ESTENSIONE DEGLI ARCHI La scrittura per archi è stata da sempre la base di quella orchestrale. E’ importante comprendere i limiti e le possibilità di questa famiglia di strumenti. nel grafico sono riportate le estensioni professionali standard per ogni strumento ma dobbiamo considerare che questi limiti sono molto labili in altezza. Ad esempio, un violinista professionista può superare il limite del si6 acuto ma le posizioni diventano sempre più piccole e non vi è chiarezza nell’intonazione. Il limite inoltre, sia per il violino che per la viola, viene superato facilmente con l’utilizzo degli armonici. Il violino può arrivare al sol7, il sol più acuto della tastiera del pianoforte. Nel violino e nella viola non sono stati riportati i limiti raggiungibili con gli armonici perchè ciò farà parte di un successivo articolo. Sono stati invece inseriti gli armonici nel violoncello e nel contrabbasso poichè le note così acute per questi strumenti bassi sono raggiungibili esclusivamente con la suddetta tecnica. I limiti di estensione degli archi ci fanno comprendere che questa famiglia, da sola, può ricoprire una tale vastità di estensione (in considerazione anche della possibilità di avere un do basso come quinta corda del contrabbasso) da eguagliare quasi l’intera tastiera di un pianoforte. Tutti gli strumenti musicali possono essere divisi in tre registri, basso, medio e acuto. Ciò avviene anche per gli archi, aspetto che verrà successivamente trattato, ma questa famiglia ha un’altra particolarità oltre al cambio di registro che rende differente il suono, le corde, che sono di spessore diverso e acusticamente vengono percepite in modo diverso dall’ascoltatore. Questo aspetto dovrà essere tenuto presente dal compositore professionista e non solo per la scrittura degli archi. Ogni strumento suona “meglio” nel registro e nell’estensione sua propria. Ad esempio, abbiamo visto dall’immagine delle estensioni che il violoncello può arrivare a registri tipici del violino e della viola ma il suo suono, a quelle altezze, sarà più sforzato e brillante. Le stesse note, suonate da un violino, avranno un suono più morbido, addirittura più scuro alla percezione dell’orecchio. Prendiamo in esame ora il sol sotto il do centrale, la nota più bassa del violino che viene suonata con la corda vuota (senza pressione di un dito della mano sinistra). La sonorità che verrà percepita sarà piuttosto scura perchè si tratta di una corda spessa, la più spessa del violino che ha la struttura e la costruzione di uno strumento acuto. Questa nota, suonata dal violino, verrà percepita dall’orecchio quasi come se fosse suonata un’otava sotto. La stessa nota, suonata dal violoncello, avrà una sonorità chiara, brillante poichè si trova nel miglior registro di questo strumento. E’ importante riflettere su queste considerazioni prima di approcciarsi alla scrittura per archi. Le estensioni vanno usate con moderazione e con “furbizia” per evitare in prova di ascoltare qualcosa di diverso rispetto a ciò che avevamo pensato. Lo spaziare tipico di ogni strumento e delle voci per diversi registri, aspetto che rende cantabile la parte musicale, non deve prescindere dal fatto che esistono delle zone tipiche e di miglior suono. Una scrittura che abbia come costante i violoncelli nel loro registro acutissimo e i violini che utilizzano solo la corda di sol, la più bassa, renderà la nostra partitura molto problematica, per usare un eufemismo. A meno che…. non si voglia veramente questo effetto, ad esempio in una partitura contemporanea si cercano delle sonorità particolari e fuori dalla norma. L’interessante è essere pienamemnte consapevoli di ciò che stiamo scrivendo per gli strumenti d’orchestra evitando così sorprese nel primo ascolto in prova. Una raccomandazione importante è quella di non fidarsi di suoni campionati che riproducono la nostra partitura, ne esistono di vario tipo anche molto belli ma non avranno mai il suono (con i pregi ed i difetti) dello strumento reale. Inoltre è opportuno parlare sempre con gli esecutori. Qualsiasi violinista sarà sempre più esperto di noi. Magari non in armonia, in analisi, in forma, storia ed estetica della musica. Ma sicuramente nell’emissione del suono del suo strumento.