Effetti e rapporto del principio di indeterminazione

Effetti e rapporto del principio di indeterminazione su e con la cultura europea
Enrico Manera
Liceo Scientifico Statale “Giordano Bruno”
Dicembre 2010.
L’arte e la scienza moderna sembrano accomunate dalla convinzione che il soggetto osservatore e
l’oggetto osservato formino un’unica situazione, in modo tale che l'occuparsi di un oggetto da parte
di un soggetto significhi anche compiere l’atto della sua modificazione.
Nello specifico l’idea che l’osservatore sia implicato nei soggetti osservati si ritrova tanto nelle
scienze della natura (il principio di indeterminazione), quanto in quelle umane (l’osservazione
partecipante sul campo) e nella filosofia (l’essere gettati o in situazione); questa nuova tendenza
presenta una forte analogia con l’arte delle avanguardie (cubismo, futurismo, dadaismo e
surrealismo) che riflettono analogiche teorie della percezione in cui la soggettività è centrale.
Quanto emerge pare eccessivo dal punto di vista della fisica sperimentale, al punto da apparire ad
alcuni una indebita generalizzazione, 'contaminazione' o uscita dai binari di un concetto, in questo
caso alcuni aspetti del principio di indeterminazione, che viene decontestualizzato e attribuito ad
altri ambiti di riferimento. Ciò è tanto più vero se si considera che il principio di Heisenberg mette
in crisi la necessità e l'universalità delle leggi fisiche, ma solo nel mondo sub-atomico: a livello
mesoscopico e per quello che riguarda il mondo fisico dell'esperienza quotidiana le leggi della fisica
galileiano-newtoniana rimangono perfettamente valide.
A questo punto è vero però che la storia della scienza è anche istruttiva in quanto 'scienza di come si
sbaglia' (Jesi): dal punto di vista della storia delle idee è interessante notare che anche se la
generalizzazione del principio di indeterminzione è da considerarsi impropria, alcuni uomini di
cultura furono influenzati e affascinati da un concetto che pareva loro potesse mettere in crisi la
concezione metafisica tradizionale, in un momento in cui anche la teoria di Einstein pareva
rovesciare come quella di Freud concezioni inveterate ma ormai logore in discipline differenti come
per l'appunto le scienze umane e la letteratura, per cui la crisi della soggettività tradizionale rimane
un dato di fatto.
Su tutto mi limito a sottolineare l'importanza capitale di 'Essere e tempo' di Martin Heidegger che
riconfigurava la nozione di verità, introducendo quella di 'interpretazione; o la svolta relativista
nell'antropologia che veniva inaugurata negli Stati Uniti da Franz Boas. Ma senza essere così
radicali anche uno storico dell'arte e dell'architettura ingiustamente considerato minore, riassume a
nome di tutti alcune tendenze nella filologia e nel rapporto con il passato oggi universalmente
accettate e condivise: Sigfried Giedion pensava che lo sguardo rivolto verso il passato trasformasse
il suo oggetto nel senso che l’osservatore di un’epoca legge inevitabilmente il passato secondo la
propria particolare situazione e condizione presente1: «La storia è uno specchio che riflette il volto
dello spettatore. Lo storico deve mostrare le linee di sviluppo di con la massima chiarezza di cui è
capace, ma la sua cosiddetta obiettività è una finzione»2.
In altri termini è molto più probabile che una nuova generazione di umanisti abbia visto in
Heisenberg una sorta di metafora intellettuale di quanto essi stavano elaborando nel proprio campo
e se ne sia serviti per meglio definire una costellazione di pensiero che si andava definendo. Ma ciò
è altrettanto istruttivo, il 'contagio delle idee' segue traiettore che ricordano quelle tracciate
dal'epidemiologia (Sperber), ma allo stesso modo, la storia delle idee implica che la diffusione sia
anche variazione, mutazione, elaborazione. E che ciò che poteva essere pensato per qualcosa
diventasse 'simbolo' o idea per pensare altro.
1 S. Giedion, Spazio, tempo ed architettura. Lo sviluppo di una nuova tradizione (1941), ed. it.,
Hoepli, Milano 1954; cfr. Id., Breviario di architettura (1956), ed. it. 1961, ora Bollati Boringhieri,
Torino, 2008: è il caso di ricordare come il titolo originario fosse Arkitektur und Gemeinschaft.
2 S. Giedion, History and Architect, in Architecture, You and Me. The Diary of a Development,
Harvard University Press Cambridge, 1958, p. 110. Cfr. C. Olmo, Siegfried Giedion «historien et
philosophe», in S. Giedion, Breviario di architettura, cit., p. 6.