Diapositiva 1 - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

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Palermiti Anna Lisa
CLASSIFICAZIONE
DISTURBI DELL' UMORE
DSM IV
PRINCIPALI DISTURBI UMORE:

Disturbo depressivo maggiore (unipolare)

Disturbo bipolare (I - II)
Episodio depressivo maggiore
Transitorio
Due settimane
Caratterizzato dalla presenza di un episodio depressivo,
ricorrente, almeno due episodi a distanza di due mesi.
Episodio Depressivo Maggiore
Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante
un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente
livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da
1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno,
2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la
maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso oppure diminuzione
o aumento dell’appetito quasi ogni giorno.
4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno
6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, quasi ogni giorno
8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno
9) pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria.
.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del
funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una
condizione medica generale.
I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto.
EZIOLOGIA
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MULTIFATTORIALE
Genetico (gene dell’umore)
Anomalia neurotrasmettitori (i soggetti vulnerabili alla
depressione sono iposensibili ai neurotrasmettitori)
Elevati livelli di cortisolo (ormone dello stress)
Elementi di stress (abbandoni, maltrattamenti)
Supporto sociale
Terapia psicologica
 Iniziare dopo l’episodio depressivo
Antidepressivi e terapia 10-20 % di successo
Terapia Cognitivo comportamentale:
si basa sull’utilizzo di tecniche volte a guidare il paziente
verso una progressiva conoscenza dei meccanismi alla
base del proprio funzionamento interpersonale.
Procedure mirate a fornire abilità gestionali.
Terapia cognitiva orientata alla Mindfulness
“del qui e ora”
 Il termine indica uno stato mentale nel quale si pone
attenzione al momento presente in maniera non
giudicante.
 Il paziente osserva i propri pensieri come fossero
oggetti, con distacco emotivo.
Che cos’è la Mindfulness
 Mindfulness viene dal buddismo theravada.
La pratica theravada è un sistema efficace per esplorare i
livelli più profondi della mente, unendo la tecnica di
samatha (concentrazione e quiete mentale) alla
vipassana (insight o chiara visione, presenza mentale).
Per praticare lo sviluppo della consapevolezza non è
necessario diventare buddisti: le pratiche sono
universali, non dipendono da alcun sistema di
credenze, né da alcuna ideologia
Mindfulness
 La mindfulness si propone come tecnica – ma sarebbe
più esatto definirla modalità di vita – in grado di
aiutarci a ritrovare il presente.
 Meta-consapevolezza, essere consapevoli di esserlo.
Una capacità che distingue l’essere umano da tutti gli
altri esseri viventi. Siamo tutti intrinsecamente
mindful, ora più ora meno a secondo dei momenti e
questa pratica che deriva dalla meditazione zen ci
aiuta a coltivare e raffinare questo stato.
 Jon Kabat-Zinn, il vero padre della Mindfulness la
definisce:
“porre attenzione in un modo particolare:
intenzionalmente, nel momento presente e in
modo non giudicante.”
Un monaco buddista, inseguito da una tigre, corre, corre, corre, fino a che
davanti a un dirupo non cade. Si aggrappa all’ultimo secondo a una pianta e,
sospeso, con la tigre che ancora lo minaccia, nota davanti a sé una pianta di
fragole con una fragola rossa e matura e pensa: “Toh, una fragola!”.
Psicoterapia interpersonale
L’attenzione non è rivolta al mondo interno della
persona ma alle relazioni esterne:
famiglia, colleghi di lavoro, amici
 Interventi brevi di uno o due incontri a settimana o
mensili
 Funzionale per depressione lieve e lieve moderata
 Perdite
 Transizione di ruolo
 Conflitto di ruolo
 Deficit interpersonale
Psicoterapia familiare
 Quando il soggetto depresso è un bambino o un
adolescente
EPISODI MANIACALI
Si caratterizza per un
innalzamento abnorme del tono dell’umore.
 L’umore è espansivo o irritabile
 Deve perdurare almeno una settimana e
compromettere la vita quotidiana
 La prognosi non è ottimale: dopo il primo episodio il
90% ha ricadute e il 10% si suicida
1-L’attenzione mostra deficit consistenti
configurando un’estrema distraibilità, a
causa della quale il paziente è portato a
prestare attenzione a qualsiasi stimolo; ne
consegue una scadente elaborazione
cognitiva.
2- Fuga delle idee
3- Il linguaggio si configura in una logorrea
digressionale: flusso di parole con struttura
scarsamente logica e poco finalizzata.
4- I contenuti del pensiero sono improntati ad
una generica grandiosità oppure configurano
spunti deliranti o veri e propri deliri
megalomanici.
Possibili varianti della
tematica di onnipotenza: delirio
genealogico, inventorio, mistico‐religioso,
erotomanico, d’identità, persecutorio.
5-E’ presente un incremento dell’iniziativa
psicomotoria che può produrre un
affaccendamento continuo e un iperattività
disordinata e incongrua: il paziente dorme poco,
si nutre irregolarmente, trascura l’igiene
personale o viceversa si veste e si trucca in
modo insolito e vistoso.
6-Il comportamento si caratterizza per una forte
disinibizione, e per una riduzione delle capacità
critiche. Questo può determinare condotte
inopportune e inusuali, con gravi ripercussioni
sulla vita di relazione interpersonale.
7- Spesso il paziente compie spese elevate al di là
delle sue reali possibilità finanziarie, per
l’acquisto di generi di nessuna utilità personale
e familiare; po’ anche indebitarsi e andare
incontro a grandi problemi di natura economica
e giuridica.
8- Le modalità di rapporto sono caratterizzate da
un ridotto spazio relazionale e da una
interazione in congruamente confidenziale e
amichevole, che può sconfinare nell’invadenza o
nell’aggressività.
Episodio ipomaniacale
Meno grave dura almeno 4 giorni non
compromette le azioni quotidiane e non
richiede l’ospedalizzazione
Episodio misto
Alternanza di umore, caratteristiche dell’episodio
maggiore alternate a quelle dell’episodio
maniacale.
Disturbo bipolare
 È il disturbo che presenta la più alta componente
genetica.
 I familiare di primo grado rischio del 10%

CRITERI DIAGNOSI FORMALE
DSM IV
EPISODIO BIPOLARE I
Caratterizzato da episodi maniacali / episodi misti
(sintomi mania+depressione) più frequenti
Umore euforico o irritabile + 3 ulteriori sintomi
(4 se umore irritabile)
Sintomi tali da pregiudicare il funzionamento
sociale/lavorativo

Trattamento
 Stabilizzatori dell’umore
 Il farmaco di eccellenza è il carbonato di litio
 Il trattamento farmacologico è obbligatorio
 il trattamento terapeutico a tre livelli:
1- aiutare nell’accettazione
2-aiutare a fronteggiare le fasi depressive
3-aiutare la famiglia a mantenere l’omeostasi
Stabilizzanti
 Appartengono a questo gruppo i farmaci efficaci nel
trattamento del disturbo bipolare. Uno dei farmaci più
potenti, appartenente a questa categoria, è il litio. Pur
essendo un farmaco efficace, il litio presenta un
inconveniente non trascurabile: può essere tossico se
raggiunge determinati livelli nell’organismo. Per questo
motivo è necessario tenere sotto controllo periodicamente
(di solito ogni 3-6 mesi) la sua concentrazione nel sangue.
 Litio, Valproato, Carbamazepina…
Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661664
Disturbo Bipolare
mania
Umore elevato, euforico
Loquacità, aumento della attività
Eccessivo coinvolgimento
umore normale
depressione
Umore basso, triste
Astenia, disinteresse
Coercizione di attività e contatti
Disturbo bipolare
 Disturbo bipolare I: uno o più episodi maniacali
 Disturbo bipolare II: uno o più episodi maniacali
maggiori
EPIDEMOLOGIA
Il Disturbo Bipolare I è meno comune del
disturbo bipolare maggiore, con una
prevalenza nel corso della vita, dell’1%.
La prevalenza è pressoché uguale per uomini
e donne: M=F
L’esordio del Disturbi Bipolare I è più precoce
rispetto a quello del disturbo depressivo
maggiore (dall’infanzia fino ai 50 anni e oltre),
con un’età media di 30 anni.
Il Disturbo Bipolare
Il Disturbo Bipolare con la sua grande
prevalenza nella popolazione e le sue
infinite manifestazioni psichiche e
somatiche costituisce il centro della
Psichiatria e una grave malattia per il
paziente e la sua famiglia.
Il temperamento
del maniaco-depressivo lo porta a
fare tutto ciò che scatenerà la sua
malattia
Clinica del disturbo bipolare
TIPO 1 gli episodi di eccitamento sono sempre di tipo maniacale
quindi di intensità tale da determinare un’importante alterazione
del funzionamento che frequentemente comporta la necessità di
cure in regime ospedaliero
TIPO 2 le fasi espansive sono in ipomania cioè di intensità lieve o
moderata comunque tale da non determinare la completa perdita
del funzionamento sociale e lavorativo.
Genetica e Disturbo Bipolare
 Lo studio degli alberi genealogici dei pazienti ha dimostrato che il
Disturbo Bipolare è una malattia familiare, e questo fa pensare che
esista una predisposizione genetica, anche se un gene specifico non è
stato individuato.
 Il rischio sembra essere cumulativo: più persone in una famiglia ne
soffrono, più è probabile che un nuovo membro ne soffra.
 Se un genitore soffre di un disturbo bipolare i figli hanno circa il 10% di
contrarlo, rischio che cresce considerevolmente se entrambi i genitori
ne soffrono
Genetica e Disturbo Bipolare
 La genetica non potrà raccontarci tutta la storia del Disturbo Bipolare,
infatti studi su gemelli identici, che condividono lo stesso patrimonio
genetico,indicano che anche altri fattori contribuiscono a scatenare la
malattia.
 Le ricerche più recenti avvalorano inoltre l'ipotesi che non esista un
singolo gene responsabile ma piuttosto che molti geni agiscano assieme
generando una predisposizione su cui si innestano fattori scatenanti
ambientali.
Genetica e Disturbo Bipolare
 I geni determinerebbero una vulnerabilità del sistema nervoso, e ,
pertanto, particolari stress emotivi come l’inizio dello studio o del
lavoro, il distacco dalla casa materna, l’inizio o la fine di una relazione o
la morte del partner possono precipitare una crisi.
 Geni in comune con la schizofrenia i parenti di primo grado (genitori,
figli o fratelli) dei pazienti affetti da schizofrenia o disturbo bipolare
hanno un’alta probabilità di andare incontro all’una o all’altra patologia;
 Identificata una mutazione nel gene DAT (dopamine transporter)
specificamente associata al disturbo bipolare, ma non alla schizofrenia
e alla depressione
Negli ultimi 20-25 anni si è radicalmente trasformato il concettualizzare il
disturbo bipolare.
1) Da patologia rara a disturbo abbastanza diffuso nelle sue varie manifestazioni
(20% di tutti i disturbi dell'umore )
2) Da patologia relativamente tardiva a disturbo che ha invece un esordio precoce
( infanzia, adolescenza )
3) Da patologia a decorso episodico, con intervalli liberi tra un episodio e l'altro,
a disturbo tendenzialmente cronico con frequente sintomatologia residua
interepisodica
4) Da patologia ad esito piuttosto favorevole a disturbo ad esito spesso severo sia
dal punto di vista psicopatologico che psicosociale
5) Da patologia di trattamento relativamente semplice ( LITIO ) a disturbo spesso
resistente alla terapia con frequente necessità di combinare più farmaci e con
problemi peculiari nelle varie fasi di malattia
6) Disturbo in cui oltre all'approccio farmacologico rivestono importanza
fondamentale le diverse tecniche psicoterapeutiche e psicoeducazionali ed in cui
riveste importanza fondamentale l'approccio integrato
M.Maj Introduzione al Congresso
"La terapia a lungo termine nei pazienti bipolari "
La psicoriabilitazione del disturbo bipolare si identifica con il
trattamento integrato a lungo termine
L'approccio integrato (intervento farmacologico – psicoterapia –
interventi psicoeducazionali e psicosociali ) si è rilevato più
efficace della sola terapia farmacologica nel trattamento dei
disturbi dell'umore
Importanza fondamentale nella cura del disturbo bipolare
rivestono le qualità umane e relazionali del terapeuta (flessibilità;
elasticità; capacità di adattamento )
INTEGRAZIONE TRA INTERVENTI MEDICI
«Il paziente con disturbo bipolare cerca con grande
passione tutte le cose che fanno male a lui e soprattutto alla
sua malattia pur avendo un sistema nervoso molto reattivo
agli effetti delle sostanze » ( A. KouKopoulos )
L'INTERVENTO PSICOEDUCAZIONALE
SUL SINGOLO PAZIENTE
SU GRUPPI DI PAZIENTI

PRINCIPALI OBIETTIVI
Aumentare il livello di informazione e consapevolezza sulla malattia,
sul possibile decorso, sulle conseguenze
Aumentare il livello di informazione sulle terapie farmacologiche
disponibili; sull'efficacia del Litio e degli altri stabilizzatori dell'umore
Informare sugli effetti collaterali e come affrontarli
Coinvolgere i membri della famiglia nei processi psicoeducativi
( valorizzare gli aspetti positivi )
Individuazione degli eventi stressanti, dei primi sintomi e come
fronteggiarli
Aumentare la capacità di distinguere tra aspetti della personalità e
disturbi connessi alla malattia
Promozione di condizioni di vita igieniche (movimento –
alimentazione – sonno )
NELLA PSICOEDUCAZIONE DI GRUPPO
L'intervento psicoeducazionale sui pazienti può essere affiancato da un
gruppo psicoeducazionale per i familiari
I gruppi psicoeducazionali possono evolvere in gruppi di autoaiuto
Kay Jamison, Rapida viene la notte
Luana De Vita, Mio padre è un chicco di
grano
Gianna Schiavetti, La schizofrenia non esiste
e se esistesse, io vorrei averla.
I disturbi del Tono dell’Umore
 Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori
 Il Disturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore depresso quasi
ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio
Depressivo Maggiore.
 Il Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con
manifestazioni depressive che non soddisfano i criteri per altri Disturbi Depressivi
 Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente
accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.
 Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da
almeno un Episodio Ipomaniacale.
 Il Disturbo Ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di numerosi periodi
con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l’Episodio Maniacale e di numerosi periodi
con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per l’Episodio Depressivo Maggiore.
 Il Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con
manifestazioni bipolari che non soddisfano i criteri per alcuno specifico Disturbo Bipolare definito
in questa sezione
 Il Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da una
notevole e persistente alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una
condizione medica generale.
 Il Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze è caratterizzato da una notevole e persistente
alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una droga, di abuso di un
farmaco, di un altro trattamento somatico per la depressione o dell’esposizione ad una tossina.
 Il Disturbo dell’Umore Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare quei disturbi
con sintomi dell’umore che non soddisfano i criteri per alcun Disturbo dell’Umore specifico.
IL SUICIDIO
 In Italia il 13,5 su 100.000
 Parasuicidio si intende qualsiasi atto a esito non fatale
in cui un individuo provochi deliberatamente danno a
se stesso.
 In questi casi lo scopo è una richiesta di aiuto
Ideazione del suicidio
 La sofferenza e il senso di disperazione presenti in un
episodio depressivo possono indurre la persona a
ritenere la morte preferibile alla propria condizione.
 Il paziente non riesce a credere che la sua situazione
sia temporanea, non ricorda un periodo felice, si lascia
curare per far piacere agli altri ma per lui il suicidio
l’unica soluzione
 Allo psicologo viene richiesta la valutazione
dell’ideazione del suicidio
 “Nei momenti più tristi le capita di pensare di farla
finita”?
INTERVENTO PREVENTIVO SULLA
CONDOTTA SUICIDARIA
Conoscenza dei fattori clinici di rischio
suicidario
➔
Sesso maschile
➔Storia familiare di suicidio
➔Esordio precoce della malattia
➔Precedenti tentativi di suicidio
➔Comorbidità con abuso di sostanze
➔Episodi depressivi misti
➔Life-events ( divorzi, perdita del lavoro ecc.)
➔Stato non coniugale – vivere da soli
➔Non aderenza alla terapia – sospensione
della terapia
➔Fattori climatici: primavera o inizio estate
INTERVENTO PREVENTIVO SULLA CONDOTTA
SUICIDARIA
➔Non
eludere il problema ma trattarlo apertamente
esistenza o meno di un piano per il suicidio o tentativi
precedenti
➔Non
esprimere giudizi o valutazioni morali
➔Trattamento
patologia psichiatrica
➔Coinvolgimento
➔Eventuale
➔Aiutare
familiare
ospedalizzazione
il paziente a costruire UN PIANO PER LA VITA
« Sono sopravvissuta perchè i medici si preoccupavano di me
e uno di loro credeva in me quando io non credevo in nulla;
stare tranquillamente seduti in una stanza di consultazione e
parlare con qualcuno può non sembrare alla gente una cosa
eroica o drammatica.
In medicina ci sono molti modi per salvare una vita.
Questo è uno di essi »
Dal libro « Al di là di ogni ragione »
di Mauray Coat scrittrice inglese
Vitalità
...di tutte le forze naturali, la vitalità
non si può trasmettere...la vitalità
Non attecchisce mai.
Si ha o non si ha,
come la salute o gli occhi marroni o
l’onore o la voce baritonale.
F. Scott Fitzgerald: The Crack-Up 1936
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