Data: 15/10/2015 | Fonte: Corriere del Trentino | Pagina: 1 | Autore: di Giovanni Pascuzzi | Categoria: Università di Trento Consulta e statuto LA SOCIETÀ CIVILE DEL NOVECENTO Alla Conferenza dei capigruppo in Consiglio provinciale è stata da poco presentata la versione più aggiornata del disegno di legge relativo all'istituzione della Consulta per il terzo Statuto. Si tratta di un organismo che dovrebbe garantire una maggiore partecipazione della «società civile» ai processi di revisione statutaria in corso. La composizione ipotizzata per la Consulta provoca una riflessione. Saranno cooptati rappresentanti provenienti da associazioni di categoria (agricoltura, industria, artigianato, commercio e turismo), cooperazione, sindacati, Consiglio delle autonomie, Conferenza delle minoranze linguistiche, associazioni portatrici di interessi sociali, culturali e ambientali. Ma la società civile è soltanto questo? Nella nostra provincia sono molto vitali i professionisti che da qualche anno organizzano con successo addirittura un Festival delle professioni (attualmente in corso): ma nella Consulta nessuno spazio specifico è previsto per loro. Poca attenzione è prestata poi alle diversità di genere (si parla di sfuggita a proposito dei membri che siedono anche in Consiglio provinciale). Eppure un importante filone di pensiero s'interroga da tempo su come scongiurare un approccio androcentrico nei testi normativi costituzionali e no. Nei giorni scorsi si è tenuto a Potenza un convegno dal titolo «Che genere di Costituzione» cui ha partecipato, tra gli altri, la presidente della conferenza nazionale degli organismi di parità universitari Patrizia Tornio, che è anche una dipendente di vaglia del nostro ateneo. A proposito di università, nel disegno di legge è previsto che della Consulta facciano parte due professori di diritto pubblico però senza potere di voto. Come se il compito dei giuristi debba essere solo quello dei consulenti o dei correttori di bozze. Ma, soprattutto, come se l'università non appartenga alla società civile e nulla abbia da dire sul terzo Statuto dal punto di vista storico, politico, economico, sociologico. Si potrebbe continuare (penso ai giovani, ai «nuovi trentini», e così via). Nei documenti ufficiali si ripete come un mantra l'espressione «innovazione sociale»: si veda, ad esempio, quante volte essa ricorre nel «Programma di sviluppo provinciale» per la legislatura in corso. Quando però si tratta di definire chi siano oggi i rappresentanti della «società civile», si fa riferimento a un modello mentale tardo novecentesco che rispecchia la realtà odierna solo in parte. il 15/10/2015 alle 08:28:01 Pagina 1/2 Data: 15/10/2015 | Fonte: Corriere del Trentino | Pagina: 1 | Autore: di Giovanni Pascuzzi | Categoria: Università di Trento Consulta e statuto LA SOCIETÀ CIVILE DEL NOVECENTO di Giovanni Pascuzzi A lla Conferenza dei capigruppo in Consiglio provinciale è stata da poco presentata la versione più aggiornata del disegno di legge relativo all’istituzione della Consulta per il terzo Statuto. Si tratta di un organismo che dovrebbe garantire una maggiore partecipazione della «società civile» ai processi di revisione statutaria in corso. La composizione ipotizzata per la Consulta provoca una riflessione. Saranno cooptati rappresentanti provenienti da associazioni di categoria (agricoltura, industria, artigianato, commercio e turismo), cooperazione, sindacati, Consiglio delle autonomie, Conferenza delle minoranze linguistiche, associazioni portatrici di interessi sociali, culturali e ambientali. Ma la società civile è soltanto questo? Nella nostra provincia sono molto vitali i professionisti che da qualche anno organizzano con successo addirittura un Festival delle professioni (attualmente in corso): ma nella Consulta nessuno spazio specifico è previsto per loro. Poca attenzione è prestata poi alle diversità di genere (si parla di sfuggita a proposito dei membri che siedono anche in Consiglio provinciale). Eppure un importante filone di pensiero s’interroga da tempo su come scongiurare un approccio androcentrico nei testi normativi costituzionali e no. Nei giorni scorsi si è tenuto a Potenza un convegno dal titolo «Che genere di Costituzione» cui ha partecipato, tra gli altri, la presidente della conferenza nazionale degli organismi di parità universitari Patrizia Tomio, che è anche una dipendente di vaglia del nostro ateneo. A proposito di università, nel disegno di legge è previsto che della Consulta facciano parte due professori di diritto pubblico però senza potere di voto. Come se il compito dei giuristi debba essere solo quello dei consulenti o dei correttori di bozze. Ma, soprattutto, come se l’università non appartenga alla società civile e nulla abbia da dire sul terzo Statuto dal punto di vista storico, politico, economico, sociologico. Si potrebbe continuare (penso ai giovani, ai «nuovi trentini», e così via). Nei documenti ufficiali si ripete come un mantra l’espressione «innovazione sociale»: si veda, ad esempio, quante volte essa ricorre nel «Programma di sviluppo provinciale» per la legislatura in corso. Quando però si tratta di definire chi siano oggi i rappresentanti della «società civile», si fa riferimento a un modello mentale tardo novecentesco che rispecchia la realtà odierna solo in parte. il 15/10/2015 alle 08:28:01 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) Pagina 2/2