-free survival (group A: 83.3%, group B: 69.1%, group C: 64.7%, group D: 30.0%; p=0.034). The difference was particularly evident between patients with PSA levels < 20 ng/ml versus > 20 ng/ml (5-year: 67.9% versus 30.0%, respectively; p=0.007). Finally, a trend was recorded between pretreatment PSA and clinical disease-free survival (5-year: group A: 74.1%, group B: 65.8%, group C: 67.3%, group D: 52.1%; p=0.075) Conclusions: The significant impact of pretreatment PSA in patients treated with radiotherapy is well known. Our analysis confirms this role also in patients treated with combined hormonal and radiation therapy. Further analyses are necessary to evaluate the possibility to refine patients stratification, by the use of pretreatment PSA levels, with the aim to optimize the combination of radiotherapy and hormonal treatment. Abstract n. 126 - Poster GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATIONINDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.1, Deodato F.2, Morganti A.G.2, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso Aim: The use of adjuvant androgen suppression associated with external beam radiotherapy has shown an improvement of biochemical and clinical outcome in patients with high risk prostatic carcinoma. However, some studies reported an increased incidence of intestinal and urological complications in patients receiving prolonged hormonal therapy. Aim of this analysis was to evaluate the impact of long-term androgen suppression on late intestinal and urological radiation-induced toxicity, in a group of patients treated with hormono-radiotherapy. Material and Methods: 426 patients with cT2-3 prostatic carcinoma were included in this analysis. Median follow-up was 35 months (6-151 months). Median age was 71 years (51-87). Clinical stage distribution was: cT2: 205 pts (48.1%), cT3: 221 pts (51.1%). Gleason score distribution was: 2-4: 61 pts (14.3%), 5-7: 284 pts (66.7%), 8-10: 81 pts (19.0%). Pretreatment PSA distribution was: 0-4: 30 pts (7.0%), 4-10: 125 pts (29.3%), 10-20: 129 pts (30.3%), > 20: 142 pts (33.3%). 250 pts (58.7%) received prophylactic irradiation of the pelvic lymph nodes. Dose to the prostate was < 70 Gy in 191 pts (44.8%) and > 70 Gy in 235 pts (55.2%). Standard radiotherapy was delivered to 265 pts (62.2%) while 161 pts (37.8%) received 3D conformal therapy. All patients received neoadjuvant-concomitant hormonal therapy (LH-RH analogue starting 2 months before radiotherapy and continued until the end of radiotherapy; antiandrogen drugs were associated during the first month of hormonal therapy). In 244 pts (57.3%) the androgen suppression was maintained after the end of radiotherapy for almost two years. Late toxicity was evaluated according to the RTOG-EORTC scale. Actuarial incidence of late toxicity was calculated with Kaplan-Meier method. Differences were calculated using log-rank test (univariate analysis) or Cox’s proportional hazard method (multivariate analysis). Results: The incidence of late intestinal toxicity (mainly late tenesmus- proctitis) was as follows: grade 1: 50 pts (11.7%), ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica grade 2: 10 pts (2.3%), grade 3: 1 pt (0.2%). The incidence of urinary late toxicity was as follows: grade 1: 13 pts (3.1%), grade 2: 4 pts (0.9%), grade 3: 1 pt (0.2%), grade 4: 1 pt (0.2%). 5-year incidence of late intestinal toxicity was 36.8% in patients treated without prolonged hormonal therapy and 23.5% in patients treated with prolonged hormonal therapy (p = 0.841); 5-year incidence of late urological toxicity was 7.1% in patients treated without prolonged hormonal therapy and 11.0% in patients treated with prolonged hormonal therapy (p = 0.484). No significant correlation was recorded at multivariate analysis (including: prophylactic irradiation of the pelvis, inclusion in the boost volume of seminal vesicles, dose of radiotherapy, use of conformal technique and long-term androgen suppression) between prolonged hormonal therapy and both intestinal and urological late toxicities (p=0.195 and p=0.633, respectively). Conclusions: In our study no correlation was recorded between late intestinal and urological toxicity and use of prolonged adjuvant androgen suppression, both at univariate and multivariate analysis. Abstract n. 127 - Poster ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L.3, Palloni T.4, De Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1 1 Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso; 3UO Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp. S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp “S. Giovanni Calibita” Fatebenefratelli, Roma Aim: In the last decades irradiation to the prostatic bed, alone or in combination with pelvic node irradiation, has been used after radical prostatectomy with different indications (extraprostatic tumor extension, involvement of the seminal vesicles, positive surgical margins or positive pelvic lymph node). Aim of this analysis was to evaluate the results recorded in a group of patients treated with adjuvant radiotherapy after radical prostatectomy. Material and Methods: 85 patients were treated in 6 different radiotherapy departements following common guidelines. The prescribed dose (1.8 Gy/fr) to the prostatic bed was 64.8 Gy (negative margins), 70.2 Gy (microscopically positive margins) or 73.8 Gy (gross residual disease). Irradiation of pelvic lymph nodes and adjuvant androgen suppression was prescribed in patients with seminal vesicle involvement and pathologically involved lymph nodes. Pathological stage distribution was as follows: pT1: 1 pt (1.2%), pT2: 10 pts (11.8%), pT3: 66 pts (77.6%), pT4: 8 pts (9.4%). Gleason score distribution was as follows: 2-4: 0 pts (0%), 5-6: 28 pts (32.9%), 7-10: 57 pts (67.1%). Post-surgical PSA before radiotherapy was < 0.1 ng/ml in 54 pts and > 0.1 ng/ml in 31 pts. 11 pts had positive pelvic lymph nodes (12.9%). The status of surgical margins was: negative in 37 pts (43.5%), and positive in 46 pts (54.1%). 2 patient had gross residual disease after surgery. Biochemical disease-free status was defined as PSA < 0.4 ng/ml. Median follow-up was 36 months (range: 9-76) Results: The incidence of grade 3 intestinal and urological acute toxicity was 4.7% and 1.2%, respectively. The incidence of late intestinal toxicity was as follows: grade 1: 5 pts (5.9%), grade 2: 2 pts (2.4%). The incidence of urological late toxicity was as follows: grade 1: 8 pts (9.4%), grade 2: 3 pts (3.5%). Actuarial 5-year biochemical relapse free survival was 65.8%. Clinically detectable local-regional relapse was observed in 1 pt (1.2%). 4 pts (4.7%) developed distant metastasis. 5-year clinical disease-free survival was 89.4%. 5-year PSA-relapse-free survival was 82.0% in patients with postoperative PSA < 0.1 and 44.1% in patients with PSA > 0.1 (p=0.005). Conclusions: Postoperative radiotherapy in patients treated with radical prostatectomy was well tolerated and resulted in a satisfactory disease control. Postoperative PSA value showed a significant prognostic impact on biochemical relapse-free survival. Randomized studies are necessary to better clarify the role of both adjuvant radiotherapy and adjuvant hormonotherapy in patients with high-risk resected prostatic carcinoma. Abstract n. 128 - Comunicazione EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA, NELLA LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2, Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A. A.1 1 Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale” F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda Università degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli La somatostatina (SST) ha un’azione di controllo nella crescita e nella funzione delle cellule prostatiche sia sul tessuto ghiandolare, che indirettamente attraverso la modulazione di ormoni ipofisari. È stato descritto che il mRNA e la proteina della SST sono espressi nella prostata e che la SST inibisce in vitro la proliferazione di cellule di linee prostatiche in coltura. I recettori della somatostatina (SSTRs) sono espressi nella prostata ed in particolare la loro presenza è stata evidenziata nella componente epiteliale. SSTR2.è espresso nel tessuto prostatico normale, SSTR1 e SSTR5 sono preferenzialmente espressi nel cancro della prostata (CaP). SSTR2 risulta raramente espresso in CaP altamente invasivi. È stato dimostrato che il trattamento del cancro della prostata con Octreotide, analogo della somatostatina capace di legare ad elevata affinità i recettori SSTR2 e 5 può fallire a causa della mancata espressione di recettori appropriati. Ulteriori indagini circa l’eventuale efficacia di nuovi analoghi della somatostatina nel controllo della crescita prostatica sono pertanto necessarie. In questo studio abbiamo indagato gli effetti del SOM230, un nuovo analogo sintetico della somatostatina attivo sui recettori SSTR1, 2, 3, 5, nel controllo della crescita di cellule di una linea di epitelio prostatico normale non trasformata, EPN. Le EPN sono state cresciute in Nutrient-F12 Ham’s medium supplementato con 3% foetal calf serum (FCS) e antibiotici. Alla confluenza del 70% è stato sostituito il mezzo di crescita con MEM privo di rosso fenolo, senza aggiunta di siero fetale. Il mezzo di coltura è stato sostituito quotidianamente per 5 giorni con mezzo essenziale fresco. Le cellule sono state quindi sottoposte a trattamento con SOM230, mediante aggiunta in piastre differenti di 10nM o 100nM per 24 o 48 h. Per le analisi di proliferazione e apoptosi le cellule, raccolte alla fine del trattamento, sono state incubate con propidio ioduro in presenza di RNAasi, secondo il protocollo convezionale ed analizzate in citofluorimetria. L’espressione di mRNA degli SSTRs è stata effettuata mediante RT-PCR semiquantitativa. I livelli di proteina sono stati analizzati mediante Western blot. Dopo 24 ore di trattamento con SOM230, l’analisi citofluorimetrica evidenziava la comparsa di un’area apoptotica pre-G1, ma senza signifcative riduzioni della crescita cellulare. Dopo 48 ore di trattamento con SOM230 era invece evidenziabile oltre ad un incremento della apoptosi, anche una significativa riduzione delle aree corrispondenti alle fasi di crecita cellulare G1 e G2/S. L’analisi di RTPCR evidenziava l’espressione nelle EPN dei recettori SSTR1, SSTR2 e SSTR5. Il Western blot evidenziava l’espressione di livelli di elevati livelli di proteina di SSTR1. I nostri dati preliArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 55 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica minari dimostrano che il SOM230 è efficace nel controllare la crescita cellulare e nell’indurre apoptosi in cellule epiteliali di prostata normale che esprimono un pattern di recettori appropriati, come il modello cellulare EPN. Ulteriori studi sono da effettuare sulle cellule di cancro prostatico per valutare la possibile efficacia antineoplastica del SOM230. Abstract n. 129 - Poster ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA UMANA Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.2, Staibano S.3, De Rosa G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca G.4, Prezioso D.4, Sinisi A.A.1 1 Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara; 2Med. Sperimentale, Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.; 4 Urologia, Università Federico II di Napoli La neoformazione di vasi sanguigni è un processo fondamentale per la progressione cancerosa anche nella prostata. Diversi studi hanno dimostrato la presenza del VEGF nella prostata ed un suo ruolo nello sviluppo del CaP. Di recente sono state identificate due proteine bifunzionali, le endocrine gland-derived vascular angiogenic factors (EG-VEGF)/ prokineticin 1 (PK1) e prokineticin 2 (PK2) che sono nuovi fattori angiogenetici con azione selettiva sugli endoteli delle ghiandole endocrine. La loro azione è mediata da due recettori, appartenenti alla famiglia delle G protein, detti PK-R1 e PK-R2. Scopo dello studio è stato quello di valutare se PK1 e PK2 ed i loro recettori sono presenti in colture primarie di epiteli di prostata normale (NPEC) e carcinomatosa (CPEC) e nella linea non trasformata EPN ed il loro coinvolgimento con la progressione del cancro prostatico. I trascritti di PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 sono stati studiati mediante RT-PCR semiquantitativa usando primers specifici. La proteina EGVEGF/PK1 è stata valutata mediante Western Blotting (WB) in lisati e per immunoistochimica (IH) in tessuti normali e carcinomatosi utilizzando un anticorpo monoclonale anti-human EGVEGF/PK1. I trascritti di PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 sono stati trovati nelle NPEC, EPN e CPEC. L’analisi mediante RT-PCR semiquantitative ha dimostrato che PK1e PK-R1 erano espresso a più bassi livelli rispetto PK2 e PK-R2 in tutte le linee cellulari studiate. I livelli di PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 erano significativamente aumentati nelle CPEC. Inoltre, la proteina EG-VEGF1 è stato trovata espressa per WB e IH nel tessuto canceroso e non nel normale. L’analisi quantitativa dei lisati ha mostrato una maggiore espressione con l’aumento della sdifferenziazione. In questo studio noi abbiamo dimostrato che le prochineticine ed i loro recettori sono espressi in epiteli di prostata normale e carcinomatosa e che i livelli di espressione aumentano significativa mente con l’aumento del grado di malignità. Questi risultati suggeriscono che le PK ed i loro recettori potrebbero essere regolatori dell’angiogenesi anche nella prostata umana e potrebbero avere un ruolo nel meccanismo di progressione del cancro prostatico. Inoltre i livelli di espressione di PK e PK-R potrebbero essere un ulteriore marker per valutare il grado di malignità del CaP. In conclusione, i nostri dati dimostrano che le cellule di CaP producono nuovi fattori angiogenetici, che possono essere eventuale bersaglio terapeutico. Abstract n. 130 - Comunicazione IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL CARCINOMA A CELLULE RENALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVA Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci Barbini V.1 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2 U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG) 56 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Introduzione: Nonostante il sistema immunitario svolga un ruolo chiave nel controllo del carcinoma a cellule renali (CCR) in fase iniziale, la risposta immunitaria a lungo termine contro il tumore diventa inefficace determinando così la ripresa della malattia. Lo scopo del nostro studio era di valutare l’impatto dell’immunoterapia con IL-2r nei paziente operati ad alto rischio di recidiva (stadio II e III) Materiali e metodi: Dal gennaio 2002 al dicembre 2004 su 96 casi di nefrectomia per carcinoma a cellule chiare del rene non metastatico, sono stati individuati 12 pazienti ad alto rischio di malattia sulla base dello stadio e del grading. Il trattamento adiuvante era iniziato entro 4-6 settimane dall’intervento chirurgico e prevedeva due fasi: una fase d’induzione ed una di mantenimento, ambedue della durata di 6 mesi. In induzione l’IL-2r era somministrata alla dose di 4,5 MUI 5 giorni alla settimana per due settimane ogni 4 settimane; come mantenimento l’IL-2r alla dose di 4,5 MUI 5 giorni per una settimana al mese. Un controllo TAC era eseguito dopo le due fasi del trattamento immunoterapico. Risultati: L’età mediana alla diagnosi era di 64 anni (range di 5776). Complessivamente, 5 pts erano in stadio II (pT2pN0 M0, G1-2 in 3 ed pT2N0M0, G3 in 2) e 7 in stadio III (pT3apN0M0, G1-2 in 4 e pT3apN0M0, G1-2 in 3). Ad un follow up mediano di 18 mesi (6-54) non sono state osservate recidive e/o localizzazioni a distanza. Il trattamento è stato ben tollerato in 11 pazienti (febbre G1-2). In un paziente, per la presenza di febbre elevata >40 C, refrattaria alla terapia antipiretica, il trattamento è stato sospeso al settimo mese. Conclusioni: I pazienti ad alto rischio di recidiva in base alle caratteristiche istopatologiche possono giovarsi del trattamento immunoterapico adiuvante. Inoltre, per meglio individuare tali pazienti sarebbe utile una caratterizzazione immunologicofunzionale (studio delle sottopopolazioni linfocitarie, cellule dendritiche.). In numerosi studi (1,2), infatti, sono stati sviluppati algoritmi in grado d’individuare particolari categorie di rischio per la recidiva e predire l’outcome del paziente. Bibliografia 1. Zisman A, Pantuck AJ, Wieder J et al Risk group assessment and clinical outcome algorithm to predict the natural history of patients with surgically resected renal cell carcinoma J Clin Oncol 2002; 20:4559 2. Sorbellini M, Kattan MW, Snyder ME et al A postoperative prognostic nomogram predicting recurrence for patients with conventional clear cell renal cell carcinoma J Urol 173: 48-51; Abstract n. 131 - Poster SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI NEI MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2, Baldracchini F.1, Talesa V.2 1 Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica; 2 Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche Introduzione ed Obiettivi: Il sistema delle Gliossalasi, consta di due enzimi la Gliossalasi I (GI) e la Gliossalasi II (GII). Il ruolo biologico del sistema non è stato ancora ben definito, ma la funzione principale sembra quella di detossificare la cellula da chetoaldeidi come ad esempio il metilgliossale (MG), prodotto durante il metabolismo lipidico e glucidico, le cui proprietà biologiche vanno dal blocco della proliferazione cellulare all’induzione della apoptosi mediante una via caspasi indipendente. La conversione del MG in acido D-lattico avviene con l’intervento del GSH e la formazione dell’intermedio LSG, anch’esso con proprietà citostatiche. Variazioni dell’ attività enzimatica delle Gliossalasi sono presenti in numerose neoplasie, suggerendo l’importanza delle stesse nel controllo della proliferazio- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ne tumorale. Inoltre, è stato più volte messo in evidenza un rapporto tra il sistema delle Gliossalasi e la resistenza ai farmaci antineoplastici. Scopo del lavoro è la valutazione per la prima volta, in vivo, delle differenze di espressione dei messaggeri specifici (mRNA) e dell’ attività enzimatica del sistema delle Gliossalasi nel tessuto renale sano e tumorale. Metodi: Campioni di tessuto renale macroscopicamente sano e neoplastico sono stati prelevati subito dopo nefrectomia radicale per valutazione clinica di massa renale solida. I tessuti sani e tumorali sono stati confermati come tali anche da una valutazione istopatologica. Le attività enzimatiche di GI e GII sono state determinate con metodi spettrofotometrici; i livelli di espressione dei relativi mRNA specifici, mediante Ribonuclease Protection Assay (RPA). Risultati: L’attività enzimatica della GI risultava aumentata di 3 volte nel tessuto tumorale rispetto al tessuto normale. L’attività della GII nel tumore appariva significativamente più bassa rispetto ai controlli. Differenze più marcate erano rilevate nell’ espressione degli mRNA specifici tra tessuto tumorale e normale. In particolare, l’espressione di GI nei tumori era 9 volte più elevata rispetto ai controlli, quella di GII nel tessuto neoplastico era 3 volte più elevata rispetto al tessuto normale. Conclusioni: Il presente studio dimostra che nel tumore renale l’ espressione degli mRNA specifici di GI e GII appare più elevata rispetto al tessuto normale, come pure l’attività enzimatica di GI. Questo evento potrebbe, almeno in parte e indirettamente giustificare la chemioresistenza del tumore renale. Infatti, l’ elevata espressione degli enzimi del sistema delle Gliossalasi priverebbe la cellula neoplastica di inibitori fisiologici della proliferazione cellulare, quali il MG e LSG, ponendo le cellule in una condizione di resistenza all’apoptosi indotta dal chemioterapico antitumorale. Bibliografia 1. Thornalley PJ. Protecting the genome: defence against nucleotide glycation and emerging role of glyoxalase I overexpression in multidrug resistance in cancer chemotherapy. Biochem Soc Trans 2003, 31, part 6 2. Milanesa AC, Choudhury MS, Mallouh C, Tazaki H, Konno S. Methylglyoxal-induced apoptosis in human prostate carcinoma: potential modality for prostate cancer treatment. Eur Urol 2000; 37:728 Abstract n. 132 - Poster EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL’INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (RP) E NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC) Arena F., Potenzoni M., Adorni A. Divisione di Chirurgia, Opedale di Borgo Val di Taro (PR) Introduzione: Per gli interventi di chirurgia pelvica maggiore, la riduzione delle perdite ematiche rappresenta un aspetto fondamentale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’efficacia dell’utilizzo del “Ligasure” per gli interventi di prostatectomia radicale retropubica (RP) e per le cistectomie radicali (RC) in termini di perdite ematiche, tempo operatorio, durata dell’ospedalizzazione, morbidità e costi generali. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente due gruppi consecutivi di pazienti sottoposti ad intervento chirurgico nella nostra Unità Operativa. Nel primo gruppo sono stati inseriti 23 pazienti sottoposti a intervento di RP e 4 pazienti a intervento di RC con derivazione urinaria secondo Bricker utilizzando clips o suture per l’emostasi nell’intervallo di tempo da Febbraio 2003 al Marzo 2004. Il secondo gruppo comprende 22 pazienti sottoposti a RP e 4 pazienti a intervento di RC con derivazione urinaria secondo Bricker con l’utilizzo del Ligasure per l’emostasi nell’intervallo di tempo da Aprile 2004 al Maggio 2005. Tutti gli interventi sono stati eseguiti dallo stesso operatore in anestesia generale. Risultati: I due gruppi sono risultati simili per stadio, patologie associate ed età. Il tempo operatorio medio è stato più breve nel gruppo con Ligasure rispetto al gruppo di controllo sia per la prostatectomia radicale (110 minuti versus 128 minuti, p<0.001) che per il gruppo sottoposto a cistectomia radicale (251 minuti versus 284 minuti, p<0.001). Le perdite ematiche intraoperatorie medie furono significativamente più basse nel gruppo in cui è stato utilizzatoli Ligasure rispetto al gruppo di controllo sia per la RP (850 cc versus 1000 cc, p=0.04) che per la RC (1100 cc versus1300 cc p=0.02). Nel gruppo in cui è stato utilizzato il Ligasure è stato necessario utilizzare emotrasfusioni in 2 casi (una prostatectomia radicale ed una cistectomia radicale) e in 7 pazienti del gruppo di controllo (3 prostatectomie radicali e 4 cistectomie) rispettivamente (p=0.01). La durata media dell`ospedalizzazione è stata simile per i due gruppi: 9 giorni per la prostatectomia radicale e rispettivamente 16 giorni per l’intervento di cistectomia radicale. Non vi sono state differenze statisticamente significative riguardo la continenza urinaria e il deficit erettile nei due gruppi. Il costo complessivo relativo ai costi fissi di sala operatoria e del materiale chirurgico impiegato è risultato uguale nei due gruppi. Conclusioni: L’utilizzo del Ligasure per l’intervento di prostatectomia radicale e la cistectomia radicale è sicuro, diminuisce il tempo operatorio, le perdite ematiche ed i costi connessi all’utilizzo degli emoderivati. Abstract n. 133 - Poster THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF TESTICULAR SEMINOMA Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia Purpose: Treatment of early stage testicular seminoma is an unresolved question. To review thirty-year experience regarding adjuvant radiation therapy, underlining the short and long term effects, recurrences and secondary tumors. Patients and methods: Between March 1972 to July 2004, 70 men with stage I seminoma were treated with a dogleg irradiation at the Dept. of Radiotherapy, “La Sapienza” University, Rome, Italy. Doses we used went from 25 Gy to 44 Gy (mean: 30,8Gy). Mean time follow up is 17 years, 97% at least 3 years and 59% had more than 15 years. Results: Age range at diagnosis was between 22 and 62 years (mean: 36,9 years, median: 33 years). The most frequent affected side was the right side(60%), compared to the left (40%). the infiltration percentage of tunica albuginea testis was 17%. As to the risk factors, six patients were affected with cryptorchidism (5 omolateral), 3 with inguinal hernia, 1 inguinal cyst, 9 with genital infection (2 parotiditis complicated by orchiditis). 37 patients underwent inguinal orchifunicolectomy while 30 had orchidectomy, 3 received bilateral orchidectomy (one received both at the same time, the others, received one for a secondary controlateral testis tumor). Only 3 patients underwent total inguinal and retroperitoneal lymphectomy. Prosthesis was positioned in 44 patients. Mean time from surgery to radiotherapy was 64 days. The overall survival was 98,5% at 20 years, and 89,4% at 25 years and 74,5% at 30 years. There was 100% of complete remission. Relapse free survival was 98,6%, 95%7%,,95,7% at 2, 5, and 15 years respectively. Three relapses occurred 7, 39, 42 months after radiotherapy to paraaortic lymph nodes, to mediastinal lymph nodes and to Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 57 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica supraclavicular lymph nodes respectively. They are all alive at follow up of 29, 30, 29 years. Acute toxicity was limited to grade 1 nausea, only 11,4% presented grade 2 nausea, 2,8% had haematological grade 2 problems, and 8,6% had intestinal disorders (diarrea or colic), one of them developed Crohn’s disease of the colon 12 years after radiotherapy. Six patients were affected with secondary cancer: two at controlateral testis (34 and 33 months after), lung cancer (13 years after), colon cancer (13 years after), thyroid papillifferous carcinoma (3 months after), and pancreatic cancer (12 years after). Two patients died (at 62 and 48 years) due to uncontrolled secondary tumours. Conclusion: The study confirms high radiosensitivity of seminoma and its high curability so the important rule of adjuvant radiotherapy to improve local control and reduce relapse rate. Nevertheless is necessary to study a way to decrease long term collateral effects probably by limited-field irradiation and doses reduction. Abstract n. 134 - Poster CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia Background: Hormonal therapy has been the mainstay of treatment for advanced forms of prostate cancer. Subsequent studies have suggested that earlier initiation of hormonal therapy for patients with localised forms of prostate cancer may provide pathological benefit in decreasing the amount of tumour treated during radiotherapy, resulting in a better outcome of these patients in terms of local control and disease free survival. Materials and Methods: From September 2003 through February 2005 68 patients, median age 72 (63-85) were assigned to receive radiotherapy for histologically proven prostate cancer. 14 patients were T1 stage, 44 T2 stage and 10 T3 stage. No nodal involvement at imaging was observed in these patients.Before the beginning of radiotherapy (from 12 to 3 months) 36 patients started neo-adjuvant hormonal therapy with maximum androgen blockade (MAB) and 25 patients received monotherapy with antiandrogens(AA). 7 patients underwent radiotherapy alone. 3-D conformal radiotherapy was delivered with 6MV LINAC for a total dose of 76Gy (56 Gy on prostate and seminal vesicles plus a 20 Gy boost on prostate, 2 Gy daily). PSA levels were tested 40 days after the end of radiotherapy and then every three months to assess combined treatment efficacy. Median follow- up was 11 months (range 4- 18). Results: No differences were observed between patients treated with MAB and AA plus radiotherapy in terms of local control and disease free survival. Of the 68 cases observed, 63 cases had no biochemical failure in the mean follow- up of 11 months. 3 patients died respectively after 4,5 and 12 months the end of the treatment for cardiovascular diseases (2 IMA and 1 stroke). One patient interrupted radiotherapy at the total dose of 26 Gy for a lung infection which required admission. One patient (T2a stage) treated with neoadjuvant bicalutamide and radiotherapy had biochemical failure (attested with 3 consecutive PSA increases) after 13 months follow-up. Conclusions: Hormonal therapy with maximum androgen blockade or anti-androgens associated with radiation therapy results in a good local control and disease free survival in patients with localized prostate carcinoma. Long term surveillance is required to assess effects on overall survival 58 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 135 - Comunicazione ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio R., Banelli E. Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma, Roma, Italia Background: In the last years the approach to bladder invasive carcinoma is conservative. Several recent studies about bladder invasive carcinoma evaluated multidisciplinary management: TURB, CHT, RT with satisfactory results in global survival (4060%) and free disease interval (35 - 45%). Aim of the study: to describe the outcome of patients affected by bladder invasive carcinoma (T2/T4 N0/Nx Mx G2/G3) and treated with a multidisciplinary approach (TURB, CHT, RT) in our Institute from January 1997 to June 2003. Methods: from January 1997 to June 2003, 30 patients affected by bladder invasive carcinoma (T2-T4 N0 NX M0 G2 G3) have been consequently selected (9 female and 21 male). Median age was 74 (range 50-87). All the 30 patients have been treated with conservative management: 27 cases with TURB and 3 cases with hemicystectomy, and after 4-8 months from surgical operation they have been submitted to conventional radiotherapy with LA 6-15 MV (four fields box technique including the whole pelvis until a dose of 45-50 Gy plus a boost on bladder for a total dose of 55-65 Gy, conventionally fractionated). In 14 patients (range 50-65 years), PS<2, grading 2-3, chemotherapy was administered: 7 cases received neoadjuvant chemotherapy with MVAC and MCV schedule, 4 cases adjuvant chemotherapy with MVAC and MCV schedule and in 3 patients concomitant radio-chemotherapy with Gemcitabine has been used. During the follow-up, all patients underwent to complete cystoscopy evaluation, urine cytology and abdomen-pelvis CT. Results: After a median follow-up period of 48 months (range 5-96) 16 patients are still alive, they have adequate bladder functionality and no signs of recurrence. Patients affected by local recurrence underwent to local transurethral resection and intravescical chemotherapy. Radiotherapical tolerance was satisfactory: we observed 1 case of intestinal toxicity (grade 2 WHO), and 2 cases of bladder toxicity (haematuria grade 2 WHO). Conclusion: TURB associated to radio-chemotherapy is a valid alternative approach to radical surgery of bladder invasive carcinoma, particularly in patients with low PS(<2) and in these cases radiotherapy can achieve a good local control of disease if delivered with a total dose of 50-55 Gy. Abstract n. 137 - Poster CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E DELLE URINE NEL CANCRO DELLA VESCICA Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2, Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2 1 Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali; 2Dipartimento di Urologia, Università La Sapienza di Roma Introduzione: Le Cellule Dendritiche (DCs) rivestono un ruolo cruciale come interfaccia tra sistema immune innato e specifico. Nel sangue periferico sono state individuate due sottopopolazioni di DCs: mieloidi (mDCs) e plasmocitoidi (pDCs). Tali cellule svolgono un importante ruolo nella genesi e nella regolazione della risposta immunitaria anti-infettiva e antitumorale, sono infatti Antigen-Presenting Cell (APCs) professionali in grado di indurre una risposta immunitaria antitumorale sia in vivo che in vitro. Il trattamento migliore in caso di tumore superficiale della vescica, rimane l’immunoterapia con BCG. L’efficacia di tale farmaco è stata ampiamente documen- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica tata, anche se rimane ancora da stabilirne il meccanismo d’azione. Per questa ragione non si è ancora in grado di predire quali pazienti possano beneficiare o meno di tale terapia. Recentemente uno studio ha evidenziato l’importanza delle DCs nelle urine di pazienti con tumore alla vescica, che potrebbe riflettere proprio sui cambiameti dell’attività immunologica alla patologia. Obiettivo: Lo studio si propone di enumerare le DCs nel sangue periferico e nelle urine in pazienti con tumore alla vescica, al fine di valutare il ruolo di queste cellule nell’evoluzione e monitoraggio della patologia. Metodi: Per l’enumerazione delle DCs è stata messa a punto una nuova metodica di conta assoluta delle due sottopopolazioni di DCs. Il metodo prevede l’utilizzo di sangue intero e delle urine ed un’ analisi citofluorimetrica per eventi rari in 4 colori con tubi trucount (Becton Dickinson) contenenti un numero noto di biglie di riferimento. Per identificare le due sottopopolazioni di DCs sono stati utilizzati gli anticorpi monoclinali Lineare-FITC, HLA-DR-APC, CD45-PerCP, CD11c-PE o CD123-PE (BD). L’analisi statistica dei risulati è stata effettuato mediante analisi della varianza Kruskal-Wallis. Risultati: Per lo studio sono stati arruolati 31 donatori sani e 10 pazienti con diagnosi di cancro alla vescica confermata dalla biopsia (6 con cancro primitivo, 2 con recidiva e 2 senza recidiva da 4 anni). Lo studio trasversale mostra una riduzione delle pDCs nei pazienti rispetto ai donatori sani (mDCs=11201 cell/ml VS 13927 cell/ml; pDCs=6933 cell/ml VS 10169 cell/ml), mentre nelle mDCs non si riscontra una diminuzione statisticamente significativa.Tre pazienti con cancro primitivo sono stati poi seguiti in longitudinale, analizzando le DCs prima e dopo sei instillazioni di BCG. I risultati mostrano un incremento di entrambe le popolazioni di DCs del sangue periferico, nei sei tempi, fino al raggiungimento di valori del tutto paragonabili ai donatori sani. Per quanto riguarda la conta delle DCs nelle urine, queste normalmente non sono presenti nei soggetti sani, mentre è possibile evidenziare la presenza di mDCs nelle urine dei pazienti. Conclusioni: Alla luce dei nostri risultati, si può notare l’importanza delle DCs nel monitoraggio della terapia antitumorale, in prima analisi con un ripristino immunologico a livello del sangue periferico. Risulta anche importante a questo punto, la ricerca delle DCs nelle urine, che possono confermare la buona efficacia dell’inoculo di BCG e quindi un richiamo di DCs a livello vescicale, importanti proprio per le loro proprietà antitumorali. Abstract n. 138 - Poster STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA PT1G2-G3 Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F. U.O. di Urologia dell’Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta Introduzione e Obiettivi: Le neoplasie superficiali della vescica rappresentano circa l’80% di tutti i carcinomi a cellule transizionali. Sebbene i carcinomi con invasione della tonaca propria (pT1) siano considerati tumori superficiali essi sono altamente maligni. L’obiettivo dello studio è di valutare in maniera retrospettiva i tassi di recidiva e di progressione riscontrati in 101 pazienti affetti da carcinoma transizionale della vescica pT1 G2-G3 trattati con resezione transuretrale (TURB) in associazione o meno a terapia endovescicale adiuvante. Materiali e Metodi: Nel periodo compreso tra settembre 2001 e maggio 2005 sono stati reclutati 101 pazienti ai quali è stata posta, in seguito a resezione endoscopica (TURB), una dia- gnosi istologica di carcinoma a cellule transizionali superficiale pT1 ad elevato grado di malignità G2-G3. Trattasi di 92 uomini (età media 70,4 anni range 46-91) che rappresentano il 91,2 % dei casi e 9 donne (età media 70,1 anni range 39-86). Le neoplasie in studio risultavano essere 68 forme primitive (66,7%) e 33 recidive, Poiché nella nostra esperienza non vi è una differenza statisticamente significativa tra l’atteggiamento delle neoplasie monofocali e plurifocali si è deciso in questo studio di non suddividere i dati in sottogruppi. Nel post-operatorio, 21 (20,6%) dei pazienti valutati non sono stati trattati con terapia endovescicale sia per la loro elevata età che per espressa volontà dei pazienti. Gli altri hanno eseguito terapia adiuvante con Epirubicina 50 mg, Mitomicina C 40 mg oppure BCG 81 mg. Il follow-up strumentale medio è stato di 23,4 mesi (range 3-45) ed è stato realizzato mediante controlli endoscopici secondo le linee guide internazionali. 12 pazienti sono deceduti nel periodo di referenza, 9 dei quali in seguito a progressione della malattia (8,8%),3 dopo trattamento chirurgico radicale. Risultati: La nostra casistica è cosi suddivisa: Tumori T1G2 Sono state diagnosticate 48 neoplasie (48% delle diagnosi) di cui 43 eleggibili per lo studio. Di fatto si è verificato un drop out per 5 pazienti in quanto 2 rifiutavano i controlli proposti, 3 sono deceduti nell’arco di 6 mesi dalla diagnosi per cause diverse dal tumore (Tabella 1). Tumori T1G3 Sono stati diagnosticati 53 tumori (52% delle diagnosi) di cui 2 non erano eleggibili per lo studio perché troppo estesi e quindi presentavano una indicazione alla cistectomia radicale d’amblé (Tabella 2). I pazienti andati incontro a recidiva ammontano a 53/94(56,4%) dei quali 35 (37%) hanno avuto una ricorrenza identica al tumore originale e 18 (19%) sono andati incontro a progressione. Discussione: L’analisi dei dati è ardua in quanto il campione risulta eterogeneo per tipologia del tumore (primitivo/recidivo, dimensione, focalità) e tipo di trattamento effettuato. Nella nostra esperienza si sono osservati tassi di ricorrenza e di progressione nei pazienti sottoposti a TURB senza l’impiego di Tabella 1. Assenza di recidiva recidiva senza progressione Recidiva con progressione TURB 3 6 - TURB+EPI 2 1 2 TURB+MMC 1 4 2 TURB+BCG 9 15 (34,9%) 9 20 (46,5%) 4 8 (18,6%) Tabella 2. Assenza di recidiva recidiva senza progressione Recidiva con progressione TURB 7 2 4 TURB+EPI 1 3 1 TURB+MMC - 3 1 TURB+BCG 18 26 (51,0%) 7 15 (29,4%) 4 10 (19,6%) Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 59 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica terapia endovescicale adiuvante pari rispettivamente al 54,4% (12/22) e 18,2% (4/22). I pazienti che hanno praticato instillazioni post-TURB di chemioterapici o di BCG presentano recidive nel 70,8% (51/72) dei casi e 14 (19,4%) di loro sono andati incontro a progressione. Sebbene i risultati sembrano molto simili, è interessante osservare come la immunoprofilassi con BCG sia notevolmente più efficace nei confronti della chemioterapia endovescicale che essa sia attuata con Epirubicina o Mitomicina C. È stato possibile preservare la vescica nel 77,7% (73/94) dei casi. 13 pazienti sono stati sottoposti a terapia chirurgica radicale in seguito a progressione della malattia (11/13) o in assenza di risposta alla terapia adiuvante (2/13). In altri 7 casi i pazienti hanno rifiutato la cistectomia radicale proposta. Conclusioni: Nonostante il carcinoma a cellule transizionali T1 di alto grado sia un tumore altamente maligno con elevate percentuali di recidiva e progressione vi è, nella maggioranza dei casi, una indicazione alla terapia conservativa con resezione endoscopica associata preferibilmente ad immunoterapia adiuvante con il Bacillo di Calmette e Guerin. È importante che venga attuato un rigoroso follow-up e continuamente riconsiderata la possibilità di una cistectomia radicale in base alla evoluzione della malattia. Bibliografia 1. Peyromaure M, Zerbib M. T1G3 transitional cell carcinoma of the bladder: recurrence, progression and survival. BJU Int. 2004; 94:193 2. Pagano S, Franzoso F, Pachera F, Ruggeri P, Sorboli G: T1G3 bladder tumors: our experience. ArchI tal Urol Androl. 1996; 68:39 3. Serretta V, Pavone C, Ingargiola GB, Daricello G, Allegro R, PavoneMacaluso M: TUR and adjuvant intravesical chemotherapy in t1g3 bladder tumors: recurrence, progression and survival in 137 selected patients followed up to 20 years. Eur Urol 2004;45: 730 Abstract n. 139 - Comunicazione NAVELBINE-BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONEREFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC) Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1, Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1, Rocca A.1, Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1 1 Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European Institute of Oncology, Milan Introduction and Objectives: No consensus exists on further therapy for the management of hormone-refractory prostate cancer. In this Phase II study we evaluated the combination of Vinorelbine plus 5-fluorouracil and folinic acid (FLN) in patients with progressive or resistant disease after hormone therapy. Patient and Methods: Eligibility criteria were: advanced prostatic cancer with objective progression or a rising PSA despite androgen deprivation and antiandrogen withdrawal, when applicable. Outpatient treatment consisted of FU (350 mg/m2, i.v. short infusion on day 1 to 3), FA (100 mg/m2, i.v. on day 1 to 3) and V (20 mg/m2 day 1 and 3) every 3 weeks, for a maximum of 8 courses of treatment. A minimum of 2 cycles were required to evaluate response. Results: Of 34 pts enrolled in the study (aged 45-77, median 67), all were evaluable for toxicity and 30 for activity. Median PSA value at baseline was of 210 ng/ml (range 0.1 to 4364). Fifteen patients had metastases in bone only; 15 in visceral and/or in soft tissues and bone. A total of 127 cycles of chemotherapy (range 1-8) were administered (91% at full planned dose). Among 15 patients with measurable disease, 4 had a partial response (26.6%; C.I. 95%, 28.3% to 65.7%) and 4 achieved stable disease. In 14 patients (47%) a clinical benefit was documented. Six out of 15 patients with only-bone involvement had a stable disease (40%). Median duration of stabi- 60 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 lization and partial response was 16 weeks (range 4-24 week). The most common toxicity was hematological: grade 4 (NCICTC scale) in 5 patients at re-cycle. Other toxicities were of low incidence and easy management. All 30 patients presented at baseline evaluation PS3 1; PS improved in 4 cases with partial response and in 10 cases with stable disease (14 patients, 47%) and was unchanged in 16 remaining patients. All 30 patients presented bone pain requiring analgesics at the onset of chemotherapy: 14 achieved a significant reduction of pain; in 2 cases pain remain stable and worsened in remaining 14. Among 15 patients with NSAIDs, 5 were able to stop analgesic medications, 5 patients among 10 treated with weak opioids switched to NSAIDs and among 5 patients who received strong opioids, 4 switched to weak opioids. Conclusion: The encouraging results obtained with FLN regimen in terms of clinical benefit and its predictable and manageable toxicity support the palliative role of chemotherapeutic strategy in hormone-refractory prostate patients. Abstract n. 140 - Video PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SISTEMA ROBOT DA VINCI Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano Introduzione ed Obiettivi: Nel gennaio 2001 abbiamo iniziato un programma laparoscopico indirizzato all’esecuzione della prostatectomia radicale con tecnica di Montsouris, dopo aver eseguito oltre 200 casi abbiamo avviato un programma di valutazione della prostatectomia radicale laparoscopica robot-assistita con sistema da Vinci (R-LRP). Presentiamo un video sul nostro attuale approccio alla R-LRP. Metodi: Utilizzando una tecnica a 5 porte, si pratica una incisione ad U nel cavo del Douglas, le vescicole seminali ed i dotti deferenti vengono isolati, quindi dopo aver inciso la fascia del Denonvilliers viene sviluppato lo spazio prerettale. Si incide quindi il peritoneo lateralmente alle ombelicali al fine di creare lo spazio prevescicale. L’incisione della fascia pelvica bilateralmente e la legatura del complesso dorsale vengono completati. Dopo la dissezione del collo vescicale entrambi i peduncoli prostatici vengono legati e l’uretra infine viene sezionata. L’intervento si conclude con una linfoadenectomia pelvica bilaterale ed il confezionamento dell’anastomosi uretro-vescicale con punti staccati. Risultati: Abbiamo confrontato le nostre prime 13 R-LRP con le prime 13 prostatectomie radicali tradizionali (LRP). Il tempo operativo medio è stato di 235 min. per la R-LRP contro 315 min. per la LRP, le perdite ematiche medie sono state di 150 cc per la R-LRP contro 510 cc per la LRP e la degenza media era di 4,8 giorni per la R-LRP contro 6,4 giorni per la LRP. Conclusioni: Nella nostra esperienza iniziale la curva di apprendimento della prostatectomia radicale laparoscopica robotizzata è risultata breve, le perdite ematiche ed i tempi di ospedalizzazione sono altrettanto favorevoli. Abstract n. 141 - Video LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO DEL TESTICOLO Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano. Introduzione ed Obiettivi: La linfadenectomia retroperitoneale laparoscopica (L-RPLND) rappresenta una possibile metodica nei tumori non-seminomatosi a cellule germinali del testicolo ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica (NSGCT), in stadio I ed in stadio II con malattia linfonodale contenuta. Presentiamo il video di una L-RPLND destra in paziente precedentemente sottoposto ad orchifunicolectomia destra per carcinoma embrionale pT2 in stadio clinico I. Metodi: Il primo trocar viene introdotto in sede paraombelicale destra mediante open laparoscopy. Il paziente viene posizionato sul fianco a 45 gradi, e dopo aver indotto il pneumoperitoneo si posizionano le porte operative, 2 in sede pararettale e 2 sull’ascellare anteriore destra. Il retroperitoneo viene raggiunto dopo scollamento del colon destro mediante incisione del peritoneo lungo la linea parietocolica. La linfadenectomia e l’asportazione dei vasi gonadici viene eseguita utilizzando il bisturi ad ultrasuoni, la coagulazione bipolare e clips emostatiche. I linfonodi vengono rimossi utilizzando l’apposito endobag. Risultati: Il tempo operatorio è stato di 300 min., le perdite ematiche di 100 cc, non si sono osservate complicanze postoperatorie, la degenza è stata di 5 giorni. L’esame istologico ha riscontrato la presenza di 2 metastasi da carcinoma embrionale in due linfonodi dell’ilo renale. Conclusioni: La L-RPLND è una procedura possibile nei tumori a cellule germinali non-seminomatosi in stadio iniziale, ma a causa della sua difficoltà tecnica e delle sue implicazioni cliniche ed oncologiche dovrebbe essere eseguita solamente in centri con buona esperienza laparoscopica. Abstract n. 142 - Video CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA DONNA Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S. Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano Introduzione ed Obiettivi: La cistectomia radicale resta il trattamento di scelta per il carcinoma transizionale infiltrante della vescica. L’intervento in laparoscopia si è dimostrato fattibile ma la tecnica demolitiva non è ancora ben codificata soprattutto in pazienti di sesso femminile. Descriviamo in questo video la tecnica da noi impiegata per eseguire la cistectomia radicale laparoscopica transperitoneale nella donna ponendo particolare attenzione all’approccio alle strutture anatomiche. Metodi: Vengono impiegate 5 porte. L’intervento ha inizio con l’isolamento del legamento infundibulo-pelvico, sede del peduncolo vascolare dell’ovaio, per proseguire lungo il legamento largo fino all’arteria ombelicale, punto di repere per l’individuazione dei vasi arteriosi che irrorano vescica ed utero. Vengono quindi isolati e controllati dapprima le arterie vescicali superiori e quindi l’arteria uterina la cui sezione rivela subito al di sotto di essa il tratto terminale dell’uretere pelvico. In caso di exenteratio pelvica anteriore si procede ad una asportazione “en-bloc” di utero, annessi e vescica senza risparmio funzionale dell’uretra e della parete anteriore della vagina; qualora invece sia pianificato il confezionamento di una neovescica ortotopica, si rimuovono separatamente vescica e utero con o senza annessi conservando la parete vaginale anteriore ed un moncone funzionale di uretra. Risultati: Sono state eseguite: 1 exenteratio pelvica anteriore con ureterocutaneostomia e 1 cistectomia radicale con isteroannesseiectomia e confezionamento di neovescica ileale ortotopica. Nessun intervento è stato convertito. Il tempo operatorio demolitivo e le perdite ematiche sono state rispettivamente di 150 e 180 min e 220 e 440 ml. Il dolore postoperatorio ha richiesto solo analgesici minori (FANS). Rispettivamente, le pazienti sono state mobilizzate in 1a e 3a giornata postoperatoria, si sono canalizzate in 1a e 5a giornata e sono state dimesse in 8a e 9a giornata postoperatoria. Conclusioni: Anche la cistectomia radicale laparoscopica nella donna è un’intervento facilmente riproducibile e preciso ma a causa della sua difficoltà tecnica dovrebbe essere eseguita solamente in centri con buona esperienza laparoscopica. Inoltre devono essere ancora attentamente valutati i risultati oncologici. Abstract n. 143 - Poster HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D’Amico A., Miano R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G. Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S. Lucia, Roma Obiettivi: Scopo dello studio è stato valutare il follow-up ad un anno dei pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico localizzato trattati con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU). Pazienti e metodi: Sono stati sottoposti a trattamento HIFU 52 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico localizzato. Criteri di esclusione erano: precedentemente trattamento locale della neoplasia prostatica (prostatectomia/radioterapia) o pregressa terapia con ormonoterapia per più di 6 mesi. L’età media dei pazienti era 72,7±5,6 anni; tutti i pazienti presentavano diagnosi istologica di adenocarcinoma prostatico con stadio clinico T1-T2; 45 pazienti avevano uno score di Gleason <7, 7 >7. Il valore mediano del PSA sierico pre-trattamento e il volume medio della prostata erano rispettivamente 8,7 ng/ml (3,8-83) e 43 cm3. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a trattamento HIFU, previo posizionamento di cistostomia sovra-pubica ed esecuzione di TURP secondo la tecnica descritta da Chaussy (1). Sono stati valutati il PSA a 3, 6 e 12 mesi, le biopsie prostatiche a 6 e 12 mesi (o a 3 mesi se PSA >1 ng/ml) e le complicanze manifestatesi sino al follow-up di 12 mesi. In caso di biopsia positiva si è posta indicazione ad un ritrattamento HIFU. Risultati: I risultati sono riassunti in Tabella 1. Tabella 1. 3 mesi 6 mesi 12 mesi 0,1 (1,7) 0,2 (2,4) 0,3 (2,6) Biopsie negative (n. paz.) - 45 (3) 48 (4) PSA <0,5 ng/ml (n. paz.) 45 (3) 42 (3) 46 (4) 7 (4) 3 (0) 1 (1) Incontinenza (n. paz) 6 5 5 Incontinenza grave (n. paz.) 4 2 1 Potenza sessuale 8 15 18 PSA mediano (ng/ml) Indicaz. al ritrattamento (n. paz.) (35 pazienti potenti pre-HIFU) Fra parentesi i risultati dei pazienti con Gleason score >7; a 12 mesi sono stati aggiunti i risultati di PSA e biopsie dei 7 pazienti ritrattati a tre mesi. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 61 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Non abbiamo registrato complicanze maggiori o decessi in relazione alla metodica. 3 pazienti sono stati sottoposti a revisione endoscopica per disuria persistente. Conclusioni: La nostra esperienza dimostra che HIFU è una tecnica efficace nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato, con un 92% di biopsie negative al follow-up di un anno. 11/52 pazienti (21%) hanno necessitato di un secondo trattamento. I nostri risultati appaiono paragonabili a quelli della letteratura (2) anche per quanto riguarda la prevalenza di incontinenza urinaria e deficit erettile e l’assenza di complicanze gravi. Bibliografia 1. Curr Urol Rep. 2003; 4:248 2. Nature Clinical Practice 2005; 2:191 Abstract n. 144 - Comunicazione selezionata EPIRUBICINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA DI NEOPLASIE UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO PROSPETTICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V., Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi-Università degli Studi di Bari. Introduzione: La profilassi endocavitaria delle neoplasie vescicali superficiali con antiblastici riduce le recidive, mediamente, nel 12-20% dei casi, pur non riducendo il rischio di progressione. È stata formulata l’ipotesi che la terapia endovescicale combinata con più farmaci possa risultare più efficace della monoterapia nella profilassi delle recidive delle forme superficiali. Scopo del Nostro studio multicentrico randomizzato è stato confrontare la tossicità e l’efficacia, in termini di riduzione delle recidive, di 2 schemi di trattamento, uno con sola epirubicina, l’altro con un’alternanza di somministrazioni epirubicina-mitomicina. Materiali e Metodi: Nel periodo 01/1998-06/2000 sono stati arruolati 501 pazienti, 443 M e 58 F, sottoposti a TUR completa di neoplasie vescicali Ta-T1 G1-2-3, singoli o multipli, primari i recidivi.La randomizzazione fra i 2 bracci di trattamento era bilanciata per il T (Ta/T1), il Grado istologico (Grado 1-2/Grado 3), il numero, la Storia. Il braccio A utilizzava Epirubicina 50 mg in 50 ml di fisiologica in vescica per 1 ora, somministrata 1 volta la settimana X 4 settimane a seguire 1 volta al mese X 5 mesi; il braccio B utilizzava Epirubicina 50 mg in 50 ml di fisiologica per 1 ora in vescica, alternata a Mitomicina C 30 mg in 30 ml di fisiologica per 1 ora in vescica, secondo il seguente schema:Epirubicina alla settimana 1,3,5,7, Mitomocina alla settimana 2,4,6,8;a seguire 1 instillazione ogni 2 settimane, alternando Epirubicina e Mitomicina, per 4 mesi, per un totale di 16 instillazioni. La tossicità è stata espressa in gradi: grado 0 (assenza di tossicità), grado 1 (effetti locali o sistemici che hanno rimandato di 1 sett. l’instillazione), grado 2 (effetti collaterali che hanno rimandato di 2 o più sett. l’instillazione). L’efficacia è stata espressa come intervallo libero da malattia, valutato con cistoscopia e citologia. Lo studio prevedeva l’arruolamento di 560 pazienti, per ottenere una sufficiente potenza statistica. Risultati: La tossicità, generalmente rappresentata da LUTS, è stata valutata su 368 pazienti con dati completi. Nel braccio A è risultata di grado 0 nell’81% dei casi, di grado 1 nel 14,7% e di grado 2 nel 4,2%; nel braccio B è risultata di grado 0 nel 77% dei casi, di grado 1 nel 14,6% e di grado 2 nell’8,4%; le differenze non sono risultate statisticamente significative. Dei 368 pazienti valutabili per la tossicità, 307 62 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 sono stati valutabili per l’efficacia, in quanto 23 non hanno concluso il trattamento per tossicità di grado 2, 28 hanno interrotto la terapia per altri motivi, 10 sono persi al follow up (follow-up medio 26 mesi, range 3-54). Le recidive sono state 49/160 nel braccio A e 45/147 nel braccio B, con percentuale esattamente sovrapponibile (30,6%). Le curve di Kaplan-Meier sono risultate sovrapponibili. L’analisi delle recidive nei sottogruppi evidenzia differenze non significative, con un trend verso la maggiore efficacia del trattamento combinato Epi + Mit vs sola Epi nei sottogruppi Tumori Recidivi (27,2% vs 40,8% di recidive). Conclusioni: Il trattamento combinato epirubicina + mitomicina nella profilassi endocavitaria delle neoplasie vescicali superficiali non sembra aumentare l’efficacia rispetto all’epirubicina da sola, pur presentando una tossicità tendenzialmente maggiore. Abstract n. 145 - Poster CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1 1 Clinica Urologia I; 2Istituto di Radiologia; 3Istituto di Anatomia Patologica, Università di Firenze Introduzione: La Cisti Enterogena è una rara lesione congenita di presunta derivazione entodermica. Le sedi riportate in letteratura includono il mediastino, la cavità addominale, il canale vertebrale e le ossa craniche. Riportiamo il primo caso descritto in letteratura di cisti enterogena a livello del testicolo. Descrizione del caso: Un maschio bianco di 55 anni è arrivato alla nostra osservazione per dolore testicolare ed aumento graduale nel tempo dello emiscroto sx. Alla palpazione veniva riscontrata una massa ben circoscritta di consistenza duro elastica a livello del polo superiore del testicolo. I marker tumorali risultavano negativi mentre l’ecografia mostrava una massa intratesticolare a struttura prevalentemente ipo-anecogena come per cisti multiloculata al polo superiore del testicolo. È stato effettuato un intervento chirurgico conservativo con asportazione della lesione con margine chirurgico superiore a 0.5 cm, dopo esclusione di malignità all’esame intraoperatorio. L’esame istolopatologico definitivo deponeva per cisti enterogena sia per l’aspetto dell’epitelio di rivestimento con caratteristiche secernenti di tipo intestinale sia per l’immunoistochimica positiva per TF-CDX2 e citocheratina 20 e negatività per citocheratina 7. Attualmente il paziente a distanza di 18 mesi non presenta recidiva. Discussione: La diagnosi differenziale delle lesioni cistiche intratesticolari risulta semplice nei confronto dell’esctasia della rete testis e della cisti semplice. Difficile è la discriminazione in presenza di lesioni complesse che nella stragrande maggioranza sono attribuibili al teratoma. La cisti enterogena seppur di rarissimo riscontro entra nella diagnosi differenziale con quest’entità. Abstract n. 146 - Poster DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICA. ANALISI DEI RISULTATI SU 160 PROSTATECTOMIE RADICALI Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2 1 Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica Urologica, Università degli Studi di Catania Introduzione e Obiettivi: Valutare i vantaggi relativi all’impiego del divaricatore autostatico di Thompson in corso di prostatectomia radicale associata a linfadenectomia pelvica (LFP). Materiali e Metodi: Dal dicembre 2002 al marzo 2005 sono stati sottoposti a prostatectomia radicale con LFP 160 pazienti con ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica adenocarcinoma prostatico. In tutti i casi è stato utilizzato il divaricatore autostatico di Thompson., L’intervento è stato eseguito nella stessa percentuale da tre operatori diversi mediante la tecnica retrograda standard. Sono stati analizzati i dati riguardanti i tempi operatori ed i miglioramenti in termini di tecnica chirurgica osservati tra il primo ed il secondo anno di attività. Risultati: Nei primi 80 interventi hanno partecipato tutti e tre gli operatori; il secondo aiuto era necessario, in particolare, per la migliore visualizzazione del moncone uretrale. In tutti i casi è stata eseguita una LFP bilaterale. Nell’esecuzione dei restanti interventi si è assistito ad una notevole riduzione dei tempi operatori fino ad una media di 150 minuti. Con il contributo di soli due operatori vi è stata preservazione costante di un’adeguata lunghezza del moncone uretrale, con ottimi risultati in termini di continenza urinaria e con un accesso di soli 6 cm di lunghezza. Conclusioni: La prostatectomia radicale retropubica è un intervento che richiede un impegno mentale fisico di discreta entità. La curva d’apprendimento è sicuramente modesta rispetto alla tecnica videolaparoscopica. L’impiego del divaricatore autostatico di Thompson permette un accesso di soli 6 cm di lunghezza ed è utile per la riduzione dello sforzo fisico degli aiuti che possono precocemente affrontare l’esperienza da primo operatore. Abstract n. 147 - Poster THE USEFULNESS OF BYPOLAR TRANSURETHRAL RESECTION OF THE PROSTATE IN PATIENTS WITH PROSTATE CANCER Silvestre G., Imbriani E., Gentile M. Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata Purpose: To analyse the use of bypolar transurethral resection of prostate using Gyrus System in the treatment of bladder outlet obstruction (BOO) in patients with prostate cancer an to assess the acute and late complication regarding the procedure. Materials and Methods: From december 2002 to may 2005, 30 patients with prostate cancer were treated with bipolar TURP. With the advent of new minimal invasive therapies to cure prostate cancer TURP has became of frequent use not only with palliative intent in patients with locally andvanced prostate cancer (LAPC). In owr institution we performe prostate brachyterapy and external beam radiation therapy (EBRT) so we experienced the use of bypolar TURP not only with palliative intent but also as preparative procedure prior to radiation based therapies. Of the 30 patients 10 had locally LAPC with bone metastases, 4 were treated with prostate brachyterapy after 3 months, 10 were treated with EBRT, and 6 underwent bypolar TURP prior to prostate brachyterapy. We analysed acute and long-term complications at follow up intervals using uroflowmetry, IPSS, and QoL assessment scores. Results: The duration of procedure was between 15 minutes and two hours. Catheter was removed two days after TURP in all cases. No patient experienced significant hyponatraemya and one patient required re-cateterization due to inability to void. All patients experienced high benefits in term of IPSS, Qmax and QoL scores. For long term complication one patient treated prior with brachytherapy developed urinary stress incontinence that were not present after 2 months, no urethral stricture and bladder neck contracture was observed. One patient with LAPC required re-TURP after 9 months. Conclusions: Bypolar TURP with Gyrus system represent a valid and mininvasive treatment for BOO due to prostate cancer. The use of normal saline as the irrigant fluid, the optimal tissue coagulation and the low incidence of acute and long term complication give to TURP procedure a central role in the treatment of prostate cancer. Abstract n. 148 - Poster PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F., Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B. Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera Maggiore della Carità, Novara Introduzione: Il trapianto di rene e la successiva terapia immunosoppressiva non rappresentano un fattore di rischio per la neoplasia prostatica ma, negli ultimi anni con l’aumento dell’età dei pazienti sottoposti a tale procedura, anche di età superiore a 50 anni e per l’accurata valutazione che viene effettuata sia prima del trapianto che durante il follow up, è aumentato il riscontro di carcinoma prostatico. L’incidenza di detta patologia in questa popolazione é difficile da conoscere, tuttavia é stimabile, secondo alcuni studi, intorno al 5,8 % e sono in corso trials clinici per verificare se essa possa essere modificata con la terapia immunosoppressiva prolungata. La prostatectomia radicale resta comunque la migliore opzione terapeutica per la malattia clinicamente localizzata e il tipo di approccio di elezione seppur controverso, è la via trans-perineale per il minor rischio di complicanze peri e post operatorie a carico del rene trapiantato. Materiali, Metodi e Risultati: Presentiamo un caso di un Paziente di 64 anni, sottoposto a trapianto renale da donatore cadavere con ureteroneocistostomia secondo Lich-Gregoire nel 2001 in terapia immunodepressiva che, a seguito di riscontro di PSA di 7,46 ng/ml con esplorazione rettale negativa durante i controlli di follow up a marzo 2005, è stato sottoposto a biopsia di prostata, (EI: microfocolaio di adenocarcinoma prostatico Gleason score 4). In anamnesi é da segnalare nel 2001 un intervento di TURV per neoformazione vescicale, con quadro istologico di carcinoma transizionale a basso grado, per il quale il pz si sotopone a controlli perodici con citologia urinaria e cistoscopia (ultima febbraio 2005, con esito negativo) Il pz é stato quindi sottoposto a prostatectomia radicale con tecnica perineale (EI: Adenocarcinoma prostatico Gleason 6 (2+4) in stadio T2c con margini negativi con associato PIN di alto grado). Il decorso post operatorio é stato regolare e il pz è stato dimesso in quinta giornata con catetere vescicale in sede, rimosso in quattordicesima giornata, dopo una cistografia di controllo. Ad una visita eseguita a pochi giorni di distanza dalla rimozione del catetere il paziente non presentava incontinenza urinaria né idronefrosi, con buona guarigione della ferita chirurgica e parametri di funzionalità renale stabili. Conclusioni: Il trattamento di elezione anche nei pazienti sottoposti a trapianto renale con adenocarcinoma prostatico è sicuramente la prostatectomia radicale e riteniamo che la migliore via di accesso sia quella perineale, visto la scarsa incidenza di complicanze e la minima morbilità. Bibliografia 1. Malavaud B, Hoff M et al. PSA based screening for prostate cancer after renal transplantatio. Transplantation Proceedings 2000; 69:2461 2. Whang M, Geffner S et al. Renal Trasplantation and Prostate Cancer: Guidelines for Screening andTreatment. Transplantation Proceedings 2002; 34:3196 3. Konety BR, Tewari A et al. Prostate cancer in the post-trsplant population. Urology 1998; 52:428 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 63 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 149 - Poster PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A RADIOTERAPIA ESCLUSIVA Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana F.1, Ranzoni S.,1 Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea1 1 Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB) Introduzione: La prostatectomia radicale (PR) rappresenta secondo le linee guida mondiali l’opzione terapeutica principale del tumore prostatico organo-confinato: T1b-T2b in pz con aspettativa di vita > a 10 anni che accettano le complicanze legate all’intervento e opzionale nei “Small T3” con PSA < 20 ng/ml, Gleason score <8 ed aspettativa di vita > di 10 anni. Recentemente è stato proposto un possibile ruolo della PR associata a linfadenectomia anche estesa, nei pazienti con malattia localmente avanzata. Materiali, Metodi e Risultati: Paziente di 62 anni, sottoposto nel febbraio 2002 a prostatectomia radicale di salvataggio e linfadenectomia iliaco-otturatoria per riscontro di valori di PSA elevati (72,32 ng/dl); il paziente era stato sottoposto nell’Ottobre 1995 a radioterapia esclusiva (dose totale 64,8 Gy) e a successiva terapia ormonale con LHRH analogo ed antiandrogeno fino al dicembre 2000. L’istologia definitiva evidenziava una neoplasia scarsamente differenziata con aspetti prevalentemente solidi, un Gleason score di 10 e stadio T4 N1 M0. In seguito abbiamo assistito a progressione bioumorale con valore massimo di PSA di 132 ng/dl ed è stata impostata terapia con LHRH analogo ed antiandrogeno associati a Estracyt ad intervalli di 3 mesi. Ad agosto 2002 comparsa di mts scapola sx, trattata con Cobaltoterapia (dose tot 30 Gy) e di secondarismi ossei (VII costa e al Femore sx) con un buon controllo della malattia con la terapia oronale, raggiungendo valore di PSA di 8,47 ng/dl. Nel novembre 2003 comparsa di idroureteronefrosi sinistra per cui è stato posizionato uno stent ureterale con risoluzione del quadro clinico e in seguito a nuova progressione biochimica (PSA: 40 ng/dl), è stato quindi iniziato trattamento citostatico con Taxotere settimanale con diminuzione dei valori di PSA fino a 13,9 ng/dl cicli di terapia con Acido Zoledronico per la comparsa di sintomatologia dolorosa ossea. Durante un controllo di follow-up, a giugno 2005, riscontro di idronefrosi destra ed insufficienza renale (creatinina 5,8 mg/dl) con massa pelvica palpabile alla esplorazione rettale per cui, in accordo col paziente, si è deciso di sottoporlo ad intervento di derivazione urinaria secondo Bricker con ripristino immediato della funzionalità renale e scomparsa dell’idronefrosi. Attualmente il paziente è in buone condizioni generali con parametri bioumorali nella norma e progressione biochimica di malattia (PSA 32 ng/dl) per cui sarà sottoposto ad un nuovo ciclo di terapia con Taxotere. Conclusioni: La PR può trovare indicazione nei pz con CaP localmente avanzato con lo scopo di ridurre le complicanze legate alla malattia (idronefrosi, stipsti, ritenzione urinaria, ematuria) ed aumentare al qualità di vita dei pazienti. Bibliografia 1. Azzouz H, de la Rosette JJ. Radical prostatectomy in high-risk prostate cancer. J Urol. 2005; 12(3 Suppl):33 2) Zincke H, Lau W, Bergstralh E, Blute ML. Role of early adjuvant hormonal therapy after radical prostatectomy for prostate cancer. J Urol 2001;166:2208 64 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 150 - Poster EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO, RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1, Caria A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1 1 U.O. Urologia Universitaria, Ospedale S. Chiara, Pisa; 2U.O. Urologia, Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria; 3 Dept. of Urology, Sahlgrenska Hospital, Göteborg, Sweden; 4U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Donato, Arezzo Introduzione e Obiettivi: L’adenocarcinoma prostatico è la neoplasia che più comunemente colpisce l’uomo. Di conseguenza il mapping prostatico bioptico è una delle procedure con la quale più frequentemente l’urologo si confronta. Questa procedura non è scevra da possibili complicanze, le minori delle quali sono ematuria, sanguinamento rettale ed ematospermia, ma non bisogna dimenticare che in letteratura sono riportate complicanze più importanti, quali prostatiti, orchiepididimiti, setticemie. Per tale ragione gran parte degli urologi effettua una profilassi antibiotica prima di tale procedura, anche se ad oggi non esiste un univoco modello comportamentale. La ciprofloxacina si è dimostrata efficacie nella prevenzione delle complicanze infettive durante la procedura bioptica; la prulifloxacina, nuovo fluorochinolonico orale ad ampio spettro, è stato recentemente introdotto nella pratica clinica, e rimane pertanto ancora da valutare quanto la sua lunga emivita e l’ampio spettro d’azione si traducano in effetti clinicamente importanti nella pratica dell’urologo. Scopo di questo studio è stato quello di confrontare l’efficacia e l’efficienza di due differenti schemi di profilassi antibiotica (ciprofloxacina 1cpr/2 volte/die per 3 gg Vs prulifloxacina 1cpr/die per 3 gg) nella prevenzione delle complicanze infettive durante le procedure bioptiche della prostata (10 prelievi). Metodi: Tra Marzo e Luglio 2005, 132 pazienti (pz) con indicazione all’esecuzione di un mapping prostatico sono stati arruolati in questo studio multicentrico, doppio cieco, randomizzato. Criteri di esclusione: ipersensibilità ai chinolonici, presenza di batteriuria (> 104 CFU/ml), storia di procedure endoscopiche nei 10 giorni precedenti l’arruolamento, catetere a permanenza. Tutti pazienti, randomizzati verso uno dei due gruppi di studio (ciprofloxacina 1 cpr/2vt/die per tre gg Vs prulifloxacina 1cpr/die per tre gg), hanno effettuato un esame completo delle urine ed una urinocoltura al momento dell’arruolamento, quindi a 7 e 14 giorno dall’esecuzione della procedura bioptica (10 prelievi, medesimo operatore per centro). Tutti i dati sono stati registrati. La valutazione statistica è stata effettuata tramite un software dedicato. La significatività statistica per valori di p<0.05. Risultati: In nessuno dei due gruppi sono stati registrati episodi di prostatiti acute, orchi-epididimite e/o setticemia. L’esame delle urine di 5 pz (7.5%) del gruppo “ciprofloxacina” e di 2 pz (3%) del gruppo “prulifloxacina” è risultata positiva per infezione batterica (p = ns). Tutti e 7 i pz sono stati trattati con appropriata terapia antibiotica con risoluzione del quadro infettivo. Conclusioni: Questo primo studio di confronto tra ciprofloxacina e prulifloxacina nella prevenzione di complicanze infettive in corso di biopsia prostatica dimostra che i due schemi terapeutici presentano una risposta terapeutica equivalente. A parità di tollerabilità ed efficacia, la prulifloxacina offre al paziente il vantaggio della mono-somministrazione che si somma al chiaro vantaggio economico. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Bibliografia 1. Lindert KA, Kabalin JN, Terris MK. Bacteremia and bacteriuria after transrectal ultrasound guided prostate biopsy. J Urol 2000;164:76 2. Djavan B, Waldert M, Zlotta A et Al.Safety and morbidity of first and repeat transrectal ultrasound guided prostate needle biopsies: results of a prospective European prostate cancer detection study.J Urol 2001; 166:856 Related Articles, Links 3. Carmignani G, De Rose AF, Olivieri L, Salvatori E, Rosignoli MT, Dionisio P. Prulifloxacin versus ciprofloxacin in the treatment of adults with complicated urinary tract infections. Urol Int 2005; 74:326 Abstract n. 151 - Comunicazione RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO. PRIMA FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY) Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2, Cagno MC.3, Bartolozzi C.2, Francesca F.1 1 U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara, Pisa; 2Istituto di Radiologia dell’Università, Pisa; 3U.O. Anatomia Patologica II, Ospedale S. Chiara, Pisa Introduzione: La tecnica di Spettroscopia protonica a Risonanza Magnetica (MRS), in associazione con la Risonanza Magnetica convenzionale (MR), consente di valutare in “vivo” e in maniera del tutto non invasiva, il comportamento di alcune biomolecole quali il citrato, espressione della normale morfologia e funzione ghiandolare e la colina, costituente di membrana indicativo di proliferazione cellulare e di alterazione della membrana stessa. Quindi mentre in condizioni normali il rapporto tra i due metaboliti è conservato e rappresentato da un picco del citrato nettamente superiore a quello della colina, in caso di patologia neoplastica tale rapporto è invertito per la presenza di valori aumentati della colina rispetto a quelli del citrato. La combinazione di MR e MRS si è dimostrata utile nell’identificazione di CaP in corso di re-biopsie (1,2,3). Lo scopo dello studio DHAIS (Diagnosis - Helping - Accuracy Imaging Study) è quello di fornire risposte ai seguenti quesiti: • Qual è l’utilità delle tecniche di Imaging e della biopsia transrettale eco-guidata nella diagnosi di CaP ? (Prima fase dello studio: Diagnosis) • Qual è l’utilità delle tecniche di Imaging in corso di re-biopsia prostatica? (Seconda fase dello studio: Helping in corso di re-Biopsia Prostatica) • Quanto sono accurate le tecniche di Imaging nella localizzazione di lesioni prostatiche già diagnosticate all’esame istologico ottenuto mediante macrosezioni? (Terza Fase dello studio: Accuracy vs istologia definitiva). Presentiamo i risultati della prima fase dello studio al fine di valutare la sensibilità e la specificità della MR e della MRS rispetto al mapping bioptico trans-rettale nella diagnosi del CaP. Materiali e Metodi: Tra Dicembre 2004 e Gennaio 2005 diciotto pazienti (età media: 64aa; range 50-82) sono stati inclusi nello studio. Cinque pazienti presentavano valori di PSA > di 10 ng/ml (media PSA 21.6 ng/ml; range 11-39). I restanti 13 pazienti, con PSA tra 4 e 10 ng/ml (media 6.97 ng/ml; range 5.09 - 8.78), presentavano tutti alterazione del rapporto PSA Libero/PSA Totale tali da giustificare l’approfondimento diagnostico. La MRS prima ed il mapping bioptico dopo, sono state effettuate dallo stesso radiologo e urologo rispettivamente, entrambi non informati delle informazioni relative a ciascun paziente. I referti istologici sono stati confrontati con i referti radiologici al termine della prima sessione di studio. Risultati: Quattro pazienti su diciotto (22.2%) sono risultati positivi alla biopsia prostatica, nei restanti 14 pazienti (87.8%), pur in presenza di PSA alterato, la biopsia non ha mostrato segni di neoplasia. Le Tabelle 1 e 2 riassumono i risultati di RM e MRS. Conclusione: In questa prima fase dello studio DHAIS la MR e la MRS hanno mostrato entrambe rispetto alla biopsia prostatica una sensibilità del 75% ed una specificità del 50% e 43% rispettivamente. Un dato a nostro avviso molto interessante è che la percentuale dei falsi negativi per CaP dopo mapping prostatico riportata dalla letteratura (41%) (1) è sovrapponibile in questo studio a quella dei falsi positivi dopo tecnica MRS (44%). Al fine di valutare quindi quanto utili possano essere queste tecniche di imaging nella pratica clinica, sarà fondamentale osservare quanto questi valori potranno variare nella seconda e terza fase dello studio. Bibliografia 1. Yuen JSP. J Urol 2004 2. Perrotti. J Urol 1999 3. Wefer A. J Urol 2000 Abstract n. 152 - Poster CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C. Clinica Urologica “L.Giuliani”, Università di Genova Introduzione: La chilorrea post-operatoria in Urologia rappresenta una rara complicanza della chirurgia retroperitoneale. La causa risiede nella lesione diretta della cisterna chili a livello di L1 2 L2, o di rami tributari principali retroperitoneali. L’evidenza della complicanza si apprezza tra la 5-12 giornata post-operatoria, al momento della rialimentazione del Paziente, con una produzione lattescente a livello del drenaggio. Il trattamento può consistere, a seconda dei casi, in una restrizione dietetica con nutrizione parenterale sostitutiva, shunt peritoneale, o eventualmente isolamento della lesione e legatura chirurgica. Presentiamo la nostra casistica relativa a 10 aa di chirurgia retroperitonale per Tumori renali e linfoadenectomie per tumori del testicolo. Materiali e Metodi: Dal Novembre 1994 al Giugno 2005 abbiamo effettuato 465 Nefrectomie radicali per tumore del rene (RCC) di cui 234 sinistre, e 20 Linfoadenectomie retroperitneali per tumore del testicolo. 20 Pazienti(4.1%) hanno presentato chilorrea nel post-operatorio. 17 Pazienti (3.65%), 12 Tabella 1. MR CaP + CaP - Totale (%) Positivi 3 7 10/18 ( 55.5%) Negativi 1 7 8/18 (44.5%) Totale 4 14 18 (100%) Tabella 2. MRS CaP + CaP - Totale (%) Positivi 3 8 11/18 ( 61%) Negativi 1 6 7/18 (39%) Totale 4 14 18 (100%) Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 65 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica uomini e 5 donne, erano stati sottoposti a Nefrectomia radicale con linfoadenecotmia estesa per neoplasia renale (RCC). 3 Pazienti erano stati sottoposti a linfoadenctomia retroperitoneale per tumore del testicolo. L’età media dei Pazienti era di 49.7 aa (range 19-74). La chilorrea compariva in media dopo 48 h dall’intervento, e quindi monitorata mediante il tubo di drenaggio. Ogni giorno veniva eseguito un controllo ecograficoaddominale e retroperitoneale. In tutti i pazienti sottoposti a nefrectomia radicale la perdita di chilo era > 150 ml/die, nei tre Pazienti sottoposti a linfoadenectomia retroperitoneale la perdita era > 100ml/die. In tutti i Pazienti abbiamo adottato unicamente una restrizione dietetica e nutrizionale parenterale a basso contenuto lipidico, trigliceridi a media catena, ed elevato contenuto proteico. Risultati: La chilorrea è drasticamente diminuita e scomparsa in media dopo 6.5 giorni di trattamento (range 3-10). I pazienti sottoposti a nefrectomia radicale hanno richiesto in media 24 h in più. Dopo la rimozione del drenaggio una ecografia di controllo effettuata 24 h prima della dimissione è risultata negativa in tutti i Pazienti. La dimissione è stata effettuata in media 12.5 gg dopo l’intervento (range 9-17) con l’indicazione ad un regime dietetico normale. Conclusioni: La chilorrea post-operatoria in Urologia pur rappresentando una evenienza rara necessita di un attento e tempestivo trattamento, potendo divenire una temibile complicanza in grado di mettere a rischio la regolare ripresa postoperatoria del Paziente. La strategia di trattamento dipende dalla entità della lesione e quindi dal volume di perdita, nella nostra decennale casisitica è sempre stato sufficiente operare una restrizione dietetica con nutrizione parenterale e mantenimento del drenaggio fino alla risoluzione della quadro La conoscenza anatomo-chirurgica della localizzazione delle strutture vasali deputate al drenaggio ed alla raccolta del chilo a livello retroperitoneale è di fondamentale importanza nella chirurgia urologica. Il rispetto di tali strutture potrebbe essere coadiuvato da un studio approfondito delle differenti varianti anatomiche. Abstract n. 153 - Poster FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI - STUDIO CASO CONTROLLO Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino Introduzione e Obiettivi: Valutare l’influenza del fumo di sigaretta e dell’esposizione professionale sugli indici di proliferazione tessutale e sulla prognosi dei carcinomi vescicali uroteliali. Gli end points considerati sono: tempo alla prima recidiva, tasso di recidive e tasso di progressione e tempo alla progressione. Metodi: Sono stati inviati 280 questionari riguardanti la professione e le abitudini al fumo (quantità e tipo di sigarette, anni di esposizione al fumo) ad altrettanti pazienti trattati presso la Nostra Divisione dal 1991 al 2000 per neoplasia vescicale. Ci sono giunte 153 (55%) risposte. Di ogni paziente oltre ai dati sul fumo, sono stati esaminati i dati su: stadio, grado, dimensioni, focalità, espressione di KI67, p53, DNA Index, indice mitotico e percentuale di cellule in fase S. Risultati: Età mediana 69 (36-94) anni, 43 femmine e 237 maschi, follow up mediano 27 (1-96) mesi, 123 paz. ex fumatori (astensione mediana 15 anni), 99 paz. fumatori, sigarette/die mediana 18 (2-60), anni di esposizione mediana 36 (570), 113 paz. fumatori di sigarette con filtro, 25 paz. fumatori di sigarette senza filtro. I pazienti con esposizione professiona- 66 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 le a rischio erano 32. Tumori superficiali 197, tumori invasivi 35, grado I 47, grado II 125, grado III 75, monofocali 131, plurifocali 107, dimensioni minori di 3 cm 149, dimensioni maggiori di 3 cm 55. L’espressione dell’antigene nucleare KI67 è risultata maggiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (p = 0,03 Mann-Whitney), stessa cosa si è verificata per l’indice mitotico (p = 0,03 Mann-Whitney). Tra i fumatori l’indice mitotico è risultato significativamente più elevato rispetto agli ex fumatori (p = 0,01 Mann-Whitney). Nei pazienti fumatori di sigarette con il filtro sono stati riscontrati indici proliferativi tendenzialmente più elevati rispetto ai fumatori di sigarette senza filtro ma le differenze non sono risultate statisticamente significative. L’antigene nucleare p53 è risultato significativamente più espresso nei pazienti esposti professionalmente (p = 0,02 Mann-Whitney). Una maggiore percentuale di cellule aneuploidi è stata ritrovata, inoltre, nei tumori di pazienti con anamnesi professionale positiva (p = 0,06 chi quadro). L’analisi univariata ha evidenziato importanza prognostica significativa di lavoro, grado e dimensioni sul tempo alla prima recidiva; lavoro, indice mitotico, contenuto di DNA, percentuale di cellule in fase S e fumo di sigarette sul tasso di recidive; grado, KI67, ploidia, indice mitotico e contenuto di DNA sul tasso di progressione; lavoro, grado e KI67 sul tempo alla progressione. L’analisi multivariata ha dimostrato solo KI67 e l’indice mitotico come fattori prognostici indipendenti sul tasso di progressione. Conclusioni: Questo studio caso controllo evidenzia l’importanza prognostica dell’anamnesi lavorativa sul rischio di progressione di malattia. L’importanza prognostica dell’indice di proliferazione KI67 e dell’indice mitotico viene confermata. È emersa, inoltre, una maggiore attività proliferativa nei tumori di pazienti fumatori. Abstract n. 154 - Poster FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3 Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino Introduzione e Obiettivi: Il comportamento clinico e la risposta alla terapia con BCG dei tumori vescicali pT1 di alto grado è incerto. Non sono noti, al momento, fattori prognostici in grado di definire la risposta alla terapia endovescicale ed il rischio di progressione di questo gruppo di tumori. L’obiettivo del nostro studio è quello di individuare un possibile ruolo prognostico degli indici di proliferazione cellulare KI67, p53, contenuto di DNA cellulare, percentuale di cellule in fase S e indice mitotico in un gruppo consecutivo di pazienti con diagnosi istologica di carcinoma uroteliale T1 di alto grado. I principali end point considerati sono: la progressione, il tempo alla progressione, il tasso di recidive (n di recidive/follow up in mesi) ed il tempo alla prima recidiva. Metodi: La citoflussometria e l’indagine immunoistochimica per le proteine nucleari KI67 e p53 vengono effettuate su tutti i campioni istologici di lesioni vescicali prelevati presso il nostro istituto. In questo studio, in particolare, abbiamo valutato l’espressione di KI67, p53 ed i parametri citoflussimetrici nel gruppo di pazienti con diagnosi istologica di tumore uroteliale T1 di alto grado. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un ciclo di 6 instillazioni settimanali endovescicali con BCG (OncoTice) più tre instillazioni settimanali di richiamo ogni tre mesi per almeno un anno. Il campione è costituito da 101 pazienti (18 femmine, 83 maschi), età mediana 69 (53-93) anni, follow up minimo di 24 mesi (24-192). Risultati: Al termine del follow up le recidive sono state riscontrate in 45 pazienti. La progressione a malattia muscolo invasi- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica va si è verificata in 25 casi. Il tempo mediano alla prima recidiva è di 5 mesi (1-37), il tempo mediano alla progressione è di 9 mesi (1-26). L’espressione mediana di KI67 è del 40,5% (0%-80%), di p53 e del 7% (0%-90%), l’indice mitotico mediano è 1 (0-28), l’indice mediano del contenuto di DNA è 1,72 (1-3) e la percentuale mediana di cellule in fase S è 6 (018). Il 100% dei tumori che sono andati incontro a progressione aveva una espressione della KI67 > del 20% contro il 68% dei tumori che non sono andati in progressione (p = 0,074 test _2). Il 62% dei tumori che sono andati incontro a progressione avevano una espressione di p53 > del 20% contro il 47% dei tumori che non sono andati in progressione (p = 0,4 test _2). L’analisi univariata ha evidenziato una correlazione significativa tra l’indice mitotico e il tempo alla progressione (r = -0,78 p = 0,006), tra l’indice mitotico ed il tempo alla prima recidiva (r = -0,48 p = 0,04) e tra l’indice mitotico ed il tasso di recidive (r = 0,49 p = 0,01). Anche un’analisi multivariata sulle variabili indipendenti KI67, p53 e Indice mitotico, ha evidenziato un ruolo prognostico indipendente per l’indice mitotico sul tempo alla progressione e sul tasso di recidive. Conclusioni: Questi risultati suggeriscono una importanza prognostica sulla probabilità di non risposta alla terapia con BCG e quindi di progressione a malattia invasiva dell’indice mitotico per il gruppo di tumori vescicali T1 di alto grado. Mentre non confermano l’importanza della proteina KI67. In altri lavori su casistiche più eterogenee, comprendenti tumori superficiali a rischio basso ed intermedio, avevamo infatti già descritto il ruolo della KI67 nel predire la probabilità di recidiva. Abstract n. 155 - Poster IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONO-REFRATTARIO Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A. Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino, Centro Prostata Molinette, Torino Introduzione e Obiettivi: La terapia con analoghi della somatostatina ha trovato oggi un razionale terapeutico sempre più spiccato, grazie alle evidenze (in vivo ed in vitro) del ruolo delle cellule neuroendocrine (NE) e dell’iperattività del circuito neuroendocrino nei carcinomi ormono-indipendenti come dimostrato dai livelli sierici di Cromogranina A (Cg-A), nonché dell’attività dell’IGF-1 come fattore anti-apoptosi. L’obiettivo primario dello studio era valutare la risposta biochimica e la qualità di vita in pazienti con neoplasia ormonorefrattaria. Metodi: Abbiamo arruolato 24 pazienti con metastasi ossee in fase di ormono-refrattarietà, definito come PSA in aumento o costantemente elevato malgrado il blocco androgenico, e con valori di Cg-A oltre 100 ng/ml. È stato somministrato un analogo della somatostatina, il lanreotide, secondo lo schema di 1 fiala i.m. ogni 14 giorni proseguendo la terapia precedentemente instaurata con un analogo LH-RH. Questi pazienti sono stati monitorati a 1,3,6 e 9 mesi con esami ematochimici (PSA, Cg-A, IGF-1, TST, DHEA), e la compilazione dei questionari EORTC QLQ-C30 e QLQ-PR25 validati e localizzati in italiano, ed il questionario IPSS. Risultati: Il PSA mediano al momento dell’arruolamento era 80,9 ng/ml, la Cg-A 155,5 ng/ml, l’IGF-1 80 ng/ml; dei 24 pazienti, 5 sono deceduti per progressione della malattia nel giro di 6 mesi. Il valore mediano di PSA è sceso a 60 ng/ml al sesto mese (“nadir” dello studio) per poi risalire a 71,2 ng/ml al nono mese. Andamento inverso per la Cg-A, i cui valori mediani sono scesi fino a 76 ng/ml al nono mese (p< 0,017). L’IGF-1, dopo un iniziale diminuzione, 75 ng/ml a 1 mese, è costantemente risalita. In 18/21 pazienti (86%) i questionari hanno evidenziato un miglioramento della qualità di vita, con riduzione dei dolori ossei e dell’utilizzo di FANS. Il tempo medio di sopravvivenza è risultato di 15 mesi. Conclusioni: Anche nella nostra esperienza i risultati, sia obiettivi che sintomatici, ed i modesti effetti collaterali osservati, confermano la possibilità di usare gli analoghi della somatostatina nel trattamento del carcinoma prostatico ormono-refrattario con Cromogranina-A elevata. Abstract n. 156 - Poster CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI C-ERBB-2 E P53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO PTA. FOLLOW-UP A 2 ANNI Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino Introduzione e Obiettivi: Le caratteristiche istopatologiche di differenziazione basate esclusivamente su criteri morfologici, si sono spesso rilevate insufficienti nella predittività prognostica e/o di una possibile risposta alla terapia citostatica nei carcinomi di epitelio transizionale della vescica: Si rende quindi necessaria la ricerca di possibili fattori prognostici addizionali, soprattutto nei gradi intermedi di differenziazione nel tentativo di distinguere nell’ambito di una popolazione omogenea dal punto di vista istopatologico i casi con caratteri di maggiore aggressività biologica. Lo studio della sovraespressione della proteina p53, correlata con l’invasività e l’alto grado di differenziazione e della c-erbB-2, correlata con la potenzialità di metastasi a distanza, potrebbe fornire importanti informazioni nella comprensione dei meccanismi di progressione tumorale. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare se la sovraespressione delle oncoproteine p53 e c-erbB-2 nel carcinoma transizionale di grado G2, e stadio pTa della vescica sia correlato alla risposta alla terapia citostatica intravescicale con mitomicina-C. Metodi: Abbiamo selezionato 35 pazienti con carcinoma di epitelio transizionale della vescica pTa G2, di prima diagnosi, con un minino di 2 ed un massimo di 5 neoformazioni, sottoposti a resezione transuretrale completa delle neoformazioni stesse. Tutti i pazienti sono stati sottoposti successivamente a chemioprofilassi con mitomicina-C, 40 mg in 50 ml di soluzione fisiologica, una volta alla settimana per 8 settimane. I pazienti sono stati seguiti per 24 mesi dal termine del ciclo di instillazioni. Di questi pazienti 20 mostravano una recidiva a 3/6/12/18 o 24 mesi, mentre i restanti 15 erano liberi da malattia al termine del periodo di follow-up. La determinazione immunoistochimica delle oncoproteine c-erbB-2 e p53 è stata effettuata su materiale fissato in formalina ed incluso in paraffina. Il valore soglia di positività per la p53 è stato posto al 5%. Risultati: La positività per c-erbB-2 è risultata essere prevalentemente di membrana, raramente citoplasmatica, diffusa in tutti gli strati epiteliali. Il follow-up ha rivelato che i carcinomi c-erbB-2 positivi recidivano con una percentuale significativamente maggiore rispetto ai casi c-erbB-2 negativi, p<0,02 logrank test. L’espressione nucleare della proteina p53 non appare invece correlata con il comportamento biologico delle neoformazioni. I nostri dati non dimostrano alcuna correlazione tra c-erbB-2 e p53. Non è possibile fornire dati sulla progressione di malattia in quanto non si sono verificate progressioni >pT1 e solamente 3 pazienti hanno presentato neoformazioni di grado maggiore, 1 G3pTa e 2 G3pT1. Conclusioni: Il nostro studio dimostra che in una casistica ristretta ma selezionata di pazienti con carcinoma transizionaArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 67 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica le di grado G2 e stadio pTa della vescica la valutazione immunoistochimica dell’espressione dell’oncoproteina c-erbB-2 può essere considerata un valido fattore prognostico aggiuntivo, un’eventuale possibile fattore predittivo nella valutazione della risposta alla chemioprofilassi ed un fattore discriminante nell’indicazione alla chemioprofilassi stessa. Abstract n. 157 - Comunicazione BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1 1 Clinica Urologica 1; 2Radioterapia, Università degli Studi di Torino Introduzione e obiettivi: La moderna brachiterapia interstiziale gioca un ruolo di primo piano nel tumore prostatico organoconfinato come sostanziale alternativa alla prostatectomia radicale ed alla radioterapia esterna in pazienti selezionati. Da 4 anni questo tipo di terapia viene offerto come possibilità di trattamento. I principali obiettivi di questa analisi dei nostri dati sono il controllo biochimico della neoplasia nei pazienti con almeno 24 mesi di follow-up e le complicanze precoci e tardive del trattamento. Metodi: Nel nostro Centro 80 pazienti con carcinoma prostatico localizzato sono stati trattati con impianto permanente ecoguidato per via transperineale di semi radioattivi di I125. 35 pazienti sono stati inoltre sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante. La minzione è stata valutata mediante il questionario validato IPSS, mentre la funzione erettile con il questionario IIEF. Risultati: Nei 48 pazienti con follow-up superiore ai 24 mesi abbiamo riscontrato 4 recidive biochimiche di malattia, 2 nel gruppo di 35 pazienti trattati con ormonoterapia neoadiuvante. Le complicanze osservate più frequentemente sono state: sintomi irritativi lievi (42%), sintomi irritativi gravi (30%), ritenzione urinaria (2,5%), ematuria (8%), perdita di semi (2%), deficit erettile (46%). Non sono state osservate incontinenza urinaria, stenosi uretrali e proctiti. Conclusioni: Finora nessun ampio trial clinico ha paragonato l’efficacia clinica della brachiterapia interstiziale con gli altri trattamenti “convenzionali” (prostatectomia radicale, radioterapia esterna). I risultati del nostro studio e le evidenze attuali, basate su studi di coorte e caso-controllo che confrontano la brachiterapia con la chirurgia o la radioterapia esterna, indicano il valore terapeutico dell’impianto interstiziale permanente per quanto concerne i risultati oncologici e le complicanze. 68 quale PTEN. Ad oggi, mancano marcatori biologici affidabili utili alla pianificazione di una terapia medica personalizzata. L’identificazione di questi indicatori potrebbe permettere di aumentare l’efficacia di trattamento, di diminuire gli effetti collaterali per il singolo paziente e di sottoporre a terapia mirata solo quelli realmente capaci di rispondere in maniera soddisfacente. A tal fine, abbiamo condotto uno studio prospettico per identificare marcatori tissutali tumorali e correlarli con l’efficacia terapeutica di agenti anti-tirosino-chinasici di membrana (IRESSA). Metodi: Al fine di osservare una differenza minima nell’effect size del 25% tra i gruppi, con un alpha di 0.05 ed un potere dello studio del 80%, abbiamo arruolato 60 pazienti per gruppo per un totale di 120 soggetti da valutare. Abbiamo selezionato solo pazienti con tumore prostatico clinicamente localizzato erano suddivisi in due gruppi: uno sottoposto alla sola prostatectomia radicale (gruppo 1) ed un altro sottoposto a 3 mesi di terapia adiuvante con Casodex 150 mg e successivamente sottoposto a prostatectomia radicale (gruppo 2). Per ogni soggetto erano allestiti preparati istologici provenienti da campioni di prostatectomia radicale, su cui erano valutati i biomarkers (EGFR, Her2/neu e PTEN). Da tutti i pazienti arruolati sono stati, inoltre, ottenuti frammenti di tumore utilizzati poi per l’allestimento di colture primarie. L’efficacia terapeutica di IRESSA, in relazione alla espressione dei biomarkers, è stata operata sulle colture primarie correlando i livelli di espressione dei marcatori con livelli di inibizione sulla proliferazione cellulare quantificati mediante l’IC50. Risultati: La percentuale di neoplasie con elevata espressione di EGFR erano rispettivamente del 50% nel gruppo 1 e del 90% nel gruppo 2. HER2 era presente nel 41% dei soggetti del gruppo1 e nell’85% nel gruppo 2. Questi dati indicano che, come da noi precedentemente dimostrato, l’abrogazione della via di segnalazione legata agli androgeni determina un incremento delle vie di segnalazioni alternative. La valutazione dell’oncosoppressore PTEN ha mostrato che la terapia con antiandrogeni determinava una perdita sostanziale sia della funzione che dell’espressione di questo enzima. In particolare abbiamo osservato che PTEN era presente nell’80% dei tumori del gruppo 1 e nel 30% nel gruppo 2. La correlazione tra l’efficacia terapeutica di IRESSA su colture primarie e l’espressione dei marcatori mostrava che i livelli di espressione di EGFR erano indipendenti per l’efficacia terapeutica (r = -231 p=0.169), mentre sia HER2 che PTEN erano indicatori negativi di efficacia terapeutica (r = 414 p=0.011 e r = -0.600 p=0.002). Conclusioni: I nostri dati indicano che l’utilizzo di IRESSA dovrebbe avvenire in combinazione con Casodex e non sequenzialmente ad esso poiché il solo utilizzo di terapie con antiandrogeni periferici determina la modulazione di molecole capaci di alterare l’efficacia di trattamento con inibitori delle tirosino chinasi. Casodex and Iressa sono trademarkers dell’AstraZeneca. Abstract n. 158 - Comunicazione TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE DELLA PROSTATA: EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3, Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1, Paradiso Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5, Vicentini C.2 1 Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G. Mazzini Teramo, Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila; 3 Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo; 4 Divisione di Anatomia Patologica Ospedale San Salvatore L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata Università Degli Studi Di L’Aquila Abstract n. 159 - Comunicazione PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA (RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1, Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3, Nicolai N.3 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative; 3 S.C. Chirurgia Urologica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Introduzione e Obiettivi: La progressione tumorale verso una malattia più aggressiva vede tra gli altri meccanismi l’aumento di espressione di recettori tirosino-chinasici di membrana e la perdita di espressione e di funzione di un oncosoppressore Background: Renal cell carcinoma represents 3% of all solid tumors and is responsible for 2% of cancer mortality. The survival of pts with RCC is related to intrinsic biologic characteristics of the individual patient’s malignancy. Identifying progno- Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica stic factors would help in planning therapy, predicting clinical outcome and following up of patients. Patients and Methods: From December 2000 to January 2005 70 pts with RCC were treated at our Institution. 60 pts had a clear cell carcinoma and 55 (76%) had a metastatic disease. The malignancy grade registered according to the Motzer score was low in 25 pts intermediate in 35 pts, high in 5 pts and unknown in 5 pts. 10 pts received low doses of Interferon or Interleukin-2 (IL2) as adjuvant therapy. The first line therapy for advanced disease consisted in intermediate doses of Interferon in association with vinblastine or bevacizumab while sorafenib or low dose IL2 in combination with capecitabine represented the second-line approach. Results: According to the Motzer score, better response rate and overall survival were reported in low risk RCC. Particularly, we obtained a stable disease of more than 6 months in 50% of pts using intermediate dose Interferon. Following disease progression 30% of pts obtained a clinical benefit with low dose of IL2. In low-intermediate risk population (as showed in Fig.1) sorafenib significantly prolongs the progression free survival in comparation with placebo (24 weeks vs 12 weeks). No responses were reported in high risk patients. No serious adverse events were observed. Conclusion: The expression of prognostic factors could help to choose the best medical therapy. New biotherapies (Bevacizumab and Sorafenib) are able to improve the outcome of metastatic RCC patients bearing low-intermediate risk. References 1. Ratain MJ, Eisen T, Stadler WM et al. Final findings from a phase II placebo-controlled, randomized discontinuation trial of sorafenib in patients with advanced renal cell carcinoma. Proc ASCO, Abstract 4544, 2005 2. Escudier B, Szczylik C, Eisen T et al. Randomized Phase III trial Of the Raf kinase and VEGFR inhibitor sorafenib (BAY 43-9006) in patients with advanced renal cell carcinoma. Proc ASCO, Abstract 4510, 2005 3. Mekhail TM, Abou-Jawde RM, BouMerhi G et al. Validetion and extension of the Memorial Sloan Kettering Prognostic Factors Model for survival in patients with previously untreated metastatic renal cell carcinoma. J Clin Onc 2005; 23:832 4. Motzer RJ, Mazumdar M, Bacik J et al. Survival and prognostic stratification of 670 patients with advanced renal cell carcinoma. J Clin Oncol 1999; 17:2530 Abstract n. 160 - Poster INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE IN URETEROCELE Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli A., Lembo A. U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo Introduzione e Obiettivi: Presentazione di un inusuale caso di carcinoma transizionale in ureterocele. Metodi: È giunto alla nostra osservazione per macroematuria monosintomatica un paziente maschio di 79 anni, affetto da diabete mellito tipo II, con riscontro ecografico di atrofia idronefrotica del rene destro in duplicità pielica incompleta, vescica con voluminoso ureterocele (diametro 63 mm) caratterizzato da ispessimento parietale posteriore di dubbia interpretazione. Citologie urinarie sospette per cellule tumorali maligne. Dato tale riscontro veniva eseguita una TAC addome che documentava atrofia renale destra in doppio distretto incompleto; emisistema superiore idronefrotico; ureterocele contenete neoformazione vegetante. Una valutazione cistoscopica pre-operatoria confermava la presenza della sacca ureterocelica in assenza di altre lesioni vescicali di rilievo. Il paziente veniva sottoposto ad intervento di nefroureterectomia, con resezione parziale di vescica. Il decorso post operatorio risul- tava complicato da un quadro di insufficienza renale moderata che andava normalizzandosi in sesta giornata post operatoria. Risultati: L’esame istologico metteva in evidenza un carcinoma uroteliale di basso grado infiltrante focalmente il connettivo sottouroteliale associato a focolai multipli di carcinoma uroteliale in situ. Conclusioni: La localizzazione descritta costituisce reperto di rarissimo riscontro per una neoplasia uroteliale come dimostrano le scarse segnalazioni presenti in letteratura. Bibliografia 1. Garcia Ligero J, Navas Pastor J, Garcia Garcia F, Sempere Gutierrez A, Rico Galiano JL, Tomas Ros M, Fontana Compiano LO. Intraureterocele transitional tumor synchronous with contralateral ureteral tumor: obstructive uropathy in panurothelial disease Arch Esp Urol 2002; 55:443 2. Andrew WK. Carcinoma of ureterocele. J Ultrasound Med 1991; 10:24 3. Forer LE, Schaffer RM. Transitional cell carcinoma of a simple ureterocele. A specific sonographic appearance. J Ultrasound Med 1990; 9:301 4. Nakajima N, Nagata Y, Katsuoka Y, Kawamura N. A case of ureterocele with ureteral stone and bladder tumor Hinyokika Kiyo. 1986; 32:1519 5. Heyman J, Kallet S. Transitional cell carcinoma occurring in ureterocele. Urology 1984; 24:175 6. Kadono Y, Yamamoto H, Tajika E. A case of urothelial cancer on a ureterocele. Nippon Hinyokika Gakkai Zasshi. 2004; 95:688 7. Morse FP 3rd, Sears B, Brown HP. Carcinoma of the bladder presenting as simple adult ureterocele. J Urol 1974; 111:36 Abstract n. 161 - Poster UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA Vignolini G.1, Paglierani M.1, Lapini A.1, Masieri L.1, Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M.1 1 Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze Introduzione: La recidiva e /o la progressione costituiscono le problematiche maggiori delle neoplasie vescicali superficiali. Fattori anatomopatologici e clinici consentono di suddividere le neoplasie vescicali superficiali in classi di rischio. L’analisi del pattern cromosomico valutato mediante FISH (fluorescence in situ hybridization) sembra in grado di “individualizzare” il comportamento di queste neoplasie consentendo di adeguare secondo le esigenze il tipo di follow-up Materiali e Metodi: Di 33 pazienti in follow-up dopo TURB completa per carcinoma vescicale superficiale che presentavano alla citologia “cellule con note di atipia” sono stati valutati campioni di urine con la tecnica Multi-color FISH UroVysion per l’identificazione di cellule uroteliali disomiche e di cellule uroteliali con polisomia per il cromosoma 3, 7, 17 e/o perdita di una porzione di cromosoma 9 (regione 9p21 contenente il gene p16/CDKN2A). Di ogni paziente sono stati valutati il relativo referto cistoscopico ed il decorso clinico. Risultati: 8/ 33 pazienti sono stati esclusi perché i campioni non sono risultati valutabili. Dei 25 campioni, 19 (76%) sono risultati FISH positivi: 12 (48%) con referto cistoscopico positivo (Gruppo 1) e 7 (28%) con referto cistoscopico negativo (Gruppo2) per neoformazione vescicale. I 6 (24%) campioni risultati negativi alla tecnica FISH sono tutti risultati negativi anche alla cistoscopia (Gruppo 3). Il cromosoma 3 risulta alterato in 7 (28%) dei 25 campioni, il cromosoma 7 in 13 (52%), il cromosoma 17 in 13 (52%) e la positività per perdita omozigosi 9p21 in 5 (20%). Il decorso clinico dei 25 pazienti con un follow up medio di 36,1 mesi (range 33-42 mesi) ha evidenziato recidiva e/o progressione pari rispettivamente a: -9/12 (75%) recidive e 7/12(58%) progressioni nel Gruppo1; 5/7 (71%)recidive con progressione nel Gruppo 2 e 0/6 (0%) nel Gruppo 3. Conclusioni: I risultati preliminari del nostro studio ci consentono di affermare che l’introduzione della tecnica FISH applicata alla Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 69 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica diagnostica citologica urinaria può selezionare precocemente pazienti FISH-positivi associati ad elevato rischio di recidiva e progressione di malattia rispetto a pazienti FISH-negativi che risultano essere a basso rischio e quindi di adeguare correttamente la modalità e l’intervallo di tempo di follow-up. Abstract n. 162 - Poster TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE: PRESENTAZIONE DI DUE CASI Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V, Serni S, Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Per angiomiolipomi > 4 cm il gold standard terapeutico è rappresentato dalla chirurgia conservativa, riservando la nefrectomia ai casi in cui per le dimensioni stesse del tumore sia impossibile preservare una quota di parenchima renale adeguata e/o quando la chirurgia conservativa è associata ad un rischio elevato di complicanze maggiori intra e postoperatorie come in caso di lesioni intrarenali e/o a prevalente sviluppo periilare. Presentiamo due casi di angiomiolipoma gigante trattati conservativamente mediante tecnica di enucleazione semplice. Case Report: Caso 1: Donna di 28 anni che in seguito a dolore lombare esegue ecografia addome che evidenzia neoformazione renale dx di 10x6cm compatibile con angiomiolipoma, diagnosi confermata all’esame TC: neoformazione renale di diametro 9.7 x 5.5 x 6,4 cm con prevalente sviluppo nel seno renale associata a dislocazione dell’ampolla renale e dei calici. Caso 2: Uomo di 67 anni che in seguito ad episodio di ematuria esegue ecografia e TC addome che evidenzia a carico del rene destro, multiple neoformazioni solide a margini regolari a bassa impregnazione dopo somministrazione di m.d.c. riferibili ad angiomiolipoma. La massa di dimensioni maggiori misura 15 cm con estensione craniocaudale a partenza dalla parete inferiore dx e disloca le strutture adiacenti. In entrambi i casi è stata eseguita una chirurgia conservativa mediante tecnica di enucleazione semplice. La tecnica di enucleazione prevede l’escissione della neoplasia utilizzando il piano di clivaggio tra parenchima sano e pseudo capsula. Risultati: I tempi operatori sono stati di 97 e 90 minuti rispettivamente. T di ischemia calda di 17 e 13 minuti. La perdita ematica è stata trascurabile in entrambi i casi senza necessità di trasfusioni. Non si sono verificate complicanze postoperatorie. Entrambi i pazienti sono stati dimessi in V giornata. Il controllo TC eseguito a distanza di 7 e 8 mesi dall’intervento, rispettivamente, non ha evidenziato né segni di recidiva né una significativa riduzione di parenchima renale sano. Conclusioni: L’enucleazione semplice è la tecnica di scelta nel trattamento degli angiomiolipomi e in mani esperte può essere utilizzata con ottimi risultati anche per il trattamento di angiomiolipomi giganti che normalmente vengono indirizzati alla nefrectomia. Abstract n. 163 - Comunicazione selezionata NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER (HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3, Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin A.3, Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit, 3Urology, 5Pathology, G. H. S. Maria degli Angeli, Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone; 2 Radiotherapy, CRO-IRCCS, Aviano 70 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Introduction: High risk patients with prostatic carcinoma (locally advanced disease and/or Gleason >7, PSA >20 ng/mL) have poor prognosis in term of 5 year biochemical recurrence after local therapy (D’Amico AV et al, JAMA 280: 969-974, 1998). Neoadjuvant therapy may play a role in the early treatment of sistemic disease and help to improve local control after S or RT. Aim of the study: To evaluate the feasibility, activity and efficacy of NACT followed by S and RT in the local control of HRPC. Patients and Methods: from January 2002 to March 2005, 15 patients (pts) entered onto the study. Eligibility criteria were: Performance Status (PS) <1, Stage T2-T4, Gleason score >7, adequate organ function, no previous sistemic therapy. Median age was 60 years (range 41-68), median PS 0. Clinical stage was T2b in 6, T2c in 1,T3a in 5,T3b in 1 and T4 in 2. Pretreatment median PSA was 7,83 ng /ml (range 0,15-82,77); Gleason score was 3+4 in 2, 4+3 in 3, 4+4 in 7, 4+5 in 3 pts respectively Treatment: P 80 mg/sqm was administered weekly on day (d) 2 and EP p os 10 mg /Kg twice daily from d 1 to 5, for 4-6 months. Prophilactic acenocumarol (INR 2-3) was administered to prevent cardiovascular side effects. After clinical evaluation, if PSA and objective response was obtained, pts underwent radical prostatectomy followed by RT (66 Gy/33 fractions). Results: Out of 15 treated pts, PSA response (> 75%) was 93 %. PSA nadir (< 0,2 ng /ml) was observed in 10/15 (67%). In 15 evaluable pts was obtained partial remission (PR) in 9, stable disease (SD) in 6 respectively. The overall response rate was 60% (CL 95%: 35-85 %). Treament has been considered feasible and no toxic side effects (G3-4) were encountered Thirteen of 15 pts treated was judged operable and underwent S, whereas 2 pts were evaluated for definitive RT. Twelve pts performed postoperative RT. The patological stage was pT2a in 1, pT2b in 1, pT2c in 3, pT3a in 3, pT3b in 4 pts. The Gleason score was 3+3 in 1, 3+5 in 1, 4+3 in 1, 4+4 in 3, 4+5 in 4, 5+4 in 2. No pathological down-staging has been shown except in 2 pt (PIN 3 plus microscopic disease in 1 and rilevant regressive tumor in the other pt respectively). At a median follow-up of 16 mths (4-42 mths) all pts are alive; median PSA free survival was 12 mths (range 4+-38+ mths) and median overall survival was 16 mths (range 4+- 42+ mths). Conclusion: P-EP NACT may be considered feasible and active in HRPC, even if the down-staging obtained after therapy was observed in 2/13 pts. A longer follow-up is needed to evaluate the impact of multimodal treatment in the local control and outcome in this very poor risk pts prostatic carcinoma. Abstract n. 164 - Poster LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G., Ierardi A., Lapini A., Carini M. Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze Introduzione: La prostatectomia radicale è oggi il trattamento di scelta dell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato, garantendo percentuali di sopravvivenza libera da ripresa di malattia superiori al 70% anche per lunghi followup. Attualmente le tecniche più utilizzate sono l’approccio retropubico retrogrado decritto da Walsh e più recentemente la tecnica laparoscopica anterograda intra o extraperitoneale. Riportiamo i risultati a lungo termine della prostatectomia radicale retropubica anterograda nel trattamento dell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organo-confinato Pazienti e Metodi: Tra il 1988 ed il 2004, 845 pazienti (età media 64.8 anni, range 43-78) con adenocarcinoma prostatico in stadio clinico T1-T2 sono stati trattati con prostatectomia radicale anterograda. Il PSA preoperatorio medio era 13.6 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ng/ml (range 0.8-140) In 803 pazienti è sata effettuata contestualmente all’intevento la linfadenectomia pelvica. 44 pazienti erano stati sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante. Tutti i pazienti con interessamento neoplastico linfonodale sono stati trattati con ormonoterapia adiuvante precoce (entro 3 mesi). I dati relativi alle perdite ematiche, la morbilità perioperatoria e postoperatoria erano disponibili sui 484 pazienti trattati dal 2000 al 2004. Il follow-up ha incluso il dosaggio del PSA ogni 3 mesi nel primo anno, ogni 6 mesi per i successivi 2 anni e quindi annualmente. Abbiamo considerato ripresa biochimica di malattia il rilievo di PSA > 0.2 ng/ml in due determinazioni consecutive. Il follow-up medio dei 793 pazienti di cui erano disponibili i dati era 46.2 anni (mediana 40.5, range 6-168). Risultati: La sopravivenza attuariale libera da ripresa biochimica di malattia a 5 e 10 anni è riultata rispettivamente nei pazienti con linfonodi negativi 75.3% e 66.7%, nei 122 (14.4%) pazienti con interessamento linfonodale 56.8% e 24.3%. All’esame anatomopatologico 330/845 pazienti (39.1%) erano pT2, 273 erano pT3a (32.3%), 101 pT3b (12%), 19 pT4 (2.2%). La sopravivenza attuariale libera da ripresa biochimica di malattia a 5 anni era 91.1% per lo stadio pT2, 73.8% per i pT3a, 41.9% per i pT3b e 41.6% per i pT4. Complessivamente sono stati registrati 23 decessi (2.9%) di cui 15 (1.9%) correlati e 8 non correlati con la patologia neoplastica. Complessivamente sono stati diagnosticati margini chirurgci positivi in 108/845 pazienti (12.7%). In 25/484 (5.1%) pazienti sono state effettuate emotrasfusioni, le perdite ematiche medie sono state 320 cc (range 120-850). Sono state registrate 2 lesioni del retto (0.4%), un reintervento per emorragia postoperatoria. Conclusioni: La prostatectomia radicale anterograda garantisce un efficace controllo oncologico locale con bassa incidenza di margini chirurgici positivi e buone percentuali di sopravvivenza libera da recidiva neoplastica anche per follow-up lunghi. Questi risultatai sono ottenuti con ridotte perdite ematiche e bassa incidenza di complicanze intra e postoperatorie. Abstract n. 165 - Poster RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA VESCICA NON ASSOCIATO A SCHISTOSOMIASI Feroldi F.1, Pianezza O.1, Zanardi G.1, Micheli E.1, Lembo A1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia; 2U.O. Anatomia Patologica, Ospedali Riuniti di Bergamo Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma verrucoso è una variante altamente differenziata del carcinoma squamoso; esso si localizza più frequentemente alla mucosa orale, laringea e a quella dei genitali. Presenta scarsa aggressività biologica e scarsa tendenza alla metastatizzazione. La localizzazione nel tratto urogenitale è generalmente associata alla bilharziosi, mentre la sua forma primitiva è da considerarsi estremamente rara. Metodi: È giunto alla nostra osservazione un paziente di 50 anni precedentemente valutato presso altra sede per persistente pollachiuria con riscontro urografico di irregolarità della parete vescicale destra, per la quale era stata eseguita biopsia endoscopica con riscontro di iperplasia semplice dell’urotelio. Successivamente rivalutato presso la nostra sede per peggioramento della sintomatologia disurica in assenza di documentata componente ostruttiva, sono stati eseguiti gli accertamenti del caso con evidenza Uro-TAC di rene destro funzionalmente escluso con associata ureteroidronefrosi. Si è proceduto quindi a rivalutazione endoscopica con resezione di neoformazione a carico dell’emitrigono destro e coinvolgente l’ostio ureterale omolaterale. L’esame istologico portava alla diagnosi di carcinoma verrucoso della vescica infiltrante. Si procedeva a cistectomia radicale e linfoadenectomia iliaco-otturatoria bilaterale con confezionamento di neovescica ileale ortotopica. L’esame istologico definitivo dimostrava estensione della neoplasia al pericistio e linfonodi indenni. Dopo 12 anni di followup il paziente si presenta libero da malattia con completa ripresa funzionale del rene di destra. Conclusioni: Il carcinoma verrucoso della vescica è una lesione estremamente rara, quando non associato a parassitosi. In letteratura sono documentati solo 13 casi. L’esiguità della casistica rende difficile l’elaborazione di linee guida per il trattamento di queste lesioni, la cui origine realmente primitiva rimane oggetto di aperta discussione. Bibliografia 1. Verrucous carcinoma of the bladder with koilocytosis unassociated with vesical schistosomiasis Sao Paulo Med. J. 2004; 122 no.2 São Paulo Mar./Apr. 2. Cheng L, Leibovich BC, Cheville JC, et al. Squamous papilloma of the urinary tract is unrelated to condyloma acuminata. Cancer 2000; 88:1679 3. Palascak R, Game X, Milcent S, Camparo P, Berlizot P, Houlgatte A. Verrucous epidermoid carcinoma of the bladder unrelated to schistosomiasis Prog Urol 2001; 11:695 4. Blackmore CC, Ratcliffe NR, Harris RD. Verrucous carcinoma of the bladder. Abdom Imaging 1995; 20:480 Abstract n. 166 - Poster STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO BRACHITERAPICO E LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO A BASSO RISCHIO Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C. Dipartimento di Nefrourologia, Ospedale S. Paolo, Savona Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma prostatico a basso rischio (PSA ≤ 10 ng/ml.,G.S. bioptico ≤ 3+3=6, T1-2 clinico) rappresenta l’indicazione elettiva della prostatectomia radicale, mentre la brachiterapia si propone come valida alternativa terapeutica. Questo studio si propone di comparare le due modalità terapeutiche alla luce dei risultati a breve termine della nostra esperienza. Metodi: Dal 05/1996 al 05/2004 sono state eseguite 92 prostatectomie radicali,con età media di 65.6 anni. Nel 65% fu eseguita terapia neoadiuvante. In 25 casi (27,1%)l’intervento fu nerve-sparing e nel 73.9% fu eseguita linfoadenectomia pelvica bilaterale;la durata media operatoria fu di 144 m’ con una perdita ematica media pari a - 2.3 punti di emoglobina. La degenza media fu di 8.8 gg con rimozione del catetere in media dopo 16.6 gg. In 16 casi l’esame istologico ha evidenziato T3a,in 7 T3b, in 2T0; in due pazienti N+. Il G.S. bioptico concordava con quello clinico nel 70.6%. Il Follow-up ha un range di 6-96 mesi e nel 50% dei casi è ≥ 5 anni. Dal 09/1999 al 05/2004 sono state eseguite 100 brachiterapie in pazienti con un’età media di 65 anni,un peso medio prostatico di 30.8 gr., Qmax medio 18.4 ml/sec, IPSS score medio di 4. Sono stati impiantanti semi di I 125 (range 62-123 per pz.) con tecnica Real-Time in un tempo operatorio medio di 125 m’. Il catetere è stato rimosso in 1 giornata e la degenza media fu di 1.5 gg. Dopo un mese fu eseguita TAC per il post-planning con cut-off della D90 > di 140 Gy. Il follow-up medio fu di 28.5 gg (range 6-49 mesi). Risultati: La prostatectomia radicale ha presentato un fallimento biochimico nel 8.6% dei casi. Un paziente è deceduto per la malattia sistemica mentre in 3 pazienti è stata eseguita radioterapia (RT) della loggia. In 3 casi è stato riscontrato un grave edema peno-scrotale,uno è deceduto per embolia massiva polmonare e un paziente ha subito una lesione ureterale incidentale subito riparata su stent. Una IUS modesta (1 pad) è stata Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 71 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica riscontrata in 5 pazienti; una IUS severa in 7 casi che sono stati sottoposti: 4 a posizionamento di sling sub-uretrale In-Vance e 1 a impianto di protesi AMS 800. Le stenosi dell’anastomosi uretro-vescicale sono state 5: in 3 casi risolte con incisione laser endoscopica e in 2 casi per recidive plurime è stato posizionato catetere vescicale a permanenza. Dei 25 pazienti potenti sottoposti a intervento nerve-sparing, 8 (32%) hanno mantenuto la potenza. La D90> di 140 è stata ottenuta nel 90% delle brachiterapie. I questionari IPSS e IIEF-5,la flussimetria, la visita clinica hanno evidenziato sintomi irritativi (vescico-uretrite) nella quasi totalità dei casi al terzo e sesto mese controllati agevolmente con la terapia (alfa-litico e FANS) nell’80% dei pazienti. Nei primi tre mesi le ritenzioni (2-20 gg di cateterismo) furono 10%, le proctiti 4% e l’ematuria 4%. A 18 mesi di follow-up l’80% dei paziente erano ritornati ai livelli basali dei questionari, mentre il 4% ha eseguito una TURP disostruente. Dei 68 pz. con follow-up minimo di 18 mesi,il 90% avevano un Psa < 0.5 ng/ml.; dei 54(80%) potenti prima dell’intervento, 12 (22%) avevano un D.E., mentre 42 (78%) hanno mantenuto la potenza con un IEFF-5 score tra 15-20 nel 42.2% e tra 20-25 nel 38.8%. Non è stata riscontrata alcuna IUS e non si è evidenziato migrazione di semi ai polmoni. Un paziente con rialzo del PSA (parametri ASRTO) è stato sottoposto a RT esterna. In un caso con istologico positivo dopo TURP e PSA 1ng/ml è stata eseguita terapia ormonale per scelta del paziente. In due casi la biopsia eseguita per rialzo del PSA fu positiva:uno fu sottoposto a RT esterna e l’altro a prostatectomia di salvataggio. Conclusioni: Il breve follow-up non consente di trarre conclusioni definitive. Tuttavia i dati evidenziano come la brachiterapia sia una valida alternativa alla prostatectomia radicale perchè presenta un basso numero di complicanze, una degenza ospedaliera breve, un soddisfacente mantenimento della potenza sessuale e un rapido reinserimento sociale. Abstract n. 167 - Video MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A 3 DIMENSIONI Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) Introduzione ed Obiettivi: Scopo del nostro video è quello di mostrare una nuova tecnica di mapping prostatico ecoguidato utilizzando una sonda transrettale che permette valutazione tridimensionale della prostata in real time. La visione della prostata in 3 dimensioni real time permette una migliore visualizzazione spaziale della prostata. Il decorso dell’ago può essere pertanto seguito nei 3 diversi piani spaziali contemporaneamente. Metodi: Abbiamo utilizzato una sonda transrettale (General Electric) che permette una ricostruzione tridimensionale della prostata real time durante l’esecuzione del mapping prostatico. Risultati: Nel video sono illustrate le tecniche di biopsia e di mapping ecoguidato a 3 dimensioni. Inoltre sono evidenziati anche i limiti di tale tecnica: pur avendo a disposizione in contemporanea la visione dei 3 piani spaziali nei quali si muove l’ago, la nostra mente riesce a focalizzarne uno solo per volta. Pertanto si ritiene che tale metodica non offra al momento vantaggi rispetto alla metodica tradizionale di biopsia o mapping prostatico ecoguidati con visualizzazione di un solo piano di scansione. Conclusioni: Il controllo in 3 dimensioni del percorso dell’ago durante la biopsia prostatica pur offrendo una elevata accuratezza spaziale, non evidenzia al momento vantaggi pratici rispetto alla tradizionale metodica di biopsia prostatica ecoguidata. 72 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 168 - Poster PINH E PINL A CONFRONTO Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza; 1Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale Maggiore di Parma, Parma Introduzione e Obiettivi: A tutt’oggi è ancora accettato lo schema di sviluppo del cancro prostatico proposto da Bostwick nel 1998. In tale schema la neoplasia prostatica intraepiteliale di basso grado (LGPIN) sembra precedere lo sviluppo della neoplasia prostatica intraepiteliale di alto grado (HGPIN). Lo scopo del nostro studio è quello di valutare il rischio di riscontro di tumore prostatico dopo una precedente diagnosi di LGPIN rispetto al HGPIN. Metodi: La nostra casistica relativa all’anno 2003 è di 740 pazienti sottoposti a mapping ed a biopsia prostatica. Le biopsie ed i mapping prostatici sono stati eseguiti per elevati valori di PSA o per presenza di obiettività dubbia all’esplorazione rettale. Dei 740 maschi esaminati 544 sono risultati negativi e 196 positivi per carcinoma prostatico. Risultati: Dei 196 pazienti risultati affetti da carcinoma prostatico 126 avevano un Gleason minore od uguale a 6 e 70 maggiore od uguale a 7. Il numero di PIN riscontrato è di 116 casi di cui 73 LGPIN e 43 HGPIN. Dei 73 pazienti con LGPIN 14 (19,2%) hanno sviluppato il carcinoma prostatico. Delle rimanenti 59 LGPIN, solo 9 sono stati ribiopsiati ed in 4 di questi (44,4%) è stata rilevata la presenza di ghiandole neoplastiche. Per quel che riguarda i 43 pazienti con HGPIN il 32,6%. Si presentava con ADK alla prima biopsia e dei 9 casi rimanenti senza neoplasia, con la successiva biopsia si evidenziava il cancro nel 33,3% (3 casi). Conclusioni: Da questi dati emerge come la percentuale di carcinoma prostatico scoperto in pazienti con LGPIN ribiopsiati sembri essere elevata e le conclusioni che ne derivano possono essere le seguenti: o il patologo ha sottostimato la lesione etichettandola come LGPIN anziché HGPIN, o la lesione non manifesta tutte le caratteristiche morfologiche tipiche dell’HGPIN, o la lesione corrisponde a tutti gli effetti ad una LGPIN. Abstract n. 169 - Poster PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) Introduzione e Obiettivi: Lo scopo del nostro studio è quello di confrontare differenti possibilità di valutazione di serie di PSA come il PSA velocity ed il PSA slope. Metodi: Tale studio retrospettivo è stato condotto su 223 pazienti nei quali fossero disponibili almeno 3 dosaggi di PSA eseguiti presso il laboratorio centralizzato del nostro ospedale nell’arco di almeno 18 mesi. I dosaggi dovevano essere stati eseguiti in un tempo superiore ad 1 anno. I pazienti che hanno rifiutato di sottoporsi agli accertamenti urologici proposti sono stati esclusi dallo studio come abbiamo escluso i pazienti in terapia con inibitori della 5 alfa reduttasi. Il PSA slope è stato calcolato per ogni paziente come la pendenza delle retta di regressione del PSA versus il tempo. Risultati: L’età mediana è risultata di 69,8 anni (range 48- 88), 29 pazienti sono risultati affetti da carcinoma prostatico, 194 sono stati considerati controlli. Il PSA slope è risultato maggiore nei pazienti con tumore della prostata rispetto ai controlli (Mann-Whitney U test p< 0,001). Alla ROC analisi il PSA slope ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ha evidenziato risultati migliori del PSA velocity velocity (AUC 0.75 for PSA slope; AUC 0.59 for PSA velocity; p = 0.0447). Conclusioni: Il PSA slope permette una migliore discriminazione dei pazienti affetti da carcinoma prostatico dai controlli rispetto al PSA velocity Bibliografia 1. Kirbly SR, Christmas TJ, Brawer MK. Prostate Cancer (second edition). Mosby 2001 2. Carter HB, Pearson Jd, Metter EJ, et al. Longitudinal evaluation of prostate specific antigen levels in men with and without prostate disease. JAMA 1992; 267:2215 3. Roobol MJ, kranse R, De Koning HJ, Schroder FH. Prostate-specific antigen velocity at low prostate-specific antigens levels as screening tool for prostate cancer: results of second screening round of ERSPC Abstract n. 170 - Poster VANTAGGI DELL’ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX RANGE Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1, Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza; 2Unità Operativa di Patologia Clinica, Parma Introduzione e Obiettivi: del nostro studio è di valutare l’utilità della percentuale di PSA libero in reflex range più esteso di quello usualmente utilizzato cioè da 4 a 10 ng/ml di PSA totale. Materiali e Metodi: Dal database dei pazienti seguiti dal nostro reparto abbiamo selezionato i pazienti con un età maggiore di 45 anni, con PSA e PSA libero dosato presso il nostro laboratorio centralizzato. Abbiamo escluso i pazienti in terapia con finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche. Abbiamo valutato la sensibilità, la specificità e la predittività positiva per diversi valori di cut-off della percentuale di PSA libero in riferimento a vari reflex range del PSA totale (4-10; 310; 3-20; 2-10; 2-20 ng/ml). Risultati: 807 pazienti sono risultati eleggibili per l’elaborazione. Abbiamo confrontato i dati ottenuti dalla percentuale di PSA libero nel range 4-10 con quelli ottenuti negli altri regflex range. I risultati migliori in termini di sensibilità e specificità sono stati ottenuti allargando il reflex range a 2-10 ng/ml di PSA totale. In particolare utilizzando un valore soglia di 22% di free PSA nel reflex range 2-10 ng/ml di PSA totale abbiamo ottenuto una sensibilità del 95% con una specificità del 42%. Invece utilizzando solo il PSA con un valore soglia di 4 ng/ml, la sensibilità e risultata del 93.5% e la specificità è solo del 37.4%, ed infatti l’area sotto la curva ROC della percentuale di PSA libero nel range 2-10 ng/ml è risultata migliore di quella del PSA totale (p=0,0059). Conclusioni: L’utilizzo della percentuale di PSA libero nel range di PSA allargato a 2-10 ng/ml permette un significativo miglioramento della specificità diagnostica pur mantenendo una elevata sensibiltà. Abstract n. 171 - Poster FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma Introduzione: Il Fuzzy Neural Network è un sistema ibrido che combina la logica Fuzzy e le reti neurali; in questo sistema la logica Fuzzy è utilizzata per incrementare la performance delle reti. Scopo del nostro studio è quello di valutare la fattibilità ed il possibile utilizzo del Fuzzy Neural Network nella diagnosi del tumore prostatico e di confrontare i risultati ottenuti con altre metodiche diagnostiche del tumore della prostata come il PSA o la percentuale di PSA libero. Metodi: Retrospettivamente abbiamo valutato i dati di una serie di pazienti sottoposti a dosaggio del PSA, PSA libero ed a visita urologica. Criteri di inclusione: età maggiore di 45 e minore di 85 anni, PSA minore di 40 ng/ml. Abbiamo escluso i pazienti in terapia con finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche. In totale 1004 pazienti sono risultati eleggibili per tale analisi, di questi 718 sono stati sottoposti a biopsia o a mapping prostatico (71.5%). I pazienti sono stati randomizzati in 3 gruppi: training group 402 pazienti (40%), test group 100 pazienti (10%) e validation group 502 pazienti (50%). Abbiamo elaborato i dati relativi al PSA, alla percentuale di PSA libero (%fPSA) ed all’età con l’ausilio della logica Fuzzy, dati che sono stati poi immessi in un Artificial Neural Network a 6 neuroni di ingresso, 6 neuroni nascosti ed 1 neurone di uscita. Risultati: 203 pazienti sono risultati affetti da adenocarcinoma prostatico (20.2%). Nel validation group l’area sotto la curva ROC del Fuzzy Neural Network è risultata di 0.816 (95% Intervallo di Confidenza 0.779 - 0.849), mentre utilizzando solo la %fPSA l’area sotto la curva ROC è pari a 0,782 (95% Intervallo di Confidenza 0.743 - 0.817). Confrontando le aree ROC abbiamo riscontrato una differenza statisticamente significativa tra il risultato ottenuto dal Fuzzy Neural Network e la %fPSA (p<0,05). Conclusioni: Il Fuzzy Neural Network permette performance diagnostiche migliori del PSA e della %fPSA nella diagnosi del tumore della prostata Bibliografia 1. Finne P, Finne R, Auvinen A, Juusela H, Aro J, Maattanen L, Hakama M, Rannikko S, Tammela T, Stenman U: Predicting the outcome of prostate biopsy in screen-positive men by a multilayer perceptron network. Urology 2000; 56:418 2. Sargent DJ. Comparison of artificial neural networks with other statistical approaches. Cancer 2001; 91:1636 3. Dazzi D, Taddei F, Gavarini A, Uggeri E, Negro R, Pezzarossa A. The control of blood glucose in the critical diabetic patient. A neuro-fuzzy method. J Diabetes Complications 2001; 15:80 4. Carsten S, Cammann H, Semjonow A, Diamandis EP, Wymenga L FA, Lein M, Sinha P, Loening SA, Jung K. Multicenter evaluation of an artificial neural network to increase the prostate cancer detection rate and reduce unnecessary biopsies. Clin Chem 2002; 48:81279 Bibliogafia 1. Schroder FH, van der Cruijsen-Koeter I, de Koning HJ, Vis AN, Hoedemaeker RF, Kranse R: Prostate Cancer detection at low prostate specific antigen. J Urol 2000; 163:806 2. Krumholtz JS, Carvalhal GF, Ramos CG, Smith DS, Thorson P, Yan Y, Humphrey PA, Roehl KA, Catalona WJ: Prostate-specific antigen cutoff of 2.6 ng/mL for prostate cancer screening is associated with favorable pathologic tumor features. Urology 2002; 60:469 3. Babaian RJ, Johnston DA, Naccarato W, Ayala A, Bhadkamkar Va, Fritsche HA jr: The incidence of prostate cancer in a screening population with a serum prostate specific antigen between 2,5 and 4 ng/ml: relation to biopsy strategy. J Urol 2001; 165:757 Abstract n. 172 - Video CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO DI MAIALE (STRATASIS TM): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1, Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2 1 S.C. Urologia 3 D.O. “A.S.O. San Giovanni Battista Molinette”; 2 Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica, Università degli Studi di Torino, Torino Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 73 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per nuovi biomaterali utilizzabili in chirurgia ricostruttiva che possano essere degradati dall’ospite e sostituiti da “neotessuto”. Un consistente numero di studi sperimentali ha evidenziato come queste richieste possano essere soddisfatte dall’utilizzo della sottomucosa del piccolo intestino di maiale (SIS). Materiali e metodi: Un paziente di 29 anni è giunto alla nostra osservazione per macroematuria monosintomatica. L’ecografia evidenziava una neoformazione di 2 cm di diametro a carico della cupola vescicale. Il paziente veniva pertanto sottoposto a TURB della lesione con diagnosi istologica di adenocarcinoma con aspetti di cellule ad anello con castone. Gli ulteriori accertamenti di stadiazione escludevano la presenza di localizzazioni secondarie. È stata pertanto eseguita una cistectomia parziale previa linfoadenectomia iliaco-otturatoria. La cupola vescicale asportata è stata sostituita da un patch di SIS adeguatamente sagomato e reso solidale alla mucosa mediante due emisuture continue in Vycril 3/0. Risultati: La cistografia retrograda eseguita in XII giornata non ha evidenziato fughe di mezzo di contrasto. Il catetere è stato prudenzialmente rimosso in XXI giornata. A 6 mesi dall’intervento la TC spirale e la cistoscopia dimostravano il buon esito della sostituzione vescicale. A 12 mesi il follow-up oncologico è negativo, il paziente presenta una capacità vescicale di norma e non lamenta alcun disturbo minzionale. L’esame microscopico su prelievo bioptico a tutto spessore eseguito in corrispondenza dell’area dove era stato posizionato il patch dimostra una parete vescicale istologicamente normale con focali aspetti di flogosi cronica. A 36 mesi il follow-up oncologico è ancora negativo. L’esame TC non evidenzia alterazioni significative delle vie escretrici, la vescica dimostra una buona capacità (300 cc). Ed il paziente non riferisce sintomi minzionali disfunzionali. Conclusioni: La sottomucosa del piccolo intestino di maiale (SIS) è un materiale altamente biocompatibile e non immunogenico che può essere utilizzato con risultati molto soddisfacenti in diversi settori della chirurgia urologica. Questa nostra iniziale esperienza incoraggia la sua applicazione nella chirurgia ricostruttiva della vescica. 74 510 casi per tumore infiltrante della vescica. In 15 casi la cistectomia era stata effettuata per patologia oncologica degli organi pelvici viciniori o per cistite attinica dopo trattamento radioterapico. Le derivazioni urinarie confezionate in considerazione della stadiazione della malattia, della compliance del paziente o della sua preferenza sono state: 108 UCS; 153 ureteroileocutaneostomia sec. Bricker; 8 tasche continenti Indiana pouch; 13 tasche continenti Indiana variata Alcini; 14 ureterosigmoidostomia sec. Mainz II; 19 neovescica ileale ortotopica sec. Camey II; 123 neovescica ileale ortotopica classica sec. Studer; 86 neovescica ileale ortotopica sec. Studer variata J; 1 cistectomia senza derivazione in paziente anurico in emodialisi. Risultati: I pazienti con primitiva patologia oncologica vescicale (490 pazienti) presentavano in 450 casi (89%) ca.uroteliale tipico, in 36 casi (7%) ca.uroteliale associato a tumori rari della vescica e in 4 casi (1%) tumori rari della vescica isolati (adenocarcinoma muciparo, adenocarcinoma, adenoma nefrogenico, carcinoma indifferenziato con aspetti a piccole cellule, carcinoma sarcomatoide, rabdomiosarcomatosa, carcinoma uroteliale infiltrante variante plasmocitoide, istiocitoma fibroso maligno della vescica con associati aspetti mixoidi e pleomorfi, ecc..). Metaplasia pavimentosa era presente in 61 pazienti. Tab. 1 Classificazione secondo il G e il pT. (vedi allegato). In 49 pazienti (9%) non vi era più evidenza di malattia vescicale all’esame istologico definitivo. Stadiazione linfonodale: pN0 in 287 pz (55%), pN1 in 33 pz (6.7%), pN2 in 82 pz (15%), pN3 in 2 pz (0.3%)e pNx in 121 pz (23%). Metastasi peritoneali, polmonari e coliche erano presenti in 6 pazienti. Su 456 uomini ben 74 pz (16%) avevano un contemporaneo adenocarcinoma prostatico non noto al momento dell’intervento. Conosciamo il follow-up completo di 344 pazienti. Tab. 2 Sopravvivenza totale media espressa in mesi (vedi allegato). Conclusioni: Questi risultati ci confermano la nota aggressività della malattia neoplastica vescicale infiltrante e dunque la necessità di uno stretto follow-up uro-onco-radioterapico in modo da poter garantire al paziente la migliore gestione di una malattia tanto invalidante. Abstract n. 173 - Poster CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA, 525 CASI Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E., Rossi R., Liberale F. S.C. Urologia 3 D.O. “A.S.O. San Giovanni Battista Molinette”, Torino Abstract n. 174 - Poster COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON NEOPLASIA RENALE Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1 1 U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia Generale Introduzione: Nell’ultimo decennio è sicuramente cambiata la tipologia del paziente sottoposto a cistectomia radicale: in passato la cistectomia si eseguiva in un gran numero di pazienti, oggi questo numero è quasi dimezzato. Un tempo si parlava prevalentemente di cistectomie di salvataggio, oggi l’utilizzo della chemioterapia localizzata ha talvolta guarito e talaltra ritardo il momento dell’intervento chirurgico; così che nella maggior parte dei pazienti e quando possibile, si esegue una cistectomia e si confeziona una derivazione urinaria ortotopica. Nonostante queste nuove prospettive, l’aggressività della malattia permane: presentiamo i risultati di pTNM, grado istologico e sopravvivenza complessiva nella nostra esperienza di 525 pazienti consecutivi sottoposti a cistectomia radicale. Materiali e metodi: Dal gennaio 1993 al maggio 2005 (12 anni di esperienza), 525 pazienti, 456 uomini e 69 donne, sono stati sottoposti, presso la nostra Unità Operativa, a cistectomia radicale con confezionamento di adeguata derivazione urinaria. L’età media al momento dell’intervento era 68 anni (44 - 96 anni). I pazienti sono stati sottoposti a cistectomia radicale in Obiettivi: Descrivere un raro caso di malattia di Rosai-Dorfman (istiocitosi dei seni linfonodali con linfoadenopatia massiva), presentatasi all’esordio con il riscontro di voluminose neoformazioni renali bilaterali. Materiali: Nel gennaio u.s. un pz. di 44 aa giunge in PS per iperpiressia persistente, in assenza di disturbi respiratori, addominali o urogenitali; routine ematochimica ed esame urine nella norma. Ecografia e TC addominale: grossolane alterazioni solide mesorenali bilaterali, con dimensione di 10 cm al rene sx e di 6 cm al rene dx; linfoadenopatia paraaortica. In anamnesi il pz. segnala assunzione di terapia cortisonica da 2 anni per poliartralgia e VES elevata. Esame obiettivo: non alterazioni di rilievo, eccetto presenza di piccoli linfonodi (LN) palpabibili in sede laterocervicale bilateralmente. Il, pz. viene ricoverato presso la Ns. Divisione per eseguire intervento di esplorativa renale bilaterale. Risultati: Incisione xifo-sottoombelicale mediana, apertura della doccia parietocolica bilateralmente e prelievo a cuneo di frammento della massa renale dx e sx; referto estemporaneo: Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica proliferazione non epiteliale a malignità non definibile. Si tenta tumorectomia renale sx di voluminosa massa, che ingloba tutto il bacinetto renale, il peduncolo vascolare e quasi tutto il parenchima renale, convertita in nefrectomia sx, per le difficoltà tecniche. Invio del pezzo in anatomia patologica per esame estemporaneo: referto non sicuramente indicativo per tumore maligno. Viene quindi risparmiato il rene dx, in attesa delle valutazioni immunoistochimiche dell’esame istologico definitivo, che recita: “Descrizione microscopica: proliferazione istiocitica; gli elementi istiocitari con fenomeni di emperipolesi mostrano immunoreattività per CD68, S100. Diagnosi: malattia di Rosai-Dorfman con esteso interessamento del parenchima renale sinistro, del tessuto perirenale, dei linfonodi dell’ilo e paraaortici sinistri e del frammento di tessuto renale destro”. Conclusioni: La malattia di Rosai-Dorfman è un raro disordine (423 casi al mondo) caratterizzato da una proliferazione non maligna di cellule istiocitarie all’interno dei seni linfonodali e dei linfatici in localizzazioni extranodali. Nel 90% dei casi il primo sintomo è una linfoadenopatia non dolente in sede laterocervicale, con frequente coinvolgimento dei LN ascellari, paraaortici, inguinali e mediastinici, Occasionalmente è segnalata febbre aspecifica e poliartralgia, mentre nel 90% dei casi è presente aumento della VES. L’interessamento extranodale è documentato nel 43%, soprattutto alla cute ed ai tessuti molli, ma solo nel 3% dei casi interessa il tratto genito-urinario, con peraltro la prognosi più sfavorevole per compromissione della funzionalità renale. La terapia più praticata è di tipo steroideo. Il pz. descritto aveva già intrapreso empiricamente tale terapia, senza mai aver effettuato la diagnosi corretta. La diagnosi estemporanea intraoperatoria ha consentito di risparmiare il rene destro in un quadro clinicamente fortemente indicativo di neoplasia renale bilaterale metastatica ai LN. A 6 mesi il quadro renale è sostanzialmente invariato, la funzionalità renale nei limiti di norma, la TC torace evidenzia una linfoadenopatia mediastinica del diametro massimo di circa 5 cm, da monitorare per il rischio di compressione bronchiale ab extriseco. Abstract n. 175 - Poster UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA VESCICALE SUPERFICIALE Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B., Montorsi F., Rigatti P. Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute, Cattedra di Urologia Introduzione: Poco più del 70% dei pazienti affetti da un primo episodio di neoplasia vescicale superficiale presenteranno una o più recidive di malattia uroteliale nel corso dei successivi 15 anni. La popolazione globale di questi pazienti richiede una osservazione prolungata con un notevole numero di esami di laboratorio ed esami strumentali nonché un numero importante di resezioni endoscopiche, campionamenti bioptici e cicli di terapia topica endovescicali. Allo scopo di migliorare la gestione della notevole mole di dati proveniente da questa categoria particolare di pazienti abbiamo realizzato un software dedicato. Materiali e Metodi: Il software è stato realizzato nel maggio 2005, con l’ausilio del sistema data base di File Maker Pro 6.0. Il Paziente viene inequivocabilmente correlato a diverse schede che devono essere compilate al momento della prima visita (scheda anagrafica ed anamnestica), al momento di una cistoscopia, di una resezione endoscopica, di un ciclo di instillazioni vescicali ed al momento del follow-up. I PC, dislocati in sala operatoria, reparto ed ambulatori, sono collegati al server centrale, sede fisica del programma. Tutti gli operatori possono accedere al programma con privilegio di accesso di vario livello. Risultati: Attraverso un percorso clinico fatto di numerose tappe ed eventi, il programma immagazzina in maniera semplice e rapida tutto il decorso di ciascun Paziente che risulta facilmente ed immediatamente disponibile in termini anamnestici ma anche statistici, da qualunque operatore autenticato, in qualsiasi sede dotata di PC. Conclusioni: Il software risulta sufficientemente immediato, di facile comprensione ed utilizzo da parte di tutto il personale operatore e si è dimostrato molto affidabile nella gestione dei numerosi dati correlati a questa particolare popolazione di Pazienti. Costituisce inoltre una rapida fonte di dati per la realizzazione di protocolli scientifici di ricerca. Abstract n. 176 - Poster SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A. UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta Introduzione e Obiettivi: La neoplasia vescicale pT1G3 per la sua elevata percentuale di recidive e progressione necessita di una adeguata terapia ed un attento follow up (FU) successivamente alla resezione transuretrale. Questo studio è stato condotto per osservare il comportamento di questa neoplasia di prima osservazione in pazienti che presentano un FU medio di tre anni (range: 5 mesi -4 anni). Metodi: Tra Gennaio 2000 e Luglio 2004, 56 pazienti sono stati sottoposti a TUR-V con una successiva evidenza di un carcinoma a cellule transizionali pT1G3 di prima osservazione. Nel caso di neoplasia multicentrica o di ematuria persistente, la cistectomia radicale (8 pz.) è stata l’opzione seguita. I 48 pazienti rimanenti sono stati sottoposti ad un primo ciclo di terapia endocavitaria con BCG (6 settimane). I controlli sono stati eseguiti con cistoscopia e biopsia vescicale. Se negativi il paziente ha proseguito con un trattamento di mantenimento con BCG (3 settimane ogni 3 mesi). Il secondo controllo cistoscopico è stato quindi eseguito a distanza di circa 6 mesi e dopo un anno. I pazienti con recidive multicentriche o con patologia in progressione sono stati sottoposti a cistectomia radicale. Risultati: 8 pazienti (14.2%) sono stati sottoposti a cistectomia radicale, ma solo in un caso si è avuta la conferma del pT1 di prima osservazione (invasione della lamina propria); i casi rimanenti sono 5 pT2 e 2 pT4. I restanti 48 pazienti sono stati trattati con instillazioni endocavitarie di BCG. In 8 pazienti (16.6%) dopo il ciclo con BCG è stato necessario procedere ad una cistectomia a causa della progressione della patologia, con l’evidenza istologica di pT1 in 6 casi,pT2 in uno e pT3 in un solo caso. 28 pazienti (58.3%) sono liberi da malattia e 12 (25%) hanno avuto una recidiva monocentrica di pT1G3 (Tabella 1). Conclusioni: La sola resezione endoscopica di un carcinoma Tabella 1. BCG Libero da malattia 28 (58.3%) Recidiva monocentrica 12 (25%) Cistectomia 8 (16.6%) Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 75 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica vescicale multicentrico pT1G3, di prima osservazione, sottostima l’istologia della neoplasia. 7 degli 8 casi si sono rivelati pT2 o pT4 come istologia definitiva ed il motivo va ricercato nella resezione incompleta causata da una voluminosa massa tumorale oppure nella mancanza di un appropriato esame istologico del fondo di resezione. L’instillazione endocavitaria, accettata come trattamento di prima linea, offre un buon controllo sulla patologia mantenendo pressoché intatta la qualità di vita. I tumori resistenti alla terapia con BCG confermano di essere pT1G3 nella maggior parte dei casi (6 su 8 pz.)all’esame istologico dopo cistectomia. Il trattamento con BCG ha ridotto l’incidenza di cistectomia durante il periodo di FU. Abstract n. 177 - Poster MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia, O.C. ”G.B.Morgagni-L.Pierantoni”, AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica, O.C. ”G.B. Morgagni, L. Pierantoni”, AUSL di Forlì Introduzione: Il trattamento dei pazienti con carcinoma del pene e linfonodi clinicamente negativi o non palpabili è ancora controverso. La linfadenectomia inguinale standard rappresenta un overtreatment in circa il 40-60% dei casi, presentando inoltre elevata morbilità post-operatoria. La linfoscintigrafia per la ricerca del linfonodo sentinella e di eventuali micrometastasi occulte è una procedura di staging già validata per il carcinoma della mammella e del melanoma. La SPET/CT rappresenta l’evoluzione della PET garantendo una corretta definizione anatomica della captazione PET. Case Report: Presentiamo il caso di un uomo di 65 aa con una lesione del glande di circa 1 cm sottoposto ad escissione conservativa con ampio margine di resezione. Il referto istologico deponeva per un melanoma del pene con margini di resezione negativi T2N0M0. Dopo circa 20 gg è stata eseguita, previa anestesia locale con xylocaina spray 10%, infiltrazione perilesionale di circa 0.3-0.4 ml di tecnezio- 99m nanocolloide e successiva linfoscintigrafia e indagine SPET/CT (GE Xleleris hawk-eye). Sono state rilevate immagini statiche e dinamiche con dual head gamma camera con acquisizioni seriate individuando un linfonodo sentinella inguinale a sinistra, senza evidenza di aree di iperaccumulo a significato patologico. Intraoperatoriamente si è proceduto alla ricerca del linfonodo sentinella con gamma probe ed asportazione dello stesso. Lo studio anatomo-patologico è risultato negativo per micrometastasi. Il paziente, attualmente in regolare follow up, è libero da malattia a 12 mesi. Discussione: Il melanoma primitivo del pene è raro presentando una incidenza pari all’1% di tutti i carcinomi del pene. La linfoscintigrafia con SPET/CT consente l’esatta identificazione del linfonodo sentinella, permettendo l’accertamento istologico di una eventuale disseminazione precoce metastatica. Tale metodica risulta particolarmente utile nello studio del drenaggio linfatico di una regione che presenta una anatomia estremamente variabile, consentendo di selezionare con precisione i pazienti con linfonodi clinicamente negativi che non necessitano della linfoadenomectomia regionale. Bibliografia 1. Even-Sapir E, et al. Lymphoscintigraphy for sentinel node mapping using a hibrid SPET/CT system. J Nucl Med 2003; 44:1413 2. Wawroschek F, et al. Wetigkeit der Sentinel. Lymphknoptenbiopsie bei Urologischen Tumoren. Urologe 2005; 6:630 76 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 178 - Poster TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO: VALUTAZIONE IN ITINERE Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1 1 SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni, Bergamo Introduzione: La termochemioterapia (TCT) associa due riconosciuti trattamenti antitumorali fornendo un effetto terapeutico sinergico che è più efficace della somma dei due trattamenti singoli (ipertermia e terapia farmacologica). Risultati recenti hanno mostrato una efficacia maggiore della TCT ripetto alla chemioterapia endovescicale standard in regime adiuvante nei tumori vescicali a rischio intermedio ed alto (1). Nel nostro studio abbiamo valutato la tollerabilità e l’efficacia di un dosaggio farmacologico ablativo somministrato nei casi di malattia residua dopo TUR, nelle forme ad alta recidività e in quelle ad alto rischio. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 31 pazienti che all’ultima biopsia presentavano tumore vescicale di basso stadio e grado (15 pz), Cis (9 pz) e G3 (7 pz). In 15 pz era presente malattia residua dopo TUR e la TCT è stata somministrata a scopo chemioablativo, mentre gli altri pz hanno ricevuto la stessa dose perché portatori di G3 o di tumori ad elevata recidività (2 o più eventi per anno). La TCT è stata praticata mediante dispositivo Synergo a radiofrequenza utilizzando Mitomicina (MMC) alla dose endovescicale di 40 mg. In un caso è stata utilizzata epirubicina per intolleranza nota alla MMC. Dopo 4 cicli di trattamento settimanale è stata eseguita una TUR per valutare l’effetto ablativo nei casi con malattia residua o per controllo negli altri casi. Risultati: 26 pz hanno terminato il primo ciclo di 4 TCT ed hanno continuato il trattamento. Un pz ha interrotto per ridotta capacità vescicale preesistente al reclutamento, un secondo per allergia alla MMC di grado 2. In 9 pz si è avuto dolore vescicale di grado 2. L’efficacia ablativa nei pz con tumore residuo è stata di 12 risposte complete su 15. In un caso di tumore ad elevata recidività era presente FISH positiva e un altro pz con T1G3 è risultato T2 al controllo. Conclusioni: La TCT a dosaggio ablativo mediante Synergo(r) ha dimostrato una tollerabilità accettabile ed una capacità ablativa promettente. Inoltre ha mostrato versatilità di indicazione nei casi di tumore vescicale di difficile trattamento. I pazienti devono essere ben valutati anche per la capacità vescicale prima dell’indicazione. Bibliografia 1. Colombo R, et al: Multicentric study comparing intravesical chemothearpy alone with local microwave hyperthermia for prophylaxis of recurrence of superficial transitional cell carcinoma. J Clin Oncol 2003; 21:4270 Abstract n. 179 - Poster CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli M.C.2, D’Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P1 1 Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Urologia; 2 Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Oncologia Introduzione: La neoplasia del rene, malattia in costante aumento negli ultimi decenni, costituisce circa il 3% di tutti i tumori solidi e non del nostro organismo. Nel 90% dei casi sono adenocarcinomi che originano dai tubuli distali. Il carcinoma dei ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica dotti collettori del Bellini, tumore di rarissimo riscontro clinico (0.2-1%) di tutte le neoplasie renali, origina dai tubuli distali, ha una infausta prognosi ed oltre ad essere tra i più aggressivi, risulta quasi sempre già metastatico alla diagnosi. Materiali e Metodi: Riportiamo il caso di un paziente di anni 36 presentatosi alla nostra osservazione dopo esser stato sottoposto ad intervento chirurgico nefrectomia radicale sinistra, linfoadenectomia periaortica e mediastino cavale nel Maggio del 2001 presso altra sede. (E.I. Carcinoma a cellule renale tipo dotti collettori (carcinoma dei dotti collettori del Bellini) grado 3 sec. Fuhrman, angioinvasivo, infiltrante la capsula senza superarla, la parete del bacinetto e la vena renale. Margini di resezione esenti da infiltrazione. G3 pT3b,N0,M0). Eseguite colorazioni immunoistochimiche con: citocheratine a.s. (+), vimentina (-), c-Kit (+), actina m.l. (-), proteina S100 (-) Risultati: Il paziente è stato sottoposto a terapia adiuvante con Interleuchina 2 (4.5 milioni per 5 giorni/ 4 settimane/ ogni 6 settimane) a partire dall’Ottobre 2002 fino al 21 Febbraio del 2003. Il paziente è stato libero da malattia dal Maggio 2001 fino al Novembre 2004 periodo in cui sono stati riscontrati secondarismi polmonari. Nel Marzo del 2004 è stata pertanto ricominciata terapia adiuvante con Interleuchina 2 fino all’Aprile del 2005. Nel Maggio del 2005 il paziente è stato sottoposto ad intervento chirurgico di debulking con resezione polmonare sinistra, svuotamento mediastinico ed exeresi adenopatie ilari destre. Attualmente paziente vivo, in discrete condizioni generali e risulta libero da malattia. Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, pur essendo considerato a tutti gli effetti una neoplasia renale, necessita di una accurata indagine immunoistochimica ed in particolare delle citocheratine sia a basso che alto peso molecolare al fine di determinare la sua esatta istoembriogenesi Èuna neoplasia che interessa prevalentemente pazienti di giovane età ed è estremamente raro in pazienti in età avanzata. Nella nostra esperienza risulta essere fino ad ora l’unico caso che ha presentato una così lunga sopravvivenza (oltre 4 anni) rispetto a tutti gli altri pazienti da noi incontrati. In accordo la letteratura il gold standard rimane l’intervento chirurgico, che tuttavia, come la chemioterapia e/o l’immunoterapia, non ha un beneficio apprezzabile nel tempo data l’aggressività della malattia. La diagnosi precoce quindi è l’unica possibilità teorica per il prolungamento della sopravvivenza del paziente. Abstract n. 180 - Poster CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO (GIST): CASE REPORT Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2, Biffi A.2, D’Antona A.2, Tombolini P.1 1 Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Urologia; 2 Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione Oncologia Introduzione: La neoplasia del rene, malattia in costante aumento negli ultimi decenni, costituisce circa il 3% di tutti i tumori solidi e non del nostro organismo. Nel 90% dei casi sono adenocarcinomi che originano dai tubuli distali. Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, tumore di rarissimo riscontro clinico (0.2-1%) di tutte le neoplasie renali, origina dai tubuli distali, ha una infausta prognosi ed oltre ad essere tra i più aggressivi, risulta quasi sempre già metastatico alla diagnosi. Materiali e Metodi: Riportiamo il caso di un paziente di anni 73 recante in anamnesi FAP, IRC, ipertensione arteriosa ed ulcera duodenale presentatosi alla nostra osservazione per macroematuria monosintomatica, iperpiressia intermittente e calo ponderale di 15 KG in 3 mesi. Agli esami di stadiazione riscontro area 7 cm a livello del polo inferiore del rene sinistro inglobante il peduncolo vascolare, dilatazione della via escretrice, rene funzionalmente escluso. Il paziente è stato quindi sottoposto ad intervento chirurgico di nefrectomia radicale sinistra e linfoadenectomia periaortica. Nel corso dell’intervento riscontro di neoformazione ileale e sua resezione (E.I. Carcinoma dei dotti collettori del Bellini, infiltrante il tessuto adiposo perirenale, metastasi di carcinoma nel linfonodo para-aortico ilare, margine ureterale indenne. Tumore stromale del tratto gastroenterico (GIST) dell’ileo, G3 pT3a,N1,Mx). Eseguite colorazioni immunoistochimiche con: citocheratine a.s. (+), vimentina (-), c-Kit (+), actina m.l. (-), proteina S100 (-) Risultati: Il paziente è stato sottoposto a terapia adiuvante con Interferone; a 6 mesi di follow up risulta libero da malattia Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, pur essendo considerato a tutti gli effetti una neoplasia renale, necessita di una accurata indagine immunoistochimica ed in particolare delle citocheratine sia a basso che alto peso molecolare al fine di determinare la sua esatta istoembriogenesi Èuna neoplasia che interessa prevalentemente pazienti di giovane età ed è estremamente raro in pazienti in età avanzata. In accordo la letteratura il gold standard rimane l’intervento chirurgico, che tuttavia, come la chemioterapia e/o l’immunoterapia, non ha un beneficio apprezzabile nel tempo data l’aggressività della malattia. La diagnosi precoce quindi è l’unica possibilità teorica per il prolungamento della sopravvivenza del paziente. Abstract n. 181 - Comunicazione CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO FOXP3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA IN VITRO Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1, Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli R.2, Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1, Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research, Transfer and High Education “DENOthe”, University of Florence, Florence, Italy Introduzione: I linfociti Treg CD4+CD25+ rappresentano la principale popolazione cellulare adibita al controllo della tolleranza immunologica periferica. Recentemente sono state identificate nel timo umano cellule Treg CD8+CD25+; sebbene queste cellule mostrino fenotipo e funzione regolatoria simili alle Treg CD4+CD25+, il loro ruolo nei tessuti periferici rimane da dimostrare. Il fatto che le cellule Treg siano capaci di controllare la risposta immune verso antigeni self naturalmente espressi, suggerisce che queste possano avere un ruolo nella tolleranza immunologica verso cellule neoplastiche. Nel presente studio abbiamo valutato la presenza e la funzione delle cellule Treg CD4+ e CD8+ nel sangue periferico, nei linfonodi tributari del rene (LNs) e nei campioni di tumore di pazienti affetti da carcinoma renale. Materiali e metodi: Cellule mononucleate di sangue periferico (PBMC) e campioni di tessuto tumorale sono stati raccolti da 6 pazienti affetti da carcinoma renale. Le PBMC ottenute dai pazienti e da donatori sani, ed i linfociti infiltranti il tumore (TILs) sono stati valutati mediante citometria a flusso per l’espressione di superficie di CD25 ed intracitoplasmatica di Foxp3. Inoltre, cellule T CD4+CD25+ e CD8+CD25+, così come le loro controparti CD25-, sono state purificate con metodica immunomagnetica e valutate per l’espressione dell’mRNA per Foxp3 con RT-PCR quantitativa. Infine, i linfociti T CD4+CD25+ e CD8+CD25+ ottenuti da campioni di 2 pazienti sono stati Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 77 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica a brachiterapia con semi di Iodio 125 Rapid Strand per carcinoma prostatico (Gleason score bioptico 3+3, PSA 9 nl/mL) viene sottoposto a rebiopsia per ripresa biochimica di malattia dopo 25 mesi che dimostra la presenza di neoplasia bilaterale Gleason 4+4: nel giugno 2005 effettua una prostatectomia retropubica anterograda di salvataggio con linfectomia bilaterale. Dopo la rimozione chirurgica la prostata è stata sottoposta ad Rx diretta per tessuti molli in proiezione anteroposteriore, latero-laterale e craniocaudale; è stata quindi effettuata un’analisi anatomopatologica mediante macrosezioni. Risultati: La prostatectomia anterograda è durata 150 minuti, nonostante le difficoltà di dissezione soprattutto in sede apicale (fascia endopelvica e fibre dell’elevatore dell’ano): le perdite ematiche sono state di 500cc. Le 3 proiezioni radiologiche hanno dimostrato un’area di 1 cm x 2.5 cm x 1.5 cm priva di semi radioattivi in corrispondenza della base prostatica dx; l’analisi delle macrosezioni ha rilevato la presenza di tessuto neoplastico in corrispondenza di tale area. In particolare, il patologo ha identificato una neoplasia di 1.2 cm x 2.6 cm x 1.4 cm, colivolgente la base prostatica destra e la rispettiva vescicola seminale (pT3bN0). Conclusioni: L’intervento chirurgico di prostatectomia di salvataggio non ha presentato particolari complicazioni intra e perioperatorie. L’analisi combinata radiologica ed anatomopatologica ha permesso di identificare un area neoplastica intraparenchimale priva di semi radioattivi che potrebbe essere responsabile della precoce ripresa biochimica di malattia. Questo caso sottolinea l’importanza di una completa copertura con i semi radioattivi di tutto il parenchima prostatico al fine di favorire il risultato oncologico. valutati per la capacità di sopprimere la proliferazione dei linfociti T CD4+CD25- in vitro. Risultati: L’analisi fenotipica dei vari campioni ottenuti ha rilevato che i TILs erano arricchiti in linfociti T CD8+ rispetto ai PBMC degli stessi pazienti e dei controlli sani. Inoltre, le cellule CD25+ Treg erano più rappresentate nei PBMC dei pazienti che nei donatori sani, mentre non c’erano differenze significative tra i TILs, le cellule linfonodali e quelle circolanti dei pazienti stessi. In accordo con questi dati le cellule Foxp3 positive erano maggiormente rappresentate nei PBMC dei pazienti rispetto ai controlli sani; è inoltre da sottolineare che a livello dei TILs i linfociti T CD8+ risultavano particolarmente arricchiti in cellule Foxp3-positive. Come atteso anche dall’analisi in RT-PCR è emerso che le cellule T CD25+ hanno livelli di mRNA per Foxp3 significativamente maggiori rispetto ai linfociti T CD25-. Gli studi di proliferazione in vitro hanno confermato la funzione regolatoria delle cellule Treg CD4+ e CD8+CD25+ ottenute dai vari campioni. Conclusioni: Questi dati in accordo con la letteratura, dimostrano che i TILs sono rappresentati prevalentemente da linfociti T con fenotipo CD8+, abbiamo inoltre riscontrato che le cellule T (sia CD4+ che CD8+) con fenotipo regolatorio sono più rappresentate nel sangue periferico dei pazienti affetti da tumore rispetto ai donatori sani e queste cellule sono presenti anche nei TILs e nei linfonodi tributari in concentrazione simile se non più alta rispetto al sangue periferico. Infine i test funzionali in vitro hanno provato l’attività regolatoria delle cellule T CD25+ selezionate, suggerendo la possibilità che nei pazienti affetti da tumore renale i linfociti T citotossici infiltranti il tumore possano essere regolati da linfociti T reg CD25+ presenti non soltanto nel sangue periferico o nei linfonodi, ma anche nel microambiente tumorale. Abstract n. 183 - Poster DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA A BASSO RISCHIO (≤CT2, GLEASON SCORE BIOPTICO ≤3+3, PSA ≤10NG/ML) Gacci M.1, Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2, Montorsi F.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia; 3 Clinica Urologica di Milano Abstract n. 182 - Poster PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON MACROSEZIONI Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1, Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2, Agostini S.3, Trotti R.3, Carini M.1 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Patologia Generale; 3U.O. di Radiodiagnostica, A.O.U.C, Università di Firenze Introduzione: La sottostadiazione e sottogradazione clinica delle neoplasie prostatiche può rappresentare la causa di errate scelte terapeutiche e valutazioni prognostiche, soprattutto nei pazienti affetti da neoplasia clinicamente localizzata (≤cT2), con basso Gleason bioptico (≤3+3) e con PSA ≤10 ng/mL. Scopo del presente studio è valutare se il rischio di un downstaging clinico e di un downgrading bioptico possa generare una progressione ad una classe di rischio superiore in pazienti con neoplasie prostatiche a basso rischio di diffusione extracapsulare sottoposti a prostatectomia radicale. Introduzione: La ripresa biochimica di malattia dopo brachiterapia per carcinoma prostatico può essere imputabile ad una incompleta copertura di tutto il parenchima ghiandolare con i semi radioattivi. Abbiamo confrontato il quadro radiologico della distribuzione dei semi radioattivi nella prostata di un paziente sottoposto a prostatectomia di salvataggio dopo brachiterapia, con i dati anatomopatologici, derivanti da macrosezioni. Caso clinico: Un uomo di 66 anni, sottoposto nel Marzo 2003 Tabella 1. Gleason Score Patologico Basso Stadio Patologico 78 Intermedio Alto ≤3+3 3+4 4+3 4+4 3+5 4+5 5+4 ≥3+4 219 (58.4) 99 26 15 6 8 3 156 (41.6) ≤pT2 265 (70.6) 173 67 12 7 2 3 1 92 ≥pT3 110 (29.3) 46 31 14 8 4 5 2 65 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materiali e Metodi: 375 pazienti affetti da carcinoma prostatico con PSA ≤10ng/mL, Gleason bioptico ≤3+3 (n prelievi: ≥6) e stadio clinico ≤cT2 sono stati selezionati presso tre distinti Istituti di Urologia. Tutti sono stati sottoposti a prostatectomia, senza terapia neoadiuvante; lo stadio ed il grado clinico sono stati confrontati con lo stadio ed il grado patologico. Risultati: I risultati anatomopatologici sono riportati nella Tabella 1. Conclusioni: Solamente 173/375 (46.1%) dei pazienti permane nella classe a basso rischio all’esame anatomo-patologico definitivo; complessivamente, l’errore di gradazione risulta maggiore rispetto a quello di stadiazione (156/375: 41.6% vs 46/475: 29.3%). Solo 1/3 dei pazienti con Gleason 3+4 risultano in stadio pT3, rispetto a circa la metà di quelli con Gleason 4+3; le neoplasie con Gleason 4+4 risultano più facilmente in stadio avanzato (pT3). Abstract n. 184 - Poster HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO RADIOTERAPIA ESTERNA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. A.O. S. Giovanni Battista, Torino Introduzione: La terapia con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU) si propone come alternativa alla chirurgia di salvataggio e alla ormonoterapia nei pazienti già sottoposti a radioterapia esterna con ripresa biochimica di malattia e recidiva locale istologicamente provata. Materiali e Metodi: I criteri di inclusione sono stati: PSA alla recidiva < 15 ng/ml, esclusione di malattia sistemica accertata tramite TC-PET o scintigrafia ossea total body, recidiva locale confermata tramite biopsia transrettale ecoguidata. I pazienti sono stati sottoposti ad anestesia spinale. Non sono stati eseguiti TURP e inserimento di catetere cistostomico sovrapubico come di solito avviene nei trattamenti HIFU tradizionali. Il trattamento è stato eseguito su tutta la loggia prostatica precedentemente irradiata con una media di 593 lesioni HIFU. I pazienti sono stati dimessi in prima giornata mentre il catetere vescicale inserito prima dell’intervento è stato rimosso in media dopo 7 giorni. Risultati: Sono stati trattati 10 pazienti, il follow up minimo raggiunto è di 24 mesi. 2 pazienti, raggiunto un PSA nadir < 0.02 ng/ml entro le 6 settimane dal trattamento, sono tuttora liberi da malattia con PSA di controllo invariabilmente inferiore a 0.02 ng/ml. 4 pazienti in seguito a ripresa biochimica di malattia hanno ricevuto una terapia ormonale, uno è stato sottoposto a chirurgia di salvataggio. Un paziente è deceduto. Infine in 2 casi non è stato possibile ultimare il trattamento a causa di un eccessivo spessore della parete rettale, esito della precedente terapia radiante. Un paziente ha sviluppato una fistola uretro-rettale e ha subito una derivazione uretro-rettale definitiva. Conclusioni: Nonostante il limitato numero di trattamenti eseguiti si può affermare che, dopo il fallimento della radioterapia, esiste ancora uno spazio definito per la terapia HIFU. Questo a patto che la malattia residua sia attentamente valutata escludendo un interessamento sistemico e che la morfologia della parete rettale sia tale (spessore < 6mm) da permettere il trattamento senza rischio di lesioni. Tuttavia è necessario ricordare che il rischio di complicanze come fistole, infezioni urinarie e stress incontinence in questo gruppo di pazienti è aumentato. Abstract n. 185 - Poster GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO: 3 ANNI DI ESPERIENZA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. A.O. S. Giovanni Battista, Torino Introduzione: A partire dal novembre 2001 sono stati eseguiti nel nostro centro 200 trattamenti: 157 in pazienti non ancora sottoposti ad alcuna terapia; 43 in pazienti con recidiva o persistenza di malattia dopo chirurgia, radioterapia o HIFU. Dei 157 pazienti sopra menzionati 102 hanno raggiunto un follow up minimo di 12. Materiali e Metodi: Di questi 102 pazienti, 72 sono stati selezionati con stadio cT1-T2, PSA <15 e Gleason £7 per un trattamento con intento curativo (gruppo A); gli altri 30 pazienti per un controllo locale di malattia (gruppo B) (Tabella 1). Il trattamento completo prevedeva: anestesia spinale, TURP, cistostomia sovrapubica, seduta HIFU in tre blocchi, rimozione del catetere vescicale durante la procedura e dimissione in prima giornata. Risultati: Nel gruppo A le biopsie di controllo post trattamento sono risultate negative nel 95.8% dei casi (69/72), nel gruppo B sono risultate negative nell’ 86.7% dei casi (26/30). I dosaggi PSA di controllo effettuati con scadenza trimestrale mostrano valori inferiori a 1 ng/ml nel 70% dei casi nel gruppo A (tenendo presente che nel 38% dei pazienti non è stato possibile trattare completamente la ghiandola per vari motivi)e nel 60% dei casi nel gruppo B (Tabella 2). Nel gruppo A è stato necessario ripetere il trattamento in 8 pazienti, mentre nel gruppo B in 6 pazienti. 2 pazienti del gruppo A e 1 paziente del gruppo B sono stati sottoposti a radioterapia a causa di recidiva. 4 pazienti del gruppo A e 9 del gruppo B hanno richiesto una ormonoterapia adiuvante. Nessuna grave complicanza intra o post operatoria è stata riscontrata. In 9 casi è stata necessaria una revisione endoscopica della loggia prostatica per sclerosi o ritenzione urinaria tardiva da cenci necrotici. Una stress incontinence moderata o grave è stata evidenziata in 10 casi. Conclusioni: Il trattamento HIFU rappresenta oggi una valida alternativa alla chirurgia in casi di pazienti non candidati all’intervento a causa di età avanzata o comorbilità. In pazienti con bassi valori di PSA e di Gleason il trattamento rappresenta una opzione curativa con validi risultati in termini di biopsie negative; il controllo locale di malattia diventa invece l’obiettivo più razionalmente perseguibile in pazienti con fattori prognostici sfavorevoli. Tabella 1. Gruppo A Gruppo B Età media 71.3 anni 72.7 anni PSA alla diagnosi (mediana) 7.4 ng/ml 16.3 ng/ml Gleason (mediana) 6 7 Biopsie positive (mediana) 3 4 26.8 24.3 Volume prostatico (mediana) Tabella 1. Gruppo A Gruppo B PSA (mediana) 0.4 ng/ml 0.7 ng/ml Nadir PSA (mediana) 0.1 ng/ml 0.1 ng/ml 7.1 settimane 6.4 settimane Time to nadir (mediana) PSA velocity (mediana) 0.1 ng/ml/anno 0.2 ng/ml/anno Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 79 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 187 - Comunicazione selezionata STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE De Martino M.1, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.1, Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Muzzonigro G.4, Carrieri G.1 1 Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro Trapianti, Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento di Scienze Biomediche, Divisione di Nefrologia, Università degli Studi di Foggia; 3 S.C. di Urologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ospedali Riuniti di Foggia; 4Clinica Urologica Università Politecnica delle Marche Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma renale a cellule chiare (RCC) esprime antigeni riconosciuti dal sistema immunitario che determina una risposta mediata dalle cellule T. La proteina codificata dal gene JAK3, con la sua interazione con l’Interleuchina2, svolge un ruolo chiave nello sviluppo ed attivazione delle cellule T. L’obiettivo del seguente studio è stato quello di individuare varianti nucleotidiche del gene JAK3 che possano essere considerate fattori di rischio per RCC. Metodi: Sono stati analizzati 100 pazienti con RCC e 100 controlli sani per screening di mutazione del gene JAK3. Il DNA genomico è stato estratto da sangue periferico ed amplificato per i 23 esoni del gene JAK3. Gli amplificati sono stati analizzati mediante DHPLC (Denaturing High Performance Liquid Chromatography). I prodotti di PCR caratterizzati da un profilo di eluizione diverso dal wild type sono stati purificati e sequenziati mediante ABI PRISM 3100 DNA sequencer. Risultati: Lo screening di mutazione del gene JAK3 ha permesso di individuare in sette pazienti RCC quattro mutazioni missense in eterozigosi a livello della regione codificante del gene, assenti nella popolazione di controllo. Il primo paziente ha rilevato una variazione nucleotidica (c.96 C-> A), nell’esone 1, che determina una sostituzione aminoacidica (p.Gln13Lys) a livello della regione codificante per il dominio FERM che lega i recettori delle citochine e può intervenire nella regolazione catalitica. Il secondo paziente ha presentato un cambio nucleotidico (c.2832 C->A), nell’esone 19, che causa una sostituzione aminoacidica (p.Arg925Ser) nel dominio chinasico, indispensabile per l’attività funzionale della proteina. Il terzo paziente è risultato eterozigote composto per due mutazioni missense: la prima (c.2088 G->A), nell’esone 14, determina una sostituzione aminoacidica (p.Ala677Thr) nel dominio pseudochinasico, necessario per la regolazione della normale attività chinasica; la seconda (c.2223 G->A), nell’esone 15, causa una sostituzione aminoacidica (p.Val722Ile) nello stesso dominio pseudochinasico. La mutazione p.Val722Ile è stata riscontrata in eterozigosi, in altri quattro pazienti RCC. Tale mutazione è l’unica ad essere già stata riscontrata in un solo paziente affetto da Severe Combined Immunodeficiency Disease (SCID), una rara patologia ereditaria caratterizzata da linfopenia (Schumacher et al. 2000). Conclusioni: I domini interessati dai cambi aminoacidici sono fondamentali per garantire la normale funzionalità della proteina; è quindi verosimile ipotizzare che le variazioni riscontrate nei sette pazienti possano compromettere il funzionamento della stessa proteina e determinare anomalie nella risposta immunitaria nei pazienti affetti da RCC. Bibliografia 1. Schumacher RF, Mella P, Badolato R, Fiorini M, Savoldi G, Giliani S, Villa A, Candotti F, Tampalini A, O’Shea JJ, Notarangelo LD. Complete genomic organization of the human JAK3 gene and mutation analysis in severe combined immunodeficiency by single-strand conformation polymorphism. Hum Genet. 2000; 106:73 2. Chen M, Cheng A, Candotti F, Zhou Y, Hymel A, Fasth A, Notarangelo LD, O’Shea JJ. Complex effects of naturally occurring mutations in the JAK3 pseudokinase domain: evidence for interactions between the kinase and pseudokinase domains. Mol Cell Biol 2000; 20:94 80 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 188 - Video PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PREPERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE DOPO 600 INTERVENTI Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G. U.O. Urologia Clinica “dott. Pederzoli” P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona) Introduzione: Il trattamento chirurgico del carcinoma prostatico rappresenta il primo di una serie di atti terapeutici ad intento radicale. La diffusione capillare e l’affinamento dei metodi diagnostici e la migliore informazione della popolazione ha portato all’individuazione precoce della patologia tumorale prostatica. Il conseguente abbassamento dell’età media dei pazienti da sottoporre a intervento radicale ha inoltre evidenziato la necessità di una chirurgia in grado di preservare la funzione sessuale con intuitivi risvolti sulla qualità di vita dei pazienti. Dal gennaio 2001 ad oggi abbiamo effettuato oltre 600 prostatectomie radicali laparoscopiche pre-peritoneali con risultati oncologici e funzionali, superato lo scoglio della curva di apprendimento, sovrapponibili alla chirurgia tradizionale e con una netta riduzione della morbilità peri e post operatoria rispetto a questa. L’esperienza maturata ci ha consentito di codificare e riprodurre l’intervento radicale laparoscopico con particolare riguardo alla preservazione dei fasci neuro-vascolari. Materiali e metodi: Il video illustra le due principali varianti chirurgiche da noi utilizzate al fine di risparmiare i bundles: la tecnica combinata anterogrado-retrograda e la tecnica intrafasciale. In comune alle due metodiche i seguenti passaggi: 1. accesso al versante prostatico posteriore con collo vescicale integro; 2. sezione del collo vescicale; 3. isolamento dei deferenti e delle vescicole seminali; 4. incisione della fascia di Denonveillers; 5. esposizione dei peduncoli vascolari prostatici postero-latero-inferiori; Peculiari dell’approccio combinato i seguenti steps: a. incisione della fascia endopelvica a ridosso della superficie laterale della prostata b. identificazione del versante apicale apicale dei fasci neurovascolari e dissezione smussa retrograda c. legatura preventiva e sezione del plesso venoso dorsale; d. completamento della scheletrizzazione dei peduncoli prostatici per via anterogrado sino alla loro decussazione con i bundles; e. clippaggio e sezione dei peduncoli vascolari prostatici. Esclusivi della variante procedurale “intrafasciale” sono: a. sezione della fascia endopelvica al di sotto del piano di passaggio del plesso venoso dorsale; b. preservazione del plesso di Santorini e dei legamenti puboprostatici. Risultati: Abbiamo finora eseguito 80 prostatectomie radicali nerve sparing con tecnica combinata e 30 con tecnica intrafasciale in pazienti accuratamente selezionati e fortemente motivati al mantenimento della potenza sessuale. In tutti abbiamo applicato un protocollo di riabilitazione farmacologica precoce, ma di breve durata. Il periodo di osservazione è compreso tra 1 mese e 1 anno dall’intervento Il 70% dei pazienti ha dimostrato una ripresa soddisfacente dell’attività sessuale (IIEF). Pur essendo indispensabile un follow up più lungo, i risultati ottenuti incoraggiano allo sviluppo delle tecniche esposte. Abstract n. 189 - Poster ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B., Vergara E., Buffa G. ASL 19, U.O.A. Urologia, Asti ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione e Obiettivi: L’angiomiolipoma (AML) o amartoma renale è un tumore benigno, ad eziologia e patogenesi sconosciuta descritto per la prima volta da Albrect nel 1904 (1). È incluso dal punto di visto anatomopatologico tra le neoplasie mesenchimali del rene e macroscopicamente si presenta come una massa intraparenchimale di colorito variabile dal giallo al grigio a seconda della prevalenza di tessuto adiposo o tessuto muscolare, spesso comprendente aree d’infarcimento emorragico; istologicamente è costituito da tessuto adiposo, tessuto muscolare liscio e strutture vascolari. Pur essendo generalmente localizzato al rene talora può essere ritrovato in sedi extra renali quali fegato, milza, parete addominale, retroperitoneo, utero, cavità orale, polmone (2) parete vescicale (3). Si trova associato a diverse patologie geneticamente trasmesse quali Von Reklinghausen, Von Hippel-Lindau e Malattia policistica autosomica dominante dell’adulto. Questa associazione è particolarmente evidente con la sclerosi tuberosa (ST), infatti, il AML è presente nel 80% (4) dei pazienti affetti da questa malattia genetica caratterizzata da lesioni della corteccia cerebrale con conseguente ritardo mentale ed epilessia. Ha un’incidenza del 0.3-3% e predilige i sesso femminile con un rapporto di 4.5:1 con una differenza per ciò che riguarda l’età d’insorgenza a seconda se sia sporadico o associato a ST, rispettivamente 45-55 aa e 25-35 aa (5). Scopo di questo lavoro è la descrizione di un caso clinico di una donna di 78 anni giunta alla nostra osservazione per riscontro di massa renale destra di n.d.d. di circa 6 cm, con evidente trombosi cavale inferiore estesa sino al di sotto delle vene sovraepatiche. Descrizione del caso: Anamnesticamente non risultavano patologie di rilievo e la paziente aveva eseguito un’ecografia in seguito all’aggravarsi di una lombalgia presente da circa 30 aa. Gli esami ematologici rilevavano una HB di 13 mg/dl, creatinina di 1.2, al sedimento urinario presenza di leucociti 10-20 x campo e IVU da E. coli ad urinocoltura (10.000 colonie); la citologia risultava negativa per cellule tumorali con presenza di granulociti. Alla Tac con mdc la neoformazione era apparentemente a partenza dalla pelvi renale (con caratteristiche densitometriche borden-line che non definivano la natura della lesione) con trombosi della vena renale al disotto delle vene sovraepatiche. La potenziale natura embolica della trombosi ha immediatamente orientato per l’intervento chirurgico tramite incisione anteriore tipo big-smile rovesciato. Dopo accesso ai grossi vasi con manovra di Kocher si è proceduto a legatura dell’arteria renale destra nello spazio interaortocavale. Successivo isolamento renale in toto, reperimento dei vasi renali di sin e posizionamento di Tourniquet nella vena cava al di sopra del trombo ed al di sotto dell’emergenza della vena renale. Dopo clampaggio dell’arteria e vena renale di sin si è incisa la cava e si è proceduto a trombectomia e nefrectomia radicale; l’ischemia renale sin è stata di xx min. In considerazione del quadro clinico al momento dell’intervento si è completata la ureterectomia destra. L’esame macroscopico evidenziava neoformazione mesenchimale del rene con invasione del tessuto adiposo dell’ilo, della vena renale, con grosso trombo cavale; il quadro immunoistochimico e morfologico poneva diagnosi di angiomiolipoma, senza alterazioni istologiche di malignità. I linfonodi dimostravano istiocitosi dei seni. Il decorso postoperatorio è stato regolare non gravato da complicanze maggiori la paziente è stata dimessa in decima giornata ed a distanza di un anno è in buone condizioni, asintomatica con valori dei ritentivi renali ai limiti superiori di norma (creatinina 1.9 mg/dl). Discussione e Conclusioni: Data la benignità del AMP ed il frequente riscontro occasionale la terapia è volta generalmente all’osservazione nel tempo delle dimensioni e nel monitoraggio di eventuali sintomi. Circa il 77% delle lesioni al di sotto di 4 cm è asintomatica e di contro sono presenti sintomi nel 82% delle lesioni di diametro superiore a 4 cm (6). La sintomatologia include febbre, nausea, vomito, dolore, massa palpabile al fianco, anemia, ipertensione, shock, sino all’emorragia retroperitoneale (S. di Wunderlich). L’infezione delle vie urinarie è una presentazione non comune documentata anche nel nostro caso clinico. Dalla revisione della letteratura a nostra conoscenza questa risulta essere la 21 rara presentazione dell’AML con trombosi cavale. Bibliografia 1. Albrect E. Uber hamartome. Werhandl D Deutsch Path Gesellsch 1904; 7:153 2. Ito M, Sugamura Y, Ikari H, Sekine I, angiomyolipoma of the lung. Arch. Pathol Lab Med 1998; 122:1023 3. De Siati M, Visonà A, Shah J, Franzolin N. Angiomyolipoma of the bladder. J Urol 2000; 163:901 4. Steiner MS, Goldman SM, Fishman EK, Marshall FF. The natural History of renal angiomyolipoma. J Urol 1993; 150:1782 5. Eble JN. Angyomioplipoma of Kidney. Semin Diagn Pathol 1998; 15:21 6. Oesterling JE, Fishman EK, Goldman SM, Marshall FF. The management of renal angiomyolipoma. J Urol 1986; 135:1121 Abstract n. 190 - Poster VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA SULL’UTILIZZO DEL “LIGASURE” Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza Vaio, Parma Introduzione: L’intervento di prostatectomia radicale si associa a perdite ematiche ed alla presenza di margini chirurgici positivi. L’utilizzo di una metodica di taglio e coaugulazione sembra ridurre le perdite ematiche ed i tempi operatori. Abbiamo valutato l’impatto dell’utilizzo del “ Ligasure” rispetto alla presenza di margini chirurgici. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente i dati di 453 pazienti sottoposti ad intervento di prostectomia radicale nell’intervallo di tempo che va da Gennaio 1990 a Dicembre 2004. Sono stati inseriti nell’analisi statistica 360 pazienti di cui conoscevamo lo stato dei margini chirurgici. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale retrograda con sutura emostatica a punti staccati e sezione del complesso venoso del Santorini. Successivamente in alcuni casi si è proseguito con l’utilizzo del “Ligasure“ mentre in altri con l’utilizzo di strumentazione a lama fredda. 0.3% dei pazienti presentavano malattia pT 0, 57,5% pT 2, 41,3% pT 3 e 0,9% presentavano malattia in stadio pT 4. In 216 casi sottoposti ad intervento chirurgico prima del 2002 è stata utilizzata una metodica di taglio a lama a freddo mentre in 144 pazienti successivamente al 2002 è stata impiegato il “Ligasure”. Abbiamo analizzato la presenza margini chirurgici correlandola con l’utilizzo o meno del “Ligasure”. Abbiamo utilizzato l’analisi statistica del chi quadro considerando una differenza statisticamente significativa per p<0.05. Risultati: Sono stati analizzati i dati di 360 pazienti (range 5070 anni). Il PSA mediano alla diagnosi è stato 10 mg/ml (range 1,4-98 ng/ml). 124 pazienti (34,4 %) presentavano margini chirurgici postivi alla valutazione anatomo-patologica del pezzo operatorio. I margini positivi sono risultati essere rispettivamente 10,4%, nei pazienti pT2, 65,9 % nei pT3 e 100% e nei pazienti pT4. 73 pazienti (58,8%) in cui non è stato utilizzato il Ligasure presentavano margini chirurgici positivi mentre 51 pazienti (41,2%) nel gruppo del Ligasure presentavano margini positivi (p=0.8). Non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa riclassificando i pazienti secondo lo stadio patologico (p=0.2). Conclusioni: L’utilizzo del Ligasure non sembra aver nessun impatto sulla presenza di margini chirurgici positivi nell`intervento di prostatectomia radicale retropubica rispetto alla tecnica tecnica tradizionale. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 81 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 191 - Poster ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER TCC DELLA VESCICA Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza Vaio, Parma Introduzione: L’ intervento di cistectomia radicale nella donna si caratterizza per l’asportazione completa della vescica e dei monconi ureterali intravescicali. La possibilità di eventuali patologie associate ad organi genitali femminile spesso viene considerata come una motivazione valida per l’asportazione dei suddetti organi in corso di intervento chirurgico di cistectomia radicale. A tal fine abbiamo retrospettivamente revisionato la presenza di patologie ginecologiche associate nei referti patologici in corso di cistectomia radicale per capire se realmente sia raccomandabile eseguire un intervento di isteroannessectomia consensuale. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente le cartelle cliniche di 53 pazienti sottoposte ad intervento di cistectomia radicale per neoplasia della vescica a cellule transizionali fra Gennaio 1999 e Dicembre 2004. In tutte le pazienti è stato eseguito consensualmente un intervento di isterectomia o di isteroannessectomia pelvica bilaterale. In tutti i casi era stata eseguita una TAC addome con MDC pre-operatoria a scopo stadiante. La diagnosi istologica preoperatoria di neoplasia della vescica è stata confermata nel referto patologico definitivo in ogni paziente. Il referto istologico ha evidenziato la presenza di tumore vescicale in stadio pT1 8 casi (15,1%) pT2 36 casi (67.9%), pT3 9 casi (17%); 12 pazienti (22.6%) presentavano metastasi linfonodali al momento dell’intervento chirurgico. Abbiamo quindi analizzato la sopravvivenza globale, la sopravvivenza tumore vescicale specifica e la sopravvivenza tumore ginecologico specifica. Risultati: L’età mediana delle pazienti è 69 anni (range 50-78 anni).Il follow-up mediana è 31.5 mesi (range 60-6 mesi). In 3 (5.6%) pazienti si è riscontrata la presenza di una patologia maligna ginecologica: 2 pazienti presentavaono un adenocarcinoma dell’endometrio ed in 1 caso cistoadenocarcinoma dell’ovaio. La TAC preoperatoria non aveva rilevato in nessun caso la presenza di lesioni sospette per malignità. La sopravvivenza specifica per stadio e grading è stata rispettivamente di 60% nei casi pT1, 37% nei casi pT2, 28% nei pazienti pT3 e rispettivamente 19 % nei pazienti pN+. In nessuno dei 4 casi è stata eseguita una terapia adiuvante per il problema ginecologico. Conclusioni: La probabilità di una concomitante neoplasia ginecologica nella nostra esperienza si è rivelata essere molto bassa nei casi di cistectomia radicale per neoplasia transizionale della vescica. La presenza di una neoplasia ginecologica in questo piccolo gruppo di pazienti non sembra alterare la storia naturale della malattia e non sembra rappresentare un fattore prognostico negativo nel nostro gruppo di pazienti. Abstract n. 192 - Poster RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO. DATI PRELIMINARI Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F., Carloni M., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze Introduzione: L’ uso del dissettore ad ultrasuoni (Ultracision®) in corso di prostatectomia radicale nerve sparing è dibattuto 82 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 per i possibili danni di tipo termico a livello dei bundles. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare i risultati funzionali (continenza e potenza sessuale) nella prostatectomia radicale retropubica anterograda “nerve sparing” con utilizzo del dissettore ad ultrasuoni. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato in maniera prospettica 10 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale retropubica anterograda “nerve sparing” (Serni:BJUI 93:279-83.2004) con uso del dissettore ad ultrasuoni (Ultracision® Ethicon) con generatore 300 e pinza CS-14C. I criteri di inclusione allo studio prevedevano: età < 65 anni; relazione eterosessuale stabile da almeno 6 mesi, IIEF > 26; PSA < 10 ng/ml; Gleason score < 7 alla biopsia, stadio clinico T1c-T2a,T2b. La rimozione del catetere è avvenuta in 12 giornata. Da questo momento abbiamo intrapreso terapia con inibitori della fosfodiesterasi tipo 5. Relativamente all’uso intraoperatorio di ultracision abbiamo calcolato il numero delle applicazioni in prossimità del decorso dei bundles, il tempo in secondi e l’intensità. Sono stati considerati continenti i pazienti che non necessitavano di alcun presidio sanitario per svolgere le attività quotidiane; per la valutazione della potenza sessuale postoperatoria sono stati utilizzati il Sep2 e il Sep3. Risultati: Il numero medio delle applicazioni del dissettore ad ultrasuoni in prossimità dei bundles è risultato 37 (range 2750) con tempo medio della singola applicazione pari a 3.89 sec (range 1.61-9.23, mediana 4.40 sec). Per quanto riguarda l’intensità erogata questa è risultata pari a 4-5 nel 100% dei casi. Al follow-up ad 1 mese abbiamo il 100% continenti totali. Il 70% risulta in grado di penetrare la propria partner (Sep 2). Il 50% presenta una erezione tale da consentire una durata del rapporto soddisfacente per il paziente (Sep 3). Gli stessi dati si sono confermati a 3 mesi. Conclusioni: I nostri dati, seppur in un campione ridotto dimostrano la sicurezza del dissettore ad ultrasuoni nella prostatectomia radicale retropubica anterograda nerve sparing in modo particolare per quanto concerne il ripristino della funzione erettile già a un follow-up breve. Abstract n. 193 - Poster TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE DI 18 CASI Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F., Baldazzi V., Serni S., Carini M. Clinica Urologica I, Università di Firenze Introduzione: Obbiettivo del seguente studio è definire le caratteristiche cliniche,di laboratorio e la storia naturale di una serie di tumori testicolari a cellule del Leydig. Materiali e Metodi: Abbiamo estrapolato dal nostro testicular tumor database le cartelle cliniche e i follow-up relativi a 18/201 (8,9%) pazienti operati per tumore del testicolo nel periodo 1990-2004 con diagnosi istopatologica di tumore a cellule di leydig. Risultati: L’età media alla diagnosi era di 42 anni (range 2477aa). I sintomi di presentazione comprendevano ginecomastia 6 casi, disfunzione erettile 2 casi, infertilità 9 casi, dolore testicolare 8. In tutti i casi i markers tumorali α feto proteina sub. β HCG erano nella norma,livelli di testosterone erano al di sotto della norma in 4/18. L’estradiolo risultava elevato in 5/18. Si è proceduto ad orchifunicolectomia in 15 casi e a resezione polare in 3 casi. Le dimensioni medie del tumore asportato erano 1,1 cm (range 0,5-2,3 cm). Con un follow-up compreso tra 6 mesi e 10 anni media 4,8 anni non si sono avute progressioni di malattia. 2 pazienti sono deceduti per cause non correlate. Conclusioni: Nella nostra esperienza il tumore a cellule di Leydig in una percentuale del 80% non è distinguibile preo- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica peratoriamente dalle altre forme neoplastiche testicolari. Pertanto escluso i casi di necessità, una chirurgia conservativa al fine di preservare il più possibile la fertilità deve essere riservata a quei casi con clinica e laboratoristica suggestive, associate ad una neoformazione a sede favorevole e di piccole dimensioni. In questo contesto è fondamentale la collaborazione dell’anatomopatologo per la valutazione intraoperatoria.Interessante nella nostra esperienza è la constatazione ecografica di dimensioni complessivamente inferiori dei noduli testicolari risultati tumori a cellule di Leydig rispetto a quelli che hanno evidenziato un istotipo germinale. Abstract n. 194 - Poster CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT Sebastio N1., Cretì G1., Santodirocco M1., Latiano C1., Bisceglia M2., Ricci-Barbini V1. 1 I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, U. O. Urologia; 2 Servizio di Anatomia Patologica, San Giovanni Rotondo (FG) Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è la descrizione di un rarissimo caso di neoplasia vescicale. Materiali e Metodi: Paziente di sesso maschile, di 76 anni di età, giunto alla nostra osservazione clinica per disuria e ematuria. Presso un’altra istituzione era stato operato quattro mesi prima di TUR - B per una lesione infiltrante della vescica. La TAC eseguita con mezzo di contrasto, evidenzia un difetto di riempimento sulla parete antero laterale destra della vescica (36x40 mm) con piano di clivaggio adiposo perivescicale conservato. In ragione della mancanza di consenso a eseguire una cistectomia e alle precarie condizioni generali del paziente vista in anamnesi tre episodi di IMA, aneurisma dell’aorta addominale, diabete mellito e BPCO, si decise di eseguire una emicistectomia con resezione della sola lesione a tutto spessore. Risultati: L’esame istopatologico evidenziò la presenza di un carcinoma linfoepiteliale, (carcinoma indifferenziato con stroma linfoide), infiltrante la parete dell’organo a tutto spessore. Il decorso post operatorio fu regolare, con ripresa spontanea della minzione. Non vi era, all’epoca, evidenza di localizzazioni extravescicali (ma non era stata eseguita una linfadenectomia di stadiazione). Non s’era eseguita alcuna terapia adiuvante. La cistoscopia tre mesi dopo non aveva rilevato progressione di malattia. Nove mesi dopo, la TAC eseguita con mezzo di contrasto, evidenzia presenza di neoplasia vescicale, numerose tumefazioni linfonodali che interessano le stazioni inguinali, otturatorie, delle catene iliache e cranialmente si estendono a manicotto attorno all’aorta addominale. Altresì coinvolto il muscolo psoas di destra e presente anche una lesione secondaria di due centimetri interessante la ghiandola surrenalica. Il paziente rifiuta qualsiasi terapia e a distanza di un anno dall’intervento decedeva per infarto del miocardio. Discussione: Il carcinoma linfoepiteliale (anche detto linfoepitelioma o carcinoma indifferenziato con stroma linfoide) è un carcinoma a tipica localizzazione nel rinofaringe, ove viene anche indicato semplicemente come “carcinoma indifferenziato”. Negli ultimi anni è stato descritto anche in siti inusuali, quali le ghiandole salivari e la cute in primo luogo, ma anche il timo, il palato molle, la trachea, il polmone, lo stomaco, il pancreas, la vescica e la cervice uterina in cui viene indicato anche come “limphoepithelioma-like carcinoma”. Il carcinoma linfoepiteliale si caratterizza per un intensa infiltrazione linfoide reattiva dello stroma, tale da oscurare in parte o del tutto la vera componente neoplastica epiteliale, rappresentata da isole o cordoni o nidi di elementi di grossa taglia, dotati di nucleoli vescicolosi con nucleoli prominenti. Conclusione: In letteratura sono descritti circa cinquanta casi di carcinoma linfoepiteliale con localizzazione vescicale. Non si esclude la eventualità che casi di questo genere siano stati osservati e non interpretati correttamente. A tal fine si comunica questo caso visto la scarsa conoscenza prognostica di tale neoplasia. Abstract n. 195 - Poster CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M., Latiano C., Ricci-Barbini V. I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza, Divisione di Urologia, San Giovanni Rotondo (FG) Introduzione: La selezione del paziente candidato a intervento di prostatectomia radicale dipende dallo stadio clinico, dall’aspettativa di vita e dalle condizioni psicofisiche. In genere è ritenuto candidabile ad intervento di prostatectomia radicale, con intento curativo, il paziente con neoplasia prostatica clinicamente localizzata, con aspettativa di vita di almeno 10 anni e in condizioni generali soddisfacenti. Lo scopo che l’intervento si propone è quello di rimuovere chirurgicamente tutto il tumore, consentendo la guarigione del paziente. Tuttavia occorre ricordare che, purtroppo, all’analisi istologica sul pezzo asportato in una alta percentuale di casi, superiore al 40%, il tumore risulta non essere confinato nella prostata o presentare margini di sezione positivi. In questi casi potrebbe rendersi necessaria una terapia complementare. Scopo del lavoro è valutare l’attendibilità della stadiazione clinica nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 272 prostatectomie radicali eseguite negli ultimi cinque anni, dal 1999 al 2004; escludendo dalla casistica tutti quei pazienti che avevano effettuato pre-operatoriamente terapia ormonosoppressiva o di cui, per motivi vari, non eravamo in possesso di tutti i dati sufficienti al corretto svolgimento dello studio. L’età media dei pazienti è di 63,5 anni + 6,74 dev. St. (range 48 - 78 anni). Tutti sono stati studiati clinicamente mediante esplorazione digito rettale, ecografia trans-rettale, agobiopsie multiple trans-rettali ecoguidate con determinazione del grado secondo Gleason, TC pelvica e scintigrafia ossea. È stato usato il TNM versione 1998. Inoltre abbiamo suddiviso i pazienti in tre gruppi in base al Gleason score indipendentemente dallo stadio; in particolare G 2-4; G 5-7; G8-10; questo ci permette di valutare la variazione verso valori superiori o inferiori, maggiore o uguale a due. Risultati: I 272 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale avevano una stadiazione clinica così composta: 3 T1a; 8 T1b; 71 T1c; 132 T 2a; 48 T 2b; 10 T3a. Tutti con N negativo alla stadiazione clinica. Questi pazienti alla stadiazione patologica sono risultati essere affetti da neoplasia intracapsulare (T2a-b) in 211 (77,57%) casi mentre 61 erano i pazienti con neoplasia extracapsulare. Ottenendo una corretta stadiazione del T in 221 casi (81,25%), una corretta stadiazione del N in 259 casi (95,22%). Per quanto riguarda il Gleason score in 87 casi si è avuta discrepanza tra quello ottenuto dalla biopsia confrontato con quello del pezzo operatorio ma in 43 (15,8%) si è avuto il cambiamento di gruppo, con variazione verso valori superiori o inferiori, maggiore o uguale a due. Conclusioni: La sottostadiazione clinica rappresenta ancora oggi un problema importante tale da limitare o vanificare l’efficacia dell’intervento; inoltre la linfadenectomia è l’unica metodica che ci consente una valutazione del coinvolgimento linfonodale. Sicuramente da sottolineare è la discrepanza del gleason score pre e post operatorio in una patologia in cui l’eterogeneità istopatologica è accertata. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 83 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 196 - Comunicazione selezionata RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA (CV). RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI DOSE FINDING Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2, Mussari S.2, Bolner A.2 1 Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia, Ospedale S. Chiara, Trento Obiettivi: Sebbene la cistectomia radicale rappresenti il trattamento di scelta per il CV, il trattamento conservativo con TURV seguita da radioterapia (RT) associata a chemioterapia può essere considerata una valida alternativa in casi selezionati [Urology 60: 62, 2003. J Clin Oncol 20: 3061, 2003]. Il farmaco usualmente associato a RT è stato per lunghi anni il CDDP. Più recentemente la GEM si è dimostrata un farmaco attivo nel trattamento delle forme avanzate di CV, oltre che dotato di attività radiosensibilizzante e sinergismo con il CDDP. Su queste basi, fra il 1999 e il 2002, è stato condotto uno studio di dose finding che prevedeva un trattamento con TURV seguita da RT associata a CDDP e GEM con l’obiettivo di determinare la dose di GEM utilizzabile nel trattamento combinato Materiali e Metodi: Sono stati trattati consecutivamente 16 pazienti (età mediana 64 anni) affetti da CV in stadio T2-4 N0 M0. Dopo TURV lo schema prevedeva RT (54 Gy/30 sedute) in associazione a CDDP 100 mg/mq (gg 1 e 22) e GEM 200500 mg/mq (gg 1, 8, 15, 22, 29 e 36). La tossicità è stata valutata secondo i criteri WHO, la risposta mediante cistoscopia e biopsie a 2 mesi dalla fine del trattamento, la qualità di vita è stata valutata prospetticamente con un questionario validato. Scopo del presente lavoro è una valutazione dei risultati dopo un follow-up mediano di 30 mesi. Risultati: La dose di GEM è stata 200 mg/mq in 5 pazienti, 300 in 3, 400 in 3 e 500 in 5. Fino a 400 mg/mq non è stata riscontrata nessuna tossicità dose limitante; a 500 mg/mq si è verificata una perforazione intestinale trattata con chirurgia ed un decesso correlato a una diarrea di grado 3; la tossicità di grado 3-4 è stata: ematologica in 4 pazienti (3 a 400 e 1 a 500 mg) e diarrea in uno. Alla rivalutazione cistoscopica e bioptica tutti i 15 valutabili erano in remissione completa. La qualità di vita non si è modificata significativamente rispetto alla valutazione basale. I risultati dello studio sono stati pubblicati nel 2003 [Int J Radiat Oncol Biol Phys 57: 1310, 2003]. Attualmente, dopo un follow-up mediano di 30 mesi, 4 pazienti hanno manifestato una recidiva infiltrante e cistectomia di salvataggio è stata praticata in 2 casi (uno dei quali è deceduto per progressione pelvica), gli altri pazienti sono vivi e senza evidenza di malattia. Conclusioni: La MTD della GEM in associazione a CDDP e RT è di 400 mg/mq. Sia pure con i limiti legati alla numerosità del campione e alla natura di dose-finding dello studio, con un follow-up prolungato i risultati dell’aggiunta di tale farmaco rimangono incoraggianti. Attualmente è in corso uno studio di fase II per testare l’associazione su un campione più ampio di pazienti e confermare i risultati preliminari dello studio di dose-finding. Abstract n. 197 - Poster LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO: RISULTATI PRELIMINARI Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera di Treviglio 84 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Introduzione e Obiettivi: Durante le ultime due decadi, molti studi sperimentali hanno dimostrato che l’ipertermia locale, in combinazione con agenti chemioterapeutici selezionati, procura un effetto antitumorale sinergistico nei tumori solidi, incluso il carcinoma transizionale superficiale della vescica. Il Sistema Synergo(r) SB-TS 101, una tecnologia progettata specificamente per provvedere ipertermia locale nella vescica simultaneamente a chemioterapia intravescicale, è stato testato clinicamente a partire dal 1988. L’attuabilità clinica, la sicurezza e l’efficacia di questo trattamento dei tumori superficiali della vescica hanno dimostrato di ridurre significativamente i tassi di ricorrenza, con effetti collaterali minimi. In uno studio randomizzato non ancora pubblicato, pazienti di TCCB superficiale a rischio medio-elevato trattati con questo sistema hanno presentato tassi di ricorrenza del 25% paragonati al 65% nel gruppo di controllo trattato con instillazioni MMC, in un follow-up di 5 anni. Il Sistema Synergo(r) è un sistema di irrigazione intravescicale guidato da computer combinato con un’unità distributrice di energia. Il sistema di irrigazione consiste in un tubo e un catetere monouso. L’unità distributrice di energia consiste in un generatore di radiofrequenza (RF) e in un’antenna. Il trattamento comporta instillazioni intravescicali di un agente chemioterapico in concomitanza con ipertermia delle pareti della vescica indotta tramite emanazione di energia RF, monitorizzata da termocoppie interne. Un’apparecchiatura specialmente progettata in combinazione con un software realtime regola l’operazione, presentando i dati processati sullo schermo di un monitor. L’obiettivo del trattamento è quello di riscaldare le pareti della vescica durante l’instillazione della soluzione farmacologica. La soluzione farmacologica viene raffreddata da uno scambiatore di calore e fatta circolare senza interruzione in un circuito chiuso. Il sistema comprende un computer e, come interfacce utente, un monitor con schermo sensibile al tatto e una tastiera. In aggiunta, sono inclusi un generatore RF che emana energia a radiofrequenza (915 MHz) un’unità per la circolazione del farmaco e un microprocessore con software specifico. Il software specifico monitorizza e registra i parametri del trattamento nel corso della sessione e fornisce un’interfaccia utente in grado di avvisare immediatamente l’operatore nel caso di parametri fuori tolleranza. Lo stesso catetere è un catetere sterile a triplo lume, in silicone, del tipo Foley transuretrale che procura l’instillazione intravescicale del farmaco. Al suo interno sono incluse termocoppie per monitorare la temperatura delle pareti della vescica, e un’antenna RF, che irradia le pareti della vescica provocandone il riscaldamento alla temperatura necessaria. All’interno del tubo di alimentazione sono presenti due termocoppie aggiuntive, che vengono utilizzate, nel caso di pazienti maschi, per controllare le temperature nell’area dell’uretra prostatica. Un palloncino consente di ancorare il catetere al collo della vescica. Il tubo di alimentazione, che ad un’estremità è connesso all’unità di circolazione del farmaco e all’altra al sistema del catetere, viene utilizzato per fare circolare la soluzione farmacologica verso e dalla vescica. Scopo di questo lavoro è valutare i risultati di tale metodica in un gruppo di pazienti con neoplasia vescicale plurirecidiva ad alto grado. Metodi: Nel periodo marzo 2003-marzo 2005 abbiamo trattato 13 pazienti (12 maschi, una donna) affetti da neoplasia vescicole multirecidiva con range di età tra 56 ed 85 anni a trattamento ablativo con Mitomicica C somministrato per mezzo del Sistema Synergo(r), con 2 cicli di 4 settimane (1 seduta a settimana con doppia somministrazione del farmaco) con controllo cistocopico dopo il primo ciclo. Dopo il secondo ciclo si eseguiva Turb Mapping. Se risposta positiva al trattamento, seguiva ciclo di 6 mesi (1 seduta al mese) con dosaggio ridotto di Mitomicina (20 mg + 20 mg)con cistoscopia a 3 mesi ed un altro Turb Mapping alla fine dei sei mesi. La temperatura parete vescicole era 42±2 e tutti i pazienti sono sotto- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica posti a terapia con anticolinergici per os (Tolterodina) ed antidolorifici per via endovenosa prima del trattamento. Tutti i pazienti avevano eseguito ciclo di Bcg o Epirubicina intravescicale presentavano la seguente stadiazione: in 4 paz. pT1 G2; 2 paz pT1G3; 4 paz PT1 G2 + Cis; in 3 paz. Cis Risultati: Dei 13 paz 11 sono valutabili (2 in fase di valutazione): uno sospeso per stenosi uretrale; uno per comparsa di K. laringe; 2 recidive di altro grado (sottoposti a cistectomia); 1 deceduta per altri problemi (terminato il ciclo con uretrocisoscopia negativa); sei pazienti negativi ad un follow up medio di otto mesi. Gli effetti collaterali, oltre al paziente con stenosi uretrale, sono stati in due pazienti reazione allergica orticarie al tronco ed arti, trattata con cortisone ed in 3 pazienti sintomi irratativi vescicali. Conclusioni: La nostra casistica, seppur limitata e non omogenea e con un significato non statistico dei risultati, ci permette di affermare che la metodica sembra dare dei buoni risultati, considerata anche la scarsa invasività ed all’assenza di anestesia generale, in pazienti con neoplasia vescicale ad alto grado, con fallimenti di precedenti terapie. Necessita ovviamente di uno studio multicentrico per confermare la validità del trattamento in pazienti non pretrattati o a scopo profilattico. La metodica necessita di una curva di apprendimento da parte dell’operatore, che risulta essere però abbastanza rapida. Bibliografia 1. Colombo R, Brausi M, Da Pozzo LF, et al. Thermo-chemotherapy and electromotive drug administration of MMC in superficial bladder cancer eradication. Eur Urol 2000; 24:1 2. Brackman RB, Swanson DA, Johnson DE, et al. Role of intravesical Mitomycin C in management of superficial bladder tumor. Urology 1998; 24:11 Abstract n. 198 - Poster TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo A.1, Chinaglia D.2 1 U.S.C. Urologia, 2U.O. Anatomia Patologica, Ospedali Riuniti di Bergamo Introduzione e Obiettivi: La proliferazione microacinare atipica (ASAP) rappresenta una lesione anatomo-patologica il cui significato clinico è attualmente oggetto di studio. Con il termine di ASAP si intende una proliferazione localizzata di piccoli acini della ghiandola prostatica con caratteristiche strutturali e di atipia citologica fortemente sospette, ma non completamente diagnostiche per adenocarcinoma. Presentiamo la nostra esperienza in merito. Metodi: Dal gennaio 2001 al settembre 2004 presso la nostra unità operativa 2720 pazienti sono stati sottoposti ad agobiopsia prostatica. In 24 casi (0.88%) è stata riscontrata la presenza di ASAP, confermata sempre dallo stesso anatomo-patologo. L’età media dei pazienti era di 64.5 anni (range 51 - 75). Tutti i pazienti sono stati monitorati con ripetizione di mappaggi bioptici semestrali e dosaggio del PSA trimestrale. Risultati: Sono stati riscontrati 19 casi (79.2%) di carcinoma prostatico (PCa), di cui 12 alla prima re-biopsia, 4 alla seconda, 2 alla terza, 1 alla quinta. 3 pazienti hanno presentato una duplice negatività consecutiva all’esame istologico e sono attualmente monitorati mediante controlli clinici semestrali; 2 pazienti sono risultati negativi alla prima re-biopsia e sono in attesa di ulteriore mappaggio bioptico. L’associazione di ASAP con neoplasia intraepiteliale ad alto grado (HGPIN) è stata osservata in 3 casi, tutti evoluti in neoplasia al successivo controllo bioptico. Fra i pazienti con PCa, 11 sono stati sottoposti a prostatectomia radicale; 5 sono attualmente in ormonosoppressione; 2 sono stati persi al follow-up; 1 con diagnosi istologica di microfocolaio neoplastico rifiuta per ora ogni trattamento. Il follow-up medio è di 35 mesi. Conclusioni: La mancata assoluta correlazione di sede tra ASAP e neoplasia, rende controversa la definizione di ASAP come lesione preneoplastica. Recenti dati in letteratura propongono la prostatectomia radicale come trattamento per i pazienti con diagnosi istologica di ASAP. La nostra esperienza, seppur limitata per l’esiguità del campione analizzato, conferma una più elevata incidenza (79.2%) di PCa in questi pazienti; tuttavia la negatività istologica osservata in 5 casi, non sembra giustificare un trattamento chirurgico radicale. Bibliografia: 1. Leite KR, Mitteldorf CA, Camara-Lopes LH. Repeat prostate biopsies following diagnoses of prostate intraepithelial neoplasia and atypical small gland proliferation. Int Braz J Urol 2005; 31:131 2. Moore CK, Karikehalli S, Nazeer T, Fisher HA, Kaufman RP Jr, Mian BM. Prognostic significance of high grade prostatic intraepithelial neoplasia and atypical small acinar proliferation in the contemporary era. J Urol 2005; 173:70 3. Brausi M, Castagnetti G, Dotti A, De Luca G, Olmi R, Cesinaro AM. Immediate radical prostatectomy in patients with atypical small acinar proliferation. Over treatment? J Urol 2004; 172:906-8 4. Iczkowski KA, Cheng L, Qian J, Shanks J, Gadaleanu V, Bostwick DG, Ramnani DM. ASAP is a valid diagnosis. Atypical small acinar proliferation. Hum Pathol 1999; 30:1403 Abstract n. 199 - Poster COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA VESCICALE: CASE REPORT Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini V.1, Strada G.1, Leone B.2 1 U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia Patologica, A.O. San Gerardo, Monza Introduzione: I tumori vescicali a cellule di transizione rappresentano il 95% delle neoplasie vescicali. Insorgono di norma in età compresa tra i 50 e gli 80 anni, con un rapporto maschifemmine di 3 a 1. Case report: Un uomo di 67 anni viene indagato per ematuria macroscopica. Gli esiti delle indagini depongono per la presenza di una neoformazione vescicale multifocale. Viene per questo sottoposto ad resezione transuretrale della neoplasia. L’esame istologico depone per un carcinoma uroteliale della vescica G3, infiltrante, multifocale per il quale si decide di sottoporre il paziente a cistectomia radicale. La descrizione macroscopica del pezzo riporta il quasi completo interessamento del versante mucoso della vescica da parte di plurime vegetazioni biancastre, di aspetto necrotico. Prostata e vescicole seminali appaiono indenni da infiltrazione. Alla microscopica le lesioni vescicali sono sostenute da carcinoma uroteliale, a prevalente architettura papillare, con aree minoritarie a crescita piatta, citologicamente scarsamente differenziato. La neoplasia infiltra il connettivo subepiteliale, con evidenza di marcato coinvolgimento dei vasi linfatici. La tonaca muscolare è indenne. Sono presenti metastasi ai linfonodi regionali. La prostata, campionata in toto, mostra coinvolgimento massivo (bilateralmente in sede posterolaterale e in tutte le sezioni, dall’apice alla base) da parte di carcinoma, con modalità di crescita in situ, intraduttale e intraacinare. Le cellule neoplastiche, in più campi, dislocano le cellule prostatiche, con modalità di crescita Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 85 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica simil-pagetoide e non interessano mai lo stroma prostatico; una analoga modalità di diffusione viene osservata in vescicola seminale sx. Conclusioni: L’immunoreattività per le citocheratine 7 e 34 Beta E 12 e la negatività per PSA, oltre alle caratteristiche citologiche (nucleoli poco evidenti, cromatina grossolanamente azzollata) confermano l’origine vescicale uroteliale e non prostatica delle cellule neoplastiche. La diagnosi definitiva è di coinvolgimento intraepiteliale della prostata e vescicola seminale da parte di carcinoma uroteliale della vescica. Abstract n. 200 - Poster RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE REPORT Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V., Strada G. U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza Introduzione: Le metastasi ossee e in particolare vertebrali da neoplasia prostatica sono comuni. Molto rare sono invece le localizzazioni metastatiche alla mandibola e alla ragione maxillo facciale da adenocarcinoma della prostata. Le metastasi mandibolari sono complessivamente rare (meno dell’1% di tutti i tumori metastatizzano nell’area maxillo-facciale). Riportiamo un caso di metastasi mandibolare come prima manifestazione di neoplasia prostatica. Case report: Un uomo di 82 anni giunge all’attenzione dei colleghi maxillo-facciali per la comparsa di parestesie all’emilabbro sinistro con successiva tumefazione in regione emimandibolare sinistra. In anamnesi non sono riferiti particolari disturbi di tipo urologico. Sottoposto a TC mandibolare si evidenzia una alterazione morfostrutturale che interessa il terzo posteriore della branca orizzontale della mandibola con sostituzione della spongiosa con tessuto a densità intermedia. Viene effettuato un agoaspirato che dimostra un quadro cellulare compatibile con localizzazione secondaria da neoplasia epiteliale scarsamente differenziata. Si procede ad exeresi della neoformazione con svuotamento linfonodale latero cervicale sinistro. L’esame istologico definitivo depone per metastasi ossea mandibolare e linfonodale da adenocarcinoma di dubbia origine, renale o prostatica. Il paziente viene sottoposto ad eco renale che risulta nei limiti, dosaggio del PSA con valore di 388 ng/m l ed a un esame obiettivo urologico compatibile con neoplasia prostatica. La successiva biopsia prostatica eseguita mediante tecnica a sestante evidenzia adenocarcinoma prostatico di Gleason 4+5 su tutti i campioni bioptici. Il paziente viene posto in blocco androgenico totale. Conclusioni: I tumori metastatici alla mandibola e alla regione maxillo-facciale sono molto rari (meno dell’1% di tutti i tumori) e originano generalmente da mammella, prostata, tiroide, polmone e rene. Molto raro è l’esordio clinico riferito alla mandibola in pazienti con tumore di base indeterminato. Nella letteratura internazionale ne sono riportati circa 7 casi. Nel nostro caso il paziente non aveva disturbi particolari riferibili alla minzione o a patologie urologiche. Comune in questi pazienti è la comparsa di neuropatie sensitive a carico della regione interessata ed in particolare all’emilabbro, dovute con ogni probabilità al coinvolgimento della branca nervosa trigeminale da metastasi ossea. Bibliografia 1. Gaver A, et al. Orofacial pain and numb chin syndrome as the presenting symptoms of a metastatic prostate cancer. J Postgrad Med 2002; 48:283 2. Halachmi S, et al. Numb chin syndrome as the presenting symptom of metastatic prostate carcinoma. Urology 2000; 55:286 86 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Abstract n. 201 - Poster MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR) PER CARCINOMA PROSTATICO (CAP) CLINICAMENTE AVANZATO (T3-T4, N0-N+) Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G., Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E., Monesi G., Frea B. Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale, Novara Obiettivi: La PR nei CaP localmente avanzati si delinea sempre più come un’opzione terapeutica fattibile, anche se le casistiche sinora riportate in letteratura riguardano prevalentemente stadi T3 clinici “limitati”. Riportiamo i dati di morbidità ed i risultati oncologici iniziali di una serie prospettica e consecutiva di CaP clinicamente localmente avanzati sottoposti a PR (criteri di esclusione: scintigrafia ossea positiva, PS32, età>75 anni). Pazienti e Metodi: Dal 6/1998 al 10/2004, 51 pazienti (età media 66,8) con CaP localmente avanzato (qualsiasi stadio clinico 3 T3, N0 o N+ definito sulla base della DRE, TRUS e TC), età < 75, PS 0-1 e scintigrafia ossea negativa sono stati sottoposti a PR da parte di un singolo operatore. I dati di morbidità sono stati confrontati con una casistica consecutiva di 152 soggetti sottoposti a PR per CaP clinicamente organo confinato nello stesso periodo da parte dello stesso operatore. Tutti i pazienti con margini chirurgici positivi (PSM), nadir del PSA postoperatorio > 0.4 o ripresa biochimica di malattia nel follow-up, stadio patologico > T3a e/o N31 sono stati trattati con radioterapia od ormonoterapia adiuvante o combinazione di entrambe. Risultati: Quando confrontati con la serie (152 pazienti) di CaP organo confinati, i localmente avanzati presentavano una incidenza maggiore di linfoceli (11% vs 3%, p<0.05), di stenosi dell’anastomosi (26 vs 18%, p<0.05) e di stress incontinence severa (3 2 pads) permanente (16% vs 10%, NS). Limitatamente allo stadio patologico, il 7% dei soggetti erano pT2, il 29% pT3a, il 43% pT3b, il 21% pT4, il 41% N1, il 4% N2. Complessivamente il 45% presentava PSM. Ad un follow-up mediano di 30 mesi, 9 pazienti (17%) non avevano effettuato alcuna terapia adiuvante ed erano liberi da malattia, 36 (70%) erano in terapia adiuvante ormonale (± radioterapia), 5 (9%) avevano fatto la sola radioterapia adiuvante, 1 è risultato perso la follow-up, 5 (9%) erano morti (3 a motivo della malattia). In 10 casi (19%) si è sviluppata ormonoresistenza (PSA>0.4), mentre in 35 (70%) i valori di PSA risultavano <0.4. Nel periodo di follow-up si sono avuti 3 casi di recidiva locale documentabile, di cui 1 con complicanze locali (idronefrosi bilaterale). Conclusioni: La PR in CaP localmente avanzati non mostra livelli di morbidità significativamente superiori rispetto ai CaP organo-confinati. Limitatamente al periodo di follow-up attuale si evidenzia una bassa incidenza di complicanze locali ed un discreto controllo sistemico della malattia (70%). Abstract n. 202 - Poster FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI CON ISTOTIPO PAPILLARE Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1, Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2, Bonvini D.3, Faggiano F.3, Frea B.1 1 Clinica Urologica, 2Istituto di Anatomia Patologica, 3Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale, Novara ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione e Obiettivi: I carcinomi renali con istotipo papillare (PRCC) rappresentano il 14% dei carcinomi a cellule renali. Gli unici fattori prognostici sinora indagati in questo sottoptipo riguardano il tipo istologico e l’espressione del gene MET. Obiettivo del presente studio è stato quello di valutare se marcatori di proliferazione e di angiogenesi possano rivestire un impatto prognostico indipendente rispetto ai fattori prognostici tradizionali. Metodi: 47 pazienti con PRCC (follow up mediano 40, min 24, max155 mesi) sono stati valutati retrospettivamente dal 1989 al 1997 ed in modo prospettico dal 1998 al 2002. Il tipo istologico (basofilo/eosinofilo) è stato rivalutato da un patologo di riferimento ed è stata valutata l’espressione immunoistochimica dell’anticorpo MIB-1 (Ki67), del VEGF, del CD31 e del gene MET. L’analisi statistica è stata condotta utilizzando il modello di COX (che tiene conto della variabile tempo per quantificare un hazard ratio). Risultati: Stadio e MIB-1 (tabella 1) sono risultate essere le uniche due variabili in grado di condizionare in modo indipendente un rischio siginificativo di morte. Invece l’istotipo basofilo è risultato condizionare un rischio significativo di morte solo nell’analisi univariata, mentre l’espressione di MET, l’istotipo, il CD-31 ed il VEGF non hanno mostrato alcuna utilità prognostica. Conclusioni: Il MIB-1 (Ki67) è risultato essere il fattore prognostico di gran lunga più importante nei carcinomi renali con istotipo papillare. Abstract n. 203 - Poster CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA: STUDIO SULLA FREQUENZA DEI LINFOCITI T CD8+ TELOMERASI-SPECIFICI Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.1, Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1, Carmignani G.1 1 Clinica Urologica “L. Giuliani” Università degli Studi di Genova; 1 Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Genova Introduzione: La telomerasi riveste un particolare interesse tra gli Antigeni Tumore (ATA) in quanto è espressa in circa il 90% delle neoplasie ed è possibile generare dal sangue periferico di soggetti sani e affetti da neoplasia, linee di linfociti T citotossici specifici per la telomerasi. Tuttavia ad oggi vi sono dati discordanti in merito alla frequenza ed alla attività funzionale della telomerasi, tali risultai sono indispensabili per porre le basi di una immunoterapia telomerasi-specifica in pazienti selzionati. In questo studio quantifichiamo la frequenza e l’azione citolitica di linfociti T CD8+ specifici per la telomerasi p540 telomerasi-specifici nel sangue di pz. HLA-A2+ affetti da neoplasia prostatica. Materiali e Metodi: Abbiamo utilizzato come antigene l’I540 comprendente i residui 540-548 della telomerasi, un peptide presentato nel contesto delle molecole HLA-A2 di classe I. Abbiamo reclutato 18 pazienti HLA-A2+ affetti da neoplasia prostatica (17 con malattia clinicamente localizzata e poi sottoposti a prostatectomia radicale retropubica presso il nostro Istituto, 1 con malattia metastatica). Come controllo abbiamo utilizzato 2 pz. HLA-A2- affetti da neoplasia prostatica e 4 soggetti sani HLA-A2+. Abbiamo eseguito le seguenti valutazioni: a) Conteggio, mediante immunofluorescenza, del numero totale di linfociti T CD8+ circolanti reattivi per i tetrametri HLA-A2 preventivamente caricati con il peptide I-540; b) calcolo della frequenza dei precursori CTL specifici per il peptide I-540 utilizzando la procedura “limiting dilution”; c) generazione di linee di CTL specifici per il peptide -540, e test di lisi cellulare, specifico per linee cellulari anche autologhe di carcinoma prostatico. Risultati: La percentuale dei linfociti T CD8+ specifici per l’I540 nei pazienti HLA-A2+ affetti da neoplasia prostatica è stata significativamente più alta (P< 0,001) che nei gruppi di controllo. Abbiamo quindi valutato la frequenza dei linfociti T CD8+ in rapporto alle cellule che esprimono la telomerasi in 18 soggetti affetti da neoplasia prostatica, riscontrando che 13 hanno mostrato la presenza di linfociti T citotossici telomerasi-specifici. La presenza di CTL telomerasi specifica è stata verificata anche mediante un test di lisi, risultato positivo, per cellule tumorali prostatiche HLA-A2+ telomerasi positive, anche autologhe. Conclusioni: I risultai del nostro studio sembrano supportare la fattibilità di un protocollo clinico basato sull’utilizzo alcuni peptidi della telomerasi come agente immunizzante in pazienti affetti da carcinoma della prostata. I risultati evidenziano inoltre la necessitaà di un approfondito studio immunologico del paziente prima di un eventuale protocollo di vaccinazione. Una rigorosa selezione dei Pazienti si renderebbe necessaria al fine di poter ottimizzare un a soluzione terapeutica immunologicamente personalizzata. Abstract n. 204 - Poster GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1 1 Istituto di Clinica Urologia “Luciano Giuliani”, Genova, Italia; 2 Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas, Galvestone, Texas, USA Introduzione e Obiettivi: Abbiamo valutato la nostra casistica di neovesciche ortotopiche (NVO) per stabilire se tale intervento sia sicuro ed a basso rischio anche nei pazienti (pts) anziani e verificare se l’aumento dell’età determini un aumento delle complicanze precoci. Metodi: Tra Novembre 1994 e Maggio 2005, 211 pts sono stati sottoposti a cistectomia radicale e creazione di NVO nel nostro reparto. L’età media è risultata essere di 66 anni (range: 41-82). Le complicanze sono state divise in mediche e chirurgiche, minori e maggiori. Abbiamo analizzato i possibili fattori di rischio come la data dell’intervento, il sesso, l’età, il punteggio ASA della valutazione anestesiologica, il primo operatore, l’estensione della linfadenectomia, il tipo di neovescica, il tipo di anastomosi ureterale (se refluente o antireflusso), il tipo di tutore ureterale (stent o splint), l’estensione locale del tumore (T), lo stato dei linfonodi (N), il grading della neoplasia (G). Sono state eseguite analisi uni- e multivariate di questi fattori di rischio per stabilire se potessero influenzare le complicanze mediche o chirurgiche. Risultati: Nel periodo post-operatorio, 7 pts sono morti (3,31%); si sono verificate 21 complicanze maggiori in 20 pts (9,47%) e 62 complicanze minori in 55 pts (26%). La degenza media è risultata essere di 21 giorni. All’analisi uni- e multivariata, l’età è risultata essere statisticamente significativa (p=0,002) nel determinare le complicanze di tipo medico (stratificazione continua) ma non quelle di tipo chirurgico (p=0,66). Da notare che il punteggio ASA non è risultato significativo nel determinare un aumento delle complicanze, né mediche né chirurgiche. Conclusioni: Nella nostra casistica relativa alle NVO, abbiamo riscontrato un aumento della morbidità nella popolazione anziana ma questi risultati sono in massima parte dovuti a complicanze di tipo medico e nella maggior parte dei casi non hanno avuto una rilevanza clinica. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 87 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Abstract n. 205 - Poster CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICOTERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2, Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4, Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7, Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9, Catena L.10, Procopio G.10, Bajetta E.10 1 Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia; 3U.O. Radioterapia; 4 U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie Palliative; 9Programma Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Introduzione e Obiettivi: La necessità di definire, condividere e utilizzare intra-istituzionalmente linee guida di comportamento nella gestione del paziente affetto da cancro prostatico deriva dalla crescente complessità e mutevole dinamicità delle informazioni diagnostiche e terapeutiche attualmente disponibili, dalla necessità di ridurre i costi dell’assistenza migliorando il livello qualitativo, dalla necessità di informare l’utenza dei principi scientifici che giustificano le strategie proposte o attuate, dalla necessità di effettuare adeguatamente il monitoraggio e misurare la qualità delle prestazioni fornite. Con questa finalità, all’ Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori è stato costituito un gruppo di lavoro polispecialistico nell’ambito del Programma Prostata attivato nel settembre 2004. Metodi: Per la definizione delle linee guida diagnostico-terapeutiche sono stati considerati essenziali i seguenti requisiti: gruppo di lavoro multidisciplinare con la partecipazione di urologi, oncologi radioterapisti, oncologi medici, terapisti del dolore, anatomopatologi, radiologi, medici nucleari e psicologi; ricerca sistematica delle evidenze cliniche disponibili; schema di grading CeVEAS per forza e livello di efficacia delle raccomandazioni; revisione delle raccomandazioni prodotte, da parte di un gruppo di specialisti esterni; previsione di attivare procedure di implementazione, di monitoraggio dell’ effettivo uso e di controllo della qualità di applicazione delle linee guida. Risultati: Sono fornite raccomandazioni per gli aspetti diagnostici relativi al PSA, alle biopsie prostatiche, all’esame istologico condotto sui prelievi bioptici e sul pezzo operatorio, alle indagini clinico-strumentali di stadiazione. Le strategie terapeutiche sono identificate sulla base delle classi di rischio mutuate da NCCN con le sole modificazioni per la categoria di Gleason Pattern Score = 7 (suddivisa in 3+4 e con cambio di classe, 4+3) e per l’inserimento dello stadio T3c (TNM 1992) in classe di rischio alto. Le proposte terapeutiche sono conseguentemente determinate dal rischio basso, intermedio, alto o molto alto di fallimento atteso; sono date specifiche raccomandazioni sul trattamento della malattia loco-regionale e metastatica, sull’utilizzazione dell’ormonoterapia neo-adiuvante-adiuvante e sull’uso della radioterapia post-operatoria. Le linee guida forniscono indicazioni anche per un uso appropriato sia dell’”osservazione” sia della “sorveglianza attiva” e raccomandazioni sul sostegno psicologico e di decision making che può essere proposto al paziente. Vengono ancora fornite raccomandazioni sulla prescrizione delle terapie di salvataggio, sulle terapie palliative e sulle modalità procedurali di follow-up. In sintesi, le linee guida forniscono indicazioni procedurali condivise sulle strategie ottimali adattandole alla classe di rischio di fallimento del paziente, alle caratteristiche del tumore, alla aspettativa di vita e alle preferenze personali del paziente. 88 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Bibliografia 1. Bahnson RR et al. National Comprehensive Cancer Network. NCCN Practice Guidelines for Prostate Cancer. Oncology 2000; 14:111 2. Schema di grading del Centro per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria (Ce.V.E.A.S.) www.ceveas.it 3. Sign 50: A Guideline Developers’ Handbook. Sign Publication N. 50, 2001. Updated 2004 Abstract n. 207 - Poster DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS WITH HORMONE REFRACTORY PROSTATE CANCER Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4, D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1 1 Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare; 2Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi; 3UO Urologia, INT Fondazione G. Pascale; 4Clinica Urologica, Università Federico II, Napoli Background: The current study investigated the impact on biochemical and objective response and tolerability of weekly docetaxel, vinorelbine and montly zoledronic acid as first line chemotherapy in symptomatic patients with hormone refractory prostate cancer (HRPC). Methods: Patients were treated with docetaxel 25 mg/m2 and vinorelbine 15 mg/m2, intravenously for 3 consecutive weeks followed by a 1 week rest repeatedly until disease progression. Zoledronic acid was administered monthly. Changes in PSA levels, tumoral response and toxicity were evaluated. QoL was also assessed. Results: 24 men (median age 68 years) were treated. 53% achieved a 50% or greater reduction in PSA. An objective response was observed in 3 of 11 patients with measurable disease (27%). The most important toxicity was represented by neutropenia (Grade 3 = 22%). Overall, 42% of patients achieved a QoL improvement. Conclusions: The combination docetaxel, vinorelbine and zoledronic acid was found to be associated with improvement in clinical benefit and biochemical response and well tolerated as first line treatment in HRPC. Abstract n. 208 - Comunicazione STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-STRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P1., Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia, O.C. “G.B. Morgagni-L. Pierantoni”, AUSL di Forlì; 2Associazione Urologica Morgagni, Forlì Introduzione: Il carcinoma della prostata è uno dei tumori più frequenti nel sesso maschile. Attualmente il marker utilizzato nella diagnosi e nel follow up è il PSA, tuttavia una cospicua percentuale di casi dimostra una assenza di correlazione tra la presenza del tumore ed i valori del PSA. La ricerca scientifica si è pertanto indirizzata verso lo studio della patogenesi del carcinoma della prostata in senso molecolare e lavori condotti su tessuto prostatico testimoniano come l’inattivazione del gene glutatione-S-transferasi (GSTP1), causata dalla ipermetilazione, costituisca un possibile “bio-marker” nel carcinoma della prostata. Si è voluto nel nostro studio valutare l’efficacia diagnostica della ricerca del gene GSTP1 sul siero al fine di poter rendere il test di facile esecuzione e senza la obbligatorietà di un prelievo istologico e poterlo così proporre come ausilio nella diagnosi precoce del carcinoma prostatico. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materiali e Metodi: Si è realizzato uno studio epidemiologico di tipo caso-controllo eseguendo il test su campioni di sangue periferico di soggetti suddivisi in 3 categorie: pazienti con carcinoma prostatico, ipertrofia prostatica e soggetti sani. La metodica prevede l’estrazione del DNA circolante da siero, il trattamento del DNA con sodio bisulfito, l’amplificazione mediante Polimerase Chain Reaction con oligonucleotidi specifici per le sequenze metilate e non metilate (MSP:methylation specific PCR) e rivelazione tramite elettroforesi su gel di agarosio. Si è utilizzato il kit Ampli GSTP1 prodotto dalla DiaChem Italia e distribuito da Bird srl. Risultati: Nei soggetti sani (15/15) non si sono riscontrati casi di ipermetilazione del promotore del gene GSTP1, mentre il 45.23% dei campioni di pazienti affetti da ipertrofia prostatica è risultato ipermetilato (19/42) raggiungendo l’81.81% di positività nei pazienti affetti da carcinoma prostatico (18/22). Discussione: La letteratura scientifica riconosce nella inattivazione somatica del gene GSTP1 una delle lesioni precoci nel processo di carcinogenesi della prostata. La totale assenza di ipermetilazione del promotore del gene GSTP1 nel sangue periferico di soggetti sani e la marcata positività nei pazienti affetti da carcinoma si accordano e confermano i dati della letteratura, relativi ad esami condotti su tessuto bioptico, rivelando una elevata sensibilità e specificità dell’analisi. L’esito di questa prima fase sperimentale è estremamente incoraggiante ed i dati fino qui riportati, pur se preliminari, ci spingono a proseguire lo studio fino al raggiungimento della numerosità dei campioni prevista al fine di ottenere risultati statisticamente significativi e poter così confermare l’importanza del test come valido ausilio per la diagnosi precoce nel carcinoma prostatico. Bibliografia 1. Ehou M, et al. Quantitative GSTP1 methylation levels correlate with Gleason grade and tumor volume in prostate needle biopsies. J Urol 2004;171:2195 2. Nakayama M, et al. GSTP1 CpG Island Hypermethylation as a molecular Biomarker for Prostate Cancer Journal of Cellular Biochemistry 2004; 91:540 Abstract n. 209 - Poster TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DEL GEL DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P. U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della chirurgia conservativa “nephron-sparing”, in elezione e soprattutto di necessità, per la terapia del tumore renale localizzato. L’enucleoresezione del tumore renale, che può essere eseguita senza o con ischemia a caldo o a freddo, impone un’accurata tecnica emostatica. Scopo dello studio è stata la valutazione dell’efficacia del gel di trombina in corso di chirurgia renale conservativa. Metodi: Dal giugno 2004 al giugno 2005, 41 pz (età media 63 aa), sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di tumorectomia renale per neoplasia. Caratteristiche dei pz.: M/F 23/18; Dx/Sx/Bilaterale 18/18/5; Sede terzo Sup./Medio/Inf. 7/22/17; Creatininemia preoperatoria 0,94+0,32 mg./dL. 4 pz. erano monorene chirurgico ed in 4 casi era presente una patologia benigna al rene controlaterale. In tutti i pz. dopo l’enucleoresezione della neoformazione sono stati apposti punti di sutura emostatici su eventuali soluzioni di continuo della via escretrice e sui vasi di calibro maggiore della trancia di sezione. In 15 pz. l’emostasi è stata completata con utilizzo della colla di trombina; in 20 pz. con apposizione di punti transfissi ed interposizione di tessuto adiposo perirenale; in 6 pz. con la colla chirurgica di cianoacrilato (rispettivamente gruppo 1, gruppo 2, gruppo 3). Il gel di trombina è stata impiegata anche nell’emostasi di lesioni accidentali di rami segmentari durante l’isolamento dei vasi renali (4 pz. con neoformazione ilare) e del parenchima splenico (2 pz.). Risultati: Le dimensioni del tumore erano comprese tra 1.0 e 7.3 cm (media 3.0 cm). Il tempo operatorio medio è stato di 133 min (d.s. ± 40 min). Un’ischemia a caldo è stata eseguita in 19 pz. e il tempo medio di ischemia è stato di 17 min; le perdite ematiche medie sono state 459 cc (d.s. ± 342 cc). La degenza media postoperatoria è stata di 6 giorni (range 3-11 gg). Il tempo operatorio si è dimostrato sovrapponibile nei 3 gruppi di pz. (la colla di trombina è stata utilizzata nei 6 interventi di tumorectomia bilaterale). Il tempo medio di ischemia è stato minore nel gruppo 1 rispetto al gruppo 2: 14.44 min ± 5.17 vs 18.75 min ± 6.54 rispettivamente; anche le perdite ematiche si sono rilevate minori nel gruppo 1 rispetto ai gruppi 2 e 3 (mediana 250 cc vs 400 cc vs 700 cc).Nel gruppo 1 sono stati trasfusi 7 pz. per un totale di 14 sacche di sangue; nel gruppo 2 sono state trasfuse 20 unità di sangue in 10 pz.; nel gruppo 3 due pz. hanno ricevuto 3 sacche di sangue. Il delta della creatininemia, calcolato come differenza tra il valore postoperatorio e preoperatorio, nel gruppo 2 si è rilevato essere maggiore una volta e mezzo rispetto al valore del gruppo 1 (0.10 vs 0.25). Alla analisi multivariata si è osservata solo una correlazione statisticamente significativa tra il tempo di ischemia intraoperatorio e la degenza (p=0.01). Conclusioni: L’utilizzo della colla di trombina in corso di chirurgia conservativa renale si è dimostrato un valido presidio emostatico, riducendo il tempo di ischemia e le perdite ematiche, pur essendo statisticamente sovrapponibile alla tecnica chirurgica classica (gruppi 2 e 3). Tuttavia l’uso del gel di trombina, in condizioni particolari, quali una lesione accidentale di un ramo segmentario dei vasi renali e/o della capsula propria del rene, aumenta la possibilità di una terapia conservativa senza sacrificare ulteriormente la funzionalità renale residua. Abstract n. 210 - Poster RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE NEL CARCINOMA PROSTATICO Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1, Sgrò E.2, Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1 1 U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli”, Reggio Calabria Introduzione e Obiettivi: La ginecomastia costituisce un effetto indesiderato altamente probabile (3 66%) nei pazienti con carcinoma prostatico non metastatico sottoposti a trattamento ormonale a base di bicalutamide ad alte dosi. L’irradiazione delle ghiandola mammaria, eseguita prima della somministrazione di bicalutamide, si è rivelata un’utile presidio in grado di prevenire, con una elevata percentuale di successo, la comparsa di tale effetto collaterale nonché della mastodinia. Entrambi i suddetti effetti indesiderati, sebbene raramente severi, possono condurre in una sensibile percentuale di casi, intorno al 20%, alla sospensione della terapia ormonale. Al fine di ottenere i suddetti benefici e, nel contempo, di valutare la tossicità di tale approccio abbiamo rivalutato retrospettivamente la nostra casistica. Metodi: Dal maggio ‘04 al maggio ‘05 sono stati arruolati 15 pazienti affetti da carcinoma prostatico non metastatico candiArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 89 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica dabili per un trattamento ormonale con bicalutamide 150 mg/die in monoterapia. I pazienti sono stati sottoposti al trattamento radiante di entrambe le ghiandole mammarie per una dose totale di 1000 cGy in frazione unica il giorno 0, giorno immediatamente precedente l’inizio della terapia ormonale. La tecnica utilizzata ha visto l’impiego di due campi diretti con elettroni, di forma circolare, di energia compresa tra 6 e 10 MeV, centrati sui capezzoli. L’intento era di irradiare due cilindri di tessuto del diametro di 5 cm e della profondità desiderata in maniera da coprire adeguatamente il volume di tessuto compreso tra la cute e la parete toracica. Risultati: Dopo un follow-up medio di 301 giorni (range 52462) l’incidenza di ginecomastia è stata del 20% (3/15) assumendo come cut off un diametro massimo della ghiandola 3 3 cm. La percentuale di mastodinia è stata del 33,3% (5/15): in 4 casi (26,6%) di grado lieve-moderato; in 1 solo caso di grado moderato-severo (6,6%). Relativamente agli effetti collaterali acuti è stata osservata la comparsa, nella sede irradiata, di 2 casi di eritema (13,3%), 1 caso di irritazione cutanea (6,6%), 2 casi di prurito (13,3%), 4 casi di iperestesia (26,6%) ed infine di 1 caso di dolore (6,6%). In tutti i casi la durata degli effetti collaterali acuti è stata inferiore alle 2 settimane con la sola eccezione dei casi di iperestesia, effetto indesiderato tutt’ora presente nei pazienti in cui è stato riscontrato. Conclusioni: I risultati osservati, sia pure dopo un follow-up piuttosto breve e su un campione di pazienti limitato, sembrano confermare che la radioterapia, nell’ambito di una strategia di prevenzione della ginecomastia secondaria al trattamento con bicalutamide, risulta essere un trattamento efficace e ben tollerato. Bibliografia 1. Iversen P. Bicalutamide monotherapy for early stage prostate cancer: an update. J Urol 2003; 170:S48 2. CJ Tyrrell, H Payne, TLJ Tammela, A Bakke et al. Prophylactic breast irradiation with a single dose of electron beam radiotherapy (10 GY) significantly reduces the incidence of bicalutamide-induced gynecomastia. Int J Radiat Biol 2004; 60:476 Abstract n. 211 - Poster L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M., Malini A. Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale “G. Fornaroli”, Magenta Introduzione e Obiettivi: Il tumore della vescica rappresenta la patologia neoplastica di più frequente riscontro in un Reparto di Urologia, sia per la sua elevata incidenza, ma soprattutto per l’elevata probabilità di recidiva e la possibilità di progressione, che richiedono l’attuazione di terapie preventive protratte e di numerosi controlli. Pertanto il costo di tali interventi terapeutici e preventivi incide notevolmente sul bilancio di un Reparto di Urologia e del SSN. Lo scopo di questo studio è di riportare l’impatto economico calcolato sulla base dei nuovi casi di tumori superficiali della vescica osservati nel corso di un anno e seguiti con un follow up di un anno tenendo conto dei costi delle singole procedure e delle recidive osservate. Materiali e Metodi: Nell’anno 2003 abbiamo osservato 72 nuovi casi di tumori vescicali che sono stati sottoposti a resezione transuretrale (TURBK). 20 sono risultati infiltrare la muscolare e pertanto vengono esclusi dal presente studio. Dei 52 casi in studio, 15 sono stati sottoposti a un ciclo di 8 instillazioni vescicali di Mitomicina C (MMC) 40 mg settimanali, 9 a un ciclo di 6 instillazioni vescicali di BCG settimanali, 7 a un ciclo di mantenimento con MMC 40 mg mensile per 8 mesi e 5 ad 90 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 un ciclo di mantenimento con BCG settimanale per 3 settimane ogni 3 mesi per 9 mesi. Per controllo sono state eseguite negli stessi pazienti 83 citologie urinarie, 49 cistoscopie e 9 biopsie vescicali. Le recidive si sono verificate in 20 pazienti (pari al 38% dei casi) e hanno richiesto l’esecuzione di 18 TURBK e 2 cistectomie. I numeri rappresentano i valori reali di riscontro, considerando che alcuni soggetti devono interrompere le instillazioni in quanto non tollerate mentre altri non si presentano ai controlli endoscopici programmati. Risultati: Il costo di un TURBK, considerando sia l’atto operatorio, l’esame istologico e le spese per la breve degenza, è risultato pari a 2.567 €, quello delle biopsie vescicali attuate in day hospital in anestesia generale è risultato pari a 852 €, quello di una cistoscopia ambulatoriale di 108 €, quello di una citologia urinaria di 15,34 €, e quello di una instillazione di MMC o BCG di 145 €. Infine il costo di una cistectomia è risultato pari a 6.000 €. Considerando pertanto il numero di procedure descritte in precedenza, il costo totale comprensivo del primo TURBK e dei successivi controlli o trattamenti delle recidive dei 52 casi osservati per un anno è risultato assommare a 250.084,66 € pari a 4.809 € spese per ogni nuovo paziente visto per il primo anno di follow-up. Conclusioni: Nonostante l’attuazione di un trattamento completo comprensivo di mantenimento per la prevenzione delle recidive da tumore superficiale della vescica, il numero di queste rimane ancora molto elevato (38% dei casi) e ciò comporta un’elevata spesa sia per l’attuazione delle terapie preventive (58.395 €), ma soprattutto per il trattamento delle recidive (58.206 €). Risulta pertanto fondamentale riuscire ad ottenere un trattamento che consenta di ridurre le recidive al fine di contenere le spese oltre a migliorare la qualità e quantità di vita dei nostri pazienti. Abstract n. 212 - Poster CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA IN CORSO DI TRATTAMENTO De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1, Martinetti A.1, Torelli T.2, Valdagni R.3, Maccauro M.4, Bajetta E.1 1 S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologica; 3Direzione Scientifica; 4S.C. Medicina Nucleare. Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Introduzione: La variante istologica “carcinoma neuroendocrino a piccole cellule” identifica un gruppo di neoplasie che, indipendentemente dalla sede di origine, manifestano un comportamento clinico estremamente aggressivo. Storia naturale e prognosi del microcitoma della prostata risultano pertanto differenti rispetto all’adenocarcinoma puro e a quello con differenziazione neuroendocrina. Il paziente: Uomo di 69 anni, che nell’agosto 2004, in seguito ad accertamenti per macroematuria, aveva eseguito agobiopsia prostatica, con diagnosi di carcinoma della prostata localmente avanzato a istologia coerente con “small cell carcinoma”. Cromogranina A sierica 120 U/L e PSA 0.5 ng/ml. Inizia terapia con Casodex 150 mg/die in associazione a Lanreotide 60 mg ogni 28 giorni, con progressione di malattia, dopo 1 mese di trattamento, a livello addominale, manifestatasi con insufficienza renale acuta ed occlusione intestinale, risolte con posizionamento di nefrostomia percutanea destra e colostomia di protezione. La successiva RT pelvica è risultata inefficace, con ulteriore progressione addominale e comparsa di secondarismi polmonari, epatici ed ossei. Terapia e decorso clinico: Giunge alla nostra osservazione nel dicembre 2004 per attivazione di terapia “di salvataggio”. Vista la persistente alterazione delle prove di funzionalità renale, veniva attivato trattamento con solo VP16 al dosaggio di 150 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica mg/m2, ogni 21 giorni. Alla rivalutazione dopo 2 mesi di terapia si evidenziava un incremento delle note lesioni epatiche e polmonari e raddoppio volumetrico della localizzazione addominale. Per le scadute condizioni cliniche, veniva impostata sola terapia di supporto, fino al decesso, avvenuto nel marzo 2005, per progressione di malattia. Discussione: Il carcinoma neuroendocrino a piccole cellule della prostata rappresenta una variante istologica caratterizzata da spiccato indice di aggressività, rispetto al comune adenocarcinoma, benché quest’ultimo possa sviluppare una progressiva androgenoindipendenza e con essa una differenziazione neuroendocrina. Cg A e NSE sono markers significativi, mentre il PSA nella maggior parte dei casi non è alterato. Scarsamente efficaci nel controllo della crescita tumorale risultano le comuni terapie con antiandrogeni. Le terapie ormonali con analoghi della somatostatina, cardine della cura dei tumori neuroendocrini ben differenziati, non hanno determinato alcun beneficio in termini di controllo della malattia. Nella pratica clinica si utilizzano, per similitudine dal punto di vista istologico, programmi chemioterapici comuni al microcitoma polmonare, senza tuttavia un impatto significativo sulla storia naturale di questa neoplasia, come riportato nel caso in oggetto. Bibliografia 1. Hansson J, Abrahamsson PA. Neuroendocrine differentiation in prostate carcinoma. Scand J Urol Nephrol Suppl 2003; 212:28 2. Sciarra A, Di Silverio F. Effect of nonsteroidal antiandrogen monotherapy versus castration therapy on neuroendocrine differentiation in prostate carcinoma. Urology. 2004; 63:523 3. Mosca A, Dogliotti L, Berruti A, Lamberts SW, Hofland LJ. Somatostatin receptors: from basic science to clinical approach. Unlabeled somatostatin analogues-1: Prostate cancer. Dig Liver Dis 2004; 36 (Suppl 1):S60 Abstract n. 213 - Poster SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R.L.3, Zampa G.4, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl, Medolla; 4Unità Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma Introduzione e Obiettivi: L’instillazione intravescicale di bacillus di Calmette-Guérin (BCG) e mitomicina C (MMC) può rappresentare un’attraente combinazione per il trattamento dei tumori superficiali della vescica ad alto rischio. È’ stato effettuato uno studio prospettico controllato che ha confrontato gli effetti del BCG intravescicale con la somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata, in pazienti con tumori della vescica in stadio pT1. Metodi: Dal Gennaio 1994 al Giugno 2002, ultimo follow-up giugno 2005, 193 pazienti con tumori della vescica di stadio pT1 sono stati randomizzati in due gruppi comparabili. I pazienti assegnati al Gruppo I sono stati sottoposti a 6 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min). I pazienti del gruppo II sono stati sottoposti a 9 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min) e MMC elettrostimolata (40 mg/20 mA/30 min) secondo il seguente schema: (BCG, BCG, MMC) x 3, per un totale di 6 instillazioni di BCG e 3 di MMC. I pazienti non responsivi, dopo elettroresezione e/o biopsie vescicali multiple, sono stati sottoposti ad un secondo ciclo di instillazioni settimanali. I pazienti in remissione completa di malattia sono stati sottoposti ad un programma di trattamento con instillazioni mensili; Gruppo I: 10 instillazioni con BCG; Gruppo II: (MMC, MMC, BCG) x 3, per un totale di 6 instillazioni di MMC e 3 di BCG. Risultati: Gruppo I versus Gruppo II: mediana (IQR o 95% IC): Follow-up (mesi): 77 (56.5) vs 86 (51.7), p=0.089. Recidiva: 52.1% (41.6-62.4) vs 33.7% (24.4-33.9), p=0.013. Intervallo libero da malattia (mesi): 11.5 (9.0-13.5) vs 20.0 (17.0-32.0), p<0.001. Progressione: 19.8% (12-30) vs 14.3% (8.0-22.8), p=0.343. Tempo alla progressione (mesi): 16.0 (10.0-21.0) vs 37.5 (17.8-58.0), p=0.003. Mortalità malattia specifica: 10.4% (5.1-18.3) vs 2.0% (0.2-7.1), p=0.018. Gli effetti collaterali, frequenti in entrambi i gruppi di trattamento, hanno interessato prevalentemente il basso tratto urinario. Non sono stati registrati decessi o manifestazioni sistemiche correlate ai trattamenti o casi di vescica retratta. Conclusioni: La somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata è più efficace del solo BCG nel trattamento dei pazienti con tumori superficiali della vescica da alto rischio. Abstract n. 214 - Poster PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO Di Stasi S.M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia Obiettivi: Valutare gli effetti della prostatectomia radicale (PR) e della radioterapia esterna (RT) in pazienti con cancro della prostata clinicamente localizzato. Metodi: Da Giugno 1997 a Settembre 2001, 137 pazienti affetti da cancro della prostata clinicamente localizzato (stadio T1, T2 e T3a) sono stati randomizzati e sottoposti a PR (n=70) o RT (n=67). I pazienti sono stati controllati ogni 3 mesi con PSA e valutazione clinica e annualmente con TC e scintigrafia ossea. Sono state registrate le complicanze acute e croniche correlate a ciascun trattamento. I pazienti del gruppo RT a 36 mesi dal trattamento sono stati sottoposti a biopsie prostatiche analizzate con esame istologico e determinazione immunoistochimica di 34betaE12. Prima del trattamento e dopo 1, 3, 6 12 e 24 mesi ai pazienti è stato somministrato un questionario per valutare la qualità della vita complessiva e specifici cambiamenti nelle funzioni intestinale, urinaria e sessuale. Risultati: La sottostadiazione clinica dopo PR è risultata del 39.6%. Complicanze acute e croniche sono state osservate rispettivamente nel 35.4% e 68.7% dei pazienti sottoposti a PR e nel 56.3% e 58.3% dei pazienti sottoposti a RT. Il follow-up medio è di 64.6 mesi nel gruppo PR e di 63.6 mesi nel gruppo RT (p=0.607). Una ripresa biochimica della malattia è stata osservata in 23 pazienti del gruppo PR ed in 22 del gruppo RT (p=0.198). L’intervallo libero da malattia è risultato di 47.6 mesi nel gruppo PR e di 44.7 mesi nel gruppo RT (p=0.989). La sopravvivenza causa-specifica è del 95.8% nel gruppo PR e del 97.9% nel gruppo RT (p=0.604). L’analisi delle biopsie prostatiche effettuate a 36 mesi dal trattamento nei pazienti del gruppo RT ha evidenziato una persistenza della malattia nel 28.2% dei casi. Un peggioramento della qualità della vita complessiva è stato registrato solo durante il primo mese nel gruppo PR (p<0.001), mentre a 12 mesi i risultati sono sovrapponibili agli scores pretrattamento in entrambi i gruppi (p=0.431). Dopo il trattamento il gruppo PR ha mostrato un peggioramento della funzione urinaria (p<0.001), mentre nel gruppo RT è stato osservato un peggioramento della funzione Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 91 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica intestinale(p<0.001). La disfunzione sessuale è risultata prevalente nel gruppo PR(p<0.001). La valutazione della stessa durante il follow-up ha mostrato un continuo declino dopo RT ed un miglioramento nel tempo dopo PR. Conclusioni: Nei pazienti con cancro della prostata clinicamente localizzato, PR e RT hanno un’efficacia terapeutica sovrapponibile. I pazienti sottoposti a PR riportano un peggioramento della funzione urinaria e una migliore funzione intestinale rispetto ai pazienti trattati con RT. Entrambi i gruppi presentano un declino della funzione sessuale durante il follow-up. Abstract n. 215 - Poster LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo S., Peschechera R., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di Bari Introduzione: Il carcinoma renale a cellule chiare (RCC) è la più comune neoplasia maligna del rene e rappresenta circa il 3% delle neoplasie maligne dell’adulto. La naturale collocazione del rene all’interno del tessuto adiposo retroperitoneale e la capacità del tumore di evadere il controllo del sistema immunitario, permettono alla malattia di crescere senza dare segno di sé, raggiungendo in alcuni casi dimensioni considerevoli e interessando il compartimento ematico in maniera massiva. Materiali e Metodi: Dal 1978 al 2005 sono stati sottoposti a chirurgia renale presso il nostro centro 521 pazienti, di cui 17 pazienti (15 m. e 2 f.), di età compresa fra i 35 e 79 anni presentavano interessamento della vena cava inferiore. In 4/17 casi (23.5%) il trombo neoplastico raggiungeva l’atrio destro. In 13/17 casi (76.5%) il tumore era del rene destro; nei restanti 4 (23.5%) del rene sinistro. Il diametro medio della neoplasia era di 8.9 cm (range 4-16 cm). Il grado secondo Furman era in 3 casi G2, in 9 casi G3 e in 5 casi G4. In 13/17 casi (76.5%) i linfonodi sono risultati negativi. In 13/17 (76.5%) non è stata riscontrata metastatizzazione a distanza. L’accesso chirurgico è stato in 10 casi una incisione secondo Chevron, in 2 casi un Emi-Chevron, in 2 casi una toracofrenolaparotomia e in 3 casi una incisione laparotomia mediana. Il sanguinamento intra e postoperatorio è stato in media di 1135 ml (range 300-3000). La degenza ospedaliera è stata mediamente di 11 giorni (range 2-22). Risultati: Dei 17 pazienti, 1 risulta perso al follow-up, 2 sono viventi con un follow-up massimo di 24 mesi, 13 sono deceduti per progressione di malattia, mentre 1 paziente è deceduto in prima giornata postoperatoria per complicanze postoperatorie. La sopravvivenza media è stata di 14.2 mesi (range 1 giorno-30 mesi). Conclusioni: La nostra esperienza indica che la nefrectomia radicale con exeresi di trombo cavale è un’alternativa curativa possibile in questi pazienti, anche quando il trombo raggiunge l’atrio destro, nonostante la letteratura evidenzi uno scarso beneficio dell’asportazione del trombo cavale nei pazienti con metastasi locali o a distanza, anche se chirurgicamente asportabili. Abstract n. 216 - Comunicazione IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di Bari 92 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Introduzione: Recenti pubblicazioni hanno messo in discussione la validità prognostica dell’attuale stadiazione TNM per il carcinoma renale, suggerendone modifiche e miglioramenti. Nella nostra analisi retrospettiva abbiamo valutato il ruolo predittivo di recidiva delle dimensioni delle masse neoplastiche in relazione ad altri noti fattori prognostici, tra cui, soprattutto, la stadiazione patologica delle forme precoci, secondo il TNM attuale. Materiali e Metodi: Dal 1985 al 2005 sono state eseguite presso la nostra Divisione 450 nefrectomie radicali con accesso lombotomico, (50,1%), anteriore (38%), laparoscopico (2,9%). Per le esigenze dello studio sono stati selezionati 284 pazienti affetti da malattia in stadio localizzato o localmente avanzato (stadi T1, T2, T3a,b). L’età media dei pazienti è di 59 anni (range: 22-84). Come end point primario è stata assunta la percentuale di recidiva di malattia in corso di follow-up, eseguito mediante TAC toraco-addomino-pelvica o ecografia dell’addome ed Rx torace ogni 6 mesi. Il follow-up medio è stato di 32,8 mesi (range: 3-144). La dimensione media delle neoplasie asportate è stata di 6,8 cm. (range 1-20 cm.) I pazienti sono stati stratificati in base a dimensioni e stadio di malattia in 6 gruppi clinici: gruppo 1: stadio T1; gruppo 2: stadio T2; gruppo 3: stadio T3a e massa neoplastica < 7 cm.; gruppo 4: stadio T3a e massa > 7 cm.; gruppo 5: stadio T3b massa < 7 cm.; gruppo 6: stadio T3b massa > 7 cm. Risultati: 35 soggetti su 284 sono andati incontro a recidiva di malattia (12,3%); 25 (8,8%) sono stati gli exitus cancro-correlati. Il campione è stato stratificato in base allo stadio patologico, il grado secondo Furmhan, l’epoca di intervento, l’incidentalità o meno della diagnosi, il tipo di accesso chirurgico, il gruppo clinico. Le curve di sopravvivenza libera da malattia eseguite secondo il modello di Kaplan-Meier hanno evidenziato p statisticamente significativi per stadio, grado e gruppo clinico (rispettivamente p=0,0001; p=0,017; p=0,0001). Suddividendo il campione in base allo stadio patologico ed alle dimensioni del tumore è stato possibile evidenziare un comportamento pressocchè sovrapponibile per le neoplasie del gruppo 1 rispetto al 2, (percentuale di recidiva pari al 5,8 ed 8,8%, p=n.s.), dimostrando scarso impatto delle dimensioni della massa nei soggetti con neoplasia localizzata all’organo. Le dimensioni del tumore assumono, invece, significato prognostico se si considerano i pazienti in stadio T3 (gruppi 3 e 4) con p=0,03 e percentuali di recidiva pari al 7,8 e 21,4%. L’invasione della vena renale rende ininfluenti le dimensioni della massa. Analizzando le forme di piccole dimensioni, la presenza di invasione del grasso perirenale non influenza la prognosi (gruppo 1 vs 3, p=0,5); nelle forme di dimensione > 7 cm., lo stadio T3 aumenta il rischio di recidiva rispetto ai T2 (21,4 vs 8,8%). Conclusioni: Oltre al grado istologico, le dimensioni della neoplasia e lo stadio patologico rappresentano fattori di sicuro impatto sulla prognosi dei pazienti affetti da carcinoma renale in stadio precoce. Se si considera lo scarso impatto dello stadio patologico (invasione del grasso perirenale) nelle forme di piccole dimensioni, appare giustificato un approccio conservativo nei tumori più piccoli di 7 cm. Abstract n. 217 - Poster È L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE? Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L., Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P. Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di Bari ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: Il miglioramento della tecnica chirurgica nel corso degli anni è un fattore controverso e pochi studi stabiliscono gli standard di qualità della metodica operatoria nel trattamento dei tumori della prostata. Obiettivo dello studio è la valutazione dell’impatto sulla prognosi a distanza dell’epoca dell’intervento chirurgico, messo a confronto con gli altri fattori di prognosi notoriamente significativi. Materiali e Metodi: Dal 1987 al 2005 sono state eseguite presso il nostro centro, 474 prostatectomie radicali retropubiche su pazienti di età compresa fra i 50 e gli 78 anni, affetti da carcinoma di prostata in stadio localizzato o localmente avanzato. Il follow-up medio è stato di 40 mesi (range 1-190). I risultati sono stati analizzati stratificando il campione in base alle caratteristiche clinico/patologiche: stadio, Gleason, margini chirurgici, infiltrazione perineurale ed epoca di intervento. Come end-point è stata assunta la sopravvivenza libera da malattia. La progressione post-operatoria è stata definita come un incremento del PSA postoperatorio > 0.1 ng/ml per 3 determinazioni consecutive. Risultati: 70 pazienti (18%) sono andati incontro a recidiva biochimica. Per quanto riguarda i margini chirurgici, 35/220 (15.9%) pazienti con margini negativi sono andati incontro a recidiva biochimica, rispetto ai 35/172 (20.3%) recidivi tra i pazienti con margini positivi (p<0.0001). Migliore sopravvivenza libera da malattia si è avuta anche nei soggetti con neoplasia intracapsulare rispetto a pazienti con infiltrazione extracapsulare o interessamento linfonodale, con tassi di recidiva rispettivamente del 13.7%, 27.8% e 56.7% (p<0.0001). Nei pazienti con un Gleason compreso tra 2 e 6, le percentuali di sopravvivenza sono risultate migliori rispetto a pazienti con Gleason maggiore o uguale 7 (recidiva del PSA rispettivamente 13.9% e 28.9%, p<0.0001); miglioramento si è avuto anche tenendo presente l’epoca dell’intervento chirurgico, con minore incidenza di recidiva biochimica nel quinquennio 20012005 (8.5%) rispetto al quinquennio 1991-1995 (47.2%) e 1996-2000 (32.7%) (p<0.0115). L’infiltrazione perineurale non è risultata un fattore di prognosi statisticamente significativo. L’analisi multivariata ha confermato la significatività di stadio, Gleason e di anno di intervento. Analizzando la distribuzione dei vari fattori anatomopatologici nel tempo, si è dimostrato un aumento delle forme intracapsulari (65%), rispetto ai quinquenni precedenti (60% e 44%). Conclusioni: Il miglioramento delle tecniche diagnostiche avvenuto negli ultimi 10 anni ha consentito di intervenire su pazienti con malattia ancora in fase precoce. Ciononostante, l’analisi multivariata dei fattori prognostici ha evidenziato che, da sola, l’epoca dell’intervento è un fattore di prognosi significativo e indipendente dalle caratteristiche anatomopatologiche della malattia, con risultati migliori negli ultimi 5 anni. Abstract n. 218 - Poster STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA TECNICA DI ROCCO Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A., Scieri F., Gaboardi F. U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano Introduzione e Obiettivi: La terapia chirurgica, evolutasi attualmente con la tecnica laparoscopica, rimane a tutt’oggi il trattamento di riferimento del carcinoma prostatico organo-confinato. Diversi milglioramenti chirugici sono stati proposti al fine di ottimizzare l’intervento proposto inizialmente da Walsh e permettere una più rapida ripresa da parte dei pazienti operati delle normali funzioni quotidiane. L’obiettivo del nostro studio consiste in una valutazione iniziale sulla continenza precoce nella prostatectomia radicale laparoscopica con sospensione rabdiomiosfinterica sec. la tecnica di Rocco. Metodi: Dal novembre del 2004, 20 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale videolaparoassistita con tecnica proposta da Rocco. Al momento della rimozione del catetere vescicale e successivamente tramite questionario telefonico, sono stati ottenuti i dati completi inerenti a 17 pazienti di cui 4 sono stati operati attraverso l’ausilio robotico daVinci. Sono stati quindi presi in considerazione l’età dei pazienti, il volume prostatico, timing chirurgico, dosaggi di PSA totale preoperatori e la ripresa della continenza urinaria precoce, ovvero alla rimozione del catetere vescicale ed al controllo ad un mese di distanza nei casi di parziale conservazione di quest’ultima. Le caratteristiche dei Pazienti precocemente continenti sono state ulteriormente stratificate ed analizzate in dettaglio. Risultati: Il 41,1% dei Pazienti trattati con la Tecnica di Rocco hanno mantenuto una continenza completa, equivalente a 0 sec. La classificazione di O’Donnel, il 29.4% hanno dichiarato l’utilizzo di 1 protezione giornaliera con lievi perdite urinarie in condizioni di sforzo moderato, alla rimozione del catetere vescicale. Il grado d’incontinenza 2 in due pazienti è rimasto invariato al successivo controllo mensile. Il timing operatorio medio è stato complessivamente di 217,3 minuti, mentre nei casi precocemente continenti è risultato insensibilmente aumentato a 228,5 minuti (range 300-145). L’età media dei pazienti risulta di 63,1 anni, sovrapponibile a quella dei Pazienti immediatamente continenti (63 aa) dei quali 3 risultano operati con il daVinci. Conclusioni: L’ applicazione della variante tecnica di Rocco alla prostatectomia di Walsh, che porta ad un guadagno in lunghezza anatomica uretrale, nella prostatectomia laparoscopica suggerisce tramite questi iniziali dati la preservazione della continenza urinaria anticipandola già al momento della rimozione del catetere vescicale eseguito in media in ottava giornata postoperatoria (range 7-10 gg.), risultando invece sovrapponibile con i risultati ottenuti ad un mese dalla nostra casistica laparoscopica senza tale variazione tecnica e da quella dello stesso Autore, applicata in questo caso, nella prostatectomia “open”. Bibliografia 1. Rocco F, Acquati P, Casellato S, Gadda F, Besana U, Grisotto M, Carmignani L, Favini P, Ferrutti M, Dell’Orto P, Avogadro A. La ricostruzione dello sfintere striato permette un recupero rapido della continenza dopo prostatectomia radicale retropubica. Atti del 74 Congresso S.I.U. 2001, pag. 73 2. Carmignani G, Simonato A, Traverso P, Galli S, Romagnoli A, Campodonico F, Corbu C. La prostatectomia radicale anatomica: accorgimenti tecnici per migliorare la continenza precoce. Acta Urol Ital 1997 Suppl; Vol XI (2): 332 Abstract n. 219 - Poster IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI DEL TUMORE PROSTATICO. REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE Di Francesco S., Tenaglia L.R Clinica Urologica, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara Introduzione e Obiettivi: Gli androgeni, com’è noto, giocano un ruolo chiave nella eziopatogenesi del tumore prostatico. Recenti studi, tuttavia, hanno evidenziato come sebbene la prostata sia una una ghiandola androgeno-dipendente gli estrogeni, a livelli fisiologici, da soli o insieme agli androgeni, possono promuovere la crescita tumorale. Sulla base di tali acquisizioni è stata formulata l’ipotesi che Androgeni ed Estrogeni siano coinvolti direttamente e reciprocamente nella regolazione della crescita prostatica e del processo carcinogenico. Metodi: Lo studio è stato conArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 93 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica dotto a mezzo di un’accurata analisi della letteratura internazionale riguardante l’ultimo quinquennio (2000-2005). Le parole chiave utilizzate nella ricerca sono state: Ca. prostata; estrogeni; recettori estrogenici (ER-alfa e ER-beta). Risultati: Gli Estrogeni possono rappresentare sia agenti promotori che soppressori del Ca. prostatico in relazione alla dose e al tipo di agente estrogenico usato: a dosi farmacologiche hanno un’azione antitumorale, mentre a livelli fisiologici possono promuovere la carcinogenesi. Tale duplice azione può essere legata all’esistenza di due tipi di recettori per gli estrogeni: ER- alfa e ERbeta. I recettori ER-alfa si localizzano nella prostata anteriore e nello stroma e regolano sviluppo e omeostasi delle cellule epiteliali prostatiche. Un aumento della loro espressione è correlato con la progressione del tumore prostatico e l’ emergere di un fenotipo ormono-refrattario. I recettori ER-beta si localizzano nel lume delle cellule epiteliali secretorie e la loro espressione può essere stroma dipendente. Dati preliminari suggeriscono come tali recettori possano modulare la differenziazione e la crescita epiteliale prostatica regolando fisiologicamente il numero dei recettori androgenici. La perdita e la ridotta espressione degli ERbeta è infatti associata con un più alto Gleason score e con un più elevato potenziale metastatico. Conclusioni: I dati emersi dalla letteratura evidenziano come gli estrogeni siano importanti regolatori della crescita e della differenziazione epiteliale prostatica. Gli ER-beta, in particolare, potrebbero giocare un ruolo chiave nel processo carcinogenico inibendo l’invasione, la proliferazione e stimolando l’apoptosi delle cellule tumorali. Essi quindi potrebbero rappresentare un nuovo target per il trattamento della malattia proliferativa della prostata. Bibliografia 1. Brawley OW. Hormonal Prevention of prostate cancer. Urologic Oncology 2003; 69-72 2. Hsing AW, et al. Hormones and Prostate cancer: Current Perspectives and future directions. The Prostate 2002; 52:213 3. Steiner MS, et al. Selective estrogen receptor modulators for the chemioprevention of prostate cancer. Urology 2001; 57:68 4. Cheng J, et al. Expression of estrogen receptor beta in prostate carcinoma cells inhibit invasion and proliferation and trigger apoptosis. FEBS Letters 2004; 566:169 5. Bektic J, et al. Androgen receptor regulation by physiological concentration of the isoflavonoid Genistein in androgen-dependent LNCaP cells is mediated by Estrogen Receptor beta Europ Urology 2004; 45:245 Abstract n. 220 - Poster LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA: VANTAGGI E CRITICITÀ Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3, Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5 1 Unità Operativa di Psicologia; 2Unità Operativa Radioterapia B; 3 Unità Operativa Urologia; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2; 5 Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Introduzione e Obiettivi: Per meglio affrontare la complessità della patologia e per ottimizzare la gestione del paziente affetto da cancro prostatico abbiamo deciso di impostare le strategie terapeutiche e osservazionali secondo la logica “multidisciplinare” con gli obiettivi di: • ridurre il rischio per il paziente di ricevere indicazioni tra loro divergenti; • offrire informazioni chiare e esaustive attraverso un sapere comune costruito con la competenza di ogni singola professione; • dare contenimento al disorientamento che spesso segue una diagnosi di tumore. 94 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Metodi: L’approccio multidisciplinare si concretizza sia nell’incontro diretto con il paziente durante la visita multidisciplinare, sia nell’ équipe settimanale alla quale partecipano i professionisti impegnati nel Programma Prostata. Fasi della visita multidisciplinare: • anamnesi (con urologo o oncologo radioterapista, e psicologo): finalizzata a un inquadramento clinico-oncologico della malattia; • colloquio psicologico: focalizzato sugli aspetti della qualità di vita del paziente; • discussione collegiale multidisciplinare (senza il paziente): finalizzata alla condivisione delle informazioni e alla predisposizione di un piano di trattamento individuale; • colloquio multidisciplinare (con il paziente): finalizzato alla comunicazione della pianificazione terapeutica e delle possibili alternative terapeutiche/osservazionali. Contenuti dell’èquipe multidisciplinare settimanale: • verifica e eventuale correzione della metodologia di lavoro del gruppo; • discussione casi clinici complessi. Risultati: Dall’attivazione del Servizio sono state effettuate 90 visite multidisciplinari. Vantaggi riportati dai pazienti: • percezione di un’accoglienza “globale” della propria persona; • percezione di un alto livello di attenzione (per il tempo della visita e per la presenza di più professionisti); • chiarezza e non contraddittorietà delle informazioni ricevute. Criticità riportate dai pazienti: • difficoltà a distinguere le diverse competenze; • necessità di un referente medico unico per la propria futura gestione terapeutica. Criticità emerse nelle riunioni d’équipe: • difficoltà a passare da una logica di sé come operatore unico a una logica di intervento di gruppo; • rischio di delegare la propria responsabilità individuale al gruppo; • rischio di un adeguamento del gruppo alla decisionalità espressa dal ruolo che è percepito come più “forte”. Conclusioni: In considerazione dei diversi livelli di complessità diagnostico-terapeutica della patologia prostatica l’approccio multidisciplinare risulta per il paziente e per gli operatori l’impostazione più adeguata. La costruzione della multidisciplinarietà deve tuttavia avvenire principalmente al di fuori dell’incontro diretto con il paziente: nelle discussioni collegiali, nelle riunioni di verifica, nei momenti formativi comuni. Tanto più il gruppo è disposto ad accogliere le diverse voci che lo compongono tanto più sarà capace di ascoltare la voce del paziente. Bibliografia 1. Kagan AR. The multidisciplinary clinic, editorial. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2005; 61:967 2. Valdagni R, et al. The multidisciplinary clinic in prostate cancer. In regard to Kagan: “The multidisciplinary clinic”. Int J Radiat Oncol Biol Phys September 2005 in press 3. Schostak M. Shared decision-making results from an interdisciplinary consulting service for prostate cancer. World J Urol 2004; 16:441 Si ringrazia la Fondazione Italo Monzino di Milano per il finanziamento al Progetto di Psico-Oncologia “Per un sentire condiviso: l’uomo ed il tumore alla prostata”. Abstract n. 221 - Poster ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G., Artibani W., Pagano F. Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: La moderna ricerca translazionale in campo oncologico si propone di identificare nuovi marcatori prognostici e nuovi bersagli terapeutici applicando le conoscenze e le tecniche della ricerca genomica e post-genomica al contesto clinico. Tale tipo di ricerca necessita di dati clinici e tessuti biologici umani raccolti all’interno di una banca biologica umana (BBU). Obiettivo: Delineare i punti cardine di un processo di allestimento di una BBU e stilare un progetto di creazione di una BBU per lo studio delle neoplasie prostatiche presso il VIMM (Istituto Veneto di Medicina Molecolare). Materiali e Metodi: Ampia revisione della letteratura e della legislazione in tema di BBU, esperienza diretta di BBU urologiche e non, consulenza di varie figure professionali (Anatomopatologo, Tecnico istopatologo, Medico di laboratorio, Urologi, Ricercatori). Risultati: a) Modello organizzativo. Una BBU puó essere concepita in maniera “sistematica”, eseguendo i prelievi da tutti i pazienti osservati e con la stessa metodologia, o “prospettica”, cioé finalizzata a studi specifici selezionando i pazienti e usando metodi di campionamento e conservazione in base alle esigenze dei ricarcatori. b) Consenso informato. Esso si configura come un processo che prevede un informazione dettagliata al paziente mediante un opuscolo informativo, la compilazione del modulo di consenso, il colloquio che puó essere consensuale a quello per l’atto chirurgico, una lettera informativa per il Medico Curante, sottolineando la possibilitá da parte del paziente di richiedere in ogni momento la distruzione dei propi campioni biologici. c) Confidenzialitá. La protezione della riservatezza dei dati clinico-genetici richiede 1) l’identificazione di un responsabile principale, 2) l’individuazione di una sede dedicata e protetta per la banca, 3) l’anonimizzazione dei campioni biologici e dei dati genetici o, in alternativa, l’utilizzo di un “honest broker method” che prevede un database parallelo dei links tra i codici associati ai campioni e l’identitá dei donatori con chiave di accesso nota solo ad un responsabile. d) Approvazione di un Comitato di Bioetica. e) Acquisizione delle infrastrutture logistiche e delle attrezzature necessarie. f) Protocolli delle metodologie di campionamento e criopreservazione. Per il campionamento di tessuto prostatico sono disponibili varie tecniche: 1) prelievo di fette alterne, 2) macrodissezione, 3) TRU-CUT. g) Metodi di validazione. Per il controllo di qualitá é necessario adottare metodi di controllo degli errori nell’assegnazione del fenotipo istologico ai campioni tissutali e nel processamento. h) Definizione dei criteri di verifica dei risultati. Conclusioni: Una BBU puó sostenere la ricerca molecolare nell’area uro-oncologica superando i limiti della ricerca basata sui meri dati clinici, anatomopatologici e di follow-up. L’allestimento di una tale struttura porta ad affrontare numerose problematiche etico-legali e metodologiche che richiedono ancora una legislazione specifica e la standardizazione delle tecniche. Abstract n. 222 - Poster LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO DI NEOPLASIA PROSTATICA Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1 1 Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia Patologica, Università di Padova Introduzione: Lo scopo di questo studio è valutare il ruolo di una rebiopsia prostatica estesa a 24 prelievi in pazienti con persistente sospetto clinico di neoplasia prostatica e precedente biopsia negativa, precedente diagnosi di HGPIN o ASAP. Materiali e Metodi: Abbiamo eseguito una rebiopsia estesa sistematica a 24 prelievi in 207 pazienti con almeno 1 precedente biopsia negative e PSA persistentemente aumentato e/o reperto rettale sospetto o con diagnosi di HGPIN o ASAP alla precedente biopsia. Per il grading delle neoplasie è stato applicato il sistema di Gleason. Risultati: In 66 pazienti è stata fatta diagnosi di neoplasia prostatica con un tasso diagnostico del 32.3%. In particolare, cancro è stato diagnosticato nel 54.5% dei pazienti con precedente diagnosi di ASAP, 36.3% di quelli con precedente HGPIN e 28.2% dei pazienti con precedente biopsia negativa. Un sottogruppo di 30 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale retropubica. Nessuna correlazione è stata riscontrata tra numero di prelievi positivi e stadio patologico o Gleason score patologico. Un ‘elevata concordanza è stata rilevata tra Gleason score clinico e patologico (83.4% globale; intervallo di confidenza: ±1). L’unica complicanza rilevante della procedura è stata un’ematuria transitoria verificatasi in 11 pazienti. Conclusioni: La rebiopsia estesa può essere considerate una procedura diagnostica sicura ed efficace in paziente con sospetto clinico di neoplasia prostatica e precedente biopsia negativa per neoplasia. In particolare, la metodica sembra essere particolarmente utile nei paziente con precedente diagnosi di HGPIN o ASAP. Abstract n. 223 - Video CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S., Bellina M. U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO) Introduzione: Il risultato di un trattamento oncologico non si basa solo sull’efficacia della terapia scelta, ma anche sulla qualità di vita assicurata al paziente. La cistoprostatectomia radicale rappresenta il trattamento di scelta per i tumori vescicali infiltranti o superficiali ad alto rischio. Con particolari indicazioni è possibile derivare le urine con serbatoi intestinali ortotopici in modo da preservare l’immagine corporea e permettere una minzione “per urethram”. Negli ultimi anni, in casi selezionati, sono state proposte tecniche di derivazione urinaria ortotopica con conservazione della capsula prostatica e delle vescicole seminali allo scopo di mantenere la potenza sessuale ed, eventualmente, una potenziale fertilità. Materiali e Metodi: Presentiamo il caso di un paziente di 43 anni, giunto alla nostra attenzione per riscontro di neoformazione della parete vescicale sinistra. Il referto istologico della TURB risultava positivo per carcinoma uroteliale monofocale T2G3. Gli esami di stadiazione non evidenziavano localizzazioni secondarie. PSA ed e.r. di norma. In considerazione della giovane età, della stadiazione e sede della malattia e del desiderio del paziente di mantenere l’attività sessuale, si procedeva a cistectomia radicale e derivazione ortotopica continente a “Y” con ileocapsuloplastica. Tecnica chirurgica Dopo aver eseguito TURP fino a esporre la capsula prostatica, si è proceduto a cistectomia radicale con linfadenectomia loco-regionale. Il piano vescicale posteriore è stato preparato sezionando gli ureteri a livello dell’incrocio con i vasi iliaci e isolando i deferenti fino alla giunzione con le vescicole seminali. I peduncoli vescicali sono stati sezionati. Con Ultracision viene infine eseguita la sezione del collo vescicale alla giunzione col margine della capsula prostatica, completando così la cistectomia. A circa 15 centimetri dalla valvola ileo-ciecale, viene identificato un tratArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 95 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica to di ileo di 38 centimetri, che viene sezionato con suturatrice meccanica per la costituzione della neovescica a Y. La neovescica viene configurata con 2 segmenti centrali di 13 centimetri ciascuno e due bracci laterali di 6 centimetri. Nel punto più declive della neovescica viene praticato un opercolo, che permette la detubularizzazione del segmento centrale con 2 passaggi di GIA 75. Si esegue la capsuloplastica con 6 punti staccati in acido poliglicolico 2-0 su catetere in silastic 22 Ch. Si esegue quindi l’anastomosi diretta uretero-ileale sulla faccia posteriore dei due bracci laterali. Risultati: In 12 giornata postoperatoria è stato rimosso il catetere vescicale. Sette giorni dopo la rimozione del catetere vescicale, il paziente è in grado di eseguire minzioni spontanee regolari, in assenza di residuo postminzionale e di incontinenza. L’urografia eseguita a 3 mesi dall’intervento dimostra reperti nella norma a carico dei reni e degli ureteri, e una neovescica a buona capacità. Il paziente riferisce funzione sessuale soddisfacente, senza ausilio farmacologico. Conclusioni: In casi strettamente selezionati la cistectomia radicale con derivazione urinaria ortotopica con ileocapsuloplastica può rappresentare una alternativa terapeutica in grado di associare radicalità oncologica con un’ottima continenza e alte probabilità di preservare una normale funzione sessuale. La neovescica a Y, per la sua semplicità e versatilità, ben si adatta anche a questa tecnica. Abstract n. 224 - Poster TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA A BREVE TERMINE Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze Introduzione: I carcinomi a cellule transizionali della vescica (TCC), classificati come pT1G3 all’analisi anatomopatologica, mostrano un comportamento biologico aggressivo caratterizzato da un’alta frequenza di recidive (70-80%) ed un alto tasso di progressione a malattia invasiva (10-30%). Il trattamento oggi di riferimento è costituito dalla resezione endoscopica della neoformazione (TURBT) e dalla successiva terapia adiuvante con BCG. Studi clinici controllati e studi di metaanalisi hanno dimostrato, inoltre, che un trattamento precoce (entro 6 ore dalla TURBT) con epirubicina, determina una riduzione sostanziale della frequenza di recidive e di progressione nei TCC, indipendentemente dallo stadio e dal grado. Scopo del presente studio è valutare l’efficacia a breve termine di uno schema di trattamento costituito da una somministrazione precoce di epirubicina e da un’instillazione a settimana per 6 settimane di BCG, in pazienti con TCC T1G3. Materiali e metodi: Dal novembre 2004 al maggio 2005, 23 pazienti affetti da TCC (età media 67 anni), sottoposti a TURBT e classificati come T1G3 all’esame anatomopatologico sono stati arruolati consecutivamente nello studio. Ogni paziente, come da protocollo, è stato sottoposto ad una somministrazione endovescicale precoce di epirubicina (50 mg in 50 cc di soluzione fisiologica e mantenuta in vescica per 1 ora) e ad un’instillazione a settimana per 6 settimane di BCG (5 x 108 CFU in 50 cc di soluzione fisiologica e mantenuta in vescica per 1 ora). Ogni paziente è stato sottoposto ad followup per la valutazione del rischio di recidiva e pregressione, costituito da: nuova resezione endoscopica stadiante (second look) ad un media di 2 mesi (42-67 giorni) dal trattamento, citologia urinaria e cistoscopia ogni 3 mesi in caso di negatività del second look. I pazienti che hanno presentato un secon- 96 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 do T1G3 al second look sono stati sottoposti a cistectomia radicale o radioterapia. Risultati: Dei 23 pazienti sottoposti a TURBT, 12 presentavano una forma primitiva di TCC mentre 11 presentavano una forma recidiva (3 pazienti 1 recidiva, 8 pazienti 2 o più recidive). L’analisi anatomopatologica dei frammenti della TURBT del second look ha dimostrato: 10 pazienti non mostrano alcuna presenza di neoplasia al second look, 8 pazienti presentavano un TCC di stadio o grado inferiore (3 pTaG2-3, 4 pT1G1, 1 pT1G2), mentre 5 pazienti presentavano una nuova recidiva di pT1G3 (4 sono stati sottoposti a cistectomia radicale con derivazione urinaria, mentre 1 ha rifiutato il trattamento). Ad un breve follow-up di 6.8 mesi (2-9 mesi), dei pazienti con lesione <T1G3 al second look, 12 pazienti hanno presentato una sola recidiva di stadio e grado <T1G3, mentre 6 sono attualmente liberi da malattia. Conclusioni: Lo studio, pur non potendo essere sostenibile da un’analisi statistica appropriata per l’esiguità del campione e per il breve follow-up a cui sono stati sottoposti i pazienti, suggerisce, però un dato importante. Dall’analisi dei dati del secoond look si osserva, infatti, che 18/23 pazienti (78.2%) hanno mostrato una lesione <T1G3 e tra questi 10 pazienti non hanno dimostrato alcuna malattia residua. Il dato sembra dimostrare che esiste una sinergia efficace tra il trattamento precoce con epirubicina e la terapia adiuvante con BCG nei pazienti con T1G3. Questi dati, comunque, dovranno essere sostenuti da studi clinici randomizzati a più lungo follow-up. Abstract n. 225 - Poster RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA INVASIVO ED INTRADUTTALE Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2, Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1, Meliani E.1, Melone F.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento di Patologia, Università di Firenze Introduzione: Il pene, pur presentando una struttura anatomica caratterizzata da una vascolarizzazione molto sviluppata, è molto raramente sede di lesioni metastatiche da neoplasie primitive di altri organi. L’incidenza di lesioni secondarie riportate in letteratura è stimabile intorno all’1-2%; i casi descritti con magggior frequenza riguardano il retto, la vescica, il rene, i testicoli e la prostata. Invariabilmente dall’organo di partenza del tumore primitivo, la lesione secondaria al pene rappresenta un marker di diffusione sistemica della malattia e di prognosi infausta. L’aspettativa di vita di un paziente con metastasi peniena da adenocarcinoma prostatico è, infatti, variabile da 10 giorni a 84 mesi, con una sopravvivenza media di 6 mesi dalla presentazione della lesione. I trattamenti oggi a disposizione influiscono in maniera sostanziale soltanto sul miglioramneto della qualità della vita e non hanno nessuna impatto sulla sopravvivenza. Presentiamo un raro caso di una metastasi peniena da adenocarcinoma prostatico, sviluppatasi in un paziente in blocco androgenico totale e con PSA indosabile, che all’esame anatomopatologico ha dimostrato la presenza di una forma intraduttale associata alla forma invasiva. Caso clinico: Maschio, 72 anni. Nel 1998 si sottopone ad adenomectomia transvescicale (ATV) per sintomatologia ostruttiva da adenoma prostatico. Il PSA preoperatorio era 3.6 ng/ml. L’esame anatomopatologico dimostra la presenza di un pT1b. Il PSA a 3 mesi dall’intervento era 2.8 ng/ml. Il paziente viene sottoposto a trattamento radioterapico. A sei mesi dal trattamento il PSA era di 0.7 ng/ml. Nel 2002 il PSA risulta 5.6 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ng/ml. Il paziente viene sottoposto, dopo ristadiazione clinica, a trattamento con LHRH analoghi, con trattamento intermittente. Nel 2003 il PSA aumenta nuovamente ed il paziente viene sottoposto a blocco androgenico totale. Il PSA da allora rimane indosabile. Nel febbraio 2004 il paziente giunge alla nostra attenzione con una lesione nodulare a livello del glande. Si sottopone ad una biopsia che dimostra la presenza di tessuto prostatico positivo all’immunoistochimica per il PSA. Viene fatta, per questo, diagnosi di lesione secondaria al pene da carcinoma della prostata ed il paziente viene sottoposto ad amputazione parziale del pene. L’analisi anatomopatologica sul pezzo operatorio dimostra la presenza di un adenocarcinoma prostatico (4+5), associato ad un carcinoma prostatico intraduttale. I preparati anatomopatologici del primo intervento di ATV dimostrano la presenza anche in quel caso di questa associazione tra queste due forme istologiche. Il paziente a 6 mesi dall’intervento è ancora vivente e mostra segni di progressione di malattia a livello osseo, con un PSA ancora indosabile. Discussione: Le lesioni secondarie al pene da adenocarcinoma della prostata sono estremamente rare e rappresentano il 25% di tutte le lesioni a partenza da tumori urologici. Il nostro caso sottolinea come la localizzazione secondaria al pene costituisce, nel tumore della prostata, un fattore prognostico altamente sfavorevole per la progressione di malattia, indipendentemente da tutti gli altri fattori. Inoltre, come è recentemente sottolineato in letteratura, la presenza di una particolare forma anatomopatologica, identificata come carcinoma intraduttale della prostata, rappresenta un fattore prognostico da tenere in considerazione nella terapia e nel monitoraggio di questa malattia. Abstract n. 226 - Poster RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Il carcinoma a cellule transizionali della vescica (TCC) rappresenta oggi il secondo tumore in frequenza tra le neoplasie urologiche, con circa 60.000 nuovi casi e 12.000 decessi/anno. Studi molecolari e immunoistochimici hanno dimostrato che, nei pazienti affetti da TCC, alterazioni in senso displastico sono riscontrabili in tutto l’urotelio. Questo viene dimostrato anche dal fatto che circa il 2-4% dei pazienti sottoposti a cistectomia radicale presentano un nuovo TCC nell’alta via escretrice. Lo sviluppo di una nuova neoplasia a livello dell’alta via escretrice, dopo cistectomia radicale, rappresenta un fattore prognostico sfavorevole per la sopravvivenza. Comunque, anche in questi casi, il trattamento chirurgico, eventualmente associato in adiuvante ad un trattamento radio o chemioterapico consente di ottenere risultati soddisfacenti in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. Presentiamo un raro caso di recidiva di TCC su ureterocutaneostomia, in un paziente sottoposto a cistectomia radicale per pT2G3 della parete vescicale posteriore. Caso clinico: Uomo di 81 anni; nel maggio 2002 viene sottoposto a cistectomia radicale con ureterocutaneostomia per pT2G3, precedentemente diagnosticato durante una TURBT a marzo dello stesso anno. Nell’ottobre 2004 giunge alla nostra attenzione per una tumefazione ascessualizzata a livello dell’ureterocutaneostomia destra con febbre (38.5 C) e leucocitosi(12.4 x1000/mmc). All’esame obiettivo si evidenzia una tumefazione a livello della stomia di 10 x 8 cm di diametro con ulcerazione centrale ed una area mammellonata e zone necro- tico-emorragiche. Vista la storia clinica del paziente, si pone il sospetto che si tratti di una recidiva locale da tumore uroteliale. Si esegue biopsia che conferma la nostra ipotesi (carcinoma a cellule transizionali ad alto grado). Si esegue esame TC addome con mdc e RM per valutare l’estensione della lesione. Questi esami dimostrano un’infiltrazione della parete muscolare ed un tramite fistoloso che origina dal polo inferiore della lesione e raggiunge il piano cutaneo circa 3 cm sotto l’ureterocutaneostomia. Gli esami strumentali studianti, comunque, non dimostrano la presenza di una diffusione sistemica della malattia. Il paziente viene avviato ad un ciclo di radioterapia a scopo citoriduttivo. Conclusioni: La recidiva su moncone ureterale dopo cistectomia radicale con ureterocutaneostomia è un evento raro. Il nostro caso è peculiare, oltre che per la presentazione tardiva di questa recidiva (in letteratura le recidive si sviluppano nell’arco di circa 15 mesi) anche per la modalità di presentazione simulante un ascesso sottocutaneo. Il caso sottolinea, inoltre, l’ipotesi, da molti condivisa, che l’insorgenza di un TCC si accompagna ad un’alterazione in senso displastico di tutto l’urotelio e che il fatto di aver già sviluppato un TCC aumenta il rischio di recidive successive. Abstract n. 227 - Poster STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R. U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Il tumore a cellule squamose del pene è una patologia rara, a bassa incidenza, con una prevalenza di circa l’1% nella popolazione mondiale. La più alta incidenza è riscontrata nei paesi in via di sviluppo dove tale patologia può costituire fino al 17% di tutte le neoplasie maschili. Il carcinoma del pene si presenta comunemente come una lesione nodulare od ulcerata del glande, del prepuzio o del corpo del pene. Data la sua lenta progressione e la sua bassa aggressività biologica, questa lesione rimane spesso non diagnosticata per lunghi periodi. La mancanza di diagnosi e di trattamento di tale neoplasia, comporta una progressiva crescita locale con conseguente invasione delle strutture circostanti fino a quadri drammatici di amputazione dei genitali esterni. Le strategie terapeutiche oggi a disposizione comprendono la chirurgia e l’impiego di chemioterapia sistemica nelle forme avanzate. Lo stadio anatomopatologico di presentazione della malattia rappresenta, comunque, il fattore prognostico più importante. Presentiamo un raro caso di carcinoma a cellule squamose del pene localmente avanzato con amputazione completa dei genitali esterni, invasione del tessuto osseo pubico, della prostata, della vescica e con ripetizioni secondarie a livello osseo. Caso clinico: Nell’Aprile 2005, un uomo di 75 anni, giunge al Pronto Soccorso del nostro Ospedale per un trauma cranico in seguito a caduta accidentale. Durante l’esame obiettivo viene riscontrata una massa a livello del pube, in parte necrotica ed in parte in preda a fenomeni flogistici, con una profonda ulcerazione centrale e totale erosione dei genitali esterni. Non si riscontrano franche adenopatie inguinali. Il paziente riferisce da circa 1 anno la comparsa di forti dolori al dorso, resistenti ai comuni FANS. Il posizionamento di catetere vescicale risulta impossibile per la difficoltà nell’identificazione del meato uretrale esterno; per tale motivo viene posizionata una cistostomia sovrapubica. Viene eseguita una biopsia della lesione che dimostra la presenza di un carcinoma a cellule squamose. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 97 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica La Tc addome con mdc risulta negativa per ripetizioni secondarie linfonodali o parenchimali. La scintigrafia ossea total body mostra, invece, lesioni secondarie diffuse in vari distretti ossei. Vista l’estensione locale e sistemica della malattia, si propone al paziente un trattamento radioterapico e chemioterapico a scopo antalgico. Il paziente rifiuta ogni tipo di trattamento e viene perciò avviato all’unità di cure continue a domicilio. Conclusioni: Il carcinoma a cellule squamose del pene è raro ma ancor più rara è la sua presentazione in uno stadio localmente avanzato nei paesi occidentali, visto l’enorme impiego di risorse nell’educazione della prevenzione oncologica. Il caso descritto è peculiare, dunque, per la devastante diffusione locale della malattia ed è emblematico e descrittivo per caratterizzazione della storia naturale di una patologia a progressione molto lenta, come è quella del carcinoma a cellule squamose del pene. Abstract n. 228 - Poster ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA DELLA PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Le tecniche di imaging che abbiamo oggi a disposizione per la stadiazione del paziente con adenocarcinoma prostatico non mostrano un’accuratezza ed una predittività soddisfacenti; questo porta ad una sottostadiazione del tumore ed all’assegnazione del paziente ad una classe di rischio di progressione inferiore a quella reale. Circa il 30-50% dei pazienti identificati come T2 clinici e sottoposti a prostatectomia radicale, risultano pT3, mentre solo il 10-15% dei pazienti identificati con T3 clinici risultano pT2. Negli ultimi anni sono stati validati alcuni nomogrammi che potessero essere impiegati nella stadiazione clinica di questa malattia, riportando un grado di accuratezza di circa il 70-80%. Nel 2003 Koh H. valida un nomogramma predittivo dell’interessamento delle vescicole seminali, con un’accuratezza dell’88.3%. Scopo del presente lavoro è valutare l’accuratezza di questo nomogramma su una popolazione di 106 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico. Materiali e Metodi: Presso la Clinica Urologica dell’Università di Firenze, sono stati selezionati 106 pazienti con adenocarcinoma prostatico e sottoposti a prostatectomia radicale retropubica e linfectomia locoregionale. Di ogni paziente avevamo a disposizione: PSA pre-operatorio, stadio clinico, Gleason bioptico, risultati della biopsia prostatica sistematica. Per ogni paziente è stato calcolato il rischio di interessamento delle vescicole seminali, secondo il nomogramma di Koh. La biospia prostatica è stata effettuata con un numero di almeno 6 prelievi. Di ogni prelievo bioptico è stata registrata la lunghezza totale (mm) e la lunghezza di interessamento da parte della neoplasia (mm). La percentuale di interessamento è stata calcolata con un rapporto tra la lunghezza della porzione interessata dalla neoplasia e la lunghezza totale del frammento. Risultati: La tabella 1 mostra i risultati delle biopsie a cui sono stati sottoposti i pazienti. La tabella 2 mostra i risultati istopatologici dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Il rischio medio di interessamento delle vescicole seminali è risultato 9.6%. Nello stadio cT1 il rischio è risultato 7.6% e 12.3% nello stadio cT2. Il dato reale di interessamento delle vescicole seminali, risultato dall’analisi istopatologica dei pezzi 98 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 Tabella 1. Sede prelievo Numero (%) Percentuale media di interessamento del prelievo Apice 30 (28.30) 0.38 Medio 28 (26.42) 0.63 Base 48 (45.28) 0.82 Tabella 2. Gleason Totale Numero 2+2(4) 3 2+3(5) 4 3+3(6) 38 3+4(7) 36 4+3(7) 18 4+4(8) 5 5+5(9) 2 Stadio Numero pT1c 24 pT2a 42 PT2b 28 pT3 12 operatori, è stato in media 11.32%. Il confronto tra i dati attesi ed i dati reali ha dimostrato l’assenza di una differenza statisticamente significativa (p=0.8976) con una buona accuratezza predittiva di questo modello statistico. Conclusioni: L’utilizzo di questo nomogramma per la valutazione del rischio di interessamento delle vescicole seminali si è dimostrato accurato e dotato di caratteristiche di predittività affidabili e sicure nella popolazione presa in esame. Questo nomogramma si presenta, dunque, di utile impiego nella stadiazione clinica del paziente con adenocarcinoma prostatatico e nella programmazione del successivo piano terapeutico. Abstract n. 229 - Poster ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2, Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2, Melone F.2, Farina U.2, Bartoletti R.2 1 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi; 2U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 3Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze Introduzione: La diagnosi precoce delle forme primitive e delle recidive dei tumori a cellule di transizione della vescica (TCC) rappresenta ad oggi un obiettivo primario di molti studi clinici e di ricerca. L’utilizzo di nuovi marcatori molecolari e genetici non è riuscito ancora ad ottenere livelli così elevati di sen- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica sibilità e specificità tali da essere impiegati nella pratica clinica al posto della citologia urinaria. È ormai accertato che l’analisi, mediante PCR, delle sequenze microsatelliti (MS) nel sedimento urinario si dimostra una pratica diagnostica sensibile, specifica e a costi contenuti. L’analisi delle MS ha fornito, inoltre, dati importanti sulla sede e sul tipo di alterazioni riscontrate nello studio dei pazienti affetti da TCC. Da questi studi è emerso che il cromosoma (chr) 9, indipendentemente da stadio e grado, mostra uno sbilanciamento allelico (AI) che può essere considerato come una manifestazione precoce della trasformazione dell’urotelio in senso maligno. Scopo del presente lavoro è quello di confrontare lo AI e l’instabilità microsatellite (MI) delle MS sul chr 9 e sui chr 4, 16 e 18 nel sedimento urinario di pazienti affetti da TCC e di pazienti affetti da altre patologie urologiche non TCC. Materiali e metodi: 120 pazienti consecutivi affetti da patologia urologica sono stati selezionati presso la Clinica Urologica dell’Università di Firenze. Di questi, 73 erano affetti da TCC e 47 da altre patologie urologiche non TCC. Questi ultimi sono stati utilizzati come gruppo di controllo. L’analisi delle MS è stata effettuata mediante 3 PCR condotte su 100 ng di DNA estratto dai leucociti e dal sedimento urinario. Il prodotto della reazione, separato mediante elettroforesi capillare su ABI Prism 310 (Applied Biosystem), ha fornito dati quantitativi (unità di fluorescenza) che hanno permesso il calcolo dello AI. Le MS analizzate nel gruppo dei TCC sono state: IFNalfa, D9S162, D9S747 e D9S17. Quelle nel gruppo di controllo, invece: FGA, D4S243, D16S310 D18S51 e MBP. L’analisi è stata effettuata confrontando la frequenza delle alterazioni delle MS del gruppo dei TCC con quelle del gruppo di controllo. Risultati: Dei 66 pazienti che presentavano almeno una MS alterata, 59 appartenevano al gruppo dei TCC e 7 al gruppo dei controlli. Lo studio ha mostrato che nei pazienti affetti da TCC, lo AI e l’MI erano presenti su tutti i cromosomi analizzati (media 13,5 alterazioni). Nel gruppo dei TCC, le MS erano più frequenti (media 17,75) che nel gruppo di controllo (media 10,66). I pazienti di controllo risultati positivi all’analisi, mostravano una frequenza di AI e di MI significativamente più bassa (media 1,5) (Fisher exact test: p<0.006). Il Rischio Relativo (RR) calcolato sulle MS del chr 9 è 12,23 (95% CI 3,096-48,32) e l’OR=24,65 (95% CI 5,511-108,27). Conclusioni: Il nostro studio dimostra che le alterazioni microsatelliti osservate sul chr 9 hanno una frequenza più elevata nei pazienti affetti da TCC che nei controlli. Tale differenza risulta statisticamente significativa (p<0.006). L’analisi del RR e dell’OR ha confermato il dato significativo ottenuto, dimostrando che la presenza di alterazioni microsatelliti sul chr 9 possono essere utilizzate come un marker accurato nella diagnosi dei carcinomi a cellule di transizione della vescica. Abstract n. 230 - Comunicazione LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE DI QUESTI TUMORI Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi; 3Dipartimento di Genetica Medica; 4Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Il carcinoma a cellule di transizione (TCC) della vescica è una neoplasia che si manifesta sotto varie forme: dalle quelle superficiali a basso grado a quelle invasive altamente aggressive. In altre neoplasie esiste un graduale passag- gio dalle forme non-invasive a quelle invasive, con un pattern caratteristico di mutazioni genetiche. Questo modello non è applicabile ai TCC. Scopo del presente lavoro è valutare il tipo e la sede delle alterazioni genetiche che caratterizzano le fasi iniziali dello sviluppo dei TCC a basso grado. Materiali e metodi: Tra marzo 1997 e dicembre 2003 sono stati selezionati 73 pazienti affetti da TCC e sottoposti a resezione transuretrale di neoformazione vescicale (TURBT). Per ogni paziente è stato raccolto un campione di urina e di sangue prima dell’intervento ed un campione di tumore durante la TURBT. È stata effettuata un’analisi in PCR delle sequenze microsatelliti (MS) sulle cellule di sfaldamento dell’urotelio e delle cellule tumorali. Come controllo è stato utilizzato il DNA dei linfociti ematici. Risultati: 73 pazienti: 25 pTaG1, 21 pTaG2, 6 pTaG3, 2 pT1G1, 1 pT1G2, 10 pT1G3, 2 pT2G3, 2 pT4G3, 4 displasie. L’analisi in PCR ha dimostrato che 59 TCC (80.82%) mostravano almeno un’alterazione nelle MS. La frequenza di MS alterati è stata: 17 sul cromosoma (Ch) 9, 8 sul Ch 4, 13 sul Ch 16 e 12 sul Ch 18. Il locus MBP, sul Ch 18, presenta la stessa frequenza di alterazione del Ch 9. Tutti i casi di displasia hanno mostrato un’alterazione sul Ch 9. 14 TCC non hanno mostrato alcuna alterazione nelle MS. L’analisi delle MS ha dimostrato un’alterazione in 49 forme a basso grado (G1-G2) vs 20 forme ad alto grado (G3). La frequenza di alterazioni sul Ch 9 è maggiore (p<0.001) rispetto a quelle presenti sugli altri Ch ed è maggiore nelle forme a basso grado (G1-G2) (p<0.001). Conclusioni: Lo studio ha confermato la differenza significativa tra il numero e la sede delle alterazioni microsatelliti tra le forme a basso grado e quelle ad alto grado. Il più alto numero di alterazioni sul Ch 9 dimostra che le alterazione molecolari presenti su questo Ch avvengono nelle fasi iniziali della tumorigenesi dei TCC. Tutte le displasie analizzate mostrano le stesse alterazioni su questo Ch, facendo ipotizzare che sul Ch 9 possa essere localizzato un gene oncosoppressore (p16), la cui alterazione avviene precocemente durante la carcinogenesi. L’elevata frequenza di alterazioni del locus MBP, sul Ch 18, suggerisce che anche questo locus possa contenere un gene oncosoppressore importante nella tumorigenesi dei TCC. La caratterizzazione genetica delle forme a basso grado offre informazioni importanti sulla storia naturale di questi tumori, influenzando non solo il loro followup ma anche il loro trattamento. Abstract n. 231 - Poster TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3 Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1 1 U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze Introduzione: Il sistema stadiante dei tumori vescicali (TNM) identifica il pTa come un tumore superficiale che non invade la sottomucosa. Un tumore vescicale di grado G3 (WHOISUP) è un tumore scarsamente differenziato che presenta una rapida evoluzione e progressione. I tumori vescicali a cellule di transizione (TCC) identificati come pTaG3 sono tumori superficiali per lo stadio e molto aggressivi per il grado. Hanno un frequenza del 15%-19%, con un tasso di recidiva del 65%85% e di progressione del 20%-50%. La valutazione di superficialità non coincide con il dato del grading e soprattutto con il decorso clinico. Scopo del presente lavoro è valutare il comportamento clinico di 143 pazienti affetti da TCC pTaG3, con un follow-up di 10 anni. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 99 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materiali e metodi: Dal gennaio 1995 al dicembre 1996, sono stati selezionati, in maniera retrospettiva, 143 pazienti affetti da TCC pTaG3. Sono stati raccolti i dati anamnestici di ogni paziente che è stato contattato da un medico della Clinica per un’intervista conclusiva sul follow-up. Abbiamo valutato il pregresso trattamento, il numero di recidive, il tempo alla prima recidiva e la progressione. I dati relativi allo stato attuale di salute sono stati comparati con i dati clinici precedentemente raccolti. Risultati: 143 pazienti. Età media 67.8 anni. 83 pazienti erano alla prima diagnosi di TCC, mentre 60 presentavano 1 o più recidive. 56 pazienti presentavano un’unica lesione, mentre 87 pazienti presentavano >1 lesione. In 8 casi era presente CIS. I risultati mostrano: 14 pazienti (9.7%) liberi da malattia dopo 86.3 mesi, 129 (90.3%) una recidiva (tempo medio alla prima recidiva 13 mesi), 9 deceduti per altra causa, 42 pazienti (32.5%) progressione di malattia e 12 deceduti per malattia. L’analisi multivariata dimostra che la multifocalità (p<0.001) ed il tempo alla prima recidiva (p=0.002) sono fattori prognostici indipendenti per la progressione, il numero delle recidive e la sopravvivenza. Conclusioni: Lo studio ha messo in evidenza che le lesioni vescicali classificate come pTaG3 non mostrano un comportamento biologico univoco. Alcune lesioni si dimostrano con un basso potenziale di aggressività, in linea con il comportamento di un tumore vescicale superficiale a basso grado; altre, invece, dimostrano un comportamento altamente aggressivo, dotato di capacità di progressione e di recidiva precoce. Il lavoro dimostra come il sistema TNM ed il grading non sono in grado di distinguere quelle forme che avranno uno sviluppo rapido da quelle a lenta crescita. È evidente la necessità di ricercare nuovi marker o nuovi fattori prognostici per effettuare un programma terapeutico e di controllo mirato su ogni singolo paziente. Abstract n. 232 - Poster RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA RETROPERITONEALE/PELVICA Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F1, Rigatti P1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia Patologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Milano Introduzione e Obiettivi: Valutare prospettivamente l’accuratezza della TC/PET con colina nell’identificazione delle recidive linfonodali di neoplasia prostatica in pazienti con recidiva biochimica dopo prostatectomia radicale (RRP). Materiali e metodi: Abbiamo prospetticamente valutato 25 pazienti (età media: 67,1±8,6 anni) con recidiva biochimica (PSA >= 0.2 ng/ml) dopo RRP (marzo 97- marzo 2004) e con evidenza radiologica (CT/PET, TC addome, RM addome) di ripresa linfonodale pelvica e/o retroperitoneale di neoplasia prostatica. I pazienti sono stati studiati con PET/TC (GE Discovery LS/ST, General Electric, Milwakee, USA) 5 minuti dopo l’iniezione e.v. di 370 Mbq di [11]C Colina. Le immagini PET sono state qualitativamente valutate in cieco da due sperimentatori (MP e CM) per presenza di captazione locale o a distanza del tracciante come segno di recidiva o di presenza di malattia metastatica. L’88% dei pazienti (22/25)(PSA medio 3,04±3,14; range: 0,23-11,46 ng/ml) presentava una Pet positiva, mentre i rimanenti 22% (3/25) pazienti avevano una TC 100 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 o RM addome positiva. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di linfadenectomia pelvica bilateralmente (36%) o retroperitoneale (64%) tra marzo 2003 e maggio 2005. I risultati ottenuti all’esame istologico definitivo dei linfonodi sono stati correlati con i risultati della PET preoperatoria in base alla sede dei linfonodi (pelvici destri, sinistri, retroperitoneali) e alle loro dimensioni. La valutazione istologica è stata eseguita da un singolo Patologo particolarmente esperto (MF), in doppio cieco. Risultati: Il numero medio di linfonodi rimossi è stato 21,23±20,43 (range: 4-85), mentre il numero medio di linfonodi con localizzazione di malattia è stato 4,68±7,89 (range: 0-27). Il numero totale delle stazioni linfonodali valutate all’analisi istologica sono stati 55 (19 pelvici destri, 20 pelvici sinistri, 16 retroperitoneali). Nessuno dei pazienti con PET negativa è risultato positivo all’analisi istopatologica. Diciassette su 22 pazienti (77%) con TC/PET positiva hanno avuto conferma istologica di metastasi linfonodali di adenocarcinoma prostatico. Le dimensioni medie delle metastasi linfonodali risultate positive alla PET sono risultate statisticamente superiori rispetto alle metastasi linfonodali risultate negative alla PET (1,88 m vs 1,16 mm) (p=0.02). La sensibilità, la specificità, il valore predittivo positivo e negativo e l’accuratezza sono risultati rispettivamente il 70%, 84%, 77%, 79% e 78%. Conclusioni: La TC/PET con 11C-Colina costituisce una metodica particolarmente accurata nel localizzare le metastasi linfonodali di adenocarcinoma prostatico recidivo nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Esiste, probabilmente, una soglia di volume tumorale recidivo (ancora da definire con precisione) per cui la PET risulta falsamente negativa. Abstract n. 233 - Comunicazione TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA: CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250 PAZIENTI Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1, G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Milano Introduzione: Un valore di PSA>0.2 ng/ml dopo prostatectomia radicale (RRP) rappresenta il limite per definire una recidiva biochimica nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico. Questi pazienti vengono generalmente sottoposti ad esami di ristadiazione mediante varie tecniche di imaging fra cui la TC/PET con [11]C Colina che ha dimostrato di avere, in studi precedenti, una sensibilità che oscilla fra il 47% e 54%. L’influenza dei valori sierici di PSA e della terapia ormonale sulla sensibilità della metodica non sono stati determinati. L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare la sensibilità della PET con [11]C Colina nella ristadiazione dei pazienti affetti da tumore della prostata, in relazione ai livelli sierici di antigene prostatico specifico (PSA) e all’influenza del blocco androgenico. Materiali e Metodi: Duecentocinquanta pazienti consecutivi (età media di 68 anni; range: 50-85), sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale per adenocarcinoma prostatico sono stati ristadiati con PET con [11]C Colina in seguito a riscontro di rialzo del PSA sierico (>0.02 ng/ml). I pazienti sono stati studiati con PET/TC (GE Discovery LS/ST, General Electric, Milwakee, USA) 5 minuti dopo l’iniezione e.v. di 370 Mbq di [11]C Colina. Le immagini PET sono state qualitativamente valutate in cieco da due sperimentatori (MP e CM) per presenza di captazione locale o a distanza del tracciante come ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica segno di recidiva o di presenza di malattia metastatica. I risultati della PET (presenza di una o più aree focali di ipercaptazione suggestive per localizzazione neoplastica) sono stati correlati ai valori sierici di PSA e alla presenza/assenza di blocco androgenico concomitante. Risultati: Al momento dell’esecuzione dell PET, il PSA medio risultava pari a 5.3±14.3 (SD) ng/ml (range: 0.02-117.00 ng/ml). Al momento dell’esecuzione della PET, 135/250 pz (54%) risultavano in blocco androgenico. La PET con [11]C Colina è risultata positiva (Chol+) in 109/250 pz (43%). Il PSA medio dei pazienti Chol+ (9.7±1.3 ng/ml) è risultato statisticamente superiore rispetto ai pazienti Chol- (1.9±1.1 ng/ml) (p=0.001), mentre il PSA medio dei pazienti in terapia ormonale ed non in terapia non è risultato statisticamente differente (rispettivamente 6.3±1.2 vs 4.1±1.3 ng/ml)(p=0.22). In particolare, la probabilità di PET positiva in funzione del PSA è riportata in tabella 1. La probabilità di PET positiva non sembra essere influenzata dalla terapia ormonale (Test positivo nel 40% per i pazienti non in terapia e 46% per i pazienti in terapia)(p=0.28). Conclusioni: La PET con [11]C Colina rappresenta una metodica accurata per la ristadiazione dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per neoplasia prostatica. Sebbene la sua sensibilità risulti correlata ai valori sierici di PSA, con PSA estremamente bassi (<2 ng/ml) questa metodica può diagnosticare recidiva di malattia in circa il 33% dei pazienti. La terapia ormonale al momento dell’esecuzione della metodica non sembra influenzarne la sensibilità Abstract n. 234 - Poster ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA: ESPERIENZA PRELIMINARE Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D., Ferro M., Altieri V. Clinica Urologica, Università degli studi di Napoli “Federico II” Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni sono state messe a punto per il trattamento conservativo di masse renali inferiori a 4 cm numerose tecniche (crioablazione, radiofrequenza, etc.). Tra queste, la radiofrequenza (RF) è caratterizzata da buoni risultati preliminari associati ad una bassa incidenza di complicanze. L’obiettivo di questo studio è di verificare l’efficacia dell’ablazione di neoplasie renali inferiori a 4 cm mediante Radiofrequenza con accesso laparoscopico. Metodi: Da Novembre 2002 a Luglio 2004 abbiamo eseguito 9 trattamenti con RF con approccio miniinvasivo per lesioni solide renali. L’età media dei pazienti (5 F e 4 M) era 63,3 anni (54-69). Il diametro delle lesioni era compreso tra 2,4 e 3,8 cm con una distanza minima dalla via escretrice mai inferiore a 1 cm; l’accesso al rene è stato retroperitoneale in 3 casi e transperitoneale in 6 pazienti. Intraoperatoriamente abbiamo sempre eseguito biopsie multiple lesionali e perilesionali ed esplorazione ecocolordoppler laparoscopica della neoplasia. In 2 pazienti abbiamo utilizzato il sistema della Radionics e nei rimanenti il sistema RITA Starburst. Dopo il trattamento in 4 pazienti la lesione è stata lasciata in situ mentre in 5 casi è stata resecata; sono state successivamente eseguite biopsie multiple dei margini di resezione. Il follow up viene eseguito mediante TC spirale addomino-pelvica con e senza mdc a 1, 3, 6, 9, 12, 18, 24 e 30 mesi. Risultati: Il tempo medio dell’intervento è stato di 145 min di cui 25min (15-30) per la applicazione della RF. Non è stata registrata alcuna complicanza intraoperatoria. L’esame istologico ha rilevato 8 RCC (6 G1, 2 G2) e 1 oncocitoma. La degenza media postoperatoria è stata di 3,1 giorni. Il follow up medio è stato di 16,8 mesi. In 2 casi, dopo 3 mesi, (in 1 caso previa biopsia ecoguidata positiva per RCC residuo) si è resa necessaria la nefrectomia condotta comunque con approccio miniinvasivo. Conclusioni: I risultati iniziali, per quanto interessanti, richiedono un ulteriore approfondimento; mentre l’ablazione con accesso percutaneo, nell’ambito delle indicazioni di necessità, è sicuramente caratterizzata da un eccellente rapporto costobeneficio, è ancora da verificare l’efficacia terapeutica dell’uso chirurgico (laparoscopico). Abstract n. 235 - Poster CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE REPORT Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P1. 1 Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO; 2Sezione di Anatomia Patologica, DAPEG, Università degli Studi di Bari Introduzione: La neoplasia uroteliale è un tumore epiteliale raro nel giovane fino a 20 anni e nella maggior parte dei casi il decorso clinico è favorevole. Trattandosi generalmente di tumori a basso stadio e a basso grado di malignità, il trattamento di scelta è la resezione endoscopica della neoplasia. Tuttavia sono stati riportati casi di recidiva anche in questo gruppo di età, imponendo quindi un follow-up costante nel tempo ad intervalli regolari. Descriviamo un caso di carcinoma uroteliale in un maschio adolescente presentatosi all’osservazione clinica con severa macroematuria persistente. Case report: Il paziente di 16 anni non presentava fattori di rischio anamnestici (esclusi tabagismo e familiarità di neoplasia vescicale); l’ecografia, l’urografia endovenosa e l’uretrocistoscopia evidenziavano un’unica neoformazione arborescente di circa 2 cm di diametro massimo, sanguinante, peduncolata, a livello della parete laterale destra della vescica; la restante mucosa presentava lievi segni di flogosi diffusa. Gli esami di laboratorio mostravano una riduzione significativa dei valori di emoglobina. Il paziente è stato sottoposto immediatamente a resezione transuretrale di neoplasia vescicale e l’esame istologico della formazione elettroresecata ha descritto un carcinoma uroteliale a basso grado di malignità (pTa, G1-2 secondo Mostofi); la tonaca propria, la tonaca muscolare e il margine di resezione sono risultati esenti da neoplasia. Nessuna terapia postoperatoria è stata eseguita. I controlli postoperatori sono stati trimestrali per il primo anno. Conclusioni: I tumori uroteliali della vescica non sono frequenti in pazienti al di sotto dei 40 anni; il caso descritto è poco comune sia per la precoce insorgenza sia per il tipo di presentazione clinica che ha richiesto un trattamento chirurgico immediato. Il follow-up ed eventuali trattamenti ulteriori in casi analoghi devono comunque basarsi sulle caratteristiche istopatologiche del tumore piuttosto che sull’età del paziente. Abstract n. 236 - Poster VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F., Fusco W., Tenaglia R.L. Clinica Urologia, Università “G. D’Annunzio”, Chieti-Pescara Introduzione e Obiettivi: Il 70% dei tumori vescicali superficiali alla diagnosi sono trattati conservativamente con resezione endoscopica. Questi tumori hanno un alto potenziale di recidiva e di progressione che ha condotto ad un uso esteso della chemio-immunoterapia endovescicale. Un’elevata leucocituria viene correlata all’ assenza di recidive, alla gravità ed alla duraArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 101 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ta degli eventi avversi. È necessario individuare nella leucocituria le basi sulla quale adattare le instillazioni in rapporto alla sensibilità individuale del paziente (1). Scopo dello studio è stato valutare l’andamento della leucocituria nel corso del trattamento endovescicale con i diversi chemioterapici ed immunoterapici utilizzati. Materiali e Metodi: Per la diagnosi di infezione delle vie urinarie ci siamo avvalsi dell’esame microscopico del sedimento. La piuria è un valido indicatore di un processo infettivo in quasi tutte le affezioni dell’apparato urinario. Abbiamo valutato la leucocituria nel sedimento urinario di 75 pazienti sottoposti a TURB ed a successive instillazioni endovescicali durante il 2004. I valori di conta leucocitaria riguardavano 6 gruppi di pazienti con differenti piani terapeutici: Gemcitabina 2 g; BCG 54 mg; BCG 81 mg; Epirubicina 50 mg; Epirubicina 80 mg; Mitomicina C 40 mg. Media statistica dei valori di conta leucocitaria prima e dopo ogni instillazione e confronto multiplo tra i gruppi attraverso test di varianza (ANOVA) e test di NewmanKeuls. Differenze tra le medie significative per p<0,05. Risultati: I valori medi di leucocituria sono stati: 13,71 BCG 54 mg; 11,18 epirubicina 80 mg; 10,45 BCG 81 mg; 7,23 gemcitabina 2 g; 6,23 epirubicina 50 mg; 2,50 mitomicina C 40 mg. Il trattamento con BCG 54 mg si è correlato a più alti livelli di leucocituria vs gemcitabina 2 g, epirubicina 50 mg, mitomicina C 40 mg (p< 0.001) e vs epirubicina 80 mg e BCG 81 mg (P < 0.01). L’epirubicina 80 mg si è correlata a più alti livelli di leucocituria vs mitomicina C 40 mg, epirubicina 50 mg e gemcitabina 2 g (p<0,001). Il BCG 81 mg si è correlato a più alti livelli di leucocituria vs gemcitabina 2 g, epirubicina 50 mg e mitomicina C 40 mg (P < 0.001). La gemcitabina 2 g si è correlata a più alti livelli di leucocituria vs mitomicina C 40 mg (p<0,001). Conclusioni: I risultati del nostro studio dimostrano una maggiore presenza di leucocituria nel gruppo BCG 54mg rispetto ai vari chemioterapici. L’ incremento leucocitario dopo l’instillazione endovescicale di BCG sarebbe correlato ad un’ aumentata permeabilità dell’urotelio con incremento locale delle IGG anti-BCG a cui seguirebbe una loro attivazione. È stato dimostrato come antigeni derivati dal BCG possano essere espressi da cellule uroteliali con la possibilità che gli anticorpi esercitino un azione citotossica sull’urotelio (2). Un più alto livello di leucocituria (p<0,01) nel gruppo BCG 54 mg rispetto al gruppo BCG 81 mg richiede ulteriori verifiche al fine di stabilirne chiaramente il razionale. Bibliografia 1. Patard JJ, et al. Leukocyturia as a predictor of tolerance and efficacy of intravesical BCG maintenance therapy for superficial bladder cancer. Saint F. Urology 2001; 57:617 2. Siracusano e al. Osservazione dei parametri immunitari e cellulari nelle urine di pazienti sottoposti a terapia endovescicale con BCG: risultati preliminari Urologia vol. 70 no. 1-4, p. 54, 2003 Abstract n. 237 - Comunicazione selezionata GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE F. Sasso, R. Falabella, G. Gulino Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma Introduzione e obiettivi: L’impiego di graft liberi di mucosa buccale è l’unica soluzione proposta in letteratura per la ricostruzione del glande dopo exeresi chirurgica per carcinoma del pene. Si propone una originale tecnica ricostruttiva utilizzando la mucosa uretrale distale autologa opportunamente riconfigurata, valutandone i risultati clinici a breve e lungo termine. Metodi: Otto pazienti, età media 54 anni, affetti da carcinoma 102 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 spinocellulare del glande T1-T2 N0M0, sono stati sottoposti a glandulectomia radicale con tecnica potency-sparing, previo clampaggio e sezione del fascio neuro-vascolare dorsale e invio di margini di sezione cavernosi e uretrali per esame istologico estemporaneo e definitivo. È stato ricostruito il neoglande mediante mobilizzazione completa dell’uretra peniena dai corpi cavernosi (spongiolisi). L’uretra distale è stata quindi spatulata ventralmente per 3 cm con creazione del neomeato e quindi ribaltata sul dorso degli apici cavernosi riconfigurati ove era fissata con punti a lento riassorbimento. Infine si è suturata la cute peniena ad 1 cm dal bordo del neoglande. Risultati: Il tempo operatorio medio della fase ricostruttiva glandulare è stato di 35 minuti. In tutti i casi i margini di sezione uretrali e cavernosi sono risultati esenti da patologia infiltrativa. In tutti i casi i pazienti hanno riferito una conservata sensibilità tattile e termine sul neoglande al contrario di quanto registrato nei casi di sostituzione con graft di mucosa buccale. In nessun caso si è avuta ischemia acuta o cronica del graft. In un paziente le erezioni notturne hanno determinato una parziale deiscenza della sutura cutanea. In nessun caso si sono rilevati incurvamenti penieni oltre i 30° o retrazioni peniene. Ad un follow-up di 6-8 mesi, 6/8 pazienti hanno ripreso attività coitale con preservata potenza sessuale e conservata funzione eiaculatoria. Conclusioni: Questa esperienza ha evidenziato che l’utilizzo della mucosa uretrale è una valida opzione per la ricostruzione del glande, “familiare” per l’urologo, con buoni risultati estetici e funzionali per il paziente, senza compromissione del controllo oncologico di malattia e con la prospettiva di superare gran parte delle complicanze e sequele delle alternative chirurgiche fino ad ora proposte in letteratura. Abstract n. 238 - Poster POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G., Emili E. U.O. Complessa di Urologia, Ospedale S. Maria della Scaletta, AUSL Imola Introduzione e Obiettivi: L’immunoprofilassi endovescicale con bacillo di Calmette-Guerin (BCG) è un efficace presidio nel trattamento delle neoplasie vescicali superficiali ad alto grado. Questa terapia non è priva di complicazioni. In questo lavoro, presentiamo il caso di un uomo di 69 anni che ha sviluppato una poliartrite infiammatoria BCG correlata. Metodi: Il trattamento instillativo era conforme alle linee guida internazionali. Il paziente, dopo 6 settimane di trattamento, presentava un fugace rialzo termico subito dopo la somministrazione del farmaco. Erano altresì presenti manifestazioni artrosiche polidistrettuali migranti, localizzate prevalentemente a carico degli arti inferiori ed accompagnate da rash cutaneo. Il paziente è stato sottoposto ad esami ematochimici e biochimici del sangue. I test di laboratorio dimostravano un severo stato infiammatorio con aumento della Velocità di Sedimentazione Eritrocitaria e della Proteina C Reattiva. I test per la ricerca di fattori reumatoidi e di auto-anticorpi erano negativi. Risultati: La sospensione del farmaco ed il trattamento antinfiammatorio non streroideo associato a cortisonici ha portato ad una immediata regressione di segni e sintomi. Conclusioni: In base a quanto osservato e a quanto riportato in letteratura il trattamento endovescicale con Bacillo di Calmette-Guerin può essere responsabile di poliartriti acute a carattere reattivo, che cessano dopo sospensione del trattamento e adeguata terapia medica. ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Bibliografia 1. Thepot C, et al. Acute polyarthritis after BCG-therapy for bladder carcinoma in a patient with ankylosing spondylitis. Rev Rhum Engl Ed 1995; 62:459 2. Price GE. Arthritis and iritis after BCG therapy for bladder cancer. J Reumatol 1994; 21:564 3. Belmatoug N, et al. Polyarthritis in 4 patients treated with intravesical BCG-therapy for carcinoma of the bladder. Rev Rhum Ed F 1993; 60:162 4. Ö Onur, R Çeliker. Polyarthritis as a complication of intravesical Bacillus CalmetteGuerin immunotherapy for bladder cancer. Clin. Rheumatology 1999; 18:74 Abstract n. 239 - Poster CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI REPORT DI 29 CASI Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E. Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università “G. D’Annunzio”, Chieti Introduzione e Obiettivi: La chirurgia conservativa nel trattamento delle neoplasie renali di piccole dimensioni trova ad oggi indicazione non solo per le neoplasie renali bilaterali o per i pazienti monorene, ma anche come trattamento d’elezione. Scopo dello studio è dimostrare che la sopravvivenza del trattamento conservativo è sovrapponibile a quello radicale a parità di stadio patologico con follow-up a lungo termine, anche nei pazienti con margini positivi di resezione chirurgica. Metodi: Tra il 1990 ed il 2004, 29 pazienti (8 femmine e 21 maschi) di età compresa tra i 35-85 anni (media 64,75) con neoplasia renale diagnosticata incidentalmente, sono stati sottoposti a tumorectomia. Diametro della neoplasia tra 1,5 e 6,2 cm (media 2,71). Di tutti i pazienti, 1 presentava insufficienza renale cronica, 1 paziente presentava trombocitemia essenziale. In 1 paziente si è verificata un’emorragia intraoperatoria controllata con presidio. In 1 paziente è comparso un ematoma renale post operatorio. 1 paziente presentava doppia neoplasia renale omolaterale e doppia neoplasia renale controlaterale operata in un momento successivo. La degenza ospedaliera postoperatoria è stata dagli 8 ai 22 giorni (media 12,72). Lo stadio patologico era pT1a in 24 (75%) pT2 in 2 pazienti (6,25%), 2 pazienti con oncocitoma (6,25%) e 4 con angiomiolipomi (12,5%). In 14 (43,7%) i margini di resezione erano negativi, mentre in 9 pazienti (28,1%), (con Ca renale), erano positivi. Risultati: Tre pazienti sono deceduti per altre cause (13,7%), 1 paziente (3,4%) ha presentato una recidiva locale (margini di resezione positivi) trattata con nefrectomia radicale, in 1 paziente è comparso un ematoma renale post operatorio per il quale è stato necessario reintervenire eseguendo nefrectomia radicale (3,4%), i restanti 24 pazienti (82,7%) erano liberi da malattia. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC annuale per gli ulteriori cinque anni ed infine ecografia addome completo annuali oltre a screening ematochimico. Conclusioni: La sopravvivenza con follow-up che va da 24 a 170 mesi (media 70,6) dimostra l’efficacia della terapia di tumorectomia a lungo termine (82,7%). Appare interessante notare che nella nostra esperienza la positività dei margini di resezione della neoplasia non ha costituito un fattore prognostico negativo. È ipotizzabile a tal riguardo supporre che non è necessario allargare i margini di resezione. Bibliografia 1. Iliukhin IuA, Shchukin DV. The local recurrence of renal-cell carcinoma after nephron-sparing surgery”- Voen Med Zh 2005; 326:32 2. Xiao YJ, et. al. “Nephron-sparing surgery for small renal cell carcinoma: clinical analysis of 21 cases”-Di Yu Jun Yi DA Xue Xue Bao 2005; 25:357 3. Her HW. A history of partial nephrectomy for renal tumors. J Urol 2005; 173:705 4. Salciccia et, all. Nephron sparing surgery. Minerva Urol Nefrol 2004; 56:319 Abstract n. 240 - Comunicazione CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE Brausi M1., Reggiani A4., Cortellini P2., Daniele C3. 1 U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena, 4U.O. Urologia Ospedale S. Orsola Malpighi Bologna, 2U.O. Urologia Ospedale di Parma, 3 U.O. Urologia Arcispedale S. Anna, Ferrara Introduzione e obiettivi: Gli obiettivi di questo studio multicentrico sono stati: valutare la funzione, la morbidità e i risultati a lungo termine nella neovescica ortotopica nelle donne sottoposte a cistectomia radicale. Materiali e metodi: Dal 1982 al 2004 60 donne sono state sottoposte a cistectomia radicale con confezionamento di neovescica ortotopica in 4 Centri urologici.L’età media = 60.2 anni (range 32-74). 57/60 paz. con neoplasia vescicale, 3/60 con vescica iperattiva. Stadio patologico: pT2-T3 = 52/60 paz., pT1 = 5. N+= 7/60 (11.6%). Grado:G3= 49/60 paz., G2= 8/60 paz. In 42 paz. è stato di preservato il plesso ipogastrico senza resecare i ligamenti pubo-uretrali, risparmiando le fibre nervose autonome che innervano l’uretra. L’ileo è stato utilizzato in 59/60 casi. In 44/60 casi è stata confezionata una neovescica ileale sec. Studer modificata, in 9 una Vescica ileale Padovana, in 6 neovescica sec. Camey II ed in 1/60 derivazione con colon. 7/60 (11.6%) paz. sono state trattate con chemioterapia adiuvante. La continenza è stata valutata prima e dopo il trattamento in 42/60 pazienti con studio urodinamico. In 3 era presente stress incontinence preoperatoria. Risultati: Mortalità perioperatoria = 0. 2/60 paz. perse al follow-up sono state escluse da questa analisi. Follow-up medio di 58 paz. = 62.2 mesi. Ospedalizzazione media = 16.8 gg(range 7-22). Complicanze precoci maggiori (primi 30 gg) = 3/60 (5%): 1 occlusione intestinale e 1 acidosi metabolica,1 embolia polmonare. Complicanze maggiori tardive = 8/58 (13.8%): 3 stenosi dell’anastomosi ureterale, 3 fistole vescicovaginali, 2 prolassi della pouch (vaginale).Complicanze tardive minori = 6/58 (10.3%): 3 paz. con litiasi della neovescica, 2 con IVU ricorrenti, 1 laparocele. Progressione della malattia = 13.7% (8/58): in 3 con progressione locale pelvica ed in 5 con metastasi a distanza in un tempo medio di 18 mesi. 7/58 (12.2%) paz. sono decedute per la loro malattia in un tempo di 13.4 mesi. Continenza a lungo termine = 72.4% (42/58) a distanza di 62.2 mesi. 9/58 (15.5%) paz. hanno ritenzione urinaria cronica e si sottopongono a cateterismo intermittente. 7/58 paz. (12%) sono incontinenti e tra queste 3 sono state trattate con iniezione di collagene a livello del collo vescicale con netto miglioramento della continenza (da 3-5 pad a 1-2 pad/die). 3 paz. sono portatrici di catetere a permanenza. Conclusioni: I risultati di questo studio mostrano che il confezionamento di una neovescica ortotopica nelle donne è indicata. La funzione a lungo termine è soddisfacente e la complicanze tardive minime. La percentuale di continenza può essere migliorata con la pouch-sospensione, accurata preparazione del moncone uretrale e minima dissezione della regione tra vagina e uretra. Abstract n. 241 - Poster GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG: STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI FASE II Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5, Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 103 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O. Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica Istituto Clinico S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco, Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS Benedetto e Gertude, Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C. Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa; 8S.C. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza; 10 S.C. Urologia Humanitas, Gavazzeni, Bergamo Bibliografia Introduzione e Obiettivi: Il trattamento di elezione delle neoplasie transizionali (TCC) superficiali della vescica è la resezione endoscopica, seguita o meno da trattamenti chemio/immunoterapici endocavitari oncopreventivi. Esiste un gruppo di pazienti (nei quali le recidive di TCC sono più frequenti e l’intervallo libero da malattia risulta molto breve), che non risponde ai comuni trattamenti chemio/immunoterapici e pertanto risulta più esposto a rischio di progressione della malattia. In questi casi il trattamento più indicato è la cistectomia radicale. Questo studio si pone come obiettivo principale quello di valutare l’efficacia della Gemcitabina endovescicale nel prevenire la recidiva e/o la progressione delle neoplasie con eventuale diminuzione del numero delle cistectomie per TCC superficiale della vescica. Obiettivo secondario è la valutazione della tollerabilità e della sicurezza di questo trattamento in un gruppo di pazienti già trattati con ripetute TURB e chemio/immunoprofilassi, quindi potenzialmente più esposti ad eventuali effetti collaterali. Metodi: dall’ 1/01/03 al 31/05/04 sono stati arruolati nello studio 73 pazienti (range di età 46-84 anni), con TCC superficiale della vescica pTa-1 G1-3 plurirecidivo. Tutti i pazienti erano già stati sottoposti a più trattamenti endovescicali con antiblastici (Mitomicina, Epirubicina) e/o immunoterapia (BCG). Il protocollo prevedeva 1 instillazione endovescicale alla settimana di 2000 mg di Gemcitabina in 50 cc di soluzione fisiologica, per 8 settimane. Tutti i pazienti hanno un follow-up minimo di 12 mesi al 31 maggio 2005. Sono stati valutati il tasso di recidiva e/o progressione e i disturbi oggettivi e soggettivi eventualmente accusati dai pazienti, sia di tipo locale che sistemico. Risultati: 68 pazienti sono risultati valutabili ad un follow-up mediano di 20 mesi (range 12 - 29) 48/68 pazienti (70,5%) non hanno avuto recidive; 17/68 (25%) hanno recidivato con un intervallo mediano libero di 12 mesi (range 6 - 18 mesi) e tre pazienti (4,5 %) hanno avuto una progressione, rispettivamente a 6, 21 e 24 mesi; un paziente è deceduto per progressione della malattia; un paziente ha sviluppato una LMC trattata con Glivec. 60/68 pazienti (88,2%) hanno completato il ciclo; effetti collaterali si sono evidenziati in 14/68 pazienti (20,5%); 8 (11,7%) hanno dovuto sospendere il trattamento; tali effetti sono stati sistemici in 4 pazienti (1 edema generalizzato, 1 malessere associato ad alterazioni del gusto, 1 iperpiressia con stranguria, 1 rialzo dei valori delle transaminasi e concomitante astenia), locali in 4 pazienti (urgenza minzionale severa, associata a ematuria ed incontinenza urinaria in 2/4 pazienti). In 6 pazienti (8,8%) si è avuta la comparsa di dolore pelvico, ematuria, stranguria ed IVU di media entità che non hanno impedito di completare il ciclo di trattamento. Conclusioni: il trattamento endovescicale con gemcitabina in pazienti ad alto rischio di recidiva e/o progressione ha dimostrato di essere altamente efficace in termini di riduzione del tasso di recidive e di progressione ofrendo un intervallo libero notevolmente lungo in una categoria di pazienti che spesso devono essere candidati a interventi demolitivi; gli effetti collaterali severi sono rari e in parte legati ai molteplici trattamenti cui questi soggetti sono stati sottoposti. Esistono quindi a nostro avviso gli estremi per ulteriori studi che mettano a confronto la gemcitabina con altre classi di farmaci utilizzati correntemente nel trattamento endovescicale delle neoplasie transizionali. Abstract n. 242 - Comunicazione IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Garofalo M.1, Giovannini C.3, Gerace T.1, Martoni A.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni), Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna; 3CRBA Centro di Ricerca Biomedica Avanzata, Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna 1 104 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 1. Intravesical Gemcitabine Therapy for Superficial Transitional Cell Carcinoma of the Bladder: A Phase I and Pharmacokinetic Study: Menachem Laufer et al; J Clin Oncol 2003; 21:697 2. Phase I Trial of Intravesical Gemcitabine in Bacillus Calmette-GuèrinRefractory Transitional-Cell Carcinoma of the Bladder: Dalbagni G et al; J Clin Oncol 2002; 20: 3193 Introduzione e obiettivi: Oggi il gold standard nel trattamento dei carcinomi uroteliali infiltranti ad alto rischio è rappresentato da una sopravvivenza globale a 5 anni del 50-60% dopo cistectomia radicale. Il ruolo della chemioterapia adiuvante finalizzato all’incremento della sopravvivenza libera da malattia ed a quella globale è ancora dibattuto per quanto riguarda la selezione dei pazienti, lo schema terapeutico ed i risultati. L’obiettivo dello studio retrospettivo è stato quello di osservare l’intervallo libero da malattia (DFS), gli effetti terapeutici e tossici in pazienti cistectomizzati sottoposti a diversi regimi e cicli di chemioterapia adiuvante. Materiali e Metodi: Studio retrospettivo di 12 pazienti (3 donne e 10 uomini) di età media 64 anni con TCC G3 pT1 multifocale No, pT2 N1-N2, pT3 N0-N1 sottoposti ad intervento di cistectomia radicale e successiva chemioterapia adiuvante fra il 1999 e il 2003. I protocolli e regimi terapeutici, diversi a seconda delle co-morbilità riscontrate, prevedevano: 1) 6 cicli di cisplatino 70 mg/m2 + epirubicina 60 mg/m2 + metotrexate 40 mg/m2 ogni 21 giorni; 2) 6 cicli di cisplatino 70 mg/m2 + metotrexate 40 mg/m2 ogni 21 giorni; 3) 3 cicli di cisplatino 70 mg/m2 + gemcitabina 1000 mg/m2 1-8 ogni 21 giorni; 4) 4 cicli di cisplatino 70 mg/m2 + gemcitabina 1000 mg/m2 1-8-15 ogni 28 giorni; 5) 3 cicli di gemcitabina 1000 mg/m2 ogni 21 giorni. Il follow-up prevedeva controlli ogni 6 mesi mediante ecografia addominale ed Rx toracico e ogni anno con TC toraco addominale. Per ciascun paziente è stato valutato l’intervallo libero da malattia (DFS), la tossicità e/o co-morbilità associate alla terapia. L’entità degli effetti collaterali quali leucopenia, anemia, piastrinopenia, nausea e vomito è stata considerata secondo una scala di valori estesa da 1 a 4 punti. Risultati: Un solo paziente è stato sottoposto al protocollo 1 con DFS di 48 mesi. Un solo paziente è stato sottoposto al protocollo 2 con DFS di 12 mesi. 3 pazienti sono stati trattati con il protocollo 3 e il loro DFS medio è stata di 23 mesi. 2 pazienti hanno seguito il protocollo 4 e il suo DFS è stato di 30 mesi. 5 pazienti sono stati trattati con il protocollo 5 ed il loro DFS medio è stato di 19 mesi. 3 pazienti su 12 hanno avuto effetti collaterali quali nausea, vomito, leucopenia non febbrile, piastrinopenia e stomatite complessivamente di grado lieve. 7 pazienti su 12 non hanno mai presentato segni di progressione neoplastica. Discussione: la selezione dei pazienti da sottoporre al trattamento adiuvante sia in termini di caratteristiche istologiche della neoplasia che in termini di co-morbilità associate non è stata ancora del tutto codificata e a tutt’oggi oggetto di studi randomizzati e multicentrici. Dal 2000 si è diffuso maggior- ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica mente l’uso della gemcitabina in associazione con il cisplatino qualora le condizioni cliniche del paziente lo permettano. In questo studio i pazienti sono accomunati dalle caratteristiche istologiche di aggressività della malattia che si identificano anche in stadi apparentemente non invasivi come il pT1 e il pT2 se associati ad elementi quali il grado elevato, la multifocalità o l’invasione linfonodale. Considerando che si tratta di dati preliminari che necessitano di studi prospettici a più ampio follow up e con un campione più omogeneo e numeroso, è possibile concludere che nella nostra esperienza il trattamento con chemioterapia adiuvante di TCC ad alto rischio è ben tollerato offrendo una sopravvivenza libera da recidiva (DFS) di 24-36 mesi. Abstract n. 243 - Comunicazione CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA (P T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani A., Muzzonigro G. Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona. Introduzione e Obiettivi: L’estensione extra-prostatica (EPE) è un evento che si verifica nel 25% delle neoplasie con livelli di PSA compreso tra 4-10 ng/ml e nel 55% se il PSA iniziale è maggiore di 10 ng/ml. L’EPE può rendere vana la radicalità chirurgica in quanto è causa di margini chirurgici positivi. Le attuali tecniche di imaging prostatico sono poco affidabili per predire l’EPE: accuratezza diagnostica variabile (60-90%) e falsi positivi (26%. La selezione dei pazienti e la tecnica chirurgica rimangono i più importanti fattori che influenzano le percentuali di margini chirurgici positivi (MC+). Abbiamo valutato retrospettivamente la nostra esperienza nei pazienti con malattia pT3 sottoposti a prostatectomia radicale e linfadenectomia. Metodi: La casistica è composta da 239 prostatectomie radicali consecutive eseguite nel nostro centro dal 2000 al 2004, con diagnosi bioptica di carcinoma e stadio clinico cT1-3a cN0M0 (TC o RM addome-pelvi, scinitigrafia ossea, rx-torace). Dei 239 pazienti, sono stati esclusi 24 pazienti per dati mancanti. Dei 215 paz. con dati completi, abbiamo selezionato 89 pazienti con stadio patologico pT3a/b-T4 (TNM 1997) e 126 di stadio pT2a/b. I campioni di prostatectomia radicale sono stati colorati a fresco con inchiostro di china, fissati e successivamente colorati in ematossilina-eosina e tagliati in macrosezioni ogni 5mm, secondo il protocollo di Stanford; 45 dei 215 pazienti avevano subito un trattamento ormonale neo-adiuvante per circa 2-3 mesi. Risultati: I pazienti con malattia extracapsulare erano 89 su 215 (T3a, T3b, T4), pari al 41,3%. L’età media dei pazienti con EPE non differiva dai pazienti senza EPE (pT2): 65,1 anni (4675,SD 6,3) vs 65,5 (p=NS), mentre il PSA differiva in maniera significativa (p=0,007): 11,4 (mediana 7,2, SD12,4, 1,3-101) vs 8,0 (mediana 6,7; SD5,2: range 1,0-35). La positività dei margini chirurgici si correlava allo stadio patologico. I MC+ sono stati rilevati in 43 degli 89 pazienti con EPE (48,3%): 9 su 10 avevano uno stadio pT4 (MC+ =90%), 36 su 79 uno stadio pT3a/b (MC+= 46%). I pazienti con margini chirurgici positivi e malattia intraprostatica pT2 erano complessivamente 10/126 (7,9%): 1 su 44 di stadio pT2a (2%), 9 su 72 di stadio pT2b (11%). I margini chirurgici positivi erano classificati in: un solo margine positivo focale (24/48, 50%), margine non focale o esteso (24/48, 50%) e margine plurifocale (17/48, 35%). Complessivamente il 19% dei tumori con EPE (24/89) avevano margine positivo esteso e/o plurifocale. Il PSA differiva in maniera significativa tra i pazienti con margine focale rispetto al margine non-focale (esteso/plurifocale): 8,8 (SD6,1) vs 16,0 ng/ml (SD 20). L’EPE si verificava nel 23%, 36%, 49% e 75% dei pazienti con livelli di PSA basale rispettivamente di 0-4, 4,1-10, 10,1-20, >20,1 ng/ml, mentre la positività dei margini chirurgici nel 22%, 25%, 20% e 58% per i rispettivi range di PSA basale. Nei pazienti con EPE, il volume prostatico non influenza la positività dei margini chirurgici: volume prostatico medio (calcolato su pezzo fissato) era 28,1cc con MC- vs 27,3cc con MC+. Il volume prostatico differiva in maniera significativa p=0,05 tra pazienti con EPE e senza EPE: 28cc vs 33cc. Degli 89 paz. con EPE, 30 (38%) avevano un’invasione delle vescicole seminali, pT3b. La percentuale di MC+ con (T3b) e senza (T3a) invasione delle vescicole seminali era rispettivamente del 53% (16/30) vs 40% (20/49). I pazienti T3b non differivano per PSA (15,2 vs 13,8), età, numero dei linfonodi asportati. Dei 10 pazienti con metastasi linfonodali, 3/10 avevano margini negativi e 7/10 MC+. Conclusioni: L’EPE si verifica nel 23% dei pazienti con livelli di PSA inferiore a 4 ng/ml e nel 36% con PSA 4-10. In presenza di EPE, il volume ghiandolare non influenza la positività dei margini chirurgici. La chirurgia riesce ad ottenere margini chirurgici negativi nel 60% dei pazienti con malattia extracapsulare T3a e nel 47% dei casi con invasione delle vescicole seminali, T3b. Nel 50% dei pazienti con MC+ la chirurgia è vanificata da 1 solo punto di contatto con il margine (positivo focale). Una corretta selezione dei pazienti ed una pianificazione della chirurgia basata sui reperti bioptici aiuta nel migliorare i risultati. Abstract n. 244 - Poster RULES (RADIOFREQUENCY ULTRASONIC LOCAL ESTIMATORS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER LO STUDIO DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.1, Manferrari F.1, Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2 Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni, grazie alla realizzazione di nuovi trasduttori e apparecchi ecografici, esiste la possibilità di “trattare” il segnale ecografico (segnale a radiofrequenza - RF) non solo in modo convenzionale, attraverso l’ inviluppo del segnale (estrazione dell’ampiezza dal segnale ultrasonico), ma anche valutando tutta una serie di informazioni che altrimenti verrebbero perse. Si è visto come l’elaborazione del segnale a RF consente di utilizzare non solo i contenuti in ampiezza, ma anche quelli in frequenza e fase, permettendo di “caratterizzare” meglio il tessuto in esame, al fine di distinguere le aree patologiche da quelle non patologiche. In questo lavoro riportiamo i risultati ottenuti con una nuova metodica ecografica definita RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS), basata sull’elaborazione del segnale a RF, in grado di analizzarne il contenuto spettrale (contenuto in frequenza) e di essere di ausilio nell’esecuzione della biopsia prostatica. Metodi: RULES è stato eseguito utilizzando un ecografo digitale connesso alla piattaforma ecografica FEMMINA (Fast Ecographic Multi-parametric Multi-Image Novel Apparatus in grado di acquisire, elaborare e visualizzare il segnale a RF) e ad una sonda endocavitaria. Abbiamo sottoposto 68 pazienti (pz) di età media di 65.5 anni (range 48- 83) e PSA medio 10.2 ng/ml (range 1-191), con sospetto clinico-laboratoristico di neoplasia prostatica, a TRUS con scansioni trasversali apicoArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 105 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica basali e longitudinali latero-laterali. Tale procedura è stata successivamente ripetuta acquisendo ed elaborando il segnale a RF per mezzo della piattaforma FEMMINA. Tali scansioni, sono state registrate e riprodotte sullo schermo di FEMMINA per essere esaminate. Tutti i pz sono stati sottoposti a mapping prostatico, con un numero di prelievi variabile tra 6 e 14. L’esito della biopsia è stato confrontato, area per area biopsiata, con il risultato di RULES, al fine di valutarne sensibilità e specificità, valore predittivo positivo (VPP) e negativo (VPN). Risultati: le aree tumorali sospette vengono visualizzate, per mezzo di RULES, con un’immagine cromatica, di agevole visualizzazione e interpretazione, che viene sovrapposta all’immagine convenzionale in scala di grigi del B-Mode. In 24/68 pz (35%) e in 59 su 516 aree biopsiate è stato posta diagnosi di neoplasia prostatica con uno score di Gleason variabile tra 4 e 8; dei 24 pz positivi alla biopsia, 19 sono risultati positivi a RULES e 5 negativi (di questi ultimi, 4 avevano un microfocolaio Gleason 2 in un prelievo, mentre il quinto aveva un PSA < a 2 ng/ml). Dei 44 pazienti negativi alla biopsia, 38 sono risultati negativi a RULES e 6 positivi (3 con HGPIN). La sensibilità e specificità di RULES sono risultate del 73% e del 96.1%, mentre il valore VPP e il VPN sono risultati del 70.5% e del 96.5%. Tali valori di sensibilità, specificità, VPP e VPN si sono mantenuti anche nella popolazione con PSA compreso tra 4,1 e 10 (43 pz) risultando rispettivamente del 70%, 96.6%, 75.7%, 95.6%, mentre per valori di PSA superiori a 10 la sensibilità e il VPP superano il 93%. Tale metodica si è rivelata invece meno efficace nel gruppo di 12 pz con PSA < 4, in cui sia la sensibilità che il VPP si attestano attorno al 40%. Conclusioni: Sebbene questi risultati debbano ancora essere considerati preliminari, RULES può essere una metodica aggiuntiva di valido aiuto nel tentativo di ridurre il numero di mapping inutili e, soprattutto, in quello di indirizzare il prelievo bioptico riducendo in questo modo il numero di prelievi eseguiti per mapping. Abstract n. 245 - Poster RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G., Schiavina R., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione e Obiettivi: L’incontinenza urinaria rappresenta una delle complicanze piu’ invalidanti dell’intervento di prostatectomia radicale. Le recenti acquisizioni della tecnica chirurgica1 e gli studi anatomici dell’apparato sfinteriale2 hanno contribuito a ridurre in maniera significativa la percentuale di pazienti incontinenti. La sfida attuale è quella di ottenere una precoce ripresa della continenza urinaria. Lo sfintere striato risulta composto da fibre muscolari prevalentemente nella sua porzione anteriore mentre posteriormente la struttura è costituita da tessuto connettivo fibroso che agisce come fulcro durante la contrazione sfinteriale e risulta la porzione maggiormente danneggiata in corso di intervento. Metodi: Tra Giugno e Luglio 2005 presso il Nostro Istituto sono stati eseguiti 9 interventi di prostatectomia radicale retropubica con ricostruzione della porzione posteriore dello sfintere striato: in aggiunta agli 8 punti staccati per il confezionamento dell’anastomosi vescico-uretrale, sono stati posizionati 3 punti di ancoraggio tra la porzione posteriore dello sfintere e la fascia di Denonvilliers. A sette giorni dall’intervento tutti i pazienti hanno eseguito cistografia retrograda. La ripresa della continenza è stata valutata a 3 e 30 giorni dalla rimozione del 106 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 catetere mediante esame obiettivo e somministrazione di ICS male - questionnaire. Risultati: Al controllo radiologico 8 pazienti non hanno presentato spandimenti di MDC per cui si è proceduto alla rimozione del catetere vescicale. Di questi pazienti, 7 sono risultati completamente continenti a 3 e 30 giorni dalla rimozione del catetere mentre un paziente presentava una lieve stress incontinence. Il paziente che presentava un modesto spandimento del MDC ha mantenuto il catetere vescicale per ulteriori sette giorni ed è risultato completamente continente al controllo eseguito a distanza di un mese dalla rimozione del catetere. Complessivamente la percentuale di ripresa della continenza è risultata pari al 78% a 3 giorni e dell’88% a 30 giorni. Conclusioni: Nonostante l’esiguo numero di pazienti trattati i risultati preliminari appaiono incoraggianti. Tale tecnica risulta facilmente eseguibile e non comporta l’allungamento dei tempi operatori. Bibliografia 1. Caramella S, Limonato A, Gregari A, Galli S, Bozzola A, Radice R, Aquati P, Rocco F, Gaboardi F. Prostatectomia radicale laparoscopica bladder neck sparing con ricostruzione dello sfintere striato. Video presentato al 78° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia, 2005 2. Karam, I Moudouni S, Droupy S, Abd-Alsamad I, Uhl JF, Delmas V. The structure and innervation of the male urethra: histological and immunohistochemical studies with three-dimensional reconstruction. J Anat 2005; 206:395 Abstract n. 246 - Poster CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Urbinati M., Vitullo G., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma plasmocitoide della vescica urinaria è una rara variante morfologica del carcinoma transizionale che viene spesso confuso con localizzazioni secondarie di tumori maligni del sistema emopoietico (1). Attualmente in letteratura sono riportati solamente sei casi di questa rara variante di carcinoma a cellule transizionali. Metodi: Un uomo di 58 anni giungeva alla nostra attenzione in seguito alla comparsa di macroematuria e importante sintomatologia disurica. Il paziente veniva sottoposto a cistoscopia che evidenziava una vescica scarsamente distendibile con mucosa diffusamente iperemica; sono state eseguite quinde biopsie multiple che hanno rivelato la presenza di elementi carcinomatosi ad alto grado nucleare. A distanza di due settimane dall’intervento il paziente si ripresentava presso il nostro Reparto in seguito alla comparsa di lombalgia. Un’ecografia evidenziava la presenza di idronefrosi bilaterale di terzo grado per cui, risultando impossibile lo stenting ureterale per la mancata visualizzazione dei meati, si è proceduto al posizionamento di nefrostomie bilaterali. All’esame obiettivo era inoltre evidente una stenosi serrata anulare del canale anale a circa 1 cm dallo sfintere esterno che condizionava un quadro clinico subocclusivo. A completamento diagnostico sono stati dosati i markers neoplastici (rialzo del solo CA 19 - 9: 453 U/ml) ed una TC addomino - pelvica s/c MDC che metteva in evidenza la presenza di un ispessimento irregolare e diffuso delle pareti vescicali mentre la parete del retto risultava evidentemente ispessita in modo circonferenziale a manicotto per un tratto di circa 4 cm. Il paziente è stato pertanto sottoposto ad exenteratio pelvica con confezionamento di sigmoidostomia definitiva ed ureteroileocutaneostomia ed omentoplastica dello scavo pelvico. L’esame istologico ha evidenziato la presenza di carcinoma indifferenziato ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica a medie cellule ad abito plasmocitoide di verosimile origine primitiva uroteliale (ck7 e ck20 positivo, associato a CIS) infiltrante a manicotto il retto in assenza di metastasi linfonodali. Alla luce del referto istologico il paziente ha pertanto eseguito radio e chemioterapia adiuvante. Risultati: Il paziente è stato sottoposto ad uno stretto follow up trimestrale con radiografia del torace, ecografia addominale e citologia urinaria e semestrale con TC. A distanza di un anno dall’intervento il paziente risulta libero da malattia come evidenziato dalla TC total body di controllo. Conclusioni: La variante plasmocitoide del carcinoma a cellule transizionali è una rara forma di tumore caratterizzato da una prognosi infausta a breve termine anche per via dell’esordio clinico che avviene spesso in presenza di una malattia non piu’ localizzata2. In assenza di localizzazioni secondarie della malattia l’approccio terapeutico deve essere particolarmente aggressivo fin dall’inizio con cicli di radio e chemioterapia adiuvante a breve distanza dall’intervento chirurgico. Bibliografia 1. Sahin AA, Myhre M, Ro JY, Sneige N, Dekmezian RH, Ayala AG. Plasmacytoid transitional cell carcinoma. Report of a case with initial presentation mimicking multiple myeloma. Cytol 1991; 35:277 2. Mitsogiannis IC, Ioannou MG, Sinani CD, Melekos MD. Plasmacytoid transitional cell carcinoma of the urinary bladder. Urology 2005; 66:194 Abstract n. 247 - Poster SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO: CASE REPORT Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2 Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero- Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna Introduzione e Obiettivi: I sarcomi dei tessuti molli dell’adulto sono tumori rari, caratterizzati da una bassa incidenza (intorno a 2/100.000 anno), da una grande eterogeneicità istopatologica, dalla ubiquitarietà anatomica e da comportamenti che differiscono in rapporto alla sede di insorgenza e dell’età. Spesso vi è un lungo periodo di latenza tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi, perché il paziente richiede tardivamente l’assistenza del medico, sottovalutando la massa che pur continuando a crescere non provoca dolore. Il paziente attribuisce frequentemente la massa a traumi insignificanti, frutto di esercizio fisico. La difficoltà del medico nel sospettare la malignità della lesione nasce dalla rarità di queste forme a fronte delle lesioni benigne, sia neoplastiche che post-traumatiche, molto più frequenti. Metodi: Il paziente, di 74 anni, si reca in Pronto Soccorso per il riscontro di una massa addominale palpabile a livello del fianco sinistro, senza sintomatologia associata. Sono stati eseguiti ecografia e Tc addome completo s/c Mdc che hanno evidenziato la presenza di un voluminoso processo espansivo solido a partenza dal muscolo ileo-psoas di sinistra. La lesione presentava un diametro anteroposteriore di 15 cm e trasversale di 10 cm, con struttura assai disomogenea per la presenza di aree necrotico-emorragiche, comprimenti l’uretere di sinistra con un quadro di idroureteronefrosi di I-II grado. È stata inoltre evidenziata una seconda lesione, sempre a sinistra, di circa 6 cm di diametro, localizzata posteriormente al rene e adesa alla parete addominale posteriore. All’anamnesi il paziente riferiva intervento di prostatectomia radicale nel Dicembre 2003; una Tc stadiante eseguita in previsione dell’intervento aveva messo in evidenza la presenza di due raccolte fluide di 1.5 e 4.7 cm, rispettivamente localizzate a livello pararenale sinistro e in adiacenza del muscolo psoas omolaterale. Tali reparti, confermati anche ad una successiva Tc di controllo, erano stati interpretati come raccolte ematiche organizzate, probabili esiti di caduta accidentale in paziente trattato con antiaggreganti. Risultati: Il paziente è stato sottoposto nel Giugno 2005 ad intervento di asportazione delle due masse descritte mediante accesso toraco-frenico-laparotomico extrapleurico extraperitoneale. In considerazione delle attuali linee guida che prevedono l’escissione del tumore con un ampio margine di tessuto sano (4-6 cm) si è proceduto alla resezione di un lembo di muscolo Psoas (a causa della sospetta infiltrazione macroscopica dello stesso in corso di intervento) compreso il tendine di inserzione sul femore. L’analisi istologica ha posto diagnosi di liposarcoma a basso grado di malignità con un margine chirurgico positivo a livello del muscolo psoas asportato. Dopo otto giorni di degenza il paziente veniva dimesso. La resezione dello Psoas aveva causato una ipostenia all’arto inferiore sinistro associata ad impotenza funzionale nella stazione eretta e nella deambulazione; tale quadro si è in parte risolto dopo due cicli di terapia riabilitativa. Attualmente il paziente sta eseguendo radioterapia adiuvante. Conclusioni: Tra i tumori maligni del retroperitoneo il liposarcoma è quello caratterizzato da una prognosi migliore. La terapia di scelta è rappresentata dalla chirurgia. I principali fattori prognostici sono rappresentati dallo stato dei margini chirurgici e dal grado di differenziazione cellulare con sopravvivenza cancro specifica a 3 anni pari all’87%, 70% e 43% in caso di margini chirurgici liberi da tessuto neoplastico, con infiltrazione micro e macroscopica rispettivamente. Per quanto riguarda il grado di anaplasia la sopravvivenza cancro specifica varia dal 90% per i tumori a basso grado al 39% per quelli ad alto grado. Il ruolo delle terapie adiuvanti rimane ancora controverso sebbene recenti studi evidenzino un aumento del tempo libero da recidiva locale nei pazienti con margini chirurgici positivi sottoposti a radioterapia adiuvante. Bibliografia 1, Mendenhall WM, Zlotecki RA, Hochwald SN, Hemming AW, Grobmyer SR, Cance WG. Retroperitoneal soft tissue sarcoma. Cancer 2005; 104:669 2. Erzen D, Sencar M, Novak J. Retroperitoneal sarcoma: 25 years of experience with aggressive surgical treatment at the Institute of Oncology, Ljubljana. J Surg Oncol 2005;91:1 3. Zlotecki RA, Katz TS, Morris CG, Lind DS, Hochwald SN. Adjuvant radiation therapy for resectable retroperitoneal soft tissue sarcoma: the University of Florida experience. Am J Clin Oncol 2005; 28:310 4. Wong S, Brennan MF. Therapeutic management of intra-abdominal and retroperitoneal soft tissue sarcomas Chirurg 2004; 75:1174 Abstract n. 248 - Video LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2 Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia, Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna Introduzione e Obiettivi: I sarcomi retroperitoneali sono tumori maligni piuttosto rari (1 % delle patologie neoplastiche), caratterizzati da un decorso particolarmente aggressivo con un alto tasso di recidiva locale, che rappresenta la principale causa di morte. Allo stato attuale il trattamento di scelta è rappresentato dalla chirurgia in quanto il ruolo dei trattamenti radio e chemioterapici nel prolungare la sopravvivenza è ancora controverso. Metodi: Il paziente, di 74 anni, si reca in Pronto Soccorso per il riscontro di una massa addominale palpabile a livello del Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2 107 ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica fianco sinistro, senza sintomatologia associata. Sono stati eseguiti ecografia e Tc addome completo s/c Mdc che hanno evidenziato la presenza di un voluminoso processo espansivo solido a partenza dal muscolo ileo-psoas di sinistra. La lesione presentava un diametro anteroposteriore di 15 cm e trasversale di 10 cm, con struttura assai disomogenea per la presenza di aree necrotico-emorragiche, comprimenti l’uretere di sinistra con un quadro di idroureteronefrosi di I-II grado. È stata inoltre evidenziata una seconda lesione, di circa 6 cm di diametro, localizzata posteriormente al rene e adesa alla parete addominale posteriore. Risultati: Il paziente è stato sottoposto nel Giugno 2005 ad intervento di asportazione delle due masse descritte mediante accesso toraco-frenico-laparotomico extrapleurico extraperitoneale. In considerazione delle attuali linee guida che prevedono l’escissione del tumore con un ampio margine di tessuto sano (4-6 cm) oltre all’exeresi delle masse si è proceduto alla resezione di un lembo di muscolo psoas fino alla inserzione femorale. L’esame istologico definitivo ha evidenziato la presenza di liposarcoma a basso grado di malignità con un margine chirurgico positivo a livello del muscolo psoas. Dopo otto giorni di degenza il paziente veniva dimesso con ipostenia all’arto inferiore sinistro associata ad impotenza funzionale nella stazione eretta e nella deambulazione; tale quadro si è parzialmente risolto dopo due cicli di terapia riabilitativa. Attualmente il paziente è in attesa di eseguire radioterapia adiuvante. Conclusioni: Tra i tumori maligni del retroperitoneo il liposarcoma è quello caratterizzato da una prognosi migliore. La terapia di scelta è rappresentata dalla chirurgia. I principali fattori prognostici sono rappresentati dallo stato dei margini chirurgici e dal grado di differenziazione cellulare con sopravvivenza cancro specifica a 3 anni pari all’87%, 70% e 43% in caso di margini chirurgici liberi da tessuto neoplastico, con infiltrazione micro e macroscopica rispettivamente. Per quanto riguarda il grado di anaplasia la sopravvivenza cancro specifica varia dal 90% per i tumori a basso grado al 39% per quelli ad alto grado. Il ruolo delle terapie adiuvanti rimane ancora controverso sebbene recenti studi evidenzino un aumento del tempo libero da recidiva locale nei pazienti con margini chirurgici positivi sottoposti a radioterapia adiuvante. Bibliografia 1. Bradley JC, Caplan R: Giant retroperitoneal sarcoma: