Gli archivi scolastici - Memoria e storia della scuola

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Gli archivi scolastici - Memoria e storia della scuola
Maria Teresa Sega*
Sugli archivi delle scuole si è da diversi anni orientata l'attenzione di insegnanti, dirigenti
scolastici, Enti locali, Istituti di ricerca. A promuovere questo interesse hanno contribuito sia
l'avvio del processo di autonomia delle singole unità scolastiche sia la diffusione di riflessioni e
pratiche didattiche imperniate sulla proposta del Laboratorio di storia. Su questi temi le sezioni
didattiche di vari Istituti di storia della Resistenza hanno lavorato con insegnanti e scuole
interessati, come testimoniano varie iniziative intraprese nel corso degli ultimi anni. Tra queste
ricordiamo il Convegno La scuola che cambia fa la storia: un progetto per il 2000, tenutosi a
Venezia il 15 e 16 ottobre 1999 per iniziativa dell'Istituto Veneziano per la storia della resistenza e
della società contemporanea e del Comune di Venezia, e il Convegno Gli archivi storici delle
scuole: un bene culturale per la scuola dell'autonomia. Strumenti, figure, contesti per la
valorizzazione, tenutosi a Torino il 20 aprile 2001 per iniziativa dell'Istituto piemontese per la
storia della resistenza e della società contemporanea e dell'ITC "Quintino Sella", con la
collaborazione delle scuole aderenti al consorzio per gli archivi scolastici e dell’Archivio di Stato
di Torino. Dai materiali elaborati per queste iniziative proviene il testo che qui pubblichiamo.
1. Il naufragio
Girando per archivi di scuole della mia città, l’immagine che di frequente mi viene alla mente è
quella del naufragio: pochi e mal conservati reperti stanno a significare ciò che non c’è più, andato
perduto o trafugato. Ciò che è rimasto spesso è raccolto alla rinfusa in una stanza- deposito dove si
accumulano, accanto alle carte d’archivio, strumenti didattici obsoleti, mobilio rotto, vecchi libri.
Stanze di cui spesso si perde la chiave ( potrei raccontare di presidi che hanno buttato giù la porta a
spallate) o che bisogna disinfestare prima di mettervi piede. Raccolti e ricomposti i reperti sparsi
qua e là , si possono fare interessanti scoperte: ricostruire ad esempio il sistema metrico decimale e
i pesi e misure, di cui le scuole vennero dotate all’inizio secolo XX, una “lanterna magica” con
relativi vetrini per proiezioni di carattere geografico o scientifico, una carta geografica dell’Africa
con l’indicazione dell’Impero italiano, un corpo umano smontabile e rimontabile per lezioni di
anatomia, una tipografia “Freinet” per stampare giornalini, una pila di dischi 45 giri degli anni ’60 e
giradischi coevo perfettamente funzionante che ci restituisce la voce roca di Patty Pravo, “Tu mi fai
girar come fossi una bambola”….
Gli archivi scolastici tuttavia sono diversissimi tra loro per quantità e qualità di materiali reperibili e
la visita di ognuno rappresenta un’ avventura: scoperta di piccoli “tesori” o deludente nulla. Vi
sono scuole che sono esse stesse pezzi di storia e di cultura cittadina: conservano il laboratorio
scientifico attrezzato con strumenti ottocenteschi (raramente catalogati) o una biblioteca storica
contenente volumi preziosi frutto di donazioni di professori e filantropi. Ci sono scuole in cui tutto
o quasi è stato buttato o trafugato e non ci si stupisca, girando per mercatini delle pulci o
dell’antiquariato, di trovare oggetti di cancelleria, libri e quaderni provenienti da archivi scolastici.
Tanto è andato disperso o è stato buttato negli ultimi decenni in seguito a restauri, traslochi,
accorpamenti. Tutto questo per dire che, almeno fino a non molto tempo fa, la scuola è stata
smemorata di se’ stessa, non si è pensata come produttrice e conservatrice di memoria, deposito di
tracce delle persone che l’hanno abitata nel tempo, non ha elaborato una pratica della conservazione
oculata di ciò che produce e una visione critica dei suoi cambiamenti e persistenze nel tempo.
Nell’archivio scolastico – quando c’è – si conservano le carte prodotte dalla vita istituzionale della
*
Ringraziamo la prof. Sega per averci gentilmente concesso la riproduzione della sua ricerca, scaricata dal web.
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scuola, della segreteria e della direzione: il protocollo, la parte amministrativa, i fascicoli degli
alunni e degli insegnanti, i registri, i verbali delle riunioni, le circolari. Carte sparse o raccolte con
criteri diversi fino al 1927, dal 1928 classificate con direttive ministeriali.
Non esiste l’archivio didattico, tutto quel materiale prodotto dalle pratiche didattiche di insegnanti e
allievi. Compiti in classe, quaderni dove bambini e bambine hanno imparato a scrivere,
programmazioni e relazioni degli insegnanti, si sono conservati per caso, sfuggiti, a volte grazie a
una svista, alle periodiche pulizie dettate da esigenze di spazio che hanno salvato però le “Gazzette
ufficiali” . Fa riflettere il fatto che la scuola non abbia avvertito l’importanza di documentare i
propri percorsi, progetti, attività. Singoli insegnanti hanno conservato una memoria privata – e
custodiscono gelosamente quaderni, fotografie, scritture - , non hanno elaborato una memoria della
comunità scolastica. L’idea che se ne ricava è di un vissuto scolastico tutto volto al presente, senza
pensare al futuro.
Nella scuola dell’autonomia penso spetti agli insegnanti porsi il problema dell’archivio didattico:
che cosa e come conservare? Solo le scritture e gli elaborati prodotti con finalità burocratica o
valutativa, o anche scritture libere, diari, poesie, lettere, articoli, disegni, cartelloni? E che fare di
cd-rom, video, fotografie? Scrive Maria Bacchi, acuta conoscitrice della memoria dell’infanzia:
“Quali adulti si assumono il compito di archiviare le tracce della soggettività in divenire di bambini
e adolescenti?”
Diari di maestre
L’Ordinanza Ministeriale del 10 gennaio 1924 introduceva nel registro di Classe uno spazio
dedicato alla “Cronaca della scuola”, nel quale l’insegnante doveva segnare i fatti salienti della vita
scolastica , osservazioni sull’andamento dell’attività didattica e su ogni singolo allievo/a. Nelle
intenzioni dell’ideatore Giuseppe Lombardo Radice – al quale si devono i programmi della scuola
elementare del 1923 - ciò avrebbe permesso di “scoprire il segreto della effettiva scuola, (…) di
sorprendere la scuola nella sua vita, esaminare i documenti della scuola, freddi per solito, ma mai
tanto da non tradire la personalità del maestro”. ( G. Lombardo Radice, Athena fanciulla, Firenze
1928, pp. 36-37)
Al di là della funzione di controllo – dell’insegnante sugli allievi, dei direttori sugli insegnanti – Le
“cronache” rappresentano per noi oggi uno dei documenti più interessanti per cogliere la vita della
scuola e dei soggetti implicati, il rapporto tra avvenimenti politici e il loro riflesso nelle aule; oltre
alla concretezza di una didattica giorno per giorno a stretto contatto con i corpi e le menti dai
bambini e delle bambine, vi si possono ricavare dati utili per una storia sociale: le ben evidenti
differenze di classe, le osservazioni sulle condizioni fisiche e di salute, le annotazioni puntuali sulla
distribuzione di cancelleria gratuita e della refezione.
Si tratta inoltre, come osserva Silvia Cassano, di una delle rare scritture delle maestre, che hanno
sempre scritto poco pur essendo la stragrande maggioranza.
2. Monumento/documento
Racconta un’insegnante trasferita in una scuola di La Spezia, collocata all’interno di un’ex caserma
dove durante la guerra erano rinchiusi prigionieri politici, di aver scoperto una lapide che ricorda le
vittime, nascosta in un angolo dell’edificio, che i colleghi ignoravano.
A me è capitato invece di aver notato, nell’atrio di una scuola siciliana, un monumento a Crispi con
iscrizione fascista che ne esalta le doti di conquistatore, seminascosto dietro alcune piante: quella
figura e quelle parole per noi oggi hanno un significato diverso, ma perché non considerarle un
“monumento/documento” dell’epoca e valutarne storicamente il significato che rivestiva nella
scuola fascista?
L’edificio scolastico sta esso stesso a testimoniare, se opportunamente interrogato ed indagato, gli
intenti – ideologici, politici, pedagogici, urbanistici – delle persone che l’hanno progettato e il
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vissuto di coloro che lo hanno abitato: scuole ottocentesche con ingressi diversi per maschi e per
femmine, bassorilievi con fasci e iscrizioni fasciste, busti di benefattori e studiosi. Il susseguirsi
delle vicende politiche e delle ideologie dominanti si stratifica nelle denominazioni stesse delle
scuole e nelle iscrizioni e decorazioni sulle loro pareti: nomi di eroi risorgimentali e di conquistatori
scalzano in epoca fascista quelli dei pionieri della pedagogia ottocentesca e delle prime donne
laureate, illustri cittadini ormai sconosciuti lasciano il posto a capitani d’industria e uomini di
scienza.
La ricostruzione storica dell’edificio può offrire un’interessante prospettiva di osservazione delle
vicende cittadine, restituendo una geografia della scuola che si modifica seguendo eventi politici,
congiunture economiche o calamità naturali. Lo stesso edificio scolastico - con annesso convitto –
diventa a Venezia ospedale della Croce Rossa durante la Prima Guerra Mondiale, sede della
Gioventù Italiana del Littorio dal 1936 al 1943, luogo di raccolta degli ebrei avviati alla
deportazione alla fine del 1944 e alloggio per i profughi giuliani dopo la guerra.
Alcune scuole veneziane, ospitate in palazzi storici, hanno ricostruito la storia dell’edificio
nell’ambito del progetto “la scuola adotta un monumento”. Ma non meno interessante è studiare la
progettazione, nascita e successive modificazioni degli edifici più recenti: prefabbricati sorti in
pochi mesi sotto l’impeto della “scolarizzazione di massa”, edifici attraversati da strade e piazzette
per realizzare l’idea della scuola-città negli anni ’70. E poi scuole-fabbrica, scuole-caserma, scuolechiesa….
4. Il labirinto
Dopo una esplorazione dell’archivio della loro scuola (una scuola media di Venezia), due insegnanti
hanno iniziato uno spoglio analitico dei documenti in esso contenuti e si sono potute rendere conto
che l’archivio era costituito dalla confluenza di fondi di varie scuole accorpate ed estinte, la
variegata morfologia delle scuole esistenti prima della media unica istituita nel 1962 (scuole
tecniche, scuole preparatorie, avviamento professionale, scuole femminili, ecc.). La complicata
mappa che si veniva configurando ha suggerito loro l’immagine di un “labirinto dalla pareti di carta
sulle quali poter leggere con i nostri alunni, riavvolgendo il filo del tempo fino al 1880, piccole
storie scolastiche di coetanei, ma anche le grandi storie della politica, dell’educazione, della
società” (Anna Santagiustina, Rossella Vivante, Nel labirinto dell’archivio di una scuola media).
Questo è possibile con le classi “solo se il materiale d’archivio è ordinato e conosciuto e se la
scuola, intesa come comunità pensante, attribuisce un senso a quel polveroso ammasso di carte e ne
riconosce il valore di fonte”. Proponendosi , una volta riordinato l’archivio, di aprirlo alle classi che
vogliano esplorarlo, si sono inventate il ruolo di “animatrice archivistica”, fornendo alla scuola un
servizio di orientamento nell’archivio ed attività di laboratorio sulle fonti che sono entrate
ufficialmente nel Piano dell’Offerta Formativa. Il laboratorio ha il primo obiettivo di dotare le classi
di strumenti e metodi per la ricerca (capire che cos’è un documento, che cos’è un archivio di
documenti), ma ha anche lo scopo di ridare vita e significato all’archivio, che altrimenti rimarrebbe
un ingombrante ammasso di carte, e di attribuirne valore storico.
Al Liceo Minghetti di Bologna invece, sono stati i ragazzi e le ragazze di una classe seconda che,
assieme al loro insegnante di storia, hanno recuperato l’archivio dalla cantina della scuola; spinti
dalla curiosità di conoscerne il contenuto, hanno trovato documenti relativi agli anni ’30 che
testimoniavano l’allontanamento di insegnanti non allineati, censura di libri, l’espulsione di allievi
ebrei dopo le leggi razziali del 1938 ; ne è scaturita una ricerca sulla scuola nel periodo fascista.
(Vedi allegato 3)
Ricerca storica e didattica - strettamente interconnesse – attraverso le fonti che nella scuola stessa
sono conservate, aprono interessanti possibilità di progettazione di percorsi didattici e di laboratori
di storia. In questo progetto gli insegnanti possono recuperare o acquisire competenze archivisticodocumentalistiche legate a possibili nuove figure di sistema. Tutto ciò si configura anche come
concretizzazione di quella figura di insegnante-ricercatore di cui parlano i nuovi programmi, un
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insegnante cioè in grado di progettare percorsi didattici, di svolgere ricerche in ambito storico, di
compiere una mediazione alta tra ricerca e didattica.
Università che organizzano corsi post-laurea:
Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di scienze dell’educazione
Corso di perfezionamento post laurea – Documentalista in Educazione
Direttore del corso Dario Ragazzini
Università degli Studi di Padova – Dipartimento di scienze dell’educazione
Master Documentalista in educazione
Informazioni e programmi si trovano nel sito della bdp
Progetti, ricerche, corsi di formazione, convegni e sperimentazioni sono in atto in diverse città e
vedono impegnati gli Istituti storici della Resistenza, Scuole, Enti Pubblici e Archivi che,
diversamente articolati, convergono nell’intento di recupero e catalogazione del materiali
documentario – cartaceo, librario, oggettistico – relativo alla storia della scuola per una sua
fruizione finalizzata sia alla ricerca storica che al laboratorio didattico.
Progetti di Istituti storici della Resistenza
Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea – IRRSAE Puglia:
Progetto di ricerca di Storia delle istituzioni scolastiche regionali. Ricognizione delle fonti e
inventariazione elettronica.
Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia,
pubblicazione del volume di Adriano Andri e Giulio Mellinato, Scuola e confine, “Quaderni di
Qualestoria”, n.5, 1994.
Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, progetto
formazione insegnanti-documentalisti e censimento degli archivi.
L’istituto grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, la cui sezione didattica è
all’interno di una scuola elementare. Ha un progetto di riordino degli archivi e di laboratorio
didattico
Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea - Comune di Venezia:
progetto di censimento degli archivi, ricerca per la mostra “Generazioni a scuola”, seminario
permanente “Storia della scuola e dell’educazione”.
5. L’archivio della memoria scolastica e il laboratorio di storia
Un istituto comprensivo della cintura urbana sta facendo la propria storia a partire dal presente e
ricostruendo l’albero genealogico delle sei scuole - tre elementari e tre medie – originarie. L’aspetto
interessante del lavoro è che i ragazzi e le ragazze della scuola media rappresentano la memoria
della scuola elementare del passato per i bambini e le bambine che la frequentano oggi. La ricerca
viene successivamente allargata alle generazioni: genitori e nonni raccontano le loro esperienze
scolastiche e portano fotografie, pagelle e quaderni, documenti che vanno ad integrare quelli
conservati nell’archivio scolastico.
“Stanza della memoria” è scritto sulla porta di una ex aula di una scuola elementare del quartiere di
Marghera dove una maestra ha cominciato a raccogliere gli oggetti sparsi nei rispostigli, nelle aule,
nella segreteria ed è riuscita a ricostruire un’aula della fine degli anni ’20 quando la scuola è sorta.
Aprendo il progetto al quartiere, ha raccolto materiali, testimonianze orali e ben 500 fotografie di
classe di ex alunni/e dagli anni ’20 ad oggi: una storia visiva delle generazioni che hanno abitato il
quartiere attraverso la sua scuola.
L’insegnante di un Istituto per le attività sociali- ex Istituto tecnico femminile fondato nel 1890 per
dare istruzione professionale alle ragazze - ha iniziato a raccogliere oggetti e documenti, talvolta
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anche preziosi – merletti ad ago, ricami in oro e seta – e ha progettato di realizzare un “stanza della
memoria” nella soffitta della scuola. Attraverso i documenti recuperati, avviando una ricerca sulla
storia dell’istituto e allargandola all’istruzione ed educazione femminile dall’800 ad oggi, ha
costruito un percorso didattico inserito all’interno del programma del corso per dirigenti di
comunità, basato sulla relazione tra memoria e storia, tra autobiografia dell’Istituto e storia
dell’educazione nel contesto nazionale per comprendere il cambiamento del ruolo e dell’immagine
femminile.
Un museo della scuola?
Il recupero e il censimento del patrimonio documentario giacente nelle scuole – archivio cartaceo,
biblioteca, oggetti didattici, arredi – , pone dei problemi sulla modalità organizzativa della
conservazione e della fruizione.
La proposta che si sta delineando è quella di un museo decentrato, che prevede archivi- musei
d’istituto collegati tra loro che possono costituire un itinerario integrato. Se pare necessario infatti
l’esistenza di un luogo che raccolga fondi provenienti dalle scuole che, per motivi diversi, non
possono tenerli, nonché collezioni di privati, è importante che ogni scuola conservi al suo interno il
suo patrimonio storico-documentario, rendendolo però visibile e fruibile per lo studio e la ricerca.
L’archivio-museo d’istituto perciò ha una stretta relazione con il laboratorio di storia, inteso sia
come luogo attrezzato per la ricerca didattica e la formazione storica, sia come metodologia di
studio della storia. Il laboratorio è il cantiere di lavoro, l’archivio-museo fornisce i materiali per una
ricerca sulla propria scuola, storicizzandone la presenza nel territorio in relazione alla storia
nazionale.
Attività:
• Recupero e censimento dell’archivio. Questa operazione va condotta in stretta collaborazione
con archivisti esperti e con la Sovrintendenza archivistica regionale che è responsabile della
salvaguardia.
• Messa a punto di un progetto di museo dove raccogliere, con criteri opportuni, oggetti,
fotografie, produzioni degli allievi/e, carte e materiali vari in modo che possano, almeno in
parte, essere utilizzabili e visibili.
• Selezione di fonti e predisposizione di itinerari didattici e laboratori di storia.
• Progetti di ricerca volti alla raccolta di fonti esterne alla scuola: archivio comunale, archivi
privati, archivio di stato, testimonianze orali.
• Ricerche tematiche (ad esempio: la storia dell’edificio; generazioni a scuola; l’educazione dei
ragazzi e delle ragazze; le leggi razziali a scuola; la scuola in tempo di guerra; la guerra nei
testi scolastici; il corpo a scuola; scritture di alunni/e; diari delle maestre; ecc.) attraverso
l’intreccio di fonti.
• Aggiornamento degli insegnanti.
Musei della scuola e archivi
Museo della scuola di Bolzano nei locali della Scuola elementare Dante Alighieri. Il primo in Italia
(1993).
Museo dell’educazione presso Dipartimento di Scienze dell’educazione – Università di Padova.
Censimento degli archivi scolastici di Rovereto e pubblicazione di una guida a cura di Quinto
Antonelli, 1997.
Censimento degli archivi scolastici delle scuole elementari di Trento e pubblicazione del volume:
Per una storia della scuola elementare trentina, a cura di Quinto Antonelli, Comune di Trento
1998.
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Progetto di “museo della scuola” a Belluno, presso la scuola elementare “Gabelli” discusso in un
convegno organizzato dalla Commissione provinciale di storia nel 1999. “Un museo della scuola in
provincia di Belluno?”
Progetto di “museo della scuola” a Pergine Valsugana (TN)
Museo didattico della scienza e della tecnica Aldini Valeriani – Bologna . Realizzato con le
attrezzature tecniche e scientifiche del più vecchio Istituto tecnico bolognese.
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