Rendere umani gli esseri umani: la forza dell`educazione

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 Rendere umani gli esseri umani: la forza dell'educazione Scandicci 26 novembre 2013 Paola Milani, Professore associato Pedagogia Generale e Sociale Università di Padova Chargée de Cours Education Familiale, Université de Fribourg, CH “Ci viene chiesto dai giovani (...) chi erano, di che stoffa erano fatti i nostri “aguzzini”. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e, a mio parere, è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d'origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male” Levi P., I sommersi e i salvati,1986, pp.166-­‐167. Cosa vuol dire educare bene? Come si diventa umani? Cosa vuol dire diventare umani? Cosa vuol dire educare gli umani? L’educazione può aiutare a diventare umani? Cosa significa ben-­‐trattare un bambino? ¡  Fino a tutto il sec. 19°, quando la società doveva riprodursi in modo sempre identico, in una logica di fatalismo e determinismo sociale, queste domande erano inammissibili, pericolose per la società. Nella società di oggi, in cui l’uomo è tornato soggetto, è invece impossibile non porsi queste domande ¡  La virtù principale era l’adattamento, l’obbedienza ad un modello prestabilito ¡  Oggi la virtù principale è l’adattabilità, la capacità di adattarsi in modo flessibile al cambiamento, di trasformare la realtà innovandola ¡  Le realtà familiari sembrano poter spiegare il 75% della variabilità degli apprendimenti scolastici. ¡  Le caratteristiche personali e familiari studiate a 5/7 anni pesano enormemente sulla traiettoria scolastica e sul progetto di vita a lungo termine: le ricerche (Pourtois et Desmet, 1979, 1993, 2000, 2007) dimostrano il legame tra l'ambiente socio-­‐economico e culturale del bambino e la sua riuscita a scuola e nella vita sociale (variabili distali) : ¡  l'impatto che la famiglia esercita sullo sviluppo e l'adattamento scolastico del bambino è determinante Weiss, Caspe, Lopez, 2006 WeW Differenze tra cambiamenti congiunturali e cambiamenti strutturali ¡  Se è vero che la famiglia rappresenta il luogo privilegiato dove organizzare la lotta contro il fatalismo del destino umano (Pourtois) mobilitare il potenziale educativo dei genitori diviene un'azione centrale di ogni società democratica, Ma soprattutto… allargare il nostro sguardo Un framework che… ¡  ricompone gli opposti (oltre la dicotomia angosciante: interesse del b. interesse della f., lavoro con b. lavoro con f.) ¡  concepisce come soggetto la relazione: ¡ i problemi di un bambino non sono mai del bambino o del genitore, ma sono sempre condivisi, essi cioè riflettono un disfunzionamento che si situa non nel bambino, non nel genitore, ma nella relazione fra loro, ossia in quello “spazio interattivo” che è definito dall’insieme della relazione genitore-­‐figlio con l’entourage familiare complessivo, sociale, culturale e storico (Dumas, 2005, p.63) Alcune definizioni? “La parola è sempre inadeguata a raggiungere la natura incatturabile e chiaroscurale dell’essere delle cose, si situa nella sfera del “non-­‐so-­‐che”, del quasi…” Vladimir Jankélévitch (1957) Educare?!? ¡  Prima di tutto un movimento: andare verso / ascolto. La maieutica di Socrate: rispetto dell’altro nel senso di: lavoro sulle risorse e le potenzialità: empowerment / potere di agire, fiducia nel “maestro interiore”, vedere il Bene che c’è, capire i bisogni dell’altro per instaurare un dialogo basato sull’ascolto, per cogliere il passo successivo, per partire dal punto in cui si trova il soggetto, dalla comprensione dei bisogni e del linguaggio dell’altro… : l’educazione come sollecitazione, come attivazione di risorse ed energie inedite, come aiuto ad essere quel che ogni persona è, nell’espressione della sua parola, secondo la sua pienezza umana (Froebel). ¡  Quindi, ancor prima, una domanda: “Adamo dove sei?” (Gen.3,9): ¡  L’e. come processo di attraversamento (Abramo, da ‘ivri, riconducibile alla parola ’ever, oltre, parte opposta, il verbo ‘avar significa attraversare, Abramo è colui che sta dall’altra parte, che si rifiuta di seguire le orme del padre e parte per una terra che non conosce per rispondere a Dio che l’ha chiamato., Loewenthal, 1996) ¡  personale e comunitario: il termine dell’educazione è la tras-­‐formazione del singolo , attraverso la maturità dell’intera comunità: nessuno diviene uomo nel senso pieno del termine , nessuno giunge all’esercizio storico autentico della sua libertà senza una comunità a cominciare da quella della famiglia La capacità di comportarsi in modo socialmente accettabile, nonostante alcune forme di stress o di avversità che normalmente implicano l’alto rischio di un esito negativo (Vanistendael, 1998) Sembra che ci siano situazioni difficili che schiacciano alcune persone e altre che, quando vengono superate, rafforzino il “sistema immunitario emotivo” della persona: i ricercatori studiano i processi che aiutano alcune persone a resistere ai colpi della sorte sviluppando capacità creative invece che patologie psichiche. Resilienza?!? Vulnerabilità? Il potere della vulnerabilità ¡  Nozione in voga oggi parlando di famiglie: rinvia alla finitudine e alla fragilità costitutive dell’esperienza umana, alla mescolanza di puro e impuro, bene e male, sano e malato, posizionandosi in un continuum incerto e precario, imprendibile, costitutivamente umano, tra ben-­‐essere e mal-­‐essere, dove è ben difficile dire in quale punto finisce l’uno e inizia l’altro. ¡  Non identificare vulnerabilità e debolezza: concepire la vulnerabilità come “il cuore dell’esperienza umana più significativa”, un catalizzatore di coraggio, compassione, gratitudine, generosità e di possibilità di immedesimazione e connessione fra esseri umani. Abbracciare nel modo giusto la vulnerabilità permette di evitare una vita isolata e insignificante, di aprirsi alla effettiva possibilità di entrare in contatto con noi stessi e l’altro, con le nostre imperfezioni e con la possibilità di accogliere le imperfezioni altrui (Brown 2010 e 2012). Resilienza non è invulnerabilità “questi bambini sono vulnerabili come gli altri, ma in più, sono stati feriti e lo saranno tutta la vita, e diventeranno umani tramite questa ferita” (B. Cyrulnik, 2000) Cosa sappiamo dei fattori protettivi dello sviluppo umano? Molto meno che dei fattori di rischio... Cosa sappiamo del ben-­‐trattamento? Molto meno che del mal-­‐trattamento... Approccio longitudinale – a lungo termine VS Approccio orientato all’emergenza – a breve termine Gli eventi traumatici assumono differenti significati quando sono analizzati in una prospettiva longitudinale, che ci permette di superare una visione deterministica dello sviluppo umano MARYSIA: “Ho avuto 3 madri” FF Giusti
tra le
attaccamenti multipli Nazioni
da Yad
Ti senti un “sopravvissuto”? Vashem
Padre
“Sì…, la Shoah, ci fù la morte di mia madre ucciso in
biologica, il non aver uno zio buono, il ’68 bombarda
in Polonia, cose come delle pietre che devi Adotta
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i hanno diventare una Nascita F affidataria 1°M ritorna adozione Laurea e fatto U.S.A. Madre Polonia 2°M forte, sentire sicura, così Periodo con F aff. 3° M persona PhD in fatta carriera
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ale, ero per transizione Fisica acc. Dir. Dip. sicura dUni. i me stessa, mi sentivo al sicuro” Fisica Vita a Varsavia Varsavia Volontaria F aff chiede di adottarla USHMM zio materno rifiuta “periodo brutto con lui” <-­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ sempre in contatto con F. affidataria -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐> Resilienza non è sinonimo di salute Salute non è sinonimo di performance, né di perfezione. Queste non sono persone perfette. Sofferenza-­‐infelicità: no nesso causa-­‐effetto lineare Nonostante tutte le difficoltà, ho avuto una vita buona Bianca Ho avuto un buon inizio
Venivo da una casa in cui avevo la mamma e la nonna, e ci abbracciavamo molto e ci baciavamo […] per i primi tre anni della mia vita […] sono molto grata, mi hanno salvato (Josy, 45:50). Struttura educativa adeguata: etica e affetti. I genitori applicano regole chiare ed appropriate alle capacità e all’età dei figli, con modalità coerenti nel tempo in un clima familiare affettuoso e caldo, improntato alla lealtà, alla verità e alla giustizia Fattori protettivi: attaccamento sicuro; sostegno dato ai genitori nell'educazione dei figli (micro e meso-­‐sistema) Il tutore di resilienza Un lascito: una grammatica della relazione insuffleur d'âme (Cyrulnik, 2008) crea un'accordatura affettiva •  Ascolta, parla, aiuta il bambino a narrare la propria storia: il b. costruisce l'identità narrativa con un ascoltatore che lo aiuta a padroneggiare il significato attribuito al suo passato e a rappresentarsi il futuro in maniera inedita: il significato non è nei fatti (Cyrulnik, 2007) • Dona tempo, riconosce, valorizza l'altra persona: vede il bambino invisibile, soddisfa il bisogno del bambino di essere visto, identizzato e non solo identificato • Permette le domande: aspettavo l'estate per chiedere a Selma • Offre una presenza solida: reale, stabile, continua, non liquida (Bauman, 2003, 2005) •  Incoraggia la creatività, le abilità differenti, la curiosità, la conoscenza: promuove i processi di apprendimento e esplorazione, la scoperta delle passioni Permette la costruzione di significati differenti allo stesso trauma Costruisce significato attraverso la parola: noi umani siamo cercatori di significato (Frankl). Offre il filo che il bambino può utilizzare per cucire i diversi elementi della sua trama: Quando possiamo dire “io so che sono così perché mi è successa quella
cosa” e possiamo condividere con delle parole ciò che è successo, noi
ridiveniamo un po’ padroni del nostro passato. Lo possiamo
rimaneggiare con le parole e indirizzare ad altri.
Raccontare non è il passato che torna.
E' una possibilità di riconciliazione con la propria storia.
Reminiscenza non è rivivescenza
Ben-­‐trattamento? ¡  Il ben-­‐trattamento è comunemente inteso non come un regalo o una fortuna data in dono ad un bambino piuttosto che ad un altro, ma come un risultato dinamico delle competenze parentali nel rispondere ai bisogni del bambino e allo stesso tempo delle risorse che la comunità offre alle famiglie per sostenere la genitorialità e il loro vivere quotidiano (Barudy, 2005, p.32), dunque come un prodotto complesso della cultura, della storia, della genetica, dell’ambiente macro (la società, la comunità) e micro (la famiglia), delle interazioni precoci, delle ideologie, degli stili relazionali, delle conoscenze, delle credenze, dei valori che le diverse epoche esprimono, come anche l'approccio bio-­‐ecologico dello sviluppo umano ha messo in evidenza (Bronfenbrenner, 1979, 2005). ¡  Ben-­‐trattamento è un’altra parola-­‐coro, che fa rima con resilienza, in quanto entrambi sono processi che non possono darsi nel vuoto sociale: per uscire da situazioni difficili, si ha bisogno di mani tese, relazioni di attaccamento multiple e rassicuranti, fattori di protezione per ricostruire modelli di interazione favorevoli alla crescita, tenendosi lontani da qualunque fatalismo, determinismo e pessimismo (Pourtois, Desmet, 2006, p.10). In breve: una prospettiva evolutiva, dinamica, relazionale e responsabilizzante RESPONSABILITA’
Ben-Trattamento
Vulnerabilità
Educazione
Resilienza
¡  “Un tempo credevo che il contrario dell’amore non fosse l’odio, ma l’indifferenza. Ma questo vale anche per molte altre cose. ¡  Il contrario del sapere non è l’ignoranza, ma l’indifferenza. ¡  Il contrario dell’arte non è la bruttezza, ma l’indifferenza. ¡  Il contrario della pace non è la guerra, ma l’indifferenza. ¡  Il contrario della vita non è la morte, ma l’indifferenza. ¡  L’indifferenza nei confronti della vita e della morte, l’indifferenza nei confronti degli altri è una bestemmia, e l’unica maniera per combattere l’indifferenza è condividere il nostro sapere, la nostra sete di conoscenza e l’amicizia. L’unica maniera per combattere l’indifferenza è l’educazione, di ogni grado e livello. ¡  Che cosa è l’educazione se non un modo per sensibilizzare i bambini (siamo tutti bambini) a storie affascinanti, a storie tristi e allegre, a storie inquietanti, a quel che è accaduto o non è accaduto? Che cosa è l’educazione se non il migliore modo possibile per sensibilizzarci tra di noi a restare tra noi, in quanto solamente Dio è solo, mentre gli esseri umani non debbono esserlo” E. Wiesel, Sei riflessioni sul Talmud, Bompiani, 2000. D o b b i a m o r a g i o n a r e i n t e r m i n i d i costellazioni di determinanti: se una stella maggiore si spegne (la madre muore, è depressa, il padre se ne va, una malattia isola il bambino, i genitori si separano, c’è la guerra, ecc.) restano nella costellazione altre stelle, altre determinanti che possono tutoriser lo sviluppo di questi bambini o almeno un certo sviluppo. Questa è la definizione di resilienza: riprendere almeno un certo sviluppo dopo la ferita traumatica, mentre nel ben-­‐
trattamento ci si sviluppa al meglio senza ferite. –  La nuova costellazione si organizza intorno a una stella nera che è quella che il trauma ha lasciato nella memoria. Il nuovo gruppo di stelle rappresenta i tutori di resilienza… occorre che la società e la cultura abbiano predisposto intorno al bambino qualche stella, ossia dei rapporti affettivi che permettono ai feriti dell’anima di imparare ad amare più f a c i l m e n t e e a f a r e e v o l v e r e i n attaccamento sicuro l’attaccamento insicuro promosso dall’abbandono. Sara Serbati, Paola Milani
La tutela dei bambini
Teorie e strumenti di intervento con le famiglie vulnerabili
Gli operatori sociali si trovano oggi ad affrontare una crisi dovuta non solo alla congiuntura finanziaria,
ma anche a un contesto socio-culturale mutato – si pensi alla varietà delle forme familiari e delle culture,
alla necessità di ridefinire i ruoli di genere, alle esigenze di conciliazione tra i tempi del lavoro e quelli
della famiglia, alle trasformazioni dei modelli educativi –, rispetto al quale le risposte tradizionali dei
servizi non si rivelano sempre adeguate. Per “intervenire meglio” ed evitare che la scarsità di risorse si
traduca in azioni inefficaci, il volume propone un metodo innovativo di valutazione e progettazione
della singola situazione familiare che rimetta al centro non solo il bambino e la sua (buona) crescita, ma
il suo intero mondo di relazioni, e promuova nello stesso tempo interventi di sostegno rivolti anche a
una genitorialità positiva capace di farsi responsabile della crescita equilibrata del bambino e della
famiglia tutta.
Sara Serbati, Ph.D., è assegnista di ricerca nel dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia,
psicologia applicata dell’Università di Padova.
Paola Milani, Ph.D., è docente di Pedagogia generale e Pedagogia della famiglia nel dipartimento di
Filosofia, sociologia, pedagogia, psicologia applicata dell’Università di Padova e nell’Università di
Friburgo.
Paola Milani
Marco Ius
Sotto un cielo
di stelle
Educazione, bambini
e resilienza
NOVITA`
Pedagogie dello sviluppo
pp. 250 ca - 20,00 ca
ISBN 978-88-6030-330-1
Cogliendo una straordinaria opportunità storica, gli autori hanno seguito
la traiettoria biografica di chi, bambino durante la Shoah, è adesso una
persona adulta. Come hanno potuto crescere e contribuire al bene comune
senza lasciarsi spezzare o spegnere dal trauma? E cosa possono insegnare
le loro storie?
L’ipotesi è che l’analisi di questi percorsi di vita possa essere di grande
utilità a chi lavora oggi con i bambini e le famiglie in contesti sia educativi
sia terapeutici.
Paola Milani insegna Pedagogia generale e Pedagogia della famiglia all’Università di Padova.
Raffaello Cortina Editore
Via G. Rossini, 4 - 20122 Milano
Tel. 02-781544 fax 02-76021315
[email protected]
Marco Ius lavora al dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Padova.
PEDAGOGIA / PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO
MAGGIO 2010
Il pentolino di Antonino
Isabelle Carrier
QUADERNO PEDAGOGICO
Nuovi strumenti pedagogici per la scuola dell’infanzia
Educazione, pentolini e resilienza
Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola
Marco Ius e Paola Milani
(a cura di)
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