La domanda di lavoro dell’impresa concorrenziale • Nelle lezioni precedenti abbiamo fornito un quadro di riferimento per l’analisi dei MERCATI DEI PRODOTTI. • Consideriamo adesso il MERCATO DEGLI INPUT – o MERCATO DEI FATTORI PRODUTTIVI, ovvero • gli elementi della teoria di base che permette di analizzare questo mercato, con particolare riferimento al mercato del lavoro. • Consideriamo la DOMANDA di fattore produttivo di un’impresa perfettamente concorrenziale che massimizza il profitto. • Notiamo che la DOMANDA di un fattore produttivo è una DOMANDA DERIVATA – ovvero è derivata dalla domanda per il prodotto del fattore produttivo stesso. LA DOMANDA DI LAVORO DI UN’IMPRESA • Innanzitutto, consideriamo un’impresa: • Che ha l’obiettivo della massimizzazione del profitto, come differenza tra ricavi totali e costi totali • Che è perfettamente concorrenziale, sia sul mercato del bene che produce, dove vende, sia sul mercato dei fattori produttivi, dove acquista. • In quanto tale, prende sia il prezzo del bene, sia il prezzo dei fattori produttivi – del salario per il fattore lavoro – come DATI • Come abbiamo detto prima, la differenza tra mercato del lavoro e mercato dei beni sta nel fatto che la domanda del fattore produttivo è una domanda ‘derivata’, ovvero • le imprese attribuiscono valore al lavoro perché serve a produrre. • Anche alla decisione relativa al fattore da impiegare si applica il principio del ragionare ‘al margine’: • l’impresa che decide quanto lavoro impiegare deve pesare il costo addizionale di un lavoratore aggiuntivo con il beneficio addizionale derivante dal vendere l’output prodotto da un lavoratore aggiuntivo. • Ovvero, si applica la regola generale di agire fino a quando il beneficio marginale è almeno uguale al costo marginale. • Nel caso del mercato del lavoro, questo significa continuare a impiegare lavoro aggiuntivo fino al punto in cui l’aumento di costo è minore dell’aumento di ricavo. Ma cosa sono costo e ricavo in questo caso? • In un mercato concorrenziale, il COSTO addizionale di un lavoratore aggiuntivo è semplicemente il salario, ovvero • quanto costa all’impresa una unità di lavoro in più. • Il RICAVO addizionale è il valore monetario del prodotto/output del lavoratore aggiuntivo. • A questo punto dobbiamo fare un passo indietro, e ricordare come l’impresa mette in relazione quantità di fattore produttivo impiegata e quantità di bene prodotta. • Il rapporto tra quantità di fattore produttivo impiegata e quantità di bene prodotta è definito dalla FUNZIONE DI PRODUZIONE. Un esempio è dato dalla seguente tabella e dal grafico che ne deriva – In questo caso il fattore produttivo è il lavoro. Gli altri fattori vengono tenuti costanti (breve periodo) • • • • • • • L Q 0 0 1 100 2 180 3 240 4 280 ……………………… Q 280 Il grafico rappresenta la funzione di produzione corrispondente 240 180 100 L Dobbiamo ora considerare l’incremento di bene prodotto generato da un incremento unitario del fattore produttivo lavoro impiegato, ovvero il PRODOTTO MARGINALE DEL LAVORO. • • • • • L Da 0 a 1 Da 1 a 2 Da 2 a 3 Da 3 a 4 Q da 0 a 100 da 100 a 180 da 180 a 240 da 240 a 280 PML 100 80 60 40 PML = Q/L = (Q/1) = prodotto marginale del lavoro • Come sappiamo,: • il prodotto marginale del fattore produttivo DECRESCE all’aumentare della quantità del fattore produttivo impiegato, • e la funzione di produzione diventa sempre meno inclinata all’aumentare della quantità di fattore. • Il prodotto marginale è decrescente • Ovvero, la quantità aumenta all’aumentare dell’impiego del fattore lavoro, ma in modo decrescente • L’incremento di prodotto per 1 lavoratore in più è tanto più piccolo quanto più sono i lavoratori impiegati • Questo fenomeno è denominato del prodotto marginale del lavoro decrescente Q 280 240 180 100 L • Questo fenomeno è tipico del breve periodo, in cui il L aumenta tenendo fissi i fattori capitale e terra…. • Ovvero tenendo fissa la dimensione dell’impresa • Ora, l’impresa deve uguagliare il costo marginale dell’utilizzo del fattore al suo ricavo marginale. • Per ottenerlo, dobbiamo trasformare il prodotto marginale in valore, misurarlo, per esempio, in euro. • Questo ricavo addizionale è noto come il VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE del lavoro, VPML. • Il valore del prodotto marginale è pari al prodotto tra PRODOTTO MARGINALE e PREZZO DEL BENE • VPML = P x PML Dalla tabella vediamo che, se il prezzo del bene è =10, e se 1 lavoratore aggiuntivo produce 60 unità di bene in più, il valore del prodotto marginale, del ricavo in più a cui contribuisce, è di 10 60 = 600 euro p x PML = VPML • • • • • • L Q PML 1 100 100 2 180 80 3 240 60 4 280 40 ……………………… VPML 1000 800 600 400 • Notiamo che il valore del prodotto marginale comincia a decrescere quando comincia a decrescere il prodotto marginale stesso, visto che il prezzo non varia. La decisione dell’impresa • l’impresa uguaglierà il costo marginale al ricavo marginale, ovvero il salario al valore del prodotto marginale • CM = RM w = VPML Consideriamo - come nella tabella - che il salario sia pari a 500. Per i primi 3 lavoratori, il ricavo marginale è maggiore del costo marginale, per unità aggiuntive di lavoro, il costo marginale è maggiore del ricavo marginale, e il profitto diventa negativo. • • • • • L 1 2 3 4 Q 100 180 240 280 PML VPML 100 1000 80 800 60 600 40 400 w 500 500 500 500 π 500 300 100 -100 • L’impresa impiegherà tra 3 e 4 unità di fattore produttivo lavoro • Graficamente, il valore del prodotto marginale del lavoro è rappresentato da una curva negativamente inclinata, • dal momento che il VPML decresce all’aumentare della quantità di lavoro utilizzata… • Poiché il PML decresce all’aumentare di Q… • E il prezzo è sempre lo stesso (concorrenza perfetta) • Il salario è rappresentato da una retta orizzontale • È sempre lo stesso indipendentemente dalla quantità di lavoro utilizzato L’impresa impiega la quantità di L che corrisponde al punto in cui W = VPML = P x PML W VPML L* Perché L* è la quantità che massimizza il profitto? Se L > L* W > VPML, ovvero CM > RM Conviene ridurre L per aumentare il profitto W VPML L* L Se L < L* W < VPML, ovvero CM < RM Conviene aumentare L per aumentare il profitto W VPML L L* Notiamo che…. • Se la domanda di lavoro ci dice la quantità di fattore produttivo lavoro che l’impresa domanda per ogni dato livello di salario • e • L’impresa impiega la QUANTITA’ DI LAVORO CHE UGUAGLIA SALARIO E VPML • Allora • La curva di domanda di lavoro dell’impresa è la curva del valore del prodotto marginale • Che ci dice la quantità domandata di L per ogni livello di w La domanda di lavoro • Dal momento che l’impresa che massimizza il profitto è disposta a impiegare lavoro fino al punto in cui il SALARIO (il prezzo del lavoro) è UGUALE al VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE, il valore del prodotto marginale è la CURVA DI DOMANDA DI LAVORO. Se w = w1, l’impresa domanda L1 W1 VPML L1 Se w = w1, l’impresa domanda L1 Se w = w2, l’impresa domanda L2 W2 W1 VPML L2 L1 Se w = w1, l’impresa domanda L1 Se w = w2, l’impresa domanda L2 Se w = w3, l’impresa domanda L3 W3 W2 W1 VPML = DL L3 L2 L1 • I punti che danno la quantità domandata di lavoro per ogni livello di salario • Ovvero i punti della domanda di lavoro • Non possono che stare sulla curva del valore del prodotto marginale del lavoro, • Che è quindi anche la curva di domanda di lavoro dell’impresa perfettamente concorrenziale EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO • Per il mercato del lavoro, • il salario è il prezzo del lavoro, e si aggiusta per portare in equilibrio domanda e offerta di lavoro • Inoltre, il salario deve sempre essere uguale al valore del prodotto marginale (situazione di equilibrio). Rappresentiamo graficamente il mercato del lavoro in equilibrio W O W* D L* L • Quindi, ogni cambiamento nell’offerta e nella domanda che ha effetti sul salario deve anche cambiare il valore del prodotto marginale dello stesso ammontare. • Ad esempio, se l’offerta di lavoro diminuisce, il salario aumenta. Esempio – l’offerta di lavoro diminuisce O’ W O La quantità di L domandata eccede la quantità offerta W l’eccesso di domanda spinge il salario verso Dl’alto L* L Esempio – l’offerta di lavoro diminuisce Le imprese assumono O’ meno lavoratori. W Il prodotto marginale aumenta. L’intersezione tra la vecchia curva di domanda e la nuova curva di offerta si troverà ad un punto sulla curva di domanda con un più elevato salario e valore del prodotto marginale. W’ W L’ L* L Esempio – il valore del prodotto marginale del lavoro aumenta, per un aumento della produttività o per un aumento nel prezzo del prodotto W O W D’ D L* L La quantità di L domandata eccede la quantità offerta W l’eccesso di domanda spinge il salario verso l’alto Aumenta L W D’ D L* L Lo spostamento verso destra della domanda di lavoro aumenterà il salario e l’occupazione di equilibrio W Ancora, il valore del prodotto marginale e il salario crescono insieme. W D L L L Riassumendo • In un mercato del lavoro concorrenziale • Il salario viene determinato dall’incontro di D e O di lavoro • I fattori che provocano spostamenti di D e O fanno variare il salario • Il salario è sempre uguale in equilibrio al valore del prodotto marginale del lavoro, che varia nella stessa direzione Relazione in concorrenza perfetta tra domanda del fattore produttivo e offerta del prodotto (che quel fattore produttivo concorre a produrre….) • 1) Relazione tra PML e CM • Se w è il salario e l’unità di lavoro aggiuntivo produce una quantità pari a PML, allora • il costo marginale dell’unità prodotta è • CM=w/PML • Esempio: se w=600 e PML=60, produrre 60 in più costa 600, quindi il costo marginale (di 1 unità in più) è • = 600/60=10=CM • 2) il CM è legato al PML decrescente • Se CM = w / PML • Quando diminuisce PML – a parità di salario – aumenta il costo di produrre una unità in più • 3) l’impresa sceglie quella quantità di lavoro per cui • W = p x PML • Se dividiamo entrambe per PML otteniamo • • • • • • w/PML = p x PML / PML w/PML = P, ovvero CM = P dato che CM=w/PML Allora, w=PxPML CM=P Se l’impresa impiega lavoro nella quantità che eguaglia VPML a w, produrrà quella quantità di prodotto a cui P è uguale al costo marginale • Quindi, domanda di fattore e offerta di prodotto sono due aspetti dello stesso fenomeno