Politica economica: che cosa è?
A) Definizione più frequente (viene fornita da un qualsiasi dizionario…)
La politica economica è un insieme di regole e di azioni grazie alle quali il governo di
un Paese fa in modo che i suoi obiettivi in campo economico e sociale siano
conseguiti. Obiettivi della politica economica. Sono quattro i principali obiettivi di
politica economica: efficienza, equità, stabilità, crescita.
B) Attori della politica economica
1) Ministeri
2) Banca centrale
3) Agenzie pubbliche
C) La definizione A e la lista B sono incomplete  alla politica economica concorrono, in forme
diverse, anche soggetti e organismi privati e organismi internazionali
 Sindacati
 Organizzazioni imprenditoriali
 Gruppi di interesse, gruppi di pressione
 Associazioni di cittadini
 Gli organismi internazionali e sovranazionali
Politica economica e politica economica internazionale
La concezione tradizionale della politica economica vede l'intervento del policy maker alla stregua di un problema
tecnico i cui ingredienti maggiori sono: un modello dell'economia, un insieme di strumenti e un criterio di
valutazione. Nella politica macroeconomica, il modello è tipicamente uno schema macroeconomico di domanda e
offerta aggregata variamente specificato. Gli strumenti sono, ad esempio, la spesa pubblica, le aliquote del prelievo
fiscale, il tasso di cambio (in regime di cambi fissi ma aggiustabili), l'offerta di moneta. Il criterio di valutazione è
talvolta rappresentato da una funzione di benessere sociale: nell'analisi macroeconomica, gli argomenti di questa
funzione sono tipicamente il livello di occupazione (o il tasso di disoccupazione), il tasso d'inflazione e, in
un'economia aperta, il saldo della bilancia commerciale. Il livello di occupazione e la disoccupazione intendono
fornire una qualche misura sintetica del benessere aggregato (ed eventualmente della distribuzione del reddito,
tenendo presente che la distribuzione del reddito, sia personale, sia funzionale, sono spesso correlate con il tasso
di disoccupazione). Il tasso d'inflazione può, sotto certe condizioni, fornire una misura del grado di preferenza
intertemporale della collettività (una alta inflazione odierna potrebbe significare che i consumatori stanno
manifestando un'alta pressione sulle risorse e una piccola propensione al risparmio, mentre un'alta propensione al
risparmio, e quindi un'alta preferenza per il futuro, potrebbe favorire una situazione di prezzi relativamente stabili).
La concezione tradizionale della politica economica internazionale «integra» questa visione in due direzioni:
1) Mettendo in luce le interazioni/opportunità/vincoli fronteggiate dalle economie nazionali nell’arena
internazionale. Il focus è sull’economia nazionale, l’economia internazionale costituisce l’ «ambiente» in cui
agisce la politica economica interna
2) Mettendo in luce le aree di intervento «autonomo» che organismi economici internazionali o sovranazionali
possono svolgere in connessione o talvolta in contrasto con le singole economie nazionali.
Politica economica nazionale e politica economica internazionale
Tipicamente la politica economica fa riferimento ad un «potere» esercitato nella sfera dell’economia da
un’autorità sovrana entro i confini di uno stato-nazione
In questo senso la nozione di «politica economica internazionale» ha un significato molto limitato: indica la
politica economica nazionale nel quadro delle relazioni economiche internazionali, e non richiede un soggetto
«autonomo» per la sua attuazione.
Sebbene esistano organismi economici internazionali, questi agiscono di solito in collegamento con i governi degli
stati nazionali (e spesso dipendendo da questi).
La politica economica internazionale è quindi innanzitutto lo studio della politica economica in un contesto
internazionale  distinzione tradizionale tra economia chiusa e economia aperta
Quindi  relazioni tra «sistema economico internazionale» e politica economica interna
1) Relazioni economiche internazionali: scambi commerciali, scambi di attività finanziarie, aiuti internazionali,
solidarietà tra paesi, «pressioni geopolitiche», ingerenze politiche ed economiche, imperialismo, etc.
2) Politica economica interna: occupazione, inflazione, equilibrio esterno, distribuzione del reddito, welfare etc.
Aspetti e significato del sistema monetario internazionale
1) «Collante» dell’economia internazionale (ad es., attraverso i regimi dei tassi di cambio)
2) «Ambiente» in cui le economie nazionali agiscono
3) «Relazioni economiche internazionali»: nelle relazioni economiche internazionali vi sono: opportunità,
fattori di impulso per le singole economie, vincoli e condizionamenti. Questi fattori possono favorire o
ostacolare le scelte e le politiche economiche dei diversi paesi (si pensi al «trilemma» del modello
Mundell-Fleming)
Politica economica nazionale e politica economica internazionale
1) Crescita economica e sviluppo: la crescita economica come fenomeno globale
2) Sistema monetario internazionale e regimi dei tassi di cambio
3) Politiche economiche nazionali: coordinamento e conflitto
4) Crisi economiche globali
 Necessità di comprendere i principali fatti stilizzati dell’andamento a lungo termine dell’economia internazionale
 Necessità di comprendere le interazioni tra politiche economiche nazionali e «economia globale»
Gli organismi economici internazionali agiscono tuttavia talvolta in modo «autonomo» rispetto alle singole
entità nazionali, dando vita a fenomeni di «governance globali» tendenzialmente sovranazionali
1) Qual è il ruolo di questi organismi? (FMI, WTO, Banca Mondiale, Commissione europea, Ocse, Agenzie
sovranazionali di regolamentazione)
2) Come agiscono?
3) Dove traggono la loro «legittimazione»? Chi controlla gli organismi della «governance globale»?
4) Perché gli stati nazionali rinunciano, almeno in parte, ad esercitare la sovranità delegandola ad organismi
internazionali?
Perché, ad es., i paesi europei hanno accettato di dare vita all’euro rinunciando alla sovranità monetaria?
Perché la Norvegia accetta le regole del mercato unico europeo pur non aderendo all’Unione Europea?
Perché i paesi accettano accordi di libero scambio che limitano lo spazio di manovra delle autorità di politica
economica nazionale?
I governanti europei hanno interpretato la creazione della moneta unica come un fattore
di stabilità macroeconomica e finanziaria, un elemento propulsivo degli scambi
economici tra i paesi e un «coagulante politico»
MOTIVI ECONOMICI E MOTIVI POLITICI
Jacques Delors, Presidente della Commissione europea, nel 1990
Nel 2008 il Commissario europeo agli affari economici e monetari, J. Almunia, dichiarava….
Cosa possiamo
dire oggi dopo la
crisi, dopo la Brexit
e dopo il ritorno
crescente di
nazionalismo nei
paesi europei?
NORWAY’S peculiar relationship with the European
Union—it abides by most EU rules but has little say in
writing them—might be a democratic outrage, a
diplomatic relic and an international oddity, but it once
worked out well for Torild Skogsholm. In 2003 Ms
Skogsholm was invited to join her fellow European
transport ministers aboard a cruise ship in the Aegean
(Greece held the rotating EU presidency at the time).
Asked to leave the room when the ministers began to draw
up legislative proposals, she had little choice but to sun
herself on the ship’s deck. The tan she earned, she says,
was the envy of her friends in Oslo.
La Norvegia non
appartiene alla Unione
Europea ma adotta quasi
tutte le normative
prodotte da Bruxelles
senza tuttavia partecipare
alla loro elaborazione.
Il parlamento di Oslo si
limita ad un ruolo di
passacarte delle direttive
emanate da Bruxelles,
mentre i diplomatici
norvegesi sono
continuamente impegnati
in una attività di lobbying
presso le istituzioni
europee: perché?
1) In parte per fronteggiare situazioni oggettive: la Norvegia confina con la Svezia e deve, ad
esempio, avere una politica comune in tema di immigrazione
2) Per poter partecipare al mercato unico europeo (spinta delle imprese)
3) Per avere una “presenza” nell’arena internazionale (missioni militari e di peacekeeping,
progetti scientifici internazionali)
WikiLeaks: US targets EU over GM crops
US embassy cable recommends drawing up list of countries for 'retaliation' over opposition to
genetic modification
The US embassy in Paris wanted to penalise the EU after France moved to ban a Monsanto GM
corn variety.
The US embassy in Paris advised Washington to start a military-style trade war against any
European Union country which opposed genetically modified (GM) crops, newly released
WikiLeaks cables show.
In response to moves by France to ban a Monsanto GM corn variety in late 2007, the ambassador,
Craig Stapleton, a friend and business partner of former US president George Bush, asked
Washington to penalise the EU and particularly countries which did not support the use of GM
crops.
"Country team Paris recommends that we calibrate a target retaliation list that causes some pain
across the EU since this is a collective responsibility, but that also focuses in part on the worst
culprits.
"The list should be measured rather than vicious and must be sustainable over the long term, since
we should not expect an early victory. Moving to retaliation will make clear that the current path
has real costs to EU interests and could help strengthen European pro-biotech voices," said
Stapleton, who with Bush co-owned the Dallas/Fort Worth-based Texas Rangers baseball team in
the 1990s.
I vincoli alla sovranità derivanti dagli accordi
commerciali internazionali
Canali di interazione tra le economie: il commercio estero
Il commercio internazionale
(beni, fattori) è il più ovvio
canale attraverso il quale le
economie interagiscono
Esportazioni di merci: quote per grandi regioni, 1948-2012
60
Europa
50
40
Asia
30
20
10
Nord America
Rapporto tra le esportazioni di prodotti
manifatturieri e la produzione
manifatturiera a livello mondiale
0
1948
1953
1963
1973
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
1983
1993
2003
2012
Il commercio internazionale per gruppi di paesi
I dati riproducono le
cifre delle
esportazioni e le
importazioni
normalizzate con il Pil
dell’area
Export/Pil; Import/Pil
NB: suddivisione dei
paesi del mondo per
gruppi in relazione al
livello di reddito pro
capite
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Pil pro capite nel 2012
per gruppi di paesi
311
350
300
250
200
150
89
100
50
11
32
0
Basso reddito Reddito
Reddito
(12)
medio basso medio alto
(35)
(34)
Reddito alto
(19)
Tra parentesi la quota nella popolazione mondiale
Fonte: Banca Mondiale
Rappresentare l’economia globale
Prodotto globale, 1500-2010
Epoche dello sviluppo economico
2010=230
1973=65
1700=1,5
1870=4,5
1950=22
Prodotto interno lordo a prezzi costanti e parità di potere d’acquisto: 1500=1.
Rappresentare l’economia globale: la crescita economica nel lungo periodo
Il Pil mondiale è aumentato di
22 volte in 550 anni e di 10
volte negli ultimi 60 anni
Prodotto globale, 1500-2010
“Seconda globalizzazione”
Se c’è stata “globalizzazione” anche prima del XIX
secolo (dopo i grandi viaggi di scoperta di
Colombo e de Gama), si è trattato di un
fenomeno piuttosto diverso dalla globalizzazione
odierna:
1) Il commercio era gestito da grandi compagnie
che disponevano di monopoli concessi dai
sovrani
2) Gran parte del commercio internazionale
riguardava merci “non concorrenziali”
(zucchero e beni coloniali importati
dall’Europa) che non “spiazzavano” merci
prodotti in Europa
3) Si trattava per lo più di beni di lusso non alla
portata della gran parte della popolazione
La pressione della popolazione in diversi paesi
rese la terra scarsa e fece aumentare le rendite
dei proprietari terrieri  i redditi delle classi
ricche (aristocrazia) sollecitarono la domanda dei
beni di lusso di provenienza coloniale (la
diseguaglianza come fattore che spiega la
crescente domanda di beni di lusso)
“Prima globalizzazione”
Rappresentare l’economia globale: la crescita economica nel lungo periodo
Prodotto globale, 1500-2010
La prima globalizzazione 1829-1913
è la prima globalizzazione nel senso
moderno:
1) Accentuata integrazione
commerciale tra i paesi
(tendenza alla convergenza dei
prezzi e dei salari: teoremi
Hekscher Ohlin, Stolper
Samuelson)
1) Ingenti flussi internazionale di
capitale
2) Imponenti flussi migratori
Fase
neoliberale
(1980 ):
globalizzazione
finanziaria
Tasso di crescita del Pil pro capite nei paesi oggi
economicamente avanzati
Due epoche della «globalizzazione»
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
DAZI MEDI PER 16 PAESI SVILUPPATI (PESATI CON IL PIL)
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Dazi mediamente elevati
Dazi bassi
Quali rapporti tra politiche commerciali
e commercio internazionale?
Quali rapporti tra commercio
internazionale e crescita economica?
L’analisi cross country e l’esperienza storica non
mostrano alcuna sistematica correlazione tra
protezione commerciale e crescita del commercio
Protezionismo/liberalizzazione  (?) Commercio
L’analisi cross country e l’esperienza storica non
mostrano alcuna sistematica correlazione tra
andamento del commercio e crescita economica
Commercio  (?) Crescita economica
RAPPORTO TRA LE IMPORTAZIONI E IL REDDITO
(MEDIA PONDERATA PER 16 PAESI SVILUPPATI)
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
L’integrazione economica come risultato di una
strategia di crescita piuttosto che come
prerequisito
Tasso di crescita del PIL pro capite, 1950-1973
4.5
4.0
Nel 1950 l’Africa era l’area
geopolitica più aperta del mondo
(in termini di rapporto tra
esportazioni e Pil) ed è l’area che è
cresciuta di meno nel successivi 25
anni
L’America Latina era un poco più
aperta dell’Asia ma è cresciuta
molto meno
Europa occidentale
Asia
3.5
USSR e Est-Europa
3.0
America Latina
2.5
Nordamerica, Australia, Nuova Zelanda
Africa
2.0
0
5
10
15
20
Quota delle esportazioni sul PIL nel 1950
Non c’è alcuna evidente correlazione tra
apertura nel 1950 e crescita nel periodo
1950-1973
Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Canali di interazione tra le economie: i flussi finanziari
Ricordiamo alcuni elementi di base della contabilità nazionale in un’economia aperta
𝑆 = 𝑌 − 𝐶 − 𝐺 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎
→ S = I → Gli investimenti interni sono finanziati dai risparmi interni
𝑌 = 𝐶 + 𝐼 + 𝐺 + 𝐶𝐴 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝐶𝐴 = 𝑠𝑎𝑙𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑎𝑔𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖
Quando CA > 0 il paese sta «finanziando» il resto del mondo e CA rappresenta la variazione della ricchezza
netta sull’estero del paese
L’«accumulo» nel tempo del saldo CA > 0 determina un aumento della ricchezza estera posseduta dai
residenti
Quando CA < 0 il resto del mondo sta «finanziando» il paese in questione e CA rappresenta la variazione
della ricchezza netta del paese posseduta dai non residenti
L’«accumulo» nel tempo del saldo CA < 0 determina un aumento del debito estero dei residenti
𝐼𝑛 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑆 = 𝐼 + 𝐶𝐴 → 𝐼 = 𝑆 − 𝐶𝐴
Un paese può aumentare l’investimento interno grazie a finanziamenti esterni, quando CA < 0, a parità di
risparmio interno
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Glossario: il saldo corrente della bilancia dei pagamenti
Gli scambi internazionali di merci riguardano le merci in generale, le esportazioni nette di beni oggetto di merchanting e l'oro non
monetario. Le esportazioni e le importazioni di merci sono registrate su una base FOB (franco a bordo), ossia a un valore di mercato alla
frontiera doganale delle economie esportatrici, compresi i costi di assicurazione e dei servizi di trasporto fino alla frontiera dell'economia
esportatrice. Di conseguenza, per le importazioni è necessario effettuare una rettifica FOB al fine di dedurre il valore del carico e dei premi
di assicurazione sostenuti per il trasporto fino alla frontiera dell'economia importatrice.
Gli scambi internazionali di servizi comprendono le seguenti voci: servizi di fabbricazione prestati utilizzando input fisici di proprietà di terzi
(beni trasferiti per essere sottoposti a lavorazione), servizi di manutenzione e di riparazione, servizi di trasporto prestati da residenti
dell'UE a favore di non residenti dell'UE o viceversa, compreso il trasporto di passeggeri e di merci e servizi ausiliari, quali tariffe di
movimentazione merci, confezionamento e imballaggio, rimorchio non incluso nei servizi di trasporto delle merci, pilotaggio e aiuti alla
navigazione per i vettori, controllo del traffico aereo, operazioni di salvataggio, compensi degli agenti, ecc.; viaggi, inclusi principalmente i
beni e i servizi acquistati da viaggiatori dell'UE presso non residenti o viceversa; altri servizi, inclusi servizi di costruzione, servizi assicurativi
e pensionistici, servizi finanziari, compensi per l'utilizzo della proprietà intellettuale non inclusi altrove, servizi informatici, di informazione
e di telecomunicazione, altri servizi alle imprese (compresi servizi di ricerca e sviluppo, servizi professionali e di consulenza imprenditoriale,
servizi tecnici e altri servizi connessi al commercio, personali, culturali e ricreativi e servizi delle amministrazioni pubbliche non inclusi
altrove).
I redditi primari comprendono fondamentalmente tre tipi di operazioni: redditi da lavoro dipendente corrisposti a lavoratori non residenti
o percepiti da datori di lavoro non residenti, redditi da investimenti diretti, di portafoglio, da altri investimenti e da riserve e altri redditi
primari (imposte sulla produzione e sulle importazioni, contributi e diritti di sfruttamento di giacimenti). Tutte le componenti dei redditi da
investimenti comprendono i redditi su azioni e quote di fondi di investimento (suddivise in redditi distribuiti e redditi maturati) e gli
interessi derivanti da investimenti in titoli di credito, depositi o prestiti, nonché i redditi prelevati dai membri delle quasi-società.
I redditi primari riflettono remunerazioni di fattori
I redditi secondari comprendono i trasferimenti correnti delle amministrazioni pubbliche, quali ad esempio i versamenti delle imposte
correnti sul reddito e sul patrimonio, i contributi e le prestazioni sociali, i trasferimenti connessi ad aiuti internazionali e i trasferimenti
correnti relativi alle società finanziarie e non finanziarie, alle famiglie e alle organizzazioni senza scopo di lucro.
I redditi secondari riflettono operazioni di redistribuzione
I movimenti di capitale sono registrati nel conto finanziario
l conto finanziario comprende tre tipi di investimenti (investimenti diretti esteri (IDE), investimenti di
portafoglio e di altro tipo), oltre agli strumenti finanziari derivati (netti) e alle riserve (tra cui: oro
monetario, diritti speciali di prelievo, circolante, posizioni verso il FMI). Le attività e le passività sono
interpretate come valori netti (acquisizione netta delle attività, incremento netto delle passività).
Conseguentemente, il conto finanziario netto viene interpretato a sua volta come accreditamento netto
nei confronti del resto del mondo quando è positivo e come indebitamento netto con il resto del mondo
quando è negativo.
Nel 2015 il principale investitore netto dell’UE è stato la Germania.
I movimenti di capitale si ripartiscono tra
1) Investimenti diretti esteri (IDE)
2) Investimenti di portafoglio (IP), derivanti da transazioni
su titoli azionari e/o obbligazionari («pezzi di carta»
facilmente liquidabili)
3) Prestiti bancari
Una gran parte degli IDE consistono di
investimenti in succursali o filiali considerate
sotto il controllo dell’investitore straniero
In un’economia aperta senza restrizioni ai movimenti di capitale il risparmio interno può essere investito
all’interno oppure esportato all’estero
𝐾𝑡+1 = 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 + 1
𝐾𝑡 = 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 + 1
𝐾𝑡+1 − 𝐾𝑡 = 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 = 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 netto 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑡
δ𝐾𝑡 = 𝑑𝑒𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡, 𝑎 𝑡𝑎𝑠𝑠𝑜 δ
𝐾𝑡+1 − 𝐾 + 𝑡 δ𝐾𝑡 = 𝐼𝑡 = 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 lordo 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡
𝐹𝑡+1 = 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 + 1
𝐹𝑡 = 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡
𝐹𝑡+1 − 𝐹𝑡 = 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 = 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑖𝑛 𝑡
Vincolo di bilancio del settore privato in un’economia aperta con mobilità dei capitali
𝐹𝑡+1 − 𝐹𝑡 + 𝐾𝑡+1 − 𝐾𝑡 + 𝛿𝐾𝑡 = 𝑆𝑡
𝐹𝑡+1 − 𝐹𝑡 = 𝑆𝑡 − 𝐼𝑡
Il capitale esportato, lato sinistro, corrisponde all’eccesso dei risparmi sugli investimenti
Flussi internazionali di capitale
Definizioni e concetti
Dalla bilancia dei pagamenti
 attivi = deflussi di capitale; passivi = affussi di capitale
Schema della bilancia dei pagamenti
secondo la classificazione standard degli
organismi economici internazionali
Afflussi
Deflussi
Ricordando le definizioni della contabilità nazionale
𝐶𝐴𝑡 = 𝑆𝑡 − 𝐼𝑡 = 𝑠𝑎𝑙𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡
… e rammentando l’espressione per l’esportazione dei capitali
Ft 1  Ft  CAt
… vediamo che le esportazioni di capitale sono pari al saldo del conto corrente
Un paese con un avanzo nel conto corrente diventa investitore (creditore) nei mercati internazionali dei
capitali
Un paese con un disavanzo ne conto corrente importa capitale e diventa debitore nei mercati internazionali
dei capitali
Molte discussioni correnti sulla globalizzazione ruotano attorno alle seguenti domande
Quali sono i determinanti degli investimenti internazionali?
Qual è la dimensione degli investimenti internazionali?
Quali sono gli effetti sulla crescita degli investimenti internazionali?
Quali sono i rapporti tra apertura commerciale e apertura finanziaria?
Quali sono gli effetti degli investimenti internazionali sui tassi di cambio?
Periodo t
0
1
2
3
4
5
6
7
8
Capitale
estero/Pil
Capitale/Pil
mondiale mondiale
100
90
80
70
60
50
40
Investimento lordo
100
100
80
200
50
100
10
-20
100
Ammortamento (1)
Capitale
100
195
265,25
451,99
479,39
555,42
537,65
490,77
566,23
5
9,75
13,26
22,6
23,97
27,77
26,88
24,54
1, Pari allo 0,05 del capitale del periodo precedente
Accumulazione a tasso composto
30
20
400
10
350
0
1870 1900 1914 1930 1938 1945 1960 1980 1985 1990 1995 2000
300
250
Capitale posseduto da stranieri
Pil
200
5 per cento
2,5 per cento
150
100
50
0
1
4
7
10
13
16
19
22
25
Come calcolare lo stock di capitale?
Metodo dell’inventario permanente, dai flussi annui degli investimenti, tenendo conto dei guadagni e delle
perdite in conto capitale, dei rimborsi, capitalizzando lo stock presente in un certo anno iniziale, etc.
Solo per gli anni recenti sono disponibili dati relativamente accurati (anche se non per tutti i paesi)
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Nel Trattato della moneta
(1933) Keynes rammenta le
origini dell’accumulazione
capitalistica nei paesi europei e
la ricollega ai «trasferimenti» di
oro dal Nuovo mondo
all’Europa.
Mentre la Spagna si affidava in
gran parte all’intervento statale,
in altri paesi europei, tra cui
l’Inghilterra, i flussi di metallo
prezioso erano in gran parte il
risultato di attività di investitori
e trafficanti privati.
Golden Hind
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali in prospettiva storica
Secondo Keynes il capitale estero posseduto
dall’Inghilterra nel 1930 era pari alla
capitalizzazione dell’ «investimento» di parte dei
«fondi» di Francis di Drake effettuato dalla
Regina Elisabetta a partire dal 1580
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
SINTESI: DALLA CONTABILITA’ NAZIONALE ALLA POSIZIONE NETTA SULL’ESTERO
AUSTRIA
IRLANDA
TAJIKISTAN
OLANDA
AUSTRIA
IRLANDA
ITALIA
EUROAREA
PILPC
49429,6
68514
2833,7
PILPC
127
129
126
98
100
RNLPC
RNL/PIL
49160
99,5
54610
79,7 Profitti esportati delle multinazionali
3460
122,1 Rimesse degli emigrati
CONSUMOPC
108
119
97
97
100
Profitti delle imprese straniere nei paesi di destinazione degli IDE
a
b
c
Relazione fondamentale tra
a) variazione della ricchezza nazionale,
b) formazione del capitale
c) variazione della posizione netta sull’estero
A partire dagli anni ‘70 del XX secolo molte restrizioni alle transazioni finanziarie internazionali sono state
rimosse, soprattutto nei paesi economicamente avanzati (parte a della figura)
La conseguenza è stato un aumento del rapporto tra il volume delle transazioni finanziarie e il Pil (parte b)
Perché i responsabili della politica economica hanno favorito la liberalizzazione dei movimenti dei capitali?
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Le risposte tradizionali
1) I mercati internazionali dei capitali permettono agli investitori di diversi paesi di diversificare e «organizzare» il
rischio oltre le possibilità offerte dai mercati nazionali dei capitali.
2) Un paese può indebitarsi per fronteggiare difficoltà temporanee (recessione temporanea, disastro naturale etc.)
3) I paesi con insufficienti dotazioni di capitale possono indebitarsi per favorire investimenti e crescita economica
4) I movimenti di capitali possono disciplinare le politiche economiche dei paesi: un paese indebitato può essere
«costretto» a praticare politiche macroeconomiche «virtuose» (bassa inflazione, controlli del deficit pubblico,
«riforme» gradite agli investitori internazionali.
Tipici problemi dei movimenti internazionali di capitali
1) Un investimento internazionale è esposto al «rischio sovrano»: gli investitori possono non disporre
di mezzi legali per costringere un paese straniero o i suoi residenti a onorare un contratto
(restituire il principale o pagare gli interessi di un prestito
2) L’investimento all’estero sottrae risorse al paese.
3) Un paese indebitato può perdere autonomia politica e dover sacrificare i residenti a favore degli
investitori stranieri
4) Gli investimenti internazionali possono favorire bolle speculative e provocare crisi nei mercati dei
cambi
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Profitti del settore finanziario in percentuale dei profitti totali del settore delle imprese
USA, 1960-2008
Avvio della fase di apertura finanziaria
Liberalizzazione dei capitali  finanziarizzazione dell’economia  alti profitti del settore finanziario
Una spiegazione non tradizionale della mobilità dei capitali: la spinta autonoma del settore finanziario
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Globalizzazione: stop and go
Stati Uniti, Regno Uniti, Olanda sono i tre paesi in cui risiede la
maggior parte delle grandi imprese multinazionali i cui
rendimenti sono drasticamente diminuiti negli ultimi dieciquindici anni
Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Due tipi di investimenti internazionali
1) Finanza di sviluppo
Attività svolta da soggetti (privati o pubblici) che acquisiscono o cedono risorse nette dall’estero
(all’estero) per avviare o sostenere un processo di crescita economica.
Tipicamente questi flussi di capitale danno luogo a flussi di commercio (ad es: un paese si
indebita per finanziare uno squilibrio della bilancia commerciale associato a programmi di
crescita economica: con i «rendimenti» della crescita sarà possibile restituire i prestiti;
alternativamente, un paese con un surplus corrente sta cedendo esportazioni nette in cambio
di una promessa di ottenere beni in futuro)
2) Finanza di diversificazione
La finanzia di sviluppo è normalmente associata a squilibri commerciali; la finanza di
diversificazione è associata a flussi lordi di capitale (in entrata e in uscita) che non generano
necessariamente commercio internazionale.
Possiamo costruire un indice di diversificazione-sviluppo della finanza internazionale, IDS, analogo all’indice
di commercio intra-industriale.
AFE = Attività finanziarie estere
PFE = Passività finanziarie estere
Quando le transazioni lorde si associano a transazioni nette nulle
(AFE=PFE), l’indice vale 1 (diversification finance), quando AFE ≠ PFE
l’indice è minore di 1 (development finance)
Primi 20 paesi per IDE, in entrata e in uscita,
2014-2015
Gli investimenti privati interni prevalgono sugli IDE
Vi è qui un paradosso?
Perché gli investimenti
internazionali non si rivolgono
massicciamente verso i paesi più
poveri dove la scarsità del capitale
dovrebbe generare alti rendimenti
del capitale?
Investimenti diretti esteri (netti), % del PIL (2013)
Investimenti in % del PIL
92 paesi in via di sviluppo
Fonte: Banca Mondiale
Media di 49 paesi ad alto sviluppo umano
Irlanda
Singapore
Hong Kong
Lussemburgo
Media di 44 paesi a sviluppo umano medio
Cina
India
Media di 37 paesi a sviluppo umano basso
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
3,8
21,5
21,4
28
50
5,5
3,8
1,5
4,2
Distribuzione dello stock di capitale
internazionale
Gli investimenti internazionali
erano maggiormente orientati
verso i paesi emergenti prima della
prima guerra mondiale;
oggi la gran parte degli
investimenti internazionali è una
faccenda tra paesi ricchi.
50
40
30
20
10
0
< 20
20 - 40
40 -60
60-80
> 80
Intervallo del reddito pro capite delle regioni riceventi (US = 100
1913
1997
Stock di capitale internazionale in % del PIL dei
paesi riceventi
50
40
30
20
«Le transazioni di capitale
sembrano oggi per lo più una
faccenda tra ricchi, in accordo con
la concezione dei flussi di capitale
legati a motivi di ‘diversificazione
finanziaria’ piuttosto che come
‘finanza per lo sviluppo’»
(Obstfeld e Taylor)
10
0
< 20
20 - 40
40 -60
60-80
> 80
Intervallo del reddito pro capite delle regioni riceventi (US = 100
1913
1997
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
SQUILIBRI GLOBALI
Prima della crisi del 2008-2009 gli squilibri globali erano guardati
con preoccupazione, sebbene le loro cause fossero dibattute
La posizione degli Stati Uniti nella struttura era affrontata
con due approcci diversi:
1) Lo squilibrio non era sostenibile
2) Lo squilibrio era sostenibile, per due ragioni
a) La bolla di borsa e il boom immobiliare creano effetti
ricchezza che riducono il risparmio degli americani, i
quali ritengono che l’incremento del valore delle attività
sia permanente
b) Il deficit di risparmio americano è la conseguenza
dell’eccesso di risparmio della Cina, un elemento
destinato a riassorbirsi quando la Cina riorienterà la
crescita verso l’interno.
La crisi ha mostrato che la situazione degli Stati Uniti non
era sostenibile
Squilibri globali: nel 2008 gli Stati Uniti rappresentavano circa la
metà di tutti i deficit globali: i maggiori «produttori di surplus»
sono Cina, Giappone, Germania, paesi arabi esportatori di
petrolio
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
La crescita economica degli Stati
Uniti, più rapida di quella europea
negli ultimi decenni, ha comportato
un progressivo peggioramento del
conto corrente
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Tasso d'investimento (% del pil)
media 2005-2013
60
40
20
0
Regno Unito Germania
Tra il 1978, quando la Cina ha avviato la crescita
a tasso accelerato, e il 1995, il rapporto tra
risparmi e investimenti in Cina è rimasto
relativamente in equilibrio (surplus o deficit mai
oltre il 2-3 per cento del pil).
Dopo il 1995 il surplus si è consolidato ed è
aumentato; nel 2008 la Cina rappresenta circa
un quarto del surplus globale dei saldi correnti.
USA
Cina
Nel contempo la Cina mantiene tassi d’investimento interni molto
elevati
Nel 2007, l’ultimo anno prima della crisi, la Cina investiva il 45 per
cento del pil e risparmiava il 55 per cento.
Il caso della Germania dopo l’introduzione dell’Euro
Surplus corrente e deficit interno di investimenti
Investimenti esteri
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
La Germania è la Cina europea (ma investe all’interno molto poco)!
Perché la Germania mantiene un così elevato
surplus con l’estero?
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
The Economist, 15/2/2015
Y=W +P
Y = reddito nazionale
W = monte salari (al lordo delle imposte)
P = profitti totali (al lordo delle imposte)
Y=C+I+X -M
C = consumi
I = investimenti lordi
X = esportazioni
M = importazioni
P = CP + I + X - M
Un aumento del saldo estero corrisponde, a
parità di condizioni, ad un aumento dei
profitti!
C = CW + CP
CW = consumo da salari
CP = consumo da profitti
W = CW i lavoratori spendono tutto quello che guadagnano
W + P = CW + CP + I + X - M
W + P = CW + CP + I + X - M
W/Y = 1 – P/Y
Operazioni del conto corrente: UE 28, 2005-2015
Nel 2010 la zona euro
aveva un saldo negativo di
106 miliardi di dollari, nel
2015 un saldo positivo di
330 miliardi
Dopo la crisi la UE ha accumulato surplus correnti: che
cosa significa?
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Che cosa determina
questi andamenti del
conto corrente?
Saldo del conto corrente dei paesi dell’Unione Europea, 2005 -2015
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
𝐼𝑛 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑆 = 𝐼 + 𝐶𝐴 → 𝑆 − 𝐼 = 𝐶𝐴
Un eccesso di investimenti ( I > S)comporta un deficit di conto corrente (CA < 0)
Un eccesso di risparmi (S > I) comporta un surplus di conto corrente (CA > 0)
Due letture della relazione fondamentale
1) Un paese che cresce rapidamente ha bisogno di elevati investimenti che provocano un deficit esterno
(approccio assorbimento: i profili degli investimenti e dei risparmi hanno un prevedibile impatto sul conto
corrente)
2) Un paese «poco competitivo» esporta meno di quanto importa e genera deficit esterni (approccio prezzi
relativi: una insufficiente performance sui mercati esterni ha un prevedibile riscontro nello scarto tra
risparmi e investimenti interni)
Queste due letture sono necessariamente simmetriche
𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑆𝑃 = 𝑌 − 𝑇 − 𝐶
𝑇 = 𝑝𝑟𝑒𝑙𝑖𝑒𝑣𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑐𝑎𝑙𝑒
𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑆𝐺 = 𝑇 − 𝐺
𝐺 = 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑎 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑎
(𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 è 𝑝𝑎𝑟𝑖 𝑎𝑙 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑐𝑖𝑡 𝑐𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑜)
𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑆 = 𝑌 − 𝐶 − 𝐺 = 𝑌 − 𝑇 − 𝐶 + 𝑇 − 𝐺 = 𝑆𝑃 + 𝑆𝐺
𝐶𝐴 = 𝑆 − 𝐼 = 𝑆𝑃 + 𝑆𝐺
−
𝐼
Un eccesso di investimenti sui risparmi, I > S, o un deficit pubblico, SG < 0, possono comportare un deficit di conto corrente
SQUILIBRI GLOBALI E SQUILIBRI MACROECONOMICI INTERNI
In Italia la riduzione dei
deficit pubblici si è
accompagnata ad una
riduzione del saldo del
settore privato con
modeste ripercussioni sul
conto corrente (che passa
da positivo negli anni
novanta a negativo negli
anni duemila prima della
crisi
𝐶𝐴 = (𝑆𝑃 −𝐼) + 𝑆𝐺
Saldo del settore pubblico
Saldo del settore privato
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Nel periodo 2002 -2011 abbiamo avuto deficit
pubblico, Sg < 0, e deficit esterno, C < 0
 deficit gemelli
Tasso di risparmio
0,12
0,1
0,08
0,06
0,04
0,02
0
1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
-0,02
Rapporto tra il risparmio netto nazionale e il prodotto interno lordo
Italia, 1980-2009
Il paradosso del risparmio
Il settore pubblico, a partire dai
primi anni novanta, ha
perseguito politiche di
consolidamento fiscale che
hanno progressivamente ridotto
il deficit pubblico e quindi il
risparmio negativo del settore
pubblico;
contemporaneamente, anche a
causa del rallentamento della
crescita economica, il risparmio
privato diminuiva.
Il risparmio globale, come
frazione del Pil, è diminuito
In Germania l’aumento del
saldo del settore privato,
dopo il 2000-2001, si è
accompagnato ad un
aumento del surplus
esterno con modeste
ripercussioni sul deficit
pubblico (che resta
negativo nel periodo)
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Negli anni novanta il saldo pubblico negativo si riflette nel saldo positivo del settore privato con modeste
ricadute sul saldo esterno; tra il 2000 e il 2008 il settore privato entra in deficit (investimenti, bolla immobiliare
etc) generando un saldo negativo esterno; prima della crisi il saldo pubblico è in avanzo e il saldo privato
negativo, dopo la crisi il settore privato è andato in avanzo (meno consumi) e il saldo pubblico è andato in
disavanzo.
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Saldo corrente della Grecia
2,0
0,0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
-10,0
-12,0
-14,0
-16,0
Il saldo di parte corrente
rappresenta la variazione della
posizione debitoria o creditoria
di un paese verso il resto del
mondo.
Un saldo corrente non è
sostenibile quando la
continuazione nel tempo delle
politiche che lo hanno
generato non è possibile
La crisi del 2008-2009 ha «imposto»
alla Grecia di azzerare il deficit di
conto corrente: da un deficit di oltre
il 15 per cento del Pil si passa al
sostanziale pareggio nel 2015
-18,0
Quando è scoppiata la crisi gli investitori
esteri non hanno più voluto/potuto
continuare a finanziarie il deficit del paese
il quale è stato costretto a drastiche
politiche di austerità per ridurre
l’assorbimento interno
Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Quanto effettivamente integrata
è l’economia internazionale?
Rodrik, 2000
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
Nel 1989 la caduta del muro di Berlino segna
un’accelerazione della globalizzazione capitalistica: è un
simbolo di un mondo senza più frontiere dove gli scambi
commerciali rimpiazzano la violenza internazionale e le
guerre
Il muro tra il Messico e gli
Stati Uniti iniziato nel 1994 e
proseguito nel 2006
… non meno di 6000 persone sono morte
nel tentativo di attraversare la frontiera
USA-Messico tra il 1994 e il 2015
In 1994 the boarder [USA-Mexico] became militarized by the
Clinton Administration. Attorney
General Janet Reno implemented “Operation Gate Keeper,”
in order to curtail the flow of illegal
immigration from Tijuana into San Diego. This wall is not a
hypothetically proposed Donald
Trump wall, it is an actual Clinton wall built and fortified. The
militarization of the boarder was
undoubtedly the administration response to the
implementation of the North American Free
Trade Agreement (NAFTA), which was implemented the
same year as “Operation Gate
Keeper.” The Clinton administration must have projected
that NAFTA was going to have
devastating effects for Mexico and these adverse derivations
would increase illegal
immigration.
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale e nuove barriere
Nel 2015 almeno 3500
migranti sono morti
attraversando il
Mediterraneo
Brexit
Barriere ai confini croati
Since the end of the war Greeks and Germans, together with other Europeans, have
been uniting. We were uniting despite different languages, diverse cultures,
distinctive temperaments. In the process of coming together, we were discovering,
with great joy, that there are fewer differences between our nations than the
differences observed within our nations.
Then came the global financial disaster of 2008 and, a year or two later, European
peoples, who were hitherto uniting so splendidly, ended up increasingly divided by a…
common currency – a paradox that would have been delightful if only it were not so
fraught with danger. Danger for our peoples. Danger for our future. Danger for the
idea of a shared European prosperity.
Y. Varoufakis, ex ministro delle finanze Greco
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale e nuove barriere
Letture:
1) P. Bairoch, R. Kozul-Wright, Globalization myths: some historical reflections on integration and growth in
the world economy, UNCTAD/WIDER, Working paper n. 113, marzo 1996
2) J. Stiglitz, «Capital market liberalization and exchange rate regimes: risk without reward», The Annals of
the American Academy of Political and Social Sciences, vol. 579, gennaio 2002.
3) R. J. Gordon, Is U.S: economic growth over? Faltering innovation confronts the six headwinds, NBER
working paper n. 18315, agosto 2012.
4) M. Weisbrot, R. Ray, The scorecard on development, 1960-2010: Closing the gap?, Centre for economic
and policy research, Washington, aprile 2011.