STRUTTURA DEL TESTO POETICO
Forma/e  T. P.  Contenuto/i
Il testo poetico presenta/ha una propria struttura in cui convergono sinergicamente elementi formali ed
elementi contenutistici.
All’interno di questa struttura tutti gli elementi del testo poetico sono interdipendenti e interconnessi (= legati e
in connessione).
Il testo poetico si caratterizza e distingue dal testo narrativo, perché sviluppa un discorso in versi, mentre il
testo narrativo sviluppa un discorso in prosa, anche se esistono testi poetici in cui v’è la mescolanza di versi e
prosa, ovvero il prosimetro/i prosimetri (ad es. Vita Nuova di Dante).
Gli elementi essenziali del testo poetico sono:
- il ritmo  dato dall’alternanza di sillabe atone e toniche (la lingua italiana è
accentuativa, non è quantitativa come il latino -)
- il verso e la strofa  il metro/la metrica
- la musicalità  il livello sonoro (timbro e suono)
- gli elementi stilistici ed espressivi
 e quindi:
- la metrica
- il verso/i versi
- il ritmo
- la rima/le rime
- la strofa/le strofe
- le figure retoriche: a) di posizione b) di suono c) di significato
CONNOTAZIONE  Livello denotativo  è il significato baso, letterale, di uso comune di una o più parole
(ad es. madre)
DENOTAZIONE  Livello connotativo  è il significato altro, aggiuntivo delle parole, di ordine
soggettivo, con valori allusivi, emotivi, affettivi, culturali ecc (ad es. mamma) 
significato metaforico e figurato
Nel testo poetico sono presenti sia la denotazione sia la connotazione, ma il grado connotativo prevale sul
grado denotativo  questo aspetto conferisce al testo poetico complessità e polisemia (= + semi = + significati
= + interpretazioni). Per questa ragione il testo poetico può dirsi “complesso” e “polisemico”.
Il ritmo  è conferito dall’alternanza di sillabe toniche (+/- accentate) e di sillabe atone (non accentate).
Il metro  è la struttura “astratta” del testo poetico, caratterizzata dai versi e dalle strofe.
La metrica  dal greco “misura”, è la disciplina che studia le regole che caratterizzano la struttura del verso e
della strofa. Conoscere la metrica è importante per compiere l’analisi del t. poetico.
Il verso  dal lat. “voltare, andare a capo”, è l’unità metrica fondamentale della strofa, del testo poetico. Più
versi formano una strofa. Il verso è costituito da una serie di sillabe atone (non accentate) e toniche (accentate)
ovvero quelle dove cade l’accento ritmico o “ictus”.
I versi possono avere una maggiore o minore lunghezza e si classificano in: [vedi Tabella Libro di testo]
BISILLABO  2 sillabe (ictus sulla 1^sillaba)
TRISILLABO/TRISILLABO  3 sillabe (ictus sulla 2^ sillaba)
QUADRISILLABO/QUATERNARIO  4 sillabe (ictus sulla 3^sillaba)
QUINARIO  5 sillabe (ictus sulla 4^sillaba)
SENARIO  6 sillabe (ictus sulla 5^sillaba)
SETTENARIO  7 sillabe (ictus sulla 6^sillaba)
OTTONARIO  8 sillabe (ictus sulla 7^sillaba)
NOVENARIO  9 sillabe (ictus sulla 8^sillaba)
DECASILLABO  10 sillabe (ictus sulla 9^sillaba)
ENDECASILLABO  11 sillabe (ictus sulla 10^sillaba)
DODECASILLABO  12 sillabe (ictus sulla 11^sillaba)
Ecc  Versi doppi  DOPPIO SENARIO (6+6) DOPPIO SETTENARIO (7+7)
NB:
L’accento principale nella metrica italiana cade sempre sulla penultima sillaba del verso  questo quando il
verso è piano (ad es. dolente
Casi particolari:
- se il verso è tronco  accento cade sull’ultima sillaba (ad es. città, venir)
- se il verso è sdrucciolo  accento cade sulla terzultima sillaba (ad es. morbide)
- se il verso è bisdrucciolo  accento cade sulla quartultima sillaba (ad es.
modificano)
ENDECASILLABO: è il verso principe della poesia italiana insieme al settenario. L’endecasillabo è composto
da due emistichi (= due mezzi versi) separati dalla cesura (= pausa forte che spezza il verso):
a) Endecasillabo a minore  5+6
b) Endecasillabo a maiore  7+5 (con sinalefe)
IL COMPUTO DELLE SILLABE: serve per misurare la lunghezza del verso/dei versi e quindi per riconoscere
il tipo di verso/versi.
Il computo delle sillabe dipende da alcuni fenomeni interversali: [vedi Libro di testo]
- SINALEFE
- DIALEFE
- DIERESI
- SINERESI.
PAUSE/CESURE: determinano e scandiscono il ritmo del verso, ragione per cui in base alle pause/cesure un
testo poetico può essere +/- pausato.
Le pause sono +/- marcate/forti  pausa lieve, pausa media, pausa forte.
La pausa di fine verso è detta pausa primaria.
La pausa che divide il verso all’interno è detta pausa secondaria.
All’interno dei versi e/o della strofa possono esservi pause determinate:
a) dalla lettura (ad es. E caddi come corpo morto cade)
b) dalla punteggiatura (, ; . ! : ? -).
Per cui il ritmo può essere: veloce, incalzante, lento, pacato, solenne, maestoso ecc.
ENJAMBEMENT/INARCATURA: si ha quando a fine verso un gruppo sintattico fortemente legato
(sostantivo+aggettivo o soggetto+predicato) viene spezzato tra la fine del verso medesimo e l’inizio di quello
successivo, per cui la voce tende ad “inarcarsi” e a legare la fine del verso con l’inizio di quello successivo.
L’inarcatura interrompe la simmetria tra sintassi e metro, cancella la pausa di fine verso e dilata lo stesso
prolungandolo oltre l’ “a capo”.
RIMA: è la perfetta identità di suono di due o più parole della parte finale di un verso  Fiore:amore:dolore.
La rima può trovarsi:
1) a fine verso
2) all’interno del verso: a) rima interna  quando si trova all’interno del verso ma in una posizione
“libera”
b) rimalmezzo  quando si trova all’interno del verso ma in una data posizione,
ovvero prima della cesura
TIPOLOGIE DI RIME:
Rima baciata:
AA/BB, AABB/ AABBCC
Rima alternata:
AB/AB, ABAB
Rima incrociata:
ABBA
Rima incatenata (o terza rima dantesca): ABABCBCDC….XX (usata da Dante nella D.C.).
Rima ripetuta: ABCABC
Rima invertita: ABCCBA
Rima ipermetra: quando una parola piana rima con una parola sdrucciola, e la sillaba eccedente (che eccede9
rispetto alla misura del verso viene computata come se facesse parte del verso successivo:



scalpito / Alpi
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro! (E.MONTALE)
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro. (G.PASCOLI).
NB.
LA LETTERA MAIUSCOLA A o B o C ecc indica sempre che i versi sono endecasillabi, ad es. ABAB  quartina a rima alternata di versi endecasillabi
(oppure A11B11A11B11).
LA LETTERA MINUSCOLA a o b o c ecc indica che i versi non sono endecasillabi, ma settenari. Per essere ancora più precisi, le lettere dovrebbero essere
accompagnate dal numero indicativo del verso che lo caratterizza, ad es. a7b8a7b8  quartina a rima alternata di settenari e ottonari, a7Ba7B  quartina a
rima alternata di versi settenari ed endecasillabi ecc.
RIME IMPERFETTE:
a) ASSONANZA:
sole:amore
b) CONSONANZA:
tetto:tatto
LA STROFA [vedi Libro di Testo]
LA STROFA: anche detta “periodo ritmico” è la struttura che raggruppa i versi che sono dotati di senso
compiuto e legati da schemi rimici e non.
Vi sono vari tipi di strofa/e, in base al numero di versi che la compongono/costituiscono:
STROFE CON SCHEMA FISSO:
- DISTICO: composta da due versi, in genere endecasillabi, a rima baciata AA; il distico può essere anche
irregolare con versi +/- dell’endecasillabo, ma sempre in rima AA.
- TERZINA: formata da tre versi, come nella terzina dantesca (ABABCB…) o come nella seconda parte del
sonetto formata da due terzine, secondo un vario schema di rime.
- QUARTINA: strofa formata da quattro versi, a rima alternata ABAB, a rima incrociata ABBA, a rima baciata
AABB, monorima AAAA ecc
- SESTINA: strofa formata da 6 versi, generalmente endecasillabi con varie combinazioni di rima, ad es.
ABABABAB, AABBCC, ABABCC, ABCABC.
- OTTAVA: strofa composta da 8 versi, generalmente endecasillabi, secondo lo schema ABABABCC.
L’ottava rima è tipica dei poemi epico-cavallereschi come l’Orlando furioso di Ariosto.
- NONA RIMA: strofa composta da 9 versi, generalmente endecasillabi, secondo lo schema ABABABCCB.
STROFA LIBERA (SENZA SCHEMA FISSO):  è il POLIMETRO, si tratta di una strofa libera formata da
un numero di versi brevi e lunghi, non fisso, con o senza rima. È tipica della poesia moderna e contemporanea
(ad es. Ungaretti).
PRINCIPALI FORME POETICHE:
La ballata è una forma di poesia chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza, è un
componimento che si trova in tutte le letterature di lingua romanza e ha una particolare struttura.
Il calligramma o carme figurato è un tipo di componimento poetico fatto per essere guardato e contemplato
oltre che per essere letto (poesia visuale). Nei calligrammi, il poeta disegna un oggetto relazionato al tema
principale della poesia.
Il SONETTO: componimento poetico inventano da Giacomo da Lentini nel Duecento alla corte di Federico II.
dove erano attivi i poeti siciliani. Ha avuto una larga diffusione nella letteratura sia italiana (Dante, Petrarca,
Boccaccio, ecc) che straniera (Shakespeare ecc), dall’antichità fino all’epoca moderna e contemporanea. Il
sonetto è formato da 14 versi solitamente endecasillabi in rima, secondo un sistema rimico molto vario,
suddivisibili in 2 quartine e 2 terzine (4+4+3+3 = 14 versi).
Esistono anche sonetti irregolari:
a) in cui le strofe sono formate da versi endecasillabi e settenari,
b) il sonetto caudato: è un sonetto che presenta una coda, ovvero una o più terzine aggiuntive (per cui 14+3=
17 versi, oppure 14+3+3 ecc = 20 ecc).
La Canzone è un componimento lirico formato da un numero variabile di strofe dette stanze, di solito 5, 6 o 7
più eventualmente una stanza più piccola detta congedo. La canzone è divisa in due parti, una detta fronte
divisa in piedi con un numero identico di versi e con uguale disposizione di versi (lo schema ritmico, invece,
può variare); l'altra, chiamata coda o sirma, può rimanere indivisa oppure può dividersi in due parti chiamate
volte, cioè periodi metrici strutturalmente identici come nel caso dei piedi. Fronte e sirma sono di solito uniti
da un verso chiamato chiave. Alla fine della canzone, può trovarsi un congedo che consiste in una strofa più
breve con una struttura metrica ripresa dalla coda. Generalmente i versi che compongono la canzone sono
endecasillabi misti a settenari e le rime di regola sono disposte in modo che la chiave (il primo verso della
sirma, chiamato anche diesi), faccia rima con l'ultimo verso della fronte. La canzone si divide generalmente in
due tipi: a) canzone petrarchesca, b) canzone leopardiana.