V. la NATO e la difesa antimissile

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SCIENZA E
TECNOLOGIA
179 STC 07
Originale: Inglese
Assemblea Parlamentare della NATO
IL DIBATTITO SULLA DIFESA ANTIMISSILE
PROGETTO DI RELAZIONE SPECIALE
MICHAEL MATES (REGNO UNITO)
RELATORE SPECIALE*
Segretariato internazionale
*
7 settembre 2007
Fino all’approvazione da parte della Commissione Scienza e Tecnologia, questo documento
rappresenta unicamente le opinioni del relatore.
I documenti dell’Assembea sono disponibili sul sito http://www.nato-pa.int
179 STC 07
i
INDICE
I.
PREMESSA ......................................................................................................................... 1
II.
QUALI SONO LE PROPOSTE? ........................................................................................... 1
III.
QUAL E’ LA MINACCIA?...................................................................................................... 2
IV.
UBICAZIONE E RAGGIO DI COPERTURA DEGLI INTERCETTORI PROPOSTI ............... 2
V.
LA NATO E LA DIFESA ANTIMISSILE ................................................................................ 3
VI.
LA REAZIONE DELLA RUSSIA ........................................................................................... 4
VII.
I LIMITI TECNICI DEL SISTEMA PROPOSTO .................................................................... 6
VIII.
SOLUZIONI ALTERNATIVE................................................................................................. 6
IX.
ASPETTI RELATIVI AI COSTI ............................................................................................. 7
X.
REAZIONI DEL MONDO POLITICO E DELL’OPINIONE PUBBLICA .................................. 7
XI.
CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI ............................................................................. 8
XII.
ALLEGATO: SISTEMI DI DIFESA CONTRO I MISSILI BALISTICI .................................... 10
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I.
1
PREMESSA
1.
Gli Stati Uniti stanno negoziando con Polonia e Repubblica ceca lo schieramento di propri
mezzi di difesa antimissile sui loro territori al fine di difendere gli Stati Uniti dalla minaccia di missili
balistici a lunga gittata lanciati dal Medio Oriente. Il sistema offrirebbe inoltre protezione ad ampia
parte dell’Europa. Questo potenziale schieramento ha suscitato un dibattito di grande risonanza
sulla fattibilità e sull’opportunità di avere una difesa antimissile in Europa. Forti obiezioni sono
inoltre giunte dal governo russo.
2.
Il piano di difesa antimissile statunitense pone in effetti importanti interrogativi. Per citarne
solo alcuni, se tutti i paesi NATO devono usufruire dello stesso grado di protezione da attacchi
missilistici, cosa si deve fare per proteggere i paesi al di fuori del sistema degli Stati Uniti e a chi
spetta tale compito? Quali sono le potenziali sinergie tra il “terzo sito” e il programma NATO volto
a proteggere le proprie forze da attacchi missilistici, e – se la NATO decide di portarlo avanti – un
sistema volto a proteggere il territorio e le aree popolate? Quali sono le “regole di ingaggio” per il
“terzo sito”? I dirigenti americani hanno ripetutamente affermato che le installazioni rimarrebbero
sotto il controllo americano, e dunque come verrebbero prese le decisioni sull’intercettazione di
missili a lunga gittata puntati contro paesi europei secondo l’”impronta” di tale sistema? La
presente relazione speciale fornisce una sintesi dei fatti e delle questioni che sono al centro di
questo dibattito politico.
II.
QUALI SONO LE PROPOSTE?
3.
Gli Stati Uniti stanno mettendo a punto un sistema di difesa antimissile multistrato per
difendersi da missili balistici con differenti gittate.1 Ai fini della difesa contro missili a breve gittata,
sono già in servizio da due decenni, e hanno dimostrato la propria validità sul campo di battaglia,
gli intercettori statunitensi Patriot montati su piattaforme mobili. I più recenti sistemi con base in
mare, Aegis, e quelli montati su veicoli stradali, THAAD, sono destinati invece alla difesa contro i
missili a media gittata. Lo scudo contro i missili a breve e media gittata copre solitamente obiettivi
specifici e aree (o teatri) limitate ed è quindi spesso definito Difesa contro i missili di teatro (TMD).
4.
Lo scudo statunitense contro i missili a lunga gittata (o sistema di difesa con intercettazione
di metà traiettoria con base a terra – Ground-based Midcourse Defence, GMD) è installato solo in
parte. Due serie di intercettori sono già operative in Alaska e in California per la difesa contro
missili lanciati dalla Corea del Nord. Ma gli Stati Uniti restano vulnerabili rispetto alla potenziale
minaccia posta da missili a lunga gittata provenienti da potenziali nemici in Medio Oriente. La
proposta di un “terzo sito” in Europa centrale è volta appunto a colmare tale lacuna.
5.
I sistemi proposti prevedono un sito radar nella provincia di Brdy, vicino al villaggio di Misov,
nella Repubblica ceca e una base di 275 ettari per dieci intercettori basati a terra vicino a Koszalin,
in Polonia. La costruzione potrebbe iniziare nel 2008 e il sistema potrebbe essere operativo entro il
2011. Il personale addetto alla gestione di tali strutture comprenderebbe circa 350 persone.
6.
L’Agenzia statunitense per la difesa antimissile intende inoltre schierare un sito radar
avanzato di allerta e rilevamento precoci. Tale radar mobile sarebbe collocato a una più breve
distanza dalla minaccia posta dall’Iran. Vi sono già altri elementi del tale sistema installati al di
fuori degli Stati Uniti: i radar di allerta precoce, che si trovano a Thule, in Groenlandia, e a
1
In termini di gittata, la tradizionale classificazione dei missili balistici è la seguente:
- Missili a breve gittata – fino a 1.000 km
- Missili a media gittata – da 1.000 a 3.000 km
- Missili a gittata intermedia – da 3.000 a 5.500 km
- Missili a gittata intercontinentale – oltre 5.500 km
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2
Fylingdales, nel Regno Unito, sono stati costruiti durante la Guerra fredda per individuare missili
sovietici diretti contro gli Stati Uniti e sono attualmente in fase di ammodernamento. Il sistema di
difesa antimissile statunitense utilizza inoltre radar basati nello spazio (in orbita geosincrona, a
circa 36.000 km dalla superficie terrestre), ma tali satelliti a infrarossi possono rilevare soltanto
missili balistici nella fase di propulsione, durante la quale sono emesse forti quantità di calore.
Attualmente non vi sono alternative ai radar con base in mare o a terra per rilevare I missili nella
fase intermedia della traiettoria. Gli Stati Uniti progettano tuttavia di introdurre una nuova
generazione di radar spaziali, il Sistema a infrarossi spaziale (Space-Based Infrared System,
SBIRS), che sarà in grado di rilevare i missili anche dopo il distacco dei razzi vettori e in fase di
raffreddamento.
7.
La difesa antimissile statunitense ha la caratteristica di essere l’unico sistema al mondo che
mira a intercettare i missili a lunga gittata nella fase intermedia del volo, cioè nello spazio. Tutti gli
altri sistemi (russi, cinesi, israeliani o europei) possono puntare unicamente missili che si trovano
già nella fase discendente. L’intercettazione in fase terminale non è ritenuta efficace contro i
missili intercontinentali che viaggiano ad velocità altissime.2 Gli intercettori statunitensi sono inoltre
dotati di tecnologia a energia cinetica (kinetic kil) e mirano a distruggere i missili in arrivo mediante
una collisione fisica invece di usare testate esplosive.
III.
QUAL E’ LA MINACCIA?
8.
Secondo l’Agenzia statunitense per la difesa antimissile, nel 2006 sono stati effettuati nel
mondo circa 100 lanci di missili balistici non statunitensi, il doppio dell’anno precedente. Questo
andamento rispecchia la determinazione di numerosi paesi ad acquisire capacità nel settore dei
missili balistici. Il Segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha recentemente
dichiarato che “esiste una percezione assolutamente condivisa della minaccia tra i membri
dell’Alleanza. Tutti concordano sul fatto che esiste una minaccia posta dai missili balistici”.
9.
La preoccupazione principale degli Stati Uniti riguarda lanci missilistici da parte di Iran e
Corea del Nord, anche se nessuno dei due paesi ha ancora acquisito capacità confermate nel
settore dei missili balistici a lunga gittata. L’Iran possiede attualmente un missile a media gittata (lo
Shahab-3) che potrebbe raggiungere la Turchia, Israele e buona parte del Medio Oriente nonché
l’Afghanistan. E’ stato riferito che l’Iran sta mettendo a punto missili Shahab più avanzati e con
gittata più ampia (il che costituirebbe una minaccia per l’Europa), e secondo stime dell’intelligence
americana l’Iran potrebbe mettere a punto un missile balistico intercontinentale entro il 2015.
Teheran ha riconosciuto di essere impegnata nel perseguimento di una capacità di lancio nello
spazio, e anche se in base alle sue dichiarazioni tale attività è finalizzata a scopi pacifici, essa
potrebbe permettere di lanciare carichi utili su distanze intercontinentali.
IV.
UBICAZIONE E RAGGIO DI COPERTURA DEGLI INTERCETTORI PROPOSTI
10. Nel decidere dove collocare gli intercettori è necessario tener conto di diversi importanti
fattori. Ovviamente l’intercettore deve trovarsi entro il raggio della prevista traiettoria del missile
ostile. Per i missili a lunga gittata, la traiettoria terrestre corrisponde quasi3 al “grande cerchio”,
cioè la distanza più breve sulla Terra tra il punto di lancio e l’obiettivo. L’intercettazione precoce
costituisce anch’essa un vantaggio. Come si evince dalla figura 1, “il cono di ingaggio” è più stretto
in prossimità del punto di lancio. Tuttavia, è evidente che non è possibile dislocare gli intercettori
2
3
Per maggiori dettagli sui diversi sistemi di difesa antimissile, vedere l’allegato.
La traiettoria terrestre non è esattamente identica a quella del “grande cerchio”, principalmente a
causa della rotazione della Terra. Il missile segue una traiettoria balistica il cui punto d’arrivo tiene
conto della rotazione terrestre durante la mezz’ora circa di volo del missile.
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molto vicino all’area di lancio (in Turchia, ad esempio, come è stato a volte suggerito); inoltre,
bisogna tener conto dei problemi tecnici, come i tempi di allarme molto brevi. Collocare gli
intercettori in Turchia vorrebbe dire che gli Stati Uniti cercano di intercettare missili iraniani nella
fase di propulsione, ma tale tecnologia di intercettazione non esiste ancora.
11. Esistono dunque chiare ragioni tecniche alla base
dello sforzo statunitense di creare il proposto “terzo sito”
in Europa centrale. Queste considerazioni spiegano
anche perché gli Stati Uniti stanno discutendo con il
Regno Unito la possibilità di schierare intercettori sul
territorio di quest’ultimo. Tuttavia, secondo il Generale
Henry Obering, capo dell’Agenzia statunitense per la
difesa antimissile (MDA), lo schieramento di intercettori
nel Regno Unito provocherebbe reazioni ancora più
negative da parte di Mosca, in quanto essi sarebbero
teoricamente capaci di intercettare i missili balistici
intercontinentali (ICBM) russi diretti verso gli Stati Uniti.
Altri paesi, tra cui l’Ucraina, hanno espresso anch’essi
interesse a far parte del sistema.
12. Washington sostiene che il sistema proteggerebbe
non solo gli Stati Uniti ma anche molti dei suoi alleati
europei dalle minacce poste da missili balistici a lunga
gittata provenienti da “stati canaglia” come l’Iran.
Tuttavia, la prossimità di alcuni paesi NATO dell’Europa
sudorientale al Medio Oriente comporta per questi paesi
una minaccia più immediata legata ai missili a più breve
gittata. La protezione di tali regioni richiederebbe un
sistema più simile alla difesa antimissile di fase terminale
con i Patriot, usata per proteggere Israele dai missili
iracheni Scud durante la prima guerra del Golfo.
Figure 1: Ballistic Missile Defence
Graphic from “The New Logic for Ballistic
Missile Defense”
by Peter Zeihan, STRATFOR, 6 March 2007
V.
LA NATO E LA DIFESA ANTIMISSILE
13. La NATO è impegnata in tre attività connesse alla difesa antimissile. La prima è la messa a
punto del Programma di difesa attiva multistrato contro i missili balistici di teatro (ALTBMD), volto
a proteggere le sue forze schierate all’interno o all’esterno del territorio NATO da missili balistici a
breve e media gittata (il che significa di solito una gittata fino a 3000 km). Si tratterà di un’
“ossatura” di comando e controllo finanziata dalla NATO che si avvarrà di sensori e intercettori
forniti dai paesi membri, come i sistemi americani e multinazionali di varia capacità. Il programma
ALTBMD dovrebbe diventare parzialmente operativo entro il 2010 (proteggendo eventualmente la
Forza di risposta NATO) e pienamente operativo entro il 2016.
14. La seconda attività della NATO nel settore della difesa antimissile è costituita dal seguito
dato allo studio di fattibilità sulla difesa antimissile, che esaminava le opzioni possibili per
proteggere il territorio, le forze e le aree popolate dell’Alleanza dall’intera gamma delle minacce
missilistiche. Lo studio concludeva che la difesa antimissile del territorio NATO è tecnicamente
attuabile “entro i limiti e le tesi dello studio”. I capi di Stato e di governo riuniti al Vertice di Riga nel
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novembre del 2006 hanno preso nota di questa conclusione ed hanno invocato “il prosieguo del
lavoro sulle implicazioni politiche e militari della difesa antimissile per l’Alleanza, incluso
l’aggiornamento sugli sviluppi relativi alla minaccia missilistica”.
15. La terza area di attività si colloca nel contesto del Consiglio NATO-Russia, in cui il gruppo di
lavoro ad hoc sulla difesa contro i missili di teatro (TMD) sta esaminando gli aspetti
dell’interoperabilità, le tattiche e le procedure volte a “creare le condizioni che permettano alla
NATO e alla Russia di condurre operazioni congiunte nel settore della TMD.” Nel contesto del
Consiglio è stata inoltre discussa la questione del “terzo sito”.
16.
Le trattative tra gli Stati Uniti e la Polonia e la Repubblica ceca sull’installazione di elementi
del sistema di difesa americano di intercettazione di metà traiettoria con base a terra sono state
condotte a livello rigorosamente bilaterale, e non nel contesto della NATO. Tuttavia, la questione è
stata discussa al quartier generale della NATO nell’ambito di ampie consultazioni che hanno
incluso tra l’altro briefing da parte di alte cariche del Dipartimento della difesa statunitense e del
capo dell’Agenzia statunitense per la difesa antimissile dinanzi al Consiglio atlantico nell’aprile del
2007. Il tema è stato inoltre discusso in occasione della riunione dei ministri degli esteri della
NATO svoltasi a Oslo il 26-27 aprile 2007 e della riunione dei ministri della difesa NATO svoltasi a
Bruxelles il 14 giugno. E’ stato concordato di valutare entro febbraio 2008 le implicazioni politiche
e militari che la prevista installazione di elementi della difesa antimissile statunitense in Europa
può avere per la NATO. In particolare, la valutazione riguarderà la possibilità di “agganciare” il
programma di difesa attiva multistrato contro i missili balistici di teatro (ALTBMD) della NATO al
sistema statunitense.
17. Gli Stati Uniti hanno suggerito che gli intercettori a lungo raggio che essi intendono schierare
in Europa potrebbero essere complementari alle iniziative NATO volte a contrastare le minacce a
più breve raggio. Il programma ALTBMD della NATO potrebbe fornire uno scudo per gli alleati
dell’Europa sudorientale, anche se l’obiettivo originario del programma era quello di proteggere le
truppe schierate. Gli Stati Uniti hanno inoltre sottolineato che i propri sistemi in Europa sarebbero
in grado di collegarsi ai sistemi NATO per garantire l’interoperabilità, chiarendo però che
manterrebbero il comando e il controllo sui beni americani. In seguito a una riunione speciale di
alti rappresentanti dei paesi NATO tenutasi presso il quartier generale NATO il 19 aprile 2007, il
Segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha affermato che “il parere unanime era
che si dovesse applicare il principio dell’indivisibilità della sicurezza. Il desiderio comune è che
ogni sistema statunitense sia complementare a ogni sistema di difesa antimissile della NATO”.
VI.
LA REAZIONE DELLA RUSSIA
18. La Federazione russa ha manifestato una viva opposizione al proposto schieramento di
intercettori americani in Europa, sostenendo che ciò potrebbe avere un impatto negativo sul
deterrente nucleare russo e che ancora una volta le legittime preoccupazioni russe in materia di
sicurezza sono state ignorate. Il Presidente Putin ha affermato che a suo avviso questa iniziativa
innescherebbe una nuova corsa agli armamenti. La sua decisione di sospendere l’osservanza del
Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFE), anche se non esplicitamente legata al
proposto schieramento di impianti antimissile, è vista come un sintomo della crescente atmosfera
di diffidenza in tema di sicurezza. Il Generale Nikolai Solovtsov, comandante delle forze
missilistiche strategiche russe, è giunto a ipotizzare che la Russia potrebbe puntare missili
nucleari sul “terzo sito”. Ha inoltre ammonito che la Russia potrebbe ritirarsi dal Trattato sulle forze
nucleari a raggio intermedio (INF) e iniziare a predisporre nuovi missili a media gittata. Il primo
vice Primo Ministro Sergei Ivanov ha avanzato l’idea di schierare nuove armi missilistiche nella
regione di Kaliningrad. L’Ambasciatore russo in Belarus Aleksandr Surikov avrebbe recentemente
affermato che la Russia potrebbe considerare l’ipotesi di schierare nuove installazioni nucleari in
Belarus in risposta al piano di difesa antimissile statunitense.
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19. Alcuni dirigenti russi affermano inoltre di non considerare la minaccia posta dall’Iran tale da
rendere necessarie tali forme di difesa. Tuttavia, la recente offerta del Presidente Putin di
utilizzare la stazione radar di Gabala che la Russia affitta all’Azerbaigian per il sistema di difesa
antimissile statunitense, potrebbe essere indicativa di una certa inversione della politica russa.
Con questa offerta il Cremlino ha di fatto riconosciuto che il proposto scudo di difesa antimissile è
sensato. L’offerta, che avrebbe colto di sorpresa l’amministrazione statunitense, è stata presa in
considerazione, anche se i dirigenti americani hanno affermato che la stazione di Gabala potrebbe
essere considerata un’aggiunta al “terzo sito”, non un sostituto. La stazione di Gabala è troppo
vicina al confine iraniano per garantire le funzioni di inseguimento e guida indispensabili per il
sistema di difesa americano di intercettazione di metà traiettoria con base a terra, e oltretutto la
stazione dovrebbe essere completamente rinnovata. Essa potrebbe tuttavia essere utilizzata come
impianto di allarme precoce.
20. La Russia non si oppone alla difesa antimissile in quanto tale: essa stessa ha un sistema di
difesa antimissile a due livelli A-135 per difendere Mosca da missili a lunga e media gittata. Il
sistema comprende fino a 100 intercettori Gazelle (livello inferiore) e Gorgon (livello superiore). La
Russia dispone inoltre di considerevoli sistemi di difesa aerea mobili, che forniscono protezione
contro missili balistici tattici nonché missili da crociera e velivoli che volano a bassa quota. L’S-300
è abbastanza simile al Patriot americano ed è anche molto esportato. Il nuovo S-400 sta
attualmente entrando in servizio.
21.
Gli esponenti degli Stati Uniti e della NATO hanno cercato di rispondere alle preoccupazioni
russe sottolineando che i dieci intercettori proposti
non costituiscono una minaccia per le centinaia di
missili balistici intercontinentali russi, un punto sul
quale i responsabili russi hanno talvolta
convenuto. Inoltre, in aggiunta al mero vantaggio
numerico, i missili intercontinentali russi lanciati
contro gli Stati Uniti sorvolerebbero la regione del
Polo nord, non l’Europa centrale, come indicato
dalla Figura 2 che rappresenta l’emisfero
settentrionale visto dal Polo nord.
22. I responsabili americani negano che gli
intercettori abbiano potenziali impieghi offensivi,
facendo notare il fatto che essi sono sprovvisti di
testate esplosive (i loro obiettivi sono distrutti dalla
forza dell’impatto) e che i loro silos di lancio
sarebbero troppo piccoli per ospitare missili
offensivi.
23. I timori che il radar installato nella Repubblica ceca possa essere utilizzato per controllare I
lanci di missili russi appaiono anch’essi infondati. La delegazione dell’Assemblea parlamentare
NATO che ha visitato la Repubblica ceca nel giugno del 2007 è stata informata che il radar
statunitense non può in alcun modo costituire una minaccia per gli interessi russi in materia di
sicurezza dato che non sarebbe rotante bensì fisso e rivolto verso il Medio Oriente e non verso
l’area artica, dove passerebbe la potenziale traiettoria di un missile balistico diretto verso gli Stati
Uniti.
24. Gli esponenti russi sono stati informati a più riprese circa i piani degli Stati Uniti in materia di
difesa antimissile e sui lavori della NATO in questo settore. Gli Stati Uniti si sono dichiarati
disponibili a cooperare con la Russia nel settore della difesa antimissile e a permettere ad ispettori
russi di visitare i siti in Alaska, in California e in Europa centrale, ma tali offerte sono state rifiutate.
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Il tema della difesa contro i missili di teatro è tuttavia affrontato nell’ambito del Consiglio NATORussia. Nel 2003 è stato avviato uno studio per valutare l’interoperabilità dei sistemi di difesa
contro i missili di teatro dei russi e dei paesi membri della NATO, e nel marzo del 2004 si è tenuta
a Colorado Springs, negli Stati Uniti, un’esercitazione di posto di comando TMD.
VII. I LIMITI TECNICI DEL SISTEMA PROPOSTO
25. E’ in atto un dibattito sull’efficacia del proposto sistema di difesa antimissile e sul rigore del
programma di test. Il direttore dell’Agenzia per la difesa antimissile americana, il Generale Henry
Obering, sostiene che 14 degli ultimi 15 test hanno avuto esito positivo, ma alcuni esperti hanno
manifestato la preoccupazione che le condizioni i cui sono stati effettuati i test non fossero
realistiche. In ogni caso, i test futuri saranno effettuati in condizioni più complesse.
26. Un’altra critica è che missili da crociera, velivoli a bassa quota o perfino armi nucleari
introdotte illegalmente potrebbero eludere il sistema.
27. Queste stesse argomentazioni a proposito della difesa antimissile sono state ripetute per
decenni, e una valutazione esauriente non è possibile nell’ambito di questa breve relazione: ci
limiteremo quindi a constatare che nonostante la supposta semplicità dei vettori alternativi i paesi
continuano a cercare di ottenere missili balistici con sempre maggiori capacità.
28. Vi è tuttavia una critica che va ridimensionata. Le preoccupazioni concernenti i detriti che
ricadrebbero sull’Europa sono infatti esagerate. L’intercettazione avrebbe luogo ad alta quota
(oltre 200 km) e la maggior parte dei detriti, se non tutti, si distruggerebbero al momento del
rientro nell’atmosfera. Naturalmente, qualsiasi danno da essi provocato impallidirebbe in confronto
a quello causato da un missile che colpisce il suo obiettivo.
VIII. SOLUZIONI ALTERNATIVE
29. Una delle argomentazioni spesso invocate da coloro che sono scettici riguardo alla difesa
antimissile di intercettazione di metà traiettoria è che i missili Aegis con base in mare e I THAAD
montati su veicoli stradali potrebbero fornire un’alternativa valida e meno costosa. Ad esempio
Ellen Tauscher, membro del Congresso, e altri parlamentari americani suggeriscono di
concentrare gli sforzi sul miglioramento di tali sistemi. Ma nella sua risposta il direttore
dell’Agenzia americana per la difesa antimissile, Gen. Obering, ha affermato che i sistemi Aegis e
Thaad non sarebbero efficaci contro i missili ICBM a meno di apportarvi modifiche estremamente
costose. Inoltre, gli esistenti sistemi di sensori dei sistemi mobili non fornirebbero un’adeguata
copertura radar per l’Europa. I sistemi Aegis e soprattutto i THAAD potrebbero coprire aree molto
più limitate rispetto al sistema di difesa con intercettazione a metà traiettoria, da cui la necessità di
numerose piattaforme mobili aggiuntive; per proteggere l’Europa sarebbero infatti necessarie circa
40 navi dotate di sistemi Aegis. Secondo i calcoli dell’Agenzia, il miglioramento degli intercettori e
la messa a punto di piattaforme aggiuntive avrebbero un costo di oltre cinque volte superiore a
quello dell’installazione del “terzo sito” fisso. Tuttavia, alcuni esperti non sono pienamente convinti
da tale argomentazione e riferiscono che il sistema è comunque già sottoposto a migliorie.
30. Un’altra alternativa interessante è rappresentata dal programma di Laser aviotrasportato
(ABL). Il programma ABL, che prevede un laser chimico iodio-ossigeno montato su un Boeing
747-400F modificato, è un progetto unico nel suo genere destinato a intercettare i missili nella
fase di propulsione, pochi secondi dopo il lancio. Il progetto, che è ancora nella fase di ricerca e
sviluppo, ha presentato seri problemi tecnici e di bilancio. Dovrebbe raggiungere la capacità
operativa nel 2009.
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31. Il Pentagono progetta inoltre di mettere a punto un laser o intercettori cinetici con base nello
spazio, ma tali piani hanno incontrato una forte opposizione nell’ambito del Congresso a causa di
dispute politiche riguardo all’idea stessa di dispiegare armamenti nello spazio.
IX.
ASPETTI RELATIVI AI COSTI
32. Gli Stati Uniti hanno speso 110 miliardi di dollari a partire dalla metà degli anni ’80 per
progetti di difesa antimissile; l’attuale bilancio dell’Agenzia per la difesa antimissile (MDA), che è
responsabile di tutti i programmi statunitensi in materia, è di circa 9 miliardi di dollari l’anno. Si
stima che il costo della costruzione del “terzo sito” sia di almeno 3,5 miliardi di dollari.
33. Si stima che per rendere il “terzo sito” interoperabile con un sistema di difesa contro i missili
di teatro della NATO sarebbe necessario spendere circa un miliardo di dollari su un arco di 20
anni, cioè circa 50 milioni di dollari che sarebbero distribuiti tra 26 nazioni. Se la NATO
dispiegasse il proprio scudo completo contro missili di ogni tipo il costo sarebbe di circa 20 miliardi
di dollari.
X.
REAZIONI DEL MONDO POLITICO E DELL’OPINIONE PUBBLICA
34. I progetti concernenti le proposte installazioni in Repubblica ceca e Polonia hanno dato
luogo a controversie tra i membri dell’Alleanza. Benché vi sia consenso sulla natura delle minacce
poste dai missili a breve e media gittata, i pareri sono divisi in merito all’immediatezza della
minaccia posta dai sistemi a più lungo raggio. Esistono inoltre preoccupazioni in merito alle
reazioni dell’opinione pubblica, all’impatto negativo che il progetto potrebbe avere sulle relazioni
con la Russia ed anche alla prospettiva di innescare una nuova corsa agli armamenti.
35. La reazione iniziale di numerosi leader dell’Alleanza (ad esempio il Cancelliere tedesco
Angela Merkel) è stata di chiedere che il piano statunitense fosse discusso nell’ambito della
NATO. Gli Stati Uniti hanno accettato ed hanno tenuto dei briefing presso il Consiglio atlantico,
continuando tuttavia a ribadire che si trattava di un programma nazionale. Esponenti statunitensi
hanno confermato che il sistema potrebbe assicurare la copertura di gran parte dell’Europa
rispetto alla minaccia di missili a lunga gittata provenienti dal Medio Oriente. Come già detto, è
evidente che l“Europa della NATO” non sarebbe interamente protetta. Ciò ha indotto il Segretario
generale a sottolineare il principio dell’indivisibilità della sicurezza. Egli ha commentato che anche
se la NATO non interferirà con le discussioni bilaterali, è sua intenzione assicurare che non vi
siano membri di serie A e membri di serie B sul piano della sicurezza.
36. Anche all’interno dei paesi direttamente interessati – Stati Uniti, Repubblica ceca e Polonia –
vi sono pareri divergenti sulle implicazioni politiche del “terzo sito”. La maggioranza democratica al
Congresso americano ha espresso preoccupazione in merito al fatto che l’amministrazione vada
avanti con il progetto sul piano bilaterale e aggirando la NATO. I parlamentari americani hanno
inoltre richiesto ulteriori spiegazioni in merito all’affidabilità del sistema. Nel maggio del 2007 la
sottocommissione sulle forze strategiche della Camera dei Rappresentanti, presieduta da Ellen
Tauscher, ha votato a favore di una riduzione di oltre la metà della somma di 310 milioni di dollari
richiesta dall’Amministrazione per il “terzo sito”. La commissione per le forze armate del Senato ha
inoltre deciso di ridurre i finanziamenti di 85 milioni di dollari. La posizione del Congresso potrebbe
cambiare, tuttavia, se le preoccupazioni più forti riguardanti il piano fossero affrontate. L’Agenzia
per la difesa antimissile spera che i finanziamenti possano essere tuttavia essere ripristinati entro
la fine dell’anno.
37. I politici cechi e polacchi
sono anch’essi divisi sulla questione. Una delegazione
dell’Assemblea parlamentare NATO ha visitato la Repubblica ceca il 27 giugno 2007 nell’ambito di
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una missione conoscitiva per prendere conoscenza dei pareri di esponenti del governo e del
parlamento ceco in merito al piano di difesa antimissile. (La delegazione non ha purtroppo avuto
l’opportunità di recarsi in Polonia prima della redazione della presente relazione). La delegazione
ha appreso che il governo ceco è determinato a procedere con il piano, in quanto ritiene che esso
rafforzerà la sicurezza del paese e darà nuovo vigore alle relazioni transatlantiche in generale.
Tuttavia, l’opposizione di sinistra, che nella camera bassa del parlamento ha altrettanti seggi della
coalizione di governo, non è convinta che il piano sia giustificato e invoca un referendum nazionale
sulla questione. Entrambe le parti concordano tuttavia che l’inclusione del “terzo sito” in
un’architettura globale NATO di difesa antimissile sarebbe una soluzione preferibile e più
accettabile per il popolo ceco. La delegazione dell’AP NATO ha inoltre avuto l’impressione che il
governo ceco sia generalmente favorevole a una “NATOizzazione” del “terzo sito”, mentre la
Polonia sembra propendere per un approccio bilaterale.
38. L’opinione pubblica non sembra tuttavia convinta. Alcuni sondaggi indicano che la
maggioranza dei polacchi e dei cechi è attualmente contraria alla costruzione del “terzo sito”.
Attualmente, circa il 60% dei cechi è contrario al piano, anche se gli atteggiamenti negativi hanno
registrato una flessione negli ultimi mesi. I parlamentari cechi incontrati dalla delegazione in
giugno hanno espresso la speranza che entro la fine dell’anno (quando dovrebbero concludersi le
trattative USA-Repubblica ceca) il numero di oppositori scenda al di sotto del 50%.
39. L’opposizione di coloro che vivono in prossimità dei luoghi dove è prevista l’ubicazione del
“terzo sito” è molto marcata: ad esempio in un referendum locale, 71 dei 72 abitanti del villaggio
ceco di Trokavec, proposto per l’installazione del sistema radar, hanno votato contro. La
delegazione dell’Assemblea parlamentare NATO si è recata a Trokavec ed ha incontrato il sindaco
Neoral. Quest’ultimo ha dichiarato che l’opinione pubblica aveva bisogno di informazioni più
affidabili circa il radar e le relative misure di sicurezza. La mancanza di tali informazioni dà luogo
ad ogni sorta di leggende e malintesi. Resta da vedere in che modo tali considerazioni
influenzeranno il dibattito nei parlamenti dei due paesi, che dovranno approvare gli accordi sulla
dislocazione degli intercettori e del personale americani.
XI.
CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI
40.
Il relatore desidera porre l’accento sui seguenti aspetti:
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Il progetto americano di installazione di un sistema di difesa antimissile è senza dubbio
destinato a conseguire il suo obiettivo dichiarato, cioé far fronte alla minaccia posta da
missili balistici a lunga gittata provenienti dal Medio Oriente. L’Europa centrale è la regione
che si presta meglio all’installazione del “terzo sito”.
Il sistema non è e non può essere una minaccia per il dispositivo deterrente russo.
L’inquietudine da parte russa non ha fondamento, e gli annunci di ritiro da alcuni regimi di
controllo degli armamenti sono deplorevoli.
Non è attualmente confermato che l’Iran possegga una capacità di missili a lunga gittata, ma
la dinamica e l’incertezza politica attuali in Medio Oriente giustificano l’adozione di misure di
precauzione anche nel campo della difesa antimissile.
Per ragioni geografiche, il “terzo sito” non potrebbe fornire copertura agli Alleati dell’Europa
sudorientale. Per tale regione è necessario un differente tipo di scudo che la protegga da
missili a breve e media gittata.
La difesa antimissile con base a terra è estremamente costosa e la sua efficacia non è
ancora provata.
Il progetto del “terzo sito” è un progetto bilaterale, ma solleva preoccupazioni in materia di
sicurezza per tutti gli Alleati. Fino ad oggi la NATO non ha avanzato alcun progetto su un
eventuale scudo antimissile destinato a proteggernele aree popolate e il territorio. Il
programma ALTBMD della NATO è destinato a proteggere le truppe schierate.
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L’opinione pubblica dei paesi NATO non è convinta della necessità del “terzo sito”. Il suo
sostegno potrebbe aumentare se il progetto fosse targato NATO.
41.
Tenendo conto di tali aspetti, il relatore ritiene che:
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L’installazione del sistema di difesa antimissile statunitense in Europa potrebbe accrescere
la sicurezza degli Alleati e offrire una migliore protezione rispetto a possibili ricatti da parte di
paesi ostili del Medio Oriente.
Il piano fornisce l’opportunità di rafforzare i legami transatlantici e mantenere l’impegno degli
Stati Uniti in Europa. Esso offre quindi uno strumento per rivitalizzare l’Alleanza.
La partecipazione della NATO è necessaria. I dirigenti NATO devono decidere,
preferibilmente in occasione del vertice di Bucarest dell’aprile 2008, sulla futura architettura
europea di difesa contro i missili balistici. Individuare il modo di integrare gli sforzi della
NATO con il “terzo sito” sarebbe un’impresa ragionevole in termini di costi.
E’ necessario trovare un modus vivendi tra NATO e Stati Uniti riguardo al comando e
controllo dei mezzi di difesa antimissile. Un approccio “a doppia funzione” potrebbe offrire
una soluzione.
E’ imperativo che gli Alleati dell’Europa sudorientale siano protetti dai missili a breve e media
gittata. Il ruolo del programma ALTBMD della NATO in questo senso deve essere rafforzato.
Sono necessari ulteriori studi al fine di valutare la fattibilità e i costi di altre opzioni per la
difesa contro i missili balistici intercontinentali, come i sistemi Aegis con base in mare o il
Laser aviotrasportato. I sistemi di intercettori con base nello spazio non dovrebbero essere
presi in considerazione.
Gli Stati Uniti e la NATO devono rafforzare la cooperazione in materia di difesa antimissile e
dialogare con i dirigenti russi al fine di allentare le tensioni esistenti tra la Russia da una
parte e gli Stati Uniti e i loro alleati dall’altra. Deve essere tuttavia chiaro che la Russia non
può avere potere di veto in materia. E’ essenziale dissuadere le autorità russe da azioni “di
rappresaglia” imprudenti.
Le popolazioni dei paesi NATO hanno bisogno di ricevere maggiori informazioni sul sistema
che rispondano alle loro preoccupazioni riguardo all’impatto sulla salute e sull’ambiente. La
trasparenza è assolutamente necessaria per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica
riguardo al progetto.
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XII. ALLEGATO: SISTEMI DI DIFESA CONTRO I MISSILI BALISTICI
Nel dibattere la fattibilità della difesa antimissile, è necessario essere consapevoli delle ampie
differenze tra i vari sistemi. In generale tali sistemi sono classificati in base alla fase in cui si
intercetta un missile ostile.
1. Fase di propulsione. Per circa cinque minuti dopo il lancio il missile a lunga gittata si trova
nella fase di propulsione. Nello spazio di quei cinque minuti, ad una quota di circa 300 km, i suoi
razzi vettori bruciano tutto il carburante e sono sganciati dopo aver dato al carico utile una velocità
fino a circa sette km/sec.. L’intercettazione nella fase di propulsione comporta diversi vantaggi: (i)
neutralizza la minaccia potenziale di un missile armato con testate multiple, (ii) evita il problema
dell’uso di esche da parte del nemico, (iii) limita il problema dei detriti che ricadono sul territorio
dell’aggressore. Inoltre, (iv) nella fase di propulsione I missili sono più lenti e più visibili (si possono
usare semplici sensori a raggi infrarossi in quanto il lancio emette immense quantità di energia) e
quindi più facili da mirare e colpire. Infine, (v) i missili di intercettazione non devono nemmeno
portare una propria testata in quanto l’impatto cinetico da solo è sufficiente a distruggere il missile
offensivo, che in questa fase porta una quantità importante di carburante esplosivo.
La difficoltà dell’intercettazione in fase di propulsione è costituita dalla necessità di agire con un
brevissimo preavviso. Ciò significa che i radar di rilevamento e gli intercettori devono essere
dislocati in prossimità del potenziale aggressore e rimanervi in modo permanente. Di
conseguenza, per essere efficace, la difesa antimissile in fase di propulsione prevede spesso il
dispiegamento di mezzi militari nello spazio, e questo è un tema che suscita controversie. Inoltre, i
sistemi di difesa antimissile in fase di propulsione sono ancora nella fase di ricerca e sviluppo e
presentano problemi a livello tecnologico e di bilancio.
2. Fase di metà traiettoria Dopo la fase di propulsione, il relativamente piccolo carico utile si
trova nello spazio e viaggia lungo una traiettoria balistica (come un sasso lanciato) a diversi
km/sec.. raggiungendo una quota di circa 1200 km prima di discendere verso il suo obiettivo.
Questa fase dura da 20 a 25 minuti circa.
La fase di metà traiettoria costituisce la parte più lunga della traiettoria del missile, il che in teoria
dà ai sistemi di difesa antimissile un tempo considerevole per intercettare il missile a lunga gittata.
In realtà, tuttavia, l’intercettazione in fase di metà traiettoria pone considerevoli difficoltà, per i
motivi seguenti:
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I missili si raffreddano nel lasciare l’atmosfera e sono quindi difficili da rilevare con I tradizionali
sensori termici in orbita nello spazio.
I sensori satellitari di nuova generazione, più sofisticati (e costosi), hanno migliori capacità di
rilevamento, ma possono essere ingannati se un avversario usa esche con caratteristiche
termiche identiche a quelle del vero missile.
I radar con base a terra sono più efficaci sia nel rilevamento che nell’identificazione dei missili,
ma presentano anche dei limiti in quanto, a causa della curvatura della Terra, essi devono
essere dispiegati a breve distanza dal territorio dell’avversario.
All’inizio della fase di metà traiettoria i missili raggiungono la massima velocità e sganciano i
razzi, il che li rende meno vulnerabili ed esplosivi e riduce l’efficacia dei vettori cinetici.
L’intercettazione con razzi armati di testate convenzionali o nucleari avrebbe più probabilità di
andare a buon fine, ma gli Stati Uniti privilegiano la tecnologia d’intercettazione diretta (hit-tokill).
Attualmente, il sistema americano di difesa antimissile di metà traiettoria con base a terra
(Ground-Based Midcourse Defense, GMD) e forse il sistema Aegis con base in mare sono i soli
sistemi operativi concepiti per intercettare i missili a lunga gittata in tale fase.
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3. Fase terminale La fase terminale è la fase in cui la testata termina l’avvicinamento all’obiettivo.
Tale fase dura all’incirca due minuti e durante l’ultimo minuto la testata rientra nell’atmosfera. Gli
intercettori che intervengono in questa fase devono essere collocati molto vicino agli obiettivi
previsti. Nonostante durante questa fase l’intercettazione sia meno difficile sul piano tecnologico
che durante le fasi precedenti, gli intercettori possono proteggere solo un’area ridotta. Sono
disponibili (o lo saranno presto) numerosi sistemi per la difesa a corto raggio, in generale alcune
decine di km, e i loro obiettivi previsti sarebbero le testate di missili a breve gittata (e più lenti) del
tipo Scud. Tra questi vi sono il SAMP-T europeo, il PAC 3 (Patriot) americano, il S-300 russo e
l’Arrow 2 israeliano. La protezione di una vasta area richiederebbe un numero impraticabile di tali
sistemi.
Un altro modo di classificare I sistemi di difesa antimissile è quello basato sull’oggetto che
tali sistemi difendono. In questo contesto, esistono due tipi di difesa antimissile:
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Difesa antimissile territoriale – volta a proteggere le aree popolate e quelle strategiche. Il
sistema GMD americano, che prevede intercettori dislocati in Alaska, in California ed
eventualmente in Polonia ed è destinato a proteggere tutti i 50 Stati, è un esempio di difesa
antimissile territoriale. Al momento, La NATO non sta mettendo a punto questo tipo di sistema.
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Difesa antimissile di teatro (TMD) – volta a proteggere il personale delle missioni di
spedizione. I sistemi TMD sono spesso mobili e dispiegati in prossimità delle truppe sul
campo. Il programma ALTBMD della NATO raggrupperebbe tali sistemi per proteggere, ad
esempio, la Forza di risposta NATO, quando quest’ultima è schierata.
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