Anno Paolino In occasione del bimillenario della nascita di San Paolo DikaiosÚnh La soteriologia paolina Il pensiero di Paolo La soteriologia (cioè il discorso teologico relativo alla salvezza) paolina si fonda sulla crocifissione (“scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” 1Cor 1,23) e soprattutto sulla risurrezione di Gesù, tema dominante nelle lettere paoline. Nel riconoscere la risurrezione di Gesù, della quale non mette in dubbio la storicità (1Cor 15,3-8), Paolo non si allontana dalla tradizione ebraica farisaica, la quale (a differenza dei Sadducei) accettava la dottrina della risurrezione come premio futuro per i giusti. Il pensiero di Paolo Anche l'attribuzione del valore salvifico alla crocifissione non è il proprium teologico paolino: la Lettera agli Ebrei interpreta la morte in croce di Gesù con categorie proprie della tradizione ebraica, considerando Gesù vittima (agnello di Dio) e sacerdote, il cui sacrificio volontario è il compimento e superamento dei riti sacrificali tipici della religiosità dell'Antico Testamento, necessari per riconciliare gli uomini peccatori con Dio. Il pensiero di Paolo Il punto di discontinuità di Paolo e del Cristianesimo con l'Ebraismo, oltre al riconoscimento della divinità di Gesù, è l'importanza fondamentale che la sua risurrezione riveste per i singoli credenti, tanto da costituire il centro della fede cristiana: "Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede" (1Cor 15,14). Il pensiero di Paolo Il motivo di questa importanza sta nel fatto che il credente, in maniera misteriosa e grazie al battesimo, diventa compartecipe del destino di Cristo di morte e risurrezione: "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,3-11; vedi anche Rm 4,25; Fil 3,10-11; 1Cor 15,20-22; Col 2,12-13). Il pensiero di Paolo Grazie alla risurrezione di Gesù l'uomo ottiene la cosiddetta "adozione filiale", diventando Figlio di Dio come lo è Gesù (Gal 4,4-7). In questo modo il pensiero di Paolo esce dal pessimismo antropologico che, come abbiamo visto, lo caratterizza: "laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore" (Rm 5,2021). Il pensiero di Paolo Il concetto teologico-soteriologico che fa da tramite tra la risurrezione di Cristo e la vita dei credenti in lui è la giustificazione (δικαίoσÚnh), "l'articolo per mezzo del quale la Chiesa si regge o cade". Esso è, nella sostanza, equivalente a redenzione, santificazione, glorificazione, salvezza; Il pensiero di Paolo comporta la realizzazione di un cambiamento nel rapporto tra Dio e l'umanità corrotta dal peccato originale e dagli altri peccati degli uomini, operato da Dio stesso, in vista del ristabilimento dello stato di giustizia originario. Nell'esistenza presente si manifesta con una "vita nuova" del cristiano (cristificazione), e nella vita futura dopo la risurrezione comporta la compartecipazione alla gloria di Dio (paradiso). Il pensiero di Paolo Di giustificazione, peccato originale, Adamo, rapporto Adamo - Cristo, battesimo e liberazione dal peccato, cristificazione, troviamo notevoli tracce nei capitoli dal 5 al 7 della Lettera ai Romani, sui quali fermiamo la nostra attenzione e riflessione. Giustificati per la fede Rm 5,1-11 Giustificazione 1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. Giustificazione Giustificati (Dikaiwqšntej) è un aoristo passivo che si riferisce a qualcosa che è già avvenuto, un momento preciso della vita dei cristiani, il battesimo, nel quale si può dire che i cristiani sono giustificati per fede; ma, come già osservato, l’aoristo passivo rimanda anche all’azione di Dio che, in questo caso, è Colui che giustifica tramite l’offerta del Figlio. Giustificazione 3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Giustificazione Coloro che sono giustificati per la fede, vivono in pace con Dio, si trovano in uno stato di grazia e sono pieni di speranza nella gloria futura; essi sanno per esperienza che la tribolazione - intesa alla luce della fede e della speranza produce la perseveranza (o pazienza). La speranza si manifesta nella pazienza. Giustificazione Questa pazienza che è frutto della speranza, a sua volta produce una virtù collaudata. Da questa certezza di aver dato buona prova di sé nasce una nuova speranza. Coloro che sono giustificati per la fede possono anche vantarsi delle tribolazioni e trarne l’edificazione della loro vita. non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa di una intelligenza depravata hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio … grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni ben sapendo che la tribolazione produce pazienza Giustificazione 6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Giustificazione 9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione. da Adamo a Cristo Rm 5,12-21 da Adamo a Cristo 12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Adamo e Eva - Lucas Cranach the Elder Galleria degli Uffizi, Firenze Mosè - Michelangelo San Pietro in Vincoli - Roma da Adamo a Cristo La morte ha regnato in tutti i tempi perché il peccato ha regnato in tutti i tempi. La morte ha regnato anche su coloro che non avevano prevaricato alla stessa maniera di Adamo, ossia trasgredendo un comando espresso. Adamo peccò violando un comandamento, commettendo una precisa trasgressione, mentre gli uomini dopo di lui, fino a Mosè, non agirono in maniera analoga. Eppure anch’essi peccarono e perciò anche su di loro regnò la morte entrata nel mondo a causa del peccato di Adamo. Il peccato e la morte sono, nel mondo prima di Cristo, fenomeni onnicomprensivi. Adamo e Eva - Lucas Cranach the Elder Galleria degli Uffizi, Firenze PECCATO Mosè - Michelangelo San Pietro in Vincoli - Roma da Adamo a Cristo Poiché essi provengono da Adamo e quindi da un solo uomo, questo uno è il tipo di un altro che qui viene chiamato colui che deve venire e che porta giustizia e vita per tutti coloro che si affidano a lui. Il vocabolo tÝpoj significa figura, modello, esempio. Adamo è il tÝpoj di Cristo; nella sua persona, per quanto essa significa nella storia della salvezza, è il prototipo che rimanda a Cristo come a suo antitipo. da Adamo a Cristo L’inizio del dominio universale del peccato e della morte in Adamo rimanda alla fine di tale dominio nell’Adamo escatologico, nel Cristo. I beni recati dall’Adamo che doveva venire, Cristo, sono incomparabilmente superiori rispetto alla rovina procurata agli uomini dal primo Adamo. L’Adamo-Cristo non rappresenta solo la compensazione del primo Adamo, e di ciò che questi ha prodotto, ma è molto di più, ha una superiorità non paragonabile con quella del primo Adamo, una superiorità infinita. SALVEZZA PECCATO da Adamo a Cristo 15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. 16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. da Adamo a Cristo Posto che Adamo è figura di Cristo, ciò non significa un’equivalenza tra il suo passo falso (peccato) e il dono divino di grazia; al contrario, l’agire di Dio comporta sempre un sovrappiù, e il suo dono di grazia impersonato nell’unico uomo Gesù Cristo, è giunto in misura sovrabbondante a tutti. Secondo la convinzione di Paolo, non è più possibile fraintendere il dono di Dio in Gesù Cristo come se fosse soltanto la compensazione di un errore o il bilanciamento del male che da Adamo in poi regna nel mondo. La grazia di Dio è essenzialmente sovrabbondanza, pienezza, una realtà inaudita e inesauribile. da Adamo a Cristo 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. 18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. da Adamo a Cristo 19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ADAMO CRISTO MORTE COLPA CONDANNA VITA GIUSTIZIA GIUSTIFICAZIONE DISOBBEDIENZA OBBEDIENZA PECCATORI GIUSTI PECCATO GRAZIA Il Battesimo Rm 6,1-14 Battezzati in Cristo 1Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Battezzati in Cristo Paolo rileva un fatto oggettivo: la correlazione di grazia e peccato che è nei fatti della storia della salvezza: Dove ha abbondato il peccato, ivi ha sovrabbondato la grazia (5,20). Gli avversari di Paolo stravolgevano questa correlazione in un rapporto di causa ed effetto (poiché il peccato divenne così frequente e diffuso, anche la grazia si fece abbondante) e ne traevano la conseguenza pratica: Aumenta il peccato se vuoi aumentare la grazia! La domanda è dunque: Dobbiamo allora rimanere nel peccato, perché abbondi la grazia? Battezzati in Cristo La risposta di Paolo a questa obiezione è un deciso m¾ gšnoito, non sia mai, che in questa lettera ricorre ben sette volte. Il motivo è questo: siamo morti al peccato. Questa affermazione è comprensibile solo nella fede. Noi in quanto morti al peccato non possiamo più vivere in esso e quindi rimanere in esso. L’esistenza del cristiano non si svolge più sotto il regime del peccato e della morte, ma sotto la signoria del Risorto. Passaggio del Mar Rosso - Jan Miel Quirinale - Roma Battezzati in Cristo 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Battistero paleocristiano Basilica di Aquilea Battezzati in Cristo 6Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Battezzati in Cristo 10Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. 12Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia. Battezzati in Cristo Il contenuto di 6,1-14 può essere riassunto così: se conseguenza del peccato è la grazia (più peccati, più grazia) non dobbiamo forse insistere a peccare con tutte le forze? No! Perché nel battesimo noi siamo stati uniti alla morte di Cristo e si è aperta per noi una vita nuova in virtù della risurrezione di Cristo. La risurrezione si è dischiusa per noi come nostro avvenire. Battezzati in Cristo Noi non siamo più quelli che eravamo, ossia succubi del peccato e della morte: la crocifissione dell’uomo vecchio ha segnato per noi una rinascita, un nuovo principio, perché il nostro futuro è nuovo, ossia vivere con Cristo il quale non muore più, ma vive per Dio. Perciò dobbiamo considerarci morti al peccato e viventi per Dio in Gesù Cristo. In noi non regna più la legge, forza motrice del peccato, ma la grazia nella quale siamo stati collocati col battesimo. Conformi a Cristo Rm 8,18-30 Conformi a Cristo 18Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. 19La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa - e nutre la speranza 21di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Conformi a Cristo Se siamo salvati perché ancora soffriamo? Paolo afferma che i patimenti del tempo presente non contano nulla rispetto alla gloria incomparabile che si manifesterà in noi. Rispetto al peso sovrabbondante ed eterno della gloria tutti i dolori sono una lieve tribolazione momentanea (2Cor 4,17). Il futuro di chi ha fede e speranza compenserà abbondantemente il presente e col suo splendore trascenderà incomparabilmente le miserie del presente. Tutta la creazione attende la manifestazione della gloria e anela ad essa. Conformi a Cristo 22Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? 25Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Conformi a Cristo Il lamento della creazione è il travaglio di una partoriente. Tutto il dolore della creazione non è annunzio e principio di morte, ma di salvezza, e ogni gemito in tutto il mondo, ogni attesa e ogni brama, ha un significato: la gloria della salvezza, la gloria dei figli di Dio, nella gloria di Cristo. Nelle sofferenze agisce fin d’ora, seppure nascosta nell’impotenza e nell’oscurità, la presenza irresistibile di Dio, con la sua potenza e il suo splendore. Conformi a Cristo 26Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; 27e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Conformi a Cristo Il gemere dello Spirito non ha linguaggio, neppure quello della glossolalìa. È senza parole ¢l£lhtoj, inenarrabile, inespresso, già per la mancanza di qualsiasi vocabolo idoneo a significare la realtà che suscita il gemito, perché la dÒxa, la gloria, trascende ogni linguaggio. Ma in pari tempo quel lamento dice pure qualcosa. È un gemito levato da Dio a Dio per noi, nei nostri cuori. È il gemito di chi non ha la nostra debolezza, ma vi partecipa e se ne fa carico. Conformi a Cristo 28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. Il Salvatore tra le potenze Andrei Rublev - 1410-1420 Galleria Tetrjacov, Mosca Conformi a Cristo Il termine morf», forma, non designa l’aspetto esteriore, ma il modo di essere. Il vocabolo e„kèn, immagine, indica qui la manifestazione dell’essenza. L’immagine di Cristo è un’esistenza corporea piena di gloria (Fil 3,21; 2Cor 3,18; 4,4). Il termine fisso a cui Dio ha predestinato l’esistenza umana come si manifesterà in coloro che lo amano è la partecipazione alla gloria di Cristo, ad avere come lui la sovrabbondanza della gloria nel proprio corpo. In tal modo Dio ha associato a Cristo, il primogenito, molti fratelli affinché egli fosse il primogenito tra molti fratelli. Soteriologia In sintesi In sintesi La giustificazione (δικαίoσÚnh) è il frutto di tutta la vicenda redentiva: dalla universale e irrimediabile condizione di ignoranza e corruzione in cui versava l’umanità decaduta, la grazia di Dio misericordioso – con l’effusione dello Spirito di Cristo morto e risorto – ci ha resi giusti, “creatura nuova”. In una misura che va oltre ogni attesa: «Laddove il peccato è abbondato, ha sovrabbondato la grazia» (Rom 5,20). Dunque la giustificazione non è soltanto liberazione dal peccato e dalla morte o possibilità di un miglioramento morale. In sintesi Con il perdono ci viene data una nuova appartenenza, diventiamo di un altro “KÚrioj”, del Signore Gesù. Essa è una rinascita di tutto l’essere, una santificazione che conferisce all’uomo un nuovo statuto interiore, da cui le opere giuste fluiranno come frutto della salvezza ricevuta: «Secondo la verità che è in Gesù, dovete deporre l’uomo vecchio … Dovete rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,2124; cfr. Col 3,9). In sintesi Tale rinascita, conseguente alla fede di chi si lascia abbracciare dalla misericordia divina, è accompagnata e visibilmente espressa dal rito efficace del battesimo: «Tutti voi, infatti, siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,26-ss). L’immersione nell’acqua del fonte seppellisce il peccatore nella morte di Cristo (cfr. Col 2,12), da dove esce mediante la risurrezione con Lui (cfr. Rm 6,2-5). È così divenuto creatura nuova e purificata (cfr. Ef 5,26; 1Cor 6,11) «nel lavacro di rigenerazione» (Tt 3,5) e da Cristo illuminata (cfr. Ef 4,14). Battesimo di Cristo Piero della Francesca In sintesi La “cristificazione” potrebbe essere il termine più appropriato e comprensivo di quanto la giustificazione dona all’uomo nuovo, purificato e santificato dalla fede e dal battesimo. La concezione che Paolo ha dell’uomo nuovo è caratterizzata da una componente “mistica”, in quanto comporta una mutua compenetrazione tra Cristo e il cristiano, una intima immedesimazione di noi con Cristo e di Cristo con noi. In sintesi L’essere “di, in, con, per” Cristo fu innanzitutto la personale esperienza di Paolo, fin dall’incontro sulla via di Damasco: «Per me vivere è il Cristo» (Fil 1,21), «Non son più io che vivo, ma il Cristo che vive in me» (Gal 2,20), e da lui attinge ogni conoscenza ed energia. E questo è già vero anche per ogni credente battezzato, «quelli che sono in Cristo Gesù» (Rom 8,1); «quelli che sono di Cristo» (1Cor 15,23). Cristo diventa il soggetto più profondo di tutte le azioni vitali del cristiano, che “appartiene” ormai a Cristo, perché «ha lo Spirito di Cristo» (Rom 8, 9). Conversione sulla via di Damasco Caravaggio Cappella Cerasi In sintesi L’“essere con il Cristo” è frequentemente espresso da Paolo con termini da lui appositamente coniati. Già dal momento della creazione l’uomo è stato conosciuto e destinato da Dio ad essere conforme all’immagine del Figlio suo (cfr. Col 1,15), chiamato ad essere in Lui giustificato e glorificato (cfr. Rm 8,28-ss). Ora, con la fede e il battesimo, il cristiano è con-crocifisso e consepolto, con-vivificato e con-risuscitato (cfr. Rm 6,3-11; Col 2,12), con Lui soffre e regnerà nella gloria (cfr. Rm 6,5; Fil 3,10.21; Col 3,1; 2Tm 2,11).