EMERGENZE CHIRURGICHE Prof.Boffo 4 maggio 2004 APPROCCIO AL PAZIENTE POLITRAUMATIZZATO L’ inquadramento nosografico generale consiste in : osservazione primaria Momento in cui si deve tener conto degli aspetti generali dei parametri vitali ,cioè la respirazione ,l’attività cardiaca e il minicircolo in generale , e l’esame neurologico. rianimazione Consiste nel somministrare al pz una sequenza di presidi terapeutici che consistono innanzitutto nel monitoraggio elettrocardiografico , si procede con l’ossigenoterapia ( questo si fa cmq perchè un pz politraumatizzato è un pz che certamente può avere shock ipovolemico o neurogeno e quindi cmq ha una insufficiente distribuzione del circolo arterioso e il rischio di possibili ischemie centrali ) che può essere fatta sia con gli occhialini attaccati alla bombola di ossigeno ,sia con un cateterino che si fa entrare per 4-5 cm nelle fosse nasali o addirittura , nei casi in cui non dovesse esistere una respirazione autonoma spontanea mediante intubazione orotracheale. Oltre l’ossigenoterapia è fondamentale provvedere alla somministrazione di liquidi che consistono o in soluzioni ad alto peso molecolare e/o soluzioni elettrolitiche tipo Ringer-lattato o soluzioni bilanciate. La infusione dei liquidi va effettuata sempre con uno stretto monitoraggio della pressione arteriosa periferica ,possibilmente della pressione venosa centrale (PVC) e della frequenza cardiaca (fc).Sapete che somministrare grandi quantità di liquidi ad un pz in stato di shock ,se la pompa cardiaca non è assolutamente valida e la diuresi non è valida possiamo ottenere un effetto drammatico ,nel senso che qualora esista uno scompenso cardiaco ,la abbondante somministrazione di liquidi può comportare l’evenienza di un edema polmonare. Quindi va sempre controllata la attività cardiaca e la funzione renale. Per controllare la funzione renale bisogna posizionare un catetere vescicale che ci permette di verificare in tempo reale in continuo la funzione dell’emuntorio renale . I liquidi possono essere somministrati : - in perfusione continua - in boli , significa somministrare in maniera rapida 50 ml di soluzione , poi fermare il gocciolatore , aspettare un pò di tempo e ripartire in seguito con altri 50 ml , e così di seguito in boli successive Oltre al Ringer-lattato , alle soluzioni elettrolitiche ,alle soluzioni ad alto peso molecolare si dovrà provvedere alla terapia sostitutiva con sangue qualora ce ne fosse bisogno sulla base del monitoraggio dell’emocromo , ematocrito ed della emoglobina. Naturalmente bisogna avere sangue a disposizione . Dopo aver somministrato i liquidi durante il monitoraggio del pz politraumatizzato noi possiamo avere una risposta adeguata instabile assente Adeguata significa che in seguito alla terapia il pz recupera I parametri vitali ,si stabilizza una pressione accettabile che può essere 100-110 mmHg con una PVC intorno ai 12-14 cmH2O , con una perfusione tissutale soddisfacente e quindi 1 possiamo dire che i parametri di base sono stati recuperati , e quindi c’è stata una risposta adeguata alla terapia rianimatoria. Instabile significa che esiste un recupero transitorio dovuto al fatto che stiamo facendo ossigenoterapia , stiamo somministrando liquidi ,come interrompiamo la somministrazione di liquidi o la ossigenoterapia vediamo che il pz riprecipita nella situazione con un invalidamento tale e quindi il pz non è autonomo e necessita di continua terapia rianimatoria. Assente vuol che non esiste una risposta adeguata alla terapia che stiamo somministrando e questo diventa uno di quei casi in cui necessita un’ iniziativa o rianimatoria o chirurgica volta a cambiare questo tipo di situazione instabile. E’ tipico di una grossa emorragia interna o esterna per la quale possiamo ottenere dei discreti risultati per quanto riguarda il ripristino dei parametri vitali però come rallentiamo l’infusione di sangue o di liquidi vediamo che il malato riprecipita in quella situazione di assoluta instabilità che è valutabile con il controllo delle due pressioni ,la venosa centrale e la arteriosa periferica , con l’elettrocardiogramma , con la frequenza cardiaca. Quindi diventa una risposta non adeguata e si pone una seconda iniziativa terapeutica che può essere : - un intervento chirurgico allo scopo di arrestare l’emorragia - una tracheotomia per dare una migliore assistenza respiratoria Queste sono le tre risposte che ci può dare il politraumatizzato. E’ importante posizionare sempre un catetere vescicale , in alcuni casi a seconda del tipo di trauma e dell’organo colpito eventualmente un sondino naso-gastrico , eseguire un monitoraggio cardiaco con ECG in tempo reale e certe volte si può anche posizionare un cateterino arterioso nella radiale e quindi avere anche una pressione arteriosa in tempo reale ( questo può essere utile per due motive: 1. perchè esistono politraumatizzati per i quali mettere il bracciale della pressione può avere determinate difficoltà perchè deve esserci una persona che in continuazione deve andare a prelevare attraverso il pompaggio del bracciale della pressione , 2. perchè c’è cmq una valutazione relativamente soggettiva spt di fronte a pz gravemente ipotesi con pressione massima di 65-70 mmHg e quindi non è sempre molto agevole con il fonendoscopio percepire I veri valori della pressione arteriosa ). TRAUMI DEI SINGOLI APPARATI APPARATO UROGENITALE Sono fondamentalmente costituiti da : - rottura del rene - lesioni traumatiche dell’uretere - rottura della vescica - trauma dell’uretra I traumi del rene sono relativamente rari , si verificano con varo meccanismi che possono essere : - un trauma diretto nella regione lombare - un trauma , sebbene più raro, della regione addominale .Questo tipo di trauma per comportare una rottura di rene comporterà certamente gravi problemi degli 2 - organi endoperitoneali siccome il rene è retroperitoneale. Spesso infatti si associano rottura di milza , di fegato o lo scoppio di una ansa intestinale e quindi diventa una situazione di politrauma. singolo interessamento del rene nei casi di insulto in regione lombo-sacrale per trauma della strada o caduta dall’alto o per calcio di cavallo o altro quadrupede ( ora si vede meno) . Un pz portatore di un trauma di questo tipo accusa : - dolore che è un sintomo costante presente nel 100% dei casi - nel 99% è presente il segno della ematuria , che può essere importante oppure può essere ematuria relativamente modesta ma spt si può vedere non immediatamente ma dopo un certo periodo di tempo ( qualche ora). Essa è presente nel 99% dei casi perchè può esistere una situazione di trauma talmente violento ( solitamente sono trauma aperti) da comportare un distacco complete dell’uretere. Quindi se c’è distacco complete dell’uretere non ci può essere veicolazione di sangue dal rene alla vescica : questa però è una evenienza estremamente rara. Se esiste rottura di rene esiste una ematuria. - Ci sarà una tumefazione della regione lombare .La tumefazione in zona lombare è dovuta a : 1. la possibilità che la rottura del rene comporti una raccolta di sangue perirenale che va ad invadere la loggia renale e si manifesti in questo modo o 2. per spandimento di urina nella regione lombare o 3. quasi sempre dovuta anche o soltanto , e in quel caso non parleremo di rottura di rene , può essere dovuta ad un ematoma dei muscoli della regione lombare . E’ evidente che un insulto importante di questi tre muscoli provoca uno spandimento emorragico e quindi un gonfiore e una tumefazione nella regione lombare. Cosa dobbiamo fare noi? Innanzitutto dobbiamo valutare da un p.d.v. clinico l’entità di questa rottura di rene . Il rene si può rompere in varie maniere : - si può avere una fratturina meso-renale o su uno dei due poli renali - si puo avere una rottura raggiata lungo tutto il parenchima dell’intero organo - si può avere , casi estremamente rari, l’avulsione completa del peduncolo renale. In quest’ultima evenienza la possibilità di valutare tutto quello che abbiamo detto non è possibile perchè se voi considerate che il diametro di una arteria renale è di 4-5 mm e della vena renale è di 2 cm , quindi immaginate una avulsione del peduncolo e considerate che la vena renale arriva in cava inferiore e ha un percorso di pochi cm ( addirittura la destra ha un percorso ancora più breve) e quindi c’è una perdita di sangue talmente massiva che non è possibile fare niente ,è difficilissimo poter salvare la vita ad un pz che abbia subito l’avulsione del peduncolo renale e nel giro di pochi min si perde il pz. La comparsa visibile dell’ematoma avviene dopo molto ore perchè per vedersi l’ematoma con quelle caratteristiche di colore che ha non si cede dopo 10 min ma dopo almeno 6-12 ore . 3 Un pz che ci fa sospettare una evenienza di questo tipo va certamente ricoverato in struttura ospedaliera : vanno presi in considerazione tutti gli elementi fondamentali quindi valutazione dei parametri vitali , valutazione della crasi ematica perchè il pz può trovarsi un una situazione di circolo assolutamente stabile nonostante il trauma e la tumefazione in regione lombare e l’ematuria visualizzata con il cateterismo. Questi parametri vanno monitorati e vanno tenuti presenti,quindi il pz va messo a letto ,va posizionato un catetere vescicale perchè quest’ultimo ci dà innanzitutto una serie di informazioni sull’andamento della perdita di sangue ( una piccolo rottura di rene può dare una perdita di sangue che si va estringuendo nel giro di 12-24 ore ) . C’è la possibilità che il pz accusi delle vere e proprie coliche renali perchè se il sangue è cospicuo la stasi nel bacinetto o nell’uretere può comportare una coagulazione all’interno della via escretrice e quindi provocare delle vere e proprie coliche renali.Questo è un segno diretto di riempimento di sangue da rottura si rene. Vi dicevo che il catetere serve a vedere l’andamento della perdita di sangue ma anche per avere informazioni sull’andamento della diuresi del pz perchè un rene con una grave lesione può comportare una importante riduzione della diuresi ; però sappiamo che esiste il rene “adelfo” ? quindi è eccezionale che di fronte ad un trauma con rottura di rene si debba osservare una situazione di anuria : questo può succedere nel caso di pz monorene . Siccome l’osservazione di questi pz dura un tempo relativamente lungo ( ricovero di almeno 1 settimana) se noi assistiamo ad una situazione di stretta oliguria o anuria , dovremmo provvedere ad una terapia sostitutiva di trattamento emodialitico. Questa decisione è supportata dalle valutazioni cliniche ,spt il controllo della diuresi del pz , e poi chiaramente le osservazioni di laboratorio ( innalzamento dell’azoto ureico , urea e creatinina che indicano sofferenza dell’organo colpito) . Allora : ospedalizzazione del paziente monitoraggio della diuresi monitoraggio del circolo e della situazione emodinamica perchè il pz può essere il shock per la grave perdita di sangue da rottura di rene controlli ematochimici spt della crasi ematica alla ricerca di una possibile anemia acuta e della funzione renale dosaggio degli elettroliti plasmatici Dopo un accurate esame clinico si procede alla Diagnostica strumentale Si fa sempre per gradi in maniera scalare e quindi : ecotomografia Può essere un esame dirimente il quanto può farci vedere sia come segni diretti che come segni indiretti la presenza di una rottura del parenchima renale . Segno diretto che non sempre è visibile ( è chiaro che dipende dalla entità di parenchima coinvolto ) come una fissurazione lineare o meglio visualizzabile come una interruzione di un polo. Segni indiretti sono spt dovuti all’eventuale stravaso ematico e urinoso nella loggia renale e quindi l’ecografia darà una immagine di riempimento , di pastosità ed ecogenicità anomala nella loggia renale. Qualora si debba fare una valutazione più minuziosa e particolareggiata delle dimensioni e della gravità della lesione renale bisognerà ricorrere alla T.C. che metterà in evidenza non soltanto la lesione ma darà anche informazioni di tipo 4 quantitativo sulla entità del sangue o di urina sparsi nella loggia renale ( che è segno indiretto) . In alcuni casi può essere utile ,non soltanto per la semplice diagnostica ma anche per una eventuale valutazione del tipo di intervento che si debba effettuare , una indagine angiografica . Il pz viene mantenuto in riposo assoluto a letto col monitoraggio e nella grande maggioranza dei casi non è necessario nessun altro intervento terapeutico ad eccezione della somministrazione dei liquidi e della copertura antibiotica .Assistiamo nel giro di alcuni giorni all’arresto della emorragia , alla riduzione relativamente lenta della tumefazione lombare e del recupero del pz. Ci possono essere peraltro delle situazioni nelle quali una riparazione spontanea del parenchima renale non è sufficiente alla guarigione del pz in quanto la eventuale raccolta di urina e/o di sangue perirenale può sfociare nella complicanza infettiva ,visto che l’urina non è sterile ( questo non succede di regola ma può accadere) : quindi non soltanto monitoraggio della eventuale emorragia e della diuresi , ma monitoraggio anche dei parametri che possono segnalarci una infezione che sono la velocità di eritrosedimentazione e la misurazione della temperatura corporea , che nei primissimi giorni può essere alterata perchè un trauma o una emorragia cmq possono dare un aumento della temperatura corporea ma certamente dopo un certo numero di giorni una eventuale insorgenza di iperpiressia deve far sospettare un evento settico sopraggiunto a causa di questa raccolta nella regione lombare. Se invece la situazione evolve il maniera diversa bisognerà valutare come ci si deve comportare nel senso che dopo aver ricoverato il pz potremmo assistere ad una continua perdita di sangue , che ci viene segnalata dal sacchetto delle urine, potremmo vedere un mantenimento o peggioramento dello stato anemico del pz che è un altro segnale del proseguimento della perdita ematica : a quell punto , anche confortati dagli esami strumentali , non ci possiamo più accontentare di mantenere il pz a riposo con i vari supporti terapeutici , ma dobbiamo provvedere alla risoluzione con una terapia causale .A questo punto si può porre il problema sul tipo di indicazione chirurgica ,vale a dire va cmq eseguito un accertamento per la valutazione della presenza del rene controlaterale perchè non ci possiamo accoontentare di valutare i parametri della diuresi in quanto un rene offeso può benissimo continuare ( e di solito lo fa con la sua parte di parenchima sano ) a esprimere la sua funzione di emuntorio e quindi noi se abbiamo un pz monorene con trauma e l’organo continua a fare i suoi 1500 ml di diuresi al giorno possiamo benissimo considerare che lo può fare con un solo rene . Quindi la presenza di una funzione renale nei limiti fisiologici non ci devono far pensare che esiste cmq il rene controlaterale e quindi ciò andrà accertato mediante valutazioni strumentali . Intervento chirurgico Si prepara il peduncolo renale alla aorta e alla cava , perfondiamo il rene con una soluzione fredda ,lo distacchiamo cioè resezione di arteria renale ,di vena renale e resezione di uretere ,si porta il rene su banco ( sul tavolino) dove viene messo in un contenitore freddo ,lavato con soluzioni elettrolitiche fredde e con molta calma ed eventualmente occhiali che possono magnificare per due volte le strutture da riparare , si può provvedere alla riparazione della via escretrice , delle strutture vascolari mortificate e poi procedere all’autotrapianto. Il rene non viene messo più in regione lombare ,ma come nel normale trapianto ,viene posizionato in fossa iliaca destra o sinistra ,si esegue una anastomosi venosa ed una arteriosa sui vasi iliaci e si fa una ureterocistoneostomia 5 sulla vescica. Questo verrà fatto a maggior ragione qualora noi avessimo accertato la presenza di rene unico . Però può accadere che questo parenchima continui a sanguinare o addirittura a filtrare urina dalle suture che abbiamo eseguito.E’ vero che metteremo un tubo di drenaggio però considerate che una perdita di urina può comportare come conseguenza un flemmone urinoso o una fistola urinosa ,evenienze sgradite e sicuramente pesanti per un pz che ha subìto un trauma di questo tipo. Quindi bisognerebbe avere la certezza di fare un intervento risolutivo o con una nefrectomia o con una riparazione , ma al fine di non rimetterci le mani e per evitare l’ingresso in dialisi cronica definitiva di questi malati. La rottura di uretere è una evenienza abbastanza rara ma non impossibile a verificarsi è importante innanzitutto fare una diagnosi di rottura dell’uretere e cioè ci si dovrà accertare che c’è stato un completo sganciamento con liberazione di uno dei due monconi ureterali . In caso caso non assisteremo ad una ematuria o quantomeno una modestissima ematuria assolutamente temporanea iniziale dovuta a quell pochino di sangue che dal moncone dell’uretere è sceso in vescica. Poi non avremo presenza di urina . Però dobbiamo sempre considerare il rene controlaterale e allora Indagini diagnostiche La più specifica in questi casi è: Ureteroscopia Proprio allo scopo di vedere l’interruzione completa dell’uretere Urografia Vedremo che il liquido di contrasto si perde libero nel retroperitoneo .Ci sarà il disegno della pelvi e dei calici perchè concentrano il mezzo di contrasto ,dopodichè però vedremo uno spandimento del mezzo di contrasto. La diagnosi di interruzione traumatica dell’uretere va fatta in tempi stretti perchè non possiamo consentire un versamento di urina nello spazio retroperitoneale per tanto tempo perchè comporterebbe una situazione di sepsi e quindi è importante la diagnosi precoce e l’intervento altrettanto precoce . La rottura di ùretra è forse più frequente della rottura di rene . L’ùretra si divide, nel sesso maschile, in : anteriore , è l’ ùretra bulbare e peniena posteriore ,è l’ùretra prostatica e membranosa Nel sesso femminile essa è brevissima e quindi per la sua brevità è più difficilmente sottoposta a rischio di trauma e dà molto meno complicanze di quella maschile. Perchè il trauma dell’uretra è molto più frequente di quello del rene? Perchè abbiamo visto i meccanismi che determinano i trauma del rene ( calcio di cavallo o la caduta dall’alto o il trauma motociclistico-automobilistico) , mentre il trauma dell’uretra si verifica frequentemente e contempraneamente alle fratture del bacino. Per il suo percorso anatomico l’uretra è strettamente legata e contigua alla sinfisi pubica e quindi un dislocamento dei frammenti a livello alla sinfisi e dell’ileo possono comportare una lesione dell’uretra.Quindi è sempre importante di fronte ad un pz politraumatizzato al quale viene posta diagnosi di frattura del bacino effettuare un controllo urologico .Vedere sempre se c’è uretrorragia! L’uretra anteriore ha meno frequenza di traumi : classici traumi a carico della uretra anteriore sono quelli cosiddetti iatrogeni , dovuti ad un posizionamento maldestro di 6 un catetere vescicale .Invece quelli dell’uretra posteriore sono senzaltro più frequenti e sono anche più gravi perchè sono dovuti alla frattura del bacino da trauma della strada o nei bambini che cadono a gambe larghe su una superficie solida ( la nota “caduta a cavalcioni”). Ci possono essere vari tipi di lesioni : - lesione semplice parziale della uretra - lesione più importante a lembo - interruzione totale e completa della uretra La sintomatologia : ☻ dolore importante dovuto sia all’insulto della regione perineale sia alla sofferenza di tipo ortopedico per il trauma sulle ossa del bacino ☻ tumefazione ed ematoma in tempi successivi della regione perineale ☻ modesta e iniziale uretrorragia ,cioè perdita di sangue puro dall’uretra ( mentre si intende per ematuria il sangue mescolato all’urina ) .La uretrorraggia è istantanea e immediata e precoce a differenza della ematuria del trauma del rene che è visibile dopo alcune ore , ma è modesta per intensità e durata . Dopo poco tempo si può assistere alla completa remissione di queste poche gocce di sangue che avevamo visto uscire dal meato uretrale. La rottura di uretra può essere anche causata da manovre mal fatte , da personale con scarsa esperienza , ma spt in pz con uretra patologica , stenotica o con uropatia ostruttiva da ipertrofia prostatica benigna o maligna , momenti in cui di fronte ad una situazione di ritenzione di urina ci si trovi costretti a dover drenare l’urina all’esterno. Il classico esempio più frequente di tutti è quello dell’uomo portatore di adenoma prostatico che all’improvviso fa una ritenzione di urina con globo vescicale , e allora bisogna cateterizzarlo. E’ evidente che l’uretra prostatica proprio a causa della patologia che ha portato alla ritenzione , non è una uretra con calibro normale , ma è una uretra con calibro ridotto e certe volte anche tortuosa a causa dell’adenoma : in quei casi se viene forzata l’introduzione del catetere vescicale si può provocare la cosiddetta “falsa strada” , cioè anzichè continuare nell’uretra si va a spingere il catetere sulla parete dell’uretra , si buca l’uretra e se ne provoca la rottura. Questo è relativamente poco frequente , quindi bisogna stare sempre molto attenti. Di fronte ad un pz per il quale abbiamo fatto una diagnosi di rottura di uretra , cosa dobbiamo fare? La diagnosi è estremamente facile , non è necessaria una diagnosi strumentale perchè un soggetto che riferisce un trauma e vediamo che perde gocce di sangue dal meato uretrale è certamente una lesione più o meno grave dell’uretra anteriore o posteriore. L’unica procedura diagnostica che si può effettuare ( da parte di uno specialista) è l’esame uretroscopico , perchè con l’uretroscopia possiamo , sotto diretta visione , iniettando attraverso lo strumento ( uretroscopio) acqua che non solo lava e quindi pulisce l’eventuale presenza di sangue , ma ci permette di dilatare l’uretra e di seguirla nella sua struttura e di arrivare eventualmente fino a dove c’è la lesione.Questo è importante nelle prime fasi dopo il trauma perchè ci sono casi ( la maggior parte) in cui non si deve far niente di tipo chirurgico ma si deve lasciare l’uretra a riposo , studiarla a distanza di tempo ( un mese) e vedere poi quail sono gli esiti di questo trauma. Ci sono casi ( minore frequenza) nei quali invece è opportuno procedere ad un intervento chirurgico precoce perchè l’esito di un trauma dell’uretra è la stenosi , perchè tutti i processi di riparazione autonomi ,spontanei evolvono verso 7 la stenosi e quindi una uretra che si ripara da sola riparerà con una stenosi , che se modesta può consentire una vita accettabile , se è una stenosi serrata conporta dei problemi a lungo termine e bisognerà quindi fare una plastica ( intervento in due tempi) . La terapia fondamentale in questi pz consiste nel derivare le urine , perchè questi malati vanno immediatamente in ritenzione sia perchè il passaggio è ostacolato dalla ferita dell’uretra e spt perchè il dolore dà , come fenomeno riflesso , l’impossibilità della minizione . Siccome però noi non possiamo introdurre un catetere vescicale perchè già c’è una lesione dell’uretra bisognerà provvedere ad una cistotomia sovrapubica temporanea ( temporanea vuol dire che ci può rimanere anche per due mesi) . In buona sostanza lasciare a riposo l’uretra , escludere su questa uretra lesionata il passaggio di urina , che mantiene non solo le ferite bagnate ma spt può provocare delle superinfezioni , è fondamentale . In un secondo momento studieremo con uretrografie ed uretroscopie il tipo di stenosi che si è verificata , l’estensione della stenosi e poi saranno programmati degli interventi. Carmen Guarino 8