Tracce Campo Estivo ACR 2015 - Azione Cattolica della Diocesi di

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Campo ACR 2015 - Carpi
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GIUSEPPE
E I SUOI FRATELLI
PERCORSO DEL CAMPO
Giuseppe e i suoi
sogni
Saper sognare anche
per gli altri
La riconciliazione
come cammino
Riconoscersi fratelli e l benedizione
1) Gen 37,1-11
3) Gen 39,1-40,23
5) Gen 42,1-28
ASCOLTATE IL SOGNO
CHE HO FATTO
[affettività x 3a media] ABBIAMO FATTO UN SOGNO E
NON C’È CHI LO INTERPRETI
[penitenziale] PERCHÈ
IO SONO GIUSEPPE, IL VOSTRO FRASTATE A GUARDARVI L’UN TELLO
L’ALTRO?
7) Gen 44,18-46,7
2) Gen 37,12-36
4) Gen 41,1-57
6) Gen 42,29-44,17
SONO IN CERCA DEI MIEI
FRATELLI
ECCO, IO TI METTO A CAPO [penitenziale] VOI MI AVETE CI HAI SALVATO LA VITA!
DI TUTTA LA TERRA
PRIVATO DEI FIGLI!
(D’EGITTO)
8) Gen 46,29-47,27
9) Gen 47,28-49,2.49,28-50,14
SUO FRATELLO MINORE SARÀ PIÙ
GRANDE DI LUI
BLOCCO I
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GIUSEPPE E I SUOI SOGNI
BRANO 1: Gen 37,1-11
ASCOLTATE IL SOGNO CHE HO FATTO
Obiettivo: da una famiglia complessa ed articolata emerge un ragazzo proiettato verso il
futuro con dei sogni enigmatici ma profetici.
37,1Giacobbe si stabilì nella terra dove suo padre era stato forestiero, nella terra di Canaan.
2Questa è la discendenza di Giacobbe.
Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli. Essendo ancora giovane,
stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Ora Giuseppe riferì al padre di
chiacchiere maligne su di loro. 3Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio
avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. 4I suoi fratelli, vedendo che il
loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
5Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. 6Disse
dunque loro: "Ascoltate il sogno che ho fatto. 7Noi stavamo legando covoni in mezzo alla
campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si
prostrarono davanti al mio". 8Gli dissero i suoi fratelli: "Vuoi forse regnare su di noi o ci vuoi
dominare?". Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
9Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: "Ho fatto ancora un sogno, sentite: il
sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me". 10Lo narrò dunque al padre e ai fratelli.
Ma il padre lo rimproverò e gli disse: "Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io,
tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?".
11I suoi fratelli perciò divennero invidiosi di lui, mentre il padre tenne per sé la cosa.
IDEE DI FONDO
๏ “Israele” è Giacobbe. Giacobbe aveva avuto diverse mogli da cui aveva avuto 12 figli, tutti
pastori; Giuseppe in particolare è figlio di Rachele e Giacobbe.
๏ L’amore di Giacobbe è un amore di predilezione verso Giuseppe, segno ne è il regalo della
tunica, lo veste come un principe. Ciò non significa che amava solo lui, ma che lo amava in
maniera diversa e specifica rispetto agli altri fratelli. I fratelli vorrebbero imporre al padre
l’uniformità, un modo di amare impersonale.
๏ Il motivo per cui Giacobbe amava di più Giuseppe era per via della vocazione a cui era
chiamato, che era diversa da quella dei suoi fratelli, ma non per questo migliore (infatti
Giuseppe sarà il capo delle tribù e salverà il popolo; ciononostante Gesù discenderà dalla
tribù del fratello Giuda).
๏ Il risentimento dei fratelli verso Giuseppe inizia con la preferenza del padre verso il figlio più
piccolo e con l’incapacità dei fratelli di gioire dell’amore prediletto del padre verso Giuseppe.
L’odio aumenta poi coi due sogni dai quali i fratelli interpretano il desiderio di Giuseppe di
primeggiare su di loro e si trasforma in invidia.
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I sogni di Giuseppe comunicano la volontà di Dio, ma i fratelli non riescono ad apprezzare
ciò che Giuseppe ha voluto condividere con loro.
I fratelli non sono liberi, pieni di sé si sentono minacciati dai sogni altrui senza capirli. Sono
rigidamente imbrigliati nelle leggi e consuetudini relative alla primogenitura. Hanno un
concetto banale di giustizia e questo impedisce loro di sognare.
I sogni sono un elemento fondamentale nella vita e nell’identità di Giuseppe, tanto da
influenzarne i modi e i rapporti con chi lo circonda.
Al padre non sfuggono le parole di Giuseppe e le “tiene a mente”.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bambini esternano sogni e desideri riguardo al loro futuro. Non hanno paura di osare anche
in modo un poco azzardato ed inverosimile (voglio fare l’astronauta, l’archeologo, ...).
2.
I bambini capiscono che ciascuno di loro può essere amato in modo diverso: scoprono che la
predilezione può esistere! In famiglia (da parte dei genitori nei confronti del fratello minore), a
scuola (la maestra predilige il più bravo della classe oppure il bambino più in difficoltà) e
persino nel gruppo ACR. Capiscono che si tratta di amare in modo diverso e non amare di
più o di meno.
3.
Nel battesimo anche Dio rivela il suo amore di predilezione per noi, simboleggiato nella veste
bianca. I bambini capiscono che Dio affida a loro i suoi doni e le sue promesse.
4.
I bambini capiscono che basta un piccolo sentimento di invidia nei confronti di un altro per
rovinare le amicizie.
5.
I bambini sono spesso legati a cose materiali (e.g. giochi) e fanno fatica a condividerle con
gli altri, anzi spesso si vantano di ciò che possiedono. Capiscono che possono condividere
coi loro amici le cose più belle che hanno a disposizione.
DOMANDE 6-8
1.
Siete appena arrivati al campo! Come ti sembrano gli altri? Conosci tutti? Credi che riuscirai
ad andarci d’accordo? Ti sembra di avere delle cose in comune con gli altri oppure siete tutti
diversi?
2.
Anche tu come Giuseppe hai dei sogni? Sogni solo di notte o anche di giorno? Cosa significa
avere un sogno? Hai qualche sogno su questo campo?
3.
Hai mai raccontato agli altri i tuoi sogni? Hai paura di essere preso in giro? Secondo te
abbiamo tutti gli stessi sogni, oppure sono una cosa personale?
4.
I fratelli di Giuseppe fanno un po’ fatica ad accettare le attenzioni “predilette” del padre nei
suoi confronti... Secondo te voleva bene a lui più che a tutti gli altri?
5.
I tuoi genitori ti rivolgono la stessa attenzione che ricevevi quando eri più piccolo? Perché
secondo te? Credi che ti vogliano meno bene?
6.
Cosa provi quando vedi che una maestra aiuta di più un tuo compagno invece di te?
7.
Hai dei migliori amici e degli amici “meno migliori”? Pensi di voler bene a tutti allo stesso
modo o provi sentimenti diversi a seconda di quale amico ti trovi di fronte?
8.
Secondo te il Signore ama tutti allo stesso modo o come Giacobbe ha un amore speciale e
personale per ognuno di noi? Non sarebbe più giusto se fosse uguale per tutti?
9.
Ti è mai capitato di essere arrabbiato con un tuo amico per qualcosa che lui aveva e tu no?
Magari un gioco, le attenzioni della maestra, la capacità di giocare bene a calcio... Come
descriveresti questa sensazione? C’entra l’invidia?
10. Ti senti bene quando sei invidioso? Secondo te l’invidia è qualcosa che aiuta le amicizie o
rischia di rovinarle?
11. Ti viene facile condividere le tue cose (e.g. giochi, amici, pomeriggi...) con un nuovo
amico/a? Le cose belle che il Signore ti ha donato ti piace tenertele tutte per te o preferisci
condividerle? Hai mai detto di “no” a qualcuno che ti aveva chiesto di provare un tuo gioco o
di poter giocare con te?
ATTEGGIAMENTI 9-11
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I bambini si interrogano sull’importanza della diversità e della specificità di ognuno di loro.
Tutti sono venuti al campo ma ognuno di loro può viverlo in modo unico contribuendo con le
sue qualità.
I ragazzi scoprono che a differenziarci sono anche i nostri sogni, che non sono qualcosa di
segreto e personale ma possono essere determinanti anche per tutta la loro vita.
I bambini capiscono che ciascuno di loro può essere amato in modo diverso: scoprono che la
predilezione può esistere! In famiglia (da parte dei genitori nei confronti del fratello minore), a
scuola (la maestra predilige il più bravo della classe oppure il bambino più in difficoltà) e
persino nel gruppo ACR. Capiscono che si tratta di amare in modo diverso e non amare di
più o di meno.
Scoprono che la predilezione è anche il modo di amare di Dio, che conosce ciascuno e sa
amarci riconoscendo la nostra diversità, senza appiattirci. Questo amore è comunicato nel
battesimo col simbolo della veste bianca: Dio affida a noi i suoi doni e le sue promesse.
I ragazzi capiscono che basta un piccolo sentimento di invidia/odio nei confronti di un altro
per rovinare delle amicizie; la rabbia e l’odio si autoalimentano e diventano più esagerati
quando aumentano.
I ragazzi sono molto attenti ai doni e alle capacità di ognuno, fanno fatica a condividere le
loro qualità e a non vantarsene. Spesso anzi sono invidiosi di quelle degli altri. Capiscono
che devono condividere coi loro amici le cose più belle che hanno a disposizione.
Iniziano ad essere selettivi nelle amicizie: si iniziano a formare i primi gruppetti e non sempre
vogliono coinvolgere tutti in ciò che fanno. Capiscono che le cose belle che Dio ci dona,
come le amicizie e i nostri pomeriggi fra amici, devono essere donati.
I ragazzi imparano pian piano ad essere contenti quando qualche loro amico racconta loro
qualche segreto o qualcosa di personale, anche se sono cose belle che a noi non sono
successe.
DOMANDE 9-11
1.
Arrivato al campo, che impressione hai avuto sugli altri ragazzi? Conosci tutti? Ti senti a tuo
agio? Credi che sia una questione di essere simili? Oppure che l’essere diversi alla fine del
campo porterà ad un arricchimento reciproco?
2.
In cosa credi di essere diverso dagli altri ragazzi? È solo questione di colore di capelli o
talenti sportivi? In cosa Giuseppe è diverso dai suoi fratelli?
3.
I nostri sogni ci differenziano dagli altri? (E forse anche da noi stessi di qualche anno fa?)
4.
Giacobbe ha un modo molto particolare di amare i suoi figli: non li ama tutti allo stesso modo!
Secondo te vuole più bene a Giuseppe che a tutti gli altri? Cosa sarebbe più giusto?
5.
I tuoi genitori ti rivolgono la stessa attenzione che ricevevi quando eri più piccolo? Perché
secondo te? Credi che ti vogliano meno bene?
6.
Cosa provi quando vedi che una maestra aiuta di più un tuo compagno invece di te?
7.
Hai dei migliori amici e degli amici “meno migliori”? Pensi di voler bene a tutti nello stesso
modo o provi sentimenti diversi a seconda di quale amico ti trovi di fronte?
8.
Ti sembra che il Signore abbia distribuito in modo uniforme doni e talenti? Ti senti amato
personalmente nelle tue specificità? O credi che alla fine il Signore abbia un amore uguale
per tutti, come un vestito un po’ largo che calza tutti ma alla fine non sta bene a nessuno?
9.
Ti ricordi l’ultima volta in cui ti sei sentito invidioso/geloso nei confronti di qualcosa o
qualcuno? Magari un gioco, un’amicizia, un’abilità speciale come l’essere bravi a calcio...
Come è andata a finire? Sei riuscito a placare questo sentimento facendo pace con l’altro, o
hai distrutto un’amicizia importante?
10. Ti è mai capitato che un tuo amico ti venisse a raccontare una cosa bella che gli era
capitata? Eri contento o invidioso che lui avesse vissuto tali esperienze e tu no? Quando è
stata l’ultima volta che hai raccontato un segreto a qualcuno?
11. E i tuoi amici invece, riesci a condividerli con altri? Hai mai assistito a dinamiche di “ricatto”:
se parli con quello/a, allora non siamo più amici... Come descriveresti questi atteggiamenti?
Come si possono risolvere?
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ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
I ragazzi capiscono che il Signore ha pensato per ciascuno di loro una chiamata personale,
una vocazione da cui scaturiscono sogni grandi a volte un po’ diversi da quelli degli altri.
2.
I ragazzi sperimentano la predilezione del Signore verso ognuno di loro: il Signore ci ama
nella nostra unicità come figli prediletti proprio come Giacobbe ha amato Giuseppe.
3.
A volte i ragazzi percepiscono i progetti che il Signore ha per loro e fanno delle scelte
importanti, anche se a volte non vengono capite da chi gli sta intorno (genitori, amici, …).
4.
I ragazzi, come Giuseppe con i suoi sogni, hanno piacere a condividere con gli altri le cose
belle che pensano, che provano e che vivono; ma non sempre questo viene compreso e
apprezzato.
5.
I ragazzi sperimentano spesso invidia non solo per le cose materiali, ma anche per le
amicizie degli altri (desiderio di essere amico di una certa persona, magari del più popolare)
o per i caratteri degli altri (ad esempio, invidiano chi è più intelligente e spigliato di loro).
Capiscono che è solo nella loro specificità che possono essere amati, non attraverso le
caratteristiche “ideali” di altri.
DOMANDE 12-14
1.
Anche tu come Giuseppe sogni? I tuoi sogni ti rendono simile agli altri o ti mettono in
difficoltà nei loro confronti? C’è qualche sogno di cui ti vergogni perché pensi che non
sarebbe capito?
2.
Diventando grande, avverti in modo personale l’amore di Gesù nei tuoi confronti? Secondo
te, il modo in cui i tuoi sogni sono cambiati ha a che fare col modo di volerti bene del
Signore? È possibile che l’essere amato dal Signore ti spinga a sognare cose belle ed
impegnative?
3.
Pensi che il Signore abbia in serbo dei sogni belli anche per te? Che progetto credi che il
Signore stia pensando per la tua vita? Che “sogni” credi voglia rivelarti? La tua “unicità”
quanto è importante per questo progetto?
4.
Giacobbe ha un modo un po’ paradossale di amare i suoi figli: ama tutti in maniera diversa.
Secondo te sarebbe stato più giusto amare tutti allo stesso modo? È possibile avere un
amore uguale per tutti, o alla fine è come un vestito largo che calza tutti ma non sta bene a
nessuno?
5.
Tu come vuoi bene ai tuoi amici? Vuoi bene a tutte le persone allo stesso modo? Secondo te
dovresti? Questo atteggiamento che influenza ha sui tuoi amici? Come si fa a prediligere
un’amicizia senza escludere le altre?
6.
I fratelli di Giuseppe non sono in grado di gioire per l’amore del padre nei suoi confronti. Ti è
mai capitato di essere invidioso degli altri per il loro carattere o per le loro qualità? (Magari
perché sono come vorresti essere tu: simpatici, intelligenti, brillanti, bravi a calcio, …) Cosa
generano questi sentimenti di invidia?
7.
Ti è mai capitato di imitare qualcun altro perché non ti piaceva la tua personalità/stile? Sei
riuscito nell’intento di “diventare” migliore di ciò che veramente eri? Secondo te i veri amici
per cosa ci devono volere bene: per le nostre caratteristiche personali o per ciò che fingiamo
di essere?
8.
Hai mai ricevuto confidenze personali da parte dei tuoi amici? Eri contento o invidioso che lui
avesse vissuto tali esperienze e tu no? Quando è stata l’ultima volta che hai raccontato un
segreto a qualcuno? Ti ha fatto piacere essere il destinatario di certe confidenze da parte di
un tuo amico/a?
9.
Secondo te perché a volte non siamo felici delle cose belle che capitano agli altri? In che
modo credi che le cose belle che capitano agli altri siano un peso per la tua vita?
ATTIVITÀ
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(6/8, 9/11) Gioco “scegli il tuo re”: scopo del gioco è che tutta la squadra allo stop
dell’educatore riconosca come re la stessa persona. Si dà il via, tutti i bambini camminano
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liberamente per il campo di gioco. Ognuno deve scegliersi il proprio re “addocchiandolo”, non
si possono usare parole ma solo sguardi. Dato che la squadra vince solo se tutta sceglie lo
stesso re bisogna fare in modo che tutta la squadra guardi la stessa persona. Allo stop
dell’educatore tutta la squadra si inchina davanti alla persona che ha scelto come re e si
vedrà quanti hanno scelto la stessa persona. Una strategia di gioco potrebbe essere
osservare gli altri per vedere chi stanno guardando e copiarli; in questo il gioco si collega al
desiderare di assomigliare agli altri nelle loro caratteristiche migliori, ignorando le nostre
peculiarità.
(6/8, 9/11, 12/14) Massacro speciale: il classico massacro a squadre una contro l’altra in cui
di tanto in tanto l’educatore sceglie per un minuto una persona privilegiata che avrà dei
vantaggi, ad esempio l’essere immune dai colpi, far valere la palla anche di rimbalzo,
liberare più di un compagno con una sola palla. Il gioco si può riadattare su qualsiasi gioco di
movimento, come dodgeball, lupo ghiaccio, palla bomba, …
(6/8, 9/11) Gioco dell’assassino: una persona viene portata fuori dalla stanza e deve scoprire
quale dei suoi compagni è l’assassino. L’assassino si riconosce perché ha qualcosa di
diverso da prima che l’altra persona uscisse. Mentre la persona è fuori l’educatore fa
cambiare qualcosa ad uno dei ragazzi che rimane dentro (cappello, scarpe, maglietta,
acconciatura dei capelli, …). Il gioco dovrebbe mettere in evidenza come ognuno è
riconoscibile per come le sue caratteristiche personali sono cambiate, se tutti cambiassimo
allo stesso modo non sarebbe più possibile riconoscere l’assassino.
(9/11, 12/14) Attività sull’incomprensione dei sogni: dare ai ragazzi dei messaggi cifrati che
poi dovranno indovinare in un tempo predefinito. Sarà facile che il messaggio non venga
capito dai ragazzi e verrà frainteso, proprio come nel brano il sogno. Magari l’alfabeto cifrato
lo si può fare utilizzando l’idea del secondo sogno, esempio: A = luna, B = stella, C = sole, D
= luna+stella e così via.
(9/11, 12/14) Tunica speciale: prendere una tunica per gruppo (magari fare solo la sagoma
con della stoffa di recupero o semplicemente un cartellone ritagliato a forma di tunica) e
dividerla in 4 parti: famiglia, scuola, amici e ACR. Per ognuna delle 4 parti i ragazzi dovranno
individuare un momento della loro vita in cui si sono sentiti speciali per qualcuno e poi
scriverlo nella tunica per condividerlo col gruppo.
BRANO 2: Gen 37,12-36
SONO IN CERCA DEI MIEI FRATELLI
Obiettivo: Giacobbe propone a Giuseppe una vocazione che lo mette in cammino verso i
fratelli che si liberano di lui e dei suoi sogni.
37,12I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. 13Israele disse a
Giuseppe: "Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro". Gli
rispose: "Eccomi!". 14Gli disse: "Và a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi
torna a darmi notizie". Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem.
15Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: "Che cosa
cerchi?". 16Rispose: "Sono in cerca dei miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare".
17Quell'uomo disse: "Hanno tolto le tende di qui; li ho sentiti dire: "Andiamo a Dotan!". Allora
Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
18Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per
farlo morire. 19Si dissero l'un l'altro: "Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! 20Orsù, uccidiamolo e
gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: "Una bestia feroce l'ha divorato!". Così vedremo che ne
sarà dei suoi sogni!". 21Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: "Non
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togliamogli la vita". 22Poi disse loro: "Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel
deserto, ma non colpitelo con la vostra mano": egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo
a suo padre. 23Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua
tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, 24lo afferrarono e lo gettarono
nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua.
25Poi sedettero per prendere cibo. Quand'ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di
Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di resina, balsamo e làudano, che andavano
a portare in Egitto. 26Allora Giuda disse ai fratelli: "Che guadagno c'è a uccidere il nostro fratello e
a coprire il suo sangue? 27Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui,
perché è nostro fratello e nostra carne". I suoi fratelli gli diedero ascolto. 28Passarono alcuni
mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli
d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.
29Quando Ruben tornò alla cisterna, ecco, Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti,
30tornò dai suoi fratelli e disse: "Il ragazzo non c'è più; e io, dove andrò?". 31Allora presero la
tunica di Giuseppe, sgozzarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. 32Poi mandarono al
padre la tunica con le maniche lunghe e gliela fecero pervenire con queste parole: "Abbiamo
trovato questa; per favore, verifica se è la tunica di tuo figlio o no". 33Egli la riconobbe e disse: "È
la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato". 34Giacobbe si
stracciò le vesti, si pose una tela di sacco attorno ai fianchi e fece lutto sul suo figlio per molti
giorni. 35Tutti i figli e le figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo:
"No, io scenderò in lutto da mio figlio negli inferi". E il padre suo lo pianse.
36Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifàr, eunuco del faraone e comandante delle
guardie.
IDEE DI FONDO
๏ Giuseppe non è mosso solo dai suoi sogni ma ha anche una vocazione che viene sostenuta
dalla saggezza del padre, che vede distanza fra Giuseppe e i suoi fratelli e lo incoraggia a
raggiungerli. La distanza geografica (80km) ne rivela una interiore.
๏ Fin da subito la vocazione di Giuseppe si rivela faticosa. Arriverà a definirsi “cerco i miei
fratelli” anche quando essi non sono più in grado di riconoscerlo come tale.
๏ Questa distanza fra Giuseppe e i fratelli è causata dall’invidia che provano per la sua
predilezione. Non è la prima volta in Gen che un amore di predilezione genera invidia che
rende incapaci di riconoscere l’altro come fratello, ma solo come qualcuno da eliminare, vedi
Caino e Abele.
๏ Giuseppe suo malgrado si accorge che questi sogni, che sono costitutivi della sua identità e
che sente come qualcosa di importante, generano negli altri un’opposizione e gli rendono la
vita più difficile.
๏ La sua capacità di sognare, dono di Dio, lo porta a subire la stessa sorte dei profeti dell’AT
che a causa delle loro profezie venivano perseguitati. Giuseppe fa esperienza di un Dio che
si muove in un modo che non riesce a capire completamente.
๏ I fratelli si ingegnano per uccidere Giuseppe quando lo vedono arrivare da lontano. Questa
loro macchinazione rivela al lettore la loro piccolezza: riescono solo ad essere solidali nel
male e non provano compassione nei confronti del padre per il dolore che gli causano.
๏ Giuseppe viene privato dell’elemento che caratterizza l’amore prediletto del padre: la tunica.
Ricorda Gesù spogliato della tunica che viene poi tirata a sorte (Lc 23, 34; Gv 19,23-24).
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Ruben e Giuda sono i più grandi che sono un po’ più grandi intuiscono l’errore e sanno che
dovranno rispondere al padre della morte di Giuseppe, ma non hanno fino in fondo il
coraggio di opporsi al gruppo.
Fra i fratelli Ruben è l’unico che tenta di riportare Giuseppe al padre. Muovendosi anche lui
per sotterfugi ed inganni nei confronti dei fratelli, il suo piano fallisce in maniera impacciata
quando Giuseppe viene sottratto dalla cisterna dai Madianiti all’insaputa di tutti.
La compassione per Giacobbe muove gli animi dei fratelli: “vennero a consolarlo ma egli non
volle”. Vogliono essere figli ma non hanno voluto essere fratelli.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bambini capiscono che è importante avere dei sogni per mettere in cammino la loro vita.
2.
Così come Giuseppe è spinto dal padre a cercare i suoi fratelli, anche a noi il Signore ci
spinge a spendere i nostri sogni per gli altri.
3.
I bambini imparano ad ascoltare i genitori, spesso capaci di mediazione nel rapporto fra i
fratelli.
4.
Anche se sono abituati ad abitare solo amicizie di circostanza, quelli che si ritrovano nella
stessa classe, nella stessa squadra, vicini di casa… capiscono che gli amici vanno
comunque “cercati” per potersi conoscere sempre di più e far crescere l’amicizia.
5.
Senza accorgersene spesso finiscono per escludere qualcuno diverso da loro, e a loro volta
sono esclusi. Sono le prime incomprensioni e difficoltà che incontrano nelle amicizie.
6.
I ragazzi riconoscono che la bugia verso i genitori è spesso conseguenza di situazioni che
non si vogliono affrontare ma coprire.
DOMANDE 6-8
1.
Tutte le grandi avventure hanno un’inizio e per Giuseppe tutto inizia nelle vicende descritte in
questo brano: quali sono secondo te i due eventi scatenanti? È stato più determinante l’invito
del padre a cercare i suoi fratelli o il desiderio di Giuseppe di trovarli per scoprire meglio i
suoi sogni?
2.
Nella tua vita c’è qualcuno che ti aiuta a fare delle scelte importanti per iniziare la tua
“avventura” personale? I tuoi genitori ti suggeriscono mai cosa sia meglio? Magari anche le
maestre? Gli educatori ACR? Il Signore nella preghiera? Chi ti piace di più ascoltare?
3.
Giuseppe cerca i suoi fratelli anche se dal brano precedente non sembrava andassero
d’amore e d’accordo! Però sono pur sempre i suoi fratelli... Ti capita di essere costretto ad
avere a che fare con persone che non ti piacciono? Magari perché siete nella stessa classe,
stessa squadra, stessa banda, ...
4.
Giacobbe chiede a Giuseppe di ricordarsi che i suoi figli sono tutti fratelli e lo invita a cercarli.
Si può essere amici anche se non ci si va subito a genio? Secondo te è possibile cambiare
idea su una persona? Ti è mai capitato? Come è successo? Credi che qualcuno abbia mai
cambiato idea su di te?
5.
C’è mai stato qualche adulto che ti ha invitato a fare pace coi tuoi amici? Un educatore, la
maestra, un allenatore? Ha funzionato? Magari quando da soli non ci sareste riusciti?
6.
Ti capita di escludere qualcuno e di “eliminarlo” dalla tua rubrica? Tu sei mai stato escluso
da qualcuno? Quando?
7.
Dici le bugie ai tuoi genitori? Ti hanno mai scoperto o l’hai sempre fatta franca? Perché uno
dovrebbe dire delle bugie? Secondo te ci sono altri modi di affrontare le cose senza dire le
bugie?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
A quest’età i sogni sono per i ragazzi spesso un po’ astratti che partono da un’idealizzazione
di sé. Scoprono invece dalla figura di Giuseppe che i sogni che abbiamo ci possono mettere
in moto e darci una direzione per crescere.
2.
Passano da un’idea di amicizia come qualcosa di meccanico e di circostanza (vicini di
banco) ad amicizia come ricerca di quella persona con cui ti trovi bene a parlare e ti diverti.
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3.
4.
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Come Giuseppe, sentono come percorribile il sogno di cercare i fratelli (gli amici) ed iniziano
a scorgerne le prime difficoltà.
Imparano a riconoscere i sentimenti di gelosia, invidia e violenza che li portano a trattare gli
altri come oggetti e a “spogliargli delle loro vesti” (trattarli senza valore).
A volte ci si coalizza contro qualcuno e come i fratelli di Giuseppe ci si attiva per metterlo in
difficoltà dopo averlo disprezzato. Oltre ad essere un luogo dove divertirsi, scoprono che il
gruppetto può diventare anche uno strumento di esclusione per altre persone.
DOMANDE 9-11
1.
Per Giuseppe la vocazione alla cura dei fratelli è molto faticosa perché i suoi fratelli lo
odiano, sono invidiosi e fanno di tutto per escluderlo. Quali fatiche sono necessarie per
prendersi cura di un amico? Quali ostacoli bisogna superare? Cerca un esempio nella tua
vita in cui hai dovuto superare un grosso ostacolo, una fatica per creare una grande amicizia.
2.
Per Giuseppe la propria vocazione di fratello è ciò che lo spinge a muoversi, a darsi da fare,
a mettere in gioco tutta la propria vita. Noi spesso pensiamo che siano i nostri “da grande
voglio fare...” che ci debbano muovere. Quali sono le cose che consideri quando devi
prendere delle decisioni? Nei nostri sogni sono inclusi gli altri? Hanno un peso?
3.
Avere degli obiettivi è solo questione di idee che capiamo magicamente oppure è anche
questione di persone? Da piccolo forse erano i tuoi genitori che ti dicevano cos’era meglio
fare, ma più cresci più è complicato farsi capire! C’è qualcuno nella tua vita che hai
designato come tuo “consigliere” su queste cose così importanti? Hai mai provato a
coinvolgere il Signore in questa ricerca?
4.
Giacobbe chiede a Giuseppe di ricordarsi che i suoi figli sono tutti fratelli e lo invita a cercarli.
Si può essere amici anche se non ci si va subito a genio? Secondo te è possibile cambiare
idea su una persona? Ti è mai capitato? Come è successo? Credi che qualcuno abbia mai
cambiato idea su di te?
5.
Oltre all’atteggiamento positivo di ricerca di Giuseppe, dal brano emerge anche
l’atteggiamento negativo di rifiuto da parte dei fratelli. Ti capita di essere, volontariamente o
meno, cattivo coi tuoi amici? Magari gli rispondi male e poi te ne penti? Credi che a seguito
di atteggiamenti di cattiveria sia sempre possibile fare pace o a volte rischiamo di ferire gli
altri e poi di non essere più in grado di rimediare?
6.
Giuda e Ruben ad un certo punto volevano cambiare idea ma non hanno avuto il coraggio di
andare contro il resto del gruppo. Ti è mai capitato che il tuo gruppo di amici prendesse di
mira qualcuno e ti coinvolgesse in questo? Sei stato capace di dire la tua o hai vissuto il
momento in maniera passiva?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
I ragazzi iniziano a prendere sul serio i loro sogni, come percorso per realizzare la propria
vita. Capiscono però, dalla storia di Giuseppe, che oltre ai sogni ci sono persone intorno a
loro che possono aiutarli a definire più concretamente i loro obiettivi.
2.
Quando si parla di sogni spesso i ragazzi hanno in testa qualcosa di magico. Guardando alla
vita di Giuseppe, comprendono che raggiungere i loro obiettivi può essere un percorso lungo
e faticoso che richiede perseveranza.
3.
Nella difficoltà di realizzare i propri sogni, si interrogano sulla loro capacità di accogliere il
modo di agire di Dio nella loro vita.
4.
I ragazzi riconoscono nella distanza che separa i fratelli da Giuseppe l’esito di alcune loro
amicizie verso le quali si sono create fratture a vantaggio di gruppi che sono sempre più
esclusivi.
5.
Imparano a riconoscere i sentimenti di gelosia, invidia e violenza che li portano a trattare gli
altri come oggetti e a “spogliargli delle loro vesti” (trattarli senza valore).
6.
Leggendo l’avvicendarsi macchinoso dei pensieri crudeli dei fratelli, i ragazzi imparano a
riconoscersi in loro quando nei vari gruppetti che frequentano non fanno niente per
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7.
8.
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interrompere atteggiamenti di esclusione, di odio, di inimicizia ma si fanno trascinare da
queste dinamiche.
I fratelli vorrebbero consolare il padre ma continuano a nascondere la verità. I ragazzi
capiscono che trasparenza e sincerità sono necessarie alla fraternità.
Ogni amico che viene allontanato, ogni legame spezzato, costituisce una vera perdita che
non è colmabile con qualche sostituto.
DOMANDE 12-14
1.
Cosa significa secondo te avere dei sogni? È qualcosa di importante, di fondamentale, sono
optional? In che modo i sogni sulla tua vita sono cambiati in questi anni? Da cosa o da chi
sono stati cambiati? In che modo? I sogni devono cambiare o rimanere sempre gli stessi?
2.
Come si muove secondo te il Signore nei confronti della tua vita? Cosa centra coi tuoi sogni,
coi tuoi desideri? Cosa vorresti che facesse il Signore per la tua vita, per ciò che desideri per
essa? In che modo lo sta facendo secondo te?
3.
Come fai a capire se i tuoi sogni coincidono con i sogni che il Signore coltiva per te? Come
reagisci se capisci che c’è differenza? Secondo te per Giuseppe era chiaro a cosa il Signore
lo aveva chiamato?
4.
Quali sono le tue aspettative per gli anni che stai per affrontare (scelta della scuola, nuove
amicizie)? Ci sono dei desideri per la tua vita che stanno iniziando ad emergere? Di che tipo
sono? Da cosa sono determinati?
5.
I tuoi sogni quali aspetti della tua vita coinvolgono? Nei tuoi sogni sei sempre e solo tu il
protagonista? Che spazio hanno gli altri?
6.
Cosa centrano gli altri con la possibilità di realizzare i tuoi sogni? Sono necessari, importanti,
accessori? Cosa fai quando qualcuno a cui tieni diventa un peso per te? Gli altri (compagni
di classe, sport, ACR…) che ruolo dovrebbero avere secondo te nella tua vita?
7.
Giuda e Ruben ad un certo punto volevano cambiare idea ma non hanno avuto il coraggio di
andare contro il resto del gruppo. Ti è mai capitato che il tuo gruppo di amici prendesse di
mira qualcuno e ti coinvolgesse in questo? Sei stato capace di dire la tua o hai vissuto il
momento in maniera passiva?
8.
Ci si può presentare con sincerità a Dio Padre se non abbiamo sostenuto i nostri fratelli nei
loro sogni? Perdere per strada i sogni di qualcun altro ti sembra una cosa da fare?
ATTIVITÀ
•
(12/14) I ragazzi devono scrivere su un foglietto quali obiettivi li stanno facendo camminare
(come il desiderio di Giuseppe di vivere la sua vocazione di fratello) e sull’altro lato del
foglietto quali difficoltà hanno già incontrato su questo percorso (sempre per Giuseppe, il
rifiuto da parte dei fratelli). Si ponga l’attenzione al fatto che i sogni li definiamo tali solo se ci
hanno già determinato un pezzo di percorso, i “voglio fare l’astronauta” non sono accetti.
•
(9/11, 12/14) Essere amici è fatto anche di fatiche: diventare amici, interessarsi all’altro,
perdonarsi, … lo scopo dei ragazzi sarà partire da un punto A e raggiungere tutti un punto B,
camminando solo su dei fogli A4. Un foglio potrà far parte della passerella solo dopo che i
ragazzi hanno scritto sopra una fatica che hanno fatto per un amico! Dall’attività dovrebbe
trasparire come le fatiche non sono degli ostacoli ma passaggi necessari per poter portare
avanti le tue amicizie.
(6/8) Ai bambini viene consegnata una sagoma di una persona stilizzata al cui interno ognuno di
loro dovrà scrivere in maniera personale il nome di un altro ragazzo all’interno del gruppo 6/8 dei
bambini al campo con cui vogliono diventare più amici. Oltre al nome dovranno anche scrivere il
primo passo che si impegnano a fare per “cercare” questi fratelli. Gli educatori sono poi invitati a
pensare ad un momento di verifica dopo qualche giorno, magari durante la compieta.
BLOCCO II
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SAPER SOGNARE ANCHE PER GLI
ALTRI
BRANO 3: Gen 39,1-40,23
ABBIAMO FATTO UN SOGNO E NON C’È CHI LO INTERPRETI
Obiettivo: perserverando nelle avversità, Giuseppe non si chiude in sé stesso ma continua ad aprire orizzonti di speranza sostenendo gli altri nei loro sogni.
39,1Giuseppe era stato portato in Egitto, e Potifàr, eunuco del faraone e comandante delle
guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù. 2Il Signore fu
con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone. 3Il suo
padrone si accorse che il Signore era con lui e che il Signore faceva riuscire per mano sua quanto
egli intraprendeva. 4Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale;
anzi, quello lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5Da quando egli lo
aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa
dell'Egiziano grazie a Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, sia in casa sia
nella campagna. 6Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non si occupava più di
nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e attraente di aspetto.
7Dopo questi fatti, la moglie del padrone mise gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Còricati con me!".
8Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di
quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9Lui stesso non conta più di me in
questa casa; non mi ha proibito nient'altro, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei
fare questo grande male e peccare contro Dio?". 10E benché giorno dopo giorno ella parlasse a
Giuseppe in tal senso, egli non accettò di coricarsi insieme per unirsi a lei.
11Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era alcuno dei domestici. 12Ella
lo afferrò per la veste, dicendo: "Còricati con me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e se
ne andò fuori. 13Allora lei, vedendo che egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito
fuori, 14chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per
divertirsi con noi! Mi si è accostato per coricarsi con me, ma io ho gridato a gran voce. 15Egli,
appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito e se
ne è andato fuori".
16Ed ella pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17Allora gli disse le
stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per divertirsi con
me. 18Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito
fuori". 19Il padrone, all'udire le parole che sua moglie gli ripeteva: "Proprio così mi ha fatto il tuo
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servo!", si accese d'ira. 20Il padrone prese Giuseppe e lo mise nella prigione, dove erano detenuti
i carcerati del re.
Così egli rimase là in prigione. 21Ma il Signore fu con Giuseppe, gli accordò benevolenza e gli
fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione. 22Così il comandante della prigione
affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione, e quanto c'era da fare là dentro lo
faceva lui. 23Il comandante della prigione non si prendeva più cura di nulla di quanto era affidato a
Giuseppe, perché il Signore era con lui e il Signore dava successo a tutto quanto egli faceva.
40,1Dopo questi fatti il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto.
2Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri, 3e li fece
mettere in custodia nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era
detenuto. 4Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li accudisse. Così essi
restarono nel carcere per un certo tempo.
5Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, detenuti nella prigione,
ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, con un proprio significato. 6Alla mattina
Giuseppe venne da loro e li vide abbattuti. 7Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con
lui in carcere nella casa del suo padrone, e disse: "Perché oggi avete la faccia così triste?". 8Gli
risposero: "Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti". Giuseppe replicò loro: "Non è forse
Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque".
9Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: "Nel mio sogno, ecco mi
stava davanti una vite, 10sulla quale vi erano tre tralci; non appena cominciò a germogliare,
apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11Io tenevo in mano il calice del faraone;
presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone, poi diedi la coppa in mano al faraone".
12Giuseppe gli disse: "Eccone l'interpretazione: i tre tralci rappresentano tre giorni. 13Fra tre giorni
il faraone solleverà la tua testa e ti reintegrerà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone,
secondo la consuetudine di prima, quando eri il suo coppiere. 14Se poi, nella tua fortuna, volessi
ricordarti che sono stato con te, trattami, ti prego, con bontà: ricordami al faraone per farmi uscire
da questa casa. 15Perché io sono stato portato via ingiustamente dalla terra degli Ebrei e anche
qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo".
16Allora il capo dei panettieri, vedendo che l'interpretazione era favorevole, disse a Giuseppe:
"Quanto a me, nel mio sogno tenevo sul capo tre canestri di pane bianco 17e nel canestro che
stava di sopra c'era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li
mangiavano dal canestro che avevo sulla testa".
18Giuseppe rispose e disse: "Questa è l'interpretazione: i tre canestri rappresentano tre giorni.
19Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà a un palo e gli uccelli ti mangeranno
la carne addosso".
20Appunto al terzo giorno, che era il giorno natalizio del faraone, questi fece un banchetto per tutti
i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in
mezzo ai suoi ministri. 21Reintegrò il capo dei coppieri nel suo ufficio di coppiere, perché porgesse
la coppa al faraone; 22invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che
Giuseppe aveva loro data. 23Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
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IDEE DI FONDO
๏ Giuseppe emana fiducia e benedizione su tutti nella nuova casa. Questo unito al suo essere
bello, garbato e giudizioso gli permette di trovare benevolenza agli occhi del suo padrone,
diventandone il maggiordomo.
๏ Il padrone si fida a tal punto di Giuseppe da affidargli tutti i suoi averi.
๏ La moglie del padrone si invaghisce di Giuseppe per il suo bell’aspetto e cerca di sedurlo,
ma Giuseppe la ammonisce e le dice che commetterebbero peccato e tradirebbero sia la fiducia del suo padrone che del Signore.
๏ La correttezza di Giuseppe non viene ripagata poiché la donna per non essere dalla parte
del torto inventa bugie. Inoltre Giuseppe paga un caro prezzo e viene imprigionato.
๏ Anche in prigione Giuseppe guadagna la fiducia del comandante e diventa custode dei detenuti.
๏ L’interpretazione dei sogni profetici che dà Giuseppe non viene da una tecnica imparata ma
viene da Dio.
๏ Giuseppe, pur nell’abisso della prigione, continua ad interessarsi dei sogni altrui: li interpreta
siano essi positivi o negativi, facili o difficili da spiegare o da accogliere.
๏ Giuseppe viene nuovamente “tradito” dal coppiere (prima era stato tradito dai fratelli, poi dalla moglie del padrone), che si dimentica della promessa fatta.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bambini capiscono che in tutti i luoghi in cui si trovano (scuola, ACR, sport...) possono
creare legami belli a seconda di come si comportano, perché il Signore è anche con loro.
2.
Scoprono che nei luoghi dove hanno creato bei legami possono trovare qualcuno in cui riporre la loro fiducia, cioè qualcuno a cui possono chiedere aiuto, consigli, possono confidarsi... Queste persone possono essere adulti (educatori, maestri, allenatori..) ma anche coetanei.
3.
Come Giuseppe, anche i bambini realizzano quanto sia facile rompere il legame di fiducia
che hanno con qualcuno. Ad esempio facendo un torto, trattandolo male o litigando.
4.
Imparano a riconoscere come i capricci di una persona, la moglie di Potifar, i suoi atteggiamenti impulsivi ed arbitrari, possono condizionare la vita degli altri.
5.
Pensando ai loro amici o alle persone in cui hanno riposto fiducia, si chiedono se sono disposti a essere corretti nei loro confronti mettendo loro stessi in secondo piano (in classe o
all’ACR a volte danno la colpa al migliore amico pur di non venire sgridati; nei giochi pur di
vincere imbrogliano, anche se contro hanno un caro amico; in famiglia danno la colpa al fratello o alla sorella senza pensarci due volte...)
6.
Come Giuseppe dà un’interpretazione ai sogni che viene da Dio, anche i bambini scoprono
che le cose belle che succedono, le persone a cui vogliono bene e che hanno di fianco
(come la mamma e il papà) accadono e sono lì grazie alla benedizione di Dio.
7.
Non si lasciano scoraggiare dalle ingiustizie subite, non giocano a fare la vittima per avere
vantaggi ma puntano ad essere coerenti con la loro identità.
DOMANDE 6-8
1.
Quando sei a scuola, all’ACR, in palestra, come ti comporti con gli altri bambini? In base a
cosa scegli se comportarti bene o male? Dipende da come ti svegli o da chi hai di fronte?
Quando si inizia a comportarsi male è facile poi cambiare atteggiamento?
2.
Chi sono le persone con cui ti confidi? Cosa ti ha portato a fidarti di loro? Ci sono persone
con cui non lo fai? Cosa vuol dire per te avere fiducia in qualcuno?
3.
Riesci a dire la verità quando sei con i tuoi amici anche se non è vantaggioso? Ad esempio
se rischi di essere sgridato? Riesci ad essere onesto nel gioco?
4.
Nonostante tutto, Giuseppe sa riconoscere la vicinanza del Signore nella sua vita. Prova a
dire 3 cose che sono incredibilmente belle della tua vita! Riesci a ringraziare il Signore per
queste cose? Per le tue amicizie o per le persone a cui vuoi bene? Ad esempio, hai mai
ringraziato per la mamma o per il papà? E per i tuoi amici o i tuoi educatori?
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5.
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A volte le cose non vanno sempre come vorremmo e subiamo delle ingiustizie. Ti è mai capitato? Come reagisci? Fai la vittima, cambi atteggiamenti, cambi carattere? Tratti in maniera
diversa gli altri?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I bambini capiscono che in tutti i luoghi in cui si trovano (scuola, ACR, sport...) possono
creare legami belli a seconda di come si comportano, perché il Signore è anche con loro.
2.
Scoprono che nei luoghi dove hanno creato bei legami possono trovare qualcuno in cui riporre la loro fiducia, cioè qualcuno a cui possono chiedere aiuto, consigli, possono confidarsi... Queste persone possono essere adulti (educatori, maestri, allenatori..) ma anche coetanei.
3.
Come Giuseppe, anche i bambini capiscono che è facile rompere il legame di fiducia che
hanno con qualcuno (ad esempio facendo un torto, trattando male, litigando...), e scoprono
che questi comportamenti possono creare fratture anche più grandi all’interno di un gruppo
(in classe, nella squadra, all’ACR...).
4.
Come Giuseppe sa che commettendo peccato verso il padrone lo commette anche verso
Dio, anche i bambini riconoscono che offendendo o peccando verso un amico allo stesso
tempo offendono Dio perché non sono in grado di custodire le cose belle che Dio ha donato
loro.
5.
Pensando ai loro amici o alle persone in cui hanno riposto fiducia, si chiedono se sono disposti a essere corretti nei loro confronti senza pensare solo a loro stessi ma anche al costo
di perderci e rimetterci.
6.
Come Giuseppe dà un’interpretazione ai sogni che viene da Dio, anche i bambini scoprono
che le cose belle che succedono, le persone che hanno di fianco, accadono e sono lì grazie
alla benedizione di Dio.
7.
Non si lasciano scoraggiare dalle ingiustizie subite, non giocano a fare la vittima per avere
vantaggi, non covano rancore abbruttendosi ma puntano ad essere coerenti con la loro identità.
8.
Le persone che abbiamo aiutato non sempre ricambiano. A volte noi stessi ci dimentichiamo
di chi ci ha fatto del bene. La gratuità nelle relazioni porta a comportarsi senza mettersi in evidenza, con un atteggiamento evangelico di mitezza, libertà e purezza di cuore.
DOMANDE 9-11
1.
Chi sono le persone con cui ti confidi? Cosa ti ha portato a fidarti di loro? Ci sono persone
con cui non lo fai? Cosa vuol dire per te avere fiducia in qualcuno?
2.
Ti è mai capitato di trattare male un amico? Come ti sei comportato? A cosa ha portato questo tuo comportamento? Ti è mai capitato invece di essere trattato male da qualcuno che
ritenevi tuo amico? Come ti sei sentito? Siete riusciti a fidarvi di nuovo l’uno dell’altro?
3.
Riesci a dire la verità quando sei con i tuoi amici anche se non è vantaggioso? Ad esempio
se rischi di essere sgridato? Riesci ad essere onesto nel gioco?
4.
Il tuo percorso all’ACR e la tua amicizia con Dio cambiano il tuo modo di stare con gli altri?
Quando litighi con un tuo amico, Dio cosa c’entra? Secondo te trattare male un tuo amico riguarda solo lui o anche Dio?
5.
A volte le cose non vanno sempre come vorremmo e subiamo delle ingiustizie. Ti è mai capitato? Come reagisci? Fai la vittima, cambi atteggiamenti, cambi carattere? Ti imbruttisci trattando in maniera diversa gli altri? Sapere che il Signore ti è vicino anche in questi momenti ti
aiuta?
6.
Giuseppe è una testa dura, tutti lo tradiscono ma lui continua ad agire in modo costruttivo. Ti
è mai capitato di aver aiutato qualcuno senza che ti venisse riconosciuto? Ti stanchi di aiutare gli altri quando non c’è nessun riscontro positivo, quando nessuno ti apprezza? Sei mai
stato aiutato da qualcuno ma nel momento in cui non avevi più bisogno di lui lo hai “dimenticato”?
Campo ACR 2015 - Carpi
7.
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Riesci a ringraziare il Signore per tutte le cose belle con le quali ha benedetto la tua vita? Per
non tradire la sua fiducia è prima di tutto necessario riconoscerle... riesci a dire cosa nella
tua vita ha a che fare con la bontà di Dio? Nella preghiera sai ringraziare per i tuoi genitori, i
tuoi amici e per tutte le persone a cui vuoi bene?
ATTEGGIAMENTI 1A/2A MEDIA
1.
Per Giuseppe rimanere affidabile è così importante che lo porta in prigione. I ragazzi riflettono su come come l’affidabilità sia un elemento imprescindibile nelle loro relazioni.
2.
Apprezzano la coerenza fuggendo le trappole altrui e le tentazioni.
3.
I ragazzi capiscono che la fiducia che gli altri pongono in noi è una responsabilità di cui rendere conto ai nostri amici.
4.
I ragazzi si chiedono se la loro fede in Dio è sufficientemente matura da fargli evitare ambiguità e incoerenze nelle proprie relazioni affettive.
5.
Imparano a non usare le esperienze negative come alibi per bloccarsi, evitando il vittimismo,
i sensi di colpa, i sogni di vendetta, recitando la parte tragica di chi mendica affetto e comprensione.
6.
Come Giuseppe sa che commettendo peccato verso il padrone lo commette anche verso
Dio, anche i ragazzi scoprono che offendendo o peccando verso un’altra persona allo stesso
tempo offendono e allontanano Dio, perché non sono in grado di custodire le cose belle che
Dio ha donato loro.
DOMANDE 1A/2A MEDIA
1.
Chi sono le persone con cui ti confidi? Cosa ti ha portato a fidarti di loro? Ci sono persone
con cui non lo fai? Cosa vuol dire per te avere fiducia in qualcuno?
2.
Credi che si possa essere amici senza fidarsi reciprocamente dell’altro? Cosa significa che
l’altro può fidarsi di me?
3.
Quando qualcuno ti racconta qualcosa di personale di sé, si fida di te, ti mette anche in mano
la possibilità di ferirlo. Qualcuno ti ha mai fatto male in questo senso? E tu hai tradito la fiducia di qualche tuo amico?
4.
Prova a descrivere una persona affidabile? Che tipo di caratteristiche deve avere?
5.
Si può rimanere affidabili e coerenti anche quando si sono subiti dei torti? Non vale “fidarsi è
bene, non fidarsi è meglio”?
6.
Secondo te cosa ha spinto Giuseppe a rimenre “così” fedele? Pensare a Dio ti aiuta a
rimanere coerente e affidabile verso gli altri?
7.
In una simpatia fra ragazzo e ragazza, cosa significa essere affidabili? È solo questione di
avere una ragazza alla volta? Ti è mai capitato di voler stare con una ragazza solo perché
molto bella, per fare bella figura coi compagni? Hai mai avvicinato una ragazza solo per
“provare” a stare con qualcuno, per vedere come ci si sentiva, cosa si provava, senza in
realtà essere interessato a lei?
8.
Coinvolgerti affettivamente con un altra ragazza/o è qualcosa che riguarda solo voi due oppure ha a che fare anche con il Signore?
ATTEGGIAMENTI 3A MEDIA
1.
I ragazzi si interrogano sulla loro capacità di rimanere fedeli alle proprie amicizie già avviate
quando entrano in gioco nuove dinamiche di affettività.
2.
Capiscono che l’affettività può essere vissuta a diversi livelli di banalità ed originalità. Andare
controcorrente non è un motivo di esclusione, ma di predilezione (vedi primo incontro). Anche Giuseppe per essere fedele a Dio va controcorrente!
3.
Partendo dalla vicenda della moglie di Potifa, i ragazzi vagliano l’appropriatezza dei loro atteggiamenti di dono o di possesso quando stanno con qualcuno.
4.
Non si immischiano nelle relazioni altrui con sotterfugi.
5.
Vivono con naturalezza e trasparenza l’interesse che affiora per l’altro sesso, sdrammatizzando l’enfasi dei loro coetanei su tutto ciò che riguarda l’affettività e la sessualità.
Campo ACR 2015 - Carpi
6.
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Avvertono il rapporto con le persone dell’altro sesso un riflesso e conseguenza del loro rapporto con Dio.
DOMANDE 3A MEDIA
1.
Cosa vedi di diverso nei tuoi amici quando trovano una ragazza/o?
2.
Quando provi interesse per qualcuno e quindi quando nasce un nuovo rapporto, cosa succede alle altre tue amicizie? Ti isoli e non esci più con gli altri, ti vanti con tutti i tuoi amici...?
Riesci a vivere serenamente le tue amicizie senza fissarti solo sulla tua nuova relazione?
3.
Credi che ci sia un modo giusto ed un modo sbagliato di muoversi oppure dobbiamo “seguire
il nostro cuore” senza filtri?
4.
Tutti i gesti fatti per affetto sono utili, sono leciti, sono opportuni? Hai mai notato qualcuno
avere dei comportamenti poco rispettosi nei confronti della propria ragazza? Fai quello che
fanno tutti i tuoi coetanei anche se si allontana dal tuo modo di essere oppure sei capace di
andare controcorrente?
5.
Il tuo percorso all’ACR e la tua amicizia con Dio cambiano il tuo modo di stare con gli altri? E
il tuo modo di vivere l’affettività e la sessualità?
6.
Quando mi innamoro di un’altra persona mi colpisce il suo corpo o tutta la sua persona?
7.
Quello che chiamiamo amore è soltanto un sentimento che va e viene? Ti sembra giusto che
il legame che hai con l’altra persona sia in balia del reciproco su e giù dei sentimenti?
8.
Non avrebbe fatto meglio Giuseppe a scendere a compromessi con la moglie di Potifar? Secondo te l’ha fatto per paura di essere scoperto o cos’altro spinge Giuseppe?
9.
Cosa vuol dire essere corretti quando ti piace una persona? Ti è mai capitato di voler stare
con una ragazza solo perché molto bella, per vantartene coi compagni? Hai mai avvicinato
una ragazza solo per “provare” a stare con qualcuno, per vedere come ci si sentiva senza in
realtà essere interessato a lei?
ATTIVITÀ
•
(6/8, 9/11, 1A/2A) Gioco sulla fiducia. A coppie: uno è bendato e deve fare un percorso guidato dall’altro. Alla fine del percorso c’è una sedia e deve riuscirsi a sedere grazie alle indicazioni (ovviamente senza usare le mani per aiutarsi!!!). Solo avendo fiducia nel compagno
ci si può sedere senza usare le mani!
•
(6/8, 9/11, 1A/2A) Gioco sui legami. Twister umano: a un bambino alla volta si dice con che
parte del corpo devono toccare l’altro (ad esempio con la mano dx devono toccare il piede sx
del compagno). Deve crearsi una rete umana e nel corso del gioco questi legami non devono
mai rompersi.
•
(3A) Testimonianza di una coppia di fidanzati/sposi.
BRANO 4: Gen 41,1-57
ECCO, IO TI METTO A CAPO DI TUTTA LA TERRA (D’EGITTO)
Obiettivo: Giuseppe accoglie il sogno di Dio sull’umanità e vi si spende con responsabilità
e ingegno.
41,1Due anni dopo, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2Ed ecco, salirono dal Nilo sette
vacche, belle di aspetto e grasse, e si misero a pascolare tra i giunchi. 3Ed ecco, dopo quelle,
salirono dal Nilo altre sette vacche, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime
vacche sulla riva del Nilo. 4Le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di
aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. 5Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco,
sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. 6Ma, dopo quelle, ecco spuntare altre
sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente. 7Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse
e piene. Il faraone si svegliò: era stato un sogno.
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8Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il
faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno sapeva interpretarlo al faraone.
9Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: "Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10Il faraone si era
adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, sia me sia
il capo dei panettieri. 11Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno
un sogno con un proprio significato. 12C'era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle
guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno
l'interpretazione del suo sogno. 13E come egli ci aveva interpretato, così avvenne: io fui
reintegrato nella mia carica e l'altro fu impiccato".
14Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo; egli si rase, si
cambiò gli abiti e si presentò al faraone. 15Il faraone disse a Giuseppe: "Ho fatto un sogno e
nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per
interpretarlo subito". 16Giuseppe rispose al faraone: "Non io, ma Dio darà la risposta per la salute
del faraone!".
17Allora il faraone raccontò a Giuseppe: "Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18Ed
ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi.
19E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi
mai di così brutte in tutta la terra d'Egitto. 20Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette
vacche, quelle grasse. 21Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero
entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. 22Poi vidi nel sogno spuntare
da un unico stelo sette spighe, piene e belle. 23Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe
secche, vuote e arse dal vento d'oriente. 24Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ho
riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione".
25Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: Dio ha indicato al faraone
quello che sta per fare. 26Le sette vacche belle rappresentano sette anni e le sette spighe belle
rappresentano sette anni: si tratta di un unico sogno. 27Le sette vacche magre e brutte, che
salgono dopo quelle, rappresentano sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente,
rappresentano sette anni: verranno sette anni di carestia. 28È appunto quel che ho detto al
faraone: Dio ha manifestato al faraone quanto sta per fare. 29Ecco, stanno per venire sette anni in
cui ci sarà grande abbondanza in tutta la terra d'Egitto. 30A questi succederanno sette anni di
carestia; si dimenticherà tutta quell'abbondanza nella terra d'Egitto e la carestia consumerà la
terra. 31Non vi sarà più alcuna traccia dell'abbondanza che vi era stata nella terra, a causa della
carestia successiva, perché sarà molto dura. 32Quanto al fatto che il sogno del faraone si è
ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla.
33Il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo della terra d'Egitto.
34Il faraone inoltre proceda a istituire commissari sul territorio, per prelevare un quinto sui prodotti
della terra d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste
annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo
terranno in deposito nelle città. 36Questi viveri serviranno di riserva al paese per i sette anni di
carestia che verranno nella terra d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia".
37La proposta piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. 38Il faraone disse ai ministri: "Potremo
trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?". 39E il faraone disse a Giuseppe: "Dal
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momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, non c'è nessuno intelligente e saggio come te.
40Tu stesso sarai il mio governatore e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono
io sarò più grande di te".
41Il faraone disse a Giuseppe: "Ecco, io ti metto a capo di tutta la terra d'Egitto". 42Il faraone si
tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose
al collo un monile d'oro. 43Lo fece salire sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: "Abrech".
E così lo si stabilì su tutta la terra d'Egitto. 44Poi il faraone disse a Giuseppe: "Io sono il faraone,
ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutta la terra d'Egitto". 45E il
faraone chiamò Giuseppe Safnat-Panèach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote
di Eliòpoli. Giuseppe partì per visitare l'Egitto. 46Giuseppe aveva trent'anni quando entrò al
servizio del faraone, re d'Egitto.
Quindi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutta la terra d'Egitto. 47Durante i sette anni di
abbondanza la terra produsse a profusione. 48Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni di
abbondanza che vennero nella terra d'Egitto, e ripose i viveri nelle città: in ogni città i viveri della
campagna circostante. 49Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima
quantità, così che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile.
50Intanto, prima che venisse l'anno della carestia, nacquero a Giuseppe due figli, partoriti a lui da
Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di Eliòpoli. 51Giuseppe chiamò il primogenito Manasse, "perché - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre". 52E il secondo
lo chiamò Èfraim, "perché - disse - Dio mi ha reso fecondo nella terra della mia afflizione".
53Finirono i sette anni di abbondanza nella terra d'Egitto 54e cominciarono i sette anni di carestia,
come aveva detto Giuseppe. Ci fu carestia in ogni paese, ma in tutta la terra d'Egitto c'era il pane.
55Poi anche tutta la terra d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere
il pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: "Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà". 56La
carestia imperversava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e lo
vendette agli Egiziani. La carestia si aggravava in Egitto, 57ma da ogni paese venivano in Egitto
per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.
IDEE DI FONDO
๏ Il Faraone ricerca qualche esperto dell’interpretazione dei sogni, è convinto che la
conoscenza del futuro dipenda dalla sapienza e dall’abilità degli uomini... Giuseppe però non
è un mago ma è un uomo che sa leggere la realtà grazie alla relazione con il Signore: “Non
io, ma Dio darà la risposta”.
๏ Giuseppe viene esposto ad un grande pericolo, quello di interpretare i sogni del Faraone col
rischio di sbagliare e quindi pagare con la vita.
๏ Nonostante tutte le sue vicissitudini e anche mentre era in prigione, Giuseppe ha tenuto viva
la sua sensibilità per Dio per il suo progetto e le necessità del mondo intero e anche la
capacità di organizzare una strategia costruttiva davanti ad una catastrofe che incombe.
๏ Giuseppe non si accontenta di compiacere il faraone attraverso la sua interpretazione ma,
anche a costo di rimetterci, espone in modo chiaro e deciso il significato del sogno per il
bene dell’intero popolo.
๏ Il Faraone sembra vivere un percorso di conversione; non si lascia condizionare dai
preconcetti nei confronti di Giuseppe (servo incarcerato e israelita), ma sa riconoscere in lui
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una persona veritiera e in relazione con Dio, tanto da eleggerlo Granvisir del regno d’Egitto.
Lui è Safnat-Panèach: “Il Dio parla ed egli vive”.
Giuseppe guarda al bene del popolo d’Egitto piuttosto che alla sua posizione, consiglia infatti
al Faraone di trovare un “uomo intelligente e saggio” da mettere a capo della terra d’Egitto.
Solo in un secondo momento scoprirà che, per il Faraone, quell’uomo era lui.
Giuseppe attraverso la spiegazione dei nomi dei suoi figli mostra che nonostante la “casa del
padre” non faccia più parte del suo presente (Manasse) rimane riconoscente per tutto ciò
che è avvenuto (Efraim).
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bambini capiscono che l’idea del Faraone di interpretazione dei sogni è un po’ magica,
mentre Giuseppe sa rispondere affidandosi al progetto del Signore. Capiscono che anche
loro non possono avere la pretesa di sapere tutto (tanto meno il futuro) e che è importante
ascoltare il Signore che per primo sogna in grande per tutti.
2.
Grazie a Giuseppe scoprono che la verità può essere detta anche quando sembra
pericolosa; le persone sagge come il Faraone sanno andare oltre alle differenze fisiche,
sociali, economiche ed etniche per apprezzarla.
3.
Come Giuseppe è in grado di avere a cuore l’interesse di tutto il popolo prima del suo, anche
i ragazzi capiscono che nella loro vita possono fare scelte in cui non pensano per primi a loro
stessi.
4.
Come Giuseppe, i ragazzi accettano di essere responsabilizzati nelle vicende che li
riguardano, dando il loro contributo personale.
DOMANDE 6-8
1.
Ti sembra che al mondo d’oggi ci siano delle situazioni di disuguaglianza? Di ingiustizia?
Credi che si possa fare qualcosa per migliorare? È solo compito dei capi degli stati e dei
grandi oppure possiamo fare qualcosa anche noi?
2.
Sognare che le cose cambino serve a qualcosa? Secondo te Dio sogna? Possiamo decifrare
i suoi sogni ed aiutarlo a realizzarli?
3.
Nel brano Giuseppe è molto abile ad interpretare il mondo e ad escogitare una strategia
vincente per risolvere le difficoltà... Tu riesci ad ingegnarti per pensare ad una soluzione a
questi problemi?
4.
Quando vieni coinvolto in cose un po’ difficili, ti metti in gioco oppure pensi solo a te? Ti lasci
coinvolgere fino in fondo dai problemi degli altri? Oppure credi che la tua più grande
responsabilità sia sparecchiare?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I bambini capiscono che l’idea del Faraone di interpretazione dei sogni è un po’ magica,
mentre Giuseppe sa rispondere affidandosi al progetto del Signore. Capiscono che anche
loro non possono avere la pretesa di sapere tutto (tanto meno il futuro) e che è importante
ascoltare il Signore che per primo sogna in grande per tutti.
2.
Come Giuseppe, i ragazzi accettano di essere responsabilizzati nelle vicende che li
riguardano, dando il loro contributo personale.
3.
Giuseppe è in grado di avere a cuore l’interesse di tutto il popolo prima del suo. Anche i
ragazzi capiscono che nella loro vita possono fare scelte pensando agli altri anche al costo di
rimetterci.
4.
La riabilitazione di Giuseppe non è il risultato esclusivamente del suo operato, ma il frutto di
un ascolto e una relazione autentica e costante con il Signore. I ragazzi capiscono che
possono crescere affidandosi e rimanendo aperti alla parola del Signore. Il sacramento della
Comunione, in questo senso, è il dono che permette di mantenere vivo il rapporto con Lui.
DOMANDE 9-11
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Ti sembra che al mondo d’oggi ci siano delle situazioni di disuguaglianza? Di ingiustizia?
Credi che si possa fare qualcosa per migliorare? È solo compito dei capi degli stati oppure
possiamo fare qualcosa anche noi?
Sognare che le cose cambino serve a qualcosa? Secondo te Dio sogna? Possiamo decifrare
i suoi sogni ed aiutarlo a realizzarli?
Nel brano Giuseppe è molto abile ad interpretare il mondo e ad escogitare una strategia
vincente per risolvere le difficoltà... Tu riesci ad ingegnarti per pensare ad una soluzione a
questi problemi?
Quali fra i sacramenti donati dal Signore ci può aiutare di più ad interpretare in modo
costruttivo sulla realtà, sul mondo e sugli altri anche quando è complicata? Vivi i sacramenti
della confessione e della comunione solo come un rito esteriore o come un’occasione per
allineare i tuoi sogni a quelli di Dio.
C’è chi nelle difficoltà ci molla, ma Giuseppe diventa più forte e cresce a partire dalle sue
vicissitudini. Quando alcune cose non funzionano intorno a te, ti capita facilmente di sentirti
responsabilizzato o ti accontenti di dare la colpa a qualcuno? Credi ci siano state delle
vicende dure della tua vita che ti hanno fatto crescere?
Quando vieni coinvolto in cose un po’ difficili, ti metti in gioco oppure pensi solo a te? Ti lasci
coinvolgere fino in fondo dai problemi degli altri? Oppure sei concentrato solo sulle tue cose
(essere bravo a scuola, a calcio, ...)?
Dire la verità per Giuseppe ha significato mettere il popolo d’Egitto davanti a sé. Credi anche
tu di essere capace di questo coraggio? Ti viene in mente un episodio dove hai preferito
aiutare un tuo amico/a piuttosto che pensare solo a te stesso? Ti sei mai sorpreso per una
tua generosità?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
I ragazzi tendono a considerarsi i soli artefici della loro vita, non considerando di gran valore i
consigli di chi è loro vicino, ma piuttosto ricercando ciò che non sanno in soluzioni magiche e
superstiziose, perché più affascinanti. Capiscono, invece, che è necessario rimanere umili e
disponibili all’ascolto del Signore e delle persone che Egli mette al loro fianco.
2.
Il Faraone chiama Giuseppe Safnat-Panèach, ovvero “Il Dio parla ed egli vive”, a seguito
della sua concretezza nell’agire. Davanti a situazioni problematiche (in famiglia, a scuola,
con gli amici) anche i ragazzi iniziano ad avere voglia di prendere l’iniziativa e mettersi in
gioco in prima persona per affrontarle con responsabilità, diventando strumenti del progetto
di Dio.
3.
La riabilitazione di Giuseppe non è il risultato esclusivamente del suo operato, ma il frutto di
un ascolto e una relazione autentica e costante con il Signore. I ragazzi capiscono che
possono crescere affidandosi e rimanendo aperti alla parola del Signore. I sacramenti, in
questo senso, sono gli spazi nei quali i ragazzi scelgono di mantenere vivo il rapporto con
Lui.
4.
Il gruppo è il primo luogo dove imparano a preoccuparsi oltre a sé stessi e diventa palestra di
interesse verso le realtà più grandi di loro.
5.
Avvertono la necessità di comunicare ad interessarsi a problemi anche più grandi di loro.
Riconoscono come i sogni di tanti uomini e donne sulla terra sono condizionati da situazioni
di grande miseria od eccessiva abbondanza.
DOMANDE 12-14
1.
Ti capita di vivere situazioni in cui non sai come comportarti? Scelte complicate che ti hanno
fatto litigare con i tuoi amici o con i tuoi genitori? A cosa o chi ti rivolgi per affrontarle (leggi
l’oroscopo, fai test su Facebook, apri una pagina a caso della Bibbia...)?
2.
A volta abbiamo la sensazione di dover fare tutto da soli... E così sembra che faccia anche
Giuseppe! Ma in realtà il Signore lo ha sempre guidato ed accompagnato nelle sue scelte.
Chi sono le persone di cui ti fidi tu? Qual è stato il consiglio più importante che hai mai
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chiesto a qualcuno? Riconosci un momento particolare della tua vita dove le parole di un tuo
amico, di un tuo genitore, maestro, educatore ACR, sono state fondamentali?
Ti è mai capitato di dare un consiglio a qualcuno? Che atteggiamento credi sia necessario
avere per dare un buon consiglio? Credi che si possa essere amici veri senza mai
dare/ricevere consigli? Davanti ad un amico che ha bisogno di un consiglio, ti è mai capitato
di chiedere a tua volta consiglio al Signore?
Giuseppe davanti alle richieste del Faraone è capace di trovare soluzioni pratiche ed
efficaci... A scuola o in famiglia come ti comporti quando c’è un problema? Aspetti che
qualcuno si adoperi o prendi l’iniziativa? Sai proporti solo a parole o ti esprimi anche con i
fatti? In che modo?
Per questa sua abilità di ascoltare il Signore e concretezza nell’agire il Faraone
soprannomina Giuseppe “il Dio parla ed egli vive”. Quale di queste due caratteristiche
preferisci? La capacità di saper leggere la volontà del Signore oppure la capacità di agire
concretamente davanti ad un problema? Credi che siano doti con cui Giuseppe è nato o ha
dovuto allenarle? Come si può farle crescere?
I sacramenti possono essere un elemento concreto con cui il Signore si prende cura di te e
del tuo impegno per gli altri? Quali fra i sacramenti che hai ricevuto pensi possa aiutarti di
più?
C’è chi nelle difficoltà ci molla, ma Giuseppe diventa più forte e cresce a partire dalle sue
vicissitudini. Quando alcune cose non funzionano intorno a te, ti capita facilmente di sentirti
responsabilizzato o ti accontenti di dare la colpa a qualcuno? Credi ci siano state delle
vicende dure della tua vita che ti hanno fatto crescere?
ATTIVITÀ
•
(6/8, 9/11) Un bambino (il Faraone) si allontanerà dal gruppo, mentre gli altri dovranno
cambiare un dettaglio (vestiti, capelli, scarpe ecc...) di qualcuno. Quando il bambino
ritornerà, dovrà individuare il cambiamento: se sbaglia il primo tentativo, dovrà interrogare un
bambino (il Profeta) che però non potrà dirgli in modo chiaro e diretto la risposta, ma dovrà
sforzarsi di dare solo un suggerimento. Il primo allora dovrà cercare di interpretare le parole
dell'altro e riprovare a capire il cambiamento. Di volta in volta si sostituiscono i bambini nei
vari ruoli; alla fine si chiede se è stato facile capire, ipotizzare, interpretare o suggerire.
•
(9/11, 12/14) Si prende l'oroscopo di una rivista per adolescenti e si legge quello della
giornata o della settimana: si chiede ai ragazzi se ci credono e se si comportano in qualche
modo sulla base di quello che hanno letto. Poi si legge un oroscopo casuale (periodo e segni
a caso), dicendo che è il loro della settimana precedente: si chiede se si è avverato o se
trovano qualche corrispondenza con la realtà. Si rivela poi alla fine che in verità era del tutto
casuale, smentendo così ogni credenza o superstizione.
BLOCCO III
LA RICONCILIAZIONE COME CAMMINO
(12/14) ATTIVITA’ PIU’ PER LA DISCUSSIONE
BRANO 5: Gen 42,1-28
PERCHÈ STATE A GUARDARVI L’UN L’ALTRO?
Obiettivo: Giuseppe vede l’aridità nel cuore dei figli di Giacobbe e capisce che per farsi
riconoscere come fratello è necessario un cammino molto profondo.
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42,1Giacobbe venne a sapere che in Egitto c'era grano; perciò disse ai figli: "Perché state a
guardarvi l'un l'altro?". 2E continuò: "Ecco, ho sentito dire che vi è grano in Egitto. Andate laggiù a
comprarne per noi, perché viviamo e non moriamo". 3Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per
acquistare il frumento dall'Egitto. 4Quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo
lasciò partire con i fratelli, perché diceva: "Che non gli debba succedere qualche disgrazia!".
5Arrivarono dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti,
perché nella terra di Canaan c'era la carestia.
6Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i
fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. 7Giuseppe vide
i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: "Da dove
venite?". Risposero: "Dalla terra di Canaan, per comprare viveri". 8Giuseppe riconobbe dunque i
fratelli, mentre essi non lo riconobbero. 9Allora Giuseppe si ricordò dei sogni che aveva avuto a
loro riguardo e disse loro: "Voi siete spie! Voi siete venuti per vedere i punti indifesi del territorio!".
10Gli risposero: "No, mio signore; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri. 11Noi siamo tutti
figli di un solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!". 12Ma egli insistette: "No, voi
siete venuti per vedere i punti indifesi del territorio!". 13Allora essi dissero: "Dodici sono i tuoi servi;
siamo fratelli, figli di un solo uomo, che abita nella terra di Canaan; ora il più giovane è presso
nostro padre e uno non c'è più". 14Giuseppe disse loro: "Le cose stanno come vi ho detto: voi
siete spie! 15In questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, voi non uscirete di qui
se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane. 16Mandate uno di voi a prendere il
vostro fratello; voi rimarrete prigionieri. Saranno così messe alla prova le vostre parole, per sapere
se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!". 17E li tenne in
carcere per tre giorni.
18Il terzo giorno Giuseppe disse loro: "Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! 19Se voi
siete sinceri, uno di voi fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per
la fame delle vostre case. 20Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Così le vostre
parole si dimostreranno vere e non morirete". Essi annuirono. 21Si dissero allora l'un l'altro: "Certo
su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci
supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest'angoscia". 22Ruben prese a
dir loro: "Non vi avevo detto io: "Non peccate contro il ragazzo"? Ma non mi avete dato ascolto.
Ecco, ora ci viene domandato conto del suo sangue". 23Non si accorgevano che Giuseppe li
capiva, dato che tra lui e loro vi era l'interprete.
24Allora egli andò in disparte e pianse. Poi tornò e parlò con loro. Scelse tra loro Simeone e lo
fece incatenare sotto i loro occhi. 25Quindi Giuseppe diede ordine di riempire di frumento i loro
sacchi e di rimettere il denaro di ciascuno nel suo sacco e di dare loro provviste per il viaggio. E
così venne loro fatto.
26Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là. 27Ora, in un luogo dove passavano la notte,
uno di loro aprì il sacco per dare il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco.
28Disse ai fratelli: "Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!". Allora si sentirono
mancare il cuore e, tremanti, si dissero l'un l'altro: "Che è mai questo che Dio ci ha fatto?".
IDEE DI FONDO
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Questo brano non parla di perdono, ma della fatica di incontrare la persona dalla quale si è
ricevuto o si è fatto del male.
Giacobbe critica l’inoperosità dei suoi figli: non hanno nessun sogno, nessuna iniziativa.
Viene spostata l'attenzione dalla vicenda personale di Giuseppe al suo rapporto con i fratelli,
che vanno in Egitto solo per cercare cibo.
Giuseppe per far emergere la verità in modo che stimoli la crescita altrui e non solo per
vendicarsi, decide di aspettare.
Giuseppe vuole recuperare attraverso il legame con Beniamino e con il padre il cuore
inaridito dei suoi fratelli, imponendo un cammino duro di riscoperta dell’altro e di
riconciliazione.
Giuseppe sa che le persone cambiano. Dietro i suoi modi duri e le prove che gli fa affrontare,
si cela un desiderio di aiutarli a riconoscere il loro legame.
Il denaro messo nei sacchi è anche un segno di amore da parte di Giuseppe per fratelli.
Vuole vedere se lo riescono a riconoscere come tale o come all’inizio con i sogni di
Giuseppe lo male interpreteranno.
I figli di Giacobbe iniziano a camminare interiormente: per la prima volta si ricordano del
dolore inflitto e del pianto di Giuseppe, appare un abbozzo di rimorso e di timor di Dio.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
Il Signore chiede ai bambini di sognare anche a partire da questo campo ACR.
2.
Si interrogano sulle motivazioni che hanno spinto Giuseppe a rimanere duro nei confronti dei
fratelli.
3.
Riconoscono che anche una certa severità può essere segno di amore e aiutare a crescere.
4.
Quando ricevono un torto, i bambini devono superare la rabbia e il rancore; imparano che
questi sentimenti non sono qualcosa di insormontabile ma è possibile piano piano
riavvicinarsi agli altri.
DOMANDE 6-8
1.
Quando vuoi chiedere scusa a qualcuno, che strategie usi?
2.
Perché Giuseppe si comporta così? Tu avresti fatto uguale? Secondo te Giuseppe alla fine
perdonerà i suoi fratelli? Cosa nel brano ti fa pensare di sì e cosa invece no?
3.
Tu come ti avvicini ad una persona alla quale hai fatto un torto? Cosa provi quando qualcuno
che ti ha ferito ti si avvicina? Ti viene voglia di parlarci o tendi ad evitarlo?
4.
Essere duri e severi significa sempre essere cattivi? Ti è mai capitato di una persona severa
alla fine ti volesse aiutare anche se non lo avevi capito?
5.
Ti è mai capitato di pensare dopo un litigio che non fosse possibile tornare come prima? Che
sentimenti provi quando ricevi una grande sgridata dai tuoi genitori o un brutto torto dai tuoi
amici?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I fratelli raggiungono Giuseppe solo per cibo, per proprio scopo personale. Anche i bambini a
questa età vivono le amicizie un modo un po’ strumentale, più per quello che possono dare
che per le persone che hanno di fronte.
2.
Si interrogano sulle motivazioni che hanno spinto Giuseppe a rimanere duro nei confronti dei
fratelli.
3.
I ragazzi pensano a come si avvicinano alle persone con cui vogliono riconciliarsi, per
esempio qualcuno con cui hanno litigano o non vanno molto d'accordo o qualcuno escluso
dal gruppo...
4.
Giuseppe mostra ai ragazzi che è necessario continuare a provare, cercando nuove
strategie (fratello in prigione e oro restituito).
5.
Come i fratelli per la prima volta provano rimorso nei confronti delle loro azioni, anche i
ragazzi si chiedono se sono sempre stati contenti di come hanno gestito i momenti difficili coi
loro amici, coi loro genitori, ...
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DOMANDE 9-11
1.
Ti ha colpito il modo in cui Giuseppe gestisce il suo incontro coi fratelli dopo tanti anni?
Secondo te cosa ha provato al vederli?
2.
Riesci a spiegarti le azioni di Giuseppe? Credi che alla fine perdonerà i suoi fratelli oppure
no? Quali elementi del testo ti aiutano a decidere?
3.
I fratelli vanno in Egitto solo per cercare cibo e non per cercare Giuseppe. Tu cosa cerchi
nelle tue amicizie? Giochi nuovi, un compagno per giocare a calcio, qualcuno con hobby
simili?
4.
Tu come ti avvicini ad una persona alla quale hai fatto un torto? Cosa provi quando qualcuno
che ti ha ferito ti si avvicina? Ti viene voglia di parlarci o tendi ad evitarlo?
5.
Ti è mai capitato di pensare dopo un litigio che non fosse possibile tornare come prima? Che
sentimenti provi quando ricevi una grande sgridata dai tuoi genitori o un brutto torto dai tuoi
amici?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
I fratelli raggiungono Giuseppe solo per cibo, per proprio scopo personale. Anche i bambini a
questa età vivono le amicizie un modo un po’ strumentale, più per quello che possono dare
che per le persone che hanno di fronte.
2.
Giuseppe vuole con tutte le sue forze riconciliarsi con i propri fratelli; allo stesso. Anche i
ragazzi allora cercano di andare al di là dei pregiudizi, delle diversità di chi li circonda per
comprenderne il vero valore e il potenziale che hanno.
3.
Andare verso l'altro non è una cosa che possiamo fare da soli. Non basta volerlo. Giuseppe
sa che per volersi bene bisogna essere in due. Perché la relazione funzioni bisogna che
entrambe le persone vogliano andare l'una verso l'altra.
4.
Amare veramente porta a controllare l’impulsività e ad agire per il bene degli altri sognando
cammini anche lunghi di maturazione.
5.
Giuseppe regala l'oro ai fratelli anche se ancora loro non vogliono avere niente a che fare
con lui.
DOMANDE 12-14
1.
Ti ha colpito il modo in cui Giuseppe gestisce il suo incontro coi fratelli dopo tanti anni?
Secondo te cosa ha provato al vederli?
2.
Riesci a spiegarti le azioni di Giuseppe? Credi che alla fine perdonerà i suoi fratelli oppure
no? Quali elementi del testo ti aiutano a decidere?
3.
Secondo te come avrebbero reagito i fratelli ad una rivelazione diretta di Giuseppe? Cosa
avrebbero provato? Per essere amici con una persona basta volerlo? Ti capita mai che l'altro
sia indifferente? Che cosa impedisce a una persona di cercare l'altro?
4.
Per te il perdono è per forza così automatico o ci sono degli atteggiamenti intermedi da
gestire? Come li affronti, lasci tempo al tempo?
5.
Ci sono due atteggiamenti contrastanti nel brano: l’oziosità dei fratelli davanti alla carestia e
l’operosità strategica di Giuseppe nel tentativo di riavvicinarsi ai fratelli... Se dovessi
paragonarti ad uno dei tuoi personaggi, quale senti più simile al tuo modo di reagire alle
difficoltà?
6.
Dopo aver parlato di sogni così tanto in questo campo, credi che sia possibile “perdere i
propri” sogni quando, come i fratelli di Giuseppe, ci si allontana dagli altri?
7.
Ti capita mai di darci a mucchio con una persona? Come mai? A che cosa ha portato? Hai
mai pensato di poterla aiutare ad aprirsi? Può essere una cosa bella, interessante? Pensi
che il Signore ti chieda di farlo? Ti è mai successo? Come?
ATTIVITÀ
•
(6/8, 9/11) Percorso ad ostacoli. Durante il percorso che raffigura il mettersi il cammino verso
il perdono, fra i vari ostacoli, troveranno dei fogli bianchi. Prima di continuare sul percorso i
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ragazzi dovranno scriverci sopra delle possibile difficoltà che hanno incontrato mentre
cercavano di riavvicinarsi a qualcuno che avevano ferito.
•
(6/8, 9/11) Si estrae un acrino. Tutti gli altri devo ingegnarsi a costruire un percorso che
questo dovrà fare. Si possono fare diverse manche.
•
(9/11, 12/14) I ragazzi sono degli ingegneri e vivono in un mondo in cui le persone non
riescono più a riallacciare un’amicizia dopo un litigio e quindi a vivere il perdono. Devono
quindi progettare una macchina ad ingranaggi che aiuti le persone in questo: per ogni
ingranaggio devono spiegarne il significato. (es. ingranaggio che asciuga il sudore nei
momenti più difficili, ingranaggio che chiude la bocca quando si sta per dire una cattiveria,
ingranaggio che scannerizza il passato alla ricerca dei propri errori, …)
•
(9/11, 12/14) Si inscena un reality chiamato “I fratelli d’Egitto” nel quale ai concorrenti (i
ragazzi) ad ogni manche è presentato un problema che sono chiamati ad affrontare. I
ragazzi dovranno tirare fuori il loro ingegno per sciogliere queste situazioni (fazioni, litigi
personali, esclusione, ...)
(12/14) Mappa delle emozioni: storia preparata dagli educatori (attualizzata ai nostri tempi). I
ragazzi possono intervenire in ogni passaggio mettendo in mostra le emozioni che i protagonisti
provano nello svolgersi delle varie situazioni.
BRANO 6: Gen 42,29-44,17
VOI MI AVETE PRIVATO DEI FIGLI!
Obiettivo: nel cuore di Giuseppe esplode la commozione mentre i fratelli si lasciano condurre gradualmente ad accogliere una fraternità non scontata e tutta da ricostruire.
42,29Arrivati da Giacobbe loro padre, nella terra di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano
loro capitate: 30"Quell'uomo, che è il signore di quella terra, ci ha parlato duramente e ci ha
trattato come spie del territorio. 31Gli abbiamo detto: "Noi siamo sinceri; non siamo spie! 32Noi
siamo dodici fratelli, figli dello stesso padre: uno non c'è più e il più giovane è ora presso nostro
padre nella terra di Canaan". 33Ma l'uomo, signore di quella terra, ci ha risposto: "Mi accerterò se
voi siete sinceri in questo modo: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano
necessario alle vostre case e andate. 34Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così mi renderò conto che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete
circolare nel territorio"".
35Mentre svuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio
sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi da timore. 36E il loro
padre Giacobbe disse: "Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone non c'è più e
Beniamino me lo volete prendere. Tutto ricade su di me!".
37Allora Ruben disse al padre: "Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo alle
mie mani e io te lo restituirò". 38Ma egli rispose: "Il mio figlio non andrà laggiù con voi, perché suo
fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che voi
volete fare, fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi”.
43,1La carestia continuava a gravare sulla terra. 2Quand'ebbero finito di consumare il grano che
avevano portato dall'Egitto, il padre disse loro: "Tornate là e acquistate per noi un po' di viveri".
3Ma Giuda gli disse: "Quell'uomo ci ha avvertito severamente: "Non verrete alla mia presenza, se
non avrete con voi il vostro fratello!". 4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello,
andremo laggiù e ti compreremo dei viveri. 5Ma se tu non lo lasci partire, non ci andremo, perché
quell'uomo ci ha detto: "Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!"".
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6Israele disse: "Perché mi avete fatto questo male: far sapere a quell'uomo che avevate ancora un
fratello?". 7Risposero: "Quell'uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra
parentela: "È ancora vivo vostro padre? Avete qualche altro fratello?". E noi abbiamo risposto
secondo queste domande. Come avremmo potuto sapere che egli avrebbe detto: "Conducete qui
vostro fratello"?".
8Giuda disse a Israele suo padre: "Lascia venire il giovane con me; prepariamoci a partire per
sopravvivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini. 9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo
reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la
vita. 10Se non avessimo indugiato, ora saremmo già di ritorno per la seconda volta". 11Israele,
loro padre, rispose: "Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti della terra e
portateli in dono a quell'uomo: un po' di balsamo, un po' di miele, resina e làudano, pistacchi e
mandorle. 12Prendete con voi il doppio del denaro, così porterete indietro il denaro che è stato
rimesso nella bocca dei vostri sacchi: forse si tratta di un errore. 13Prendete anche vostro fratello,
partite e tornate da quell'uomo. 14Dio l'Onnipotente vi faccia trovare misericordia presso
quell'uomo, così che vi rilasci sia l'altro fratello sia Beniamino. Quanto a me, una volta che non
avrò più i miei figli, non li avrò più!".
15Gli uomini presero dunque questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, si avviarono,
scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe. 16Quando Giuseppe vide Beniamino con loro,
disse al suo maggiordomo: "Conduci questi uomini in casa, macella quello che occorre e
apparecchia, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno". 17 Quell'uomo fece come
Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini nella casa di Giuseppe. 18Ma essi si
spaventarono, perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e si dissero: "A causa del denaro,
rimesso l'altra volta nei nostri sacchi, ci conducono là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci
come schiavi con i nostri asini".
19Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e parlarono con lui all'ingresso
della casa; 20dissero: "Perdona, mio signore, noi siamo venuti già un'altra volta per comprare
viveri. 21Quando fummo arrivati a un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco, il
denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso
esatto. Noi ora l'abbiamo portato indietro 22e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro
denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro!". 23Ma quegli disse: "State in
pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei vostri padri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro
denaro lo avevo ricevuto io". E condusse loro Simeone.
24Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede loro dell'acqua, perché si
lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini. 25Essi prepararono il dono nell'attesa che
Giuseppe arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel
luogo. 26Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono che avevano con sé, e si
prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. 27Egli domandò loro come stavano e disse: "Sta
bene il vostro vecchio padre di cui mi avete parlato? Vive ancora?". 28Risposero: "Il tuo servo,
nostro padre, sta bene, è ancora vivo" e si inginocchiarono prostrandosi. 29Egli alzò gli occhi e
guardò Beniamino, il suo fratello, figlio della stessa madre, e disse: "È questo il vostro fratello più
giovane, di cui mi avete parlato?" e aggiunse: "Dio ti conceda grazia, figlio mio!". 30Giuseppe si
affrettò a uscire, perché si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il
bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. 31Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi
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forza, ordinò: "Servite il pasto". 32Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali
egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro
un abominio. 33Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di
età, e si guardavano con meraviglia l'un l'altro. 34Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria
mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E
con lui bevvero fino all’allegria.
44,1Diede poi quest'ordine al suo maggiordomo: "Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti viveri
quanti ne possono contenere e rimetti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco. 2Metterai la
mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più giovane, insieme con il denaro del suo
grano". Quello fece secondo l'ordine di Giuseppe.
3Alle prime luci del mattino quegli uomini furono fatti partire con i loro asini. 4Erano appena usciti
dalla città e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al suo maggiordomo: "Su,
insegui quegli uomini, raggiungili e di' loro: "Perché avete reso male per bene? 5Non è forse
questa la coppa in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi?
Avete fatto male a fare così"". 6Egli li raggiunse e ripeté loro queste parole. 7Quelli gli risposero:
"Perché il mio signore dice questo? Lontano dai tuoi servi il fare una cosa simile! 8Ecco, se ti
abbiamo riportato dalla terra di Canaan il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi,
come avremmo potuto rubare argento o oro dalla casa del tuo padrone? 9Quello dei tuoi servi,
presso il quale si troverà, sia messo a morte e anche noi diventeremo schiavi del mio signore".
10Rispose: "Ebbene, come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà la coppa,
diventerà mio schiavo e voi sarete innocenti". 11Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il suo
sacco e lo aprì. 12Quegli li frugò cominciando dal maggiore e finendo con il più piccolo, e la coppa
fu trovata nel sacco di Beniamino.
13Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in città.
14Giuda e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a
terra davanti a lui. 15Giuseppe disse loro: "Che azione avete commesso? Non vi rendete conto
che un uomo come me è capace di indovinare?". 16Giuda disse: "Che diremo al mio signore?
Come parlare? Come giustificarci? Dio stesso ha scoperto la colpa dei tuoi servi! Eccoci schiavi
del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa". 17Ma egli rispose:
"Lontano da me fare una cosa simile! L'uomo trovato in possesso della coppa, quello sarà mio
schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre".
IDEE DI FONDO
๏ L’amore di Giacobbe per i suoi figli lo blocca nella paura di perderli. Giacobbe teme per la
vita dei figli, ma non riesce a convertire questa paura in qualcosa di utile.
๏ Beniamino, il fratello più piccolo, è la chiave che apre la porta della salvezza: la sua
presenza in Egitto è l’unica condizione imposta da Giuseppe. Giuda dimostra quindi di avere
un ruolo fondamentale nello sbloccare la situazione conducendo il padre a rischiare la vita
del figlio preferito per la salvezza di tutta la famiglia.
๏ Finite le scorte di cibo a causa della carestia, i fratelli sono invitati dal padre a tornare in
Egitto. E’ la carestia che li costringe a tornare e non l’impegno assunto quando hanno
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lasciato Simeone in ostaggio. Una causa esterna, provvidenziale, mette in moto il processo
di riconciliazione che la pigrizia e la paura avrebbero lasciato morire.
Si avvera il sogno del primo brano, secondo il quale i fratelli avrebbero portato doni e si
sarebbero inchinati a Giuseppe: infatti, i fratelli portano doni scelti e preziosi a Giuseppe,
simbolo di riconciliazione e amicizia. Allo stesso modo Giuseppe dona (e aveva donato già la
prima volta) ai suoi fratelli grano e denaro. Il dono è simbolo di una chiamata silenziosa a
ricomporre i lacci di fraternità nella famiglia.
Giuseppe piange di nascosto, affronta i suoi sentimenti e le sue emozioni, i suoi ricordi in
chiave spirituale. È capace di ascesi e di lotta con il proprio intimo per il bene e la crescita
altrui.
Giuseppe escogita un tranello per mettere alla prova i fratelli: li rimette in una situazione in
cui devono decidere delle sorti di un fratello, ovvero salvarsi la pelle e lasciarlo morire,
oppure comportarsi da veri fratelli. Giuseppe vuole capire se i suoi fratelli sono pronti a
riconciliarsi. Fa il duro con loro non per vendetta ma perché si ravvedano.
Alla fine i fratelli si riconoscono peccatori davanti a Giuseppe e davanti a Dio. Nel
riconoscere la loro colpa, si riconoscono anche fratelli fra di loro. È quindi evidente il fatto
che fratelli si diventa, non basta “esserlo” di nascita.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bambini conoscono già il sentimento della paura, anche nelle relazioni (es. paura di perdere
i genitori, di restare solo). Imparano però che nella paura si manifesta anche l’affetto per gli
altri e l'importanza che hanno le altre persone nella nostra vita.
2.
Spesso i bambini rischiano di pensare che fare un dono all’altro implica il ricevere qualcosa
in cambio. Fanno invece esperienza del dono gratuito come simbolo di amicizia. Il dono
diventa quindi un modo per dimostrare un’attenzione particolare: un dono acquista valore se
personalizzato e gratuito.
3.
Anche da piccoli, i bimbi devono abituarsi al fatto che una relazione si costruisce lentamente,
dimostrando attenzioni continue, se pur proporzionate alle loro capacità.
4.
Il pianto è una situazione molto vicina ai bambini: piangono quando gli manca qualcuno,
quando si sentono offesi, quando si sorprendono per qualcosa. Il pianto però non è solo
sinonimo di tristezza ma anche di gioia vera e profonda.
5.
I bambini anche a questa età devono essere consapevoli delle loro colpe, iniziando a
esercitarsi a esaminare le proprie azioni, anche in vista del sacramento della riconciliazione.
DOMANDE 6-8
1.
Di cosa hai paura? Ci sono paure che comprendono anche i tuoi famigliari o i tuoi amici?
2.
Giuseppe è stato accogliente nei confronti dei fratelli che non avevano niente con cui
ricambiarlo. Quando fai un regalo a un amico, ti aspetti qualcosa in cambio? Che significato
ha un regalo? Ti è mai capitato di fare o ricevere un regalo senza che ci fosse una ricorrenza
particolare?
3.
Cosa fai per dimostrare di essere amico di qualcuno? Quali sono i gesti che dimostrano
attenzione e cura all’altro?
4.
Come descriveresti il fatto che Giuseppe piange? È simpatico, è strano, è un po’ da
bambini? A te capita di piangere? Solo quando sei triste? Cosa pensi quando vedi qualcuno
piangere? Ti è mai capitato di piangere di felicità?
5.
Noti delle differenze fra il modo di agire dei fratelli in questo brano rispetto all’inizio del
campo? Quali parole sono più appropriate per descriverli adesso?
6.
Tu sei capace di riconoscere i tuoi errori? E’ meglio nasconderli o correggerli? Cosa fai
quando ti accorgi di aver sbagliato?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I ragazzi rischiano di bloccarsi nelle relazioni, come Giacobbe hanno atteggiamenti
possessivi nei confronti dei loro migliori amici.
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6.
7.
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L’intervento di Giuda è fondamentale: si mette in gioco in prima persona, aiuta a leggere la
situazione e a trovarne una via di uscita. Anche i ragazzi comprendono che a volte possono
prendere posizione anche se questo va contro corrente.
I ragazzi imparano a vivere l’Eucarestia come accogliere la mediazione di Gesù che come
Giuda si dona per ripristinare la comunione.
Crescendo i ragazzi iniziano a mantenere fede alla parola data.
Con l’invito a pranzo, Giuseppe dimostra di cercare un momento privilegiato da passare con i
suoi fratelli. I ragazzi iniziano a cercare dei momenti personali con gli amici al di fuori di quelli
consueti come scuola, gruppo ACR, squadra, … È in questi momenti infatti che scoprono la
bellezza di essere amici.
Nel pianto che Giuseppe dimostra il suo attaccamento profondo al fratello. I ragazzi
imparano quindi che esternare le proprie emozioni non è un atteggiamento debole. Imparano
anzi a controllare le proprie emozioni, a dargli il valore che gli spetta.
I ragazzi hanno da poco fatto il sacramento della riconciliazione. Il rischio è che lo vedano
come un momento scontato e “da fare”, invece che un momento importante per riallacciare
una relazione col Signore e riconoscersi figli e fratelli.
DOMANDE 9-11
1.
Come definiresti il comportamento di Giacobbe all’inizio del brano? Ti sembra lungimirante?
Capita anche a te di essere un po’ possessivo nei confronti di alcuni amici? Credi che
condividendo le amicizie si rischi di perderle?
2.
Giuda per due volte nel testo si espone con grande rischi per sbloccare una situazione
problematica. Hai conosciuto persone capaci di questi atteggiamenti? Ti è capitato di fare
altrettanto? Ti sei mai tirato indietro dal dire la tua per paura di essere messo da parte?
3.
Anche Gesù si mette in mezzo alle nostre vite donandosi nell’Eucarestia. Che spazio lasci al
Signore nella tua vita? Su quali difficoltà ed incertezze gli permetti di dire la sua? O le cose
della tua vita sono solo tue? Con questo dono ti senti più capace di metterti in gioco nelle
situazioni, ti senti più spinto verso gli altri?
4.
Giuda dà al padre la sua parola che avrebbe riportato a casa il fratello minore. Che effetto ti
fa una persona che non mantiene fede alla parola data?
5.
Quali sono i momenti in cui coltivi un’amicizia? Ti limiti ai momenti che capitano per caso (a
scuola, al gruppo, …) oppure cerchi dei momenti più personali in cui passare del tempo con
gli amici (li inviti a casa, fate un giro insieme, …)? Che differenza c’è fra trovarsi in
compagnia e trovarsi invece ad uscire in due? Perché?
6.
Cosa pensi quando vedi qualcuno piangere? E tu, in quali occasioni piangi? Pensi che sia un
atteggiamento da debole? Quali sono le emozioni che fai più fatica ad esprimere?
7.
Sei disposto a riconoscere i tuoi errori? Secondo te è importante nelle amicizie riuscire ad
ammettere i propri sbagli? Fai mai l’esame di coscienza alla sera? Che significato ha il
sacramento della riconciliazione? È solo un elenco di peccati o anche un momento per
migliorarsi?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
Passando alle medie i ragazzi rischiano di perdere molte sicurezze e punti di appoggio;
cambiano i compagni di classe e le amicizie delle elementari rischiano di andare perse. Può
capitare che in questa situazione rimangano spiazzati e bloccati, incapaci di abbandonare la
paura e mettersi in gioco davvero.
2.
I ragazzi rischiano di bloccarsi nelle relazioni, come Giacobbe hanno atteggiamenti
possessivi nei confronti dei loro migliori amici.
3.
È questa un’età critica nei rapporti con i genitori: i ragazzi rischiano di limitarsi a ignorarli, a
esserne succubi o ipercritici. Imparano che anche dentro ad un rapporto non sempre facile
anche loro possono avere un ruolo costruttivo per gli adulti.
4.
L’intervento di Giuda è fondamentale: si mette in gioco in prima persona, aiuta a leggere la
situazione e a trovarne una via di uscita. I ragazzi che stanno per ricevere o hanno già
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ricevuto la Cresima, trovano nel dono dello Spirito Santo un nuovo slancio per farsi carico di
situazioni anche complicate.
Con l’invito a pranzo, Giuseppe dimostra di cercare un momento privilegiato da passare con i
suoi fratelli. I ragazzi iniziano a cercare dei momenti personali con gli amici al di fuori di quelli
consueti come scuola, gruppo ACR, squadra, … È in questi momenti infatti che scoprono la
bellezza di essere amici.
Dimostrare le emozioni è un esigenza di tutti. Anche le relazioni per crescere hanno bisogno
di condividere le emozioni, senza preoccuparsi di venire giudicati per questo.
Allo stesso tempo devono però imparare anche a controllarle, a dargli una regola, per non
diventarne succubi, soprattutto durante l'adolescenza che è caratterizzata dallo sviluppo di
emozioni nuove e diverse rispetto a quando erano più piccoli, a volte tanto forti da
caratterizzare le loro decisioni.
DOMANDE 12-14
1.
Passando alle medie hai perso le tue amicizie? È stato facile inserirsi in una classe nuova?
Quando entri in un luogo che non ti è familiare riesci ad essere te stesso o hai dei
comportamenti estranei? Quali paure ti bloccano in queste situazioni? Come le superi?
2.
Vivi le tue amicizie in maniera possessiva per paura di perderli? Secondo te un’amicizia
possessiva può crescere? Perché? Quando necessario sai essere anche esigente? Che
differenza c’è fra essere possessivi ed essere esigenti?
3.
Secondo te da cosa è caratterizzato il rapporto ideale con i genitori? E tu che tipo di rapporto
hai con loro? Pensi di avere un ruolo nella loro crescita, di poter influenzare le loro decisioni?
4.
Giuda si mette in mezzo per due volte in questo brano. Tu sei capace di prendere parte nelle
situazioni anche quando è rischioso? Credi che il dono della Cresima possa aiutarti a giocarti
in maniera più personale? Quale dono in particolare?
5.
Quali sono le emozioni che fai più fatica ad esprimere? Vorresti essere più capace di
esternarle? Oppure credi che le emozioni siano cose da tenere per se? È cambiato qualcosa
nel tuo modo di vivere le emozioni rispetto agli anni precedenti? A cosa servono le
emozioni?
6.
Le emozioni sono un’arma a doppio taglio. Ci sono emozioni che hanno condizionato alcune
tue decisioni? O che ti hanno spinto a fare scelte di cui poi ti sei pentito? Come rispondere
con rabbia durante una discussione, o prendere in giro qualcuno davanti ad una ragazza che
ti piaceva...?
7.
Secondo te qual era lo scopo di Giuseppe quando ha messo la coppa nel sacco di
Beniamino? E cosa emerge dal comportamento dei fratelli dopo che la coppa viene
ritrovata? Prova a dare la tua definizione della fraternità di cui sono ora capaci i fratelli?
ATTIVITÀ
•
(6/8) I bambini devono recuperare gli elementi basilari per una amicizia. Dovranno
attraversare un percorso ad ostacoli (l’ambientazione può essere quella del deserto che i
fratelli hanno dovuto attraversare per arrivare in Egitto) e alla fine di questo percorso
troveranno un cesto pieno di bigliettini. I bambini devono scegliere da questo cesto gli
elementi fondamentali dell’amicizia. Per la migliore riuscita dell’attività si può pensare di
dividersi in due squadre. Il percorso simboleggia il cammino lungo e tortuoso della
riconciliazione, alla riscoperta delle basi di una relazione, che richiede l’intervento in prima
persona di ogni bambino.
•
(9/11) Libro game: viene letta ai ragazzi una storia in cui il protagonista si trova più di una
volta si trova davanti a una scelta e vengono proposte loro varie alternative (non
necessariamente una completamente buona e una completamente cattiva, anzi, più ci sono
scelte “ambigue” meglio è, perché la scelta non sia scontata ma ragionata). Nel libro game
sarebbe bene affrontare diverse situazioni come diverse sono le situazioni presenti nel brano
(con i genitori, con i fratelli, a scuola, con gli amici, …).
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(12/14) I ragazzi devono simulare il momento in cui i fratelli si sono trovati davanti alla scelta
di tornare in Egitto con Beniamino o abbandonarlo e proseguire verso casa. Viene quindi
assegnato loro un ruolo (pro/contro) e devono cercare di tirare fuori tutte le motivazioni che
entrano in campo in questa scelta, rendendosi conto che non è una scelta facile quella i
essere fratelli.
(12/14) Intervista doppia. Prima manche: genitori vs figli. Seconda manche: madre vs padre. I
ragazzi dovrà cercare di rispondere alle domande mettendosi nei panni di genitori/figli e
BLOCCO IV
RICONOSCERSI FRATELLI E BENEDIZIONE
madre/padre.
BRANO 7: Gen 44,18-46,7
IO SONO GIUSEPPE, IL VOSTRO FRATELLO
Obiettivo: nell’offrirsi al posto di Beniamino, Giuda rivela una fraternità faticosamente
maturata che apre alla riconciliazione.
44,18Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: "Perdona, mio signore, sia permesso al tuo servo di
far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo,
perché uno come te è pari al faraone! 19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: "Avete ancora
un padre o un fratello?". 20E noi avevamo risposto al mio signore: "Abbiamo un padre vecchio e
un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l'unico
figlio di quella madre e suo padre lo ama". 21Tu avevi detto ai tuoi servi: "Conducetelo qui da me,
perché possa vederlo con i miei occhi". 22Noi avevamo risposto al mio signore: "Il giovinetto non
può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi ne morirà". 23Ma tu avevi ingiunto ai
tuoi servi: "Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia
presenza". 24Fatto ritorno dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. 25E
nostro padre disse: "Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri". 26E noi rispondemmo: "Non
possiamo ritornare laggiù: solo se verrà con noi il nostro fratello minore, andremo; non saremmo
ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore". 27Allora il tuo
servo, mio padre, ci disse: "Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. 28Uno partì da
me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. 29Se ora mi porterete via anche
questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi".
30Ora, se io arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi, poiché la vita
dell'uno è legata alla vita dell'altro, 31non appena egli vedesse che il giovinetto non è con noi,
morirebbe, e i tuoi servi avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo,
nostro padre. 32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre dicendogli: "Se
non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita". 33Ora, lascia che il tuo servo
rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi
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fratelli! 34Perché, come potrei tornare da mio padre senza avere con me il giovinetto? Che io non
veda il male che colpirebbe mio padre!”.
45,1Allora Giuseppe non poté più trattenersi dinanzi a tutti i circostanti e gridò: "Fate uscire tutti
dalla mia presenza!". Così non restò nessun altro presso di lui, mentre Giuseppe si faceva
conoscere dai suoi fratelli. 2E proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu
risaputa nella casa del faraone. 3Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio
padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. 4Allora
Giuseppe disse ai fratelli: "Avvicinatevi a me!". Si avvicinarono e disse loro: "Io sono Giuseppe, il
vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l'Egitto. 5Ma ora non vi rattristate e non
vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per
conservarvi in vita. 6Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni
non vi sarà né aratura né mietitura. 7Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la
sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. 8Dunque non siete stati voi
a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e
governatore di tutto il territorio d'Egitto. 9Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: "Così dice il tuo
figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza
tardare. 10Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le
tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. 11Là io provvederò al tuo sostentamento, poiché la
carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la tua famiglia e quanto
possiedi". 12Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la
mia bocca che vi parla! 13Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete
visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre". 14Allora egli si gettò al collo di suo fratello
Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. 15Poi baciò tutti i fratelli e
pianse. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui.
16Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: "Sono venuti i fratelli di Giuseppe!" e questo
fece piacere al faraone e ai suoi ministri. 17Allora il faraone disse a Giuseppe: "Di' ai tuoi fratelli:
"Fate così: caricate le cavalcature, partite e andate nella terra di Canaan. 18Prendete vostro padre
e le vostre famiglie e venite da me: io vi darò il meglio del territorio d'Egitto e mangerete i migliori
prodotti della terra". 19Quanto a te, dà loro questo comando: "Fate così: prendete con voi dalla
terra d'Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, caricate vostro padre e venite. 20Non
abbiate rincrescimento per i vostri beni, perché il meglio di tutta la terra d'Egitto sarà vostro"".
21Così fecero i figli d'Israele. Giuseppe diede loro carri secondo l'ordine del faraone e consegnò
loro una provvista per il viaggio. 22Diede a tutti un cambio di abiti per ciascuno, ma a Beniamino
diede trecento sicli d'argento e cinque cambi di abiti. 23Inoltre mandò al padre dieci asini carichi
dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci asine cariche di frumento, pane e viveri per il viaggio del
padre. 24Poi congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: "Non litigate durante il viaggio!".
25Così essi salirono dall'Egitto e arrivarono nella terra di Canaan, dal loro padre Giacobbe, 26e gli
riferirono: "Giuseppe è ancora vivo, anzi governa lui tutto il territorio d'Egitto!". Ma il suo cuore
rimase freddo, perché non poteva credere loro. 27Quando però gli riferirono tutte le parole che
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Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandato per trasportarlo,
allora lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò. 28Israele disse: "Basta! Giuseppe, mio figlio, è
vivo. Voglio andare a vederlo, prima di morire!”.
46,1Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al
Dio di suo padre Isacco. 2Dio disse a Israele in una visione nella notte: "Giacobbe, Giacobbe!".
Rispose: "Eccomi!". 3Riprese: "Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto,
perché laggiù io farò di te una grande nazione. 4Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò
tornare. Giuseppe ti chiuderà gli occhi con le sue mani".
5Giacobbe partì da Bersabea e i figli d'Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e
le loro donne sui carri che il faraone aveva mandato per trasportarlo. 6Presero il loro bestiame e
tutti i beni che avevano acquistato nella terra di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e con lui
tutti i suoi discendenti. 7Egli condusse con sé in Egitto i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti,
tutti i suoi discendenti.
IDEE DI FONDO
๏ La vicenda narra la riconciliazione fra i fratelli, che si è compiuta attraverso un cammino
tortuoso sia per Giuseppe che per i suoi fratelli.
๏ Giuda riesce a raccontare la vicenda mettendosi nei panni del padre, cosa che non era stato
in grado di fare all’inizio del racconto.
๏ La richiesta che Giuda rivolge a Giuseppe è equa e semplice: richiede di poter subire al
posto di Beniamino la pena della schiavitù, poiché non gli è possibile tornare senza il fratello.
Mentre parla ricorda la scomparsa del fratello Giuseppe, e condivide l’amore del padre verso
il figlio più piccolo.
๏ Finalmente Giuseppe può commuoversi ed esprimere il suo amore per i “figli di suo padre
diventati fratelli”: il perdono è incondizionato “Avvicinatevi a me!” perché riconosce tutta la
sua vicenda come parte della sua vocazione a servirli.
๏ Nel momento in cui Giuda si espone per Beniamino, Giuseppe capisce che i suoi fratelli
hanno compiuto un cammino di crescita, e quindi si fa riconoscere.
๏ La riconciliazione avvenuta e tutte le difficoltà superate da Giuseppe si riflettono anche sulle
sorti dell’Egitto, che ha potuto sopravvivere alla carestia.
๏ Progressivamente anche il cuore del padre di rianima ed entra nella comprensione del
significato del secondo sogno iniziale di Giuseppe: non era solo ingenuità o presunzione
“Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?” ma
vocazione a servire.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
Mettersi nei panni degli altri e saper raccontare le cose a partire anche dal punto di vista di
chi perde.
2.
Imparare a riconoscere gli errori e a non ripeterli.
3.
Il perdono progressivo come atteggiamento fondamentale per la relazione con gli altri. Non è
sufficiente dire “ti perdono” ma serve tempo per ricostruire gli affetti logorati dalle menzogne,
colpe, egoismi, ...
4.
I bambini capiscono che ogni volta che perdonano anche con fatica un loro amico,
superando un momento di difficoltà, ne escono cresciuti e non sono solo tornati “amici come
prima”.
5.
Il perdono è un gesto gratuito, i bambini capiscono che si può perdonare senza chiedere
nulla in cambio.
DOMANDE 6-8
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1.
2.
3.
4.
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Cosa significa mettersi nei panni di qualcun altro? Chi nel brano si mette nei panni di chi? Ti
è mai capitato di cambiare idea dopo esserti messo nei panni di qualcun altro?
Perdonare ed essere perdonati significa tornare amici come prima? Credi che il rapporto fra
Giuseppe ed i suoi fratelli sia tornato al punto di partenza?
Pensa ad una volta in cui hai perdonato o sei stato perdonato... Credi che la tua amicizia sia
più bella adesso o prima? È come un vaso che dopo tante crepe si rompe? O invece è ogni
volta qualcosa di nuovo e di bello?
Ti è mai capitato di pretendere qualcosa dall’altro per poterlo perdonare? È almeno tuo diritto
chiedere all’altro di non fare gli stessi errori?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
Mettersi nei panni degli altri e saper raccontare le cose a partire anche dal punto di vista di
chi perde.
2.
I ragazzi riflettendo sui litigi che hanno avuto con i propri amici e fratelli, capiscono
l’importanza di fare il primo passo verso la riconciliazione.
3.
I ragazzi, oltre a riconoscere i propri errori, capiscono quanto sia importante vedere gli sforzi
e i tentativi dell’altro nel riconciliarsi.
4.
I ragazzi comprendono finalmente la necessità del cammino graduale verso il perdono.
Anche nelle loro vite si accorgono che non basta dire “ti perdono”.
5.
I bambini capiscono che ogni volta che perdonano anche con fatica un loro amico,
superando un momento di difficoltà, ne escono cresciuti e non sono solo tornati “amici come
prima”.
6.
Il perdono è un gesto gratuito. Così come Giuseppe dimentica i torti subiti dai propri fratelli, i
ragazzi capiscono che per riconciliarsi è prioritario aprirsi in modo gratuito verso l’altro,
mettendo da parte le vecchie rivalse.
DOMANDE 9-11
1.
Ti capita spesso di litigare? Durante una discussione riesci mai a metterti nei panni dell’altro?
Hai mai cambiato idea dopo esserti messo nei panni degli altri? Hai mai il desiderio che gli
altri si mettano nei tuoi panni... (genitori, amici, insegnanti...)?
2.
Nonostante fosse stata la vittima, Giuseppe fa il primo passo verso i fratelli. Tu credi che ci
sia una regola su chi deve iniziare a chiedere scusa? C’è sempre uno che ha ragione e uno
che ha torto in un litigio? Quali sono i rischi di fare il primo passo? E di non farlo?
3.
Credi che la riconciliazione fra Giuseppe ed i suoi fratelli sarebbe stata ugualmente efficace
se egli si fosse rivelato subito? E i cammini di riconciliazione nelle tue amicizie sono corti o
lunghi, facili o difficili?
4.
Come accogli le scuse degli altri? Sei capace di mettere da parte il tuo orgoglio e i torti
subiti?
5.
Quando qualcuno ti chiede perdono, riesci ad essere gratuito nel concederglielo? Oppure
pretendi da lui delle cose? Delle dimostrazioni che sia cambiato...
6.
Secondo te Giuseppe fa tutta questa messa in scena solo per accertarsi che i fratelli siano
cresciuti? Sarebbe stato possibile per i fratelli riavvicinarsi a Giuseppe se si fossero sentiti gli
stessi di quando l’hanno abbandonato?
7.
Come ti poni con l’altro quando cerchi di chiedere perdono? Sai rispettare i tempi dell’altro o
pretendi sin da subito di essere capito?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
Umiltà nel non sentire il proprio punto di vista come l’unico possibile, specialmente nei
confronti degli adulti, verso i quali i rapporti tendono ad essere scontati o ad inasprirsi.
2.
A questa età i ragazzi iniziano ad essere sensibili ad alcuni temi di interesse sociale, ad
alcune cause anche con grande emotività.
3.
Capiscono che per riconciliarsi è importante riconoscere i propri sbagli.
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4.
5.
6.
7.
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I ragazzi riflettendo sui litigi che hanno avuto con i propri amici e fratelli, capiscono
l’importanza di fare il primo passo verso la riconciliazione.
Per riuscire a riconciliarsi i ragazzi capiscono quanto sia importante fare discernimento sul
cammino di amicizia, e questo comporta saper dare tempo all’altro, e il giusto peso ai torti
subiti e agli errori commessi.
La riconciliazione per essere vera ha bisogno di un profondo e non scontato cambiamento
del cuore, che non avviene automaticamente ma con cammini lunghi e graduali. Non è
sufficiente dire “ti perdono” ma ricostruire progressivamente gli affetti che si sono logorati
dalle menzogne, colpe, egoismi, ...
I ragazzi capiscono che il perdono per essere autentico deve essere gratuito. Questo
richiede che siano disposti a prendere dei rischi e fare dei sacrifici per avvicinarsi all’altro, e
che il perdono non è una sicurezza e non è automatico che le cose si sistemino.
DOMANDE 12-14
1.
Giuda parla a Giuseppe per la causa di Giacobbe... Ci sono delle cose, delle cause, delle
situazioni di ingiustizia che ti coinvolgono e per le quali vorresti esprimerti in prima persona?
2.
Cosa provi quando litighi con qualcuno? Riesci a pensare ai bisogni dell’altro e alle
motivazioni del suo comportamento?
3.
Come si attiva e come si progredisce in un cammino di riavvicinamento?
4.
Nonostante fosse stata la vittima, Giuseppe fa il primo passo verso i fratelli. Tu credi che ci
sia una regola su chi deve iniziare a chiedere scusa? C’è sempre uno che ha ragione e uno
che ha torto in un litigio? Quali sono i rischi di fare il primo passo? E di non farlo?
5.
Credi che la riconciliazione fra Giuseppe ed i suoi fratelli sarebbe stata ugualmente efficace
se egli si fosse rivelato subito? E i cammini di riconciliazione nelle tue amicizie sono corti o
lunghi, facili o difficili?
6.
Quando perdoni qualcuno, hai il diritto di pretendere qualcosa da lui? Ti è mai stato detto “ti
perdono però...”?
7.
È automatico che le cose si risistemino? Ti è capitato di litigare con qualcuno più volte sulla
stessa cosa? Ti sei sentito tradito dall’altro? C’è un limite al perdonare in queste situazioni?
8.
Secondo te Giuseppe fa tutta questa messa in scena solo per accertarsi che i fratelli siano
cresciuti? Sarebbe stato possibile per i fratelli riavvicinarsi a Giuseppe se si fossero sentiti gli
stessi di quando l’hanno abbandonato?
9.
Come accogli le scuse dell’altro? Sei capace di mettere da parte il tuo orgoglio e i torti subiti?
Cosa ti blocca al riavvicinamento?
ATTIVITÀ
•
(6/8, 9/11) I ragazzi di dividono in due gruppi, ciascun componente sarà abbinato a uno
dell’altra squadra. All’inizio del gioco i 2 gruppi girano in fila indiana per il campo
allontanandosi in modo casuale. Al grido dell’educatore “riconciliazione!” le coppie si devono
riunire toccandosi e sedendosi per terra. L’ultima coppia che si riunisce perde.
•
(6/8, 9/11, 12/14) Tutti vengono bendati. Ad ogni ragazzo viene dato il verso di un animale.
Dopo aver girato sparpagliati per il prato, al grido dell’educatore ognuno fa il proprio verso e
deve cercare di ricongiungersi con chi fa lo stesso verso.
•
(6/8, 9/11) Percorso a ostacoli. Per ogni coppia, uno è bendato e deve raggiungere l’altro,
per superare gli ostacoli deve ascoltare le istruzioni dell’altro (che si trova alla fine del
percorso). Al termine si possono invertire i ruoli.
(12/14) Lupus in tabula o gioco dei licantropi. I ragazzi a cui viene consegnata un’identità,
decidono se rivelarsi o meno durante lo svolgimento del gioco per cercare di salvare gli altri del
gruppo che non sono i lupi. Nel momento di discussione viene fuori il loro modo di litigare e
discutere per far valere la propria accusa.
BRANO 8: Gen 46,29-47,27
CI HAI SALVATO LA VITA!
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Obiettivo: Giacobbe benedicendo il faraone lo rende partecipe della promessa fatta ad
Abramo e gli riconosce una parte nella storia della salvezza.
46,29Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì incontro a Israele, suo padre, in Gosen.
Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo, stretto al suo collo. 30Israele disse
a Giuseppe: "Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora
vivo". 31Allora Giuseppe disse ai fratelli e alla famiglia del padre: "Vado a informare il faraone e a
dirgli: "I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nella terra di Canaan, sono venuti da me.
32Questi uomini sono pastori di greggi, si occupano di bestiame e hanno portato le loro greggi, i
loro armenti e tutti i loro averi". 33Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: "Qual è il
vostro mestiere?", 34risponderete: "I tuoi servi sono stati gente dedita al bestiame; lo furono i
nostri padri e lo siamo noi dalla nostra fanciullezza fino ad ora". Questo perché possiate risiedere
nella terra di Gosen". Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani.
47,1Giuseppe andò a informare il faraone dicendogli: "Mio padre e i miei fratelli con le loro greggi e
i loro armenti e con tutti i loro averi sono venuti dalla terra di Canaan; eccoli nella terra di Gosen".
2Intanto prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al faraone. 3Il faraone
domandò loro: "Qual è il vostro mestiere?". Essi risposero al faraone: "Pastori di greggi sono i tuoi
servi, lo siamo noi e lo furono i nostri padri". 4E dissero al faraone: "Siamo venuti per soggiornare
come forestieri nella regione, perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave
la carestia nella terra di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi si stabiliscano nella terra di Gosen!".
5Allora il faraone disse a Giuseppe: "Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. 6Ebbene,
la terra d'Egitto è a tua disposizione: fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella regione migliore.
Risiedano pure nella terra di Gosen. Se tu sai che vi sono tra loro uomini capaci, costituiscili sopra
i miei averi in qualità di sorveglianti sul bestiame". 7Quindi Giuseppe introdusse Giacobbe, suo
padre, e lo presentò al faraone, e Giacobbe benedisse il faraone. 8Il faraone domandò a
Giacobbe: "Quanti anni hai?". 9Giacobbe rispose al faraone: "Centotrenta di vita errabonda, pochi
e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al
tempo della loro vita errabonda". 10E Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone.
11Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nella terra d'Egitto,
nella regione migliore, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. 12Giuseppe
provvide al sostentamento del padre, dei fratelli e di tutta la famiglia di suo padre, secondo il
numero dei bambini.
13Ora non c'era pane in tutta la terra, perché la carestia era molto grave: la terra d'Egitto e la terra
di Canaan languivano per la carestia. 14Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nella terra
d'Egitto e nella terra di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò
questo denaro alla casa del faraone.
15Quando fu esaurito il denaro della terra d'Egitto e della terra di Canaan, tutti gli Egiziani vennero
da Giuseppe a dire: "Dacci del pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più
denaro". 16Rispose Giuseppe: "Se non c'è più denaro, cedetemi il vostro bestiame e io vi darò
pane in cambio del vostro bestiame". 17Condussero così a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe
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diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li
nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame.
18Passato quell'anno, vennero da lui l'anno successivo e gli dissero: "Non nascondiamo al mio
signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non
rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. 19Perché
dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di
pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che
possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!". 20Allora Giuseppe acquistò per il
faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto
infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. 21Quanto al popolo, egli
lo trasferì nelle città da un capo all'altro dell'Egitto. 22Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non
acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano
dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno.
23Poi Giuseppe disse al popolo: "Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro
terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. 24Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un
quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e
di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini". 25Gli risposero: "Ci hai salvato la
vita! Ci sia solo concesso di trovare grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!".
26Così Giuseppe fece di questo una legge in vigore fino ad oggi sui terreni d'Egitto, secondo la
quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero proprietà del faraone.
27Gli Israeliti intanto si stabilirono nella terra d'Egitto, nella regione di Gosen, ebbero proprietà e
furono fecondi e divennero molto numerosi.
IDEE DI FONDO
๏ Giuseppe dona un futuro migliore e stabile alla sua famiglia preparando i fratelli all’incontro
con il faraone che gli darà la possibilità di vivere decorosamente e non più come nomadi.
๏ Alla fine di un percorso complicato e tortuoso Giuseppe ed il padre si incontrano. Giuseppe,
nonostante la sua posizione sociale non perde di vista la relazione col padre e continua a
sentirsi figlio.
๏ Giacobbe benedicendo il faraone lo rende partecipe della promessa fatta ad Abramo e gli
riconosce una parte nella storia della salvezza.
๏ Giuseppe è figura del Messia in quanto allarga la promessa fatta ad Israele, ad Abramo e a
Giacobbe a tutto l’impero del faraone, che sottomettendosi a lui viene, secondo la mentalità
del tempo, salvato.
๏ Giuseppe non ha uno sguardo limitato solo sui bisogni presenti della sua famiglia e del
popolo egiziano, ma ha una visione a lungo termine sulle persone.
๏ Giuseppe non si lascia bloccare dalle avversità e dalla carestia che incalza, pensa al futuro
del suo popolo e si comporta da abile amministratore pubblico.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
I bimbi imparano a sentirsi amati da Dio come dei figli da un padre buono.
2.
I bambini si accorgono di come un legame riconciliato abbia ripercussioni positive anche al di
fuori del legame stesso.
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3.
4.
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Giuseppe, nell'accogliere il progetto di Dio si è messo al servizio degli altri: i bambini alla fine
del campo fanno sintesi di come i loro sogni siano cresciuti con la storia di Giuseppe,
rilanciandoli in un cammino che coinvolge anche gli altri quando torneranno a casa.
Tornando a casa, come la famiglia di Giuseppe si è stabilita in Egitto, i bambini imparano a
dare consistenza alle cose che hanno imparato e vissuto prendendosi qualche impegno.
DOMANDE 6-8
1.
Che immagine utilizzereste per descrivere il vostro rapporto con il Signore? Un capo, un
giudice, un maestro, un insegnante…
2.
Nel vostro rapporto con il Signore, vedete Dio come distante oppure lo sentite vicino come
un padre?
3.
Quali sono le conseguenze della riconciliazione fra Giuseppe ed i suoi fratelli? È qualcosa
limitato e di privato?
4.
Dopo aver conosciuto Giuseppe e la sua vicenda, credi di avere qualche motivazione e
strumento in più per creare dei legami di pace coi tuoi amici?
5.
La famiglia di Giuseppe si è stabilità in Egitto, ha piantato le radici. Tu tornando a casa dal
campo, quali atteggiamenti scoperti qui vorresti consolidare, rafforzare, fare tuoi?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I ragazzi sperimentano la relazione di figli nei sacramenti e nella messa: nel prepararsi alla
prima Comunione, comprendono che l'Eucarestia è il momento di vero incontro con il Padre.
2.
Giuseppe, nell'accogliere il progetto di Dio si è messo al servizio degli altri: i bambini alla fine
del campo fanno sintesi di come i loro sogni siano cresciuti con la storia di Giuseppe,
rilanciandoli in un cammino che coinvolge anche gli altri quando torneranno a casa.
3.
Essere propositivi ed intraprendenti perché da individui singoli ed isolati si possa diventare
un gruppo stabile.
4.
Giuseppe non chiede ai propri familiari di camuffarsi e di rinunciare alla propria identità di
pastori, così i bambini imparano a non vergognarsi di quello che sono e non si mettono ad
indossare maschere pur di essere accolti.
DOMANDE 9-11
1.
Cosa ti ha colpito di più della storia di Giuseppe? Quali passaggi, parole, atteggiamenti? Sei
riuscito ad individuare qualcosa di te che vorresti cambiare dopo questo campo? Credi di
poter vivere in maniera diversa i litigi ed il perdono con i tuoi amici/genitori?
2.
Ti capita di vergognarti un po’ di quello che sei? Di quello che sono i tuoi amici o la tua
famiglia? Perché Giuseppe chiede ai propri familiari di non cambiare identità per
assecondare il contesto in cui si trovano?
3.
Pur dopo tanti anni ed in una posizione di spicco sociale, Giuseppe non dimentica di essere
figlio. Che immagine utilizzereste per descrivere il vostro rapporto con il Signore? Un capo,
un giudice, un maestro, un insegnante, padre…
4.
Quali occasioni avete per sperimentare la vicinanza di Dio come padre? La partecipazione
settimanale all’eucarestia può essere un momento speciale per coltivare questa vicinanza?
5.
Ti è mai capitato che due tuoi amici litigassero e questo spaccasse in due il gruppo? Sei
stato costretto a scegliere da che parte stare? Credi che il perdono sia qualcosa di personale
o privato o coinvolga anche persone e relazioni al di fuori di chi ha litigato?
6.
Stai mettendo al servizio degli altri i talenti che il Signore ti ha donato, come ha fatto
Giuseppe? Oppure le capacità che hai le usi per metterti in mostra, per sentirti più bravo
degli altri?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
Per Giacobbe è così importante l'incontro con Giuseppe che afferma di poter anche morire: i
ragazzi comprendono che il Signore li ama nonostante le loro storie complicate ed è sempre
pronto ad accoglierli come padre.
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2.
3.
4.
5.
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I ragazzi sperimentano la relazione di figli nei sacramenti e nella messa: la Confermazione è
il momento per confermare e scegliere con consapevolezza la nostra figliolanza al Padre.
Giuseppe, nell'accogliere il progetto di Dio si è messo al servizio degli altri: i bambini alla fine
del campo fanno sintesi di come i loro sogni siano cresciuti con la storia di Giuseppe,
rilanciandoli in un cammino che coinvolge anche gli altri quando torneranno a casa.
Essere propositivi ed intraprendenti perché da individui singoli ed isolati si possa diventare
un gruppo stabile.
Giuseppe non chiede ai propri familiari di camuffarsi e di rinunciare alla propria identità di
pastori, così i bambini imparano a non vergognarsi di quello che sono e non si mettono ad
indossare maschere pur di essere accolti.
DOMANDE 12-14
1.
Cosa ti ha colpito di più della storia di Giuseppe? Quali passaggi, parole, atteggiamenti? Sei
riuscito ad individuare qualcosa di te che vorresti cambiare dopo questo campo? Credi di
poter vivere in maniera diversa i litigi ed il perdono con i tuoi amici/genitori?
2.
Ti capita di vergognarti un po’ di quello che sei? Di quello che sono i tuoi amici o la tua
famiglia? Perché Giuseppe chiede ai propri familiari di non cambiare identità per
assecondare il contesto in cui si trovano?
3.
Secondo te il Signore ci chiede di cambiare la nostra identità? Essere cristiani significa
essere fatti a stampino, o è richiesto di rimanere fedeli alla nostra personalità? Cosa ci
suggerisce l’immagine di un Dio Padre?
4.
Vi sentite sempre amati da Dio, oppure ci sono volte in cui vi sentite lontani da Lui? Cosa
porta a questo allontanamento?
5.
Sentite talvolta il desiderio di riconfermare il rapporto di figliolanza che si è instaurato dal
battesimo e che però ha bisogno di essere ripreso? In che modo il sacramento della
Confermazione può rinnovare questo rapporto speciale tra noi ed il Padre?
6.
Stai mettendo al servizio degli altri i talenti che il Signore ti ha donato, come ha fatto
Giuseppe? Tornando a casa da questo campo, credi di poter mettere in gioco alcuni “talenti”
in più nelle tue amicizie, e nei momenti difficili dei tuoi rapporti? Come credi di poterti
concretamente impegnare?
7.
Come la famiglia di Giuseppe passa da nomade a fermarsi in Egitto, credi che quello che hai
vissuto in questi giorni possa trasformarsi in qualcosa di stabile, a partire dal tuo gruppo
ACR? Quali atteggiamenti sogni che il tuo gruppo possa coltivare?
8.
Tramite la benedizione di Giacobbe, la promessa di Abramo si estende anche al faraone e
con lui a tutto l’Egitto. A te piace fare differenze? Credi che nella tua classe ci sia qualcuno di
un po’ meno accolto di altri? Sei uno di quelli che isola o che cerca di includere tutti?
ATTIVITÀ
•
(6/8) Attività per riflettere sulla figura del padre. Ai ragazzi si consegna la figura di un padre.
Dopo averlo colorato possono scegliere tra una serie di oggetti (lente di ingrandimento,
portafoglio, occhiali, coperta, casa,…) quelli che secondo loro possono descrivere le
caratteristiche di un padre buono.
•
(9/11) I ragazzi disegnano su un cartellone, raffigurante un padre, degli oggetti che secondo
loro possono caratterizzare un padre buono discutendone insieme.
•
(12/14) Su un cartellone raffigurante un padre i ragazzi devono attaccare dei fogli che
descrivono tramite titolo, descrizione e disegno, più tipologie di figlio (ribelle, doppiogiochista,
responsabile, indipendente,…). Riflettono poi sul fatto che il padre ricerca sempre una
relazione con tutti i suoi figli.
•
(12/14) Progetto sul gruppo ACR. O tramite le pecore dentro un recinto che raffigurano il
passaggio da nomade a stabile, o con una cartina geografica che rappresentano lo
stabilizzarsi in un territorio, ai ragazzi viene chiesto di scrivere quali atteggiamenti che hanno
scoperto al campo vogliono portare a casa e provare a vivere nel loro gruppo ACR, per farlo
diventare un luogo sempre più bello.
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BRANO 9: Gen 47,28-49,2.49,28-50,14
SUO FRATELLO MINORE SARÀ PIÙ GRANDE DI LUI
Obiettivo: la benedizione accolta da chi ha saputo riconoscersi figlio e fratello, permette di
camminare nel futuro certi della vicinanza di Dio.
47,28Giacobbe visse nella terra d'Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono
centoquarantasette. 29Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe
e gli disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me
bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! 30Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami
via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro". Rispose: "Farò come hai detto". 31Riprese:
"Giuramelo!". E glielo giurò. Allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.
48,1Dopo queste cose, fu riferito a Giuseppe: "Ecco, tuo padre è malato!". Allora egli prese con sé
i due figli Manasse ed Èfraim. 2Fu riferita la cosa a Giacobbe: "Ecco, tuo figlio Giuseppe è venuto
da te". Allora Israele raccolse le forze e si mise a sedere sul letto. 3Giacobbe disse a Giuseppe:
"Dio l'Onnipotente mi apparve a Luz, nella terra di Canaan, e mi benedisse 4dicendomi: "Ecco, io ti
rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò diventare un insieme di popoli e darò questa terra alla tua
discendenza dopo di te, in possesso perenne". 5Ora i due figli che ti sono nati nella terra d'Egitto
prima del mio arrivo presso di te in Egitto, li considero miei: Èfraim e Manasse saranno miei, come
Ruben e Simeone. 6Invece i figli che tu avrai generato dopo di essi apparterranno a te: saranno
chiamati con il nome dei loro fratelli nella loro eredità. 7Quanto a me, mentre giungevo da Paddan,
tua madre Rachele mi morì nella terra di Canaan durante il viaggio, quando mancava un tratto di
cammino per arrivare a Èfrata, e l'ho sepolta là lungo la strada di Èfrata, cioè Betlemme".
8Israele vide i figli di Giuseppe e disse: "Chi sono questi?". 9Giuseppe disse al padre: "Sono i figli
che Dio mi ha dato qui". Riprese: "Portameli, perché io li benedica!". 10Gli occhi d'Israele erano
offuscati dalla vecchiaia: non poteva più distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li
abbracciò. 11Israele disse a Giuseppe: "Io non pensavo più di vedere il tuo volto; ma ecco, Dio mi
ha concesso di vedere anche la tua prole!". 12Allora Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si
prostrò con la faccia a terra. 13Li prese tutti e due, Èfraim con la sua destra, alla sinistra d'Israele,
e Manasse con la sua sinistra, alla destra d'Israele, e li avvicinò a lui. 14Ma Israele stese la mano
destra e la pose sul capo di Èfraim, che pure era il più giovane, e la sua sinistra sul capo di
Manasse, incrociando le braccia, benché Manasse fosse il primogenito. 15E così benedisse
Giuseppe:
"Il Dio, alla cui presenza hanno camminato
i miei padri, Abramo e Isacco,
il Dio che è stato il mio pastore
da quando esisto fino ad oggi,
16l'angelo che mi ha liberato da ogni male,
benedica questi ragazzi!
Sia ricordato in essi il mio nome
e il nome dei miei padri, Abramo e Isacco,
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e si moltiplichino in gran numero
in mezzo alla terra!".
17Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Èfraim e ciò gli spiacque. Prese
dunque la mano del padre per toglierla dal capo di Èfraim e porla sul capo di Manasse. 18Disse al
padre: "Non così, padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo!". 19Ma il padre
rifiutò e disse: "Lo so, figlio mio, lo so: anch'egli diventerà un popolo, anch'egli sarà grande, ma il
suo fratello minore sarà più grande di lui, e la sua discendenza diventerà una moltitudine di
nazioni". 20E li benedisse in quel giorno:
"Di te si servirà Israele per benedire, dicendo:
"Dio ti renda come Èfraim e come Manasse!"".
Così pose Èfraim prima di Manasse.
21Quindi Israele disse a Giuseppe: "Ecco, io sto per morire, ma Dio sarà con voi e vi farà tornare
alla terra dei vostri padri. 22Quanto a me, io do a te, in più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte,
che io ho conquistato dalle mani degli Amorrei, con la spada e l’arco".
49,1 Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: "Radunatevi, perché io vi annunci quello che vi accadrà nei tempi futuri.
2Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!
[…]
28Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele. Questo è ciò che disse loro il padre nell'atto di
benedirli; egli benedisse ciascuno con una benedizione particolare.
29Poi diede loro quest'ordine: "Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei
padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Ittita, 30nella caverna che si trova nel campo di
Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di
Efron l'Ittita come proprietà sepolcrale. 31Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là
seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. 32La proprietà del campo e della
caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti".
33Quando Giacobbe ebbe finito di dare quest'ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu
riunito ai suoi antenati.
50,1Allora Giuseppe si gettò sul volto di suo padre, pianse su di lui e lo baciò. 2Quindi Giuseppe
ordinò ai medici al suo servizio di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele 3e vi
impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l'imbalsamazione. Gli Egiziani lo
piansero settanta giorni.
4Passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: "Se ho trovato grazia ai vostri
occhi, vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole. 5Mio padre mi ha fatto fare un
giuramento, dicendomi: "Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono
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scavato nella terra di Canaan". Ora, possa io andare a seppellire mio padre e poi tornare". 6Il
faraone rispose: "Và e seppellisci tuo padre, come egli ti ha fatto giurare".
7Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani
della sua casa, tutti gli anziani della terra d'Egitto, 8tutta la casa di Giuseppe, i suoi fratelli e la
casa di suo padre. Lasciarono nella regione di Gosen soltanto i loro bambini, le loro greggi e i loro
armenti. 9Andarono con lui anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana
imponente. 10Quando arrivarono all'aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un lamento
molto grande e solenne, e Giuseppe celebrò per suo padre un lutto di sette giorni. 11I Cananei che
abitavano la terra videro il lutto all'aia di Atad e dissero: "È un lutto grave questo per gli Egiziani".
Per questo la si chiamò Abel-Misràim; essa si trova al di là del Giordano.
12I figli di Giacobbe fecero per lui così come aveva loro comandato. 13I suoi figli lo portarono nella
terra di Canaan e lo seppellirono nella caverna del campo di Macpela, quel campo che Abramo
aveva acquistato, come proprietà sepolcrale, da Efron l'Ittita, e che si trova di fronte a Mamre.
14Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i suoi fratelli e con quanti
erano andati con lui a seppellire suo padre.
IDEE DI FONDO
๏ Dopo essersi ricongiunti come padre e figlio, Giacobbe impone la benedizione ai figli di
Giuseppe. La benedizione proietta nel futuro cioè riguarda la prosecuzione della stirpe
attraverso gli eredi accompagnati dalla custodia fedele di Dio.
๏ Dio ama tutti quanti ma ognuno in modo unico. Così anche Giacobbe nell’atto della
benedizione benedice i suoi figli in modo diverso, riconoscendo ad ognuno determinate
caratteristiche ed un determinato progetto.
๏ Efraim, figlio minore, riceve la primogenitura come già era accaduto per Giuseppe e i suoi
fratelli e per Giacobbe ed Esaù... La storia della salvezza procede in modo originale
stravolgendo le categorie umane.
ATTEGGIAMENTI 6-8
1.
Anche i piccoli possono avere un ruolo di rilievo nella storia della salvezza.
2.
I bambini riconoscono che l’amore di Dio è autentico e per tutti, ma ognuno viene amato in
modo diverso a seconda delle sue caratteristiche.
3.
Vedendo come affrontano la morte i patriarchi, i bambini si interrogano sulla natura della
morte stessa, non come qualcosa di drammatico ma come occasione di benedizione.
4.
I bambini riconoscono di avere dei “fratelli dispersi” da recuperare e di dover impegnarsi per
farlo.
DOMANDE 6-8
1.
Come ti spieghi che Dio scelga sempre i più piccoli per le cose importanti?
2.
In che senso tornando a casa ti serve una benedizione? In quali ambiti e per quali situazioni?
3.
Non ti meravigli che la morte sia vissuta da Giacobbe con grande serenità e non in modo
drammatico?
4.
Le benedizioni sono un po’ come delle preghiere. Credi che tornando a casa continuerai a
benedire i tuoi amici, pregando per loro?
ATTEGGIAMENTI 9-11
1.
I ragazzi si riconoscono amati da Dio in un modo unico e personale. Così come Giacobbe ha
benedetto ogni suo figlio con una benedizione diversa, anche per ognuno di loro è presente
un progetto diverso.
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2.
3.
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I ragazzi imparano a vivere la preghiera come occasione di benedizione, portando davanti al
Signore le preoccupazioni per i loro amici ed affidandoli alla sua custodia e fedeltà.
Vedendo come affrontano la morte i patriarchi, i bambini si interrogano sulla natura della
morte stessa, non come qualcosa di drammatico ma come occasione di benedizione.
DOMANDE 9-11
1.
Il cammino per diventare cristiani, inizia con il battesimo e continua per tutta la vita.
Giuseppe, in questo cammino, ha affrontato mille difficoltà e si è sempre affidato a Dio. Alla
fine del campo credi di aver acquisito un po’ più fiducia in Dio? Ti fidi di lui, gli affideresti il tuo
futuro? Credi che Dio abbia in mente un progetto grande per te?
2.
La benedizione è quella preghiera che ci permette di chiedere al Signore di farsi vicino ai
nostri amici e alle persone a cui vogliamo bene. Riesci mai a ricavare dei momenti in cui
pregare per gli altri?
3.
In che senso tornando a casa ti serve una benedizione? In quali ambiti e per quali situazioni?
4.
Non ti meravigli che la morte sia vissuta da Giacobbe con grande serenità e non in modo
drammatico?
5.
Alla fine del campo ci viene fatto vedere ancora una volta l’amore di predilezione che
caratterizza la storia di Giuseppe e di Giacobbe. Dopo questo campo, per cosa credi che il
Signore ti ami in maniera prediletta?
ATTEGGIAMENTI 12-14
1.
I ragazzi sono consapevoli delle difficoltà che comporta un cammino di fede autentico, ma
anche delle ricchezze.
2.
I ragazzi riconoscono che solamente tramite la riconciliazione ed il perdono è possibile
costruire rapporti autentici in grado di accompagnarci e guidarci per tutta la vita. Tutta questa
scena finale non ci sarebbe stata senza la riconciliazione fra Giuseppe ed i fratelli.
3.
I ragazzi riconoscono le potenzialità che il padre ha manifestato benedicendoli e vanno a
casa con la consapevolezza di poter a loro volta benedire gli altri.
DOMANDE 12-14
1.
Il campo finisce con una scena di grande comunione, che non sarebbe stata possibile senza
la riconciliazione di Giuseppe coi fratelli. Secondo te perché è importante costruire rapporti
stabili e duraturi con gli altri? Riesci a focalizzare un paio di persone a casa con le quali
vorresti migliorare il tuo rapporto anche alla luce di questo campo?
2.
Il cammino per diventare cristiani, inizia con il battesimo e continua per tutta la vita.
Giuseppe, in questo cammino, ha affrontato mille difficoltà e si è sempre affidato a Dio. Alla
fine del campo credi di aver acquisito un po’ più fiducia in Dio? Ti fidi di lui, gli affideresti il tuo
futuro? Credi che Dio abbia in mente un progetto grande per te?
3.
Cosa significa secondo te benedire? È qualcosa che possono fare solo i grandi dell’antico
testamento o anche tu? Secondo te è possibile benedire un tuo amico se tu per primo non
sei disposto ad affidare il tuo futuro nelle mani di Dio?
4.
In che senso anche a te, tornando a casa, credi possa servire una benedizione? In quali
ambiti e per quali situazioni?
5.
Non ti meravigli che la morte sia vissuta da Giacobbe con grande serenità e non in modo
drammatico?
6.
Alla luce delle avventure di Giuseppe, pensi che ci sia un progetto unico e personale anche
per te? Cambia qualcosa nel progetto che tu stesso ti eri immaginato? Preferisci seguire il
tuo o pensi che Dio sia in grado di sconvolgere anche le tue idee per farti vivere qualcosa di
più grande?
ATTIVITÀ
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(6/8, 9/11, 12/14) Si preparano delle cartoline di cartoncino che i bambini dovranno decorare
e intestare. Dovranno poi spedirle/consegnarle a mano a persone care (Giacobbe ha
benedetto tutti i suoi figli). Ne prepareranno poi qualcuna da indirizzare a persone con le
quali devono riconciliarsi.
(9/11, 12/14) I ragazzi preparano un invito da consegnare ai loro compagni di gruppo ACR
(che non sono al campo). Questo invito sarà utile per chiamarli a messa/al prossimo
incontro.
(12/14) I ragazzi devono inventarsi un hashtag del campo e condividere su tutti i loro Social
Network la foto del loro gruppo.
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