http://fr - Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

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Effettivamente, siamo a “Euromissili-II”
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/message/1090
http://www.dedefensa.org/article.php?art_id=3913
(Traduzione, elaborazione e commenti di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
20 aprile 2007 — Ieri, con l’affastellarsi di nuove informazioni, di cui alcune contraddittorie
(segnale di…buona salute democratica), sulla crisi degli antimissili USA in Europa, — è proprio di
“crisi” che si può parlare, e la denominazione di “euromissili-II”, che noi le abbiamo assegnato,
individua la questione. Ci troviamo sulla stessa direzione della prima crisi degli euromissili, quella
relativa al periodo 1977-1987, e ne vediamo il medesimo dipanarsi.
Ieri, presso la NATO, si è parlato di antimissili USA fra i membri dell’Organizzazione (al mattino),
poi nel pomeriggio la NATO ha intrapreso colloqui con i Russi. Una fonte della NATO, che ha
seguito questa riunione, osservava con un briciolo di saggezza: “Si è trattato di una cosa ben
strana. In effetti, solo gli Americani e, ben inteso, i Russi, si sono detti veramente qualche cosa. La
questione in discussione era la sicurezza dell’Europa. In questa maniera, si aveva l’impressione
che la questione della sicurezza dell’Europa dipendesse dai soli Americani e Russi. Assolutamente
non dagli Europei.”
Ufficialmente:
• La NATO è soddisfatta. Il suo scialbo Segretario Generale, per una volta sicuro del fatto suo, ha
annunciato che tutti i membri della NATO trovavano proprio virtuose le idee americaniste. Per noi,
questo si può definire come “minimo sindacale”. I Francesi hanno formulato alcuni principi sotto
forma di riserve (ovvero il contrario), ammettendo che era cosa buona parlare della questione in
ambito NATO, ma che questo non implicava nulla di più. I Norvegesi hanno approvato, ma hanno
tenuto a precisare che, contrariamente a certe informazioni fornite dalla stampa, la base-radar USA
sul loro territorio non faceva parte e non avrebbe mai fatto parte della rete antimissilistica. La
prudenza non è mai abbastanza!
• Gli USA hanno ribadito gli innumerevoli pregi del loro sistema con l’aiuto di diapositive
estremamente convincenti. In mancanza dei missili anti-missili, è sempre la stessa cosa. La loro
retorica è puramente burocratica, sempiterna ripetizione dei medesimi temi, argomenti che loro
proprio nemmeno immaginano che non si possa adottarli a scatola chiusa.
(Il generale Overing ha detto, ripetuto e scandito che gli antimissili non sono “offensivi”, dato che
non portano carica esplosiva, ma distruggono, quando arrivano ad intercettare, per il solo effetto di
collisione [“effetto cinetico”, come fare…cic e ciac!]. Se un missile russo venisse distrutto, sarebbe
in modo “difensivo” e non “ offensivo” , e noi ci troveremmo in presenza di un conflitto
“difensivo” e non “offensivo”. Respiro di sollievo.)
D’altra parte, gli stessi Stati Uniti fanno un gran cancan con i loro amici Polacchi e Cechi, per
annunciare che gli Europei sono sempre più “entusiasti ed ottimisti” di fronte al loro progetto, —
come ce lo descrive “Defense News” del 19 aprile, tramite una comunicazione da Washington, dove
si teneva un seminario all’uopo, superba officina di propaganda attiva (da segnalare l’attivismo
propagandistico dei Cechi, in particolare del ministro degli affari esteri Schwarzenberg, che ha
oltrepassato tutte le altre esibizioni di competenza, comprese quelle dei Polacchi):
«Funzionari USA ed Europei, che stanno operando per mettere in campo il sistema di difesa antimissilistico nella Repubblica Ceca e in Polonia, riferiscono che altre nazioni ora stanno
entusiasmandosi all’idea, ma un membro importante del Partito Democratico alla Camera ha fatto
intendere che la Camera potrebbe rifiutare la sua autorizzazione al finanziamento per le strutture
Europee nel 2008. Durante la conferenza del 19 aprile, qui sponsorizzata dal Consiglio Atlantico
degli Stati Uniti, Karel Schwarzenberg, ministro Ceco per gli affari esteri, ha dichiarato che
leaders politici in Germania “e anche in Francia” stanno sottolineando come stiano
ammorbidendo la loro resistenza al tentativo da parte degli USA di posizionare missili intercettori
in Polonia e radar ad alta tecnologia nella repubblica Ceca.»
• I Russi sono arrivati presso la NATO con una retorica moderata (“Non è questione di una nuova
Guerra Fredda”, ha affermato l’inviato Russo Konstantin Totksy). Ma hanno presentato argomenti
molto puntuali, diapositiva contro diapositiva, respingendo tutti gli assunti USA. Per loro, la
“minaccia” Iraniana con missili balistici è una pura sciocchezza, retorica allarmista ed opportunista
priva di qualsiasi fondamento, in senso proprio e in senso figurato. I loro argomenti tecnici hanno
fatto fronte in modo nettamente largo agli argomenti USA.
Dal versante russo fuori ambito NATO, il tono è molto meno accomodante e decisamente
categorico. Il potente Sergeï Ivanov, ex-ministro della difesa divenuto Vice-Premier, ha respinto
l’idea di una cooperazione con gli USA. Queste le osservazioni del responsabile governativo russo,
durante un intrattenimento con i giornalisti:
«Noi valutiamo che questo sistema – il sistema di difesa antimissilistico strategico – è una chimera,
per non dire altro». «E per altro, contro questo sistema, si può sempre trovare un
qualche…‘argomento’, di gran lunga meno costoso e del tutto più efficace», ha aggiunto il VicePremier ministro russo.
Riassumendo le situazioni, evidentemente temporanee :
• I Tedeschi ritengono di avere riportato un buon « successo » per aver trasferito in ambito NATO
la questione, come da loro richiesto.
• Gli « alleati » degli USA (Polonia e Cechia) sono alleati degli USA più che mai e giudicano che la
NATO sia « nel sacco », con una considerazione su misura (sprezzante) per l’Organizzazione e per
coloro che vi credono (i loro “amici” Tedeschi).
• Gli Americani, certamente sempre più convinti di se stessi, sono persuasi che l’affare è giunto in
porto, grazie alla NATO e all’Europa, — i Russi? Una semplice questione di tempo.
• I Russi sono venuti per prendere tempo. Cortesi (soprattutto rispetto a una nuova Guerra Fredda),
ma fermi (assolutamente non d’accordo sugli anti-missili, più che mai).
• Gli altri hanno fatto il loro minimo sindacale : “che bel progetto, sì sì va bene, ma veramente non
con noi e aspettiamo di vedere.”
Tutti saranno delusi, salvo forse i Russi, se costoro possiedono ancora il loro realismo e i loro retropensieri d’abitudine.
Buon esito o vittoria, o piuttosto un’illusione ?
Questo buon esito o buona vittoria della riunione di ieri è un’illusione, — per coloro che vogliono
vedervi un “buon esito” o una “vittoria”. (Ripetiamo alcune delle posizioni, rammentando gli effetti
concreti sperati.)
• I Tedeschi, in particolar modo, che credono di avere trasferito in ambito NATO la questione, —
nel senso di renderla consensuale e quindi di neutralizzare, disinnescare, la sua potenzialità
esplosiva transatlantica. Ritengono che l’affare sia risolto, come ha affermato il ministro degli
affari esteri Tedesco davanti al Parlamento Europeo.
• I due “alleati” degli USA (Polonia e Cechia), che credono di avere un assegno in bianco da parte
della NATO per fare quello che fa loro comodo bilateralmente con gli USA. Secondo loro, questa è
la via aperta verso una garanzia di sicurezza direttamente dagli USA, senza passare per la NATO,
per l’Unione Europea e per tutte le soluzioni di questa natura.
• Gli USA, che credono avere messo al passo tutti gli Europei, per cui ritengono di avere le mani
libere per un’accelerazione, attraverso segnatamente (certamente) un allineamento russo tramite una
cooperazione made-in-USA. Per loro, questa è una cuccagna industriale e strategica; secondo alcuni
(questa particolarmente è la tesi di Gorbaciov), questo permetterà loro di riaffermare la loro
dominazione e la loro occupazione sull’Europa.
Tutti si ingannano. Quello che è avvenuto ieri, da una parte è la messa in evidenza che la situazione
strategica europea continua ad essere regolata da due potenze non-UE; d’altra parte si sta avviando
un processo in cui, malgrado la loro inesistenza, gli Europei si devono confrontare con la necessità
lacerante di sostenere attivamente, sotto l’egida della NATO e non dell’Unione Europea, una
iniziativa destabilizzatrice per la loro situazione strategica. Non dobbiamo mai dimenticare che la
debolezza attuale e la sottomissione zelante degli Europei hanno un prezzo: devono essere la
garanzia di una certa situazione di sicurezza grazie agli USA. Ma è verso la direzione contraria che
ci si sta incamminando. Perfino la fiacchezza e la sottomissione degli Europei vanno verso possibili
revisioni laceranti. La via della virtù non è più quella di una volta e il sostegno obbligato degli
Europei alle follie nichiliste e burocratiche degli USA sta conoscendo delle rudi chiamate in causa.
Nella pratica delle cose, l’ingranaggio è in marcia per una nuova crisi del tipo euro-missili. La
nostra scelta della denominazione della crisi, come “Euromissili-II”, è giustificata. Come questa
giungerà a concretezza ? Dimentichiamoci della chincaglieria (missili, antimissili), se non come
perturbazione secondaria, e osserviamo invece l’evoluzione politica a questo punto, non solamente
possibile, ma probabile.
• Questo “giro del tavolo” NATO non è che un giro di tavolo. Non impegna nulla e nessuno. Per
contro, viene istituzionalizzato de facto il coinvolgimento della NATO, cosa che verrà ancor di più
accentuata dalla riunione di Oslo dei ministri per gli affari esteri della NATO per consultazioni con
i Russi. Come con la primitiva crisi degli euromissili, noi ci dovremo orientare verso la necessità di
un impegno formale, di diritto, dei paesi della NATO, nella misura in cui apparirà che la crisi non
va verso una risoluzione, — e, in questo caso, quello che non si risolve si aggrava.
• … Perché i Russi non ci stanno, — garbatamente o bruscamente, a seconda che si tratti di
Konstantin Totksy (l’inviato russo presso la NATO) o di Sergeï Ivanov (vice-Premier russo, sempre
responsabile de facto della pratica). I Russi attueranno ostruzionismo o ferma opposizione a
seconda delle circostanze. E quindi, prenderanno delle “misure”, e allora ci troveremo al punto di
fusione.
• Di fronte alla resistenza russa, gli Americani in pieno sforzo di accelerazione avranno sempre più
la tendenza ad appoggiarsi ad un supporto della NATO, di cui hanno potuto farsi convinti di averlo
acquisito, (senza preoccuparsi di sfumature, ne’ tanto meno della situazione effettiva, com’è la
regola per loro). Ancor più avranno questa tendenza, che il Congresso degli USA da parte sua
cavillerà per esigere l’impegno Europeo a sostegno del programma. Ogni volta, le esigenze USA
nei riguardi degli Europei si produrranno sulla medesima piattaforma: sostegno incondizionato alla
loro iniziativa fuori del controllo della NATO, senza inutili domande, — e silenzio nei ranghi!
• In connessione con le cose precedenti, parimenti ci dovremo attendere il momento importante in
cui la pressione del Congresso, che fa il conto dei quattrini sperperati dal Pentagono, partorirà
l’esigenza di una partecipazione finanziaria dei paesi Europei della NATO, specialmente di quelli
che non si prendono “il rischio” di accogliere delle basi USA o di sostenere a fondo gli Stati Uniti.
Soprattutto, saranno interessanti le reazioni dei Tedeschi e dei Francesi.
• L’apoteosi probabile del processo, fra gli USA che fanno pressioni sempre più intense e la Russia
che sta indurendo la sua resistenza, avverrà con la pretesa USA di un impegno formale, de jure,
dell’Alleanza attraverso una decisione ufficiale del Consiglio dell’Atlantico del Nord per
consolidare in maniera definitiva la “legittimità” Europea del processo. Siamo di fronte nuovamente
alla decisione definita “dual-track”, o “doppia decisione” della NATO del dicembre 1979 (crisi
degli euromissili), ma in una situazione peggiore dato che i fronti si sono rovesciati: questa volta, la
destabilizzazione proviene dall’Occidente (Washington) e la NATO non ha alcun controllo,
nemmeno formale. La debolezza-sottomissione Europea sarà allora messa gravemente in confronto
alle suscettibilità irresponsabili, o giudicate tali, in certi paesi, — specialmente nel paese dei
Tedeschi. Questi ultimi, avendo ottenuto, come ha voluto la Merkel, il coinvolgimento della NATO,
mediante il quale sperano di ottenere un addolcimento o una neutralizzazione del progetto USA,
non avrebbero fatto altro che tirarsi indietro per meglio balzare in avanti: il coinvolgimento
imposto della NATO senza addolcimenti, ne’ancor meno la neutralizzazione del progetto USA, e
senza il minimo controllo. I Tedeschi verranno senza dubbio costretti alla fermezza, comunque
sottoposti alla pressione popolare e alla necessità di proteggere (anche) i loro vincoli strategici con
la Russia
Quindi, si pongono tre questioni :
• A partire da quale momento i Russi passeranno alla decisione e alla messa in atto di contro-misure
“asimmetriche”, — mettendo in questione il Trattato INF sulla limitazione delle armi offensive
strategiche, — la questione divenendo accessoria, se non eventualmente aggravante? Perché i Russi
lo faranno, non potranno agire in altro modo, per la loro sicurezza, per la loro statura diplomatica,
per la loro posizione di fronte agli Europei! Essi non possono permettersi di accettare un ceffone
diplomatico di tale intensità, oggi sono troppo potenti per questo, e con degli uomini che non
indietreggiano più (Putin, Ivanov, Lavrov non sono proprio del calibro di Eltsin). Dunque ci
saranno missili SS-26, missili Cruise, e di tutt’altra capacità militare puntati sull’Europa.
• A partire da quale momento le masse tedesche si renderanno conto del risorgere del loro incubo :
la “ri-militarizzazione” e la “ri-nuclearizzazione” dell’Europa, con i Russi in posizione antagonista?
(In effetti, la militarizzazione e la nuclearizzazione non erano mai sparite, ma, a questo riguardo, il
Trattato INF era servito da tranquillante, del tipo“Prozak”). Prima o dopo una decisione ufficiale
della NATO? La loro pressione verrà esercitata per impedire un coinvolgimento ufficiale della
NATO o per opporvisi in modo decisivo, se l’impegno della NATO fosse già ratificato? Nel primo
caso saremo in presenza di una differenza dalla crisi degli euromissili e dalla decisione del
dicembre 1979, nel secondo caso di una variante molto vicina.
• A partire da quale momento il jolly dell’armamento Europeo verrà calato sul tavolo : se sono
necessari gli antimissili, perché non attraverso un programma Europeo? E se esiste un programma
Europeo, perché escludere una cooperazione Europa-Russia? L’idea frulla nella testa di certi
Europei (i Francesi) tanto quanto in quella dei Russi.
Allora, lo scenario verrà allestito per una crisi di rottura, non solamente nell’ambito NATO e delle
relazioni transatlantiche, ma anche in seno all’Unione Europea. Ci si piangerà addosso sul rischio
corso dai “valori comuni ” (transatlantici ed occidentali), con lo spettro riapparso e rinvigorito del
disaccoppiamento strategico, che fu il leit-motiv della prima crisi degli euromissili. La Russia
determinerà le posizioni, spargendo qua e là olio sul fuoco. Alcuni si porranno la domanda: questa
crisi era proprio necessaria?
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/message/1090
http://www.dedefensa.org/article.php?art_id=3913
Note e commento del traduttore:
14 maggio 2007
Dopo la lettura dell’articolo precedente, balza subito agli occhi che lo scenario strategico relativo
alla messa in opera di una rete di difesa anti-missili in Europa viene occupato dagli Stati Uniti,
dalla Russia, dalla NATO, da alcuni paesi Europei, come la Cechia, la Polonia, la Norvegia, la
Francia, la Germania. Non si fa assoluta menzione dell’Italia. Ma l’Italia in questa
rappresentazione sostiene una parte comprimaria, oppure sta svolgendo un ruolo essenziale,
decisivo, come è stata decisiva la sua partecipazione all’aggressione di demolizione della
Jugoslavia? Sembra che sulla testa degli Italiani sia sempre pendente la spada maledetta di una
rigida alleanza, sempre e comunque, con gli Stati Uniti, che ci ha portato, primi in Europa a
sottoscrivere un «memorandum quadro» con gli USA rispetto al sistema antimissile. Questo viene
rivelato su “il Manifesto” dai giornalisti Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco, il Primo di
aprile del 2007. E non si tratta di uno scherzetto tipico di questa data! Sul resto della stampa
nazionale assoluto silenzio, ed è per questo che trovo opportuno sottolineare l’argomento, anche a
distanza di tanti giorni. Certamente, come sempre quando ci si trova di fronte a questioni di
politica estera, il nostro Parlamento non ha preso alcuna pubblica risoluzione al riguardo, e tutto è
avvolto dalla nube del segreto: non si sa chi abbia sottoscritto il memorandum, anzi in prima
battuta membri governativi negano che sia avvenuto un evento di tal genere; poi qualcosa viene
fatto trapelare, qualcosa viene ammesso, ma i cittadini Italiani vengono lasciati immersi nelle
nebbie. Siamo in presenza dello stesso metodo “democratico” che la nostra classe politica ha
messo in atto nelle decisioni della base di Vicenza “Dal Molin”.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Aprile-2007/art16.html
L'Italia, in gran segreto, si pone sotto lo scudo Usa.
«Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo
quadro con l'Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di
difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione»: così il generale Henry Obering III,
direttore dell'Agenzia degli Stati Uniti di difesa missilistica, ha annunciato il 27 marzo, di fronte al
comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti, che l'Italia entra ufficialmente nel
programma dello «scudo» anti-missili che gli Stati Uniti vogliono estendere all'Europa.
Nessun annuncio, invece, da parte del governo italiano.
Il 7 febbraio 2007, il sottosegretario per la difesa Giovanni Forcieri (Ds) ha firmato il memorandum
d'intesa con cui l'Italia si assume ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense F-35
Lightning (Joint Strike Fighter). Ma mentre questo onerosissimo accordo - subito ci costerà un
miliardo di dollari - è stato reso pubblico, il memorandum di accordo quadro siglato al Pentagono,
sempre in febbraio, quello sulla partecipazione italiana allo «scudo» anti-missili è rimasto segreto.
Quando il 12 marzo il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha dichiarato che «in
materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B all'interno della
Nato», il ministro degli esteri Massimo D'Alema ha detto di condividere l'opinione di Scheffer,
auspicando che la proposta degli USA di estendere il loro «scudo» all'Europa venga discussa dalla
Nato e dall'Unione Europea. Non ha detto però che l'Italia aveva a questo punto già sottoscritto il
memorandum di accordo quadro ed era stata quindi promossa in «serie A».
Neppure tutte le forze della coalizione governativa in questo momento sembrano essere state
informate dell'accordo. E tanto meno sono stati informati il Parlamento e gli Italiani di un passo di
tale importanza, le cui implicazioni sono enormi. L'accordo sottoscritto al Pentagono pone l'Italia in
prima linea in un sistema le cui reali finalità non sono difensive ma offensive: la Russia, di fronte a
questo tentativo Statunitense di acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha già
annunciato che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici»; ha
avvertito inoltre che potrebbe anche ritirarsi dal Trattato INF del 1987, che ha permesso di
eliminare i missili a raggio intermedio in Europa. Il piano Statunitense di installare in Europa lo
«scudo» anti-missili - ha ammonito anche il presidente francese Jacques Chirac - potrebbe
«spaccare il continente e provocare una nuova guerra fredda». (N.d.Tr: A questo proposito, come si
esprimerà il neo presidente eletto dai Francesi Sarkozy, dichiaratosi fedelissimo all’Europa?)
Contemporaneamente, mettendo l'Europa sotto il loro «scudo», gli Usa rafforzano la loro leadership
nei confronti degli alleati europei: lo «scudo» dispiegato in Europa sarà infatti inserito nel sistema
di comando e controllo statunitense. E inoltre gli USA possono scaricare sugli alleati parte dei costi
per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.
Nonostante il silenzio e le smentite del governo italiano che non confermano l'accordo, sono
particolarmente gravi le implicazioni per l'Italia. L'accordo quadro prevede una serie di accordi
specifici che coinvolgeranno nel programma dello «scudo» statunitense non solo le industrie
militari italiane, soprattutto quelle del settore aerospaziale, ma anche università e centri di ricerca.
L'accordo quadro comporta quindi una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella
civile, sotto la cappa del segreto militare. Comporta un ulteriore aumento della spesa militare
italiana (già al settimo posto su scala mondiale), soprattutto dei programmi di investimento
derivanti da accordi internazionali, ai quali l'ultima Finanziaria ha destinato 4,5 miliardi di euro in
tre anni. Comporta un ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi in Italia, con la
conseguenza che il nostro paese diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari
statunitensi verso sud e verso est. Comporta ulteriori pericoli per il nostro paese che, per la sua
collocazione geografica, costituisce una postazione ottimale in cui installare i missili intercettori: le
zone di installazione diverranno di conseguenza bersagli militari, come negli anni '80 la base di
Comiso in cui erano installati i missili nucleari statunitensi.
La conclusione del memorandum di accordo quadro, deciso dal governo Prodi, ha quindi per il
nostro paese gravissime implicazioni su tutti i piani: militare, politico, economico.
Non c'è però da stupirsi che ciò sia opera di un governo di centro-sinistra. Infatti il primo
memorandum d'intesa sulla partecipazione italiana ai programmi di ricerca per lo «scudo» fu
firmato al Pentagono, nel settembre 1986, dal secondo governo Craxi.
Il memorandum d'intesa con cui l'Italia è entrata operativamente in uno dei programmi dello
«scudo», il Meads, è stato firmato al Pentagono dal primo governo Prodi nel maggio 1996: si
trattava allora di un «piccolo scudo» destinato a proteggere i soldati statunitensi e alleati
all'offensiva in distanti teatri bellici. Ed ora è stato il secondo governo Prodi a concludere il ben più
importante memorandum di accordo quadro che, preannunciato dal generale Obering nel marzo
2006, era stato redatto dal Pentagono col governo Berlusconi, ma la cui firma era slittata in vista
delle elezioni italiane di aprile.
Anche se il governo Berlusconi non ha avuto la soddisfazione di siglare l'accordo, esso è andato in
porto così come era stato redatto. Probabilmente ci troviamo di fronte ad un'altra esemplare storia di
spirito bipartisan.
Nonostante siano particolarmente gravi le implicazioni per l'Italia, il silenzio e le smentite del
governo italiano che non confermano l'accordo sono continuati, fino a che il 12 aprile 2007 il
Sottosegretario di stato per la difesa Marco Verzaschi (Udeur) è stato costretto a rispondere a una
interpellanza urgente presentata il 3 aprile dai gruppi di Rifondazione Comunista al Senato e alla
Camera.
Così scrivono sempre su “il Manifesto” del 14 aprile 2007 Manlio Dinucci e Tommaso Di
Francesco:
Scudo Usa, il governo ammette
Il sottosegretario Marco Verzaschi (Udeur) ha ammesso la firma «dell'accordo quadro Italia-Usa»,
siglato a Washington senza informare Parlamento e Governo.
«Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che
amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici»: così ha
dichiarato, il 12 aprile alla Camera dei deputati, il sottosegretario di stato per la difesa Marco
Verzaschi (Udeur), rispondendo a una interpellanza urgente presentata il 3 aprile dai gruppi di
Rifondazione comunista al Senato e alla Camera.
Il governo riconosce dunque l'esistenza dell'accordo, documentata dal nostro giornale 1° aprile
2007, arricchisce di particolari la vicenda, precisando che il memorandum di accordo quadro
sarebbe stato siglato al Pentagono «lo scorso febbraio». In effetti il nostro giornale è stato l'unico in
Italia a basare la notizia dell'accordo su un documento ufficiale: il testo scritto della dichiarazione
fatta il 27 marzo 2007 dal generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa
missilistica, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti: «Ho il piacere
di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con
l'Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa
missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione».
Il sottosegretario Verzaschi non ha però spiegato perché il governo italiano avesse finora tenuto
segreto un accordo di tale portata, né ha precisato chi l'abbia firmato lo scorso febbraio.
…………………………………………………………………………………………………..
Il fatto «nominale» è comunque secondario: l'importante è sapere perché il governo Prodi l'abbia
firmato, per di più tenendolo poi segreto.
Ha «provato» a spiegarlo il sottosegretario Verzaschi.
«Il citato Accordo quadro di cooperazione - ha dichiarato in aula - si inserisce nelle molteplici
iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie attività volte alla
realizzazione di idonei strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili
balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa da parte di nazioni ostili o gruppi
terroristici». Lo stesso generale Obering ha invece chiarito che lo schieramento in Europa, da parte
degli Stati Uniti, di missili anti-missili non rientra in ambito Nato e che «gli Usa non sono
disponibili a cedere la responsabilità del progetto». Poiché la Francia si oppone a tale progetto e
altri governi alleati sono dubbiosi, Washington non ha chiesto il consenso della Nato ma,
scavalcando l'Alleanza, ha cercato di ottenere prima quello di singoli governi consenzienti (Gran
Bretagna, Polonia, Repubblica ceca, Italia e altri) attraverso accordi bilaterali.
Contraddicendosi, lo stesso Verzaschi ha ammesso che «i principali alleati sono stati incoraggiati ad
associarsi ai progetti americani». I governi italiani non hanno avuto bisogno di molto
incoraggiamento. L'accordo quadro con l'Italia, preannunciato dal generale Obering nel marzo
2006, era stato redatto dal Pentagono col governo Berlusconi. La firma era però slittata in vista delle
elezioni italiane di aprile, ed è stato poi il secondo governo Prodi ad apporla.
«L'Accordo in questione - ha dichiarato il sottosegretario Verzaschi – è giustificato dalla volontà
dei due paesi di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di rafforzare la
cooperazione in ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l'avvio a scambi di
informazioni propedeutici a eventuali successive collaborazioni».
Non spiega però il sottosegretario in che modo il governo abbia verificato la «volontà»
dell'Italia di sottoscrivere l'accordo, dal momento che è stato tenuto segreto non solo agli
italiani, ma al Parlamento e a parte della stessa coalizione governativa, mentre invece avrebbe
dovuto essere reso pubblico e sottoposto al Parlamento prima della sua conclusione.
Con tono tranquillizzante, il sottosegretario Verzaschi ha dichiarato che «l'accordo non determina
impegni e/o oneri finanziari tra le parti: è infatti demandata alla stipula degli accordi attuativi
successivi, ciascuno finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle
caratteristiche e delle modalità per la suddivisione dei costi associati».
La prospettiva è tutt'altro che tranquillizzante: l'accordo quadro comporta una serie di «accordi
attuativi successivi», che coinvolgeranno non solo le industrie militari italiane, ma anche università
e centri di ricerca, provocando una ulteriore militarizzazione della ricerca a scapito di quella civile.
E tali accordi comporteranno «costi associati», ossia un ulteriore aumento della spesa militare
italiana e un rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi (comprese quelle nucleari)
sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi
verso sud e verso est e, quindi, ancor più bersaglio militare.
Lo stesso Verzaschi, dopo aver assicurato che la «difesa missilistica» ha «eminentemente una
finalità protettiva», ammette che «nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri strategici
consolidati, in particolare con la Russia».
Fatto che - ha ammonito il presidente francese Jacques Chirac - potrebbe «spaccare il continente e
provocare una nuova guerra fredda». In cui l'Italia, ancora una volta, farà da scudo agli Stati
Uniti.
Ma come reagiscono le popolazioni che sono interessate all’installazione di questo sistema
“difensivo” antimissilistico? Si dimostrano completamente indifferenti? Non si direbbe proprio,
visto che la maggioranza della popolazione della Repubblica Ceca, come dei Polacchi, (secondo un
recente sondaggio, il 68%), si oppone alle richieste Statunitensi.
L’Unione della gioventù comunista ceca (KSM9, pur messa fuori legge nel novembre 2006 da un
provvedimento antidemocratico e di deriva autoritaria del ministero dell’Interno, sta conducendo
con successo la campagna contro l’installazione del sistema antimissilistico USA ed ha raccolto già
quasi 100.000 firme di cittadini che si oppongono alla presenza militare americana. Il 77% di
queste popolazioni chiede che il governo ceco convochi un referendum a proposito.
Ma anche nella confinante Slovacchia sta crescendo un forte malcontento. Il premier Slovacco
Robert Fico, in un’intervista al foglio austriaco “Die Presse” ha definito un “grave errore” lo
scudo USA, ricordando che gli Stati Uniti non hanno discusso il merito della questione ne’con
l’Unione Europea, ne’ con la Russia, ne’ con la NATO, che si avvia però ad adeguarsi
sollecitamente.
Comunque, giovedì 10 maggio, a Praga ha avuto inizio il negoziato ufficiale “bilaterale” tra la
Repubblica Ceca e gli USA per l’installazione della base radar antimissile sul territorio ceco. Le
trattative dovrebbero durare alcuni mesi, ed allora il 5 giugno arriverà a Praga il presidente degli
Stati Uniti, George W. Bush, sicuramente per sollecitare il buon andamento delle trattative al fine
di una felice riuscita dell’intero suo progetto.
D’altro canto, domani 15 maggio, il segretario di Stato Condoleezza Rice arriva a Mosca per
discutere dello scudo spaziale con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, per tentare di
convincere i Russi che il sistema antimissile, piazzato a ridosso delle loro frontiere, non è contro di
loro. Già il Presidente russo Vladimir Putin, per protesta contro questo progetto, ha annunciato la
moratoria sul Trattato Europeo per la riduzione delle armi convenzionali e nei giorni scorsi lo
stato maggiore russo ha criticato aspramente il ministro degli Esteri ceco Karl Schwarzenberg,
assertore deciso della partecipazione di Praga al progetto USA, denunciando che questo progetto è
un piano missilistico contro la Russia, visto che non può costituire un sistema di difesa contro
eventuali missili Iraniani, ricordando che nemmeno tra 20 anni l’Iran sarà in grado di
rappresentare una minaccia missilistica.
Da sottolineare che in data odierna a Praga si trova in visita ufficiale il nostro Presidente del
Consiglio Romano Prodi. Che nei colloqui bilaterali non si parlerà mai di questo progetto
antimissilistico di Bush?
“In questa faccenda sempre più complessa e pericolosa il governo Prodi ha trascinato l'Italia,
firmando in segreto al Pentagono l'accordo-quadro, che il generale Obering ha definito «pietra
miliare di maggiore importanza» nelle relazioni Usa-Italia. Nessuno ne dubita. Solo che è la pietra
miliare della strada che porta alla guerra.” Questo è il commento dei giornalisti Manlio Dinucci e
Tommaso Di Francesco, che sulle pagine de “il Manifesto” per primi hanno denunciato la
segretezza dell’apposizione di una firma del governo italiano sotto l’accordo-quadro. E così
commentano gli ultimi sviluppi, sempre su “il Manifesto” di venerdì 11 maggio 2007:
Pochi minuti per colpire, e l'Italia acconsente
Funzionari dell'amministrazione Bush, recatisi a Praga e Varsavia, stanno mettendo a punto gli
accordi sulle prime installazioni dello «scudo» antimissili in Europa: una stazione radar nella
Repubblica ceca e 10 missili intercettori in Polonia. Così tutto sarà pronto quando arriverà il
presidente Bush, che il 5 e l'8 giugno visiterà i due paesi. «C'è un comune desiderio - ha assicurato
il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer - che qualsiasi sistema statunitense
dovrebbe essere complementare a qualsiasi sistema Nato di difesa missilistica». Una formula
diplomatica per nascondere il fatto che Washington, sapendo che la Francia si oppone (almeno
finora) e altri governi sono dubbiosi, non ha chiesto all'Alleanza di realizzare lo «scudo», ma l'ha
scavalcata assicurandosi il consenso di singoli governi (Gran Bretagna, Polonia, Repubblica ceca,
Italia). «Questo è un sistema statunitense: il suo comando e controllo rimarrà quindi nelle mani
degli Stati uniti», ha detto a chiare lettere il sottosegretario Usa alla difesa Eric Edelman. Ha quindi
spiegato: «Per la difesa missilistica, i tempi sono oggi molto più brevi di quanto fossero durante la
guerra fredda. Allora avevamo 30 minuti per decidere la risposta. Oggi, a seconda delle circostanze,
abbiamo una finestra tra 2 e forse 12 minuti». Quindi, «i protocolli di esecuzione sono preprogrammati nel sistema». In altre parole, una volta schierati in Europa (non solo in Polonia ma,
com'è nei piani del Pentagono, anche in altri paesi, Italia compresa), i missili intercettori potranno
essere lanciati senza il consenso dei paesi in cui sono installati. Gli stessi governi europei non
saranno neppure preavvisati, in quanto la «finestra» di 2-12 minuti non lascia tempo. Una volta
coperti dallo «scudo», i paesi europei saranno quindi in balia dei «protocolli di esecuzione preprogrammati» dal Pentagono. E la «risposta», di cui parla Edelman, prevede non solo l'uso dello
«scudo» ma anche l'attacco nucleare, compreso quello «preventivo». La segretaria di stato
Condoleezza Rice si recherà a Mosca, il 14-15 maggio, a spiegare che lo «scudo» in Europa serve a
fronteggiare i missili iraniani e nord-coreani e non ad acquisire un vantaggio strategico sulla Russia.
Sarà però difficile che le credano. Il radar nella Repubblica ceca sarà la prima installazione di una
rete di intelligence, attraverso cui il Pentagono potrà monitorare più efficacemente il territorio
russo. I missili intercettori in Polonia, e gli altri che dovrebbero essere installati ancora più a est,
sono costituiti dai primi due stadi del missile balistico intercontinentale Minuteman II e potrebbero
essere potenziati sostituendoli con quelli del Minuteman III. La Russia avrà quindi a ridosso del suo
territorio missili balistici intercontinentali statunitensi riadattati, ma sempre riarmabili con testate
nucleari. Alla camera dei rappresentanti a maggioranza democratica, il sottocomitato delle forze
strategiche ha criticato l'amministrazione perché l'estensione dello «scudo» all'Europa provoca
reazioni sempre più forti a Mosca, e ha votato per ridurne il finanziamento. Quindi ora c'è da
aspettarsi che Bush chiederà ai governi europei una maggiore compartecipazione al finanziamento
del progetto. In questa faccenda sempre più complessa e pericolosa il governo Prodi ha trascinato
l'Italia, firmando in segreto al Pentagono l'accordo-quadro, che il generale Obering ha definito
«pietra miliare di maggiore importanza» nelle relazioni Usa-Italia. Nessuno ne dubita. Solo che è la
pietra miliare della strada che porta alla guerra.
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