Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2013/2014
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Giovanni Bernardini [email protected]
Verso il bipolarismo militarizzato
• Prima il Piano Marshall, poi la stipula
dell’Alleanza Atlantica, segnano la rinuncia
definitiva al sogno rooseveltiano e il
ripiegamento
su
una
soluzione
geopoliticamente
più
modesta,
ma
ideologicamente,
economicamente
e
culturalmente più coesa
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Fu la nascita di un “impero su invito”
(definizione di Geir Lundestad)?
• Certamente l’egemonia statunitense sulla
parte occidentale del continente europeo
assunse un carattere più sottile, adattabile e in
buona misura auspicabile da cui vi si
“sottometteva”. A cominciare dal benessere,
dalla
crescita
dei
consumi,
dalla
“democratizzazione” della vita sociale
• Questo non significa che la scelta di dar vita a
un campo occidentale non fornisse potenti
armi di propaganda interna e internazionale
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Verso il bipolarismo militarizzato
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Di certo, dal punto di vista materiale l’Europa
occidentale beneficiò immensamente della
nuova condizione di guerra fredda più di
qualunque
altra
area
del
mondo:
stabilizzazione democratica, rimozione di ogni
minaccia di risorgente nazionalismo o
totalitarismo, benessere
• L’esempio più classico è il processo di
integrazione europea, iniziata con la Comunità
Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) nel
1951. L’impulso è statunitense, i vantaggi
(economici e non solo) sono tutti europei
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Verso il bipolarismo militarizzato
• A est, tra il 1949 e il 1952 c’è un ulteriore “giro
di vite” nei paesi dell’area di influenza
sovietica. Epurazioni continue fino alla
rimozione di qualunque residuo di identità
nazionale e potenziale deviazione dalla
“sovietizzazione”
• Brutale sfruttamento economico dell’
“impero” a favore della rinascita sovietica
• Caso Jugoslavia: un monito
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Verso il bipolarismo militarizzato
• In sostanza: per quanto l’influenza
statunitense sull’Europa occidentale abbia
generato distorsioni della vita politica
democratica, in termini relativi queste
passavano in secondo piano a confronto di
quanto accadeva nella parte orientale
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Tuttavia, nel 1949 due eventi mostrarono che,
se si interpretava la contrapposizione con
l’Unione Sovietica attraverso le lenti della
“Guerra fredda”, questa non si esauriva entro i
confini in cui essa era sorta, ovvero l’Europa
• Il
processo
di
decolonizzazione
complessificava la vita internazionale, nel
momento in cui enormi territori del mondo
diventavano indipendenti o si avviavano a
farlo (India e Indonesia, per esempio)
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Due eventi nel 1949 inducono al pessimismo
gli osservatori occidentali:
– L’Unione Sovietica completa il proprio
progetto di armamenti nucleari: ora gli Stati
Uniti non detengono più il monopolio
– In Cina si conclude la guerra civile con la
vittoria del Partito Comunista di Mao Zedong.
• Entrambi gli eventi hanno ripercussioni
psicologiche enormi negli Stati Uniti e in
occidente
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Verso il bipolarismo militarizzato
• In realtà, né gli Stati Uniti avevano mai potuto
impedire la vittoria dei comunisti in Cina, né
l’Unione Sovietica l’aveva favorita (almeno
fino alle ultime fasi). In questo senso, è un
caso emblematico nella storia della “Guerra
fredda”
• Nel 2/50 viene firmato un trattato di alleanza
tra Cina e URSS: l’impressione a occidente è di
aver perso il paese più popoloso del mondo, e
che questo sia automaticamente un vantaggio
per l’altro campo. Primo fallimento del
“containment”
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Isteria diffusa negli Stati Uniti: l’avanzamento
del comunismo è anche frutto del tradimento
di un nemico interno. Dal 1950 esplode il
fenomeno della “caccia alle streghe di
McCarthy”. L’anticomunismo diventa un
fattore culturale e pervade tutte le sfere della
società
(cinema,
editoria,
scuole):
mobilitazione nazionale. Dal 1953 il fenomeno
inizia a declinare
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Verso il bipolarismo militarizzato
• NSC-68: direttiva strategica che ridefinisce il
“containment” in termini ideologici e operativi
• ATTENZIONE: non è un documento di
propaganda, ma una riflessione del massimo
organo di sicurezza degli Stati Uniti per uso
interno
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Verso il bipolarismo militarizzato
• Mutamento fondamentale dal linguaggio
usato da Kennan: l’URSS non è più una
potenza opportunistica ma cauta, ma
“una fede fanatica, antitetica alla nostra [che]
cerca di imporre la propria autorità assoluta
sul resto del mondo”
“Un conflitto tra l’idea di libertà e la società
della schiavitù”
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Verso il bipolarismo militarizzato
Il Cremlino avrebbe perseguito “la sovversione o
violenta distruzione” delle strutture
sociopolitiche dell’intero mondo non sovietico
• Non si tratta più di egemonia su una o l’altra
area del globo, ma di una polarizzazione tra
libertà e schiavitù
• “Una minaccia senza precedenti”
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Verso il bipolarismo militarizzato
• QUINDI: “una sconfitta delle libere istituzioni
in qualsiasi luogo è una sconfitta ovunque”
• Torna ad affacciarsi la “lezione di Monaco”
(1938): ogni cedimento contingente al
totalitarismo è un cedimento in ogni luogo
• Soluzione: rapido aumento della forza politica,
economica e militare degli Usa e degli aleati
(gli USA dedicavano il 6% del PIL agli
armamenti, l’URSS i 14%. E’ un calcolo falsato
da lenti ideologiche)
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Verso il bipolarismo militarizzato
• subordinare le considerazioni di bilancio
attuali al rischio che fosse in gioco la stessa
indipendenza nazionale nel lungo periodo
• Il problema però era: come convincere la
popolazione che l’aumento delle spese per la
difesa fosse necessario?
• “Korea came along and saved us” (Dean
Acheson, Segretario di Stato, 1950)
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La guerra di Corea
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La guerra di Corea
• Il 25 giugno 1950 le peggiori previsioni del
NSC-68 sembrano avverarsi
• Alla fine della seconda guerra mondiale, nel
sud della Corea si instaura un regime
autoritario filoccidentale, nel nord quello
comunista di Kim Il Sung
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La guerra di Corea
• Elezioni volute dall’ONU nel 1948: il nord non
partecipa; nascono due repubbliche che si
scontrano continuamente lungo il 38°
parallelo
• USA e URSS ritirano le truppe perché il
territorio era giudicato di scarso valore
strategico
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La guerra di Corea
• Convinzione di Stalin che gli Stati Uniti non
sarebbero intervenuti in caso di conflitto tra
sole truppe coreane (dichiarazione di
Acheson: la Corea non rientrava nel perimetro
difensivo USA)
• Assenso e supporto a Kim Il Sung, ma soltanto
a condizione che non vi fosse coinvolgimento
di truppe sovietiche
• Quale ruolo giocò la “carta cinese”?
• Sul campo la vittoria iniziale del nord è
schiacciante
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La guerra di Corea
• MA: dopo il NSC-68 nessuna area del mondo
era periferia, nell’ottica del conflitto bipolare
• Reazione forte di Truman, appelli alla nazione
• Richiesta al Consiglio di Sicurezza ONU di
autorizzare l’intervento armato
• In assenza del delegato sovietico per protesta
(altrimenti l’URSS avrebbe esercitato il diritto
di veto!), il Consiglio di Sicurezza autorizza
l’invio di una missione militare internazionale
sotto comando USA
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La guerra di Corea
• L’invio di truppe in Corea si accompagna alla
creazione di un perimetro difensivo
(contenimento) attorno alla Cina:
– Taiwan messa sotto protezione di una flotta
statunitense
– Rafforzata la difesa delle Filippine
– Moltiplicata l’assistenza militare alle forze
francesi in Indocina
– Definito trattato di pace col Giappone che
ne assicurava il rapido rilancio economico e
la difesa da parte delle truppe statunitensi
di stanza
22
La guerra di Corea
• Quadruplicate le spese in bilancio per la
difesa: obiettivo della superiorità strategica
ovunque. L’economia interna si orienta verso
la Guerra fredda
• Ultimo punto: predisporre una solida difesa
militare anche in Europa, dove c’era un altro
paese diviso, la Germania (VEDI OLTRE)
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La guerra di Corea
24
La guerra di Corea
• Operazioni belliche: recupero del sud,
tentazione di riunificare il paese con le armi e
ottenere una vittoria di grande prestigio
• A ottobre le truppe superano il confine con il
nord
• Stalin chiede ai cinesi di inviare divisioni; c’è in
ballo anche la possibilità di liberare la Cina
dalla presenza USA sui confini, Taiwan
compresa
• Mao teme per la sopravvivenza della
Repubblica Popolare
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La guerra di Corea
• Il 19 ottobre forze sudcoreane e americane
entravano a Pyong-yang; Kim Il Sung riparava
in URSS
• Reazione cinese con un’offensiva da centinaia
di migliaia di uomini
• In meno di un mese, le sorti del conflitto sono
completamente rovesciate e le truppe cinesi
entrano a Seoul
• Intensi bombardamenti e controffensiva: la
linea si stabilizza intorno al 38° parallelo
26
La guerra di Corea
• Da parte dei comandi statunitensi, si
suggerisce di attaccare le basi militari su
territorio cinese (anche con armi atomiche)
• Truman e l’amministrazione bloccano
l’iniziativa (controversia pubblica). I rischi di
un attacco al territorio cinese o sovietico
erano troppo alti per le ripercussioni altrove
(Europa)
• Un effetto di deterrenza che fu connaturato
alla stessa Guerra fredda
27
La guerra di Corea
• Stalin contrario all’armistizio: sostanziale
disinteresse per le questioni asiatiche;
interessato piuttosto che il problema coreano
distogliesse forze americane dall’Europa
• Dopo due anni, la morte di Stalin, e l’elezione
alla Presidenza Usa di D. Eisenhower, si
sarebbe raggiunto un armistizio. NON una
pace (che infatti ancora oggi manca)
28
La guerra di Corea
• Oggi è chiamata “la guerra dimenticata”
• In realtà la Corea è stato un conflitto tra i più
sanguinosi del ventesimo secolo
• Devastazione di un intero paese
• Su 30 milioni di cittadini coreani, in tre anni ne
morirono circa 2,5 milioni
• Morti oltre mezzo milione di cinesi
• 36.000 statunitensi (in tutta la guerra del
Vietnam sarebbero stati 58.000) a fronte di
centinaia di migliaia di unità inviate (si
stimano intorno a 400.000)
29
La guerra di Corea
• Una guerra in cui cade ogni distinzione tra
militari e popolazione civile
• Episodi ancora oscuri, sui quali si inizia a fare
luce dopo 60 anni: l’ “estate del terrore” in
Corea del Sud (100.000 esecuzioni di
oppositori politici all’inizio del conflitto);
ordini alle truppe USA di sparare anche sulla
popolazione in cerca di rifugio, per il sospetto
che si trattasse di militari nordcoreani che
tentavano di infiltrarsi; esecuzioni sommarie di
massa di tutte le parti in causa
30
La guerra di Corea
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La guerra di Corea
• L’invio di truppe in Corea si accompagna alla
creazione di un perimetro difensivo
(contenimento) attorno alla Cina:
– Taiwan messa sotto protezione di una flotta
statunitense
– Rafforzata la difesa delle Filippine
– Moltiplicata l’assistenza militare alle forze
francesi in Indocina
– Definito trattato di pace col Giappone che
ne assicurava il rapido rilancio economico e
la difesa da parte delle truppe statunitensi
di stanza
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La guerra di Corea
• Quadruplicate le spese in bilancio per la
difesa: obiettivo della superiorità strategica
ovunque. L’economia interna si orienta verso
la Guerra fredda
• Ultimo punto: predisporre una solida difesa
militare anche in Europa, dove c’era un altro
paese diviso, la Germania (VEDI OLTRE)
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La guerra di Corea
• L’invio di truppe in Corea si accompagna alla
creazione di un perimetro difensivo
(contenimento) attorno alla Cina:
• Taiwan messa sotto protezione di una flotta
statunitense
• Rafforzata la difesa delle Filippine
• Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi
in Indocina
• Definito trattato di pace col Giappone che ne
assicurava il rapido rilancio economico e la difesa
da parte delle truppe statunitensi di stanza
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La guerra di Corea
• Create altre organizzazioni di sicurezza collettiva,
vagamente su modello del Patto Atlantico:
• ANZUS (Australia, New Zealand, United States)
del 1951
• SEATO (Southeast Asia Treaty Organization) nel
1954, che include Francia, Australia, Filippine,
Nuova Zelanda, Pakistan, Gran Bretagna, Stati
Uniti e Tailandia. Chi rimane fuori (es. India e
Indonesia) è considerato “ostile”, anche se
animato da ragioni di mero anticolonialismo
35
La guerra di Corea
• Central Treaty Organization (CENTRAL o CENTO)
nel 1955, formata da Gran Bretagna, Iran, Irak,
Pakistan, Turchia. Soltanto più tardi gli Stati Uniti
faranno il loro ingresso ufficiale. Ma già nel 1958
è in crisi a causa del ritiro dell’Irak (che apre
relazioni diplomatiche con Mosca e si dichiara
non allineato)
• Quadruplicate le spese del bilancio statunitense
per la difesa: obiettivo della superiorità strategica
ovunque. L’economia interna si orienta verso la
Guerra fredda
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La guerra di Corea
37
La guerra di Corea
• “Agli occhi di Washington, le tensioni legate alla
decolonizzazione perdevano quindi la dimensione
positiva dell’autodeterminazione […] per
assumere […] l’ombra sinistra dell’avanzare del
comunismo o dell’allentarsi del controllo
occidentale”
• Le prime vittime sono l’Iran e il Guatemala (19531954)
38
La nascita della NATO
• Soprattutto, lo sviluppo più eclatante si ebbe in
Europa: gli Stati Uniti vogliono e cercano di
imporre il riarmo della Repubblica Federale
Tedesca e l’integrazione militare e difensiva degli
europei occidentali (dopo l’avvio di quella
economica)
• La ragione è nella sproporzione di forze militari in
campo tra Armata Rossa e piccoli eserciti
nazionali europei + truppe statunitensi che, per
ragioni di costi, non potranno rimanere in Europa
per sempre
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La nascita della NATO
• Da parte tedesca c’è l’immediato favore del
governo: priorità dell’ancoraggio a occidente
rispetto alle prospettive di riunificazione. Ma la
lotta politica interna è forte con i
socialdemocratici
• Nel resto d’Europa, c’è grande timore per motivi
evidenti
• Forte propaganda dei comunisti e di molti partiti
socialisti: presentata come la preparazione di una
nuova guerra
40
La nascita della NATO
• Nel 1952 Stalin tenta di bloccare un progetto per
lui estremamente negativo: proposta di
riunificazione di una Germania neutrale,
smilitarizzata e slegata da alleanze. Nonostante
qualche tentazione, alla fine viene ignorata dagli
occidentali.
• Nel 1953 muore Stalin, ma i suoi timori sembrano
ancora più reali: dopo due mesi si verificano gravi
disordini a Berlino Est.
• Il regime di Mosca, privo del suo leader
indiscusso, sembra particolarmente fragile e ben
presto vittima di un’aspra lotta di successione
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La nascita della NATO
• l progetto di una Comunità Europea di Difesa
(esercito integrato europeo) viene affossato dal
parlamento francese
• Si giunge a un piano B: Germania con un suo
esercito (per quanto limitato) all’interno della
NATO insieme con gli altri eserciti europei. La
differenza sostanziale rispetto a tutti gli altri
dispositivi del “contenimento”: la NATO è una
forza militare permanente sotto comando
integrato (e non un patto di assistenza e mutua
difesa)
42
La nascita della NATO
• Il 9 maggio 1955 la RFT entra a far parte della
NATO
• Una settimana dopo nasce il Patto di Varsavia,
organizzazione speculare dall’altra parte della
cortina di ferro
• La Guerra Fredda europea è sigillata militarmente
e sarebbe rimasta tale fino all’89, nonostante crisi
periodiche
43
Nikita Krusciov al potere
• Tra il 1953 e il 1958 l’Unione Sovietica conosce il
suo boom economico: ambizione a superare
l’Occidente su questo terreno entro gli anni ‘60
• Krusciov emerge dalla lotta di potere come nuovo
leader (Segretario del PCUS) dell’Unione Sovietica
• Insistenza sul riarmo, ma anche sulle necessità di
sviluppo e consumi che fino a quel momento
erano state duramente sacrificate
44
Nikita Krusciov al potere
• Su questa base, Per Krusciov la Guerra Fredda si
declina anche come coesistenza competitiva di
modelli di sviluppo
• Il processo di decolonizzazione, ormai impetuoso,
e fortemente appoggiato da Mosca, è percepito
come un’opportunità di “aggirare” il
contenimento
• Di fatto, né Stati Uniti né Unione Sovietica
accettano l’idea che la coesistenza possa essere
semplicemente pacifica
45
Le due crisi del 1956
• Nasser, presidente dell’Egitto, portavoce del
nazionalismo arabo anti- e post-coloniale
• Progressivo avvicinamento a Mosca, che può
fornire armi, tecnologia, materiali per lo sviluppo
• In luglio viene nazionalizzato il canale di Suez. I
proventi dovevano servire per lo sviluppo
dell’Egitto
• Gran Bretagna e Francia fortemente ostili per
ragioni economiche, politiche e di conservazione
di quanto rimaneva dei loro imperi
46
Le due crisi del 1956
• Piano concordato con Israele:
– quest’ultimo avrebbe attaccato l’Egitto in
ragione del suo crescente potere militare e
della chiusura del canale
– Francia e Gran Bretagna sarebbero intervenute
per ristabilire la situazione (di fatto, per
recuperare il controllo del canale)
• Critiche diffuse da tutti i paesi di recente
indipendenza contro l’operazione “neocoloniale”
• Ma soprattutto: fortissima censura di Stati Uniti e
Unione Sovietica
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Le due crisi del 1956
• Quando Washington minaccia di interrompere
ogni sostegno economico a Londra, di fatto le
operazioni militari finiscono
• Riconoscimento internazionale del possesso
egiziano del Canale
• Conclusioni da trarre:
– Il colonialismo di vecchio stampo è ormai finito
e non rientra più nella nuova logica bipolare
– Il Medio Oriente diventa un altro terreno di
battaglia per la Guerra Fredda, anche in
ragione delle sue riserve strategiche
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Le due crisi del 1956
• XX Cogresso del Partito Comunista dell’URSS:
Krusciov denuncia i crimini di Stalin
• Reazioni destabilizzanti nel movimento comunista
internazionale e nel blocco dell’est
• In Ungheria la rivolta inizia come una
manifestazione studentesca, ma presto diventa
una vera insurrezione popolare
• Nuovo governo di Imre Nagy: dopo riforme
interne, viene anche annunciata l’uscita dal Patto
di Varsavia
49
Le due crisi del 1956
• Dopo molte discussioni interne, il governo
sovietico decide l’intervento militare per
“ristabilire l’ordine”
• Scontri durissimi con più di 2.000 morti ungheresi
• Più di 200.000 ungheresi fuggono in poco tempo
50
Le due crisi del 1956
• Conclusioni:
– Colpo enorme al prestigio sovietico
– Critica allo stalinismo non significa rinuncia alle
“esigenze” di sicurezza: per difendere il proprio
blocco, Mosca è disposta anche a usare la forza
– D’altro canto, gli Stati Uniti non possono (e non
vogliono?) fare nulla per ricacciare indietro
l’Unione Sovietica dal suo dominio sull’Europa
Orientale. Quindi il contenimento, per quanto
dispendioso e di lunga durata, rimane l’unica
strategia possibile
51
Un mondo più complesso
• La crisi di Suez aveva rivelato un elemento che
stava cambiando il mondo:
– nel 1945 i paesi rappresentati all’ONU erano 51
– nel 1960 erano 99
– nel 1975 erano 144
• Lo sgretolamento degli imperi, la
decolonizzazione e il proliferare di nuovi stati
sovrani mutavano in modo sostanziale le relazioni
internazionali
52
Un mondo più complesso
• In alcuni casi, i nuovi paesi si inseriscono
nell’ottica della guerra fredda, ampliandone il
perimetro
• In altri, cercano con forza (ma scarsi risultati) di
rimanerne al di fuori, “non allineati”
• Tuttavia, queste definizioni (Terzo mondo, Paesi in
via di sviluppo, capitalisti o marxisti, allineati o
non allineati) imponevano schemi rigidi a una
pluralità di situazioni estremamente diverse
53
Un mondo più complesso
• Nel 1955 si riunirono a Bandung (Indonesia)
alcuni dei principali leader anticoloniali
• Definizione di “non allineati”, che non significa
soltanto rifiuto di scelta tra USA e URSS, ma
anche rigetto delle logiche, dei costi e dei pericoli
della guerra fredda, e rispetto delle diversità
• Si trattò più di un’aspirazione che di un risultato
concreto. Ben presto emersero contrasti e
problemi all’interno del fronte stesso
• Tuttavia, il movimento dei “non allineati” si
impose all’attenzione mondiale e mutò in parte la
natura stessa della Guerra fredda
54
Un mondo più complesso
• Basti pensare ai problemi razziali che ancora
affliggevano gli Stati Uniti, e che per lungo tempo
erano stati trascurati
• L’URSS non aveva questo problema, ma il caso
ungherese aveva mostrato quanto poco flessibile
fosse il regime sovietico di fronte alle
differenziazioni di partner e “alleati”
• Tuttavia, quando l’Unione Sovietica riesce ad
appoggiare la vittoria della rivoluzione castrista a
Cuba, sembra che il fenomeno le offra
opportunità persino nel continente americano,
fino a quel momento “intoccabile”
55
Un mondo più complesso
• Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di
Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con
l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un
passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza
contro comunismo”
• È l’idea che il capitalismo postbellico (già
affermatosi in Europa occidentale) offrisse una
ricetta efficace per governare i conflitti sociali,
diffondere il benessere e “omogeneizzare” il
Terzo Mondo rispetto all’Occidente
• Critica: era una riformulazione delle dottrine
“civilizzatrici” degli imperi?
56
Cosa significa “competizione di modelli”?
La Presidenza Kennedy
59
La Presidenza Kennedy
• Accettazione della sfida di Crusciov per “l’anima”
del Terzo Mondo
• Rilancio del contenimento su scala globale:
“Pagheremo ogni prezzo, sopporteremo ogni
peso, affronteremo qualsiasi difficoltà,
sosterremo ogni amico e ci opporremo a ogni
nemico pur di assicurare la sopravvivenza e la
vittoria della libertà”
60
La Presidenza Kennedy
• Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di
Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con
l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un
passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza
contro comunismo”
• È l’idea che il capitalismo postbellico (già
affermatosi in Europa occidentale) offrisse una
ricetta efficace per governare i conflitti sociali,
diffondere il benessere e “omogeneizzare” il
Terzo Mondo rispetto all’Occidente
• Critica: era una riformulazione delle dottrine
“civilizzatrici” degli imperi?
61
La Presidenza Kennedy
• Banco di prova fu l’ “Alleanza per il Progresso” in
America Latina
• È una reazione diretta e contraria alla rivoluzione
cubana
• Lotta alla povertà e al comunismo, obiettivo di
crescita di una classe media per depotenziare le
classi (operai, contadini) più a rischio della
propaganda rivoluzionaria
• Legare lo sviluppo del subcontinente agli Stati
Uniti
63
La Presidenza Kennedy
• I risultati, in larga parte deludenti, dimostrano
quando fossero errati i presupposti:
– Pur di contrastare il comunismo, si finisce per
dialogare e spesso appoggiare governanti
tutt’altro che democratici
– L’imposizione di un modello di sviluppo
esterno e uguale per tutti su situazioni del
tutto differenti porta a distorsioni e
sperequazioni enormi
– Si rafforza la dualità continentale: Stati Uniti
ricchi e “prepotenti”
64
Lo scontro sino-sovietico
• Ma i problemi nell’esportazione del proprio
modello non riguardavano soltanto gli Stati Uniti
• Nel campo sovietico l’emersione di contrasti e
divergenze diventa evidente con lo scontro tra
Cina e Unione Sovietica
• Dal 1954 la cooperazione economica si era
intensificata. Tuttavia, la richiesta di Pechino alla
tecnologia nucleare costituisce un probema
• Critica di Mao al “revisionismo” contro Stalin e
all’intervento in Ungheria
65
Lo scontro sino-sovietico
• Soprattutto: critica alla leadership di Mosca sul
movimento comunista mondiale; e critica del
modello unico di socialismo che Mosca vorrebbe
imporre ovunque
• Inizia la sfida per il primato tra i movimenti
anticolonialisti e rivoluzionari
• Dal 1958 inizia il “Grande balzo in avanti”: politica
di industrializzazione a tappe forzate,
collettivizzazione dell’agricoltura e requisizioni di
terre. Risultati devastanti, con carestie che fecero
20 milioni di morti. Attriti con Mosca, che
intendeva imporre ritmi più moderati
66
Lo scontro sino-sovietico
• Allo stesso tempo, Mao decide di accrescere la
tensione internazionale, bombardando le isole tra
Cina e Taiwan occupate dai nazionalisti (Quemoy
e Matsu)
• L’obiettivo è sabotare qualunque ipotesi di
“Coesistenza pacifica” tra i due campi e di dialogo
tra URSS e USA
• Anche se gli attacchi finiscono, i sovietici bloccano
il trasferimento di materiale e tecnologia nucleare
verso la Cina
67
Lo scontro sino-sovietico
• Dal 1959 Mao accusa l’URSS di voler controllare
completamente gli affari cinesi, anteponendo i
loro interessi
• Tutti i tecnici sovietici nel paese vengono ritirati;
la diatriba diventa pubblica
• Pechino arriverà alla bomba atomica nel 1964
• È l’inizio di un dissidio politico che attraverserà
tutto il momento comunista internazionale
• MA: la lente ideologica (il “monolitismo
comunista” è un postulato) sarà lentissimo nel
cercare di approfittare del dissidio
68
La crisi di Berlino
• Si discute ancora delle ragioni per cui Krusciov
dette origini alla crisi:
– dimostrazione di “vitalità” sovietica in Europa?
– Cedimento ai partner tedeschi orientali?
– Desiderio di testare per l’ennesima volta la
determinazione statunitense a rimanere in Europa?
– Forzare il riconoscimento paritetico dell’Unione
Sovietica e spingere gli Stati Uniti a regolamentare i
rapporti bipolari?
• Di certo c’era una distanza economica e di
benessere tra le due Germanie che cresceva
progressivamente
69
La crisi di Berlino
70
La crisi di Berlino
• Nel novembre 1958 Krusciov annuncia un
ultimatum: senza un trattato di pace sulla
Germania, entro sei mesi l’URSS avrebbe
trasferito alle autorità della Repubblica
Democratica Tedesca il pieno controllo degli
accessi su Berlino
• Questo significa che Francia, Gran Bretagna e
Stati Uniti (responsabili per Berlino ovest)
saranno obbligati a trattare direttamente con
autorità che non riconoscono
• Nonostante le tentazioni di negoziare, alla fine i
tre rigettano l’ultimatum
71
La crisi di Berlino
• Elezione di Kennedy e incontro con Krusciov a
Vienna nel giugno 1961: viene ribadito
l’ultimatum su Berlino ma Kennedy lo rigetta
• In definitiva, Krusciov non ha intenzione di
rischiare una guerra nucleare per Berlino
• Il 13 agosto si prende l’unica soluzione che
sembra percorribile, che viene auspicata dai
governanti tedeschi dell’est (unità di fuga dal
paese intorno alle 3.000 al giorno!)
• e che in fin dei conti non dispiace nemmeno agli
statunitensi
72
73
La crisi di Berlino
74
La crisi di Berlino
• Ulteriore, devastante insuccesso sovietico in
Europa e nel mondo. Si rafforza l’idea che i popoli
dell’est siano prigionieri dei loro regimi
• Fu però evidente presto che anche per gli
americani la soluzione non era così sgradita.
Come avrebbe detto Kennedy in sede riservata:
“Meglio un muro di una guerra”
• Si rafforza l’idea, almeno presso alcuni, che
l’Europa (o il mondo intero?) sia ostaggio della
contrapposizione USA-URSS: “Guerra impossibile
– pace improbabile”
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La crisi di Berlino
• Dopo molte accuse di scarsa reazione (ma si
sarebbe potuto fare qualcosa?), Kennedy compie
un viaggio “riparatore” a Berlino. Accolto da una
folla oceanica che testimonia il desiderio della
città di resistere.
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