Grecia: il IV secolo

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Il quarto secolo
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Dopo la sconfitta degli Ateniesi davanti a Siracusa, i Cartaginesi intervengono
nuovamente in Sicilia e distruggono Selinunte e Imera
Dionisio (il Vecchio) diviene tiranno di Siracusa e ferma i Cartaginesi, che avevano
conquistato Agrigento
Fuoriusciti ateniesi, condotti da Trasibulo, rovesciano la tirannide dei Trenta;
restaurazione in Atene della democrazia e amnistia
Spedizione di Ciro il Giovane contro il fratello Artaserse II, re dei Persiani; Ciro
muore nella battaglia di Cunassa; ritirata dei Diecimila (i mercenari greci guidati da
Senofonte) attraverso l’Armenia fino al Mar Nero.
Guerra in Asia Minore tra Persia e Sparta: successi del re Agesilao (396-395).
Socrate condannato a bere la cicuta
Guerra vittoriosa di Dionisio il Vecchio contro i Cartaginesi
Guerra di Corinto. La Persia si allea con Tebe, Corinto, Argo ed Atene, che si
ribellano a Sparta. Il re spartano Agesilao, richiamato dall’Asia, vince gli alleati a
Coronea (in Beozia); Conone, al comando della flotta persiana, annienta quella
spartana a Cnido; ricostruzione delle Lunghe mura. Gli Ateniesi riacquistano l’alleanza di molte città già suddite; ma subiscono vari insuccessi per terra. La Persia si
allea di nuovo con Sparta e si giunge alla Pace del Re o di Antalcida (κοινὴ εἰρήνη).
Apogeo della dominazione spartana sulla Grecia
Dionisio il Vecchio distrugge Reggio; invia flotte e coloni nell’Adriatico e nel
Tirreno.
Gli Spartani, con un colpo di mano si impadroniscono della Cadmea, la rocca di
Tebe.
Congiurati tebani rifugiati ad Atene, condotti da Pelopida, sorprendono la
guarnigione spartana di Tebe e liberano la città. Atene si allea ai Tebani
Costituzione della seconda lega navale ateniese, voluta da Timoteo, forse su
suggerimento di Isocrate
Vittorie navali ateniesi sugli Spartani a Nasso e a Alizia (375).
Atene, a conclusione di operazioni vittoriose in Corcira, Acarnania, ecc., offre pace a
Sparta: i Tebani, che rivendicano i loro diritti sulla Beozia, rimangono esclusi dalla
pace.
Egemonia tebana Epaminonda vince gli Spartani a Leuttra (371), adottando la
tattica dell’ordine obliquo. Questa prima sconfitta della fanteria spartana in campo
aperto è il primo segno del tramonto dì Sparta. Nell’autunno del 370 Epaminonda
invade il Peloponneso: fondazione di uno stato messenico indipendente, con capitale
Messene (369); fondazione per sinecismo di Megalopoli, capitale dell’Arcadia (367).
Alleanza tra Atene e Sparta; Epaminonda invade ancora due volte il Peloponneso; i
Tebani stipulano un accordo col re di Persia, che riconosce la loro egemonia in
Grecia. Epaminonda fa costruire una flotta tebana di 100 triremi, la quale operando
nell’Egeo provoca il distacco di vari alleati da Atene.
Pelopida sconfigge a
Cinoscefale Alessandro di Fere, ma muore in battaglia (364). Nel 362 Epaminonda
invade per la quarta volta il Peloponneso: a Mantinea sconfigge Spartani e Ateniesi
coi loro alleati, ma muore in battaglia (luglio). Sul campo si stipula una nuova κοινὴ
εἰρήνη, cui Sparta non aderisce.
Muore Dionisio il Vecchio di Siracusa; gli succede il figlio Dionisio II, il Giovane.
Salita di Filippo II al trono di Macedonia come tutore del nipote Aminta (solo alcuni
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anni più tardi viene riconosciuto re).
Vittorie macedoni sui Peoni e sugli Illiri.
Gli Ateniesi, consolidate le posizioni in Tracia, fanno entrare l’Eubea nella loro lega.
Filippo prende Anfipoli, che si rivolge invano ad Atene; quindi prende Pidna e
Potidea, ceduta poi ad Olinto in segno di amicizia.
Chio, Bisanzio, Rodi e Cos, aiutati da Mausolo di Caria, si ribellano ad Atene
(guerra sociale): Atene nel 355 riconosce l’indipendenza dei ribelli. Il potere passa
al banchiere Eubulo, che propugna una politica isolazionistica (sostenuto da Isocrate,
Senofonte, Demostene).
III Guerra sacra. I Tebani, desiderosi di sottomettere la Focide ostile, col pretesto
di un sacrilegio compiuto dai Focesi, li fanno condannare ad una multa enorme dal
consiglio degli Anfizioni; i Focesi rifiutano il pagamento e insorgono, guidati da
Filomelo,occupando Delfi (356). Gli Anfizioni dichiarano la terza guerra sacra (355):
i Focesi sono appoggiati da Atene e Sparta, e combattuti da Tebani, Locresi e
Tessali.
Filippo occupa città in Tracia (Abdera, Maronea, Metone)
Filomelo, grazie a un esercito mercenario pagato col denaro del tesoro delfico, vince
Locresi e Tessali, ma è sconfitto ed ucciso dai Tebani. Filippo, invitato dal Tessali, si
intromette in Tessaglia, combattendo il tiranno Licofrone di Fere
I Focesi, condotti da Onomarco, invadono vittoriosamente la Locride, la Doride e la
Beozia occidentale; scacciano Filippo dalla Tessaglia.
Filippo annienta l’esercito focese sulla costa del gol fo di Pagase; tenta di passare le
Termopili, ma gli Ateniesi sbarrano il passaggio, ed egli si ritira senza combattere.
Filippo minaccia il Chersoneso tracico: prima Filippica di Demostene (351).
Filippo assedia Olinto; gli Ateniesi, invano incitati da Demostene con le tre
Olintiache, inviano scarsi e tardivi aiuti; Olinto nel 348 cade ed è rasa al suolo
Un’ambasceria ateniese, di cui fanno parte Demostene, Eschine e Filocrate, dopo
vari incontri, stipula con Filippo la pace cosiddetta di Filocrate; Filippo trascina in
lungo le trattative e sottomette la Tracia. Conclusa la pace con esclusione dei Focesi,
egli passa le Termopili e li soggioga; le loro città sono smantellate per ordine degli
Anfizioni istigati da Filippo, ammesso nel consiglio anfizionico. Demostene esorta
gli Ateniesi alla pace e a prepararsi alla lotta futura.
Dopo varie lotte Timoleonte, inviato da Corinto per pacificare Siracusa, detronizza
Dionisio il Giovane(343); sconfigge i Cartaginesi al Crimiso (339), quindi,
pacificata la Sicilia, nel 337 depone il potere.
Filippo attacca Bisanzio e Perinto: soccorsi ateniesi lo costringono a ritirarsi.
Demostene promuove la prima «lega delle leghe», cui aderiscono l’Eubea, Corinto,
Ambracia, Corcira e la lega acarnana, riconosciuta da Atene indipendente.
IV Guerra sacra. Gli Anfizioni, asserviti a Filippo e in assenza dei Tebani e degli
Ateniesi, dichiarano guerra ai Locresi, colpevoli d’aver violato una disposizione
anfizionica, e danno l’egemonia della guerra a Filippo. I Tebani sbarrano le
Termopili, ma Filippo le aggira e penetra nella Focide. Demostene assicura
l’alleanza fra Tebe ed Atene. Filippo sconfigge a Cheronea, in Beozia, i Greci
(agosto-settembre 338); impone loro paci separate; scioglie la lega ateniese e beotica;
pone un presidio in Tebe; invade il Peloponneso e sottrae parte del territorio a Sparta,
cedendolo agli Argivi, agli Arcadi e ai Messeni.
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Su invito di Filippo, le città greche, ad esclusione di Sparta, inviano delegati a
Corinto; vi si fonda la lega di Corinto e vi si stipula una nuova κοινὴ εἰρήνη: in caso
di guerra, l’egemonia spetta al re macedone, alleato della lega
Filippo è assassinato in una congiura. Alessandro, ventenne figlio di Filippo, si
presenta in Grecia, prevenendo una insurrezione dei Greci.
Mentre Alessandro sottomette i barbari del settentrione (spedizione al Danubio;
vittorie sui Peoni e sugli Illiri), Τebe insorge; Alessandro sopraggiunge a marce
forzate e, nell’autunno, prende e distrugge la città. La assemblea di Corinto gli
conferisce l’egemonia per la guerra contro la Persia.
Passaggio di Alessandro in Asia; sconfigge l’esercito dei satrapi d’Asia Minore al
Granìco (primavera); prende Sardi, Mileto e Alicarnasso; giunge – attraverso la
Licia, la Panfilia e la Pisidia – a Gordio.
Vittoria di Alessandro su Dario ad Isso, alle cosiddette Porte della Cilicia (autunno).
Sottomissione della Fenicia (Tiro sostiene un assedio di 7 mesi). Alessandro rifiuta di
trattare con Dario, che gli offre l’Asia Minore fino allo Halys: prende Gaza e penetra
in Egitto, trattenendosi fino alla primavera del 331: vi fonda Alessandria e visita il
santuario di Giove Ammone nell’oasi di Siva; l’oracolo lo saluta figlio di Ammone.
Alessandro entra in Mesopotamia e sconfigge un
grande esercito di Dario a
Gaugaméla (autunno); prende Babilonia, Susa e Persepoli, dove fa incendiare il
palazzo reale. Tentativo di insurrezione del re spartano Agide III, soffocato
prontamente dal generale di Alessandro Antipatro.
Alessandro raggiunge Ecbatana; Dario, mentre fugge verso la Partia, è ucciso dal
satrapo della Battriana Besso, che si proclama re. Alessandro tributa grandi onori al
cadavere del re; congeda gli alleati greci: congiura di Fílota, generale di Alessandro,
e sua condanna a morte; Alessandro fa uccidere anche Parmenione, padre di Filota.
Penetrato della Battriana e nella Sogdiana, Alessandro fa prigioniero e mette a morte
come regicida Besso; varca lo Iassarte contro gli Sciti; fonda varie colonie militari.
Uccide durante un’orgia l’intimo amico Clito.
Alessandro sposa Roxane; reprime la congiura dei paggi e sopprime la storico
ufficiale della spedizione Callistene, il quale, d’accordo cogli ufficiali macedoni,
rifiutava ad Alessandro la προσκύνησις. Alessandro inizia la marcia verso l’alto
Indo, lo varca, vince e sottomette il re Poro, oltre l’Idaspe (estate 326) e raggiunge
l’Ifasi. Ma le truppe rifiutano di varcarlo e di entrare in India. L’esercito viene imbarcato sul fiume e scende lungo di esso e lungo l’Indo sino all’inizio del delta.
La flotta, al comando del cretese Nearco raggiunge il Golfo Persico. Alessandro
rientra in Susa attraverso i deserti della Gedrosia. Durante le grandi feste celebrate
in Susa (primavera 324), Alessandro in seconde nozze sposa Statira, figlia di Dario,
diecimila veterani e ottanta ufficiali macedoni sposano donne persiane. Alessandro
invia da Susa (324) ai rappresentanti delle città greche convenuti in Olimpia l’ordine
che lo si veneri quale dio e che ogni città faccia rientrare i propri cittadini esuli.
In mezzo a preparativi per nuove imprese di guerra Alessandro muore a Babilonia
(giugno).
Guerra lamiaca: Atene, guidata da Iperide e Demostene, crea una lega
antimacedone sotto il comando di Leostene e batte Antipatro, che si rifugia nella
fortezza di Lamia. Leostene, però, muore in battaglia, e l’anno successivo gli
Ateniesi sono disfatti a Crannon. Demostene si suicida, Iperide è torturato a morte.
Muore Aristotele.

La sconfitta nella guerra del Peloponneso (404), l’esperienza dei Trenta Tiranni, la vittoriosa
restaurazione democratica (403) sembrano unire gli Ateniesi in uno sforzo di ripresa cittadina.
Nel giro di pochi anni Atene riesce ad avere di nuovo un peso politico, una flotta, le Lunghe
Mura che gli Spartani avevano fatto abbattere; il commercio riprende respiro: il Pireo è ancora il
grande mercato al centro della Grecia: si aprono le prime banche. Ma la rinascita, pur notevole,
perde presto il suo slancio. Con la guerra Atene ha perduto molti mercati, paesi che prima erano
legati alla sua agricoltura e al suo artigianato sono diventati autonomi o si sono rivolti altrove:
l’Occidente è entrato nell’area monetaria siracusana, le esportazioni in Tracia e in Asia Minore
non hanno più il ritmo di una volta: c’è meno richiesta sui mercati esteri di olio, di vino, di
manufatti ateniesi: l’artigianato entra in crisi, l’agricoltura decade; cresce il bisogno di cereali
che l’Attica non produce a sufficienza. La bilancia commerciale è gravata dalle importazioni, i
prezzi salgono: commercianti di grano e banchieri si arricchiscono. Di contro a una minoranza
benestante si forma una larga massa che vive nell’indigenza. Si amplia il contrasto ricchi poveri: il δῆμος cerca di garantirsi l’assistenza pubblica e gli stipendi delle cariche civiche
(μισθοί), inasprendo le tasse e condannando alla confisca dei beni i ricchi accusati da delatori di
professione (συκοφάνται); i ricchi cercano in tutti i modi di evitare elargizioni e prestazioni
gratuite (λειτουργίαι: p. es. armare una trireme, sovvenzionare il coro negli spettacoli pubblici,
organizzare una festa per la città), che prima ricercavano come occasioni di gloria. Si afferma il
contrasto città - campagna: i contadini rovinati dalla guerra non partecipano più alla vita politica,
oppure sono costretti a vendere i campi ai latifondisti (che possono permettersi di ripiantare viti
e olivi e di attendere che entrino in produzione): si trasformano così in braccianti, oppure si
inurbano, formando una massa di disperati.
La situazione economica finisce così per incidere sul declino dello spirito civico.
L’individualismo che era cominciato ad apparire in Atene sotto l’insistenza della guerra del
Peloponneso e a causa dell’insegnamento che veniva da certe correnti della sofistica, dopo la
breve riscossa degli Ateniesi contro la tirannide dei Trenta, ricompare adesso in forme nuove: la
partecipazione ai lavori dell’assemblea diventa scarsa. Viene istituito un gettone di presenza (su
proposta di Agirrio, nel 401), ma ne sono sollecitati solo i più poveri che traggono di che vivere
recandosi ad applaudire o a contrastare gli oratori che discutono le questioni di Atene; tutti
rifuggono dal prestare il servizio militare e all’esercito cittadino si sostituisce quello mercenario.
La costituzione rimane inalterata, formalmente il regime è un’autentica democrazia, ma la vita
che si svolge nei quadri dello Stato è largamente autonoma rispetto alle sue istituzioni:
l’individuo si è disancorato dalla sua città. Ma la crisi non investe solo Atene, è un male
dell’epoca. Argo è travagliata da discordie civili, Sparta rinnega di fatto la sua costituzione,
Tebe vede affermarsi una figura come Epaminonda che fa dello Stato l’interprete della sua
volontà, Siracusa cade sotto la tirannide dei due Dionisii. La πόλις si avvia al tramonto.
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