Niccolò Paganini Paganini (Niccolò o Nicolò), violinista e compositore italiano (Genova 1782 - Nizza 1840). Apprese dal padre, sul mandolino, le prime nozioni di musica, iniziando a dieci anni, con maestri di scarso valore, lo studio del violino. Dopo un soggiorno a Parma (1795-1797), dove si era applicato allo studio del contrappunto e aveva composto 24 fughe, intraprese (1797), accompagnato dal padre, il suo primo giro di concerti nelle principali città lombarde. Si mise ben presto in luce e resosi indipendente dall'autorità paterna si diede a una vita sfrenata, contraendo debiti al gioco, e impoverendosi al punto da impegnare il suo violino. Giunto a Livorno privo dello strumento, ebbe in prestito da un mercante francese un Guarneri che il proprietario non volle gli venisse restituito dopo il concerto. Si ritirò poi temporaneamente dal concertismo per convivere in Toscana (18011804) con una signora dell'aristocrazia, dall'identità rimasta sconosciuta, e si dedicò allo studio della chitarra nella quale eccelse come nel violino e per la quale scrisse alcune composizioni solistiche e d'insieme. L'anno seguente riprese a viaggiare; a Lucca la principessa Elisa Baciocchi, con la quale aveva allacciato una relazione, lo nominò primo violino e direttore dell'orchestra di corte; ma lasciato l'incarico nel 1808 si dedicò interamente al concertismo. Si recò a Firenze, a Milano (dove sostenne una sfida con il celebre violinista francese Lafont) e in molte altre città italiane. Nel 1815 aveva conosciuto la cantante Antonia Bianchi, con la quale ebbe una relazione durata fino al 1828; dalla Bianchi gli nacque il figlio Achille, che riconobbe legalmente nel 1840. Il fascino della sua personalità e la prodigiosa abilità gli valsero ovunque successi strepitosi, destando un vero e proprio fanatismo attorno alla sua persona e creandogli ben presto una fama leggendaria. Estese poi la sua attività concertistica anche all'estero. Nel 1828 suonò per la prima volta a Vienna con enorme successo, ottenendo dall'imperatore il titolo di “virtuoso di corte”; fu in varie città dell'Austria, della Boemia, della Sassonia e della Baviera; a Parigi nel 1831, a Londra l'anno successivo, quindi in Scozia, in Irlanda, infine ancora a Parigi. Rientrato in Italia nel 1834, ammalato di tisi, tenne ancora qualche concerto, ritirandosi quindi nei pressi di Parma per curare la pubblicazione delle sue opere. Già in gravi condizioni di salute si recò a Marsiglia, poi a Genova e infine a Nizza, dove morì. Dotato di una tecnica personalissima, rimasta insuperata e forse neppure uguagliata (grazie anche all'estrema estensibilità e pieghevolezza delle sue lunghissime e affusolate dita), abilissimo nel suonare sulla sola quarta corda, Paganini seppe destare contemporaneamente le più stravaganti manifestazioni di ammirazione e le più ingiuste calunnie. Creatore della moderna scuola violinistica, introdusse innovazioni tecniche di grande rilievo ma si distinse anche per la sua originalità di compositore, benché sotto questo aspetto la sua arte sia rimasta per molto tempo offuscata dalla fama di virtuoso. Tra le composizioni più significative della sua produzione per violino solo sono i fondamentali 24 Capricci (1818-1820) che furono oggetto di trascrizioni da parte di diversi musicisti (Schumann, Liszt, Brahms, Rachmaninov) e numerose serie di variazioni su temi di altri compositori; per violino e orchestra sono cinque concerti (tra cui quello intitolato La campanella, postumo, 1851), tre dei quali rimasti manoscritti e numerose variazioni su temi tratti da opere di Rossini, di cui Paganini fu grande amico (tra cui la preghiera del Mosè, sulla quarta corda); Le streghe (dal balletto di Süssmayr), due moti perpetui (1822 e, postumo, 1851) e molte altre composizioni; nell'ambito della musica da camera: dodici sonate per violino e chitarra, sei quartetti, la sonata Napoléon sulla quarta corda, per violino e pianoforte; trii; ecc.