La Chiesa nel XVI secolo in Europa
Nel Cinquecento la Chiesa cattolica andò incontro
allo scisma (= separazione) più terribile della sua
storia, con la nascita di una serie di altre Chiese
separate dell’autorità del papa.
 Tale
processo è stato chiamato “Riforma
protestante”,
ma
questo
nome
non
è
propriamente corretto: una riforma è ciò che
modifica una certa realtà per ottenere un
miglioramento, ma senza rinnegare totalmente la
realtà di partenza, mentre il risultato del
protestantesimo fu la creazione di qualcosa di
profondamente diverso dalla Chiesa cattolica. La
validità della Chiesa di Roma fu completamente
negata, e i protestanti si considerarono i “veri”
cristiani.

XV e XVI sec.: crisi della Chiesa. Papato conteso
tra le più importanti famiglie italiane (i Della
Rovere, i Medici, i Farnese), spesso i papi si
comportavano più come sovrani laici che come
autorità religiose.
 I papi dell’epoca (ad esempio Giulio II e Leone X,
all’inizio del Cinquecento) furono grandi
mecenati ma talvolta persero il contatto con una
religiosità autentica (es. nepotismo).
 Questa crisi non ci sorprende se pensiamo che la
Chiesa, per quanto guidata da Dio, resta sempre
fatta di uomini, soggetti al peccato e
all’errore.

Papa Giulio II
Raffaello
1511-12
Papa Leone x con due cardinali
Raffaello
1518-19
 Molti
umanisti reagirono a questa situazione
proponendo un ritorno alla purezza degli
insegnamenti evangelici. In particolare
Erasmo da Rotterdam criticò fortemente gli
interessi economici e politici della Chiesa.
 Altri umanisti applicarono la filologia agli
antichi documenti della Chiesa, come la
Donazione di Costantino, secondo cui
l’imperatore Costantino avrebbe donato al
papa Roma e tutta l’Italia. Tale documento
fu riconosciuto come un falso dallo studioso
Lorenzo Valla.
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Altri però ritenevano che la corruzione della Chiesa fosse
proprio causata dalla cultura umanistica, che avrebbe
“distratto” gli ecclesiastici dalla spiritualità.
Girolamo Savonarola predicò a Firenze contro
l’attaccamento dei cittadini alla ricchezza e sostenne una
rivolta popolare contro Piero de’ Medici (figlio di Lorenzo
il Magnifico), che venne cacciato dalla città nel 1494. A
capo della Repubblica di Firenze si pose allora proprio
il Savonarola, che fece bruciare nelle piazze molti
oggetti di lusso ma anche molte opere d’arte.
Si pensava che Savonarola fosse stato scomunicato da
papa Alessandro VI, ma recentemente è stato dimostrato
che questa scomunica fu un falso: non fu infatti scritta
dal papa ma da un cardinale, su richiesta di un
condottiero che progettava di conquistare la Toscana per
creare una vasta signora in Italia Centrale.
I sostenitori dei Medici alla fine sottoposero Savonarola ad
un processo per eresia, al termine del quale venne
impiccato. Il suo corpo fu poi bruciato in Piazza della
Signoria.
Ritratto di Girolamo Savonarola,
Fra Bartolomeo
1497
Nasce in Germania. La sua giovinezza, non
particolarmente felice, influenzò senza dubbio la
sua visione pessimistica dell’uomo.
 Nel 1505, mentre era in viaggio, Lutero incappò
in una violentissima tempesta: terrorizzato, fece
voto di diventare monaco se fosse riuscito a
sopravvivere al pericolo, e così avvenne. Lutero
entrò quindi in un monastero agostiniano non
per sincera vocazione ma per mantener fede a
quella promessa.
 In monastero Lutero approfondì lo studio della
Sacra Scrittura e iniziò le sue riflessioni, che poi
lo avrebbero portato a contestare apertamente
la Chiesa cattolica.

Ritratto di Martin Lutero,
Lucas Cranach il Vecchio
1529-1530
Lutero criticò la vendita delle indulgenze,
ovvero il fatto che papa Leone X concedesse il
perdono dei peccati (e di conseguenza la
diminuzione del periodo da trascorrere in
Purgatorio dopo la morte) a coloro che facevano
un offerta in denaro per la costruzione della
nuova Basilica di San Pietro. Per la Germania, la
gestione delle indulgenze era stata affidata a
ricchi banchieri, che ovviamente trattenevano
per sé parte del denaro.
 Secondo la tradizione, nel 1517 Lutero affisse
sulla porta della Cattedrale di Wittenberg (una
città tedesca) un documento contenente 95 tesi,
cioè affermazioni in cui condannava la vendita
delle indulgenze e la corruzione della Chiesa di
Roma. Le tesi furono stampate, pare all’insaputa
dello stesso Lutero, e circolarono velocemente
tra la popolazione.

Leone X allora mandò in Germania il più
autorevole teologo dell’epoca perché Lutero
riconsiderasse le sue affermazioni, ma egli
rifiutò e anzi pubblicò tre libri in cui negava
l’autorità del papa e respingeva cinque
sacramenti su sette. Il suo odio per la Chiesa di
Roma, considerata addirittura opera diabolica,
aumentò a dismisura e Lutero giunse addirittura
a definire il papa un “Anticristo”.
 A quel punto (1520) il papa non poté fare altro
che scomunicare Lutero, il quale in risposta
bruciò il documento di scomunica in piazza:
con questo gesto egli creò una rottura totale con
la Chiesa di Roma, ma attirò anche su di sé
l’ostilità dell’imperatore Carlo V, preoccupato
per le conseguenze politiche e sociali che
l’eresia luterana avrebbe potuto avere.
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Perché Carlo V era preoccupato? perché l’Impero tedesco
era costituito da una federazione di stati, ognuno dei
quali aveva a capo un principe (o un duca o un conte).
Costoro erano sempre meno favorevoli a sostenere
l’autorità imperiale. Inoltre, esistevano in Germania
moltissime città libere, eredi dei comuni medievali. Di
tutte queste realtà l’imperatore era una sorta di
“presidente”: l’Impero era quindi un sistema politico di tipo
ancora feudale, mentre in Europa già da tempo si erano
formati stati nazionali unitari (Francia e Inghilterra).
Nel 1521 Carlo V convocò una Dieta (= assemblea dei
principi tedeschi) nella città di Worms per convincere
Lutero a ritrattare le sue accuse, ma egli non ne volle
sapere: Lutero quindi fu dichiarato un fuorilegge, ma il
principe Federico di Sassonia lo nascose nel suo castello,
dove il monaco iniziò la prima traduzione in tedesco della
Bibbia.
Molti principi tedeschi, desiderosi di rendersi indipendenti
dall’imperatore e di impadronirsi dei beni della Chiesa, si
schierarono dalla parte di Federico di Sassonia e quindi
di Lutero.
Ritratto dell’imperatore Carlo V,
Tiziano Vecellio
1548
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La riforma di Lutero venne interpretata da alcuni
come uno strumento per ottenere una maggiore
giustizia sociale. Perciò tra il 1522 e il 1524
scoppiarono in Germania numerose rivolte da parte
dei Cavalieri (cioè piccoli proprietari terrieri che si
erano impoveriti) e soprattutto dei contadini, che
speravano di ricevere l’appoggio di Lutero.
In particolare i contadini, guidati dal predicatore
Thomas Müntzer, esposero le loro richieste in un
documento, noto come i Dodici articoli.
Tuttavia Lutero, che aveva bisogno dell’appoggio dei
principi tedeschi per il successo della sua riforma, si
schierò apertamente contro i contadini in un suo
scritto (Contro le bande dei contadini assassini e
saccheggiatori).
Nel 1525 l’esercito dei principi soffocò nel sangue
la rivolta, massacrando più di centomila contadini.
La posizione di Lutero contro i contadini trova le
sue ragioni nella sua idea del potere: egli infatti
era convinto che l’autorità di un responsabile
politico derivasse direttamente da Dio, perciò
ribellarsi a sovrani e a principi equivaleva a
ribellarsi a Dio.
 Secondo Lutero, Dio aveva consegnato ad alcuni
il potere politico perché mantenessero l’ordine
in un mondo irrimediabilmente corrotto dal
peccato: a suo parere, infatti, l’uomo tende
naturalmente al male, perciò ha bisogno di
qualcuno che lo obblighi a seguire la legge. La
concezione luterana dell’uomo è quindi
profondamente pessimistica.
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Nel 1529 Carlo V decise perciò di convocare
una nuova Dieta, questa volta nella città di
Spira, per convincere i principi sostenitori di
Lutero a ritornare dalla parte dell’imperatore.
 I principi luterani però non accettarono, pur
essendo in minoranza, anzi firmarono un
documento di protesta contro l’imperatore:
da quel momento i sostenitori della dottrina
di Lutero furono chiamati “protestanti”.
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Nel 1530 i protestanti prepararono un documento in
cui esponevano in modo chiaro i principi della loro
fede: esso fu presentato a Carlo V durante la Dieta di
Augusta, ma fu confutato dai cattolici.
L’imperatore avrebbe voluto trovare un accordo coi
principi luterani, perché aveva bisogno del loro
appoggio per contrastare i Turchi, che nel frattempo
avevano iniziato ad espandersi. Tuttavia alla Dieta di
Augusta fu chiaro che lo scisma tra i protestanti e la
Chiesa di Roma era ormai totale.
Si arrivò ad una vera e propria guerra che si concluse
nel 1555 con la Pace di Augusta: essa affermava che i
principi erano liberi di scegliere se seguire la fede
cattolica o quella protestante, ma i sudditi erano
costretti a seguire la fede dei loro sovrani, oppure
ad emigrare. Questa regola fu imposta per evitare il
rischio di rivolte interne nei vari stati.
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Tre principi fondamentali:
“sola fede” = la salvezza dell’uomo avviene solo attraverso la fede
totale in Dio. L’uomo, infatti, è incapace di fare il bene poiché è
completamente corrotto dal peccato originale, quindi le opere buone
non hanno alcun valore per ottenere la salvezza. Solo Dio può donare
la salvezza a chi vuole, ma l’uomo non può essere certo di salvarsi fino al
momento della morte.
“sola scrittura” = il rapporto dell’uomo con Dio avviene principalmente
attraverso la Sua parola, tramandata dalla Bibbia. Essa deve essere letta
direttamente dai fedeli, che non hanno bisogno di nessun aiuto per
interpretarla e comprenderla. Per questo Lutero nel 1522 pubblicò il
Nuovo Testamento tradotto in tedesco. Anche i sacramenti perdono di
valore: Lutero accetta solo Battesimo ed Eucarestia.
sacerdozio universale dei credenti = se tutti possono liberamente
interpretare le Scritture, non c’è bisogno dei sacerdoti, dei vescovi e
papa. Nelle comunità luterane il sacerdote è quindi sostituito dal
pastore, che ha solo il ruolo di guida spirituale. Il pastore non ha
l’obbligo del celibato, infatti Lutero stesso prenderà moglie (rompendo
in questo modo il voto monacale).
Lutero rifiutava inoltre l’importanza della Madonna e dei Santi: questa
venerazione venina considerata da Lutero una superstizione.
Il rifiuto della Madonna e dei Santi ha come
importante conseguenza il rifiuto non solo delle
reliquie, ma anche delle immagini sacre: il
protestantesimo fu caratterizzato quindi da una
forte iconoclastia (dal greco “distruzione delle
immagini”).
 Durante tutto il 500, man mano che il
protestantesimo si diffondeva, numerose opere
d’arte sacra furono danneggiate e molte chiese
cattoliche vennero saccheggiate, alcune
addirittura distrutte.
 Conseguenze fondamentali nell’arte del ‘500 e
del ‘600: nei paesi protestanti l’arte sacra
decadde, mentre si svilupparono molti i generi
profani (soprattutto natura morta e paesaggio).
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Uno dei più importanti oppositori del luteranesimo fu
Erasmo da Rotterdam, il principale esponente
dell’umanesimo cristiano: egli riteneva che i valori
del mondo classico (rispetto per la dignità dell’uomo e
uso
sapiente
della
ragione)
trovassero
nel
cristianesimo la loro piena realizzazione. Erasmo
condivideva con Lutero la critica alla decadenza della
Chiesa, ma non aveva mai voluto staccarsi da essa,
promuovendo invece una riforma dall’interno.
Inoltre Erasmo era un acceso sostenitore della
libertà dell’uomo, che veniva negata da Lutero.
Secondo quest’ultimo, infatti, nella condizione di
peccato l’uomo compie necessariamente il male, se
invece è assistito dalla Grazia di Dio si rivolge al bene:
nell’uno e nell’altro caso l’azione dell’uomo non è
libera, ma determinata da qualcosa (il peccato o la
Grazia). Erasmo rifiutava questa posizione luterana sia
come umanista che come cattolico: nel 1524 pubblicò
quindi un’opera intitolata Sul libero arbitrio, a cui
Lutero rispose con il testo Sul servo arbitrio.
Ritratto di Erasmo da Rotterdam
Hans Holbein il Giovane
1523
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Nel frattempo le idee di Lutero avevano avuto una
diffusione straordinaria anche fuori dalla Germania,
grazie alla stampa. Inizialmente presero piede soprattutto
in Svizzera, paese che da tempo si era reso indipendente
dall’Impero: qui nacquero altre due Chiese “riformate”,
quella di Huldrych Zwingli e quella di Jean Cauvin
(italianizzato in Giovanni Calvino)
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Zwingli visse a Zurigo e trovò seguaci soprattutto nella
borghesia: egli si rifaceva ai più importanti principi del
luteranesimo ma sosteneva che l’uomo, se guidato da
rigidi principi morali, può anche arrivare a fare il bene.
Inoltre, a differenza di Lutero, Zwingli pensava che
l’Eucarestia non fosse realmente Corpo di Cristo ma
semplicemente un simbolo: questa convinzione lo portò a
scontrarsi apertamente con Lutero.
Zwingli era fortemente contrario alle immagini sacre e
ordinò di eliminarle dalle chiese. Immagini d’altare e
statue vennero fatte a pezzi e un grande patrimonio
artistico si perse per sempre.
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Calvino, di origine francese, visse a Ginevra e
portò alle estreme conseguenze le idee luterane
sostenendo la dottrina della predestinazione:
secondo Calvino Dio, Signore assoluto di tutto il
creato, ha già deciso il destino di tutti gli uomini,
destinando pochi al Paradiso e la maggior parte
all’Inferno.
Gli uomini capaci di fare il bene sono proprio quelli
che Dio ha predestinato alla salvezza: per Calvino,
quindi, il rigore morale e le opere buone sono il
segno che chi le compie è stato eletto da Dio.
Anche il successo nel lavoro è indicatore della
benevolenza divina.
Calvino organizzò la vita sociale e politica di Ginevra
in base ai principi della sua dottrina, proibendo i
divertimenti (come il ballo, il gioco delle carte, la
musica profana) e dividendo la comunità secondo
ruoli molto rigidi.
Anche il calvinismo fu caratterizzato da una
fortissima iconoclastia.
Giovanni Calvino nello studio
C. G. Visscher
XVII sec.
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Il calvinismo si diffonde nell’Europa Occidentale,
soprattutto nei Paesi Bassi, in Scozia e in
Inghilterra: qui, infatti, si era sviluppata una
borghesia molto intraprendente negli affari e nei
commerci, che era propensa a vedere nel proprio
successo economico un segno del favore divino,
proprio come affermava Calvino.
Al successo della dottrina di Calvino contribuì anche
il suo carattere tranquillo, molto diverso da quello di
Lutero: quest’ultimo infatti aveva un temperamento
molto passionale e usava toni aspri e violenti (si
infuriò per esempio contro gli ebrei, che non avevano
voluto convertirsi al cristianesimo “riformato).
Il Luteranesimo invece si diffuse, oltre che in
Germania, negli Stati Baltici e in Scandinavia.
I paesi dell’Europa meridionale (Italia, Spagna,
Portogallo) rimasero cattolici. Anche la Francia
restò cattolica, ma con una consistente minoranza
di protestanti.
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In Inghilterra i Calvinisti divennero molto numerosi e, per
sottolineare la purezza della loro fede, si fecero chiamare
“puritani”.
Inizialmente il re Enrico VIII si oppose alle idee di riforma.
Ma quando il papà gli rifiutò l’annullamento del suo primo
matrimonio (Enrico voleva risposarsi con Anna Bolena, una
damigella della moglie), il re decise di separare la Chiesa
inglese da quella Cattolica romana.
Atto di supremazia (1534): Enrico VIII si proclama capo
della Chiesa Anglicana (cioè “d’Inghilterra”). I vescovi non
avrebbero più dovuto obbedire al papa, ma all’arcivescovo
di Canterbury, nominato proprio dal re.
Il sovrano abolì i conventi e permise ai ricchi borghesi di
impossessarsi dei beni della Chiesa cattolica, ottenendo in
questo modo il loro favore. Ma tutti coloro che rifiutarono
di riconoscere nel re anche il capo religioso furono
mandati a morte (ad esempio san Tommaso Moro).
Dal punto di vista della dottrina, l’anglicanesimo
inizialmente non si differenziò molto dal cattolicesimo:
quello di Enrico IV fu un atto esclusivamente politico.
L’Inghilterra quindi si trovò divisa tra Cattolici, Puritani e
Anglicani.
Enrico VIII Tudor
Hans Holbein il Giovane
1540
La nascita delle Chiese protestanti ebbe due grandi
conseguenze nella storia d’Europa:
1)
Rottura dell’unità: fino a quel momento, l’Europa
occidentale e settentrionale era stata unita del
punto di vista religioso. La fede cattolica
rappresentava il maggior fattore di identità, poiché
tutti facevano parte dello stesso “popolo di Dio”,
anche se abitavano in paesi diversi.
2)
Nascita delle Chiese di stato: nei paesi nordici
(Svezia, Danimarca, Inghilterra) i responsabili
politici diventano anche responsabili religiosi - il
caso della Chiesa Anglicana è il più eclatante.
Lutero, non riconoscendo l’autorità del papa,
pensava di rendere la Chiesa più libera, ma in
realtà finì per sottometterla allo Stato.
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Nel 1545 papa Paolo III convocò un Concilio
ecumenico (= assemblea di tutti i vescovi) nella città
di Trento. La città fu scelta perché situata in
territorio italiano ma appartenente all’Impero.
Le intenzioni erano di ricucire lo strappo coi
protestanti, ma ben presto fu chiaro che una
riconciliazione era impossibile e i delegati
protestanti abbandonarono l’assemblea.
Il Concilio tuttavia continuò i suoi lavori per ribadire
la validità dei principi cattolici: a tale processo è
stato dato il nome di Controriforma. In verità, però,
la Chiesa cattolica non si limitò ad andare “contro” le
idee protestanti, ma si impegnò a rispondere alla
situazione di crisi che aveva destato l’ostilità di
Lutero. Bisogna quindi parlare di Riforma Cattolica:
in questo caso il termine “riforma” è corretto perché
i cristiani impegnati in questo progetto non vollero
fondare qualcosa di diverso rispetto alla Chiesa
Cattolica, bensì migliorarla dall’interno.
I lavori del Concilio di Trento proseguirono a
lungo, anche se con diverse interruzioni. Il
Concilio si chiuse ufficialmente solo nel 1563,
sotto papa Pio IV.
 Nel Concilio di Trento vennero riaffermati i
fondamentali principi del cattolicesimo:
- la salvezza si ottiene con la fede ma anche con
le opere buone
- i sacramenti sono 7
- i sacerdoti sono tenuti al celibato (cioè non si
sposano)
- solo la Chiesa interpreta le Sacre Scritture
- alla Madonna e ai Santi si deve venerazione e le
immagini sacre non sono proibite
- il papa è il riferimento di tutta la Chiesa

Per contrastare l’eresia protestante venne
istituita la Congregazione del Santo Uffizio:
assumeva
la
direzione
dei
Tribunali
dell’Inquisizione, che avevano il compito di
processare gli eretici e affidarli allo stato perché
li condannasse (spesso a morte). Nacque anche
l’Indice dei libri proibiti, cioè l’elenco dei testi
ritenuti pericolosi.
 Insieme a questi metodi, oggi giustamente
ritenuti negativi, la Chiesa si adoperò
positivamente nel campo educativo:
- formazione dei sacerdoti, con l’istituzione dei
seminari in tutte le diocesi
- educazione del popolo cristiano, soprattutto
grazie alla creazione di nuovi Ordini religiosi
destinati specificatamente ad un ruolo educativo
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Il periodo della Riforma Cattolica fu caratterizzato dal
sorgere di molti nuovi ordini religiosi:
la Compagnia di Gesù, i Barnabiti e le Orsoline, con
compiti educativi (le Orsoline per l’educazione delle
ragazze)
i Fatebenefratelli e i Camilliani, per l’assistenza ai malati
e la carità a tutti i bisognosi
i Teatini e i Barnabiti, comunità di sacerdoti che
decidevano di fare vita comune e di curare in modo
particolare la loro educazione, per dedicarsi alla
predicazione, alla confessione e all’assistenza delle
comunità cristiane.
la Congregazione dell’Oratorio, gruppo di sacerdoti e laici
Molti di questi ordini nacquero a Roma, che divenne di
nuovo il vero centro della spiritualità cristiana. Nella
seconda metà del Cinquecento passeggiando per Roma
avremmo incontrato tanti santi, come sant’Ignazio di
Loyola, san Filippo Neri, san Carlo Borromeo, san
Camillo de Lellis.
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La Compagnia di Gesù fu fondata nel 1534 da
sant’Ignazio di Loyola, un soldato spagnolo che aveva
deciso di cambiare vita durante il periodo di
convalescenza in seguito ad una ferita in battaglia.
Insieme ad alcuni compagni, si recò a Roma e si mise a
completa disposizione del papa. Paolo III lo indirizzò alla
fondazione di una scuola superiore, il Collegio Romano,
che ben presto sarebbe diventata una delle migliori
d’Europa.
Le scuole dei Gesuiti erano molto innovative: non si
faceva più uso di punizioni corporali ma si insegnava a
controllare i propri istinti tramite gli Esercizi Spirituali,
scritti dallo stesso Ignazio. Questi ultimi erano esercizi di
meditazione e disciplina praticati sotto la guida di un
direttore spirituale. Oltre alle classiche materie di
studio, come il latino e il greco, si praticavano discipline
del tutto nuove: sport (ad esempio la scherma), teatro e
danza. Tali scuole erano aperte anche a nobili o borghesi
che non volevano diventare Gesuiti e furono ovunque
molto apprezzate. Per la loro cultura i Gesuiti divennero
spesso confessori e consiglieri dei sovrani europei.
Miracoli di sant’Ignazio
Pieter Paul Rubens
1622
I Gesuiti curarono molto anche l’aspetto
missionario: una delle figure più importanti è
quella di Francesco Saverio, che raggiunse India,
Giappone e Cina.
 Un altro importante terreno di missione fu
naturalmente il Nuovo Mondo. I Gesuiti fondarono
in America Meridionale numerose “riduzioni”, cioè
villaggi in cui vivevano solo missionari ed indigeni,
lontani dalle violenze dei conquistadores spagnoli.
L’opera dei missionari gesuiti contribuì molto alla
crescita civile degli Indios, che in precedenza
vivevano in modo molto primitivo (la prima
tipografia dell’America Meridionale, per esempio,
fu creata proprio in una riduzione!)
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Rovine della chiesa di Sao Miguel, in Brasile, costruita nel Seicento in
una riduzione gesuitica
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La Congregazione dell’Oratorio ricevette il riconoscimento
papale nel 1575. Si trattava di un gruppo di giovani,
alcuni dei quali sacerdoti, riuniti attorno a san Filippo
Neri.
Filippo, ancora prima di essere ordinato sacerdote, aveva
iniziato a dedicarsi ai giovani abbandonati che trovava per
le strade di Roma, conquistandoli con il suo carattere
simpatico. Una volta prete, Filippo creò un oratorio, cioè
un luogo di preghiera e di discussione sulla Parola di Dio
aperto a sacerdoti e laici. Il papa decise di offrire agli
oratoriani la cura di una chiesa, santa Maria in Vallicella.
Anche i metodi educativi di san Filippo erano innovativi
per quei tempi: si rivolgeva ai giovani con pazienza,
organizzava gite domenicali nei dintorni di Roma e diede
moltissimo impulso ai canti in lingua volgare per
avvicinare la gente alla liturgia. L’Oratorio divenne quindi
anche un laboratorio musicale, che produsse numerose
laudi polifoniche.
San Filippo Neri era soprannominato dagli amici “Pippo
bono” e fu poi ricordato come “il santo della gioia” per
l’allegria con cui affrontava tutte le situazioni.
La visione di san Filippo Neri
Guido Reni
XVII sec.
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Il compito di applicare le decisioni del Concilio in tutte le
diocesi fu affidato ai vescovi. Modello di vescovo ideale: san
Carlo Borromeo, nipote di papa Pio IV, arcivescovo di Milano
e amico di san Filippo Neri.
Nonostante appartenesse ad una delle famiglie più nobili e
ricche d’Italia, Carlo praticò una vita molto austera (spesso
cenava a pane e acqua e dormiva su un sacco di paglia) e si
preoccupò della sua diocesi come un vero padre: fondò
diversi seminari, donò il suo patrimonio ad ospizi ed
ospedali, si occupò dei giovani. Visitò tutte le parrocchie
della sua diocesi (più di 800),viaggiando a dorso di mulo.
L’eroismo di san Carlo giunse al massimo nel 1576, quando a
Milano si scatenò un’epidemia di peste: il vescovo si recava
personalmente nel lazzaretto per assistere i moribondi e
organizzò molti volontari per la distribuzione di viveri e
vestiti, alcuni ricavati addirittura dalle tende di casa sua.
Carlo morì nel 1584 a soli 47 anni, lasciando non solo
un’impronta profonda nella storia della sua diocesi ma anche
un modello che fu presto imitato. Fu proclamato santo già nel
1610. Il suo corpo riposa sotto l’altare del Duomo di Milano.
Il digiuno di san Carlo
Daniele Crespi
1627
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Nell’Europa ormai divisa tra stati protestanti e stati cattolici si
scatenarono diverse guerre di religione. Molto spesso però la
religione divenne solo un pretesto per rivolte a carattere
politico.
In Olanda, che faceva parte dell’impero di Carlo V, molti
abitanti si erano convertiti al calvinismo: quando al trono salì
Filippo II, figlio di Carlo V e fervente cattolico, l’Olanda, già
esasperata per le tasse esagerate, si ribellò al sovrano. Guidati da
Guglielmo d’Orange, gli Olandesi proclamarono l’indipendenza
nel 1579 e diedero vita alla Repubblica delle Provincie Unite.
In Francia c’è una guerra civile tra Ugonotti, ricchi calvinisti
capeggiati dalla famiglia dei Borbone, e i cattolici capeggiati dai
duchi di Guisa (1562 - 1598). In realtà il vero obiettivo di queste
fazioni era impadronirsi del trono, che all’epoca era retto dalla
regina madre Caterina de’Medici perché il legittimo re era troppo
giovane per regnare. Cattolici e Ugonotti diedero vita a terribili
stragi: una delle più famose avvenne la notte di san Bartolomeo
(23-24 agosto) del 1572, in cui rimasero uccisi circa 3000
Ugonotti. Il conflitto si concluse quando salì al trono Enrico IV di
Borbone, che prima di essere incoronato re si convertì al
cattolicesimo ma emanò nel 1598 l’Editto di Nantes, con cui
riconobbe la libertà religiosa in territorio francese.