Delitti sessuali

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DELITTI SESSUALI
 Il reato c.d. sessuale è un reato volto direttamente contro la
persona, sulla quale l’agito si esprime anche, ma non
principalmente,
nella
profanazione
sessuale
e
può
accompagnarsi a diverse altre forme di violenza, verbale o
fisica.
 Nel codice penale attualmente in vigore, con 1. 15.2.1996, n. 66
(G. U. n. 42 del 20.2.1996) sono state introdotte importanti
modifiche di cui si parlerà oltre. Si può ora dire che finalmente i
delitti contro la libertà sessuale sono diventati delitti contro la
libertà personale.
 E così caduto il pregiudizio di una sessualità da tutelare come
oggetto privilegiato ed autonomo, come qualche cosa di distinto,
di separabile e di isolabile dalla relazione interpersonale.
DELITTI SESSUALI
 Invece è solo nell’ambito e nell’ottica di essa che può trovare
una sua pertinenza e logica collocazione il reato sessuale,
espressione sempre di un modo di considerare «cosa» e
«oggetto d’uso e di possesso» la vittima, alla e dalla quale - per
ragioni psicologiche, culturali, contingenti, sociali, economiche si crede o ci si convince di poter chiedere e pretendere tutto: in
primis, di rinunciare o di non rivendicare o di non scoprire la
propria dignità di persona.
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 Veniamo al tema delle perversioni e delle disfunzioni sessuali e
proviamo ad affrontarlo da un punto di vista eminentemente
clinico, proponendo alla riflessione e alla discussione alcune
considerazioni:
 quando
si affronta questo complesso capitolo del
comportamento umano, si affrontano temi più o meno comuni a
tutte le culture e a tutti i tempi;
 Si parla di fatti che solo parzialmente conosciamo, essendo la
reale loro incidenza coperta e mascherata dalla c.d. «cifra nera»
e ampiamente subordinata all’efficienza delle agenzie di
controllo e all’efficacia dei programmi di repressione e di
monitorizzazione del fenomeno; le recenti notizie sulla pedofilia
sono quanto mai eloquenti al riguardo;
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 la loro visualizzazione differenziale è strettamente vincolata ai
costumi e al contesto socio-culturale in cui si calano le singole
tematiche; l’incesto era consentito nelle dinastie faraoniche; i
Greci praticavano l’omosessualità alla luce del sole, le
popolazioni della Nuova Guinea non conoscono perversioni; la
fellatio omosessuale viene considerata «normale» presso i
Sambia (tribù brasiliana) e «perversaI» presso la maggior parte
degli Americani;
 quasi sempre si assiste ad una cattiva, faziosa, parziale, pilotata
informazione, piuttosto che un semplice resoconto di fatti, per
cui quasi mai questi fenomeni sono descritti in maniera obiettiva
e realistica, per quanto è possibile essere professionalmente
«neutrali» nel riferire su episodi o storie intrise di crudeltà e
violenza;
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- i termini cui si fa ricorso sono armi a doppio taglio, nel senso
che possono essere utilizzati come concetti clinici o nascondere
discorsi clinici; essi però implicano anche valutazioni morali o
connotazioni stigmatizzanti: valga per tutti l’esempio del termine
perversione, attualmente rinominata con il termine molto più
elegante di parafilia, che però nulla toglie al significato originario
della parola;
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-
senso e significato di tale discorrere debbono essere ricercati anche
nelle caratteristiche del contesto sociale in cui si colloca il dibattito:
contesto in cui vanno sempre più emergendo «relazioni parziali»
anziché «relazioni totali» e in cui il perverso meccanismo della
scissione è continuamente posto in essere. Di conseguenza, la netta
prevalenza di esperienze di vita scissionali e discordanti (e tali sono
anche le parafilie) è conseguente alla sempre minore possibilità di
disporre ili istituzioni e di assetti psichicamente coesivi e riparatori. In
altre parole, la società in cui viviamo è una società fortemente intrisa di
violenza e di sadismo, in cui la fondamentale fonte di piacere è far
trionfare la legge del più forte (= del più prepotente). In questo contesto
il fenomeno della disarmonia psico-sessuale in senso ampio intesa non
rappresenta altro che una delle tante testimonianze di una società in
cui è sempre più difficile configurarsi l’Altro per quello che è, piuttosto
che per quello che serve, a stabilire e mantenere rapporti di mutua
tenerezza e comprensione, piuttosto che di reciproca prevaricazione e
uso;
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- il contesto culturale in cui si incontrano il «femminile» e il «maschile »
(diversamente si pone il discorso quando si tratta di maschilemaschile e lei femminile- femminile) è andato incontro a profondi
rivolgimenti e radicali mutamenti che hanno trasformato in molte
parti del mondo occidentale c.d. civile il rapporto uomo donna da
subordinazione e accondiscendenza a progressiva presa di
scienza di un ruolo individuale e sociale non secondario bensì
paritario o addirittura preminente con conseguenti rivendicazioni,
aspirazioni e richieste da parte della donna che hanno indotto nel
maschio controatteggiamenti violenti e prevaricatori di protesta
variamente orientata. Simbolismi e concretismi della vagina e del
fallo con i loro rinnovati crociati e agitate vestali si contendono il
primato e
l’egemonia con alterne fortune, teorizzazioni e
performance intrisi di tecnicismi esasperati che nelle loro
predicazioni parziali o esclusive alimentano la perversione a tutto
scapito della relazione.
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 Fra i problemi di maggiore rilievo per il clinico che si trova a
dover affrontare questi comportamenti, senza alcuna pretesa di
fare discorsi di causa e di effetto, figurano l’aggressività
primitiva e la connessa questione del potere e del controllo
esercitati sugli oggetti, la disumanizzazione di sé e degli altri,
l’allontanamento e la mancata mentalizzazione di sentimenti
dolorosi, il ruolo della sessualità nel processo di formazione
dell’identità, la sessualizzazione perversa come difesa dal
rapporto intrattenuto dalla perversione con uno sviluppo
psichico funzionale e disarmonico.
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Problemi nosografici, interpretativi ed epistemologici
 In letteratura esiste una fondamentale difficoltà nell’inquadrare i
disturbi psicosessuali nell’ambito della nosografia psichiatrica,
pur ampiamente intesa.
 Una delle strade più seguite è stata quella di iscrivere la
psicopatologia sessuale nel grande capitolo delle psicopatie.
 Altri Autori l’hanno inclusa nell’ambito dei quadri psicogeni, per
sottolineare la componente «psicologica» contrapposta a quella
«organica». Si è cercato un che di conferire ai disturbi
psicosessuali connotazioni di «malattia», di «disturbi di origine
ormonale», di «anomalie istintuali», di «predisposizione», di
«condizioni degenerative». Riedizioni molto più recenti del
modello medico- biologico si trovano negli studi genetici e in
quelli endocrinologici
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Tipologia e nosografia delle disfunzioni e delle deviazioni sessuali
 Da un punto di vista etiopatogenetico e descrittivo, si
distinguono tre grandi gruppi di disturbi della funzione sessuale.
 Disturbi organici
Essi possono dipendere da assenze, mutilazioni o
malformazioni grossolane degli organi genitali; disturbi endocrini
o malattie vascolari; lesioni traumatiche, degenerative,
infiammatorie a carico del midollo spinale, in particolare a livello
della legione lombare, dell’epicono e del cono terminale;
assunzione di sostanze che deprimono il sistema nervoso
centrale, quali alcool, barbiturici, sedativi, ipnotici, intossicazioni
croniche e uso ripetuto di sostanze stupefacenti.
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Tutti questi disturbi assumono rilevanza solo nella misura in cui
si accompagnano a determinati problemi psicopatologici, cui
possa essere conferito «valore di malattia».
Disturbi legati a fattori psicologici
 Il riconoscere in tutti i disturbi sessuali l’esistenza di una
componente psicologica suggerisce di utilizzare per questa
categoria diagnostica il termine di disturbi psicosessuali. Su
questo gruppo è concentrato il massimo degli interessi sia del
criminologo, sia del giudice, dello psichiatra forense, e
dell’operatore psico-sociale, perché esso rappresenta
certamente l’insieme più consistente e più identificabile dei
problemi e crimini sessuali.
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Pur riaffermando la impossibilità (e, al limite, l’inutilità) di
giungere ad una soddisfacente classificazione in tale ambito, e
la illegittimità di ricavare da una qualsiasi forma di
«etichettatura» implicazioni di tipo psichiatrico o criminologico, è
possibile distinguere le disfunzioni sessuali in:
 disfunzioni sessuali quantitative, in cui la sensibilità erotica è
alterata in difetto o in eccesso, in presenza o in assenza della
relazione eterosessuale. Queste possono, a loro volta, essere
suddivise in:
 disfunzioni in difetto: anoressia sessuale; incapacità erettiva
(primaria e secondaria); eiaculazione precoce e ritardata;
frigidità; anorgasmia; dispareunia; vaginismo; anafrodisia e
anedonia sessuale;
 disfunzioni in eccesso: masturbazione compulsiva; priapismo;
ninfomania; eretomania
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Disfunzioni sessuali qualitative o perversioni propriamente dette,
consistenti in:
 deviazione o sostituzione nella scelta dell’oggetto o della
situazione erotica-,
 disturbi del l’identità sessuale-,
 deviazione dello scopo dell’atto sessuale.
Si possono così distinguere:
 deviazioni rispetto all’oggetto del piacere (anomalie di scelta
dell’oggetto sessuale); incesto, pedofilia, gerontofilia, necrofilia,
zoofilia, feticismo, vampirismo;
 deviazioni rispetto al soggetto che tiene il comportamento
(=disturbi dell'identità): omosessualità, travestitismo e
transessualismo;
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 deviazioni rispetto alle modalità di comportamento (anomalie
dello scopo o dell’atto per erotizzazione sostitutiva parziale):
voyerismo, stupro, attacchi sostitutivi (pizzicare, strusciarsi,
taglio dei capelli), coprofagia, esibizionismo, sadismo,
masochismo, coito anale; fellatio e cunnilinguo (questi ultimi tre
eterosessuali);
 deviazioni correlate ad altre condotte (perversioni incluse in
particolari condotte aggressive): piromania, truffa, cleptomania,
(o associate a condotte appetitive): tossicodipendentie ed
alcoolismo (o sostituzioni regressive del soddisfacimento
sessuale normale): anoressia e bulimia, certe condotte
escretorie.

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Disfunzioni sessuali e malattia mentale
Trattasi di comportamenti sessuali del primo e del secondo
gruppo (disfunzioni sessuali quantitative o qualitative) che
vengono osservate soprattutto:
 nella fase ipomaniacale della ciclotimia;
 tra le manifestazioni iniziali della schizofrenia e nel decorso
della stessa specie nella sua varietà ebefrenica;
 nelle psicosi organiche (tossiche e degenerative in specie);
 in alcune manifestazioni dell’epilessia;
 nelle insufficienze mentali.
 Lesioni cerebrali organiche (demenze, pseudo-demenze,
insufficienze mentali, alcoolismo, epilessia del lobo temporale) e
disturbi schizofrenici sono stali segnalati specialmente negli
esibizionisti.
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 Disfunzioni sessuali quantitative o qualitative possono assumere
o meno « valore di malattia», anche in relazione ai modelli
culturali e morali del perito, alle consuetudini e ai costumi di un
determinato contesto sociale e, in un certo momento storico,
alla risonanza e alla gravità del fatto, all’allarme e alla reazione
sociale suscitata. Non ha però senso cercare delle «verità» ed
accanirsi nel voler conferire alle stesse quei contenuti
«scientifici» ed «obiettivi» che mai hanno avuto e che mai
potranno avere.
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 Una descrizione del comportamento sessuale come semplice
espressione di «apprendimento» è stata sviluppata dal
comportamentismo: in un primo tempo questa prospettiva fu
proposta attraverso uno schematismo semplice e preciso,
recentemente integrato ed ammorbidito dalla psicologia
cognitivista.
 Secondo il comportamentismo di «prima maniera» ogni
condotta umana è frutto di apprendimento sia nei suoi aspetti
«normali», sia in quelli «disfunzionali» e «perversi». Non si parla
di inconscio; non esiste nevrosi o conflitto sotto il sintomo o il
comportamento. La dimensione introspettiva non ha rilevanza
alcuna. Il campo della ricerca è circoscritto all’osservazione;
quello dell’intervento all’applicazione di tecniche finalizzate a
ridurre e ad estinguere l’emissione di risposte non adeguate e
disfunzionali.
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 Il cognitivismo ha criticato il comportamentismo per non aver
preso in considorazione i processi cognitivi. Così pure serrate
critiche sono state formulate dalla psicologia comprensiva (che
rifiuta l’esclusivo ricorso al modello delle scienze naturali,
dell’osservazione neutrale e - al limite - sperimentale) e dalla
psicologia della forma (che rifiuta l’associazionismo e la
concezione meccanicistica dell’apprendimento) iw,i
 Anche le moderne classificazioni compilate dagli psichiatri
americani e da quelli europei e rispettivamente contenute nel
D.S.M. e nell’ICD10 non offrono indicazioni cliniche utili al clinico
che, insoddisfatto del semplicistico modello descrittivo, «voglia
affrontare il capitolo del comprendere».
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Le teorie psicodinamiche
Il mutamento radicale nel modo di affrontare il problema della
psicopatologia avvenne con la psicoanalisi. Troppo nota è la
teoria freudiana sulla sessualtà per essere qui riassunta. Basti
ricordare che Freud introdusse un modo rivoluzionario di
approccio allo studio della psiche, basato in un primo tempo
sulla ripartizione topica e poi strutturale della personalità e sulla
teoria della libido.
 Freud riteneva che nelle perversioni esistesse una netta
separazione tra l’istinto e l'oggetto e le definì in
contrapposizione (sia pur parziale) con le nevrosi. Nella visione
psicoanalitica classica le perversioni possono essere
considerate fissazioni o regressioni a forme di sessualità
infantile che persistono nella vita adulta. Il fattore decisivo che
impedisce il raggiungimento dell’orgasmo attraverso il rapporto
convenzionale sarebbe l’angoscia di castrazione.
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 Attività erotiche parziali, ambivalenti e polimorfe possono far
parte - sia pur in misura quanto mai variabile per intensità ed
accessibilità alla coscienza - di un rapporto sessuale «adulto» e
«normale». Questo, nell’ottica psicoanalitica, è tale non perché
vada esente da quelle, ma perché è finalisticamente orientato
all’affermazione del primato genitale nella relazione
eterosessuale.
 « Quando la perversione non si manifesta a fianco della vita
sessuale normale la persona evita in tutti gli incontri che ciò
accada e sostituisce il rapporto sessuale normale con attività
erotiche parziali, è solo in questo caso, in cui dominano elusività
e fissazione che noi siamo giustificati a considerare la
perversione come un sintomo patologico» (Freud, 1905).
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 Solo in questi casi, cioè, o perché lo sviluppo verso la genitalità
è stato bloccato (fissazione), o perché è refluito su espressioni
sessuali proprie di tappe precedenti, e quindi pre-genitali
(regressione), si assiste alla messa in atto di condotte sessuali
perverse, nell’ambito di una delle due forme psiconevrotiche da
Freud orìginanamente descritte (isterica od ossessiva) o di una
anomalia caratteriale (famose sono le pagine dedicate allo
studio dei rapporti esistenti tra fissazione alle fase sadico-anale
e carattere ossessivo) o della stessa paranoia (intesa come
rifiuto della propria omosessualità e proiezione di forti impulsi
aggressivi sull’altro, trasformato da oggetto «buono» ad oggetto
«cattivo» e persecutorio).
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La teoria delle relazioni oggettuali e la psicologia del Sé
 Quello che però manca nella teoria freudiana è la
considerazione dell’importanza della relazione, nel senso che
una visione meccanicistica della persona lega «normalità» e
«perversione» alla sola psicologia dell’individuo.
 Un approccio più integrato, invece, consente di scoprire che il
senso delle disfunzioni e delle deviazioni sessuali lo si trova nel
significato che viene conferito al rapporto con l’Altro: singolo
soggetto, quindi (interpsischismo contro intrapsichismo).
Pertanto è indispensabile introdurre altri parametri di lettura di
questi comportamenti.
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 In questo senso, Stoller definì la perversione come «una forma
erotica di odio o meglio dell'ostilità; del desiderio cioè di
danneggiare un oggetto.
L’eccitamento viene dalla
consapevolezza - conscia o inconscia - del fatto che solo
facendo del male, che si ha bisogno di fare del male, che si
vuole fare del male. Più precisamente, il male fatto è un atto di
umiliazione con il quale ci si vendica delle umiliazioni subite».
 Analogamente Kernberg che scrive: «la perversione è il
reclutamento dell’amore al servizio dell’aggressività, la
conseguenza del predominio dell’odio sull’amore».
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 Importante è, a questo proposito, quanto scritto da Bergeret che
afferma:
 « la violenza fondamentale (forma primitiva di aggressività)
precede l’aggressività, essa non comporta valenze distruttive,
essa esiste prima che si stabilisca una vera e propria relazione
oggettuale e costituisce manifestazione dell’istinto di
conservazione. È soltanto in una più tardiva fusione con la libido
che sopravvengono le funzioni distruttive di aggressività, di odio,
manifestate tipicamente nel sadismo e nel masochismo».
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 La parte di violenza fondamentale che non viene integrata nella
problematica edipica, in altre parole, non rimane inattiva; cerca
nuovi investimenti, attira su di sé frammenti di libido e si
trasforma in aggressività (= alleanza variabile tra violenza e
libido). Così nascono anche il sadismo e il masochismo (= parte
non integrata della violenza fondamentale). La violenza
fondamentale, secondo Bergeret non può essere confusa con
l’odio, né con l’aggressività, né essere assimilata alla pulsione di
morte. Si tratta di una semplice volontà di sopravvivere.
 Sotto questo profilo, la violenza fondamentale, intanto in quanto
volontà di sopravvivere, si esprime attraverso meccanismi orali
e incorporativi, ma non distruttivi. Il lattante, quando e se
succhia il seno della madre, trae vita dalla vita. Al di fuori di
questa situazione specifica legata a un ben determinato periodo
dell’esistenza di ognuno di noi, l’oralità è un meccanismo al
servizio non più della vita, bensì della morte (intesa in senso
figurato).
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 Alla radice di questa profonda trasformazione si troverebbe un
malfunziomimento delle relazioni oggettuali precoci madre-figlio,
con conseguenti problemi nell’identificazione e nella formazione
di rappresentazioni del Sé e dell’Oggetto da parte dell’Io e del
Super-Io. In colui (colei) che presenta nella relazione con l’altro
modalità funzionali perverse la figura primaria di riferimento
sarebbe stata (poco importa se nella realtà o nel vissuto) o
«troppo presente» o «sempre assente». Ne conseguirebbe che
il soggetto non è stato in grado di integrare in modo adeguato la
madre che nutre e la madre che frustra, la madre del piacere e
la madre del dolore. Continuerebbe, anche nella vita adulta, ad
avere bisogno del rapporto che non ha mai avuto e non ha mai
vissuto nella sua fisiologica e cronologica necessità: fuori del
suo tempo, lo cerca e, contemporaneamente, lo odia. Egli però
è incapace di integrare per mancato o inadeguato
apprendimento, scinde.

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Questi soggetti (siano essi uomini o donne), se si sono vissuti
come fortemente incapaci di fare fronte a una figura materna
preedipica, fallica e castranti, avrebbero bisogno di trionfare sul
controllore interno, traendo piacere ed eccitamento attraverso
l’umiliazione e la disumanizzazione del partner durante l’atto
perverso. Se hanno invece sperimentato una assenza per loro
troppo frustrante, un’esperienza di una serie di perdite che sono
culminate nel timore che non ci sia nessuno da amare e da cui
essere amati, si creerebbe in loro un tipo di frustrazione, senso
di impotenza e desiderio di vendetta. Nell’un caso e nell’altro,
essi preserverebbero fittiziamente l’unitarietà del lo- anche se a
spese del (della) partner.
 Entrambi i percorsi psicodinamici conducono a un senso
profondo di solitudine- infelicità e disperazione.
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La teoria delle relazioni oggettuali ci porta alle interpretazioni più
recenti che pongono in primo piano l’importanza dei processi di
separazione/individuazione dalla figura materna, più cogente nel
maschio rispetto alla femmina. Il timore di diventare femmina nel
maschio è infatti diverso dalla paura di non potersi separare
dalla madre per la bambina. Però il problema dell’autonomia del
Sé è identico.
Infatti, laddove l’identità fondamentale di genere per un
individuo di sesso maschile (analogamente per il sesso
femminile) è debole in conseguenza di disturbi nel processo di
separazione/individuazione, l’incidenza di specifiche forme di
perversione è maggiore .
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Il pervertito (maschio o femmina che sia), per difendersi
dall’angoscia di castrazione legata alla sua incapacità di separarsi
da rappresentazioni originarie della madre di natura terrificante,
mette distanza, disumanizza, spezza, parcellizza l’oggetto del
proprio desiderio che, al contempo, attiva la sua grande paura.
Incapace di superare una grave ferita narcisistica, incapace di
istituire legami oggettuali di natura benigna, il perverso usa con
rabbia e ostilità l’altro da Sé, ricorrendo a meccanismi scissionali
che sono al servizio della pulsione di morte, della distruttività.
 Al di fuori di un brevissimo e circoscritto periodo della vita
individuale, ogni meccanismo scissionale, ripeto, è al servizio della
«pulsione di morte» della distruttività, della violenza auto- od
eterodiretta, anche se le espressioni della stessa variano da
soggetto a soggetto, da cultura a cultura, da contesto a contesto,
da comportamento a comportamento, da livello a livello di
meccanismo scissionale.
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Alla base dello sviluppo pervertito si colloca una struttura
narcisista (nel senso clinico e psicodinamico del termine).
 Nel sadismo il soggetto si difende «a spese dell’Altro»
dall’esperienza di spaventosa passività nei confronti di una
madre preedipica, disumanizzandoli, dopo attraverso l’ostilità e
l’odio, fino alla negazione della sua esistenza. Nel masochismo
invece, il perverso, difendendosi «a spese proprie», si pone
come un passivo e manipolato di fronte alla malvagità
femminile; la donna è vissuta come demoniaca e l’essere
torturati da questa figura genera un piacere squisito; ma in
questo caso, però, attraverso le dinamiche dell’umiliazione, la
supremazia è raggiunta.
 In entrambi (uomo e donna) esiste una profonda scissione tra
sessualità genitale e sessualità pre-genitale con regressione e/o
fissazione a questa.
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 Pertanto tutti i comportamenti perversi, comunque orientati,
sono espressivi di questa profonda scissione presente nella vita
psichica individuale.
 Fortunatamente, nella più parte dei casi questa dinamica si
ferma alla formazione di fantasie che nell’uomo si riassumono
nelle fantasie dell’harem e nella donna in quelle di Circe.
Esistono delle differenze tra uomo e donna per quanto si
riferisce agli oggetti della perversione e alle sue manifestazioni,
nel senso che
La perversione è orientata
 Nell’uomo -> oggetti parziali esterni
 Nella donna -> oggetti parziali interni
DELITTI SESSUALI
 Eppure la paura della separazione da questa madre preedipica
divorante, castrante e indecifrabile coincide con la paura della
perdita, generatrice di sentimenti di vuoto, di abbandono, di
insignificanza. La minaccia alla propria integrità struttura
meccanismi difensivi di tipo narcisistico maligno che si
manifestano attraverso condotte che non consentono o
distruggono la relazione con l’altro e alimenta attività perverse
(«mi sento vivo e integro, perché domino»). Queste danno
l’illusione di fuggire momentaneamente dalla depressione.
Esaurito il ciclo, ritorna la la grande paura dell’abbandono e si
riprende il circolo perverso, in una coazione a ripetere che si
traduce nel vivere con la morte e per la morte di ogni dinamica
relazionale.
DELITTI SESSUALI
 Questo tipo di interpretazione non tiene però conto dei profondi
cambiamenti a cui è andata incontro l’organizzazione familiare
in questi anni. Il passaggio dalla famiglia «normativa» a quella
«affettiva», come vedremo oltre, ha introdotto modificazioni
sostanziali nelle relazioni tra genitori e figli, conseguenti a un
radicale, recente mutamento di ruolo del padre e della madre
rispetto a quello conosciuto e ben collaudato in una società e in
una cultura «bloccate» e «tradizionali», Pertanto tutto il discorso
dovrebbe essere rivisitato e ricontestualizzato alla luce dei
profondi mutamenti registratisi in questi anni nelle relazioni tra
genitori e figli e nelle nuove dinamiche instauratesi
nell’organizzazione delle famiglie e nella struttura sociale.
DELITTI SESSUALI
 Resta il fatto che nelle società moderne la più parte delle
persone sono imprigionate nel loro narcisismo egosintonico,
nutrito da genitori che li hanno fatti sentire «unici» e
«straordinari»: e il funzionamento narcisistico, per mantenersi
tale necessitano di certe dinamiche, chiedono alterità,
comprensione, tenerezza e reciprocità e, quindi, rinuncia o
posposizione del proprio bisogno di essere continuamente
rinforzati e accuditi, esige il sacrificio della relazione con l’Altro.
Il contributo della fenomenologia
 Utilizzando la dimensione del «comprendere» (psicologia
dinamica e antropofenomenologia), oltre e al di là di quella del
«descrivere» (tassonomia e nosografia psichiatrica), è possibile
fare considerazioni pressoché sovrapponibili, osservando che:
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1. il comportamento sessuale, normale o pervertito che sia, non può
essere visto al di fuori dello «stile di vita», dell’«essere-nel-mondo» del
soggetto in cui non essendo possibile prescindere da una concezione
unitaria della condizione umana;
2. nella relazione psico-sessuale pienamente vissuta le persone si
sentono tali, anche nell’intimità più intrisa di eros, di libertà, di gioco, di
immaginazione, senza cadere nella radicale «cosificazione» del
partner;
3. la componente emotiva della relazione sessuale (sessualità) è fatta di
interazione dell’amore con l’odio, della libido con l’aggressività;
4. le attività erotiche parziali in cui si esaurisce la condotta perversa
fanno parte del normale gioco erotico tra partner che le utilizzano
variamente intrecciantesi fra di loro;
5. conferisce ad essa una connotazione patologica il fatto di essere al
servizio della distruttività, della disumanizzazione, dell’attentato ad
ogni legame oggettuale benigno (perversione come patologia o
perversione maligna), anche nell’uso di un esercizio c.d. normale della
sessualità.
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 Ne consegue che non è possibile sostenere la normalità o la
perversione o la natura conflittuale dell’istinto sessuale,
indipendentemente dal significato che la persona conferisce ai
suoi compiti esistenziali e alle sue modalità di mettersi in
rapporto con gli Altri conferendo all’Eros valenza di tenerezza, di
incontro, di dualità.
 La differenza fra normalità sessuale e perversione potrebbe
quindi venire collocata nell’uso che l’individuo fa delle attività
erotiche parziali nel rapporto In Altro: come mezzi nel primo caso
(relazione sessuale «normale»; alterità) o come fini nel secondo
caso (relazione sessuale «abnorme» o «perversa»; alienità).
 Possiamo, quindi, intendere come perverso ogni comportamento
sessuale il cui fine, anche se consentito e condiviso, si rivela
distruttivo o per l’individuo o per il partner, e, quindi, per il
mantenimento della relazione.
DELITTI SESSUALI
Dall’inciso «anche se consentito e condiviso», discende il
carattere relalivo della definizione, ma anche la possibilità di
contrapporre al concetto di relazione (= psicosessualità) quello
di perversione (= erotismo). La differenza fondamentale fra le
due consiste nel fatto che nella relazione si assiste ad una
realizzazione di una co-presenza e di un godimento sessuale
che implica partecipazione, appartenenza, dialogo, intimità,
condivisione. Nella perversione, invece, si assiste ad una
scissione del sesso (quand’anche «genitale») dalle componenti
affettive della tenerezza, a un incontro impersonale, adialogico,
freddo, distante, cosificato e cosificante.
DELITTI SESSUALI
 E’ evidente a questo punto che l’approccio interpretativo a tale
tipo di condotta umana (principio che vale per le analisi di tutte
le condotte umane, peraltro) ha consentito di fare grandi passi
avanti, quali certamente il modello descrittivo non ha permesso.
 Nell’introdurre la dimensione introspettiva come strumento di
analisi, è stato infatti possibile riconoscere più o meno
esplicitamente il valore dell’elemento valutativo motivante e
finalistico, soggettivo e interpersonale nell’atto erotico. Pertanto
una lettura che si basi semplicemente sulla «obiettività» della
pulsione è monca e - al limite - erronea, interagendo
strettamente con la stessa la dimensione psicologica,
l’esperienza dell’Io, il significato e il teleologismo che il soggetto
dà alla sua condotta, il modo in cui ha costruito il suo Sé.
DELITTI SESSUALI
Pertanto una lettura che si basi semplicemente sulla «obiettività»
della pulsione è - al limite - erronea, interagendo strettamente con
la stessa la dimensione psicologica, l’esperienza dell’Io, il
significato e il teleologismo che il soggetto dà alla sua condotta, il
modo in cui ha costruito il suo Sé.
La sessualità, dunque, non può più essere oggi spicciativamente
intesa come espressione di istinti o pulsioni biologiche, ma va
collocata in una dimensione clinica che pone in primo piano
l’importanza dell’analisi del Sé e delle relazioni oggettuali. Forse in
nessun altro comportamento come in questo, al concetto di
normaità o anormalità dell’atto, si può tranquillamente sostituire
quello di funzionalità o disfunzionalità, rispetto al contesto in cui
avviene. In tal modo si evitano tutti gli equivoci che possono
nascere quando a «normale» si abbinino significati come «virtuoso,
buono, senza peccato, conforme, ubbidiente, sano.
DELITTI SESSUALI
In tutti i comportamenti sessuali devianti e criminali può trattarsi
di:
1. condotte funzionali per il soggetto che le emette e/o per la
coppia;
2. condotte generate da problemi psicologici (sempre per il
soggetto o per la coppia;
3. comportamenti che offendono le norme che la società si è data
(devianze);
4. comportamenti che violano la legge (reati);
5. condotte patologiche (da disturbi organici o psichiatrici).
Pertanto, a seconda delle caratteristiche di personalità dell’autore
e/o della vittima, del contesto relazionale e delle modalità
fenomeniche di estrinsecazione, tutti i suddetti comportamenti
vanno letti in chiave di normalità, devianza, criminalità, condotta
patologica.
DELITTI SESSUALI
Occorre allora ridefinire i termini di norma, perversione e patologia del
comportamento sessuale, al fine di poter condurre un discorso sensato
nel campo ristretto qui in esame. In altre parole, è utile accordarsi su
ciò che possiamo intendere per abnormità e malattia nel campo delle
condotte sessuali: la norma potrà cosi essere definita in negativo.
 E’ necessario a questo punto tenere presente che, a parte le definizioni
fondate su criteri statistici, biologici, psicopatologici, socioculturali, su
credenze religiose, si possono considerare almeno due aspetti di atto
sessuale normale-.
1. quello funzionale, cioè la capacità di dare e ricevere tenerezza,
piacere e gioia attraverso l’incontro psico sessuale con un soggetto
dell’altro o del proprio sesso, nel rispetto della relazione;
2. e quello comportamentista, ossia il comportamento appreso che
risulta funzionale rispetto al contesto in cui si verifica. Esso implica
l’acquisizione e il possesso di tutta una serie di abilità sociali, di cui
quella sessuale (biologica) è una, non la sola, né la principale.
DELITTI SESSUALI
 Passiamo ora ad altri concetti.
 Abbiamo appena scritto che, per un osservatore esterno, è perverso
ogni atteggiamento settoriale, parziale del comportamento sessuale il
cui fine, anche se consentito e condiviso, si rivela distruttivo o per
l’individuo o per il partner, quindi, per il mantenimento della relazione.
 Se non consentito e non condiviso, ovviamente, il comportamento
perverso può diventare anche delinquenziale, nel senso che si
manifesta attraverso atti lesivi della libertà e della persona altrui.
 All’interno della diade, però, può non essere ritenuto perverso ciò che,
pur nella la sua parzialità o deviazione, non genera sofferenza, non è
vissuto o non risulta distruttivo per la relazione interpersonale o non
interferisce negativamente pel lo svolgimento dell’attività erotica.
Esistono infatti situazioni perverse all’interno della coppia, che non
arrecano danno o nocumento alla vita dei due e sulle quali magari, è
costruita e mantenuta la relazione erotica e - al limite - amorosa.

DELITTI SESSUALI
 In questi casi la valutazione che può fare l’osservatore diverge
nettamente da quanto riferito dalla coppia e il dato di per sè
considerato non assume significato alcuno, se non nel momento
in cui questo esercizio della sessualità mette in crisi il singolo o
la relazione o minaccia l’integrità e l’equilibrio di un individuo
terzo.
 All’esterno della coppia e sotto il profilo giuridico o etico, nel
giudicare di questi comportamenti ci si deve rifare a criteri
normativi e di valore che - a loro volta - nella loro contingenza
storico-sociale rendono relativo il concetto di comportamento
perverso (quando non si tratti di quadro sintomatico di patologia
mentale
maggiore)
e
subordinano
l’applicazione
dell’etichettatura agli atteggiamenti culturali contingenti,
spostando il modello di lettura dal piano del «comprendere a
quello del «giudicare».
DELITTI SESSUALI
 Ne discende che, a livello clinico, perverso è solo quel
comportamento che nella relazione è riconosciuto e denunciato
come distruttivo o dall’autore o dalla vittima e che clinicamente
può consistere o in una perversione sessuale (= organizzazione
perversa) pienamente sviluppata o in una perversione del
carattere (= organizzazione caratteriale) in cui un’originaria
perversione viene sostituita da un tratto di carattere (narcisismo
maligno) e si accompagna a esso.
 Sotto il profilo dinamico-strutturale, è possibile individuare due
forme di comportamento perverso:
 quello di colui che utilizza un oggetto sessuale per difendersi
dall’angoscia di morte tipica di ogni perversione (la difesa
narcisistica);
 quello della perversità, intesa come organizzazione narcisistica
della personalità, come narcisismo maligno allo stato puro.
DELITTI SESSUALI
Le differenze sono che:
 il primo prova sensi di colpa, resipiscenza e rimorso; il comportamento
perverso è vissuto come egodistonico e dissintono; la sua perversione
è fondamentalmente orientata nella direzione della seduzione
narcisistica e delle fantasie di evasione e di compensazione; non si
accompagna necessariamente a trasgressioni sessuali; essa ha
caratteristiche propriamente difensive e regressive; in genere, si
sviluppa dopo che sono state raggiunte forme ed espressioni più
mature di relazione con l’oggetto (regressione); è accessibile agli
interventi psicologici, quasi sempre spontaneamente ricercati;
 il secondo è totalmente privo di senso di colpa; vive in maniera
egosintonica e funzionale l’atto; è inaccessibile alle terapie
psicologiche. La ricerca del dominio e della supremazia fanno di lui una
persona oltremodo temibile e distruttiva. Il comportamento perverso è
indicatore di una fissazione non modificabile e organizzata in maniera
stabile. Ogni richiesta di aiuto è, in realtà, finalizzata a mantenere,
rinforzare, garantire l’uso perverso dell’erotismo.
DELITTI SESSUALI
In tutti i casi di perversione maligna, il ricorso alla crudeltà
ritualizzata deve essere collocato nella più ampia tematica della
distruttività umana e del mancato fingimento della reciprocità nella
relazione oggettuale.
Tema comune a tutte queste persone è il vuoto esistenziale in loro
presente, la Ioro disperata e fredda solitudine, la loro profonda
tristezza e insignificanza, fittiziamente colmati dalle condotte
perverse che svolgono la funzione di rinforzo narcisistico (quando
non si collocano in un disturbo narcisistico di personalità) e di
difesa ipomaniacale dall’angoscia di morte.
I perversi maligni vivono con la morte e nella morte (il grande vuoto
desolato e freddo), cristallizzati in stereotipi privi di vita, in un
mondo di oggetti disumanizzati, che essi sono condannati a
riproporsi compulsivamente per negarsi la consapevolezza
dell’angoscia, della perdita e della morte.
DELITTI SESSUALI
Il loro passare all’atto rappresenta sì una difesa di tipo
ipomaniacale dall’angoscia di morte e dalla depressone, ma anche
la loro impossibilità di elaborare il distacco, la perdita, il lutto e la
rinuncia; di progredire, quindi, e di risolvere conflitti esistenziali
ambivalenti.
E’ come se essi non fossero in grado di «sopportare» la figura
d’Altri nella sua completezza e globalità e fossero, in un certo
senso, «costretti» a spezzarla, umiliarla, degradarla per potersi
rassicurare di essere forti e potenti e di esistere.
La distruttività esercitata più frequentemente nei confronti di un
essere debole e indifeso e il piacere erotico raggiunto senza troppi
investimenti emotivi prevedeuna disumanizzazione dell’altro nella
relazione oggettuale.
DELITTI SESSUALI
Erotismo maligno e distruzione dell’oggetto sono in loro al servizio
della pulsione di morte e della componente distruttiva che esiste in
ogni persona, ma che in questi soggetti ha trionfato sull’amore per
la vita e sul rispetto per gli altri.
Alla radice di ogni ragionamento che non voglia classificare, ma
comprendere, si colloca, dunque, l’inquietante e complesso tema
della distruttività umana. Ed è «III significato di questa che occorre
ragionare, piuttosto che sulle sue infinite manifestazioni di cui - nel
contesto attuale - le aggressioni sessuali sono una delle
manifestazioni più drammatiche e ripugnanti, ma non le sole.
Delinquenziale è propriamente quel comportamento sessuale che
tale viene ritenuto dagli apparati di controllo sociale, perché in esso
si ravvisa una precisa violazione delle norme contenute nel codice
penale.
DELITTI SESSUALI
Sotto questo profilo, un comportamento perverso può anche
sfociare in un crimine, ma non necessariamente condotte criminali
sessuali coincidono con una perversione: piuttosto si configurano
come reati contro la libertà personale non contro la persona. Più
che di pulsioni si tratta - in entrambi i casi di comportamenti che
scaturiscono da atteggiamenti realmente assunti o gratuitamente
attribuiti alla o alle vittime, in presenza costante nell’autore di fattori
psicologici o psicopatologici peculiari.
Rarissimi sono i casi di reati sessuali sintomatici di malattia
mentale, nessun rapporto obbligatorio di causa ed effetto può - in
tale ambito - essere sostenuto ma deve essere di volta in volta
dimostrato.
DELITTI SESSUALI
Il sadismo sessuale e l’omicidio seriale
Più complessi nella loro dinamica, anche se rari rispetto al numero
rsiomplessvo dei delitti sessuali, sono quegli atti di sadismo sessuale, in
cui il comportamento sadico è di per se stesso fonte di intenso piacere; il
fine apparentemente dominante nel delitto che si compie è quello di
raggiungere un’intensa eccitazione sessuale, che non sempre e non
necessariamente culmina nell’orgasmo. Il piacere sadico è contemporaneo
e accompagna in piena coscienza una serie di atti violenti che si svolgono
con manifestazioni crudeli.
L’orgasmo può accadere nel corso di questi macabri rituali, ma può anche
precederli; talvolta (ma non sempre), raggiunto il piacere orgasmico, la
violenza distruttiva dell’autore si placa e la vittima è lasciata libera; talaltra
il soggetto procede oltre nei suoi atti perversi. L’obiettivo che si prefigge,
infatti, non è semplicernente il raggiungimento dell’orgasmo, il
soddisfacimento del piacere sessuale, bensì quello di compulsivamente
saziare il bisogno di dominare, trionfare, sentirsi potenti attraverso la
violazione e la distruzione dell’Altro degradato a cosa. Se la vittima viene
uccisa, l’atto è connesso o alla violenza su di essa esercitata o al
DELITTI SESSUALI
Frequente è la masturbazione sul cadavere, su parti di questo o su
feticci che ricordano la persona uccisa.
Talvolta dietro un furto, un incendio, un maltrattamento di animali,
un delitto contro la persona, una profanazione di cadavere si può
celare una perversione sessuale a sfondo sadico.
Il sadismo sessuale (la cui esistenza è confermata nellICD 10 e nel
D.S.M è cosa diversa rispetto al disturbo sadico di personalità
(categoria abolita nel D.S.M, essendo stati ritenuti insufficienti i
criteri proposti per fare tale diagnosi. In maniera non dissimile sono
stati trattati il masochismo sessuale e il Disturbo masochistico di
personalità.
Nell’ICD 10 non viene fatta menzione alcuna al disturbo sadico e a
quello masochistico di personalità, e masochismo e sadismo
sessuale sono riuniti e trattati sotto l’unica dizione di sadomasochismo.
DELITTI SESSUALI
L«omicidio per libidine» o Lustmord (tradotto in inglese in Lustmurder) è il
termine con cui si è voluta designare l’espressione estrema e
fortunatamente eccezionale di sadismo sessuale, che in siffatti soggetti spicciativamente etichettati in letteratura come «mostri» - non rimane mai
un atto isolato (tranne che vengano presto arrestati: cosa tutt’altro che
frequente, dato l’aspetto formalmente corretto ed il comportamento
ineccepibile di questi soggetti, quando si trovano tra gli amici, sul lavoro e
nella famiglia). Infatti si tratta di persone che uccidono ripetutamente, ad
intervalli di tempo variabili, con una coazione a ripetere che viene fermata
solo o dal loro arresto o dalla loro morte (omicidio seriale).
Queste ed altre osservazioni hanno fatto sì che da circa dieci anni il
termine tedesco Lustmòrder (= omicida per libidine) tenda ad essere
sostituito con quello angloamericano di serial killer (in francese: tueur en
sèrie-, in italiano: omicida seriale) si tratta di soggetti che vengono tenuti
distinti dai mass-murderer (- omicidi di massa con uccisione
contemporanea di più persone) e dagli spree-killer (= uccisioni che si
succedono a brevissimo intervallo di tempo, come in stato di ebbrezza.

DELITTI SESSUALI
Il sadismo sessuale, utilizzando la terminologia del D.S.M., è per lo piu
correlato a caratteristiche personologiche che vanno da quelle
narcisistiche maligne a quelle paranoidi, sempre restando circoscritte
a un funzionamento psicopatico.
Preliminarmente, occorre precisare che:
- nessuna specificità clinica distingue l’omicida seriale dal
comportamento sadico perverso egosintonico, tranne che sia presente
un disturbo grave di personalità o un disturbo psicotico;
- le caratteristiche individuate e isolate non spiegano, ma si limitano a
descriverne le condotte criminali dei serial killer;
- la complessità delle motivazioni che sottendono i loro comportamenti
è difficilmente traducibile in indicatori o riducibile a codici misurabili e
quantificabili;
DELITTI SESSUALI
- non si deve omettere un esame accurato del contesto in cui
avviene questo tipo di comportamento violento, potendosi
individuare in esso elementi di per se stessi patogenetici o
patoplastici (importanza della caratteristiche culturali, sociali,
ambientali, economiche, storiche e situazionali);
- il ruolo della vittima, come nei reati intrafamiliari e in quelli
passionali, rappresenta un aspetto che non può essere collocato
sullo sfondo della storia in cui uno o più personaggi interagiscono
tra di loro fino al tragico esito della stessa.
Il discorso criminologico e medico-legale va ovviamente in ben
altra direzione se autore di siffatti reati è un malato di mente, quasi
esclusivamente schizofrenico paranoide o psicotico delirante. Ma
gesti di tal genere in uno psicotico sono eventi unici o rarissimi.
DELITTI SESSUALI
È personale opinione che, allo stato delle ricerche, la nozione di serial
killer funga da grande contenitore di comportamenti criminali a sfondo
sadico e a varia espressione fenomenologica; da ombrello sotto il quale si
collocano soggetti portatori di problemi psicologici e psicopatologici i più
diversi per qualità e gravità.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: tema comune a tutti questi personaggi
e il vuoto esistenziale in loro presente, la loro disperata solitudine e
profonda tristezza, fittiziamente colmati dalle uccisioni in serie. Essi vivono
con la morte e per la morte; dandola ad altri, hanno l’impressione - a livello
inconscio - di poter trionfare su di essa e di esorcizzarne il potere. Il loro
passare all’atto rappresenta inoltre, una difesa di tipo ipomaniacale dalla
depressione.
Torturando, profanando, uccidendo, essi dicono di provare un piacere
profondo, legato non tanto a quello sessuale, bensì al senso di potere, di
dominio, di umiliazione della vittima, non più considerata come «persona»
con cui potersi mettere in relazione, ma degradata a «cosa» da usare e poi
distruggere.
DELITTI SESSUALI
Gli autori
E possibile elencare le componenti del comportamento perverso come
segue:
1. Il ricorso alla crudeltà (con una progressione di violenza distruttiva e
perversa) è il primo elemento che, esaurito l’approccio per lo meno
neutrale, per lo più seduttivo, li distingue nella loro sequenza perversa.
Gli atti di sadismo, fino all’omicidio, non assumono per loro il ruolo che per
gli altri hanno le normali relazioni sessuali, bensì quello di saziare il loro
distorto bisogno di potenza, che si esprime anche, ma non solo, come
soddisfacimento erotico.
Rispetto alle persone “normali”, profondamente modificate sono le
modalità comportamentali e i mezzi utilizzati per raggiungere lo scopo.
2. La pianificazione è il secondo elemento che li distingue. Da un certo
momento in poi la loro vita sessuale diventa possibile solo più in funzione
del metodo trovato per soddisfarsi meglio (l’esercitare la violenza
distruttiva) e della possibilità di reperire un tipo particolare di vittima (la
persona debole, povera, degradata, emarginata).
DELITTI SESSUALI
3. La coazione a ripetere è il terzo elemento che li spinge a ripetere
l’atto, a lungo fantasticato, in maniera imperativa ed inevitabile:
almeno, ciò è quanto essi sostengono. In realtà, l’analisi del loro
comportamento criminale e del Ioro “stile di vita” contraddice
chiaramente che essi siano degli impulsivi e conferma la loro violenza
fredda, crudele e strumentale, priva di più o meno intensa attivazione
e partecipazione emotiva. L'atto impulsivo o impulso è un gesto o
un‘attivazione improvvisa che non comporta un’alterazione dello stato
di coscienza del soggetto; è vissuto come impossibilità di controllo da
parte della volontà e si accompagna a uno stato emotivo alterato, se
non patologico. Il loro deficit di controllo comportamentale è invece
presente sotto forma di collera fredda controllata ed estremamente
distruttiva, che si manifesta durante l’agito: espressione disinibita di
pulsioni e fantasie sessuali, di desiderio di potere e di controllo, di
percezione della vittima come oggetto di piacere sadico e di
immediata gratificazione.
DELITTI SESSUALI
4. La quarta componente delle loro condotte perverse è costituita dalle fantasie
sadiche. Prima ancora che nella realtà, l’oggetto del desiderio viene a lungo
fantasticato nel loro immaginario con questa funzione (soddisfare le fantasie
sadiche).
In loro l’atto sadico è a lungo preparato e fantasticato.
5. La quinta componente del loro sadismo perverso è rappresentata dal
bisogno di risarcimento. Molti di loro esplicitamente spiegano di aver
sperimentato un gran senso di potere nei delitti commessi e di essersi in
qualche modo vendicati di torti e frustrazioni subite (nella realtà o nella loro
patologia) da parte di figure di riferimento significative.
6. Controllo iperplastico della realtà. Durante l’attività predatoria e la
distruzione deIl'oggetto, essi sono molto attenti e sorvegliati, imprevedibili negli
scopi del loro tessere la tela e nella loro successione distruttiva, come il gatto
con il topi, il ragno con la mosca.
7. Io integro e unitario. Genesi (progettazione) e dinamica (esecuzione) del
comportamento criminale indicano che nello svolgimento complessivo e nel
reso retrospettivo dello stesso il soggetto ha conservato e conserva, indenni, le
arree funzionali del suo Io preposte alla progettazione e all’esecuzione dello
stesso (funzioni percettivo-memorizzative, organizzative, previsionali,
decisionali ed esecutive.
DELITTI SESSUALI
La costellazione familiare.
Anch se non esistono caratteristiche che connotino in maniera specifica le
famiglie dei serial killer, molti di loro provengono da un ambiente familiare
problematico e svantaggiato.
In letteratura si insiste sul fatto che nella loro storia di vita si ripropone un
tema ricorrente: quello del maltrattante che è stato maltrattato; del
violentatore che è stato violentato: dato, questo, a mio avviso poco
significativo e certamente non specifico. Piuttosto nessuno di loro parla di
relazioni calde, felici e serene in famiglia, nella scuola, con i coetanei e sul
lavoro. Per molti di loro ha svolto un ruolo importante il fatto di aver
associato, casualmente e malauguratamente, in un periodo della loro vita
(perlopiù prepubere o pubere), l’esercizio della violenza a un diffuso
piacere sessuale e viceversa; e su questa associazione il loro
funzionamento comportamentale si è fissato, come bloccato su di un
fotogramma che ha fermato in quella modalità di gratificazione le altre
manifestazioni del loro eros. Da allora in avanti esso viene soddisfatto
attraverso modalità perverse e crudeli che il soggetto si ripropone alla
ricerca di questa forma e di questa modalità regredita di appagamento.
DELITTI SESSUALI
La vita sociale
Tutti conducono una vita isolata, di solitudine, formalmente molto
corretta; non hanno amici, non legano con nessuno. Il loro
isolamento e il loro profondo distacco dall’umanità è un aspetto
della loro personalità sadica. Netto è il contrasto tra la vita
pubblica, convenzionale e quella segreta, privata, ricchissima di
fantasie sadiche e perverse, con progressiva immersione
pressoché totale in quest’ultima.
In loro esiste dunque una vuota, fredda e triste solitudine. Spesso
si tratta di persone che hanno condotto una vita infelice, solitaria,
schiva, ma che la gente ha percepito solo come riservate, affabili o
miti.
DELITTI SESSUALI
Precedenti penali
I precedenti penali sono costituiti da reati (furti, incendi, aggressioni
sessuali) in cui è presente una finalità vendicativa e punitiva la società
e gli altri di cui si dicono vittime (detti precedenti in Verzeni, Kurten,
Giudice, Chikatilo e Dahmer) o il semplice soddisfacimento di bisogni
elementari e immediati.
Precedenti psichiatrici
Non risultano precedenti pichiitrici degni di rilievo, a parte rari
casi di soggetti seguiti da specialisti per qualche tempo nel
periodo della loro infanzia e adolescenza.
DELITTI SESSUALI
La Personalità
Appare superficialmente piacevole, accattivante, convenzionale,
socievole; in realta, è fredda, cinica, egocentrica, incapace di
empatia, manipolatrice, solitaria e isolata (elevato distacco emotivo
e sociale).
Insincerità, mendacio, assenza di rimorso e di colpa, insensibilità,
egosintonismo, alloplasticità sono tutti elementi in loro presenti
(tranne i pochissimi casi patologici).
In altre parole, in loro sono presenti molti tratti tipici della
personalità psicopatica, secondo la tradizionale e nota accezione
della stessa.
DELITTI SESSUALI
Da un punto di vista del loro funzionamento
1. Assenza di: sintomi positivi, compromissione esame di realtà,
disturbi gravi dell’affettività, comportamenti disorganizzati o
bizzarri.
2. Funzionamento narcisistico-paranoideo maligno, l’aggressività
è separata dalle componenti affettive, emotività e cognitività
sono gravemente scisse tra di loro (capiscono ma non
comprendono); l’incontro con l’Altro è impersonale, adialogico,
“cosificato” e “cosificante”.
3. Bisogno di rinforzi narcisistici al fine di superare la posizione
depressiva -> manipolazione della realtà e degli altri (difesa
ipomaniacale). Odio secondario (ricerca di vendetta e
risarcimento) espresso attraverso il possesso delI’“oggetto
esterno”, verso cui non si prova alcuna empatia.
4. Ricorso a meccanismi distruttivi al fine di esigere riparazione ai
radicati vissuti di vuoto, insignificanza, rabbia e invidia.
DELITTI SESSUALI
5. L’organizzazione della loro personalità si è arrestata ad una
modalità di relazione parziale con l’oggetto e non è più evoluta
(relazione perversa o pregenitale o scissionale). Di conseguenza,
si è bloccata a una fase dello sviluppo in cui il sadismo orale e
quello
anale
(mordere,
lacerare,
controllare,
coercire)
rappresentano la fondamentale fonte di piacere e di manifestazione
comportamentale
(rubare,
distruggere,
uccidere
animali,
maltrattare, ecc.).
6. Quando, in occasione di un’esperienza casuale, crudele e
violenta, ma per loro molto appagante, avvenuta in anni successivi,
il soddisfacimento sessuale si ega alla sofferenza inferta, il loro
funzionamento
sadico-perverso
proprio
della
personalità
psicopatica si arricchisce con il binomio “piacere sessualeviolenza”, che si fissa come forma di apprendimento e si struttura
sotto forma di comportamento non più modificabile e non più
rinunciabile.
DELITTI SESSUALI
7 L'aggressione che associa potenza distruttiva (torturare e
uccidere un essere indifeso o comunque reso più debole) e piacere
erotico in soggetti già isolati e sganciati dal “sociale”, funziona
come forte sostituto di una vita priva di altri piaceri (la scuola, il
lavoro, le amicizie, gli affetti in generale).
Gli Altri, che non esistono come persone, esistono però come
oggetti, come cose che possono rappresentare, significare quella
parte o quelle parti dalle quali è posssibile trarre la soddisfazione
perversa e distruttiva già altre volte sperimentata.
DELITTI SESSUALI
Le loro vittime
Quasi sempre si tratta di vittime sconosciute, incontrate
casualmente; se conoscenza c’è stata, essa ha caratteristiche di
superficialità, fugacità, estemporaneità. La scelta cade sempre su
persone “vulnerabili”, o “deboli” o “emarginate”, per lo più di
giovane età: facili da manipolare e da controllare, dunque.
Non è escluso che si possa trattare di donne “materne”, cioè di
donne che hanno un enorme bisogno di aiutare e prendersi cura
degli altri oppure di donne problematiche che provano una
“attrazione fatale” per questi soggetti.
L'identità sessuale della vittima ha un’importanza relativa e
variabile da omicida a omicida, nel senso che non ha importanza la
scelta dell’oggetto, spesso indifferenziato: animali, bambine,
donne, giovani, vecchie, uomini vengono usati come oggetti
parziali intercambiabili (perversione polimorfa).
DELITTI SESSUALI
L’incontro vittima-carnefice
L’incontro tra l’aggressore e la sua vittima è lucidamente e
freddamente finalizzato a evitare nella vittima sentimenti di sfiducia,
di paura, di sospetto, se non addirittura di creare un clima di
confidenzialità e di intimità.
Nessuno di loro stabilisce rapporti significativi con le future vittime,
anche se con alcune un qualche tipo di frequentazione
opportunista c’era pur stato.
Immediatamente prima dell’aggressione, viene cercato il contatto
con la vittima, con rapido e drammatico mutamento degli
atteggiamenti fino a poco prima tenuti.
DELITTI SESSUALI
I luoghi delle aggressioni
Il luogo dell’aggressione è selezionato in maniera attenta, lontano
da sguardi indiscreti; il “campo” dell’azione viene oculatamente
scelto e il luogo è tenuto sotto attento controllo, anche se si tratta di
ambiente esterno all’abitazione propria (o altra privata dimora) o
della vittima. L’omicida seriale (a parte i casi francamente
psichiatrici che seguono disordinati ed imprevedibili percorsi
psicotici), sceglie la vittima e il luogo dell’aggressione, pianifica e
controlla i preliminari.
DELITTI SESSUALI
Le modalità omicidiarie
 Strangolamento, strozzamento, utilizzazione di armi bianche
sono i mezzi di più frequente ricorso per infliggere sofferenze e
dare la morte. La forza lesiva è soprattutto esercitata sulle
regioni cardiaca, del collo, del capo; meno su quella addominale
e genitale.
Il trattamento del corpo suppliziato
 La vittima viene in qualche modo occultata (nascosta, sepolta,
gettala in acqua, depezzata, carbonizzata o altrimenti distrutta).
Se non è fatta “sparire", è abbandonata nella posizione
dell’abuso o di altri atti di sadismo. Da ciò si può dedurre che
l’autore è ben lungi dal provare sentimenti di pietà e di
compassione per le vittime, e manifesta attraverso questi
comportamenti di disprezzo, denigraione e degradazione
dell’Altro da persona a cosa.
DELITTI SESSUALI
 In genere l’autore, è attenlo a non lasciare tracce sul luogo del
delitto che possano condurre ad una sua identificazione.
Quando ciò avviene, è perché ha raggiunto un tale livello di
sicurezza e di impunità da divenire temerario, fino a sfidare
apertamente i sistemi di controllo,
 Nella più parte dei casi il modus operandi del seriale è efficace.
In genere passa molto tempo prima del suo arresto e non
accade mai che venga fermato dopo una sua prima ed unica
vittima.
DELITTI SESSUALI
 La distruttività esercitata più frequentemente nei confronti di un
essere debole e indifeso e il piacere erotico raggiunto senza
troppi investimenti emotivi ha il loro funzionato come forte
sostituto di una vita priva di altri piaceri (lo studio, il lavoro, le
amicizie, gli affetti in generale).
 Crudeltà, pianificazione, compulsione, tipo e simbolizzazione
della vìtttima (privilegiare e conservare parti della stessa od
oggetti appartenuti alla stessa) sono importanti elementi che
connotano le loro aggressioni. La sessualità e violenza sono in
loro al servizio della pulsione di morte e della componente
distruttiva che esiste in ogni persona, ma che in questi soggetli
ha trionfato sull’amore per la vita e sul rispetto per gli altri.
DELITTI SESSUALI
Da un certo punto in avanti vivono solo più per la morte e con la
morte. È comi se esistessero solo più attraverso la morte degli
altri; da essa traggono quel senso di onnipotenza fittizia che
ripetutamente cercano senza provare dissintonia alcuna o sensi
di colpa e che, paradossalmente, è per loro fonte momentanea
di vita, di calore, di rassicurazione, di serenità, di assenza di
conflitti e di confronti inferiorizzanti (difesa ipomaniacale
dall’angoscia di morte). Al contempo, nel fare il male, essi si
fanno del male, cristallizzati in una esperienza di relazione
parziale con l’altro “oggetto”. Anche se dicono di provare un
momentaneo senso di calore nel contatto con la vittima, ciò
avviene solo attraverso un corpo impotente o morto o addirittura
solo con parti di esso, costituendo questa l’unica modalità
attraverso la quale non sperimentano la paura di essere
“confusi” con l’Altro o sopraffatti dall’Altro. E su tutto ciò essi non
esercitano alcuna critica o riflessione.
DELITTI SESSUALI
 Di volta in volta o nello stesso tempo essi sono, si dicono e appaiono
ubriachi di piacere, compiaciuti, sprezzanti, rassegnati, apatici,
soccombenti, disperati.
 Sadismo e masochismo, pertanto, sembrano in essi coesistere; mentre
uccidono, si uccidono; nel momento stesso in cui spengono la vita,
cercano il contatto con la stessa; nel momento stesso in cui
distruggono, distruggono in se stessi ogni possibilità di riscatto e di
redenzione. Colpisce il fatto che nel loro dire non si colga mai la
drammaticità che ci si aspetterebbe da chi racconta tante nefandezze.
È che nel raccontare quello che vogliono, essi si autoingannano
mantenendo e presentando un’immagine inautentica e fittizia del loro
“essere nel mondo”.
 Certamente è difficile penetrare la loro maschera di normalità. Essi
sono particolarmente bravi nel mettere efficacemente in scena il “loro”
spettacolo. Noi non veniamo ingannati da ciò che dicono, ma dal modo
in cui lo dicono e dai tasti emotivi che sanno premere in noi nel
momento in cui lo dicono.
DELITTI SESSUALI
Un complesso di fattori individuali, familiari, ambientali e sociali interviene
nella genesi e nella dinamica di siffatti comportamenti, per cui è
impossibile e sarebbe scorretto e infondato scientificamente cercare la
«causa» dei loro orrendi misfatti. Dobbiamo accontentarci di seguire il loro
divenire, senza prefiggerci l’obiettivo di conoscere il «perché», ma
semplicemente di comprendere il «come».
Non sappiamo quanta libertà essi esercitino nel loro comportamento
delinquenziale, come non sappiamo quanta libertà eserciti ognuno di noi
nelle proprie operazioni quotidiane.
Però l’osservazione clinica e comportamentale ci insegna che la più parte
di queste persone sono in grado di tenere la propria aggressività sotto
controllo, di inibirla, di differire le pulsioni violente e indirizzarle
eventualmente su altri «oggetti» in caso di pericolo. Tutto ciò prende nome
di autonomia di cognizione, di organizzazione, di progettazione, di
previsione, di decisione e di esecuzione, per cui i i loro agiti (= impulsi)
sono tutt’altro che irresistibili.
DELITTI SESSUALI
Esistono anche dei casi (pochi in verità) in cui il delitto sessuale è non
organizzato e non pianificato; si manifesta in persone portatrici di Disturbi
gravi di personalità e di Disturbi psicotici; il comportamento criminale
presenta evidenti note di disorganizzazione. In questi casi, ovviamente, la
valutazione psichiatrico- forense andrà in ben altra direzione.
Nessuna riserva circa il fatto che questi soggetti possano essere ritenute
persone mentalmente disturbate, ma i loro più o meno complessi e
articolati disturbi di personalità, documentati dalla loro storia di vita e dalle
risultanze delle indagini peritali, alla luce delle modalità che hanno
preceduto, accompagnato e seguito i loro delitti, non si sono manifestati in
maniera qualitativamente o quantitativamente sufficiente per conferire
“significato di infermità” ai reati commessi. Infatti essi sono
sufficientemente consapevoli di ciò che fanno e del significato dei loro agiti
e sono stati in grado di organizzare, evitare o differire i loro progetti
distruttivi, come ben dimostrato dall’analisi controfattuale.
DELITTI SESSUALI
In altre parole, pur non negando, al limite, la serietà del disturbo di
cui sono portatori (e sulla cui collocazione nosografica periti e
consulenti fondano un loro discutibile e precario sapere), risulta
evidente che genesi (progettazione) e dinamica (esecuzione) del
loro comportamento criminale indicano che nello svolgimento
complessivo e nel resoconto retrospettivo dello stesso essi hanno
conservato e conservano, indenni, le aree funzionali del loro Io
preposte alla comprensione del significato dei loro atti e delle
conseguenze degli stessi (funzioni percettivo-memorizzative,
organizzative, previsionali, decisionali ed esecutive).
Dal punto di vista delle loro vittime occorre tenere ben presente
che:
DELITTI SESSUALI
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nessuna specificità clinica e comportamentale distingue l’omicida seriale dalla
condotta sadica perversa egosintonica (molto più frequente), tranne che sia
eccezionalmente presente un disturbo grave di personalità o un disturbo
psicotico o un comportamento altamente disorganizzato;
questi soggetti stanno in mezzo a noi e nulla ci consente di distingurli dai
cosiddetti “normali” (del genere: narcisisti egosintonici, insinceri, manipolatori
anaffettivi e, al contempo, accattivanti, seduttivi, piacevoli, convenzionali e
socievoli);
stare molto attenti alle loro capacità seduttive e manipolatorie, evitare ogni
approfondimento di incontro ed eventualmente facendo intervenire le persone;
evitare di restare intrappolati come mosche nella tela che essi con esitrema
abilità sanno tessere, non lesinando fin dal primo incontro gratificazioni, rinforzi
narcisistici, dichiarazioni e atteggiamenti elogiativi;
diffidare dall’incontro casuale con una persona che poco o nulla ci informa della
sua vita, delle sue amicizie, dei suoi interessi, del suo lavoro, ma che si limiti a
chiedere, magari presentando credenziali impeccabili;
non mettersi in contesti a rischio (locali e ritrovi sociali, località turistiche isolate)
o comunque essere ben consapevoli che in certi contesti il rischio che si corre è
più elevato che in altri;
DELITTI SESSUALI

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diffidare accuratamente e recisamente da persone che si
presentano come troppo sicure, brillanti, intraprendenti e
assertive;
meglio parlare che tacere, tenendo per sé sospetti e angosce,
nell’inutile speranza di farcela da soli per poi essere intrappolati
nella tela del ragno;
non interrogarsi sulle proprie responsabilità, colpevolizzandosi,
ma agite cercando un aiuto, al limite rivolgendosi alle forze
dell’ordine;
non tentare di mettersi nei panni del terapeuta: si finisce solo di
essere ancora più vittimizzati;
conoscere i propri punti deboli e ammetterli con lucida
spietatezza;
DELITTI SESSUALI
 non illudersi di poter vincere nello scontro con siffatti soggetti:
nessuna strategia è utile, se non casualmente;
 non sentirsi soli e non costruirsi una gabbia di solitudine che
aumenta la sofferenza e non aiuta a risolvere il problema;
 non illudersi di poter tirare fuori dei guai un aggressore sessuale
(l’esternazione della propria infelicità è un’arma spesso
utilizzata), perché si ottiene solo l’effetto opposto;
 il detto: “io ti salverò” costituisce meta illusoria di certi terapeuti
non adeguatamente formati e non esperti in questo particolare
settore e non un’esigenza dell’aggressore sessuale (se non in
casi eccezionali): il minor danno allora è quello di proteggere le
potenziali o reali vittime attraverso interventi di fermo controllo e
di neutralizzazione.
DELITTI SESSUALI
Pedofilia, incesto e violenza sessuale
Con il termine «violenza sessuale» spesso vengono indicati anche
l’incesto e la pedofilia come se si trattasse di comportamenti
identici o comunque assimilabili.
Per incesto o, meglio, relazione incestuosa giuridicamente si
intende una storia sessuale tra padre e figlia o fratello e sorella o
con altri affini, dalla quale deriva «pubblico scandalo» e nel
contesto della quale non ricorrono le condizioni necessarie par
parlare di violenza sessuale e cioè: violenza, minaccia, abuso di
autorità,inganno, inferiorità psichica o fisica o di età (mano di sedici
anni). Ad esempio, il congiungimento sessuale tra un padre e una
figlia infrasedicenne è sempre violenza sessuale (art. 609-bis c.p.)
perché per legge il consenso di questa vittima non è valido.
DELITTI SESSUALI
Se, invece, i rapporti sessuali si instaurano tra un padre e una figlia
che ha già compiuto il sedicesimo anno di età e ne deriva pubblico
scandalo si parla di incesto (art. 64 c.p.), posto che la vittima in età
compresa tra i sedici e i diciotto anni abbia dato un consenso
valido: diversamente si ricade nella fattispecie di cui all’art. 609-bis
c.p.
La pedofilia individua un disturbo della preferenza sessuale avente
per oggetto bambini in età prepuberale: giuridicamente tutti questi
comportamenti rientrano nell’ambito della violenza sessuale, dal
momento che il consenso di un infraquattordicenne per legge non è
valido.
DELITTI SESSUALI
 Clinicamente, però, essi di volta in volta assumono significati

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psicologici e/o shicopatologici diversi, a seconda delle caratteristiche
cliniche del soggetto autore del reato.
In particolare: nel grande e indeterminato contenitore della pedofilia
continuano ad essere incluse varie condotte e manifestazioni della
pedofilia, che può esprimersi come:
- forma di attrazione sublimata verso i bambini (da parte di educatori e
insegnanti in specie);
- attività propriamente sessuale avente per oggetto soggetti prepuberi
(la pederastia che va dalla violenza sessuale fino all’omicidio);
- espressione di esibizionismo, voyeurismo o seduzione fini a se stessi;
- sintomo di disturbi psicologici o psicopatologici variamente connotati;
- manifestazione di atteggiamenti legittimati da determinati valori
sottoculturali;
DELITTI SESSUALI
Manifestazioni di atteggiamenti collaudati in contesti socioambientali specifici (isolamento, deprivazione ambientali,
condizioni di promiscuità ed altro);
- Espressione di aspetti di una determinata cultura in un
paerticolare momento storico (gli esempi dell’antica Grecia
insegnano).
Esistono poi una congerie di teorie che vedono nella pedofilia:
- Una costruzione sociale;
- Un’espressione di apprendimento sessuale;
- Una distorsione cognitiva;
- Il frutto di un’anomalia biologica e così via.
-
DELITTI SESSUALI
Di fronte a tale confusione tanto varrebbe eliminare questo
termine dal vocabolario tecnico, giusridico, sociale e culturale e
parlare più semplicemente di aggressioni sessuali contro i
minori.
Per quanto si riferisce alle caratteristiche di personalità del
pedofilo, in alcune ricerche, rare per altro, sono state
sottolineate come signidficative le seguenti:
a. Immaturità Affettiva, caratterizzata da scarsa efficienza e
rapida esauribilità dei freni inibitori di fronte all’imminenza e
all’urgenza degli impulsi sessuali, affettività più egocentrica che
adattiva, funzioni affettive coartate e nello stesso tempo labili.
Bassa tolleranza alle frustrazioni, ipersensibilità alle critiche.
DELITTI SESSUALI
b. Identificazione Deficitaria: mancato riconoscimento delle proprie
componenti sessuali; il processo di identificazione, connesso alla
ricerca di identità che va dalla dipendenza alla autonomia affettiva
e sociale, appare non sufficientemente adeguato e non armonico
rispetto alla realtà. Il legame oggettuale primario appare patologico
ed espresso attraverso l’indifferenziazione e l’idealizzazione
dell’oggetto indifferenziato.
c. Relazioni Interpersonali Inadeguate: la deficitaria identificazione,
la mancanza quindi di un modello chiaro di comportamento, fanno
si che questi soggetti stabiliscano e mantengano rapporti confusivi
e indifferenziati.
DELITTI SESSUALI
 Questi, come altri tratti segnalati in letteratura, non sono
significativi, e perchè troppo generici e aspecifici e perché non
tutti i pedofili li presentano e perche essi possono essere
presenti anche in soggetti che mai hanno praticato la pedolila.
Inoltre molti pedofili hanno una loro sessualità adulta
eterosessuale, che maschera la loro perversione, per cui è
come se viaggiassero su due binari distinti e paralleli.
 In tutti i pedofili sono però presenti, a livello più o meno
consapevole, ostilità, spirito di vendetta, desiderio di fare del
male, di danneggiare, di trionfare su di un oggetto
disumanizzato.
DELITTI SESSUALI
 A seconda delle modalità attraverso le quali l’organizzazione
caratteriale o propriamente perversa si manifesta, si distinguono
una
 -pedofilia benigna —> formazione reattiva contro impulsi ostili e
distruttivi nel confronti dei bambini. Il soggetto è attento ai
bisogni del bambino, cerca di ottenerne l’affetto, l’interesse e la
fedeltà, e desidera che la sua attività sessuale non venga
rivelata ad altri; e una
 pedofilia maligna —» espressione diretta di distruttività
attraverso attività erotiche parziali esercitate unitamente ad altre
forme di violenza. I comportamenti sono volti a umiliare e
produrre sofferenza nel bambino per trarre soddisfacimento.
DELITTI SESSUALI
 Il pedofilo manifesta indifferenza, se non compiacimento, verso
la rivelazione delle condotte sadiche.
 Nella pedofilia benigna si è di fronte a comportamenti sessuali
volti ad ottenere gratificazione che non implichi il ricorso diretto
alla violenza. Il soggetto è attento ai bisogni del bambino, cerca
di ottenerne l’affetto, l’interesse e la fedeltà, e desidera che la
sua attività sessuale non venga rivelata ad altri.
 Nella pedofilia maligna si assiste ad una parziali esercitate
unitamente ad altre forme di violenza. I comportamenti sono
volti a umiliare e produrre sofferenza nel bambino per trarre
soddisfacimento. Il pedofilo manifesta indifferenza, se non
compiacimento, ¥*»l*n la rivelazione delle condotte sadiche.
DELITTI SESSUALI
L’ndagine clinico-peritale
 Tenendo presenti tutti gli aspetti clinici finora esaminati, per
conferire significato di disfunzione o di deviazione ai disturbi
sessuali quantitativi o qualitativi comunque classificati, occorre
rispettare la seguente metodologia:
1. procedere a una analisi che consenta un inquadramento clinico
del comportamento oggetto di indagine e una successiva
analisi strutturale individuale.
In tal modo si possono operare tre distinzioni strutturali (e
funzionali):
 condotta tollerata dall’Io ed egosintonica = perversione vera e
propria (organizzazione perversa);
 condotta mal tollerata dall’Io ed egodistonica = perversione
nevrotica o disfunzione (organizzazione nevrotica);
DELITTI SESSUALI
condotta patologica = disturbo psicotico (organizzazione psicotica).
2. esaminare il tipo di struttura e di funzionamento individuale;
3. contestualizzare il comportamento oggetto di indagine;
4. distinguere tra comportamento «organizzato» e «disorganizzato»
 In particolare, una adeguata interpretazione dei delitti sessuali
commessi nelI’ambito della famiglia implica sempre un’analisi
clinica non solo circoscritta alI’autore, ma allargata anche alla
«vittima» e a tutto il gruppo familiare, onde ridivenire a
quell’integrazione di dati psicologici, psicopatologici, socioambientali e culturali, indispensabile non solo ad una corretta
conoscenza del fenomeno, ma anche e soprattutto per
formulare ipotesi di intervento.
DELITTI SESSUALI
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In linea di massima non si può attribuire importanza esclusiva alle caratteristiche
psicologiche o eventualmente psicopatologiche dell’autore o della vittima, né
sottolineare la rilevanza assoluta di determinati fattori socio-ambientali.
E’ infatti esperienza comune del criminologo e dello psichiatra forense il fatto
che, sia sotto il profilo criminogenetico che criminodinamico, fattori socioculturali
e psicologico-individuali sono relativamente intercambiabili.
Nei reati contro la libertà sessuale in genere, quindi, è importante procedere a
uno studio transazionale e a un esame comparativo: in altre parole, non importa
solo studiare l’autore o la vittima, ma anche la «transazione» creatasi tra i due,
intesa come campo di interazione della diade (come, dove, quando, perchè, a
qual fine, con quali antecedenti; capacità di previsione di quali comportamenti;
valutazione delle conseguenze) e soprattutto indagare sull’atteggiamento
assunto dall’autore nei confronti della vittima di reato e sui di lei
controatteggiamenti in mo do da poter valutare nella maniera più corretta e
completa possibile i rapporti ed i ruoli reciproci da ciascuna delle parti assunti in
riferimento alla specifica situazione in esame (analisi transazionale e
situazionale).
DELITTI SESSUALI
La valutazione psichiatrico-forense
 Le conoscenze psicologiche e psicopatologiche, cui si è fatto
rapido cenno indubbiamente hanno arricchito il bagaglio
interpetrativo delle perversioni sessuali; poco o nulla però di
sostanziale hanno offerto alla soluzione del mandato
psichiatrico-forense, quando dette condotte si costituiscono in
reati. La qual cosa non significa che ogni sforzo interpretativo
vada aprioristicamente rifiutato ed evitato; tutt’altro.
 Si vuole solo ricordare ancora una volta che la «comprensione»
e l’interpretazione non riconoscono rapporti obbligati e
consequenziali con la soluzione del problema peritale primario e
fondamentale: quello cioè dell’attribuzione o meno di «valore di
malattia» al delitto su cui verte l’indagine psicopatologica
disposta dal Magistrato ed affidata al perito psichiatra.
DELITTI SESSUALI
Il problema della prognosi e del trattamento dei delinquenti sessuali
 In una valutazione prognostica riferita ai comportamenti perversi
non sintomatici di funzionamenti mentali inficianti l’atto (nesso di
causalità), occorre tener conto del fatto che quasi tutti questi
soggetti sono strutturati come sadici egosintonici il cui
comportamento criminale è andato incontro a numerosi collaudi
esistenziali positivi e si è strutturato come tale, sia pur con le
carenze del funzionamento cognitivo e affettivo-relazionale
esaminate; essi non pensano di avere problemi psicologici ed
emotivi; è per loro (quasi) impossibile individuare ragioni per
modificare il proprio comportamento e conformarsi a criteri
sociali ed etici che non condividono e non comprendono, se non
per le conseguenze retributive giudiziarie.
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