DELITTI SESSUALI Il reato c.d. sessuale è un reato volto direttamente contro la persona, sulla quale l’agito si esprime anche, ma non principalmente, nella profanazione sessuale e può accompagnarsi a diverse altre forme di violenza, verbale o fisica. Nel codice penale attualmente in vigore, con 1. 15.2.1996, n. 66 (G. U. n. 42 del 20.2.1996) sono state introdotte importanti modifiche di cui si parlerà oltre. Si può ora dire che finalmente i delitti contro la libertà sessuale sono diventati delitti contro la libertà personale. E così caduto il pregiudizio di una sessualità da tutelare come oggetto privilegiato ed autonomo, come qualche cosa di distinto, di separabile e di isolabile dalla relazione interpersonale. DELITTI SESSUALI Invece è solo nell’ambito e nell’ottica di essa che può trovare una sua pertinenza e logica collocazione il reato sessuale, espressione sempre di un modo di considerare «cosa» e «oggetto d’uso e di possesso» la vittima, alla e dalla quale - per ragioni psicologiche, culturali, contingenti, sociali, economiche si crede o ci si convince di poter chiedere e pretendere tutto: in primis, di rinunciare o di non rivendicare o di non scoprire la propria dignità di persona. DELITTI SESSUALI Veniamo al tema delle perversioni e delle disfunzioni sessuali e proviamo ad affrontarlo da un punto di vista eminentemente clinico, proponendo alla riflessione e alla discussione alcune considerazioni: quando si affronta questo complesso capitolo del comportamento umano, si affrontano temi più o meno comuni a tutte le culture e a tutti i tempi; Si parla di fatti che solo parzialmente conosciamo, essendo la reale loro incidenza coperta e mascherata dalla c.d. «cifra nera» e ampiamente subordinata all’efficienza delle agenzie di controllo e all’efficacia dei programmi di repressione e di monitorizzazione del fenomeno; le recenti notizie sulla pedofilia sono quanto mai eloquenti al riguardo; DELITTI SESSUALI la loro visualizzazione differenziale è strettamente vincolata ai costumi e al contesto socio-culturale in cui si calano le singole tematiche; l’incesto era consentito nelle dinastie faraoniche; i Greci praticavano l’omosessualità alla luce del sole, le popolazioni della Nuova Guinea non conoscono perversioni; la fellatio omosessuale viene considerata «normale» presso i Sambia (tribù brasiliana) e «perversaI» presso la maggior parte degli Americani; quasi sempre si assiste ad una cattiva, faziosa, parziale, pilotata informazione, piuttosto che un semplice resoconto di fatti, per cui quasi mai questi fenomeni sono descritti in maniera obiettiva e realistica, per quanto è possibile essere professionalmente «neutrali» nel riferire su episodi o storie intrise di crudeltà e violenza; DELITTI SESSUALI - i termini cui si fa ricorso sono armi a doppio taglio, nel senso che possono essere utilizzati come concetti clinici o nascondere discorsi clinici; essi però implicano anche valutazioni morali o connotazioni stigmatizzanti: valga per tutti l’esempio del termine perversione, attualmente rinominata con il termine molto più elegante di parafilia, che però nulla toglie al significato originario della parola; DELITTI SESSUALI - senso e significato di tale discorrere debbono essere ricercati anche nelle caratteristiche del contesto sociale in cui si colloca il dibattito: contesto in cui vanno sempre più emergendo «relazioni parziali» anziché «relazioni totali» e in cui il perverso meccanismo della scissione è continuamente posto in essere. Di conseguenza, la netta prevalenza di esperienze di vita scissionali e discordanti (e tali sono anche le parafilie) è conseguente alla sempre minore possibilità di disporre ili istituzioni e di assetti psichicamente coesivi e riparatori. In altre parole, la società in cui viviamo è una società fortemente intrisa di violenza e di sadismo, in cui la fondamentale fonte di piacere è far trionfare la legge del più forte (= del più prepotente). In questo contesto il fenomeno della disarmonia psico-sessuale in senso ampio intesa non rappresenta altro che una delle tante testimonianze di una società in cui è sempre più difficile configurarsi l’Altro per quello che è, piuttosto che per quello che serve, a stabilire e mantenere rapporti di mutua tenerezza e comprensione, piuttosto che di reciproca prevaricazione e uso; DELITTI SESSUALI - il contesto culturale in cui si incontrano il «femminile» e il «maschile » (diversamente si pone il discorso quando si tratta di maschilemaschile e lei femminile- femminile) è andato incontro a profondi rivolgimenti e radicali mutamenti che hanno trasformato in molte parti del mondo occidentale c.d. civile il rapporto uomo donna da subordinazione e accondiscendenza a progressiva presa di scienza di un ruolo individuale e sociale non secondario bensì paritario o addirittura preminente con conseguenti rivendicazioni, aspirazioni e richieste da parte della donna che hanno indotto nel maschio controatteggiamenti violenti e prevaricatori di protesta variamente orientata. Simbolismi e concretismi della vagina e del fallo con i loro rinnovati crociati e agitate vestali si contendono il primato e l’egemonia con alterne fortune, teorizzazioni e performance intrisi di tecnicismi esasperati che nelle loro predicazioni parziali o esclusive alimentano la perversione a tutto scapito della relazione. DELITTI SESSUALI Fra i problemi di maggiore rilievo per il clinico che si trova a dover affrontare questi comportamenti, senza alcuna pretesa di fare discorsi di causa e di effetto, figurano l’aggressività primitiva e la connessa questione del potere e del controllo esercitati sugli oggetti, la disumanizzazione di sé e degli altri, l’allontanamento e la mancata mentalizzazione di sentimenti dolorosi, il ruolo della sessualità nel processo di formazione dell’identità, la sessualizzazione perversa come difesa dal rapporto intrattenuto dalla perversione con uno sviluppo psichico funzionale e disarmonico. DELITTI SESSUALI Problemi nosografici, interpretativi ed epistemologici In letteratura esiste una fondamentale difficoltà nell’inquadrare i disturbi psicosessuali nell’ambito della nosografia psichiatrica, pur ampiamente intesa. Una delle strade più seguite è stata quella di iscrivere la psicopatologia sessuale nel grande capitolo delle psicopatie. Altri Autori l’hanno inclusa nell’ambito dei quadri psicogeni, per sottolineare la componente «psicologica» contrapposta a quella «organica». Si è cercato un che di conferire ai disturbi psicosessuali connotazioni di «malattia», di «disturbi di origine ormonale», di «anomalie istintuali», di «predisposizione», di «condizioni degenerative». Riedizioni molto più recenti del modello medico- biologico si trovano negli studi genetici e in quelli endocrinologici DELITTI SESSUALI Tipologia e nosografia delle disfunzioni e delle deviazioni sessuali Da un punto di vista etiopatogenetico e descrittivo, si distinguono tre grandi gruppi di disturbi della funzione sessuale. Disturbi organici Essi possono dipendere da assenze, mutilazioni o malformazioni grossolane degli organi genitali; disturbi endocrini o malattie vascolari; lesioni traumatiche, degenerative, infiammatorie a carico del midollo spinale, in particolare a livello della legione lombare, dell’epicono e del cono terminale; assunzione di sostanze che deprimono il sistema nervoso centrale, quali alcool, barbiturici, sedativi, ipnotici, intossicazioni croniche e uso ripetuto di sostanze stupefacenti. DELITTI SESSUALI Tutti questi disturbi assumono rilevanza solo nella misura in cui si accompagnano a determinati problemi psicopatologici, cui possa essere conferito «valore di malattia». Disturbi legati a fattori psicologici Il riconoscere in tutti i disturbi sessuali l’esistenza di una componente psicologica suggerisce di utilizzare per questa categoria diagnostica il termine di disturbi psicosessuali. Su questo gruppo è concentrato il massimo degli interessi sia del criminologo, sia del giudice, dello psichiatra forense, e dell’operatore psico-sociale, perché esso rappresenta certamente l’insieme più consistente e più identificabile dei problemi e crimini sessuali. DELITTI SESSUALI Pur riaffermando la impossibilità (e, al limite, l’inutilità) di giungere ad una soddisfacente classificazione in tale ambito, e la illegittimità di ricavare da una qualsiasi forma di «etichettatura» implicazioni di tipo psichiatrico o criminologico, è possibile distinguere le disfunzioni sessuali in: disfunzioni sessuali quantitative, in cui la sensibilità erotica è alterata in difetto o in eccesso, in presenza o in assenza della relazione eterosessuale. Queste possono, a loro volta, essere suddivise in: disfunzioni in difetto: anoressia sessuale; incapacità erettiva (primaria e secondaria); eiaculazione precoce e ritardata; frigidità; anorgasmia; dispareunia; vaginismo; anafrodisia e anedonia sessuale; disfunzioni in eccesso: masturbazione compulsiva; priapismo; ninfomania; eretomania DELITTI SESSUALI Disfunzioni sessuali qualitative o perversioni propriamente dette, consistenti in: deviazione o sostituzione nella scelta dell’oggetto o della situazione erotica-, disturbi del l’identità sessuale-, deviazione dello scopo dell’atto sessuale. Si possono così distinguere: deviazioni rispetto all’oggetto del piacere (anomalie di scelta dell’oggetto sessuale); incesto, pedofilia, gerontofilia, necrofilia, zoofilia, feticismo, vampirismo; deviazioni rispetto al soggetto che tiene il comportamento (=disturbi dell'identità): omosessualità, travestitismo e transessualismo; DELITTI SESSUALI deviazioni rispetto alle modalità di comportamento (anomalie dello scopo o dell’atto per erotizzazione sostitutiva parziale): voyerismo, stupro, attacchi sostitutivi (pizzicare, strusciarsi, taglio dei capelli), coprofagia, esibizionismo, sadismo, masochismo, coito anale; fellatio e cunnilinguo (questi ultimi tre eterosessuali); deviazioni correlate ad altre condotte (perversioni incluse in particolari condotte aggressive): piromania, truffa, cleptomania, (o associate a condotte appetitive): tossicodipendentie ed alcoolismo (o sostituzioni regressive del soddisfacimento sessuale normale): anoressia e bulimia, certe condotte escretorie. DELITTI SESSUALI Disfunzioni sessuali e malattia mentale Trattasi di comportamenti sessuali del primo e del secondo gruppo (disfunzioni sessuali quantitative o qualitative) che vengono osservate soprattutto: nella fase ipomaniacale della ciclotimia; tra le manifestazioni iniziali della schizofrenia e nel decorso della stessa specie nella sua varietà ebefrenica; nelle psicosi organiche (tossiche e degenerative in specie); in alcune manifestazioni dell’epilessia; nelle insufficienze mentali. Lesioni cerebrali organiche (demenze, pseudo-demenze, insufficienze mentali, alcoolismo, epilessia del lobo temporale) e disturbi schizofrenici sono stali segnalati specialmente negli esibizionisti. DELITTI SESSUALI Disfunzioni sessuali quantitative o qualitative possono assumere o meno « valore di malattia», anche in relazione ai modelli culturali e morali del perito, alle consuetudini e ai costumi di un determinato contesto sociale e, in un certo momento storico, alla risonanza e alla gravità del fatto, all’allarme e alla reazione sociale suscitata. Non ha però senso cercare delle «verità» ed accanirsi nel voler conferire alle stesse quei contenuti «scientifici» ed «obiettivi» che mai hanno avuto e che mai potranno avere. DELITTI SESSUALI Una descrizione del comportamento sessuale come semplice espressione di «apprendimento» è stata sviluppata dal comportamentismo: in un primo tempo questa prospettiva fu proposta attraverso uno schematismo semplice e preciso, recentemente integrato ed ammorbidito dalla psicologia cognitivista. Secondo il comportamentismo di «prima maniera» ogni condotta umana è frutto di apprendimento sia nei suoi aspetti «normali», sia in quelli «disfunzionali» e «perversi». Non si parla di inconscio; non esiste nevrosi o conflitto sotto il sintomo o il comportamento. La dimensione introspettiva non ha rilevanza alcuna. Il campo della ricerca è circoscritto all’osservazione; quello dell’intervento all’applicazione di tecniche finalizzate a ridurre e ad estinguere l’emissione di risposte non adeguate e disfunzionali. DELITTI SESSUALI Il cognitivismo ha criticato il comportamentismo per non aver preso in considorazione i processi cognitivi. Così pure serrate critiche sono state formulate dalla psicologia comprensiva (che rifiuta l’esclusivo ricorso al modello delle scienze naturali, dell’osservazione neutrale e - al limite - sperimentale) e dalla psicologia della forma (che rifiuta l’associazionismo e la concezione meccanicistica dell’apprendimento) iw,i Anche le moderne classificazioni compilate dagli psichiatri americani e da quelli europei e rispettivamente contenute nel D.S.M. e nell’ICD10 non offrono indicazioni cliniche utili al clinico che, insoddisfatto del semplicistico modello descrittivo, «voglia affrontare il capitolo del comprendere». DELITTI SESSUALI Le teorie psicodinamiche Il mutamento radicale nel modo di affrontare il problema della psicopatologia avvenne con la psicoanalisi. Troppo nota è la teoria freudiana sulla sessualtà per essere qui riassunta. Basti ricordare che Freud introdusse un modo rivoluzionario di approccio allo studio della psiche, basato in un primo tempo sulla ripartizione topica e poi strutturale della personalità e sulla teoria della libido. Freud riteneva che nelle perversioni esistesse una netta separazione tra l’istinto e l'oggetto e le definì in contrapposizione (sia pur parziale) con le nevrosi. Nella visione psicoanalitica classica le perversioni possono essere considerate fissazioni o regressioni a forme di sessualità infantile che persistono nella vita adulta. Il fattore decisivo che impedisce il raggiungimento dell’orgasmo attraverso il rapporto convenzionale sarebbe l’angoscia di castrazione. DELITTI SESSUALI Attività erotiche parziali, ambivalenti e polimorfe possono far parte - sia pur in misura quanto mai variabile per intensità ed accessibilità alla coscienza - di un rapporto sessuale «adulto» e «normale». Questo, nell’ottica psicoanalitica, è tale non perché vada esente da quelle, ma perché è finalisticamente orientato all’affermazione del primato genitale nella relazione eterosessuale. « Quando la perversione non si manifesta a fianco della vita sessuale normale la persona evita in tutti gli incontri che ciò accada e sostituisce il rapporto sessuale normale con attività erotiche parziali, è solo in questo caso, in cui dominano elusività e fissazione che noi siamo giustificati a considerare la perversione come un sintomo patologico» (Freud, 1905). DELITTI SESSUALI Solo in questi casi, cioè, o perché lo sviluppo verso la genitalità è stato bloccato (fissazione), o perché è refluito su espressioni sessuali proprie di tappe precedenti, e quindi pre-genitali (regressione), si assiste alla messa in atto di condotte sessuali perverse, nell’ambito di una delle due forme psiconevrotiche da Freud orìginanamente descritte (isterica od ossessiva) o di una anomalia caratteriale (famose sono le pagine dedicate allo studio dei rapporti esistenti tra fissazione alle fase sadico-anale e carattere ossessivo) o della stessa paranoia (intesa come rifiuto della propria omosessualità e proiezione di forti impulsi aggressivi sull’altro, trasformato da oggetto «buono» ad oggetto «cattivo» e persecutorio). DELITTI SESSUALI La teoria delle relazioni oggettuali e la psicologia del Sé Quello che però manca nella teoria freudiana è la considerazione dell’importanza della relazione, nel senso che una visione meccanicistica della persona lega «normalità» e «perversione» alla sola psicologia dell’individuo. Un approccio più integrato, invece, consente di scoprire che il senso delle disfunzioni e delle deviazioni sessuali lo si trova nel significato che viene conferito al rapporto con l’Altro: singolo soggetto, quindi (interpsischismo contro intrapsichismo). Pertanto è indispensabile introdurre altri parametri di lettura di questi comportamenti. DELITTI SESSUALI In questo senso, Stoller definì la perversione come «una forma erotica di odio o meglio dell'ostilità; del desiderio cioè di danneggiare un oggetto. L’eccitamento viene dalla consapevolezza - conscia o inconscia - del fatto che solo facendo del male, che si ha bisogno di fare del male, che si vuole fare del male. Più precisamente, il male fatto è un atto di umiliazione con il quale ci si vendica delle umiliazioni subite». Analogamente Kernberg che scrive: «la perversione è il reclutamento dell’amore al servizio dell’aggressività, la conseguenza del predominio dell’odio sull’amore». DELITTI SESSUALI Importante è, a questo proposito, quanto scritto da Bergeret che afferma: « la violenza fondamentale (forma primitiva di aggressività) precede l’aggressività, essa non comporta valenze distruttive, essa esiste prima che si stabilisca una vera e propria relazione oggettuale e costituisce manifestazione dell’istinto di conservazione. È soltanto in una più tardiva fusione con la libido che sopravvengono le funzioni distruttive di aggressività, di odio, manifestate tipicamente nel sadismo e nel masochismo». DELITTI SESSUALI La parte di violenza fondamentale che non viene integrata nella problematica edipica, in altre parole, non rimane inattiva; cerca nuovi investimenti, attira su di sé frammenti di libido e si trasforma in aggressività (= alleanza variabile tra violenza e libido). Così nascono anche il sadismo e il masochismo (= parte non integrata della violenza fondamentale). La violenza fondamentale, secondo Bergeret non può essere confusa con l’odio, né con l’aggressività, né essere assimilata alla pulsione di morte. Si tratta di una semplice volontà di sopravvivere. Sotto questo profilo, la violenza fondamentale, intanto in quanto volontà di sopravvivere, si esprime attraverso meccanismi orali e incorporativi, ma non distruttivi. Il lattante, quando e se succhia il seno della madre, trae vita dalla vita. Al di fuori di questa situazione specifica legata a un ben determinato periodo dell’esistenza di ognuno di noi, l’oralità è un meccanismo al servizio non più della vita, bensì della morte (intesa in senso figurato). DELITTI SESSUALI Alla radice di questa profonda trasformazione si troverebbe un malfunziomimento delle relazioni oggettuali precoci madre-figlio, con conseguenti problemi nell’identificazione e nella formazione di rappresentazioni del Sé e dell’Oggetto da parte dell’Io e del Super-Io. In colui (colei) che presenta nella relazione con l’altro modalità funzionali perverse la figura primaria di riferimento sarebbe stata (poco importa se nella realtà o nel vissuto) o «troppo presente» o «sempre assente». Ne conseguirebbe che il soggetto non è stato in grado di integrare in modo adeguato la madre che nutre e la madre che frustra, la madre del piacere e la madre del dolore. Continuerebbe, anche nella vita adulta, ad avere bisogno del rapporto che non ha mai avuto e non ha mai vissuto nella sua fisiologica e cronologica necessità: fuori del suo tempo, lo cerca e, contemporaneamente, lo odia. Egli però è incapace di integrare per mancato o inadeguato apprendimento, scinde. DELITTI SESSUALI Questi soggetti (siano essi uomini o donne), se si sono vissuti come fortemente incapaci di fare fronte a una figura materna preedipica, fallica e castranti, avrebbero bisogno di trionfare sul controllore interno, traendo piacere ed eccitamento attraverso l’umiliazione e la disumanizzazione del partner durante l’atto perverso. Se hanno invece sperimentato una assenza per loro troppo frustrante, un’esperienza di una serie di perdite che sono culminate nel timore che non ci sia nessuno da amare e da cui essere amati, si creerebbe in loro un tipo di frustrazione, senso di impotenza e desiderio di vendetta. Nell’un caso e nell’altro, essi preserverebbero fittiziamente l’unitarietà del lo- anche se a spese del (della) partner. Entrambi i percorsi psicodinamici conducono a un senso profondo di solitudine- infelicità e disperazione. DELITTI SESSUALI La teoria delle relazioni oggettuali ci porta alle interpretazioni più recenti che pongono in primo piano l’importanza dei processi di separazione/individuazione dalla figura materna, più cogente nel maschio rispetto alla femmina. Il timore di diventare femmina nel maschio è infatti diverso dalla paura di non potersi separare dalla madre per la bambina. Però il problema dell’autonomia del Sé è identico. Infatti, laddove l’identità fondamentale di genere per un individuo di sesso maschile (analogamente per il sesso femminile) è debole in conseguenza di disturbi nel processo di separazione/individuazione, l’incidenza di specifiche forme di perversione è maggiore . DELITTI SESSUALI Il pervertito (maschio o femmina che sia), per difendersi dall’angoscia di castrazione legata alla sua incapacità di separarsi da rappresentazioni originarie della madre di natura terrificante, mette distanza, disumanizza, spezza, parcellizza l’oggetto del proprio desiderio che, al contempo, attiva la sua grande paura. Incapace di superare una grave ferita narcisistica, incapace di istituire legami oggettuali di natura benigna, il perverso usa con rabbia e ostilità l’altro da Sé, ricorrendo a meccanismi scissionali che sono al servizio della pulsione di morte, della distruttività. Al di fuori di un brevissimo e circoscritto periodo della vita individuale, ogni meccanismo scissionale, ripeto, è al servizio della «pulsione di morte» della distruttività, della violenza auto- od eterodiretta, anche se le espressioni della stessa variano da soggetto a soggetto, da cultura a cultura, da contesto a contesto, da comportamento a comportamento, da livello a livello di meccanismo scissionale. DELITTI SESSUALI Alla base dello sviluppo pervertito si colloca una struttura narcisista (nel senso clinico e psicodinamico del termine). Nel sadismo il soggetto si difende «a spese dell’Altro» dall’esperienza di spaventosa passività nei confronti di una madre preedipica, disumanizzandoli, dopo attraverso l’ostilità e l’odio, fino alla negazione della sua esistenza. Nel masochismo invece, il perverso, difendendosi «a spese proprie», si pone come un passivo e manipolato di fronte alla malvagità femminile; la donna è vissuta come demoniaca e l’essere torturati da questa figura genera un piacere squisito; ma in questo caso, però, attraverso le dinamiche dell’umiliazione, la supremazia è raggiunta. In entrambi (uomo e donna) esiste una profonda scissione tra sessualità genitale e sessualità pre-genitale con regressione e/o fissazione a questa. DELITTI SESSUALI Pertanto tutti i comportamenti perversi, comunque orientati, sono espressivi di questa profonda scissione presente nella vita psichica individuale. Fortunatamente, nella più parte dei casi questa dinamica si ferma alla formazione di fantasie che nell’uomo si riassumono nelle fantasie dell’harem e nella donna in quelle di Circe. Esistono delle differenze tra uomo e donna per quanto si riferisce agli oggetti della perversione e alle sue manifestazioni, nel senso che La perversione è orientata Nell’uomo -> oggetti parziali esterni Nella donna -> oggetti parziali interni DELITTI SESSUALI Eppure la paura della separazione da questa madre preedipica divorante, castrante e indecifrabile coincide con la paura della perdita, generatrice di sentimenti di vuoto, di abbandono, di insignificanza. La minaccia alla propria integrità struttura meccanismi difensivi di tipo narcisistico maligno che si manifestano attraverso condotte che non consentono o distruggono la relazione con l’altro e alimenta attività perverse («mi sento vivo e integro, perché domino»). Queste danno l’illusione di fuggire momentaneamente dalla depressione. Esaurito il ciclo, ritorna la la grande paura dell’abbandono e si riprende il circolo perverso, in una coazione a ripetere che si traduce nel vivere con la morte e per la morte di ogni dinamica relazionale. DELITTI SESSUALI Questo tipo di interpretazione non tiene però conto dei profondi cambiamenti a cui è andata incontro l’organizzazione familiare in questi anni. Il passaggio dalla famiglia «normativa» a quella «affettiva», come vedremo oltre, ha introdotto modificazioni sostanziali nelle relazioni tra genitori e figli, conseguenti a un radicale, recente mutamento di ruolo del padre e della madre rispetto a quello conosciuto e ben collaudato in una società e in una cultura «bloccate» e «tradizionali», Pertanto tutto il discorso dovrebbe essere rivisitato e ricontestualizzato alla luce dei profondi mutamenti registratisi in questi anni nelle relazioni tra genitori e figli e nelle nuove dinamiche instauratesi nell’organizzazione delle famiglie e nella struttura sociale. DELITTI SESSUALI Resta il fatto che nelle società moderne la più parte delle persone sono imprigionate nel loro narcisismo egosintonico, nutrito da genitori che li hanno fatti sentire «unici» e «straordinari»: e il funzionamento narcisistico, per mantenersi tale necessitano di certe dinamiche, chiedono alterità, comprensione, tenerezza e reciprocità e, quindi, rinuncia o posposizione del proprio bisogno di essere continuamente rinforzati e accuditi, esige il sacrificio della relazione con l’Altro. Il contributo della fenomenologia Utilizzando la dimensione del «comprendere» (psicologia dinamica e antropofenomenologia), oltre e al di là di quella del «descrivere» (tassonomia e nosografia psichiatrica), è possibile fare considerazioni pressoché sovrapponibili, osservando che: DELITTI SESSUALI 1. il comportamento sessuale, normale o pervertito che sia, non può essere visto al di fuori dello «stile di vita», dell’«essere-nel-mondo» del soggetto in cui non essendo possibile prescindere da una concezione unitaria della condizione umana; 2. nella relazione psico-sessuale pienamente vissuta le persone si sentono tali, anche nell’intimità più intrisa di eros, di libertà, di gioco, di immaginazione, senza cadere nella radicale «cosificazione» del partner; 3. la componente emotiva della relazione sessuale (sessualità) è fatta di interazione dell’amore con l’odio, della libido con l’aggressività; 4. le attività erotiche parziali in cui si esaurisce la condotta perversa fanno parte del normale gioco erotico tra partner che le utilizzano variamente intrecciantesi fra di loro; 5. conferisce ad essa una connotazione patologica il fatto di essere al servizio della distruttività, della disumanizzazione, dell’attentato ad ogni legame oggettuale benigno (perversione come patologia o perversione maligna), anche nell’uso di un esercizio c.d. normale della sessualità. DELITTI SESSUALI Ne consegue che non è possibile sostenere la normalità o la perversione o la natura conflittuale dell’istinto sessuale, indipendentemente dal significato che la persona conferisce ai suoi compiti esistenziali e alle sue modalità di mettersi in rapporto con gli Altri conferendo all’Eros valenza di tenerezza, di incontro, di dualità. La differenza fra normalità sessuale e perversione potrebbe quindi venire collocata nell’uso che l’individuo fa delle attività erotiche parziali nel rapporto In Altro: come mezzi nel primo caso (relazione sessuale «normale»; alterità) o come fini nel secondo caso (relazione sessuale «abnorme» o «perversa»; alienità). Possiamo, quindi, intendere come perverso ogni comportamento sessuale il cui fine, anche se consentito e condiviso, si rivela distruttivo o per l’individuo o per il partner, e, quindi, per il mantenimento della relazione. DELITTI SESSUALI Dall’inciso «anche se consentito e condiviso», discende il carattere relalivo della definizione, ma anche la possibilità di contrapporre al concetto di relazione (= psicosessualità) quello di perversione (= erotismo). La differenza fondamentale fra le due consiste nel fatto che nella relazione si assiste ad una realizzazione di una co-presenza e di un godimento sessuale che implica partecipazione, appartenenza, dialogo, intimità, condivisione. Nella perversione, invece, si assiste ad una scissione del sesso (quand’anche «genitale») dalle componenti affettive della tenerezza, a un incontro impersonale, adialogico, freddo, distante, cosificato e cosificante. DELITTI SESSUALI E’ evidente a questo punto che l’approccio interpretativo a tale tipo di condotta umana (principio che vale per le analisi di tutte le condotte umane, peraltro) ha consentito di fare grandi passi avanti, quali certamente il modello descrittivo non ha permesso. Nell’introdurre la dimensione introspettiva come strumento di analisi, è stato infatti possibile riconoscere più o meno esplicitamente il valore dell’elemento valutativo motivante e finalistico, soggettivo e interpersonale nell’atto erotico. Pertanto una lettura che si basi semplicemente sulla «obiettività» della pulsione è monca e - al limite - erronea, interagendo strettamente con la stessa la dimensione psicologica, l’esperienza dell’Io, il significato e il teleologismo che il soggetto dà alla sua condotta, il modo in cui ha costruito il suo Sé. DELITTI SESSUALI Pertanto una lettura che si basi semplicemente sulla «obiettività» della pulsione è - al limite - erronea, interagendo strettamente con la stessa la dimensione psicologica, l’esperienza dell’Io, il significato e il teleologismo che il soggetto dà alla sua condotta, il modo in cui ha costruito il suo Sé. La sessualità, dunque, non può più essere oggi spicciativamente intesa come espressione di istinti o pulsioni biologiche, ma va collocata in una dimensione clinica che pone in primo piano l’importanza dell’analisi del Sé e delle relazioni oggettuali. Forse in nessun altro comportamento come in questo, al concetto di normaità o anormalità dell’atto, si può tranquillamente sostituire quello di funzionalità o disfunzionalità, rispetto al contesto in cui avviene. In tal modo si evitano tutti gli equivoci che possono nascere quando a «normale» si abbinino significati come «virtuoso, buono, senza peccato, conforme, ubbidiente, sano. DELITTI SESSUALI In tutti i comportamenti sessuali devianti e criminali può trattarsi di: 1. condotte funzionali per il soggetto che le emette e/o per la coppia; 2. condotte generate da problemi psicologici (sempre per il soggetto o per la coppia; 3. comportamenti che offendono le norme che la società si è data (devianze); 4. comportamenti che violano la legge (reati); 5. condotte patologiche (da disturbi organici o psichiatrici). Pertanto, a seconda delle caratteristiche di personalità dell’autore e/o della vittima, del contesto relazionale e delle modalità fenomeniche di estrinsecazione, tutti i suddetti comportamenti vanno letti in chiave di normalità, devianza, criminalità, condotta patologica. DELITTI SESSUALI Occorre allora ridefinire i termini di norma, perversione e patologia del comportamento sessuale, al fine di poter condurre un discorso sensato nel campo ristretto qui in esame. In altre parole, è utile accordarsi su ciò che possiamo intendere per abnormità e malattia nel campo delle condotte sessuali: la norma potrà cosi essere definita in negativo. E’ necessario a questo punto tenere presente che, a parte le definizioni fondate su criteri statistici, biologici, psicopatologici, socioculturali, su credenze religiose, si possono considerare almeno due aspetti di atto sessuale normale-. 1. quello funzionale, cioè la capacità di dare e ricevere tenerezza, piacere e gioia attraverso l’incontro psico sessuale con un soggetto dell’altro o del proprio sesso, nel rispetto della relazione; 2. e quello comportamentista, ossia il comportamento appreso che risulta funzionale rispetto al contesto in cui si verifica. Esso implica l’acquisizione e il possesso di tutta una serie di abilità sociali, di cui quella sessuale (biologica) è una, non la sola, né la principale. DELITTI SESSUALI Passiamo ora ad altri concetti. Abbiamo appena scritto che, per un osservatore esterno, è perverso ogni atteggiamento settoriale, parziale del comportamento sessuale il cui fine, anche se consentito e condiviso, si rivela distruttivo o per l’individuo o per il partner, quindi, per il mantenimento della relazione. Se non consentito e non condiviso, ovviamente, il comportamento perverso può diventare anche delinquenziale, nel senso che si manifesta attraverso atti lesivi della libertà e della persona altrui. All’interno della diade, però, può non essere ritenuto perverso ciò che, pur nella la sua parzialità o deviazione, non genera sofferenza, non è vissuto o non risulta distruttivo per la relazione interpersonale o non interferisce negativamente pel lo svolgimento dell’attività erotica. Esistono infatti situazioni perverse all’interno della coppia, che non arrecano danno o nocumento alla vita dei due e sulle quali magari, è costruita e mantenuta la relazione erotica e - al limite - amorosa. DELITTI SESSUALI In questi casi la valutazione che può fare l’osservatore diverge nettamente da quanto riferito dalla coppia e il dato di per sè considerato non assume significato alcuno, se non nel momento in cui questo esercizio della sessualità mette in crisi il singolo o la relazione o minaccia l’integrità e l’equilibrio di un individuo terzo. All’esterno della coppia e sotto il profilo giuridico o etico, nel giudicare di questi comportamenti ci si deve rifare a criteri normativi e di valore che - a loro volta - nella loro contingenza storico-sociale rendono relativo il concetto di comportamento perverso (quando non si tratti di quadro sintomatico di patologia mentale maggiore) e subordinano l’applicazione dell’etichettatura agli atteggiamenti culturali contingenti, spostando il modello di lettura dal piano del «comprendere a quello del «giudicare». DELITTI SESSUALI Ne discende che, a livello clinico, perverso è solo quel comportamento che nella relazione è riconosciuto e denunciato come distruttivo o dall’autore o dalla vittima e che clinicamente può consistere o in una perversione sessuale (= organizzazione perversa) pienamente sviluppata o in una perversione del carattere (= organizzazione caratteriale) in cui un’originaria perversione viene sostituita da un tratto di carattere (narcisismo maligno) e si accompagna a esso. Sotto il profilo dinamico-strutturale, è possibile individuare due forme di comportamento perverso: quello di colui che utilizza un oggetto sessuale per difendersi dall’angoscia di morte tipica di ogni perversione (la difesa narcisistica); quello della perversità, intesa come organizzazione narcisistica della personalità, come narcisismo maligno allo stato puro. DELITTI SESSUALI Le differenze sono che: il primo prova sensi di colpa, resipiscenza e rimorso; il comportamento perverso è vissuto come egodistonico e dissintono; la sua perversione è fondamentalmente orientata nella direzione della seduzione narcisistica e delle fantasie di evasione e di compensazione; non si accompagna necessariamente a trasgressioni sessuali; essa ha caratteristiche propriamente difensive e regressive; in genere, si sviluppa dopo che sono state raggiunte forme ed espressioni più mature di relazione con l’oggetto (regressione); è accessibile agli interventi psicologici, quasi sempre spontaneamente ricercati; il secondo è totalmente privo di senso di colpa; vive in maniera egosintonica e funzionale l’atto; è inaccessibile alle terapie psicologiche. La ricerca del dominio e della supremazia fanno di lui una persona oltremodo temibile e distruttiva. Il comportamento perverso è indicatore di una fissazione non modificabile e organizzata in maniera stabile. Ogni richiesta di aiuto è, in realtà, finalizzata a mantenere, rinforzare, garantire l’uso perverso dell’erotismo. DELITTI SESSUALI In tutti i casi di perversione maligna, il ricorso alla crudeltà ritualizzata deve essere collocato nella più ampia tematica della distruttività umana e del mancato fingimento della reciprocità nella relazione oggettuale. Tema comune a tutte queste persone è il vuoto esistenziale in loro presente, la Ioro disperata e fredda solitudine, la loro profonda tristezza e insignificanza, fittiziamente colmati dalle condotte perverse che svolgono la funzione di rinforzo narcisistico (quando non si collocano in un disturbo narcisistico di personalità) e di difesa ipomaniacale dall’angoscia di morte. I perversi maligni vivono con la morte e nella morte (il grande vuoto desolato e freddo), cristallizzati in stereotipi privi di vita, in un mondo di oggetti disumanizzati, che essi sono condannati a riproporsi compulsivamente per negarsi la consapevolezza dell’angoscia, della perdita e della morte. DELITTI SESSUALI Il loro passare all’atto rappresenta sì una difesa di tipo ipomaniacale dall’angoscia di morte e dalla depressone, ma anche la loro impossibilità di elaborare il distacco, la perdita, il lutto e la rinuncia; di progredire, quindi, e di risolvere conflitti esistenziali ambivalenti. E’ come se essi non fossero in grado di «sopportare» la figura d’Altri nella sua completezza e globalità e fossero, in un certo senso, «costretti» a spezzarla, umiliarla, degradarla per potersi rassicurare di essere forti e potenti e di esistere. La distruttività esercitata più frequentemente nei confronti di un essere debole e indifeso e il piacere erotico raggiunto senza troppi investimenti emotivi prevedeuna disumanizzazione dell’altro nella relazione oggettuale. DELITTI SESSUALI Erotismo maligno e distruzione dell’oggetto sono in loro al servizio della pulsione di morte e della componente distruttiva che esiste in ogni persona, ma che in questi soggetti ha trionfato sull’amore per la vita e sul rispetto per gli altri. Alla radice di ogni ragionamento che non voglia classificare, ma comprendere, si colloca, dunque, l’inquietante e complesso tema della distruttività umana. Ed è «III significato di questa che occorre ragionare, piuttosto che sulle sue infinite manifestazioni di cui - nel contesto attuale - le aggressioni sessuali sono una delle manifestazioni più drammatiche e ripugnanti, ma non le sole. Delinquenziale è propriamente quel comportamento sessuale che tale viene ritenuto dagli apparati di controllo sociale, perché in esso si ravvisa una precisa violazione delle norme contenute nel codice penale. DELITTI SESSUALI Sotto questo profilo, un comportamento perverso può anche sfociare in un crimine, ma non necessariamente condotte criminali sessuali coincidono con una perversione: piuttosto si configurano come reati contro la libertà personale non contro la persona. Più che di pulsioni si tratta - in entrambi i casi di comportamenti che scaturiscono da atteggiamenti realmente assunti o gratuitamente attribuiti alla o alle vittime, in presenza costante nell’autore di fattori psicologici o psicopatologici peculiari. Rarissimi sono i casi di reati sessuali sintomatici di malattia mentale, nessun rapporto obbligatorio di causa ed effetto può - in tale ambito - essere sostenuto ma deve essere di volta in volta dimostrato. DELITTI SESSUALI Il sadismo sessuale e l’omicidio seriale Più complessi nella loro dinamica, anche se rari rispetto al numero rsiomplessvo dei delitti sessuali, sono quegli atti di sadismo sessuale, in cui il comportamento sadico è di per se stesso fonte di intenso piacere; il fine apparentemente dominante nel delitto che si compie è quello di raggiungere un’intensa eccitazione sessuale, che non sempre e non necessariamente culmina nell’orgasmo. Il piacere sadico è contemporaneo e accompagna in piena coscienza una serie di atti violenti che si svolgono con manifestazioni crudeli. L’orgasmo può accadere nel corso di questi macabri rituali, ma può anche precederli; talvolta (ma non sempre), raggiunto il piacere orgasmico, la violenza distruttiva dell’autore si placa e la vittima è lasciata libera; talaltra il soggetto procede oltre nei suoi atti perversi. L’obiettivo che si prefigge, infatti, non è semplicernente il raggiungimento dell’orgasmo, il soddisfacimento del piacere sessuale, bensì quello di compulsivamente saziare il bisogno di dominare, trionfare, sentirsi potenti attraverso la violazione e la distruzione dell’Altro degradato a cosa. Se la vittima viene uccisa, l’atto è connesso o alla violenza su di essa esercitata o al DELITTI SESSUALI Frequente è la masturbazione sul cadavere, su parti di questo o su feticci che ricordano la persona uccisa. Talvolta dietro un furto, un incendio, un maltrattamento di animali, un delitto contro la persona, una profanazione di cadavere si può celare una perversione sessuale a sfondo sadico. Il sadismo sessuale (la cui esistenza è confermata nellICD 10 e nel D.S.M è cosa diversa rispetto al disturbo sadico di personalità (categoria abolita nel D.S.M, essendo stati ritenuti insufficienti i criteri proposti per fare tale diagnosi. In maniera non dissimile sono stati trattati il masochismo sessuale e il Disturbo masochistico di personalità. Nell’ICD 10 non viene fatta menzione alcuna al disturbo sadico e a quello masochistico di personalità, e masochismo e sadismo sessuale sono riuniti e trattati sotto l’unica dizione di sadomasochismo. DELITTI SESSUALI L«omicidio per libidine» o Lustmord (tradotto in inglese in Lustmurder) è il termine con cui si è voluta designare l’espressione estrema e fortunatamente eccezionale di sadismo sessuale, che in siffatti soggetti spicciativamente etichettati in letteratura come «mostri» - non rimane mai un atto isolato (tranne che vengano presto arrestati: cosa tutt’altro che frequente, dato l’aspetto formalmente corretto ed il comportamento ineccepibile di questi soggetti, quando si trovano tra gli amici, sul lavoro e nella famiglia). Infatti si tratta di persone che uccidono ripetutamente, ad intervalli di tempo variabili, con una coazione a ripetere che viene fermata solo o dal loro arresto o dalla loro morte (omicidio seriale). Queste ed altre osservazioni hanno fatto sì che da circa dieci anni il termine tedesco Lustmòrder (= omicida per libidine) tenda ad essere sostituito con quello angloamericano di serial killer (in francese: tueur en sèrie-, in italiano: omicida seriale) si tratta di soggetti che vengono tenuti distinti dai mass-murderer (- omicidi di massa con uccisione contemporanea di più persone) e dagli spree-killer (= uccisioni che si succedono a brevissimo intervallo di tempo, come in stato di ebbrezza. DELITTI SESSUALI Il sadismo sessuale, utilizzando la terminologia del D.S.M., è per lo piu correlato a caratteristiche personologiche che vanno da quelle narcisistiche maligne a quelle paranoidi, sempre restando circoscritte a un funzionamento psicopatico. Preliminarmente, occorre precisare che: - nessuna specificità clinica distingue l’omicida seriale dal comportamento sadico perverso egosintonico, tranne che sia presente un disturbo grave di personalità o un disturbo psicotico; - le caratteristiche individuate e isolate non spiegano, ma si limitano a descriverne le condotte criminali dei serial killer; - la complessità delle motivazioni che sottendono i loro comportamenti è difficilmente traducibile in indicatori o riducibile a codici misurabili e quantificabili; DELITTI SESSUALI - non si deve omettere un esame accurato del contesto in cui avviene questo tipo di comportamento violento, potendosi individuare in esso elementi di per se stessi patogenetici o patoplastici (importanza della caratteristiche culturali, sociali, ambientali, economiche, storiche e situazionali); - il ruolo della vittima, come nei reati intrafamiliari e in quelli passionali, rappresenta un aspetto che non può essere collocato sullo sfondo della storia in cui uno o più personaggi interagiscono tra di loro fino al tragico esito della stessa. Il discorso criminologico e medico-legale va ovviamente in ben altra direzione se autore di siffatti reati è un malato di mente, quasi esclusivamente schizofrenico paranoide o psicotico delirante. Ma gesti di tal genere in uno psicotico sono eventi unici o rarissimi. DELITTI SESSUALI È personale opinione che, allo stato delle ricerche, la nozione di serial killer funga da grande contenitore di comportamenti criminali a sfondo sadico e a varia espressione fenomenologica; da ombrello sotto il quale si collocano soggetti portatori di problemi psicologici e psicopatologici i più diversi per qualità e gravità. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: tema comune a tutti questi personaggi e il vuoto esistenziale in loro presente, la loro disperata solitudine e profonda tristezza, fittiziamente colmati dalle uccisioni in serie. Essi vivono con la morte e per la morte; dandola ad altri, hanno l’impressione - a livello inconscio - di poter trionfare su di essa e di esorcizzarne il potere. Il loro passare all’atto rappresenta inoltre, una difesa di tipo ipomaniacale dalla depressione. Torturando, profanando, uccidendo, essi dicono di provare un piacere profondo, legato non tanto a quello sessuale, bensì al senso di potere, di dominio, di umiliazione della vittima, non più considerata come «persona» con cui potersi mettere in relazione, ma degradata a «cosa» da usare e poi distruggere. DELITTI SESSUALI Gli autori E possibile elencare le componenti del comportamento perverso come segue: 1. Il ricorso alla crudeltà (con una progressione di violenza distruttiva e perversa) è il primo elemento che, esaurito l’approccio per lo meno neutrale, per lo più seduttivo, li distingue nella loro sequenza perversa. Gli atti di sadismo, fino all’omicidio, non assumono per loro il ruolo che per gli altri hanno le normali relazioni sessuali, bensì quello di saziare il loro distorto bisogno di potenza, che si esprime anche, ma non solo, come soddisfacimento erotico. Rispetto alle persone “normali”, profondamente modificate sono le modalità comportamentali e i mezzi utilizzati per raggiungere lo scopo. 2. La pianificazione è il secondo elemento che li distingue. Da un certo momento in poi la loro vita sessuale diventa possibile solo più in funzione del metodo trovato per soddisfarsi meglio (l’esercitare la violenza distruttiva) e della possibilità di reperire un tipo particolare di vittima (la persona debole, povera, degradata, emarginata). DELITTI SESSUALI 3. La coazione a ripetere è il terzo elemento che li spinge a ripetere l’atto, a lungo fantasticato, in maniera imperativa ed inevitabile: almeno, ciò è quanto essi sostengono. In realtà, l’analisi del loro comportamento criminale e del Ioro “stile di vita” contraddice chiaramente che essi siano degli impulsivi e conferma la loro violenza fredda, crudele e strumentale, priva di più o meno intensa attivazione e partecipazione emotiva. L'atto impulsivo o impulso è un gesto o un‘attivazione improvvisa che non comporta un’alterazione dello stato di coscienza del soggetto; è vissuto come impossibilità di controllo da parte della volontà e si accompagna a uno stato emotivo alterato, se non patologico. Il loro deficit di controllo comportamentale è invece presente sotto forma di collera fredda controllata ed estremamente distruttiva, che si manifesta durante l’agito: espressione disinibita di pulsioni e fantasie sessuali, di desiderio di potere e di controllo, di percezione della vittima come oggetto di piacere sadico e di immediata gratificazione. DELITTI SESSUALI 4. La quarta componente delle loro condotte perverse è costituita dalle fantasie sadiche. Prima ancora che nella realtà, l’oggetto del desiderio viene a lungo fantasticato nel loro immaginario con questa funzione (soddisfare le fantasie sadiche). In loro l’atto sadico è a lungo preparato e fantasticato. 5. La quinta componente del loro sadismo perverso è rappresentata dal bisogno di risarcimento. Molti di loro esplicitamente spiegano di aver sperimentato un gran senso di potere nei delitti commessi e di essersi in qualche modo vendicati di torti e frustrazioni subite (nella realtà o nella loro patologia) da parte di figure di riferimento significative. 6. Controllo iperplastico della realtà. Durante l’attività predatoria e la distruzione deIl'oggetto, essi sono molto attenti e sorvegliati, imprevedibili negli scopi del loro tessere la tela e nella loro successione distruttiva, come il gatto con il topi, il ragno con la mosca. 7. Io integro e unitario. Genesi (progettazione) e dinamica (esecuzione) del comportamento criminale indicano che nello svolgimento complessivo e nel reso retrospettivo dello stesso il soggetto ha conservato e conserva, indenni, le arree funzionali del suo Io preposte alla progettazione e all’esecuzione dello stesso (funzioni percettivo-memorizzative, organizzative, previsionali, decisionali ed esecutive. DELITTI SESSUALI La costellazione familiare. Anch se non esistono caratteristiche che connotino in maniera specifica le famiglie dei serial killer, molti di loro provengono da un ambiente familiare problematico e svantaggiato. In letteratura si insiste sul fatto che nella loro storia di vita si ripropone un tema ricorrente: quello del maltrattante che è stato maltrattato; del violentatore che è stato violentato: dato, questo, a mio avviso poco significativo e certamente non specifico. Piuttosto nessuno di loro parla di relazioni calde, felici e serene in famiglia, nella scuola, con i coetanei e sul lavoro. Per molti di loro ha svolto un ruolo importante il fatto di aver associato, casualmente e malauguratamente, in un periodo della loro vita (perlopiù prepubere o pubere), l’esercizio della violenza a un diffuso piacere sessuale e viceversa; e su questa associazione il loro funzionamento comportamentale si è fissato, come bloccato su di un fotogramma che ha fermato in quella modalità di gratificazione le altre manifestazioni del loro eros. Da allora in avanti esso viene soddisfatto attraverso modalità perverse e crudeli che il soggetto si ripropone alla ricerca di questa forma e di questa modalità regredita di appagamento. DELITTI SESSUALI La vita sociale Tutti conducono una vita isolata, di solitudine, formalmente molto corretta; non hanno amici, non legano con nessuno. Il loro isolamento e il loro profondo distacco dall’umanità è un aspetto della loro personalità sadica. Netto è il contrasto tra la vita pubblica, convenzionale e quella segreta, privata, ricchissima di fantasie sadiche e perverse, con progressiva immersione pressoché totale in quest’ultima. In loro esiste dunque una vuota, fredda e triste solitudine. Spesso si tratta di persone che hanno condotto una vita infelice, solitaria, schiva, ma che la gente ha percepito solo come riservate, affabili o miti. DELITTI SESSUALI Precedenti penali I precedenti penali sono costituiti da reati (furti, incendi, aggressioni sessuali) in cui è presente una finalità vendicativa e punitiva la società e gli altri di cui si dicono vittime (detti precedenti in Verzeni, Kurten, Giudice, Chikatilo e Dahmer) o il semplice soddisfacimento di bisogni elementari e immediati. Precedenti psichiatrici Non risultano precedenti pichiitrici degni di rilievo, a parte rari casi di soggetti seguiti da specialisti per qualche tempo nel periodo della loro infanzia e adolescenza. DELITTI SESSUALI La Personalità Appare superficialmente piacevole, accattivante, convenzionale, socievole; in realta, è fredda, cinica, egocentrica, incapace di empatia, manipolatrice, solitaria e isolata (elevato distacco emotivo e sociale). Insincerità, mendacio, assenza di rimorso e di colpa, insensibilità, egosintonismo, alloplasticità sono tutti elementi in loro presenti (tranne i pochissimi casi patologici). In altre parole, in loro sono presenti molti tratti tipici della personalità psicopatica, secondo la tradizionale e nota accezione della stessa. DELITTI SESSUALI Da un punto di vista del loro funzionamento 1. Assenza di: sintomi positivi, compromissione esame di realtà, disturbi gravi dell’affettività, comportamenti disorganizzati o bizzarri. 2. Funzionamento narcisistico-paranoideo maligno, l’aggressività è separata dalle componenti affettive, emotività e cognitività sono gravemente scisse tra di loro (capiscono ma non comprendono); l’incontro con l’Altro è impersonale, adialogico, “cosificato” e “cosificante”. 3. Bisogno di rinforzi narcisistici al fine di superare la posizione depressiva -> manipolazione della realtà e degli altri (difesa ipomaniacale). Odio secondario (ricerca di vendetta e risarcimento) espresso attraverso il possesso delI’“oggetto esterno”, verso cui non si prova alcuna empatia. 4. Ricorso a meccanismi distruttivi al fine di esigere riparazione ai radicati vissuti di vuoto, insignificanza, rabbia e invidia. DELITTI SESSUALI 5. L’organizzazione della loro personalità si è arrestata ad una modalità di relazione parziale con l’oggetto e non è più evoluta (relazione perversa o pregenitale o scissionale). Di conseguenza, si è bloccata a una fase dello sviluppo in cui il sadismo orale e quello anale (mordere, lacerare, controllare, coercire) rappresentano la fondamentale fonte di piacere e di manifestazione comportamentale (rubare, distruggere, uccidere animali, maltrattare, ecc.). 6. Quando, in occasione di un’esperienza casuale, crudele e violenta, ma per loro molto appagante, avvenuta in anni successivi, il soddisfacimento sessuale si ega alla sofferenza inferta, il loro funzionamento sadico-perverso proprio della personalità psicopatica si arricchisce con il binomio “piacere sessualeviolenza”, che si fissa come forma di apprendimento e si struttura sotto forma di comportamento non più modificabile e non più rinunciabile. DELITTI SESSUALI 7 L'aggressione che associa potenza distruttiva (torturare e uccidere un essere indifeso o comunque reso più debole) e piacere erotico in soggetti già isolati e sganciati dal “sociale”, funziona come forte sostituto di una vita priva di altri piaceri (la scuola, il lavoro, le amicizie, gli affetti in generale). Gli Altri, che non esistono come persone, esistono però come oggetti, come cose che possono rappresentare, significare quella parte o quelle parti dalle quali è posssibile trarre la soddisfazione perversa e distruttiva già altre volte sperimentata. DELITTI SESSUALI Le loro vittime Quasi sempre si tratta di vittime sconosciute, incontrate casualmente; se conoscenza c’è stata, essa ha caratteristiche di superficialità, fugacità, estemporaneità. La scelta cade sempre su persone “vulnerabili”, o “deboli” o “emarginate”, per lo più di giovane età: facili da manipolare e da controllare, dunque. Non è escluso che si possa trattare di donne “materne”, cioè di donne che hanno un enorme bisogno di aiutare e prendersi cura degli altri oppure di donne problematiche che provano una “attrazione fatale” per questi soggetti. L'identità sessuale della vittima ha un’importanza relativa e variabile da omicida a omicida, nel senso che non ha importanza la scelta dell’oggetto, spesso indifferenziato: animali, bambine, donne, giovani, vecchie, uomini vengono usati come oggetti parziali intercambiabili (perversione polimorfa). DELITTI SESSUALI L’incontro vittima-carnefice L’incontro tra l’aggressore e la sua vittima è lucidamente e freddamente finalizzato a evitare nella vittima sentimenti di sfiducia, di paura, di sospetto, se non addirittura di creare un clima di confidenzialità e di intimità. Nessuno di loro stabilisce rapporti significativi con le future vittime, anche se con alcune un qualche tipo di frequentazione opportunista c’era pur stato. Immediatamente prima dell’aggressione, viene cercato il contatto con la vittima, con rapido e drammatico mutamento degli atteggiamenti fino a poco prima tenuti. DELITTI SESSUALI I luoghi delle aggressioni Il luogo dell’aggressione è selezionato in maniera attenta, lontano da sguardi indiscreti; il “campo” dell’azione viene oculatamente scelto e il luogo è tenuto sotto attento controllo, anche se si tratta di ambiente esterno all’abitazione propria (o altra privata dimora) o della vittima. L’omicida seriale (a parte i casi francamente psichiatrici che seguono disordinati ed imprevedibili percorsi psicotici), sceglie la vittima e il luogo dell’aggressione, pianifica e controlla i preliminari. DELITTI SESSUALI Le modalità omicidiarie Strangolamento, strozzamento, utilizzazione di armi bianche sono i mezzi di più frequente ricorso per infliggere sofferenze e dare la morte. La forza lesiva è soprattutto esercitata sulle regioni cardiaca, del collo, del capo; meno su quella addominale e genitale. Il trattamento del corpo suppliziato La vittima viene in qualche modo occultata (nascosta, sepolta, gettala in acqua, depezzata, carbonizzata o altrimenti distrutta). Se non è fatta “sparire", è abbandonata nella posizione dell’abuso o di altri atti di sadismo. Da ciò si può dedurre che l’autore è ben lungi dal provare sentimenti di pietà e di compassione per le vittime, e manifesta attraverso questi comportamenti di disprezzo, denigraione e degradazione dell’Altro da persona a cosa. DELITTI SESSUALI In genere l’autore, è attenlo a non lasciare tracce sul luogo del delitto che possano condurre ad una sua identificazione. Quando ciò avviene, è perché ha raggiunto un tale livello di sicurezza e di impunità da divenire temerario, fino a sfidare apertamente i sistemi di controllo, Nella più parte dei casi il modus operandi del seriale è efficace. In genere passa molto tempo prima del suo arresto e non accade mai che venga fermato dopo una sua prima ed unica vittima. DELITTI SESSUALI La distruttività esercitata più frequentemente nei confronti di un essere debole e indifeso e il piacere erotico raggiunto senza troppi investimenti emotivi ha il loro funzionato come forte sostituto di una vita priva di altri piaceri (lo studio, il lavoro, le amicizie, gli affetti in generale). Crudeltà, pianificazione, compulsione, tipo e simbolizzazione della vìtttima (privilegiare e conservare parti della stessa od oggetti appartenuti alla stessa) sono importanti elementi che connotano le loro aggressioni. La sessualità e violenza sono in loro al servizio della pulsione di morte e della componente distruttiva che esiste in ogni persona, ma che in questi soggetli ha trionfato sull’amore per la vita e sul rispetto per gli altri. DELITTI SESSUALI Da un certo punto in avanti vivono solo più per la morte e con la morte. È comi se esistessero solo più attraverso la morte degli altri; da essa traggono quel senso di onnipotenza fittizia che ripetutamente cercano senza provare dissintonia alcuna o sensi di colpa e che, paradossalmente, è per loro fonte momentanea di vita, di calore, di rassicurazione, di serenità, di assenza di conflitti e di confronti inferiorizzanti (difesa ipomaniacale dall’angoscia di morte). Al contempo, nel fare il male, essi si fanno del male, cristallizzati in una esperienza di relazione parziale con l’altro “oggetto”. Anche se dicono di provare un momentaneo senso di calore nel contatto con la vittima, ciò avviene solo attraverso un corpo impotente o morto o addirittura solo con parti di esso, costituendo questa l’unica modalità attraverso la quale non sperimentano la paura di essere “confusi” con l’Altro o sopraffatti dall’Altro. E su tutto ciò essi non esercitano alcuna critica o riflessione. DELITTI SESSUALI Di volta in volta o nello stesso tempo essi sono, si dicono e appaiono ubriachi di piacere, compiaciuti, sprezzanti, rassegnati, apatici, soccombenti, disperati. Sadismo e masochismo, pertanto, sembrano in essi coesistere; mentre uccidono, si uccidono; nel momento stesso in cui spengono la vita, cercano il contatto con la stessa; nel momento stesso in cui distruggono, distruggono in se stessi ogni possibilità di riscatto e di redenzione. Colpisce il fatto che nel loro dire non si colga mai la drammaticità che ci si aspetterebbe da chi racconta tante nefandezze. È che nel raccontare quello che vogliono, essi si autoingannano mantenendo e presentando un’immagine inautentica e fittizia del loro “essere nel mondo”. Certamente è difficile penetrare la loro maschera di normalità. Essi sono particolarmente bravi nel mettere efficacemente in scena il “loro” spettacolo. Noi non veniamo ingannati da ciò che dicono, ma dal modo in cui lo dicono e dai tasti emotivi che sanno premere in noi nel momento in cui lo dicono. DELITTI SESSUALI Un complesso di fattori individuali, familiari, ambientali e sociali interviene nella genesi e nella dinamica di siffatti comportamenti, per cui è impossibile e sarebbe scorretto e infondato scientificamente cercare la «causa» dei loro orrendi misfatti. Dobbiamo accontentarci di seguire il loro divenire, senza prefiggerci l’obiettivo di conoscere il «perché», ma semplicemente di comprendere il «come». Non sappiamo quanta libertà essi esercitino nel loro comportamento delinquenziale, come non sappiamo quanta libertà eserciti ognuno di noi nelle proprie operazioni quotidiane. Però l’osservazione clinica e comportamentale ci insegna che la più parte di queste persone sono in grado di tenere la propria aggressività sotto controllo, di inibirla, di differire le pulsioni violente e indirizzarle eventualmente su altri «oggetti» in caso di pericolo. Tutto ciò prende nome di autonomia di cognizione, di organizzazione, di progettazione, di previsione, di decisione e di esecuzione, per cui i i loro agiti (= impulsi) sono tutt’altro che irresistibili. DELITTI SESSUALI Esistono anche dei casi (pochi in verità) in cui il delitto sessuale è non organizzato e non pianificato; si manifesta in persone portatrici di Disturbi gravi di personalità e di Disturbi psicotici; il comportamento criminale presenta evidenti note di disorganizzazione. In questi casi, ovviamente, la valutazione psichiatrico- forense andrà in ben altra direzione. Nessuna riserva circa il fatto che questi soggetti possano essere ritenute persone mentalmente disturbate, ma i loro più o meno complessi e articolati disturbi di personalità, documentati dalla loro storia di vita e dalle risultanze delle indagini peritali, alla luce delle modalità che hanno preceduto, accompagnato e seguito i loro delitti, non si sono manifestati in maniera qualitativamente o quantitativamente sufficiente per conferire “significato di infermità” ai reati commessi. Infatti essi sono sufficientemente consapevoli di ciò che fanno e del significato dei loro agiti e sono stati in grado di organizzare, evitare o differire i loro progetti distruttivi, come ben dimostrato dall’analisi controfattuale. DELITTI SESSUALI In altre parole, pur non negando, al limite, la serietà del disturbo di cui sono portatori (e sulla cui collocazione nosografica periti e consulenti fondano un loro discutibile e precario sapere), risulta evidente che genesi (progettazione) e dinamica (esecuzione) del loro comportamento criminale indicano che nello svolgimento complessivo e nel resoconto retrospettivo dello stesso essi hanno conservato e conservano, indenni, le aree funzionali del loro Io preposte alla comprensione del significato dei loro atti e delle conseguenze degli stessi (funzioni percettivo-memorizzative, organizzative, previsionali, decisionali ed esecutive). Dal punto di vista delle loro vittime occorre tenere ben presente che: DELITTI SESSUALI nessuna specificità clinica e comportamentale distingue l’omicida seriale dalla condotta sadica perversa egosintonica (molto più frequente), tranne che sia eccezionalmente presente un disturbo grave di personalità o un disturbo psicotico o un comportamento altamente disorganizzato; questi soggetti stanno in mezzo a noi e nulla ci consente di distingurli dai cosiddetti “normali” (del genere: narcisisti egosintonici, insinceri, manipolatori anaffettivi e, al contempo, accattivanti, seduttivi, piacevoli, convenzionali e socievoli); stare molto attenti alle loro capacità seduttive e manipolatorie, evitare ogni approfondimento di incontro ed eventualmente facendo intervenire le persone; evitare di restare intrappolati come mosche nella tela che essi con esitrema abilità sanno tessere, non lesinando fin dal primo incontro gratificazioni, rinforzi narcisistici, dichiarazioni e atteggiamenti elogiativi; diffidare dall’incontro casuale con una persona che poco o nulla ci informa della sua vita, delle sue amicizie, dei suoi interessi, del suo lavoro, ma che si limiti a chiedere, magari presentando credenziali impeccabili; non mettersi in contesti a rischio (locali e ritrovi sociali, località turistiche isolate) o comunque essere ben consapevoli che in certi contesti il rischio che si corre è più elevato che in altri; DELITTI SESSUALI diffidare accuratamente e recisamente da persone che si presentano come troppo sicure, brillanti, intraprendenti e assertive; meglio parlare che tacere, tenendo per sé sospetti e angosce, nell’inutile speranza di farcela da soli per poi essere intrappolati nella tela del ragno; non interrogarsi sulle proprie responsabilità, colpevolizzandosi, ma agite cercando un aiuto, al limite rivolgendosi alle forze dell’ordine; non tentare di mettersi nei panni del terapeuta: si finisce solo di essere ancora più vittimizzati; conoscere i propri punti deboli e ammetterli con lucida spietatezza; DELITTI SESSUALI non illudersi di poter vincere nello scontro con siffatti soggetti: nessuna strategia è utile, se non casualmente; non sentirsi soli e non costruirsi una gabbia di solitudine che aumenta la sofferenza e non aiuta a risolvere il problema; non illudersi di poter tirare fuori dei guai un aggressore sessuale (l’esternazione della propria infelicità è un’arma spesso utilizzata), perché si ottiene solo l’effetto opposto; il detto: “io ti salverò” costituisce meta illusoria di certi terapeuti non adeguatamente formati e non esperti in questo particolare settore e non un’esigenza dell’aggressore sessuale (se non in casi eccezionali): il minor danno allora è quello di proteggere le potenziali o reali vittime attraverso interventi di fermo controllo e di neutralizzazione. DELITTI SESSUALI Pedofilia, incesto e violenza sessuale Con il termine «violenza sessuale» spesso vengono indicati anche l’incesto e la pedofilia come se si trattasse di comportamenti identici o comunque assimilabili. Per incesto o, meglio, relazione incestuosa giuridicamente si intende una storia sessuale tra padre e figlia o fratello e sorella o con altri affini, dalla quale deriva «pubblico scandalo» e nel contesto della quale non ricorrono le condizioni necessarie par parlare di violenza sessuale e cioè: violenza, minaccia, abuso di autorità,inganno, inferiorità psichica o fisica o di età (mano di sedici anni). Ad esempio, il congiungimento sessuale tra un padre e una figlia infrasedicenne è sempre violenza sessuale (art. 609-bis c.p.) perché per legge il consenso di questa vittima non è valido. DELITTI SESSUALI Se, invece, i rapporti sessuali si instaurano tra un padre e una figlia che ha già compiuto il sedicesimo anno di età e ne deriva pubblico scandalo si parla di incesto (art. 64 c.p.), posto che la vittima in età compresa tra i sedici e i diciotto anni abbia dato un consenso valido: diversamente si ricade nella fattispecie di cui all’art. 609-bis c.p. La pedofilia individua un disturbo della preferenza sessuale avente per oggetto bambini in età prepuberale: giuridicamente tutti questi comportamenti rientrano nell’ambito della violenza sessuale, dal momento che il consenso di un infraquattordicenne per legge non è valido. DELITTI SESSUALI Clinicamente, però, essi di volta in volta assumono significati psicologici e/o shicopatologici diversi, a seconda delle caratteristiche cliniche del soggetto autore del reato. In particolare: nel grande e indeterminato contenitore della pedofilia continuano ad essere incluse varie condotte e manifestazioni della pedofilia, che può esprimersi come: - forma di attrazione sublimata verso i bambini (da parte di educatori e insegnanti in specie); - attività propriamente sessuale avente per oggetto soggetti prepuberi (la pederastia che va dalla violenza sessuale fino all’omicidio); - espressione di esibizionismo, voyeurismo o seduzione fini a se stessi; - sintomo di disturbi psicologici o psicopatologici variamente connotati; - manifestazione di atteggiamenti legittimati da determinati valori sottoculturali; DELITTI SESSUALI Manifestazioni di atteggiamenti collaudati in contesti socioambientali specifici (isolamento, deprivazione ambientali, condizioni di promiscuità ed altro); - Espressione di aspetti di una determinata cultura in un paerticolare momento storico (gli esempi dell’antica Grecia insegnano). Esistono poi una congerie di teorie che vedono nella pedofilia: - Una costruzione sociale; - Un’espressione di apprendimento sessuale; - Una distorsione cognitiva; - Il frutto di un’anomalia biologica e così via. - DELITTI SESSUALI Di fronte a tale confusione tanto varrebbe eliminare questo termine dal vocabolario tecnico, giusridico, sociale e culturale e parlare più semplicemente di aggressioni sessuali contro i minori. Per quanto si riferisce alle caratteristiche di personalità del pedofilo, in alcune ricerche, rare per altro, sono state sottolineate come signidficative le seguenti: a. Immaturità Affettiva, caratterizzata da scarsa efficienza e rapida esauribilità dei freni inibitori di fronte all’imminenza e all’urgenza degli impulsi sessuali, affettività più egocentrica che adattiva, funzioni affettive coartate e nello stesso tempo labili. Bassa tolleranza alle frustrazioni, ipersensibilità alle critiche. DELITTI SESSUALI b. Identificazione Deficitaria: mancato riconoscimento delle proprie componenti sessuali; il processo di identificazione, connesso alla ricerca di identità che va dalla dipendenza alla autonomia affettiva e sociale, appare non sufficientemente adeguato e non armonico rispetto alla realtà. Il legame oggettuale primario appare patologico ed espresso attraverso l’indifferenziazione e l’idealizzazione dell’oggetto indifferenziato. c. Relazioni Interpersonali Inadeguate: la deficitaria identificazione, la mancanza quindi di un modello chiaro di comportamento, fanno si che questi soggetti stabiliscano e mantengano rapporti confusivi e indifferenziati. DELITTI SESSUALI Questi, come altri tratti segnalati in letteratura, non sono significativi, e perchè troppo generici e aspecifici e perché non tutti i pedofili li presentano e perche essi possono essere presenti anche in soggetti che mai hanno praticato la pedolila. Inoltre molti pedofili hanno una loro sessualità adulta eterosessuale, che maschera la loro perversione, per cui è come se viaggiassero su due binari distinti e paralleli. In tutti i pedofili sono però presenti, a livello più o meno consapevole, ostilità, spirito di vendetta, desiderio di fare del male, di danneggiare, di trionfare su di un oggetto disumanizzato. DELITTI SESSUALI A seconda delle modalità attraverso le quali l’organizzazione caratteriale o propriamente perversa si manifesta, si distinguono una -pedofilia benigna —> formazione reattiva contro impulsi ostili e distruttivi nel confronti dei bambini. Il soggetto è attento ai bisogni del bambino, cerca di ottenerne l’affetto, l’interesse e la fedeltà, e desidera che la sua attività sessuale non venga rivelata ad altri; e una pedofilia maligna —» espressione diretta di distruttività attraverso attività erotiche parziali esercitate unitamente ad altre forme di violenza. I comportamenti sono volti a umiliare e produrre sofferenza nel bambino per trarre soddisfacimento. DELITTI SESSUALI Il pedofilo manifesta indifferenza, se non compiacimento, verso la rivelazione delle condotte sadiche. Nella pedofilia benigna si è di fronte a comportamenti sessuali volti ad ottenere gratificazione che non implichi il ricorso diretto alla violenza. Il soggetto è attento ai bisogni del bambino, cerca di ottenerne l’affetto, l’interesse e la fedeltà, e desidera che la sua attività sessuale non venga rivelata ad altri. Nella pedofilia maligna si assiste ad una parziali esercitate unitamente ad altre forme di violenza. I comportamenti sono volti a umiliare e produrre sofferenza nel bambino per trarre soddisfacimento. Il pedofilo manifesta indifferenza, se non compiacimento, ¥*»l*n la rivelazione delle condotte sadiche. DELITTI SESSUALI L’ndagine clinico-peritale Tenendo presenti tutti gli aspetti clinici finora esaminati, per conferire significato di disfunzione o di deviazione ai disturbi sessuali quantitativi o qualitativi comunque classificati, occorre rispettare la seguente metodologia: 1. procedere a una analisi che consenta un inquadramento clinico del comportamento oggetto di indagine e una successiva analisi strutturale individuale. In tal modo si possono operare tre distinzioni strutturali (e funzionali): condotta tollerata dall’Io ed egosintonica = perversione vera e propria (organizzazione perversa); condotta mal tollerata dall’Io ed egodistonica = perversione nevrotica o disfunzione (organizzazione nevrotica); DELITTI SESSUALI condotta patologica = disturbo psicotico (organizzazione psicotica). 2. esaminare il tipo di struttura e di funzionamento individuale; 3. contestualizzare il comportamento oggetto di indagine; 4. distinguere tra comportamento «organizzato» e «disorganizzato» In particolare, una adeguata interpretazione dei delitti sessuali commessi nelI’ambito della famiglia implica sempre un’analisi clinica non solo circoscritta alI’autore, ma allargata anche alla «vittima» e a tutto il gruppo familiare, onde ridivenire a quell’integrazione di dati psicologici, psicopatologici, socioambientali e culturali, indispensabile non solo ad una corretta conoscenza del fenomeno, ma anche e soprattutto per formulare ipotesi di intervento. DELITTI SESSUALI In linea di massima non si può attribuire importanza esclusiva alle caratteristiche psicologiche o eventualmente psicopatologiche dell’autore o della vittima, né sottolineare la rilevanza assoluta di determinati fattori socio-ambientali. E’ infatti esperienza comune del criminologo e dello psichiatra forense il fatto che, sia sotto il profilo criminogenetico che criminodinamico, fattori socioculturali e psicologico-individuali sono relativamente intercambiabili. Nei reati contro la libertà sessuale in genere, quindi, è importante procedere a uno studio transazionale e a un esame comparativo: in altre parole, non importa solo studiare l’autore o la vittima, ma anche la «transazione» creatasi tra i due, intesa come campo di interazione della diade (come, dove, quando, perchè, a qual fine, con quali antecedenti; capacità di previsione di quali comportamenti; valutazione delle conseguenze) e soprattutto indagare sull’atteggiamento assunto dall’autore nei confronti della vittima di reato e sui di lei controatteggiamenti in mo do da poter valutare nella maniera più corretta e completa possibile i rapporti ed i ruoli reciproci da ciascuna delle parti assunti in riferimento alla specifica situazione in esame (analisi transazionale e situazionale). DELITTI SESSUALI La valutazione psichiatrico-forense Le conoscenze psicologiche e psicopatologiche, cui si è fatto rapido cenno indubbiamente hanno arricchito il bagaglio interpetrativo delle perversioni sessuali; poco o nulla però di sostanziale hanno offerto alla soluzione del mandato psichiatrico-forense, quando dette condotte si costituiscono in reati. La qual cosa non significa che ogni sforzo interpretativo vada aprioristicamente rifiutato ed evitato; tutt’altro. Si vuole solo ricordare ancora una volta che la «comprensione» e l’interpretazione non riconoscono rapporti obbligati e consequenziali con la soluzione del problema peritale primario e fondamentale: quello cioè dell’attribuzione o meno di «valore di malattia» al delitto su cui verte l’indagine psicopatologica disposta dal Magistrato ed affidata al perito psichiatra. DELITTI SESSUALI Il problema della prognosi e del trattamento dei delinquenti sessuali In una valutazione prognostica riferita ai comportamenti perversi non sintomatici di funzionamenti mentali inficianti l’atto (nesso di causalità), occorre tener conto del fatto che quasi tutti questi soggetti sono strutturati come sadici egosintonici il cui comportamento criminale è andato incontro a numerosi collaudi esistenziali positivi e si è strutturato come tale, sia pur con le carenze del funzionamento cognitivo e affettivo-relazionale esaminate; essi non pensano di avere problemi psicologici ed emotivi; è per loro (quasi) impossibile individuare ragioni per modificare il proprio comportamento e conformarsi a criteri sociali ed etici che non condividono e non comprendono, se non per le conseguenze retributive giudiziarie.