Analisi delle organizzazioni_cap.2

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Capitolo 2
L’analisi delle organizzazioni

Il concetto di organizzazione

Le specificità dell’organizzazione pubblica

I modelli organizzativi

La lettura dell’organizzazione

La struttura e la cultura

La tecnologia come variabile organizzativa

I meccanismi operativi

Il potere: autorità e legittimazione

Il cambiamento organizzativo
Gli orientamenti di fondo
La sociologia dell’organizzazione
A – approccio sistemico

privilegia gli aspetti strutturali delle organizzazioni

analisi delle organizzazioni a partire dagli aspetti
sistemici (regole, procedure e norme)
B - approccio fenomenologico o teoria dell’azione

privilegia il soggetto

analisi dell’agire concreto degli individui (ciò che fa
funzionare l’organizzazione)
2
Gli orientamenti di fondo
soggetto
struttura
attore
sistema
approccio
fenomenologico
teoria
dell’azione
approccio
sistemico
Superamento della contrapposizione
“un soggetto inserito in un sottosistema
di regole, norme, rigidità, giochi e rapporti”
3
Il concetto di organizzazione
Distinzione
fra

impresa mercantile

organizzazione pubblica

organizzazioni burocratiche

organizzazioni corporative
fra
Il concetto di organizzazione
Sotto-sistemi operativi
(che disciplinano il funzionamento interno)

sotto-sistema degli obiettivi

sotto-sistema della struttura organizzativa

sotto-sistema della divisione del lavoro

sotto-sistema informativo

sotto-sistema di controllo e coordinamento

sotto-sistema di gestione delle risorse umane
Il concetto di organizzazione
Teorie interpretative socio-organizzative
(valide soprattutto per le organizzazioni operanti in
ambito economico)

l’organizzazione scientifica del lavoro (scientific
management)

il movimento delle relazioni umane (human relations)

il job design (o job re-design)

il modello giapponese (just in time, azienda snella,...)
Approfondimento: taylorismo…
fordismo…
L’organizzazione pubblica
Linee interpretative
(legittimazione della pubblica amministrazione)
Approccio
approccio
funzionalista
approccio
socio-economico
approccio
socio-politico
Funzione
funzione generale di regolazione del
sistema sociale
ruolo della p.a. nella produzione di
beni e soddisfacimento di bisogni non
assicurati dal mercato
funzione di mantenimento di una
situazione di equilibrio (e di potere) del
sistema
Organizzazione pubblica: peculiarità
Obiettivi:

efficienza

efficacia
Distinzione fra:

agire politico

agire amministrativo
Altre peculiarità:

vincoli di bilancio e di personale

tipicità dei prodotti e dei servizi

difficile valutazione dei risultati in termini economico-produttivi
immediati

orientamento universalistico
L’organizzazione pubblica
Le fasi dell’azione della pubblica amministrazione

Definire orientamenti politico-progettuali (politiche pubbliche)

Definire programmi operativi (cosa)

Definire modalità operative specifiche (come)

Gestire i programmi di lavoro

Controllare (la gestione - efficienza/programmi-, i risultati
globali, l’efficacia (soddisfazione dei bisogni)
I modelli organizzativi
Organizzazione:

divisione del lavoro

relazione fra differenziazione e integrazione

caratterizzata da stabilità e intenzionalità degli attori

continuo organizzare: dividere e integrare
I modelli organizzativi
Modelli organizzativi come:

tipi ideali

costruiti a partire da criteri riferiti a due ambiti:

tipo di suddivisione e specializzazione
(per funzione, risultato, prodottoservizio, territorio, ecc.)

modalità di integrazione e coordinamento
(gerarchico, per procedure, per programmi,
per progetti, per obiettivi, ecc.)
Il modello funzionale
Caratteristiche fondamentali

organizzazione “a canne d’organo”

aggregazione di compiti, attività e competenze in forma
omogenea secondo le funzioni operative

funzioni con confini delineati in maniera esplicita

governo attraverso la gerarchia: forte controllo interno alla
funzione e nelle relazioni fra funzioni

sistema decisionale centralizzato (piramide)
Il modello funzionale
Caratteristiche fondamentali

centralità delle norme, procedure e standardizzazione

persone accomunate da: tecniche impiegate, orientamenti
cognitivi, linguaggi, sottoculture omogenee

spinta alla specializzazione dei ruoli:

aspetto positivo: crescita e accumulo di competenze

aspetto negativo: isolamento delle funzioni
Il modello funzionale
Caratteristiche fondamentali


debolezza del modello:

lentezza del processo decisionale

autoreferenzialità delle funzioni
modello adatto ad organizzazioni con ambiente stabile
Il modello funzionale
Approfondimento...
La piramide gerarchica-funzionale
Il modello divisionale
Caratteristiche fondamentali

suddivisione e specializzazione centrate su risultato
(outcome) o prodotto servizio (output)

integrazione e coordinamento centrati sul
raggiungimento di obiettivi

funzioni distribuite (e aggregate) a seconda dei
risultati/prodotti-servizi
Il modello divisionale
Caratteristiche fondamentali

struttura orientata all’obiettivo e cultura orientata al risultato
finale: decentramento del processo decisionale

forza del modello: maggiore rapidità di risposta del modello
funzionale e responsabilizzazione sul risultato finale

debolezza del modello: riproducibilità delle divisioni e funzioni
replicate per divisione

variante divisionale centrata sul territorio (distretti sanitari e
sociosanitari)
Il modello divisionale
Il modello a matrice
Caratteristiche fondamentali

associa:

suddivisione e specializzazione per funzioni con quella per
risultato/prodotto servizio

integrazione e coordinamento centrato sulla gerarchia (asse
verticale) con quelle per programmi e progetti (asse orizzontale)

relazione fra funzioni verticali intersecate da programmi e
progetti orizzontali

modello a matrice denominato “per programmi” o “per progetti”
Il modello a matrice
Caratteristiche fondamentali

centralità della cultura della collaborazione e cooperazione

modello più flessibile del funzionale e divisionale che recepisce
i cambiamenti dell’ambiente

aspetti problematici del modello:

difficoltà a costruire team di lavoro

difficoltà ad assegnare obiettivi

difficoltà per la doppia dipendenza dei soggetti dei team di
lavoro
Il modello a matrice
Il modello per processi
Caratteristiche fondamentali

suddivisione e specializzazione centrata sul risultato e
integrazione e coordinamento centrata sugli obiettivi

processo come percorso che fa la richiesta per ottenere una
risposta

individuazione di clienti esterni e interni

organizzazione come insieme di processi organizzativi
(sequenze di fasi operative)

confini delle unità organizzative molto permeabili
Il modello per processi
Caratteristiche fondamentali

centralità dei responsabili di processo come gestori di
risorse

punti di forza: trasversalità e integrazione

punto di debolezza: modello adatto a organizzazioni
medio-piccole

modello che necessita di competenze distribuite di
analisi, progettazione e governo
Il modello per processi
Il modello a rete
Caratteristiche fondamentali

rete costituita da relazioni stabilizzate che legano fra
di loro nodi specializzati

il risultato o prodotto-servizio è della rete e non delle
singole organizzazioni

nodi della rete autonomi e distinti: scambio di risorse
in forma collaborativa

presenza di molteplici meccanismi di integrazione e
coordinamento
Il modello a rete
Caratteristiche fondamentali

rete come risultato di:

distribuzione (esternalizzazione) delle attività da
un’organizzazione ad altre (scissione)


composizione di relazioni fra organizzazioni (aggregazione)
nella rete le organizzazioni portano le loro competenze
distintive
Il modello a rete
Caratteristiche fondamentali

rete fatta di:

relazioni simmetriche

forme di coordinamento orizzontali

policentrismo

confini permeabili

transazioni (scambi) di risorse fra organizzazioni

decentramento e flessibilità
Il modello a rete
Caratteristiche fondamentali

presenza di culture diverse nella rete e di una “cultura della
rete”

punto di forza: flessibilità e condivisione delle informazioni

punto di debolezza: difficoltà a mantenere un’identità
organizzativa
Il modello a rete
Approfondimento...
Modello per funzioni e processi
Approfondimento...
Modello a matrice
Direzione
generale
Distretto A
A
Distretto B
Ospedale
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
U.O.
B
C
Approfondimento…
DIREZIONE GENERALE
Comunicazione e
Marketing
Nucleo Valutazione
SVILUPPO ORGANIZZATIVO
Dir. Promozione R&S
Scientifico & Affari Sanitari
DISTRETTO A
DISTRETTO B
Area Committenza
Esterna Rapporti
Istituzionali
COMMISSIONING
DIREZIONE
SANITARIA
Staff Dir. Sanitaria
DIREZIONE
AMMINISTRATIVA
Servizio Prevenzione
e Protezione
Servizio
Informativo Sanitario
DIREZIONE
DI PRESIDIO
Servizio
Infermier. e Tecnico
Dir. Infermieristica
Dir. Amministrativa
Servizio Farmaceutico
DIP.
SANITA’
PUBBLICA
DIP.
CURE
PRIMARIE
DIP.
SALUTE
MENTALE
DIP.
1
DIP.
2
DIP.
3
DIP.
4
DIP.
5
DIP.
6
DIP.
7
DIP.
8
DIP.
9
DIP.
10
DIP.
11
DIP.
12
Le variabili dell’organizzazione
Variabile come strumento di analisi dell’organizzazione:

“uno strumento di misurazione che può assumere valori diversi,
distribuibili lungo un continuum”

analisi delle relazioni fra variabili

rilevazione delle variazioni concomitanti
Distinzione fra:

variabili ambientali (esterne)

variabili organizzative (interne)
Le variabili ambientali (esterne)
Variabili ambientali

fattori presenti nell’ambiente pertinente
dell’organizzazione

elementi in grado di influenzare l’organizzazione

elementi influenzati dall’organizzazione
Influenza reciproca fra ambiente e organizzazione
Influenza mediata dalle scelte organizzative
Le variabili ambientali (esterne)
tipo di variabili
dell’ambiente fisico
ecologiche
tecnico-scientifiche
elementi descritti dalle variabili
strutture fisiche che ospitano le organizzazioni,
struttura architettonica e logistica complessiva,
caratteristiche urbanistiche e geomorfologiche del
territorio
aspetti naturali del contesto in cui opera
l’organizzazione (inquinamento, eventi naturali,
relazioni fra persone e ambiente naturale, ecc.)
strumenti e conoscenze prodotte dallo sviluppo
della ricerca scientifica e dalla sperimentazione di
metodi e strumenti di produzione di beni e servizi
Le variabili ambientali (esterne)
tipo di variabili
elementi descritti dalle variabili
socio-demografiche
ed epidemiologiche
profilo della popolazione (indice di vecchiaia, indice
di dipendenza, tasso di mortalità, speranza di vita
alla nascita, distribuzione delle patologie, ecc.)
sociali
caratteristiche sociali della comunità (coesione e
legami sociali, comportamenti sociali individuali e
collettivi, relazioni familiari, presenza di
associazioni, partecipazione sociale, ecc.)
economiche
andamento economico di un territorio (tasso di
natalità e mortalità delle imprese, andamento dei
prezzi dei beni e servizi, tasso di occupazione e
disoccupazione, reddito medio della popolazione,
ecc.)
Le variabili ambientali (esterne)
tipo di variabili
culturali
politico-istituzionali
elementi descritti dalle variabili
profilo culturale della popolazione (valori, norme
sociali, costumi, tradizioni, grado di istruzione,
spesa media per rappresentazioni teatrali e
musicali, ecc.) e costituirsi di varie sottoculture
scelte operate da istituzioni rappresentative della
popolazione (leggi, regolamenti, linee di indirizzo,
ecc.) e insieme delle regole e requisiti ai quali
l’organizzazione deve conformarsi
Le variabili organizzative
Le variabili organizzative


di primo livello

semplici

elementi facilmente rinvenibili in modo concreto ed
immediato attraverso una rilevazione empirica diretta
di secondo livello

complesse

ricostruzione e ricomposizione di elementi al fine di poterne
individuare la caratterizzazione
Le variabili organizzative: primo livello
tipo di variabili
elementi descritti dalle variabili
individuali
caratteristiche specifiche delle persone presenti
nell’organizzazione (sesso, età, titolo di studio,
ecc.), percorso lavorativo e formativo compiuto,
qualificazione professionale attuale,
comportamenti, motivazioni, atteggiamenti,
strategie, obiettivi personali, significati attribuiti al
lavoro, ecc.
sociali
aggregati presenti nell’organizzazione, loro
caratteristiche specifiche (dimensione,
composizione, storia, ecc.), dinamiche dei gruppi,
strategie che perseguono, finalità che si pongono,
simboli e riti che unificano e consolidano le
relazioni di gruppo, ecc.
Le variabili organizzative: primo livello
tipo di variabili
tecniche
istituzionali
elementi descritti dalle variabili
diverse competenze presenti nell’organizzazione,
distinguibili in capacità e conoscenze, e insieme
delle risorse tecnologiche di cui dispone
l’organizzazione
insieme dei vincoli istituzionali interni
all’organizzazione in grado di condizionarne
l’assetto, (fini istituzionali dell’organizzazione, atti
che ne regolamentano le modalità formali di
funzionamento, documenti di indirizzo ecc.)
Le variabili organizzative:
secondo livello
tipo di variabili
struttura
organizzativa
elementi descritti dalle variabili
relazioni che si strutturano fra unità e ruoli
organizzativi attraverso la lettura
dell’organigramma e la rilevazione delle unità
organizzative e del sistema dei ruoli
dell’organizzazione (specifica posizione entro
l’organizzazione, precise responsabilità e
competenze distintive, ecc.)
elementi valoriali, normativi e simbolici,
costituisce una variabile organizzativa che
cultura organizzativa contribuisce a spiegare modalità di relazione fra le
parti dell’organizzazione e comportamenti
individuali e collettivi
Le variabili organizzative:
secondo livello
tipo di variabili
elementi descritti dalle variabili
insieme dei processi che rendono funzionante
l’organizzazione dal punto di vista operativo
meccanismi operativi (meccanismi di selezione del personale, di
valutazione dei risultati, di decisione, di
comunicazione, di cura, ecc.)
potere organizzativo
distribuzione dei meccanismi di influenza presenti
dentro l’organizzazione, legati a caratteristiche dei
ruoli organizzativi, funzionamento dei meccanismi
operativi, esistenza di margini di incertezza che le
persone utilizzano per sviluppare le loro strategie,
fattori di legittimazione dell’esercizio dell’autorità,
ecc.
Le variabili dell’organizzazione
Variabili ambientali
Variabili
Variabili
di secondo
livello
di primo livello
Variabili ambientali
Le variabili dell’organizzazione
Approfondimento di alcune variabili:

la struttura

la cultura

i meccanismi operativi

il potere
La struttura organizzativa
“il sistema formalizzato dei ruoli, dei compiti, delle funzioni, della
distribuzione del potere, delle regole di comportamento, delle
connessioni fra le varie parti (unità organizzative) e fra esse e
l’esterno dell’organizzazione (ambiente dell’organizzazione), in
riferimento ad un insieme di fini da perseguire”
All’interno della struttura vediamo:

le relazioni fra unità organizzative

il sistema dei ruoli e delle connessioni relativamente stabili fra
loro

le responsabilità e le competenze di organi e ruoli
La struttura organizzativa
Le differenti unità organizzative della
struttura hanno funzioni:

istituzionali

direttive

di governo intermedio

operative

supporto

di controllo e sviluppo
Le relazioni fra unità organizzative:

linea gerarchica

linea funzionale
La struttura organizzativa
La struttura è legata ai fini istituzionalizzati
La struttura organizzativa nasce come prodotto della relazione
fra:

divisione: specializzazione e differenziazione

ricomposizione: coordinamento e integrazione
dei compiti, delle funzioni, delle competenze e delle attività
Organigramma e funzionigramma:
profilo formale della struttura organizzativa
La cultura organizzativa
“un patrimonio materiale e intellettuale, eterogeneo e
continuamente in evoluzione, fatto di valori, norme, simboli, segni,
significati, linguaggi, modelli di comportamento e sistemi di
regolazione dei rapporti sociali”
Aspetti culturali presenti:

nell’azione di organizzare

nella stabilizzazione dei rapporti organizzativi
La cultura organizzativa
Cultura riferita a:

valori e norme di riferimento

ragioni dell’esistenza dell’organizzazione (mission) e
orientamento valoriale di fondo (vision)

modi di pensare ed agire tradotti in pratiche individuali e
collettive
La cultura organizzativa
Culture diverse presenti nell’organizzazione:

culture professionali

culture settoriali

culture territoriali

culture politiche e di classe
Culture che si rendono visibili attraverso:

elementi materiali tangibili (oggetti, arredi, strumenti, immagini
ecc.)

elementi immateriali (simboli)
La cultura organizzativa
Elementi della cultura:

sapere pratico (risposte a problemi concreti)

assunti di base (convinzioni e motivazione profonde)

linguaggio e senso comune

significati (prodotti intersoggettivamente)

riti organizzativi (operativi e ludico-ricreativi)

miti organizzativi (costruzioni simboliche)
Cultura come fonte di molteplici identità
Struttura e cultura
Costante relazione fra struttura e cultura:

processi di specializzazione e processi di standardizzazione

innovazione nelle prassi operative e proceduralizzazione
delle prassi operative

indeterminatezza delle strategie dei soggetti e
determinatezza dell’assetto organizzativo
Struttura e cultura
Organizzazioni di servizio alla persona
dell’area sociale e sanitaria:

componente burocratica: forma razionale di
organizzazione del lavoro (standardizzare e
proceduralizzare)

componente professionale: riferimento a cultura e sapere
che travalica l’organizzazione
Configurazione burocratico-professionale
Struttura e cultura
Differenziazione fra:

struttura dei compiti e delle relazioni fra ruoli, unità
organizzative e funzioni

struttura sociale costituta dalle relazioni fra persone e
gruppi e dalle modalità di svolgimento dei compiti
Distinzione fra:

struttura formale

struttura informale
La tecnologia
La tecnologia è intesa come:

oggetti e strumenti fisici

metodi

competenze (conoscenze e capacità)
La tecnologia serve per:

legare

mediare

trasformare
57
La tecnologia
La tecnologia viene considerata come:

un elemento predeterminato

un elemento funzionale

un fattore organizzativo
La tecnologia come variabile organizzativa:

impiegata per differenti risultati

in relazione con altre variabili organizzative

influisce su:

raggiungimento degli obiettivi operativi

governo della complessità

svolgimento dei compiti in forma cooperativa

gestione dell’incertezza (relazioni con l’ambiente)
58
I meccanismi operativi
Per capire come le organizzazioni
concretamente agiscono superando la metafora
dell’organizzazione macchina e l’approccio
razional – strumentale
occorre analizzare l’organizzare a partire dai
meccanismi con cui opera,
dai processi organizzativi
59
I meccanismi operativi

insieme delle modalità attraverso le quali le organizzazioni
perseguono i loro obiettivi

organizzazione come insieme di meccanismi operativi
Analisi dei meccanismi operativi attraverso
l’analisi dei processi organizzativi
Processo organizzativo:
“una sequenza di attività, legate fra loro all’interno di un flusso
operativo, che ha una sua connessione logica e implica dei
sistemi comunicativi di supporto”
60
Processo organizzativo
Il percorso di attraversamento dell’organizzazione
compiuto dalla persona (cliente – utente) alla ricerca di
una risposta ad un proprio bisogno
domanda
attività
attività
…
risposta
61
I meccanismi operativi
Distinzione fra:
processi primari (legati ad una attività distintiva)
processi di supporto
Elementi principali di un processo organizzativo
a.
le finalità del processo
b.
le connessioni del processo con altri processi
c.
le risorse destinate al processo
d.
gli strumenti del processo
e.
le attività operative
f.
le unità organizzative e i ruoli implicati
g.
le competenze distintive del processo organizzativo
h.
le specifiche connotazioni spazio-temporali del processo
i.
i prodotti-servizi, intermedi e finali
62
I meccanismi operativi
Elementi da analizzare per ogni fase operativa:
Elementi
input
soggetto
inviante
Domanda fondamentale
quali sono gli elementi in ingresso nella fase?
da chi arrivano gli elementi in ingresso?
responsabilità
chi è il responsabile della fase?
collaborazione
con chi collabora il responsabile della fase?
azione
quali attività vengono realizzate nella fase?
output
che cosa produce la fase?
soggetto
destinatario
per chi è prodotto l’output della fase?
63
I meccanismi operativi
Elementi da analizzare per ogni fase operativa:
Elementi
modalità
operative
strumenti
risorse
Domanda fondamentale
come vengono fatte le attività?
con quali strumenti vengono realizzate le
attività?
con quali e quante risorse?
tempi
quando è attivata la fase operativa?
durata
per quanto tempo dura la fase operativa?
luogo
dove si sviluppa la fase operativa?
64
Il potere
Potere come:
“capacità di un soggetto individuale o collettivo di conseguire in
modo intenzionale e non casuale determinati scopi all’interno di
una sfera della vita sociale, ossia di imporre la propria volontà,
nonostante un’eventuale volontà contraria, o la resistenza
attiva o passiva, da parte di un altro soggetto o gruppo di
soggetti”
Potere quindi:

non come caratteristica degli attori sociali, ma della relazione
fra attori sociali

a partire da una molteplicità di fonti (legge, competenze, controllo
risorse, appartenenza a gruppi influenti)
65
Il potere
Distinzione fra:
a)
potere legittimo (autorità)
b)
potere non legittimo
Fonti di legittimazione del potere (autorità)

norme

carisma

tradizione
Strategie di potere non legittimate (reti informative, gruppi, info strategiche)

dominio attraverso la forza

influenza attraverso la persuasione e la manipolazione
66
Il cambiamento organizzativo
Le organizzazioni cambiano continuamente
anche se sono viste come un insieme di spinte al
cambiamento e di resistenze
Persistenza, cristallizzazione,
istituzionalizzazione convivono con il
cambiamento
Anche in questi momenti si può parlare di
cambiamento
67
Il cambiamento organizzativo
Analisi diacronica delle organizzazioni

organizzazioni in perenne cambiamento

cambiamento di diversa intensità

cambiamento parziale o totale
Cambiamento radicale:
tutte quattro le variabili di secondo livello (struttura, cultura, meccanismi
operativi e potere organizzativo)
Cambiamento:

graduale

traumatico
68
Il cambiamento organizzativo
Aspetti da considerare

dimensioni del cambiamento (prodotti, modi di lavorare, ecc.)

fattori del cambiamento


pressioni dell’ambiente

strategie direttive

dinamiche interne all’organizzazione
condizioni del cambiamento
(elementi che favoriscono o ostacolano)

resistenze al cambiamento
La relazione fra cambiamento e apprendimento
69
L’apprendimento organizzativo

L’apprendimento stimola il cambiamento, lo
favorisce, creando le condizioni perché
soggetti, gruppi, unità organizzative
interagiscano in maniera flessibile rispetto
all’ambiente interno e esterno

L’apprendimento rinvia a processi democratici
di cambiamento, partecipativi lontani da una
logica di cambiamento pianificato e dall’alto
70
L’apprendimento organizzativo
Ma quando si può parlare di apprendimento?
Quando si modificano le PROSPETTIVE
IMPLICITE all’interno delle quali si inquadrano
eventi e problemi …
….quando si vedono i propri modi di vedere
71
L’apprendimento organizzativo
Come si sviluppa?
Nei processi intersoggettivi quando
l’organizzazione intreccia
CONOSCENZE E AZIONI
 entrano in gioco processi di CREAZIONE DI
SENSO a livello di operatività quotidiana e i
processi si traducono in competenze, cioè in
conoscenze, attività pratiche, strategie e
procedure operative
72
L’apprendimento organizzativo
Come apprende un’organizzazione?


L’organizzazione apprende quando modifica i
propri repertori di competenze, le conoscenze, i
modelli di azione, le strategie, le procedure
stabilizzate nel tempo
Ci sono vari gradi di apprendimento (es. stufa)
73
L’apprendimento organizzativo
Su cosa di basa l’apprendimento?


sul provare, riprovare, azioni ricorsive, insistere
errori, incoerenze, elementi paradossali
possono indurre processi di apprendimento
(capacità negativa – esperienza dell’indeterminazione)

l’apprendimento fa leva sulla configurazione dei
problemi (problem setting), ancora prima che
sulla risoluzione dei problemi (problem solving)
74
L’apprendimento organizzativo
Che cosa favorisce l’apprendimento
organizzativo?
 L’apertura a punti di vista ed esperienze diversi
 L’ascolto
 L’attivazione di qualche terreno comune in base
al quale condividere processi ed effetti
dell’apprendimento
Vi è dunque una dimensione individuale e una
collettiva dell’apprendimento organizzativo
75
L’apprendimento organizzativo
Gli apprendimenti che restano confinati
nell’ambito delle esperienze dei singoli non si
radicano e non diventano patrimonio
dell’organizzazione
Serve socializzazione e condivisione
dell’apprendimento
La socializzazione può essere un risultato di
processi che lavorano sui legami, sulle
relazioni possibili tra gli attori, sulle intelligenze
e sui repertori di competenze che si depositano
negli attori
76
L’apprendimento organizzativo
La socializzazione può essere l’eventuale
risultato di processi che lavorano sui legami,
sulle relazioni possibili tra gli attori, sulle
intelligenze e sui repertori di competenze che si
depositano negli attori.
E’ qualcosa che si costruisce
NON è un presupposto delle organizzazioni
77
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