REQUIEM DI MOZART KV 626 (Da “il Requiem di Mozart” di Christoph Wolff) L’ultima composizione di Mozart, il suo Requiem incompiuto, è rimasta fino a oggi circondata da un’aura di mistero. Le prime leggende, comparse subito dopo la morte del compositore, mescolarono in una sola narrazione gli eventi intorno alla genesi del Requiem e le circostanze della morte e della malattia di Mozart. La più celebre secondo la quale un fosco messaggero sconosciuto avrebbe annunziato a Mozart, con la commessa di una messa da Requiem, anche il presagio della sua morte imminente o il presunto avvelenamento di Mozart da parte di un rivale invidioso come Antonio Salieri o l’intrigo amoroso tra la moglie di Mozart, Costanze, e l’allievo Franz Xaver Süßmayr e ancor oggi le infiorettature biografiche sugli eventi che circondarono la prematura scomparsa di Mozart, inseparabili come sono dalla genesi del Requiem, probabilmente non cesseranno mai. Ma i lineamenti della storia reale sostanzialmente erano già noti intorno al 1800 e, con l’aiuto di ulteriori dettagli venuti alla luce in seguito, è sempre stata possibile una ricostruzione ben fondata delle vicende. Il conte Franz von Walsegg, (1763-1827), che viveva nel suo castello di Stuppach sul Semmering, volle commemorare degnamente la giovane contessa Anna von Walsegg (cioè sua moglie), nata von Flammberg nel 1770, e morta il 14 febbraio 1791. A questo scopo si rivolse a Vienna dove commissionò allo scultore Johann Martin Fischer un monumento funebre in marmo e granito per il costo di più di 3000 fiorini e a Mozart la composizione di un Requiem per il più modesto compenso di 50 ducati, che corrispondevano a 225 fiorini. Il conte, musicista appassionato ma dilettante, ogni tanto amava ostentare le sue capacità musicali allestendo concerti privati in cui veniva eseguita musica altrui che faceva passare per propria. Ed è questa la ragione per cui la commissione venne trasmessa a Mozart nell’estate del 1771 per iscritto e con tanta riservatezza. Probabilmente consegnata da un impiegato di Johann Nepomuk Sortschan, il legale di Walsegg a Vienna. Mozart morì il 5 dicembre 1791, lasciando il Requiem incompiuto, anche se la maggior parte del lavoro comunque era già stata scritta. Per onorare la commissione e poter riscuotere il saldo, Costanze, che doveva mantenere due figli, si fece completare la partitura da diversi musicisti della cerchia più vicina al marito. La partitura fu portata a termine da Franz Xaver Süßmayr che aveva assistito Mozart negli ultimi mesi della sua vita, e arrivò in tempo utile al committente sconosciuto, la cui identità divenne nota a Costanze solo nel 1800. Il conte eseguì l’opera il 14 dicembre 1793 nella Neuklosterkirche di Wiener Neustadt, nel contesto liturgico di una messa in suffragio della moglie defunta. La partitura utilizzata per l’esecuzione era una copia scritta a mano dal conte stesso e firmata “Fr C(omte) del Walsegg. La prima esecuzione dell’opera completa, però, era già avvenuta, probabilmente all’insaputa del conte, il 2 gennaio del 1793 alla Jahn-Saal di Vienna, in un concerto organizzato dal barone Gottfried van Swieten a beneficio di Costanze e dei suoi figli. Ma alcuni frammenti del Requiem erano già stati eseguiti ancora prima, a pochi giorni dalla morte e dalla sepoltura del compositore. L’erronea interpretazione sulla modestissima sepoltura di Mozart è stata definitivamente appurata da Volkmar Braunbehrens, che ha dimostrato come il rito funebre fosse scrupolosamente conforme alle disposizioni giuseppine vigenti in quel tempo a Vienna. Le esequie furono pagate dal barone Van Swieten, prefetto della Biblioteca Imperiale e tra i più devoti protettori di Mozart. Il corteo funebre era aperto da un crocifero, quattro portatori di bara e quattro ragazzi cantori con i ceri. E’ relativamente nota anche l’identità di coloro che seguirono il feretro: la vedova Costanze con le sorelle e altri membri della famiglia Weber; il barone van Swieten; gli allievi Franz Jakob Freystädtler, Franz Xaver Süßmayr e Otto Hatwig; i colleghi e amici Johann Georgh Albrechtsberger, Ansem Hüttenbrenner e Antonio Salieri. Un articolo del giornale di Vienna del 16 dicembre 1791 riporta che il 10 dicembre 1791 “fu eseguito il Requiem che Mozart aveva composto nel corso della sua ultima malattia”. La cerimonia fu organizzata da Emanuel Schikaneder (impresario, librettista e creatore del ruolo di Papageno nel Flauto Magico) e dal suo collega Joseph von Bauernfeld per conto della corte viennese e dei musicisti teatrali. Dunque è inutile chiedersi il motivo per cui la Vienna musicale non dedicò a Mozart un tributo appropriato: questo tributo ci fu. Non solo gli amici di Mozart tennero una cerimonia commemorativa in suo onore subito dopo la sua morte, ma scelsero anche la musica più adatta. Essi capirono chiaramente che quando il compositore morente smise di lavorare alla partitura del Requiem era cosciente di aver scritto un requiem per se stesso. Süßmayr morì nel 1803, alla stessa età del suo maestro. Nel suo “Benedictus” e nel suo “Agnus Dei” c'è molto della stessa malinconia delle parti autenticamente mozartiana del Requiem. Egli non era certo un nuovo Mozart, ma tuttavia era compositore a Vienna del 1791 e di intimo di Mozart, vantaggi che i musicologi moderni evidentemente non hanno. È probabile che Mozart nel 1771 abbia assistito all' esecuzione del Requiem di Johann Michael Haydn composto nello stesso anno a Salisburgo per la morte dell' arcivescovo Schrattenbach; ed è probabile che Wolfgang Amadeus, nel comporre il suo Requiem, abbia conservato memorie di quello di Haydn che ne ha ispirato l’idea compositiva: stesso carattere e procedimento nella successione delle voci dell’introitus, uguale il «Te decet hymnus» gregoriano, simili le «settime» del «Cum sanctis tuis» (nel «Kyrie»), simili il soggetto di «Quam olim Abrahae» e molti altri dettagli.