Meccanicismo È il termine usato in filosofia per indicare una concezione del mondo che rimanda ad una natura esclusivamente corporea, meccanica, degli enti che lo compongono. In altri termini, il meccanicismo, considera la realtà in termini di pura causalità meccanica, senza finalità prestabilite. Cartesio, considerato il padre del meccanicismo moderno, estese l’applicazione del modello meccanicistico agli esseri viventi (che considerò “macchine” facenti parte della res extensa) ad esclusione dell’uomo, che fu invece compreso nella visione materialista di J. Le Mettrie, secondo il quale “l’uomo è una macchina”. Un nesso profondo lega il meccanicismo moderno alla matematica ed alle leggi della dinamica di Newton. Ad esso si accompagnano quasi sempre concezioni materialistiche dell’universo e ad esso fanno capo posizioni deterministiche. Il meccanicismo fu il sistema dominante nella seconda metà dell’Ottocento, quando si sviluppò il positivismo ed entrò in crisi con lo sviluppo della meccanica relativistica e quantistica, all’inizio del XX sec. In un celebre passo, Pierre de Laplace enuncia il nucleo centrale del meccanicismo deterministico moderno: Noi dobbiamo considerare lo stato presente dell’universo come l’effetto di un dato stato anteriore e come la causa di ciò che sarà in avvenire. Un’intelligenza che, in un dato istante, conoscesse tutte le forze che animano la natura e la rispettiva posizione degli esseri che la costituiscono, e che fosse abbastanza vasta per sottoporre tutti i dati alla sua analisi, abbraccerebbe in un’unica formula i movimenti dei più grandi corpi dell’universo come quello dell’atomo più sottile; per una tale intelligenza tutto sarebbe chiaro e certo e così l’avvenire come il passato le sarebbero presenti. Questo è quanto afferma Laplace: Se l’universo è una macchina, che risponde a precise leggi matematiche, conoscendo esattamente il suo stato presente è possibile calcolare ogni suo stato futuro sulla sola base di queste leggi. Chi mai però sarebbe in grado di fare una cosa simile? Chi è l’intelligenza di cui parla Laplace? Nel Seicento non avrebbero avuto dubbi: L’universo è una macchina, un immenso orologio, ma dove c’è un orologio ci deve pur essere il suo Orologiaio e tale orologiaio è Dio. Nel settecento, e soprattutto nel secolo successivo, il compito di grande supervisore (si badi che abbiamo detto supervisore, ovvero Demiurgo, e non creatore) spetta alla matematica e quindi all’uomo. Il progetto ambizioso del meccanicismo moderno è fare della scienza stessa quell’orologiaio, abbastanza potente da controllare e sottomettere la natura prossima, quella che entra nel campo diretto dei suoi interessi.L’inclusione dell’uomo nell’ambito del “calcolabile”allarga il meccanicismo all’intero Universo; più potente lo strumento, più ampio il campo della sua applicazione. Riassumiamo in breve il meccanicismo come modello esplicativo. Il dato da cui partire è il fatto, sottoposto all’attenzione di un osservatore. Un soggetto è di fronte ad un oggetto ( il fenomeno) le cui proprietà sono osservabili. La materia, il tempo, lo spazio e il movimento sono fatti oggettivi, separati l’uno dall’altro. La scienza si basa sull’esperienza, ma va sottratta alla particolarità dell’individuo concreto e ricondotta ad una esperienza media astratta ed oggettiva. L’esigenza è quella di oggettivizzare l’esperienza come ha insegnato Kant, basandola su dati “sintetici a priori”.1 Ad una data causa segue sempre un dato effetto e solo quello (= determinismo). La Natura è economica, fornendo per ogni fenomeno la spiegazione più semplice possibile (= riduzionismo). 1 Nessun musino perplesso, s’ il vous plait. Lo spazio-tempo è un nesso euclideo, come vuole la L’infinitamente piccolo (Atomo), l’infinitamente fisica di Newton. grande (Cosmo), l’Uomo e la Natura rispondono a questi identici principi. Tale concezione filosofica ha trovato applicazione nella fisica meccanica, ossia quella parte della fisica che studia le relazioni più elementari tra i corpi come quelle di massa, peso, velocità e accelerazione. Breve storia del termine Il termine meccanicismo designa, nella storia del pensiero, una particolare concezione formulata già da alcuni antichi filosofi greci, come Democrito ed Epicuro che avevano sostenuto in nuce certi princìpi base del materialismo, secondo tutti i fenomeni della realtà sarebbero interamente riconducibili a leggi deterministe di causa-effetto. Il meccanicismo venne poi riformulato a partire dal Seicento, quando, diversi pensatori, sull’onda dell’entusiasmo per la Rivoluzione scientifica, si convinsero che era possibile spiegare la natura e l’uomo solamente in termini di massa, peso, nessi di causalità. La figura di spicco di questa tendenza fu senza dubbio René Descartes, che, nei Discours sur la methode, descriveva i risultati dell’applicazione a tutti gli aspetti della conoscenza del metodo matematico. L’idea di un irriducibile dualismo, insito nell'uomo, di res cogitans e res extensa, trattenne Cartesio dall’applicare il modello meccanico anche all’uomo stesso. Delicatezza che non usò Hobbes, contemporaneo di Cartesio, in quanto egli non esitò a teorizzare il meccanicismo ed applicarlo a tutti gli aspetti del reale, anche alla sfera umana. Secondo Hobbes tutti gli enti conoscibili sono soltanto corpi, e la filosofia, in quanto scienza matematica e geometrica, non deve applicarsi ad altro che ai corpi. Anche l’etica, quindi, non è altro che calcolo matematico, in base al quale l’uomo individua le azioni più vantaggiose in funzione dell’appagamento dei propri bisogni. Particolare fu poi l’applicazione hobbesiana del meccanicismo alla filosofia politica. Nella sua concezione, l’intera struttura della comunità politica era concepita come Leviatano, cioè un immenso organismo all’interno della quale regna la necessità, fisicamente rappresentata dal sovrano assoluto, deus ex machina di un meccanismo di cui tutti i sudditi non sono che semplici ingranaggi, la cui unica libertà consiste nell’agire aderendo alla legge, che è la cosa per loro più conveniente. Spinoza, in seguito elaborò una raffinata e potente ontologia geometrico-meccanicistica che integra e perfeziona, risolvendone alcuni problemi, le teorie di Cartesio e Hobbes. Questa concezione materialista e razionalista si svilupperà ancor più con l’illuminismo. Per Julien Offroy de La Mettrie (1709-1751), medico militare, è il corpo dell’uomo che determina gli stati d’animo e l’intera dimensione spirituale. L’anima non è che una parola vuota. Contro la concretezza della fisica le armi della metafisica e della teologia non hanno speranza di vittoria. Nel caso di La Mettrie si può parlare di meccanicismo materialistico in senso proprio. Il Meccanicismo fu messo definitivamente in crisi solo all'inizio del Novecento, quando le teorie della relatività di Einstein (relatività di spazio e tempo) e dell’indeterminazione di Heisenberg dimostrarono l’impossibilità di indagare la realtà e l’uomo basandosi sulle sole leggi della meccanica: in particolare la meccanica quantistica, essendo una teoria fisica intrinsecamente probabilistica e la logica sfumata, fonte di paradossi quali la negazione del “principio del terzo escluso”, demoliscono completamente le teorie filosofiche meccanicistiche.