Attività no profit

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UDA 4 • TEMA 3 • La produzione e il reddito
La funzione economica delle attività non profit
A cura di Cristina Scardanzan
Il terzo settore. I bisogni dell’uomo sono illimitati: proprio per questa ragione le imprese
svolgono la propria attività economica volta alla produzione di beni e servizi. Questi sono capaci
di soddisfare i bisogni e al contempo di generare un profitto per l'impresa.
Esistono però alcuni bisogni che non sono soddisfatti dalle imprese, proprio perché esse stesse
non potrebbero ottenere alcun profitto. In situazioni come queste, lo Stato si fa carico di tale
esigenza e interviene per produrre i mezzi necessari a soddisfare i bisogni dei propri cittadini.
Ci sono però una serie di bisogni che nemmeno lo Stato riesce a soddisfare e, per ovviare a questa
mancanza, interviene il terzo settore. Questo è un settore separato da quello pubblico (proprio
delle attività svolte dagli enti statali e locali) e da quello privato (proprio delle attività svolte da
imprese private).
Le imprese del terzo settore svolgono attività capaci di rispondere a particolari bisogni dei
cittadini, attività che non sono in grado di produrre profitti; per questo motivo esse sono definite
“non profit”.
Il terzo settore e il principio della sussidiarietà orizzontale. La nostra Costituzione introduce
all’articolo 118 c. 4 il principio di sussidiarietà orizzontale, laddove stabilisce che: “[…] Stato,
Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà.”
Grazie a tale principio, è consentito a qualsiasi forma di aggregazione sociale presente sul
territorio di organizzarsi e agire per soddisfare le esigenze della popolazione; lo stesso principio,
inoltre, obbliga gli Enti locali e statali di livello superiore a intervenire in "via sussidiaria", cioè
nel caso in cui i primi non siano capaci di raggiungere l’obiettivo.
Questo significa che l’analisi dei bisogni parte dal basso, e quindi si ritiene che qualsiasi
organizzazione vicina alla popolazione sia maggiormente in grado di fornire ciò che la collettività
chiede proprio perchè può conosce bene la reale situazione e le esigenze del tessuto sociale.
La mancanza dello scopo di lucro. Le imprese del terzo settore hanno dunque una funzione
importante: svolgere attività di interesse generale e perseguire interessi sociali di grande rilievo
laddove Stato e imprese non riuscirebbero. Non solo: le imprese del terzo settore sono in grado di
offrire beni e servizi alla collettività senza perseguire uno scopo di lucro, e cioè senza voler
ottenere un profitto, così come avviene invece di norma nell’attività di impresa.
Proprio per la presenza di questa inusuale caratteristica, parlando di imprese del terzo settore si
sente spesso citare l’espressione, o meglio l'acronimo, di O.N.L.U.S. (Organizzazione non
lucrativa di utilità sociale). Il termine si usa per indicare tutti gli enti di natura privata che
godono di un particolare regime tributario proprio grazie al fine perseguito e all’attività svolta.
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Gli enti di questo tipo devono essere iscritti all'Anagrafe Unica delle O.N.L.U.S.: grazie a questa
iscrizione, ottenuta solamente dopo un rigoroso esame delle caratteristiche dell'impresa, essa può
accedere a una serie di vantaggi derivanti dall'attività svolta.
Il 5 per mille. La legge n. 296 del 2006 ha poi introdotto la possibilità per ciascun contribuente
di destinare il 5 per mille della somma dovuta a titolo di imposta sul reddito (I.R.P.E.F.) a un
impresa non profit del terzo settore regolarmente inserita negli elenchi speciali.
Se quindi, ad esempio, dalla dichiarazione dei redditi di Mario emerge che egli deve pagare 5000
euro di IRPEF, egli potrà decidere di lasciare che l’intera cifra affluisca nelle casse dell’erario
oppure stabilire che 25 euro (il 5‰) siano versati a favore di un ente non profit autorizzato a
riceverli. A prima vista sembra una somma irrisoria; pensiamo tuttavia che se solo 1000 italiani
decidono di destinare allo stesso ente la stessa somma, il contributo diventa significativo.
Ogni anno l’Agenzia delle Entrate pubblica l’elenco degli enti che posseggono i requisiti per
ricevere il 5‰ dai cittadini che decidono di destinare questa percentuale delle proprie imposte.
Inoltre, se un cittadino decide di effettuare una donazione a favore di una O.N.L.U.S., avrà il
diritto di dedurre dalle proprie imposte il valore complessivo della donazione, riducendo così le
imposte da pagare allo Stato.
Le forme giuridiche assunte dalle imprese del terzo settore. Le organizzazioni impegnate
nelle attività del terzo settore possono assumere forme giuridiche diverse:
• associazioni: sono enti creati da un insieme di persone che desiderano raggiungere uno scopo
che può essere culturale, sportivo, ricreativo o assistenziale. Sono gli associati che svolgono
la maggior parte dell’attività, naturalmente senza avere l’obiettivo di conseguire del lucro.
Tutto ciò che mediante l’attività svolta è guadagnato, sarà utilizzato per coprire le spese
affrontate o per intraprendere altre attività che siano collegate allo scopo per il quale
l’associazione è nata. Queste associazioni possono essere non riconosciute oppure
riconosciute; in quest’ultimo caso sono dotate di personalità giuridica e di autonomia
patrimoniale perfetta. Ciò permette all’associazione di mantenere separato il proprio
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patrimonio da quello degli associati: di conseguenza i creditori dell’associazione avranno
solamente il suo patrimonio a garanzia dei propri crediti. Gli associati viceversa non vedranno
mai intaccato il proprio patrimonio in caso di debiti della associazione e l'unico rischio che
corrono è quello di aver prestato inutilmente la propria attività lavorativa a un ente che verrà
chiuso a causa del dissesto finanziario;
fondazioni: sono enti che posseggono un considerevole patrimonio (costituito da capitale
oppure da beni come libri, quadri, immobili, o quant’altro possa avere un valore economico)
utilizzato per raggiungere fini culturali, scientifici, umanitari e assistenziali. Spesso le
fondazioni svolgono attività commerciali collaterali per mantenere invariato o aumentare il
proprio capitale: allestimento di mostre e attività di merchandising sono esempi di attività
collaterali tipiche delle fondazioni;
comitati: sono enti costituiti da un gruppo di soggetti che vogliono raggiungere obiettivi di
pubblico interesse: ne sono esempi i comitati per la beneficenza o i comitati di pronto
soccorso. Per potere svolgere l’attività, questi enti necessitano di capitali che vengono raccolti
grazie alle donazioni dei sottoscrittori.
cooperative: sono la forma giuridica maggiormente usata per svolgere attività senza scopo di
lucro. Si tratta di società in cui il fine principale è quello di creare un vantaggio per i soci.
Spesso si tratta di cooperative di consumo, che consentono ai soci di ottenere beni e servizi a
prezzi inferiori rispetto a quelli del mercato. Queste organizzazioni generalmente accolgono
chiunque voglia associarsi versando la quota associativa che va a incrementare il capitale
sociale. Tutte le decisioni sono prese in modo democratico attraverso votazioni e a ciascun
socio è dato di esprimere un voto.
Quali sono gli specifici settori di intervento? I settori in cui questi enti non profit operano sono
molteplici e spaziano dall’ambito sanitario (come le diverse associazioni di malati di malattie
rare) a quello sociale (come le associazioni di tutela dei bambini o delle donne maltrattate) ed
economico (come le associazioni che si occupano del commercio equo e solidale).
L'attività non profit, dunque, svolge una funzione economico sociale assai rilevante nel territorio
in cui opera, in quanto garantisce beni e servizi di pubblica utilità e di interesse collettivo. Inoltre,
queste organizzazioni creano occupazione in quanto, come un’altra qualsiasi attività, necessitano
di personale e non solo di volontari.
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