SOPRAVVENIENZA E
CAUSAZIONE MENTALE
Implicazioni e risvolti
Martina Accorroni
FILOSOFIA DELLA MENTE
E CAUSAZIONE MENTALE
 La questione del rapporto mente-corpo viene affrontata dalla
filosofia della mente in termini di causazione mentale, nonostante
l’immagine scientifica del mondo e la priorità attribuita, nei termini
della causazione, al mondo fisico.
 La filosofia della mente è incline a credere che molti dei nostri
comportamenti abbiano cause mentali e che gli stati mentali
causino l’azione fisica.
 In che modo?
 Anche se la questione rimane aperta, l’istanza della
sopravvenienza inaugura una prospettiva interessante con cui è
necessario fare i conti.
IL TERMINE SOPRAVVENIENZA
 In filosofia della mente è un termine estremamente tecnico.
La definizione data dalla SEP: « A sopravviene a B se e solo se una
differenza nelle proprietà A richiede una differenza anche nelle
proprietà B, oppure, se e solo se la somiglianza tra le proprietà in B
garantisce e implica la somiglianza delle proprietà in A. C’è dunque
un rapporto di causazione evidente ».
 Nel linguaggio quotidiano ci riferiamo a tutt’altro: qualcosa che è
accaduto in aggiunta, quindi qualcosa di estraneo al contesto e
del tutto inatteso.
EXCURSUS SUL TERMINE
 L’origine dell’uso filosofico del termine sopravvenienza non è chiara
 George Edward Moore, filosofo analitico (1922)
 Emergentismo inglese: Lloyd Morgan (1923)
 Per l’impiego prettamente filosofico del termine: Richard Mervyn
Hare (1952), in ambito morale. La sopravvenienza caratterizza il
rapporto tra proprietà morali e proprietà naturali.
EXCURSUS SUL TERMINE
HARE E LA FILOSOFIA MORALE
 Nella metaetica di Hare la sopravvenienza è uno dei passaggi
argomentativi che conducono all’universalizzazione. La
sopravvenienza è un vincolo all’applicazione coerente di predicati,
che consente di rendere conto della regola di applicazione di tali
predicati: è per questo che essa assicura, contemporaneamente,
l’universalità, la stabilità e la regolarità d’uso del linguaggio.
 Es. del condottiero greco. Si universalizza il significato di «coraggioso»
estendendolo a tutti i casi simili.
 Hare arriva alla sopravvenienza partendo dall’idea che il linguaggio
morale condivida con il linguaggio non morale la presenza di un
significato descrittivo. Solo che nel caso dei giudizi morali le regole
universali che determinano questo significato descrittivo non sono
semplici regole di significato, ma veri e propri principi morali.
 La sopravvenienza, in altri termini, permette di trasportare l’universalità
dai giudizi descrittivi a quelli morali.
EXCURSUS SUL TERMINE
Donald DAVIDSON
 Davidson è tuttavia colui che ha introdotto in maniera definitiva questo
termine all’interno della filosofia contemporanea.
 Nel saggio intitolato Mental Events (1970) scrive: « Le caratteristiche mentali
sono in un certo senso dipendenti, o sopravvenienti, dalle caratteristiche
fisiche. Tale sopravvenienza potrebbe essere interpretata nel senso che
non ci possono essere due eventi simili in tutti gli aspetti fisici che però
differiscono per qualche aspetto mentale, oppure un oggetto non può
alterare in qualche aspetto mentale senza alterare in qualche aspetto
fisico».
 Incremento alla sua tesi del monismo anomalo.
PERCHE’ PARLARE DI SOPRAVVENIENZA
DEL MENTALE SUL FISICO?
 Argomenti come «sopravvenienza» e «realizzabilità multipla», insieme ad
approcci come il funzionalismo e il monismo anomalo, rappresentano
tentativi di opposizione al fisicalismo, al riduzionismo e dunque alla teoria
dell’identità psico-fisica (type-identity).
 Fisicalismo: forma di materialismo, in antitesi al dualismo cartesiano, per il
quale la mente è un prodotto del cervello, per cui gli stati mentali si
riducono ali stati cerebrali: per ogni stato mentale esiste un preciso
correlato neurologico. C’è identità di tipo, nel senso che l’identità in
questione è tra tutti gli stati mentali di un certo tipo e tutti gli stati cerebrali
di un altro tipo. Proprietà mentale=proprietà fisica
RIDUZIONISMO
 Sorse l’esigenza di salvaguardare il mentale, perché si ritiene che uno stato
mentale di per sé, per esempio un’intenzione, può causare un’azione
fisica. Tutto questo evitando il dualismo cartesiano.
 Il problema è quello che trovare un posto per la mente in un mondo che è
fondamentalmente fisico.
FUNZIONALISMO
Hilary Putnam
 Uno stato mentale svolge una determinata funzione, ovvero ricopre un certo
ruolo all’interno dell’attività della mente. Dunque gli stati mentali sono stati
funzionali e individuati dal ruolo che ricoprono, prescindendo da come tale
ruolo è realizzato fisicamente. Es: cuore.
 Gli stati mentali hanno ruolo di causa? Non propriamente.
 Realizzabilità multipla: ogni proprietà mentale può essere realizzata da una
molteplicità di proprietà cerebrali, ovvero in modi diversi.
 Teoria dell’identità di occorrenza: ogni evento mentale particolare è identico
ad un evento cerebrale particolare. Quindi l’identità di proprietà mentali non
implica identità di proprietà fisiche, perché non c’è appunto identità di tipo ma
di occorrenze. Ad esempio, ci possono essere due occorrenze diverse di una
determinata proprietà cerebrale ed entrambe sono possibili realizzatori di una
proprietà mentale.
FUNZIONALISMO
Hilary Putnam
Dunque se abbiamo due diversi stati mentali m1, m2 che sono occorrenze di
una stessa proprietà/tipo M, non possiamo trarre alcuna conclusione relativa
ai tipi/proprietà fisica sottostante P, ma possiamo prima dire qualcosa degli
stati fisici (p1, p2) che sono occorrenze di P. Infatti:
- lo stato cerebrale p1 occorre insieme (co-occorrente) con m1
- lo stato cerebrale p2 è co-occorrente con m2
- quindi ci sono due stati cerebrali diversi che sono occorrenze di P, ovvero di
proprietà cerebrali. Quindi P1 è diverso da P2 e sono diversi possibili realizzatori
di M.
 Questo postula che: l’identità di stato mentale non implica identità di stato
fisico, perché non c’è identità di tipo.
MONISMO ANOMALO
Donald Davidson
Approccio teso a
Negare che gli stati
mentali sono stati
distinti dagli stati fisici
(dualismo cartesiano)
Evitare il
riduzionismo e il
materialismo
(fisicalismo)
Presupposto: mentale e fisico sono semplicemente due livelli di descrizione.
Dire che un evento mentale è identico ad un evento fisico significa sostenere
che c’è un unico evento che possiede però due descrizioni diverse.
MONISMO ANOMALO
Donald Davidson
 Tra il mentale e il fisico, tuttavia, il livello di descrizione che, da un punto di
vista metafisico, possiede uno statuto privilegiato, è il livello fisico. Quindi se ci
possono essere eventi con proprietà unicamente fisiche, non possono esserci
eventi che abbiano solo proprietà mentali.
 Dunque gli stati mentali sono sì generati da stati fisici, ma esibiscono caratteri
di ANOMALIA che li pongono su un piano diverso da quello fisico.
 Natura olistica
e normativa
del mondo mentale.
Non ci sono identità regolari tra descrizioni mentali
e descrizioni fisiche, per questo non siamo in
grado di correlarle. Questo perché le proprietà
mentali sono incompatibili con le proprietà
fisiche. Dunque non si possono stabilire leggi
psico-fisiche immutabili.
MONISMO ANOMALO
Problemi
 OBIEZIONE: sembra che l’evento mentale sia causa non in quanto evento
mentale ma in quanto evento fisico
Esclusione causale: negazione del
funzionalismo come approccio
che attribuisce al mentale una
funzione causale
Epifenomenismo: negazione
dell’efficacia causale degli stati
mentali
 RISPOSTA: 1) si confondono le relazioni causali con le spiegazioni causali;
2) viene negato il presupposto dell’esclusione causale: l’efficacia
causale non si spiega facendo riferimento a proprietà, bensì a
singoli eventi
Identità di occorrenza
MONISMO ANOMALO
1^ Critica di Kim
L’identità tra eventi mentali e fisici, nella prospettiva di Davidson, è un fatto
inspiegabile, alla luce del carattere olistico del mondo mentale. C’è una cesura
non risanabile tra mentale e fisico come descrizioni per lo stesso evento osservato
da due prospettive diverse: da un lato c’è il mondo della fisica e delle sue leggi
causali, dall’altro il mondo della mente governato da principi diversi. Dunque, se
non ci sono leggi che regolano i due mondi, come è possibile sostenere il legame
tra di essi e il fatto stesso che il mentale abbia un ruolo causale?
Per Kim il monismo anomalo non ha praticamente quasi nulla da dire su come è
articolata la relazione tra mentale e fisico. È solo una tesi negativa che esclude
correlazioni nomologiche.
Kim la definisce una pseudosoluzione del problema mente-corpo: «Credo che le
nostre teorie mente-corpo debbano dirci di più, una storia positiva su come le
proprietà mentali e le proprietà fisiche sono in relazione e che augurabilmente ci
spieghino anche perché sono correlate in tal modo” (Kim, La mente e il mondo
fisico).
CONCETTO DI SOPRAVVENIENZA
Donald Davidson
 Davidson ha così cercato di andare oltre la mera negazione di leggi psicofisiche.
 Non possono esserci due eventi simili in ogni aspetto fisico che differiscano
per qualche aspetto mentale: un dato oggetto non può essere modificato
per qualche aspetto mentale, senza che sia modificato per qualche
aspetto fisico. Dunque identità di stato fisico implica identità di stato
mentale, ma non viceversa
Asimmetria
Preservata l’autonomia del
mentale
 Allora: se un organismo si trova in due instanti differenti (t1, t2) in due stati
cerebrali identici, anche i corrispettivi stati mentali saranno identici.
 Fissato un tipo di stato fisico, è univocamente determinato il tipo di stato
mentale corrispondente. Per cui una diversa proprietà mentale implica una
differenza nella proprietà fisica.
CONCETTO DI SOPRAVVENIENZA
Donald Davidson
 In sostanza questo dottrina ci dice qualcosa di positivo, nella misura in cui
stabilisce un’asimmetria nella dipendenza del mentale dal fisico. Non è una
dottrina che si limita ad escludere qualcosa, a dirci cosa il rapporto mentecorpo non può essere ma suggerisce un modo per il quale le proprietà mentali
sono collegate a quelle fisiche, ci dice perché sono correlate tra loro. Tuttavia
vie mantenuta comunque la tesi dell’irriducibilità del mentale (in senso
nomologico).
 E’ una nozione, andando oltre Davidson, che fonde insieme 3 diverse intuizioni
relative al rapporto tra mentale e fisico
Irriducibilità: il mentale conserva una
propria autonomia esplicativa, non è
riducibile in alcun modo. Assenza di
leggi psico-fisiche
Dipendenza: gli stati
sopravvenienti dipendono
ontologicamente dagli stati fisici
sottostanti
Covarianza: nucleo logico per il
quale non possono esserci due stati
identici sotto ogni aspetto fisico ma
diversi per qualche aspetto
mentale
 Non c’è alcuna connessione necessaria tra funzionalismo e teoria della
sopravvenienza, ma solo un legame storico-fattuale.
ISTANZE POLEMICHE DI J. KIM
La mente e il mondo fisico: Mind in a Physical World (1996)
LA TEORIA DELLA SOPRAVVENIENZA E’ SUFFICIENTE PER RISOLVERE IL PROBLEMA
RELATIVO ALLA CAUSAZIONE MENTALE?
 Ora secondo Kim, il funzionalismo si è poggiato su questa teoria per evitare
l’imbarazzo metafisico relativo alla giustificazione della relazione mente-corpo. I
funzionalisti per Kim non sono affatto interessati a problemi metafisici. Per loro le
proprietà mentali sono realizzate da proprietà fisiche pur restando irriducibili a
quelle. Dunque la sopravvenienza come teoria di copertura si prestava molto bene,
perché da una parte giustifica il primato del dominio fisico, evitando il dualismo,
dall’altra garantisce una certa autonomia al mentale (identità di stato mentale non
implica identità di stato fisico) ed esclude a sua volta il riduzionismo. Tuttavia
secondo Kim la relazione di identità di occorrenza e quella di sopravvenienza sono
troppo deboli per ottenere il risultato voluto.
 Non a caso egli mette in discussione la sostenibilità di tutte le posizioni filosofiche che
cercando di difendere il fisicalismo non riduzionista, ovvero il funzionalismo. Questo
perché il funzionalismo, per Kim, è, nella sua essenza, ciò per cui si poneva come
alternativa: ovvero riduzionismo. La nozione di sopravvenienza dunque crea soltanto
l’illusione di poter fare a meno della riduzione.
ISTANZE POLEMICHE DI J. KIM
La mente e il mondo fisico: Mind in a Physical World (1996)
CONSIDERIAMO LA TESI DELLA SOPRAVVENIENZA IN SENSO FORTE
Le proprietà mentali sopravvengono a quelle fisiche, nel senso che, necessariamente, per ogni
proprietà mentale M, se un soggetto ha M al tempo t, esiste allora una proprietà fisica P che quello
stesso soggetto deve avere in quell’istante e, necessariamente, ognuno che abbia P in un certo
istante deve avere M in quello stesso istante.
Kim radicalizza questa definizione di sopravvenienza e mediante qualche assunzione sulla
composizione delle proprietà mostra come questa definizione è equivalente a:
Le proprietà mentali sopravvengono a quelle fisiche nel senso che, necessariamente, due oggetti
che siano indistinguibili in tutte le loro proprietà fisiche sono indistinguibili anche sotto il profilo
mentale.
Quindi: esatti duplicati fisici sono anche esatti duplicati mentali e nessuna differenza mentale è
possibile senza differenze fisiche.
 La sopravvenienza mette in luce la relazione di co-occorrenza e di covarianza tra mentale e
fisico, ma non è una teoria in grado di fornire spiegazioni e non scava in profondità
ISTANZE POLEMICHE DI J. KIM
La mente e il mondo fisico: Mind in a Physical World (1996)
Ma Kim mostra come la sopravvenienza non sia in grado di fornire una spiegazione plausibile
alla causazione mentale anche in senso più stretto. L’obiettivo di difendere il fisicalismo
respingendo il riduzionismo è una strada molto stretta e non esente da paradossi. In modo
particolare la forte premessa antiriduzionista propria di prospettive come appunto la
realizzabilità multipla e la dottrina della sopravvenienza da luogo a quello che Kim definisce
la «vendetta di Cartesio». Infatti:
Se la sopravvenienza mentecorpo fallisce, non si vede in che
modo posa essere compresa la
causazione mentale: il mentale si
sgancia dal fisico
•
•
Dualismo cartesiano
Rinuncia alla chiusura causale del
dominio fisico: altamente
improbabile
Se la sopravvenienza mentecorpo tiene, la causazione
mentale sarebbe comunque
incomprensibile
•
•
•
Epifenomenismo
Causalità verso il basso +
sovradeterminazione causale
Dualismo epistemologico
CONCLUSIONE
 Con un’opportuna riduzione delle proprietà mentali, il dilemma per Kim
viene meno
Funzionalismo riduzionistico o
Funzionalismo fisicalista
 Ciò non toglie che l’idea di sopravvenienza sia stata e sia tutt’ora
emblematica nel problema del rapporto di causazione mentale. Essa,
potremmo dire, fornisce il massimo comun denominatore di tutte quelle
posizioni che respingono il dualismo estremo ed il completo sganciamento
del mentale dal fisico. In questi termini funge da spartiacque, perché
definisce, credo, le condizioni minime entro le quasi ci si può cominciare a
definisci fisicalisti.
Bibliografia
 A. Paternoster, Introduzione alla filosofia della mente;
 Voce «Anomalous Monism» in Stanford Encyclopedia of Philosophy;
 Voce «Supervenience» in Stanford Encyclopedia of Philosophy;
 Voce «Supervenience in Ethics» in Stanford Encyclopedia of Phylosophy;
 J. Kim, La mente e il mondo fisico, McGraw-Hill, Milano 2000, con l’ausilio di
un commento guidato on-line.