La Chiesa nel XVI secolo in Europa Nel Cinquecento la Chiesa cattolica andò incontro allo scisma (= separazione) più terribile della sua storia, con la nascita di una serie di altre Chiese separate dell’autorità del papa. Tale processo è stato chiamato “Riforma protestante”, ma questo nome non è propriamente corretto: una riforma è ciò che modifica una certa realtà per ottenere un miglioramento, ma senza rinnegare totalmente la realtà di partenza, mentre il risultato del protestantesimo fu la creazione di qualcosa di profondamente diverso dalla Chiesa cattolica. La validità della Chiesa di Roma fu completamente negata, e i protestanti si considerarono i “veri” cristiani. XV e XVI sec.: crisi della Chiesa. Papato conteso tra le più importanti famiglie italiane (i Della Rovere, i Medici, i Farnese), spesso i papi si comportavano più come sovrani laici che come autorità religiose. I papi dell’epoca (ad esempio Giulio II e Leone X, all’inizio del Cinquecento) furono grandi mecenati ma talvolta persero il contatto con una religiosità autentica (es. nepotismo). Questa crisi non ci sorprende se pensiamo che la Chiesa, per quanto guidata da Dio, resta sempre fatta di uomini, soggetti al peccato e all’errore. Papa Giulio II Raffaello 1511-12 Papa Leone x con due cardinali Raffaello 1518-19 Molti umanisti reagirono a questa situazione proponendo un ritorno alla purezza degli insegnamenti evangelici. In particolare Erasmo da Rotterdam criticò fortemente gli interessi economici e politici della Chiesa. Altri umanisti applicarono la filologia agli antichi documenti della Chiesa, come la Donazione di Costantino, secondo cui l’imperatore Costantino avrebbe donato al papa Roma e tutta l’Italia. Tale documento fu riconosciuto come un falso dallo studioso Lorenzo Valla. Altri però ritenevano che la corruzione della Chiesa fosse proprio causata dalla cultura umanistica, che avrebbe “distratto” gli ecclesiastici dalla spiritualità. Girolamo Savonarola predicò a Firenze contro l’attaccamento dei cittadini alla ricchezza e sostenne una rivolta popolare contro Piero de’ Medici (figlio di Lorenzo il Magnifico), che venne cacciato dalla città nel 1494. A capo della Repubblica di Firenze si pose allora proprio il Savonarola, che fece bruciare nelle piazze molti oggetti di lusso ma anche molte opere d’arte. Si pensava che Savonarola fosse stato scomunicato da papa Alessandro VI, ma recentemente è stato dimostrato che questa scomunica fu un falso: non fu infatti scritta dal papa ma da un cardinale, su richiesta di un condottiero che progettava di conquistare la Toscana per creare una vasta signora in Italia Centrale. I sostenitori dei Medici alla fine sottoposero Savonarola ad un processo per eresia, al termine del quale venne impiccato. Il suo corpo fu poi bruciato in Piazza della Signoria. Ritratto di Girolamo Savonarola, Fra Bartolomeo 1497 Nasce in Germania. La sua giovinezza, non particolarmente felice, influenzò senza dubbio la sua visione pessimistica dell’uomo. Nel 1505, mentre era in viaggio, Lutero incappò in una violentissima tempesta: terrorizzato, fece voto di diventare monaco se fosse riuscito a sopravvivere al pericolo, e così avvenne. Lutero entrò quindi in un monastero agostiniano non per sincera vocazione ma per mantener fede a quella promessa. In monastero Lutero approfondì lo studio della Sacra Scrittura e iniziò le sue riflessioni, che poi lo avrebbero portato a contestare apertamente la Chiesa cattolica. Ritratto di Martin Lutero, Lucas Cranach il Vecchio 1529-1530 Lutero criticò la vendita delle indulgenze, ovvero il fatto che papa Leone X concedesse il perdono dei peccati (e di conseguenza la diminuzione del periodo da trascorrere in Purgatorio dopo la morte) a coloro che facevano un offerta in denaro per la costruzione della nuova Basilica di San Pietro. Per la Germania, la gestione delle indulgenze era stata affidata a ricchi banchieri, che ovviamente trattenevano per sé parte del denaro. Secondo la tradizione, nel 1517 Lutero affisse sulla porta della Cattedrale di Wittenberg (una città tedesca) un documento contenente 95 tesi, cioè affermazioni in cui condannava la vendita delle indulgenze e la corruzione della Chiesa di Roma. Le tesi furono stampate, pare all’insaputa dello stesso Lutero, e circolarono velocemente tra la popolazione. Leone X allora mandò in Germania il più autorevole teologo dell’epoca perché Lutero riconsiderasse le sue affermazioni, ma egli rifiutò e anzi pubblicò tre libri in cui negava l’autorità del papa e respingeva cinque sacramenti su sette. Il suo odio per la Chiesa di Roma, considerata addirittura opera diabolica, aumentò a dismisura e Lutero giunse addirittura a definire il papa un “Anticristo”. A quel punto (1520) il papa non poté fare altro che scomunicare Lutero, il quale in risposta bruciò il documento di scomunica in piazza: con questo gesto egli creò una rottura totale con la Chiesa di Roma, ma attirò anche su di sé l’ostilità dell’imperatore Carlo V, preoccupato per le conseguenze politiche e sociali che l’eresia luterana avrebbe potuto avere. Perché Carlo V era preoccupato? perché l’Impero tedesco era costituito da una federazione di stati, ognuno dei quali aveva a capo un principe (o un duca o un conte). Costoro erano sempre meno favorevoli a sostenere l’autorità imperiale. Inoltre, esistevano in Germania moltissime città libere, eredi dei comuni medievali. Di tutte queste realtà l’imperatore era una sorta di “presidente”: l’Impero era quindi un sistema politico di tipo ancora feudale, mentre in Europa già da tempo si erano formati stati nazionali unitari (Francia e Inghilterra). Nel 1521 Carlo V convocò una Dieta (= assemblea dei principi tedeschi) nella città di Worms per convincere Lutero a ritrattare le sue accuse, ma egli non ne volle sapere: Lutero quindi fu dichiarato un fuorilegge, ma il principe Federico di Sassonia lo nascose nel suo castello, dove il monaco iniziò la prima traduzione in tedesco della Bibbia. Molti principi tedeschi, desiderosi di rendersi indipendenti dall’imperatore e di impadronirsi dei beni della Chiesa, si schierarono dalla parte di Federico di Sassonia e quindi di Lutero. Ritratto dell’imperatore Carlo V, Tiziano Vecellio 1548 La riforma di Lutero venne interpretata da alcuni come uno strumento per ottenere una maggiore giustizia sociale. Perciò tra il 1522 e il 1524 scoppiarono in Germania numerose rivolte da parte dei Cavalieri (cioè piccoli proprietari terrieri che si erano impoveriti) e soprattutto dei contadini, che speravano di ricevere l’appoggio di Lutero. In particolare i contadini, guidati dal predicatore Thomas Müntzer, esposero le loro richieste in un documento, noto come i Dodici articoli. Tuttavia Lutero, che aveva bisogno dell’appoggio dei principi tedeschi per il successo della sua riforma, si schierò apertamente contro i contadini in un suo scritto (Contro le bande dei contadini assassini e saccheggiatori). Nel 1525 l’esercito dei principi soffocò nel sangue la rivolta, massacrando più di centomila contadini. La posizione di Lutero contro i contadini trova le sue ragioni nella sua idea del potere: egli infatti era convinto che l’autorità di un responsabile politico derivasse direttamente da Dio, perciò ribellarsi a sovrani e a principi equivaleva a ribellarsi a Dio. Secondo Lutero, Dio aveva consegnato ad alcuni il potere politico perché mantenessero l’ordine in un mondo irrimediabilmente corrotto dal peccato: a suo parere, infatti, l’uomo tende naturalmente al male, perciò ha bisogno di qualcuno che lo obblighi a seguire la legge. La concezione luterana dell’uomo è quindi profondamente pessimistica. Nel 1529 Carlo V decise perciò di convocare una nuova Dieta, questa volta nella città di Spira, per convincere i principi sostenitori di Lutero a ritornare dalla parte dell’imperatore. I principi luterani però non accettarono, pur essendo in minoranza, anzi firmarono un documento di protesta contro l’imperatore: da quel momento i sostenitori della dottrina di Lutero furono chiamati “protestanti”. Nel 1530 i protestanti prepararono un documento in cui esponevano in modo chiaro i principi della loro fede: esso fu presentato a Carlo V durante la Dieta di Augusta, ma fu confutato dai cattolici. L’imperatore avrebbe voluto trovare un accordo coi principi luterani, perché aveva bisogno del loro appoggio per contrastare i Turchi, che nel frattempo avevano iniziato ad espandersi. Tuttavia alla Dieta di Augusta fu chiaro che lo scisma tra i protestanti e la Chiesa di Roma era ormai totale. Si arrivò ad una vera e propria guerra che si concluse nel 1555 con la Pace di Augusta: essa affermava che i principi erano liberi di scegliere se seguire la fede cattolica o quella protestante, ma i sudditi erano costretti a seguire la fede dei loro sovrani, oppure ad emigrare. Questa regola fu imposta per evitare il rischio di rivolte interne nei vari stati. - - - Tre principi fondamentali: “sola fede” = la salvezza dell’uomo avviene solo attraverso la fede totale in Dio. L’uomo, infatti, è incapace di fare il bene poiché è completamente corrotto dal peccato originale, quindi le opere buone non hanno alcun valore per ottenere la salvezza. Solo Dio può donare la salvezza a chi vuole, ma l’uomo non può essere certo di salvarsi fino al momento della morte. “sola scrittura” = il rapporto dell’uomo con Dio avviene principalmente attraverso la Sua parola, tramandata dalla Bibbia. Essa deve essere letta direttamente dai fedeli, che non hanno bisogno di nessun aiuto per interpretarla e comprenderla. Per questo Lutero nel 1522 pubblicò il Nuovo Testamento tradotto in tedesco. Anche i sacramenti perdono di valore: Lutero accetta solo Battesimo ed Eucarestia. sacerdozio universale dei credenti = se tutti possono liberamente interpretare le Scritture, non c’è bisogno dei sacerdoti, dei vescovi e papa. Nelle comunità luterane il sacerdote è quindi sostituito dal pastore, che ha solo il ruolo di guida spirituale. Il pastore non ha l’obbligo del celibato, infatti Lutero stesso prenderà moglie (rompendo in questo modo il voto monacale). Lutero rifiutava inoltre l’importanza della Madonna e dei Santi: questa venerazione venina considerata da Lutero una superstizione. Il rifiuto della Madonna e dei Santi ha come importante conseguenza il rifiuto non solo delle reliquie, ma anche delle immagini sacre: il protestantesimo fu caratterizzato quindi da una forte iconoclastia (dal greco “distruzione delle immagini”). Durante tutto il 500, man mano che il protestantesimo si diffondeva, numerose opere d’arte sacra furono danneggiate e molte chiese cattoliche vennero saccheggiate, alcune addirittura distrutte. Conseguenze fondamentali nell’arte del ‘500 e del ‘600: nei paesi protestanti l’arte sacra decadde, mentre si svilupparono molti i generi profani (soprattutto natura morta e paesaggio). Uno dei più importanti oppositori del luteranesimo fu Erasmo da Rotterdam, il principale esponente dell’umanesimo cristiano: egli riteneva che i valori del mondo classico (rispetto per la dignità dell’uomo e uso sapiente della ragione) trovassero nel cristianesimo la loro piena realizzazione. Erasmo condivideva con Lutero la critica alla decadenza della Chiesa, ma non aveva mai voluto staccarsi da essa, promuovendo invece una riforma dall’interno. Inoltre Erasmo era un acceso sostenitore della libertà dell’uomo, che veniva negata da Lutero. Secondo quest’ultimo, infatti, nella condizione di peccato l’uomo compie necessariamente il male, se invece è assistito dalla Grazia di Dio si rivolge al bene: nell’uno e nell’altro caso l’azione dell’uomo non è libera, ma determinata da qualcosa (il peccato o la Grazia). Erasmo rifiutava questa posizione luterana sia come umanista che come cattolico: nel 1524 pubblicò quindi un’opera intitolata Sul libero arbitrio, a cui Lutero rispose con il testo Sul servo arbitrio. Ritratto di Erasmo da Rotterdam Hans Holbein il Giovane 1523 Nel frattempo le idee di Lutero avevano avuto una diffusione straordinaria anche fuori dalla Germania, grazie alla stampa. Inizialmente presero piede soprattutto in Svizzera, paese che da tempo si era reso indipendente dall’Impero: qui nacquero altre due Chiese “riformate”, quella di Huldrych Zwingli e quella di Jean Cauvin (italianizzato in Giovanni Calvino) Zwingli visse a Zurigo e trovò seguaci soprattutto nella borghesia: egli si rifaceva ai più importanti principi del luteranesimo ma sosteneva che l’uomo, se guidato da rigidi principi morali, può anche arrivare a fare il bene. Inoltre, a differenza di Lutero, Zwingli pensava che l’Eucarestia non fosse realmente Corpo di Cristo ma semplicemente un simbolo: questa convinzione lo portò a scontrarsi apertamente con Lutero. Zwingli era fortemente contrario alle immagini sacre e ordinò di eliminarle dalle chiese. Immagini d’altare e statue vennero fatte a pezzi e un grande patrimonio artistico si perse per sempre. Calvino, di origine francese, visse a Ginevra e portò alle estreme conseguenze le idee luterane sostenendo la dottrina della predestinazione: secondo Calvino Dio, Signore assoluto di tutto il creato, ha già deciso il destino di tutti gli uomini, destinando pochi al Paradiso e la maggior parte all’Inferno. Gli uomini capaci di fare il bene sono proprio quelli che Dio ha predestinato alla salvezza: per Calvino, quindi, il rigore morale e le opere buone sono il segno che chi le compie è stato eletto da Dio. Anche il successo nel lavoro è indicatore della benevolenza divina. Calvino organizzò la vita sociale e politica di Ginevra in base ai principi della sua dottrina, proibendo i divertimenti (come il ballo, il gioco delle carte, la musica profana) e dividendo la comunità secondo ruoli molto rigidi. Anche il calvinismo fu caratterizzato da una fortissima iconoclastia. Giovanni Calvino nello studio C. G. Visscher XVII sec. Il calvinismo si diffonde nell’Europa Occidentale, soprattutto nei Paesi Bassi, in Scozia e in Inghilterra: qui, infatti, si era sviluppata una borghesia molto intraprendente negli affari e nei commerci, che era propensa a vedere nel proprio successo economico un segno del favore divino, proprio come affermava Calvino. Al successo della dottrina di Calvino contribuì anche il suo carattere tranquillo, molto diverso da quello di Lutero: quest’ultimo infatti aveva un temperamento molto passionale e usava toni aspri e violenti (si infuriò per esempio contro gli ebrei, che non avevano voluto convertirsi al cristianesimo “riformato). Il Luteranesimo invece si diffuse, oltre che in Germania, negli Stati Baltici e in Scandinavia. I paesi dell’Europa meridionale (Italia, Spagna, Portogallo) rimasero cattolici. Anche la Francia restò cattolica, ma con una consistente minoranza di protestanti. In Inghilterra i Calvinisti divennero molto numerosi e, per sottolineare la purezza della loro fede, si fecero chiamare “puritani”. Inizialmente il re Enrico VIII si oppose alle idee di riforma. Ma quando il papà gli rifiutò l’annullamento del suo primo matrimonio (Enrico voleva risposarsi con Anna Bolena, una damigella della moglie), il re decise di separare la Chiesa inglese da quella Cattolica romana. Atto di supremazia (1534): Enrico VIII si proclama capo della Chiesa Anglicana (cioè “d’Inghilterra”). I vescovi non avrebbero più dovuto obbedire al papa, ma all’arcivescovo di Canterbury, nominato proprio dal re. Il sovrano abolì i conventi e permise ai ricchi borghesi di impossessarsi dei beni della Chiesa cattolica, ottenendo in questo modo il loro favore. Ma tutti coloro che rifiutarono di riconoscere nel re anche il capo religioso furono mandati a morte (ad esempio san Tommaso Moro). Dal punto di vista della dottrina, l’anglicanesimo inizialmente non si differenziò molto dal cattolicesimo: quello di Enrico IV fu un atto esclusivamente politico. L’Inghilterra quindi si trovò divisa tra Cattolici, Puritani e Anglicani. Enrico VIII Tudor Hans Holbein il Giovane 1540 La nascita delle Chiese protestanti ebbe due grandi conseguenze nella storia d’Europa: 1) Rottura dell’unità: fino a quel momento, l’Europa occidentale e settentrionale era stata unita del punto di vista religioso. La fede cattolica rappresentava il maggior fattore di identità, poiché tutti facevano parte dello stesso “popolo di Dio”, anche se abitavano in paesi diversi. 2) Nascita delle Chiese di stato: nei paesi nordici (Svezia, Danimarca, Inghilterra) i responsabili politici diventano anche responsabili religiosi - il caso della Chiesa Anglicana è il più eclatante. Lutero, non riconoscendo l’autorità del papa, pensava di rendere la Chiesa più libera, ma in realtà finì per sottometterla allo Stato. Nel 1545 papa Paolo III convocò un Concilio ecumenico (= assemblea di tutti i vescovi) nella città di Trento. La città fu scelta perché situata in territorio italiano ma appartenente all’Impero. Le intenzioni erano di ricucire lo strappo coi protestanti, ma ben presto fu chiaro che una riconciliazione era impossibile e i delegati protestanti abbandonarono l’assemblea. Il Concilio tuttavia continuò i suoi lavori per ribadire la validità dei principi cattolici: a tale processo è stato dato il nome di Controriforma. In verità, però, la Chiesa cattolica non si limitò ad andare “contro” le idee protestanti, ma si impegnò a rispondere alla situazione di crisi che aveva destato l’ostilità di Lutero. Bisogna quindi parlare di Riforma Cattolica: in questo caso il termine “riforma” è corretto perché i cristiani impegnati in questo progetto non vollero fondare qualcosa di diverso rispetto alla Chiesa Cattolica, bensì migliorarla dall’interno. I lavori del Concilio di Trento proseguirono a lungo, anche se con diverse interruzioni. Il Concilio si chiuse ufficialmente solo nel 1563, sotto papa Pio IV. Nel Concilio di Trento vennero riaffermati i fondamentali principi del cattolicesimo: - la salvezza si ottiene con la fede ma anche con le opere buone - i sacramenti sono 7 - i sacerdoti sono tenuti al celibato (cioè non si sposano) - solo la Chiesa interpreta le Sacre Scritture - alla Madonna e ai Santi si deve venerazione e le immagini sacre non sono proibite - il papa è il riferimento di tutta la Chiesa Per contrastare l’eresia protestante venne istituita la Congregazione del Santo Uffizio: assumeva la direzione dei Tribunali dell’Inquisizione, che avevano il compito di processare gli eretici e affidarli allo stato perché li condannasse (spesso a morte). Nacque anche l’Indice dei libri proibiti, cioè l’elenco dei testi ritenuti pericolosi. Insieme a questi metodi, oggi giustamente ritenuti negativi, la Chiesa si adoperò positivamente nel campo educativo: - formazione dei sacerdoti, con l’istituzione dei seminari in tutte le diocesi - educazione del popolo cristiano, soprattutto grazie alla creazione di nuovi Ordini religiosi destinati specificatamente ad un ruolo educativo - - Il periodo della Riforma Cattolica fu caratterizzato dal sorgere di molti nuovi ordini religiosi: la Compagnia di Gesù, i Barnabiti e le Orsoline, con compiti educativi (le Orsoline per l’educazione delle ragazze) i Fatebenefratelli e i Camilliani, per l’assistenza ai malati e la carità a tutti i bisognosi i Teatini e i Barnabiti, comunità di sacerdoti che decidevano di fare vita comune e di curare in modo particolare la loro educazione, per dedicarsi alla predicazione, alla confessione e all’assistenza delle comunità cristiane. la Congregazione dell’Oratorio, gruppo di sacerdoti e laici Molti di questi ordini nacquero a Roma, che divenne di nuovo il vero centro della spiritualità cristiana. Nella seconda metà del Cinquecento passeggiando per Roma avremmo incontrato tanti santi, come sant’Ignazio di Loyola, san Filippo Neri, san Carlo Borromeo, san Camillo de Lellis. La Compagnia di Gesù fu fondata nel 1534 da sant’Ignazio di Loyola, un soldato spagnolo che aveva deciso di cambiare vita durante il periodo di convalescenza in seguito ad una ferita in battaglia. Insieme ad alcuni compagni, si recò a Roma e si mise a completa disposizione del papa. Paolo III lo indirizzò alla fondazione di una scuola superiore, il Collegio Romano, che ben presto sarebbe diventata una delle migliori d’Europa. Le scuole dei Gesuiti erano molto innovative: non si faceva più uso di punizioni corporali ma si insegnava a controllare i propri istinti tramite gli Esercizi Spirituali, scritti dallo stesso Ignazio. Questi ultimi erano esercizi di meditazione e disciplina praticati sotto la guida di un direttore spirituale. Oltre alle classiche materie di studio, come il latino e il greco, si praticavano discipline del tutto nuove: sport (ad esempio la scherma), teatro e danza. Tali scuole erano aperte anche a nobili o borghesi che non volevano diventare Gesuiti e furono ovunque molto apprezzate. Per la loro cultura i Gesuiti divennero spesso confessori e consiglieri dei sovrani europei. Miracoli di sant’Ignazio Pieter Paul Rubens 1622 I Gesuiti curarono molto anche l’aspetto missionario: una delle figure più importanti è quella di Francesco Saverio, che raggiunse India, Giappone e Cina. Un altro importante terreno di missione fu naturalmente il Nuovo Mondo. I Gesuiti fondarono in America Meridionale numerose “riduzioni”, cioè villaggi in cui vivevano solo missionari ed indigeni, lontani dalle violenze dei conquistadores spagnoli. L’opera dei missionari gesuiti contribuì molto alla crescita civile degli Indios, che in precedenza vivevano in modo molto primitivo (la prima tipografia dell’America Meridionale, per esempio, fu creata proprio in una riduzione!) Rovine della chiesa di Sao Miguel, in Brasile, costruita nel Seicento in una riduzione gesuitica La Congregazione dell’Oratorio ricevette il riconoscimento papale nel 1575. Si trattava di un gruppo di giovani, alcuni dei quali sacerdoti, riuniti attorno a san Filippo Neri. Filippo, ancora prima di essere ordinato sacerdote, aveva iniziato a dedicarsi ai giovani abbandonati che trovava per le strade di Roma, conquistandoli con il suo carattere simpatico. Una volta prete, Filippo creò un oratorio, cioè un luogo di preghiera e di discussione sulla Parola di Dio aperto a sacerdoti e laici. Il papa decise di offrire agli oratoriani la cura di una chiesa, santa Maria in Vallicella. Anche i metodi educativi di san Filippo erano innovativi per quei tempi: si rivolgeva ai giovani con pazienza, organizzava gite domenicali nei dintorni di Roma e diede moltissimo impulso ai canti in lingua volgare per avvicinare la gente alla liturgia. L’Oratorio divenne quindi anche un laboratorio musicale, che produsse numerose laudi polifoniche. San Filippo Neri era soprannominato dagli amici “Pippo bono” e fu poi ricordato come “il santo della gioia” per l’allegria con cui affrontava tutte le situazioni. La visione di san Filippo Neri Guido Reni XVII sec. Il compito di applicare le decisioni del Concilio in tutte le diocesi fu affidato ai vescovi. Modello di vescovo ideale: san Carlo Borromeo, nipote di papa Pio IV, arcivescovo di Milano e amico di san Filippo Neri. Nonostante appartenesse ad una delle famiglie più nobili e ricche d’Italia, Carlo praticò una vita molto austera (spesso cenava a pane e acqua e dormiva su un sacco di paglia) e si preoccupò della sua diocesi come un vero padre: fondò diversi seminari, donò il suo patrimonio ad ospizi ed ospedali, si occupò dei giovani. Visitò tutte le parrocchie della sua diocesi (più di 800),viaggiando a dorso di mulo. L’eroismo di san Carlo giunse al massimo nel 1576, quando a Milano si scatenò un’epidemia di peste: il vescovo si recava personalmente nel lazzaretto per assistere i moribondi e organizzò molti volontari per la distribuzione di viveri e vestiti, alcuni ricavati addirittura dalle tende di casa sua. Carlo morì nel 1584 a soli 47 anni, lasciando non solo un’impronta profonda nella storia della sua diocesi ma anche un modello che fu presto imitato. Fu proclamato santo già nel 1610. Il suo corpo riposa sotto l’altare del Duomo di Milano. Il digiuno di san Carlo Daniele Crespi 1627 Nell’Europa ormai divisa tra stati protestanti e stati cattolici si scatenarono diverse guerre di religione. Molto spesso però la religione divenne solo un pretesto per rivolte a carattere politico. In Olanda, che faceva parte dell’impero di Carlo V, molti abitanti si erano convertiti al calvinismo: quando al trono salì Filippo II, figlio di Carlo V e fervente cattolico, l’Olanda, già esasperata per le tasse esagerate, si ribellò al sovrano. Guidati da Guglielmo d’Orange, gli Olandesi proclamarono l’indipendenza nel 1579 e diedero vita alla Repubblica delle Provincie Unite. In Francia c’è una guerra civile tra Ugonotti, ricchi calvinisti capeggiati dalla famiglia dei Borbone, e i cattolici capeggiati dai duchi di Guisa (1562 - 1598). In realtà il vero obiettivo di queste fazioni era impadronirsi del trono, che all’epoca era retto dalla regina madre Caterina de’Medici perché il legittimo re era troppo giovane per regnare. Cattolici e Ugonotti diedero vita a terribili stragi: una delle più famose avvenne la notte di san Bartolomeo (23-24 agosto) del 1572, in cui rimasero uccisi circa 3000 Ugonotti. Il conflitto si concluse quando salì al trono Enrico IV di Borbone, che prima di essere incoronato re si convertì al cattolicesimo ma emanò nel 1598 l’Editto di Nantes, con cui riconobbe la libertà religiosa in territorio francese.