Il quarto secolo 409 405 403 401 400-395 399 398-395 395-386 393-387 382 379 377 376-375 371 371-362 367 359 Dopo la sconfitta degli Ateniesi davanti a Siracusa, i Cartaginesi intervengono nuovamente in Sicilia e distruggono Selinunte e Imera Dionisio (il Vecchio) diviene tiranno di Siracusa e ferma i Cartaginesi, che avevano conquistato Agrigento Fuoriusciti ateniesi, condotti da Trasibulo, rovesciano la tirannide dei Trenta; restaurazione in Atene della democrazia e amnistia Spedizione di Ciro il Giovane contro il fratello Artaserse II, re dei Persiani; Ciro muore nella battaglia di Cunassa; ritirata dei Diecimila (i mercenari greci guidati da Senofonte) attraverso l’Armenia fino al Mar Nero. Guerra in Asia Minore tra Persia e Sparta: successi del re Agesilao (396-395). Socrate condannato a bere la cicuta Guerra vittoriosa di Dionisio il Vecchio contro i Cartaginesi Guerra di Corinto. La Persia si allea con Tebe, Corinto, Argo ed Atene, che si ribellano a Sparta. Il re spartano Agesilao, richiamato dall’Asia, vince gli alleati a Coronea (in Beozia); Conone, al comando della flotta persiana, annienta quella spartana a Cnido; ricostruzione delle Lunghe mura. Gli Ateniesi riacquistano l’alleanza di molte città già suddite; ma subiscono vari insuccessi per terra. La Persia si allea di nuovo con Sparta e si giunge alla Pace del Re o di Antalcida (κοινὴ εἰρήνη). Apogeo della dominazione spartana sulla Grecia Dionisio il Vecchio distrugge Reggio; invia flotte e coloni nell’Adriatico e nel Tirreno. Gli Spartani, con un colpo di mano si impadroniscono della Cadmea, la rocca di Tebe. Congiurati tebani rifugiati ad Atene, condotti da Pelopida, sorprendono la guarnigione spartana di Tebe e liberano la città. Atene si allea ai Tebani Costituzione della seconda lega navale ateniese, voluta da Timoteo, forse su suggerimento di Isocrate Vittorie navali ateniesi sugli Spartani a Nasso e a Alizia (375). Atene, a conclusione di operazioni vittoriose in Corcira, Acarnania, ecc., offre pace a Sparta: i Tebani, che rivendicano i loro diritti sulla Beozia, rimangono esclusi dalla pace. Egemonia tebana Epaminonda vince gli Spartani a Leuttra (371), adottando la tattica dell’ordine obliquo. Questa prima sconfitta della fanteria spartana in campo aperto è il primo segno del tramonto dì Sparta. Nell’autunno del 370 Epaminonda invade il Peloponneso: fondazione di uno stato messenico indipendente, con capitale Messene (369); fondazione per sinecismo di Megalopoli, capitale dell’Arcadia (367). Alleanza tra Atene e Sparta; Epaminonda invade ancora due volte il Peloponneso; i Tebani stipulano un accordo col re di Persia, che riconosce la loro egemonia in Grecia. Epaminonda fa costruire una flotta tebana di 100 triremi, la quale operando nell’Egeo provoca il distacco di vari alleati da Atene. Pelopida sconfigge a Cinoscefale Alessandro di Fere, ma muore in battaglia (364). Nel 362 Epaminonda invade per la quarta volta il Peloponneso: a Mantinea sconfigge Spartani e Ateniesi coi loro alleati, ma muore in battaglia (luglio). Sul campo si stipula una nuova κοινὴ εἰρήνη, cui Sparta non aderisce. Muore Dionisio il Vecchio di Siracusa; gli succede il figlio Dionisio II, il Giovane. Salita di Filippo II al trono di Macedonia come tutore del nipote Aminta (solo alcuni 358 357-355 356-346 355-353 354 353 352 352-351 349 346 344-37 340 339-338 anni più tardi viene riconosciuto re). Vittorie macedoni sui Peoni e sugli Illiri. Gli Ateniesi, consolidate le posizioni in Tracia, fanno entrare l’Eubea nella loro lega. Filippo prende Anfipoli, che si rivolge invano ad Atene; quindi prende Pidna e Potidea, ceduta poi ad Olinto in segno di amicizia. Chio, Bisanzio, Rodi e Cos, aiutati da Mausolo di Caria, si ribellano ad Atene (guerra sociale): Atene nel 355 riconosce l’indipendenza dei ribelli. Il potere passa al banchiere Eubulo, che propugna una politica isolazionistica (sostenuto da Isocrate, Senofonte, Demostene). III Guerra sacra. I Tebani, desiderosi di sottomettere la Focide ostile, col pretesto di un sacrilegio compiuto dai Focesi, li fanno condannare ad una multa enorme dal consiglio degli Anfizioni; i Focesi rifiutano il pagamento e insorgono, guidati da Filomelo,occupando Delfi (356). Gli Anfizioni dichiarano la terza guerra sacra (355): i Focesi sono appoggiati da Atene e Sparta, e combattuti da Tebani, Locresi e Tessali. Filippo occupa città in Tracia (Abdera, Maronea, Metone) Filomelo, grazie a un esercito mercenario pagato col denaro del tesoro delfico, vince Locresi e Tessali, ma è sconfitto ed ucciso dai Tebani. Filippo, invitato dal Tessali, si intromette in Tessaglia, combattendo il tiranno Licofrone di Fere I Focesi, condotti da Onomarco, invadono vittoriosamente la Locride, la Doride e la Beozia occidentale; scacciano Filippo dalla Tessaglia. Filippo annienta l’esercito focese sulla costa del gol fo di Pagase; tenta di passare le Termopili, ma gli Ateniesi sbarrano il passaggio, ed egli si ritira senza combattere. Filippo minaccia il Chersoneso tracico: prima Filippica di Demostene (351). Filippo assedia Olinto; gli Ateniesi, invano incitati da Demostene con le tre Olintiache, inviano scarsi e tardivi aiuti; Olinto nel 348 cade ed è rasa al suolo Un’ambasceria ateniese, di cui fanno parte Demostene, Eschine e Filocrate, dopo vari incontri, stipula con Filippo la pace cosiddetta di Filocrate; Filippo trascina in lungo le trattative e sottomette la Tracia. Conclusa la pace con esclusione dei Focesi, egli passa le Termopili e li soggioga; le loro città sono smantellate per ordine degli Anfizioni istigati da Filippo, ammesso nel consiglio anfizionico. Demostene esorta gli Ateniesi alla pace e a prepararsi alla lotta futura. Dopo varie lotte Timoleonte, inviato da Corinto per pacificare Siracusa, detronizza Dionisio il Giovane(343); sconfigge i Cartaginesi al Crimiso (339), quindi, pacificata la Sicilia, nel 337 depone il potere. Filippo attacca Bisanzio e Perinto: soccorsi ateniesi lo costringono a ritirarsi. Demostene promuove la prima «lega delle leghe», cui aderiscono l’Eubea, Corinto, Ambracia, Corcira e la lega acarnana, riconosciuta da Atene indipendente. IV Guerra sacra. Gli Anfizioni, asserviti a Filippo e in assenza dei Tebani e degli Ateniesi, dichiarano guerra ai Locresi, colpevoli d’aver violato una disposizione anfizionica, e danno l’egemonia della guerra a Filippo. I Tebani sbarrano le Termopili, ma Filippo le aggira e penetra nella Focide. Demostene assicura l’alleanza fra Tebe ed Atene. Filippo sconfigge a Cheronea, in Beozia, i Greci (agosto-settembre 338); impone loro paci separate; scioglie la lega ateniese e beotica; pone un presidio in Tebe; invade il Peloponneso e sottrae parte del territorio a Sparta, cedendolo agli Argivi, agli Arcadi e ai Messeni. 337 336 335 334 333 332-331 331 330 329-28 327-26 325-24 323 323-322 Su invito di Filippo, le città greche, ad esclusione di Sparta, inviano delegati a Corinto; vi si fonda la lega di Corinto e vi si stipula una nuova κοινὴ εἰρήνη: in caso di guerra, l’egemonia spetta al re macedone, alleato della lega Filippo è assassinato in una congiura. Alessandro, ventenne figlio di Filippo, si presenta in Grecia, prevenendo una insurrezione dei Greci. Mentre Alessandro sottomette i barbari del settentrione (spedizione al Danubio; vittorie sui Peoni e sugli Illiri), Τebe insorge; Alessandro sopraggiunge a marce forzate e, nell’autunno, prende e distrugge la città. La assemblea di Corinto gli conferisce l’egemonia per la guerra contro la Persia. Passaggio di Alessandro in Asia; sconfigge l’esercito dei satrapi d’Asia Minore al Granìco (primavera); prende Sardi, Mileto e Alicarnasso; giunge – attraverso la Licia, la Panfilia e la Pisidia – a Gordio. Vittoria di Alessandro su Dario ad Isso, alle cosiddette Porte della Cilicia (autunno). Sottomissione della Fenicia (Tiro sostiene un assedio di 7 mesi). Alessandro rifiuta di trattare con Dario, che gli offre l’Asia Minore fino allo Halys: prende Gaza e penetra in Egitto, trattenendosi fino alla primavera del 331: vi fonda Alessandria e visita il santuario di Giove Ammone nell’oasi di Siva; l’oracolo lo saluta figlio di Ammone. Alessandro entra in Mesopotamia e sconfigge un grande esercito di Dario a Gaugaméla (autunno); prende Babilonia, Susa e Persepoli, dove fa incendiare il palazzo reale. Tentativo di insurrezione del re spartano Agide III, soffocato prontamente dal generale di Alessandro Antipatro. Alessandro raggiunge Ecbatana; Dario, mentre fugge verso la Partia, è ucciso dal satrapo della Battriana Besso, che si proclama re. Alessandro tributa grandi onori al cadavere del re; congeda gli alleati greci: congiura di Fílota, generale di Alessandro, e sua condanna a morte; Alessandro fa uccidere anche Parmenione, padre di Filota. Penetrato della Battriana e nella Sogdiana, Alessandro fa prigioniero e mette a morte come regicida Besso; varca lo Iassarte contro gli Sciti; fonda varie colonie militari. Uccide durante un’orgia l’intimo amico Clito. Alessandro sposa Roxane; reprime la congiura dei paggi e sopprime la storico ufficiale della spedizione Callistene, il quale, d’accordo cogli ufficiali macedoni, rifiutava ad Alessandro la προσκύνησις. Alessandro inizia la marcia verso l’alto Indo, lo varca, vince e sottomette il re Poro, oltre l’Idaspe (estate 326) e raggiunge l’Ifasi. Ma le truppe rifiutano di varcarlo e di entrare in India. L’esercito viene imbarcato sul fiume e scende lungo di esso e lungo l’Indo sino all’inizio del delta. La flotta, al comando del cretese Nearco raggiunge il Golfo Persico. Alessandro rientra in Susa attraverso i deserti della Gedrosia. Durante le grandi feste celebrate in Susa (primavera 324), Alessandro in seconde nozze sposa Statira, figlia di Dario, diecimila veterani e ottanta ufficiali macedoni sposano donne persiane. Alessandro invia da Susa (324) ai rappresentanti delle città greche convenuti in Olimpia l’ordine che lo si veneri quale dio e che ogni città faccia rientrare i propri cittadini esuli. In mezzo a preparativi per nuove imprese di guerra Alessandro muore a Babilonia (giugno). Guerra lamiaca: Atene, guidata da Iperide e Demostene, crea una lega antimacedone sotto il comando di Leostene e batte Antipatro, che si rifugia nella fortezza di Lamia. Leostene, però, muore in battaglia, e l’anno successivo gli Ateniesi sono disfatti a Crannon. Demostene si suicida, Iperide è torturato a morte. Muore Aristotele. La sconfitta nella guerra del Peloponneso (404), l’esperienza dei Trenta Tiranni, la vittoriosa restaurazione democratica (403) sembrano unire gli Ateniesi in uno sforzo di ripresa cittadina. Nel giro di pochi anni Atene riesce ad avere di nuovo un peso politico, una flotta, le Lunghe Mura che gli Spartani avevano fatto abbattere; il commercio riprende respiro: il Pireo è ancora il grande mercato al centro della Grecia: si aprono le prime banche. Ma la rinascita, pur notevole, perde presto il suo slancio. Con la guerra Atene ha perduto molti mercati, paesi che prima erano legati alla sua agricoltura e al suo artigianato sono diventati autonomi o si sono rivolti altrove: l’Occidente è entrato nell’area monetaria siracusana, le esportazioni in Tracia e in Asia Minore non hanno più il ritmo di una volta: c’è meno richiesta sui mercati esteri di olio, di vino, di manufatti ateniesi: l’artigianato entra in crisi, l’agricoltura decade; cresce il bisogno di cereali che l’Attica non produce a sufficienza. La bilancia commerciale è gravata dalle importazioni, i prezzi salgono: commercianti di grano e banchieri si arricchiscono. Di contro a una minoranza benestante si forma una larga massa che vive nell’indigenza. Si amplia il contrasto ricchi poveri: il δῆμος cerca di garantirsi l’assistenza pubblica e gli stipendi delle cariche civiche (μισθοί), inasprendo le tasse e condannando alla confisca dei beni i ricchi accusati da delatori di professione (συκοφάνται); i ricchi cercano in tutti i modi di evitare elargizioni e prestazioni gratuite (λειτουργίαι: p. es. armare una trireme, sovvenzionare il coro negli spettacoli pubblici, organizzare una festa per la città), che prima ricercavano come occasioni di gloria. Si afferma il contrasto città - campagna: i contadini rovinati dalla guerra non partecipano più alla vita politica, oppure sono costretti a vendere i campi ai latifondisti (che possono permettersi di ripiantare viti e olivi e di attendere che entrino in produzione): si trasformano così in braccianti, oppure si inurbano, formando una massa di disperati. La situazione economica finisce così per incidere sul declino dello spirito civico. L’individualismo che era cominciato ad apparire in Atene sotto l’insistenza della guerra del Peloponneso e a causa dell’insegnamento che veniva da certe correnti della sofistica, dopo la breve riscossa degli Ateniesi contro la tirannide dei Trenta, ricompare adesso in forme nuove: la partecipazione ai lavori dell’assemblea diventa scarsa. Viene istituito un gettone di presenza (su proposta di Agirrio, nel 401), ma ne sono sollecitati solo i più poveri che traggono di che vivere recandosi ad applaudire o a contrastare gli oratori che discutono le questioni di Atene; tutti rifuggono dal prestare il servizio militare e all’esercito cittadino si sostituisce quello mercenario. La costituzione rimane inalterata, formalmente il regime è un’autentica democrazia, ma la vita che si svolge nei quadri dello Stato è largamente autonoma rispetto alle sue istituzioni: l’individuo si è disancorato dalla sua città. Ma la crisi non investe solo Atene, è un male dell’epoca. Argo è travagliata da discordie civili, Sparta rinnega di fatto la sua costituzione, Tebe vede affermarsi una figura come Epaminonda che fa dello Stato l’interprete della sua volontà, Siracusa cade sotto la tirannide dei due Dionisii. La πόλις si avvia al tramonto.