Quaderni della Regione Piemonte • Agricoltura N. 70

annuncio pubblicitario
Q
INFORMAZIONE TECNICA
Cancro batterico dell’actinidia
in Piemonte: attuali conoscenze
e indicazioni per la difesa
Settore Fitosanitario
Regionale e del CReSO
Il cancro batterico dell’actinidia è una malattia causata dal batterio Pseudomonas syringae pv.
actinidiae. Presente e descritta negli anni ottanta in Giappone e Corea, segnalata a inizio anni
novanta, senza danni ingenti, nel Lazio, proprio in questa regione, a partire dal 2002, con
l’introduzione di varietà a polpa gialla (A. chinensis), ha trovato le condizioni per una preoccupante diffusione, culminata nel triennio 2008-2010 con una grave epidemia, inizialmente su
cultivar a polpa gialla e, attualmente, anche su Hayward (Actinidia deliciosa).
A metà maggio 2010 la malattia si è manifestata per la prima volta in Piemonte, in modo
contemporaneo su alcuni impianti (a metà giugno ne erano stati individuati 56 con presenza
di piante infette), geograficamente lontani tra loro ma quasi sempre collegabili ad impianti recenti. Ciò fa ipotizzare una diffusione provocata dall’introduzione di materiale vivaistico infetto,
resasi evidente però solo in seguito ad un andamento climatico scatenante.
LA CAUSA DELLA MALATTIA
Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) è un batterio che può entrare dagli stomi fogliari e
dalle lenticelle in primavera, da tagli di potatura, da microferite (grandine e colpi di vento) con
temperature ottimali tra i 10 e i 20°C. Un velo d’acqua sulla superficie fogliare e l’eccesso di
acqua nei tessuti ne favoriscono rispettivamente la sopravvivenza e la moltiplicazione esterna
ed interna alla pianta. I soggetti colpiti possono morire in pochi mesi o dopo alcuni anni.
Le infezioni primaverili si manifestano prevalentemente con maculature poligonali piccole, alonate di giallo se appena formate (fig 1), che poi tendono a confluire.
Sintomi fogliari simili possono essere causati da altri Pseudomonas per cui, per avere la conferma di essere in presenza dell’agente del cancro batterico, occorre rintracciare anche l’avvizzimento di alcuni germogli che scende verso il basso (fig 2).
Molto pericolosa è la capacità del batterio di moltiplicarsi nei tessuti vascolari senza espressione di sintomi, che ne consente la sopravvivenza all’interno della pianta e la diffusione.
42
70
Figura 1. Maculature necrotiche, con alone giallo,
rilevabili in primavera.
Figura 2. Avvizzimento dei germogli che scende
verso il basso (Arch. Serv. Fit. Reg. E-R).
i
n
f
o
r
m
a
z
i
o
n
e
t
e
c
n
i
c
a
MISURE DI PREVENZIONE DI CARATTERE GENERALE per tutti gli actinidieti del Piemonte
• Ispezionare con regolarità gli impianti alla ricerca di eventuali sintomi.
• Se si notano sintomi sospetti contattare i tecnici di base, il CreSO, il Settore Fitosanitario regionale o le Province.
OBIETTIVO
AZIONI CONSEGUENTI
Creare un microclima poco favorevole al batterio • Evitare di tenere aperte le reti antigrandine in periodi in cui non sono necessarie
• Preferire sistemi di irrigazione a goccia
• Effettuare una potatura invernale ed una potatura verde che permetta un buon arieggiamento
• Se il suolo è inerbito, sfalciare periodicamente l’erba
Mantenere un buon equilibrio vegetativo
delle piante per renderle meno aggredibili dal
patogeno
• Fornire un apporto nutrizionale adeguato in azoto, fosforo e potassio (fare riferimento alle
indicazioni riportate nei Disciplinari di produzione integrata)
• Limitare l’uso di fitoregolatori che aumentino la dimensione delle cellule
• Evitare di lasciare con la potatura invernale cariche superiori a 160.000 –180.000 gemme/ha
(100-120 gemme per metro lineare)
Prevenire la diffusione
• Limitare l’introduzione di varietà di Actinidia chinensis (kiwi a polpa gialla) che hanno dimostrato
maggior sensibilità
• Evitare l’irrigazione soprachioma anche se fatta allo scopo di abbassare la temperatura
• Disinfettare gli attrezzi usati per le operazioni di taglio e di potatura con sali di ammonio
quaternario (benzalconio cloruro)
• Realizzare nuovi impianti solo con materiale vivaistico proveniente da zone indenni
• Evitare di rimpiazzare, l’anno successivo all’estirpo, le piante eliminate causa cancro batterico
43
Q
INTERVENTI IN PRESENZA ACCERTATA DELLA MALATTIA
OBIETTIVO
AZIONI CONSEGUENTI
Contenere
la diffusione
• Segnare le piante con sintomi riconducibili al cancro batterico
• Bruciare le piante in piedi o parti di pianta con cancri usando il cannello a gas per bitume.
Se si mantiene la parte basale della pianta, i tagli devono essere fatti in modo diverso in relazione alla fase fenologica
della pianta:
* in presenza di sintomi nel legno, tagliare la pianta colpita a pochi centimetri da terra
* con sintomi di avvizzimento dei germogli, tagliare le parti di pianta infette ad una distanza
di almeno 60-80 cm. al disotto dell’alterazione visibile
• Gli appezzamenti focolaio, in cui i cancri sono presenti su quasi tutte le piante e che sono
provenienti da vivai infetti, devono essere interamente eliminati. Di minima tutte le piante,
comprese le non sintomatiche, devono essere tagliate appena sopra il colletto
• Accumulare in loco le parti sintomatiche asportate, cospargerle di calce e coprirle con telo
plastico trasparente in alternativa alla combustione, difficilmente praticabile
• Disinfettare ogni volta gli attrezzi impiegati per il taglio delle parti di pianta malate con sali di
ammonio quaternario (benzalconio cloruro)
• Coprire i tagli conseguenti all’asportazione di parti malate con colle viniliche addizionate di rame
• Effettuare le operazioni di potatura (anche in verde) quando la vegetazione è asciutta
• Potare prima gli impianti e le piante indenni dalla malattia rispetto a quelli colpiti
• Adottare misure atte ad impedire che le attrezzature impiegate e gli stessi operatori agricoli
possano portare il batterio da un impianto infetto ad altri sani (pulizia delle attrezzature per impedire il trasporto di
terreno; cambio delle calzature e degli abiti)
DIFESA FITOSANITARIA
• La difesa chimica può contribuire a contenere la malattia, ma da sola non è risolutiva.
Va quindi fatta assieme a tutti gli altri interventi.
OBIETTIVO
Proteggere la pianta dall’entrata del patogeno
riducendo l’inoculo batterico presente sulla superficie
vegetale
44
AZIONI CONSEGUENTI
• Misure di prevenzione ordinarie per tutti gli actinidieti del Piemonte
Intervenire tempestivamente (24-48 ore) con prodotti rameici nei seguenti momenti:
a) grandinate
b) distacco dei frutti
c) caduta foglie (da valutare in relazione alla situazione aziendale)
d) potatura invernale
• Misure di prevenzione straordinarie per gli actinidieti entro 1Km dai focolai
Distribuire prodotti rameici da subito e ad intervalli regolari ma più lunghi man mano che ci si allontana dall’epicentro del focolaio, integrandoli con induttori di resistenza e disinfettanti per non eccedere col rame e per contrastare
la progressione interna nei vasi del batterio
• Misure di contenimento per impianti colpiti
Integrare gli interventi con prodotti rameici indicati per la prevenzione ordinaria (punti a, b e d) con ulteriori applicazioni di prodotti rameici (massimo 2- 3 interventi ai dosaggi minimi), induttori di resistenza, disinfettanti da eseguire
nei seguenti momenti:
* in previsione di precipitazioni o subito dopo la pioggia dalla fase di germogliamento alla pre-fioritura
e comunque fino a quando le condizioni climatiche risultano favorevoli
* periodo caduta foglie (intervalli di 8-15 giorni in relazione all’andamento climatico)
Scarica