PREGIUDIZIO-STEREOTIPI Concetto di stereotipo introdotto nelle scienze sociali da W. Lippmann per definire le conoscenze fisse e impermeabili che organizzano le nostre rappresentazioni delle categorie sociali. DEFINIZIONE: “Una rappresentazione ordinata più o meno consistente del mondo, alla quale si sono adattati i nostri modi di essere, i nostri gusti, capacità, comodità e speranze. Possono non rappresentare un’immagine completa del mondo, ma sono l’immagine di un mondo possibile al quale siamo adattati. In quel mondo le cose e le persone hanno il loro posto fisso e fanno certe cose che sono attese. In esso ci troviamo a casa”. (Lippman, 1922 trad. it. 1999, pag.95) Postulato (assioma) (specificano le condizioni in cui la teoria si applica. La validità di un postulato non dipende dal fatto che sia vero, quanto piuttosto dal fatto che sia utile e plausibile) 1)Stereotipi prodotti dalla cultura di riferimento e dal patrimonio di idee del gruppo. Sono considerati sistemi di credenze a proposito di attributi associati ai vari gruppi sociali. 2)I processi di categorizzazione facilitano la produzione di giudizi e opinioni perché se una persona viene riconosciuta come appartenente a una qualsiasi categoria sociale o classe si impossessa automaticamente delle caratteristiche comuni agli oggetti di quella medesima categoria. Si verifica la cosiddetta categorizzazione sociale. IPOTESI (non ancora verificabili) a) Le persone tendono a percepire gli individui appartenenti a dei gruppi sociali in modo coerente con le immagini stereotipiche da loro possedute, ignorando le informazioni incongruenti con tali rappresentazioni. b) Gli stereotipi possono influenzare le stesse interazioni sociali, favorendo la modificazione del comportamento dei soggetti. TEORIA (Labelling approach): condotte devianti-processi di stigmatizzazione Il deviante non è tale perché commette certe azioni, ma perché la società etichetta come deviante chi compie quelle azioni, cosicché la devianza è in un certo senso creata dalla società. Postulato 1)Il controllo sociale induce alla devianza, nel senso che c’è un processo interattivo tra il deviante e chi lo controlla che risulta in una trasformazione dell’identità del deviante che finisce per considerarsi tale. 2)Non si guarda all’atto deviante/criminale, ma alla reazione della società nei confronti dell’atro stesso. IPOTESI Il diverso (altro) o lo straniero è chiunque entra in un nuovo gruppo e cerca di essere accettato in esso. Tanto più una persona non appartiene al nostro gruppo sociale di appartenenza (da definire) tanto più è possibile che, in condizioni di insicurezza sociale, venga considerata deviante. Esiste una relazione tra migrante e disordine sociale (insicurezza soggettiva e oggettiva) La presenza di migranti accresce il senso di coesione sociale grazie al comune sentimento di minaccia che produce nella popolazione. I migranti sono diventati i principali portatori delle differenze di cui abbiamo paura (precarietà, vulnerabilità) di cui abbiamo paura e contro cui tracciamo confini. In una situazione di insicurezza urbana, la minaccia tangibile contro cui manifestarsi si mobilita contro un nemico qualunque. Spesso lo straniero viene indicato come il criminale che insidia l’incolumità dei cittadini.