IL SENSO COMUNE
• Il senso comune (SC) consiste delle
interpretazioni condivise della VQ.
• Esse riguardano le conseguenze
immediate dell’esperienza.
• Il SC è costruito storicamente, varia
cronotopicamente, è un sistema
culturale poco integrato e coerente al
suo interno, si fonda sulla convinzione.
Come si spiegano le eccezioni
al SC?
• Esempi tratti dagli Zande (o Azandé):
interpretazione delle mancate conferme
alle aspettative di SC come
“stregoneria”.
• Gli uomini interpretano le falle dei
sistemi di SC a spiegare le cose con la
loro attribuzione a eventi ‘speciali’.
Sfide al SC: gli ermafroditi
• Il SC descrive la ‘normalità’ per le popolazioni
che lo condividono (cambiano le popolazioni,
cambiano le normalità).
• La necessità di difendere la ‘normalità’ spinge
a DOVER definire le eccezioni.
• Gli ermafroditi per gli americani (USA) sono
esseri orribili, per i Navajo (USA) sono dei
‘Leader’ e portano fortuna, per i Pokot
(Kenya) sono “errori” puri e semplici.
Pretese assolutistiche del SC
• Il SC pretende di attribuire ai fenomeni
qualità essenziali, e pretende che tali sue
definizioni siano semplicemente LA REALTÀ.
• Tutti coloro che condividono un qualunque
sistema di SC (diverso in genere da tutti gli
altri) CREDONO in genere nella veridicità
delle descrizioni che esso offre della realtà
(credono che la realtà descritta dal SC sia
semplicemente “LA REALTÀ”.
Le qualità di ogni SC: naturalezza
e praticità
• NATURALEZZA: alcuni aspetti selezionati
dell’esperienza sono assunti come ‘naturali’, e altri (i
casi giudicati ‘strani’), come ‘innaturali’.
• PRATICITÀ: (sardo: no ses pràticu, non sei sagace).
Non è una ‘praticità’ utilitaristica (misurabile sulla
base di ciò che si ottiene), delle persone, ma è una
qualità di alcune cose rispetto ad altre: le prime sono
classificate ‘pratiche’ le seconde no. Pratico è chi sa le
cose ‘importanti’ per il SC locale.
Le qualità di ogni SC: ‘leggerezza’
incoerenza e accessibilità
• “LEGGEREZZA”: i fenomeni sono considerati per ciò
che essi appaiono, sono ovvi. Ma l’“ovvio sta negli
occhi di chi guarda” , che decide quali siano i FATTI
in cui il mondo deve essere diviso.
• MANCANZA DI METODICITÀ: il SC è un tipo di
conoscenza sfacciatamente contraddittorio. Questo
carattere lo rafforza.
• ACCESSIBILITÀ: si crede che chiunque, se sano di
mente, possa capire le asserzioni di senso comune e
farle proprie. Il SC rappresenta il mondo in modo
‘familiare’.
STRATIFICAZIONE SOCIALE:
Definizione
“Sistema di disuguaglianze strutturali di
una società”.
• “strutturali” : permanenti, non effimere.
• Distribuzione diseguale di beni materiali
e simbolici fra gruppi sociali.
• Relazioni diseguali di potere fra i gruppi
sociali (chi comanda, chi obbedisce).
Che cos’è uno strato sociale?
UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE GODONO
DELLA STESSA QUANTITÀ DI:
• Risorse materiali (ricchezze);
• Risorse simboliche (onore sociale,
prestigio, purezza rituale,
“considerazione”);
• Potere (occupano la stessa posizione
nei rapporti di potere).
SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
I CETI
Sistema di gruppi sociali chiusi fra di loro
diseguali in base al diverso onore
sociale connesso a uno stile di vita.
•
•
•
•
Appartenenza per nascita.
Diritti e privilegi di ceto.
Esclusività e chiusura sociale.
Stile di vita particolare.
SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
SISTEMI DI CETO: L’ANCIEN RÉGIME
“è solo la nascita, indipendentemente
dalla ricchezza, a classificare gli uomini”
(A. de Tocqueville)
• Importanza degli status ascritti.
• Disuguaglianze di fatto e di diritto.
• L’appartenenza ai ceti conferisce
prestigio ma impone obblighi in termini
di stili di vita.
SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
LE CLASSI SOCIALI
Gruppi sociali con le stesse possibilità di vita in
termini economici (ricchezza), disuguali per le
diverse possibilità economiche ma uguali di
fronte alla legge.
• I tipo di classificazione: la fonte del
reddito (rendita, profitto, salario).
• II tipo di classificazione: relazione di
lavoro e situazione di mercato.
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria delle classi in Marx
• Fondamento dei sistemi di classe: il rapporto
fra le forze produttive e i rapporti di
produzione configura i modi di produzione
(mdp antico, mdp feudale, mdp capitalistico)
• Si appartiene a una classe sociale se si è
proprietari o meno dei mezzi di produzione.
• La classe in sé si differenzia dalla classe per
sé sulla base della coscienza di classe.
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber
• La disuguaglianza sociale si manifesta in tre
ambiti diversi (sovrapposti o distinti):
• ECONOMIA (nel mercato)  classi sociali: il bene
distribuito in modo diseguale è la RICCHEZZA.
• CULTURA (nella società)  ceti sociali: il bene
distribuito in modo diseguale è l’ONORE SOCIALE.
• POLITICA (nei rapporti di potere)  partiti
(distribuito in modo diseguale è il POTERE)
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: le classi
• La situazione di mercato fonda l’appartenenza
e il conflitto di classe.
• Mercato del lavoro: acquisto e vendita della
forza lavoro (operai; imprenditori).
• Mercato delle merci: consumatori, venditori. È
il mercato tipico dell’era feudale.
• Mercato del credito: debitori, creditori. È il
mercato prevalente nell’Antichità classica.
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: le classi
Tipi di classi sociali prevalenti a seconda del periodo storico e del tipo di economia:
Privilegiate in
senso positivo
Privilegiate in
senso negativo
Classi possidenti
Redditieri
che
traggono i loro redditi
da schiavi, miniere,
impianti di lavoro,
navi.
Classi acquisitive
Imprenditori
(agricoltura,
industria,
commercio),
professionisti
(avvocati, medici).
Classi medie, piccole proprietà, titoli di
studio
minori,
piccole
competenze
professionali (artigiani, contadini, piccoli
burocrati).
Coloro
che
non Lavoratori.
dispongono di nulla.
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: i ceti
• Situazione di ceto: destino di un gruppo
di uomini, condizionato da una comune
valutazione sociale del proprio onore,
comune a tutti i membri del gruppo.
• ONORE DI CETO: implica una
particolare condotta di vita; limita i
rapporti sociali (connubium e
commensalità).
Le classi sociali in Bourdieu
• Per capire le classi sociali occorre
trovare un principio di classificazione
che si fondi su proprietà determinanti
costanti e non differenze apparenti.
• Occorre studiare realtà empiriche
situate in un tempo e in uno spazio
concreti come casi di un universo di
configurazioni possibili.
Le classi sociali in Bourdieu/2
• Le classi sociali non sono un dato, ma
una predisposizione ad esistere in base
alla posizione dei loro membri nello
spazio sociale.
• Distanze predittive di incontri, affinità,
simpatie e desideri fra chi è vicino.
• Le classi non sono un gruppo che si
mobilita in vista di obiettivi comuni.
Le classi sociali sono fenomeno
relazionale, non di sostanza
• Per il senso comune le classi hanno
un’essenza che le caratterizza.
• Le pratiche e le preferenze degli attori sociali
(agenti) che ne fanno parte sono visti come
una loro essenza naturale.
• Ma ogni pratica o consumo può essere capito
solo in relazione alle pratiche che possono
sostituirle in altre posizioni sociali, non in sé.
Le relazioni fra le strutture
obiettive intangibili
• Bourdieu individua tre strutture
fondamentali: l’habitus, il campo e le
forme di capitale.
• L’habitus  struttura introiettata dagli
agenti e naturalizzata come una propria
essenza.
• Il campo  struttura obiettiva delle
relazioni fra gli agenti.
La teoria dell’azione
disposizionale
• Per Bourdieu l’agire sociale prende atto
dell’habitus e delle forme di capitale iscritte
nei corpi degli agenti.
• L’agire non è solo motivato razionalmente, ma
è mosso anche da habitus e capitale.
• Gli agenti non sono automi, ma compiono
SCELTE fra campi diversi di pratiche di
consumo, possesso, espressione, ecc.
La distinzione sociale
• È una proprietà relazionale che
sottolinea le distinzioni di habitus fra chi
occupa posizioni sociali diverse.
• È alla base della vita relazionale e
conduce a fissare i confini di uno
SPAZIO SOCIALE.
• Contiene spesso la violenza simbolica
(disprezzo degli stili di vita “inferiori”).
L’HABITUS
• STILE DI VITA unitario che traduce i
criteri intrinseci e relazionali di una
posizione sociale.
• Gli habitus sono differenziati (fra di
essi) e differenzianti (distinguono i
gruppi fra di loro)
• Sono strutture incorporate dagli agenti.
• Per chi li ha introiettati, corrispondono a
princìpi di classificazione del mondo.
L’HABITUS/2
• Le differenze di stile di vita diventano
differenze simboliche che costituiscono
un linguaggio.
• Essere distintivi = essere significativi.
• In coloro che hanno introiettato un
habitus, la differenza struttura la
percezione degli altri, del mondo,
naturalizza le disposizioni di ciascuno.
HABITUS E SPAZIO SOCIALE
• Le classi di habitus e di gusti formano lo
spazio delle posizioni sociali.
• Esse rappresentano un insieme
sistematico di beni e proprietà uniti da
affinità di stile.
• Tali classi sono prodotti da
condizionamenti sociali tipici delle
posizioni sociali occupate dagli agenti.
HABITUS E CLASSI SOCIALI
• Si stabilisce una corrispondenza fra le
posizioni nello spazio sociale, gli habitus
e le prese di posizione (le scelte) degli
attori.
• Le classi sociali raggruppano attori simili
per ricchezza, pratiche culturali,
consumi e opinioni politiche.
LO SPAZIO SOCIALE
“Insieme di posizioni distinte e
coesistenti, esterne le une alle altre,
definite le une in rapporto alle altre, in
base alla loro reciproca esteriorità e a
relazioni di prossimità, di vicinato e di
distanza e inoltre da relazioni
gerarchiche (sopra, sotto, fra)”, p. 19
ed. orig.
Attori e spazio sociale
• Lo spazio sociale è prossimità e distanza
degli agenti fra di loro.
• Tali proprietà corrispondono a un campo
di SCELTE fatte all’interno degli stili di
vita esistenti.
• Gli agenti si distribuiscono al suo
interno in base a due criteri: il capitale
economico e quello culturale.
Spazio e campo sociale,
concetti fondamentali
• Gli individui ed i gruppi esistono non per
se stessi, ma nella e grazie alla
differenza e alla relazione con l’altro.
• Lo spazio s.  luogo al cui interno ci si
affronta con mezzi e fini differenziati.
• Il campo s.  posizioni sociali fra di
loro prossime, all’interno dello spazio s.
L’oggetto della sociologia: le
relazioni sociali
• La sociologia non deve individuare classi o
‘tipi’ per se stessi diversi, ma campi di forze al
cui interno i tipi si formano.
• Deve individuare il principio che genera le
differenze, spesso invisibile e oscuro.
• Per Bourdieu, si tratta della distribuzione del
potere e dei tipi di capitale.
• La struttura della sua distribuzione varia nel
tempo e nello spazio.
Campo sociale, strutture
formali, capitale
• È facile che all’interno di un campo s. si
formino strutture formali.
• Si formano così il campo economico,
politico, artistico, ecc., in un processo
che culmina con lo Stato, che concentra
le risorse economiche e politiche.
• È il capitale che si detiene a
determinare le posizioni nello spazio.
Le forme di capitale e lo
spazio sociale
•
•
Bourdieu individua il capitale culturale
e quello economico, cui aggiunge una
forma di capitale sociale o relazionale.
In alcune situazioni (Paesi socialisti p.
es.) il capitale politico, in quanto
conduce alla patrimonializzazione del
patrimonio pubblico, ha un ruolo
centrale.
Le forme di capitale e lo
spazio sociale
•
Gli attori si distribuiscono nello spazio
sociale per:
• Volume globale di capitale (di ogni
tipo) che detengono;
• Proporzioni delle specie di capitale
(culturale, economico ecc.) che ogni
attore detiene;
Evoluzione nel tempo di 1. e 2.
Prestigio e riproduzione dei
tipi di capitale
•
•
Le forze sociali che possiedono (in
proporzione) un certo tipo di capitale
lottano per rafforzarne il tasso di
cambio ovvero il suo valore rispetto
agli altri tipi.
Il capitale culturale si riproduce
soprattutto attraverso la famiglia e la
scuola.
Istruzione e disuguaglianza: cosa
dice la sociologia dell’educazione
• I sistemi educativi sono un fattore di
disuguaglianza.
• Essi producono e riproducono i sistemi
di stratificazione sociale.
• FORME DI DISUGUAGLIANZA
SCOLASTICA: 1): Rendimento
scolastico; 2): Intelligenza degli
studenti; 3): Origine sociale; 4):
Ambiente scolastico.
Istruzione e disuguaglianza
CORRELAZIONI FONDAMENTALI
• SUCCESSO SCOLASTICO E CLASSE
SOCIALE D’APPARTENENZA.
• SUCCESSO SCOLASTICO E TITOLO DI
STUDIO DEI GENITORI (DELLA
MADRE IN PARTICOLARE).
La scuola perpetua la
disuguaglianza
• Esiste una “nobiltà” ereditaria di grandi
manager, grandi medici, burocrati e
politici.
• Le grandi università, che conducono alle
posizioni sociali più elevate, sono
monopolizzate dai figli dei ceti elevati.
• Legame nascosto fra le capacità
scolastiche e l’eredità in termini di
capitale culturale.
La selezione scolastica
• Attraverso le bocciature e i percorsi
riservati (licei…) la scuola separa i
detentori del capitale culturale da
quelli che ne sono sprovvisti.
• La scuola maschera la selezione
(funzione sociale) con una funzione
di ‘valutazione’ (funzione educativa)
Come si legittima la selezione
• IL CAPITALE CULTURALE: Conoscenze e
valori  rendimento scolastico.
• L’ETHOS DI CLASSE: Atteggiamenti positivi
rispetto alla cultura scolastica  durata.
• OSMOSI: modo di trasmissione
“naturalizzante” di capitale culturale e ethos
di classe  auto- ed eteropercezione.
Effetto di destino e violenza
simbolica
• Le disposizioni generate dall’habitus
sono interpretate come ‘vocazioni’
individuali e naturalizzate.
• La scuola impone una gerarchia fondata
sul criterio oggettivo dell’intelligenza.
• Reazioni: rotture brutali (bullismo,
suicidio, crisi psichiche, immagini del Sé
negative).
La scuola ‘classifica’ gli
individui
• La scuola assegna in via definitiva
differenze di rango fra le persone.
• Tale differenza è attestata dal titolo di
studio, che ha anche funzione rituale.
• Questo processo sanziona la differenza
di competenze e status sociali
mascherandola con diverse competenze
‘tecniche’ o culturali anodine.
Le strategie educative dei ceti
elevati
• I ceti elevati investono nelle strategie
educative perché: possiedono più
capitale culturale che economico oppure
perché queste strategie riproduttive
sono più redditizie di quelle successorie
• Le strategie cambiano in base
all’evoluzione del sistema della
riproduzione sociale (scuole, leggi, ecc.)
Una storia socio-tecnica: la
bicicletta
• La bicicletta sorge in opposizione al biciclo
(Ordinary), ma anche come sua evoluzione.
• Si può scomporre l’Ordinary in due realtà: il
Malsicuro e il “Macho”.
• Entrambi provengono dalla stessa storia di
inventori e di chimere.
• I primi produttori di bicicli a Coventry: le
imprese sportive e gli ‘uomini giovani, ricchi e
atletici’.
Una storia socio-tecnica: la
bicicletta (2)
• Il contenuto tecnico del biciclo e della
bicicletta non è ‘oggettivo’, ma è quello che
intendono per contenuto tecnico i membri dei
gruppi sociali pertinenti.
• I loro problemi tecnici portano a sviluppare
alternative all’Ordinary: l’Ordinary di
sicurezza, il triciclo e la revisione del telaio.
• L’introduzione dello pneumatico è l’evento che
porta a mettere d’accordo ciclisti e altri
gruppi.
Costruzione sociale della
bicicletta: modello descrittivo
•
•
•
•
•
•
Gruppi sociali pertinenti.
Soluzioni ai “problemi”.
Flessibilità interpretativa.
Invenzione dello pneumatico.
Chiusura.
Stabilizzazione dell’artefatto
(naturalizzazione).
L’identificazione dei gruppi sociali
pertinenti
• Non si identificano a priori rispetto
all’indagine empirica.
• Metodo a palla di neve: attraverso le
interviste a attori-chiave ci si fa indicare
chi è (secondo loro) importante.
• Sono gli attori che ne fanno parte a
delimitare essi stessi il campo di
indagine, e non l’ISTAT o noi stessi.
L’identificazione dei gruppi sociali
pertinenti (2)
• Metodo degli attori: si usa dopo aver
ricostruito un primo elenco di attori
pertinenti.
• Raccoglie le descrizioni e le caratterizzazioni
che gli attori identificati come pertinenti
forniscono degli altri.
• Risultato: delimitazione di ogni gruppo
pertinente rispetto agli altri, ricchezza
descrittiva.
Importanza dell’identificazione
dei gruppi sociali pertinenti (GSP)
• Per descrivere l’Ordinary, è importante
conoscere i dettagli tecnici ma anche: gli
uomini ricchi, giovani e atletici ma anche i
costruttori, gli inventori, i venditori, e chi li
considerava pericolosi.
• I GSP mutano nei contorni e nella
composizione: alcuni non diventano più
pertinenti, altri lo divengono, altri ancora di
scindono o si fondono.
Importanza dell’identificazione
dei gruppi sociali pertinenti (2)
• I GSP sono tali in quanto gli attori coinvolti nel
processo socio-tecnico li interpretano come rilevanti.
• La loro non è una qualità essenziale, ontologica, ma
empiricamente determinabile.
• I GSP servono (come definizioni) agli attori sociali
stessi, per ordinare e descrivere la loro “realtà”.
• Gli attori coinvolti imprimono un significato condiviso
fra di loro sia ai gruppi pertinenti che all’artefatto
stesso (il biciclo, poi bicicletta). Il sociologo non ha
sue definizioni, ma fa emergere quelle degli attori.
I gruppi sociali pertinenti per
l’affermarsi della bicicletta
•
Ogni artefatto ha una storia a sé stante.
1. I ciclisti sportivi.
2. Le donne cicliste.
3. Produzione di massa e piccole
officine (anche di riparazione).
4. Altri (giornalisti, uomini politici,
aristocrazia, ecc.)
Problemi tecnici?
• Utilità dello studio dei problemi per il sociologo: ogni ‘sistema’
mette in luce in modo migliore le sue caratteristiche se
sottoposto a stress (nuovi arrivati, cambiamenti di assetto,
ecc.).
• La descrizione dei problemi non è mai la stessa per tutti i GSP.
• Ogni GSP seleziona alcuni problemi da affrontare e sceglie solo
alcune soluzioni che portano alla modifica dell’oggetto tecnico
(artefatto).
• Qualsiasi aspetto assuma via via l’artefatto, il suo significato per
gli attori sociali muta man mano che si modifica il significato a
cui viene associato.
Che cos’è il modello lineare di
diffusione della tecnologia?
• CARATTERE CONTINUO DEL PROCESSO DI
DIFFUSIONE.
• FRA INNOVAZIONE E DIFFUSIONE NON
ESISTONO BARRIERE: IL SUCCESSO E’
DOVUTO ALLE QUALITÀ INTRINSECHE DI
EFFICACIA DELL’ARTEFATTO
• SE L’ARTEFATTO E’ EFFICACE, IL SUO
FALLIMENTO E’ DOVUTO ALLE RESISTENZE
ALL’INNOVAZIONE
Perché il modello lineare non
funziona?
• Carattere discreto del processo di
trasposizione delle tecnologie.
• Fra innovazione e diffusione esistono “salti” e
ostacoli in cui le qualità di efficacia e di utilità
dell’innovazione sono continuamente rimesse
in gioco.
• Il fallimento di un artefatto è dovuto al fatto
che esso è stato interpretato come inefficace
e/o inutile.
Problemi ‘ciclistici’
• Problema della sicurezza (riguarda le donne
cicliste e i ciclisti non sportivi): soluzioni 
freni, forcella anteriore, rimpicciolimento della
ruota anteriore.
• Problema dell’abito (riguarda le donne:
bloomers e rational dress).
• Problema delle vibrazioni (telai elastici e
pneumatici)
• L’inclusione di sempre più gruppi pertinenti
nella soluzione dei problemi porta al
successo.
Efficace per chi, e perché?
La flessibilità interpretativa
Differenze di interpretazione degli artefatti da
parte dei diversi GSP.
L’esempio dell’Ordinary
• I non-utilizzatori: difficile da guidare e da
smontare e montare, pericolosa.
• Gli utilizzatori: le stesse qualità erano
giudicate positivamente.
• Il sociologo deve spiegare il perché di questi
giudizi, non dare per scontate le qualità
attribuite agli oggetti dai GSP.
La flessibilità interpretativa
applicata all’Ordinary
• Nessun artefatto esiste di per sé.
• Esistono almeno due Ordinary: il
Malsicuro e il “Macho”. Materialmente
corrispondono a un solo oggetto, ma
sono due realtà diverse.
• Le due realtà corrispondono a diversi
significati attribuiti all’oggetto dai vari
GSP.
La flessibilità interpretativa
applicata all’Ordinary (2)
• Nella progettazione tecnica di un artefatto, i
significati attribuitigli dai GSP determinano
l’evoluzione dell’oggetto verso una o un’altra
direzione.
• Una sola delle interpretazioni degli oggetti
prende il sopravvento, e l’oggetto assume
una forma definitiva che corrisponde a una
sua interpretazione univoca.
La flessibilità interpretativa
applicata allo pneumatico
• Il successo dello pneumatico non è
contestuale alla sua apparizione.
• È giudicato antiestetico, si buca
facilmente, si aggiustavano male.
• Il suo successo avviene quando ha
successo fra i corridori (risolve il
problema della lentezza più che quello
della stabilità).
Un unico significato:
chiusura e stabilizzazione
• Il successo di un artefatto come oggetto
tecnologico pronto per l’uso è il risultato di
due processi concomitanti: chiusura e
stabilizzazione.
• Chiusura: fine della flessibilità interpretativa
fra i vari GSP.
• Stabilizzazione: l’oggetto viene
concordemente attribuito a un ‘inventore’ e la
sua storia viene ricostruita in modo lineare.
La chiusura
• Consenso fra i vari GSP sul significato
prevalente di un artefatto.
• Esso assume una forma abbastanza
univoca.
• Finisce la flessibilità interpretativa e in
genere si accetta una sola
interpretazione dell’oggetto.
La stabilizzazione
• Sviluppo di un artefatto all’interno dei singoli
GSP (gradi diversi di stabilizz.)
• “Qualità” attribuite o sottratte agli artefatti
(pneumatico ‘ridicolo’ o ‘veloce’).
• IL PROCESSO TECNOLOGICO NON È IL
RISULTATO DELL’INVENZIONE DI UN GENIO,
MA IL RISULTATO DI UN PROCESSO
SOCIOTECNICO COMPLESSO.
Howard S. Becker e
l’interazionismo simbolico
• Interazione, significato, interpretazione.
• Si risponde alle azioni degli altri sulla
base del significato che si attribuisce
loro (interpretazione).
• L’interazione umana è mediata dall’uso
di simboli (linguaggi di ogni natura).
• Interpretare le azioni reciproche come
mezzo per agire l’uno verso l’altro.
Howard Becker e
l’interazionismo simbolico (2)
• Non si accetta che il comportamento
degli individui sia “agito” da fattori
sistemici (cultura, posizione sociale,
struttura delle personalità, ecc.).
• L’interpretazione delle situazioni da
parte degli attori è parte della
formazione dell’azione sociale.
Howard Becker e
l’interazionismo simbolico (3)
• Il succedersi di interazioni simili porta alla
creazione di definizioni condivise riguardo al
modo in cui le diverse situazioni devono
essere interpretate.
• La condivisione di senso comune porta a una
certa uniformità nei comportamenti.
• Adattamento reciproco dei partecipanti.
• Società moderna  continua presenza di
situazioni nuove, da interpretare ex novo.
Howard Becker: Outsiders
(1963, it. 1987)
• Creare norme, farle rispettare.
• Le norme indicano ciò che è giusto e ciò
che è sbagliato fare.
• Chi viene presunto come una persona
che infrange le norme è interpretato
come un outsider.
• Interpretare i devianti come ‘persone
particolari’ (attribuire loro qualità).
Definizioni tradizionali di
devianza
• Gli atti contrari alle norme sociali sono
devianti di per sé. I devianti hanno in se
stessi qualità (biologiche, psicologiche) che li
spingono a deviare.
• Ma  gruppi diversi giudicano devianti cose
diverse; giudicano gli stessi atti devianti con
più o meno tolleranza; sono influenzati nel
giudizio da CHI commette l’atto e da CHI se
ne sente leso.
L’interpretazione statistica
della devianza
• È deviante chi si comporta in modo
diverso dalla media di una popolazione.
• Inserisce in una stessa categoria tutto
ciò che si differenzia dalla media.
• Non tutto ciò che è eccentrico
trasgredisce norme.
L’interpretazione psicologica
• Devianza come patologia, malattia
mentale.
È difficile trovare una definizione di
salute ed equilibrio mentale simile a
quella valida per l’organismo.
• Dà per scontato il giudizio sulla
devianza di un atto, ma ne riporta la
causa alla struttura della personalità del
deviante.
L’interpretazione funzionalista
• Devianza come sintomo di
disgregazione sociale e di riduzione
della stabilità sociale.
• Nella pratica, è difficile individuare
ciò che è funzionale o disfunzionale
• Decidere ciò che è funzionale è il
prodotto di negoziazioni sociali.
L’interpretazione relativistica
• Definite le norme, è deviante chi le
infrange.
Nella società moderna, i vari gruppi
hanno norme diverse, e i più forti
impongono i propri agli altri.
Una persona può essere conforme per il
proprio gruppo e deviante per gli altri.
Istituire norme, creare devianza
• Definizione tradizionale: devianza come
infrazione di una norma accettata  la
società crea la norma, alcuni individui (con
qualità particolari) le infrangono, spinti da
situazioni particolari.
• Critica interazionista: i gruppi sociali creano la
devianza istituendo norme la cui infrazione
costituisce la devianza stessa. La società crea
la devianza.
Il carattere sociale della devianza
• Né fattori sociali né disagio sociale.
• Etichettamento: applicare le norme del
gruppo a determinate persone e
interpretarli come outsiders.
• Il deviante non è altro che un individuo
che si è riusciti ad etichettare come tale
Applicare l’etichetta di deviante
• Non è semplice applicare un’etichetta di
deviante  il legame fra l’interpretazione di
una persona come deviante e il fatto che
abbia effettivamente compiuto atti devianti è
incerto e non meccanico.
• Devianti sono gli etichettati, non i colpevoli.
• È difficile trovare fattori psicologici e sociali
comuni a chi ha infranto una norma, tranne
l’etichetta condivisa.
Devianza come processo e non
come qualità essenziale
• Transazione fra i gruppi sociali e chi viene
visto come deviante.
• Il processo della devianza si fonda sulla
reazione degli altri e del deviante a un
comportamento non conforme.
• Un atto è deviante (a) perché è contrario a
una norma (b) per la reazione degli altri che
lo considerano tale  ruolo fondamentale
del giudizio sociale.
Applicare l’etichetta
• Infrangere una norma non comporta
meccanicamente l’applicazione
dell’etichetta di deviante (outsider).
• Le norme si applicano con maggiore
facilità a membri di gruppi da cui ci si
attende un comportamento deviante
(meno ai colletti bianchi, più ai giovani,
a gruppi stigmatizzati).
Devianza come prodotto
dell’etichettamento
• Reazione di altre persone verso un
comportamento  processo che dà luogo alla
devianza.
• La qualità della devianza si situa non nel
comportamento, ma nell’interazione fra
l’autore di un atto e chi vi reagisce.
• “Lo stesso comportamento può essere
un’infrazione delle norme in un certo
momento, e non in un altro; può essere
infrazione se commesso da una certa
persona, ma non da un’altra…”
Norme, etichettamento e
gerarchia sociale
• Sono i gruppi dominanti che adottano le
norme e che etichettano.
• Gli adulti dettano le norme ai bambini.
• Le classi medie dettano le norme
educative.
• Gli in-groups dettano le norme per gli
out-groups.
TIPI DI COMPORTAMENTO
DEVIANTE
Comportamento Comportamento
obbediente
trasgressivo
Percepito
come
deviante
Falsamente Pienamente
accusato
deviante
Percepito
come
conforme
Conforme
Segretamente
deviante
Modelli sincronici di devianza
• Si accetta che la devianza sia una
patologia sociale.
• Se ne ricercano le cause di tipo
oggettivo.
 Ma le cause non sempre si ‘attivano’ se
il deviante non ha raggiunto una fase in
cui la causa può provocare devianza.
Il concetto di carriera
• Tratto dalla sociologia delle professioni
(influenza di Everett Hughes).
• “Successione di passaggi da una
posizione all’altra compiuta da un
lavoratore all’interno di un’occupazione”
• Career contingency  fattori casuali e
contingenti (e oggettivi/soggettivi) che
condizionano le mobilità di carriera.
Le carriere devianti
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Perpetrazione di un atto non conforme
Partecipazione a una sottocultura
organizzata intorno a un’attività deviante.
Essere etichettato pubblicamente come
deviante.
Devianza maggiore o secondaria:
assunzione di un’immagine di sé deviante.
Ingresso in un gruppo deviante organizzato.
1. Il primo passo
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Cause inintenzionali: ignoranza delle
norme.
• Cause intenzionali: crisi del
commitment; scarsa integrazione nella
società convenzionale; convenienza.
 Commitment: coinvolgimento nel
comportamento e nelle istituzioni
convenzionali.
2. Le subculture devianti
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Sviluppo di interessi, motivazioni e
tecniche devianti.
I linguaggi con cui si esprimono le
motivazioni devianti mostrano che
vengono acquisite nell’interazione fra
devianti.
Esse hanno sempre natura sociale.
3. L’etichetta
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Essere etichettati dipende dagli altri
Cambia l’identità pubblica
dell’individuo.
Un uomo che ha rubato diventa “un
ladro”
Ci si aspetta che sia predisposto a
commettere reati di ogni genere.
3. Etichetta e status
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La devianza diventa la caratteristicachiave dello status sociale dei devianti
Gli altri status divengono accessori
rispetto a questa caratteristica
principale.
Si considera la persona deviante come
se il suo status principale sussumesse
tutti gli altri (profezia che si
autoadempie).
4. Devianza maggiore o
“secondaria”
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Il deviante è escluso dagli ambienti
conformi (e talvolta recluso):
cambiamento di routines
Si ricostruisce la storia personale e
psicologica del deviante alla luce di
una qualità deviante prevalente
Il deviante adatta la propria immagine
di sé stesso alle aspettative sociali.
5. Membro di un gruppo
deviante
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L’identità deviante si rafforza.
Adozione di visioni del mondo,
tecniche e comportamenti, routine
istituzionalizzate devianti.
Razionalizzazione della posizione
deviante e produzione di forme di
legittimazione/giustificazione.
“Semplifica” la vita, è difficile recedere