Il tessuto linfoide associato alla prostata (PALT)
risulta compromesso nell’adenocarcinoma
prostatico e presenta particolari alterazioni nei
pazienti sottoposti a deprivazione androgenica
Carlo Sorrentino, Tommaso D’Antuono, Sandra Rosini, Piero
Musiani, Emma Di Carlo
Università “G. d’Annunzio” di Chieti
Dipartimento di Oncologia e Neuroscienze
Sezione di Anatomia Patologica
Introduzione
Nella prostata umana normale è presente una componente linfoide
organizzata in:
1. Linfociti T (prevalentemente CD8+) che infiltrano l’epitelio ghiandolare.
Il 10 – 30% di questi esprime il marcatore di attivazione CD69.
CD8+/CD4+
Di Carlo E et al. Prostate 2007; 67(10): 1070-1080.
CD69
Introduzione
2. Follicoli linfoidi, localizzati
nello stroma, formati da
linfociti
B
organizzati
intorno ad una rete di
cellule
follicolari
dendritiche CD21+VCAM-1+.
H&E
CD21/CD20
Di Carlo E et al. Prostate 2007; 67(10): 1070-1080.
VCAM-1
Obiettivi dello studio
Identificare le modificazioni morfo-funzionali
indotte nel PALT dall’adenocarcinoma prostatico.
Metodi
Pazienti affetti da adenocarcinoma
prostatico
Campioni di prostata prelevati
durante prostatectomia radicale
Analisi istologica / Immunoistochimica / Microscopia confocale
Risultati
 Nell’adenocarcinoma prostatico sono assenti i follicoli linfoidi, che
invece sono osservabili nel parechima prostatico sano che circonda
la neoplasia.
 Il numero dei linfociti B è significativamente ridotto.
CD20
Prostata normale
Adenocarcinoma
Risultati
Nell’adenocarcinoma i linfociti T:
 Sono fortemente ridotti
 Raramente infiltrano le ghiandole neoplastiche
 Presentano un fenotipo immaturo (CD8+CD27+CD28-)
CD8/CD4
Prostata normale
Adenocarcinoma
Risultati
I linfociti infiltranti la prostata normale esprimono la proteina
anti-apoptotica Bcl-2 e presentano un basso tasso di apoptosi,
come testimoniato dall’esame TUNEL.
Bcl-2
TUNEL
Risultati
La doppia marcatura fluorescente in microscopia confocale
permette di osservare come una quota significativa di linfociti T,
nella prostata normale, sia positiva alla marcatura per il Bcl-2.
CD3
Bcl-2
Merge
Risultati
Nell’adenocarcinoma, l’espressione di Bcl-2 è ridotta e si ha un
incremento delle apoptosi.
Bcl-2
Risultati
L’adenocarcinoma prostatico è, quindi, in grado di alterare
profondamente le caratteristiche morfo-funzionali del PALT.
In base a questi dati, abbiamo esteso la nostra indagine anche a pazienti
che erano
stati sottoposti a deprivazione androgenica prima
dell’intervento.
Obiettivo
Individuare se la terapia ormonale fosse in grado di contrastare l’azione
soppressiva dell’adenocarcinoma sul PALT.
Risultati
Valutazione delle popolazioni linfocitarie nella prostata normale e
nell’adenocarcinoma non trattato e trattato
CD8
CD20
Foxp3
Prostata normale
26.2 ± 2.5
13.1 ± 3.9
2.1 ± 0.7
Adenocarcinoma non trattato
17.8 ± 4.2
3.0 ± 2.4
3.9 ± 1.0
Adenocarcinoma trattato
24.5 ± 2.1
7.3 ± 1.2
6.0 ± 1.3
La valutazione di ogni marcatore cellulare è stata effettuata a 40x su 3 sezioni per ogni
campione.
Sono stati valutati 3 campi per ogni sezione.
I valori esprimono la media del numero di cellule per campo ± Deviazione Standard
Risultati
 Nell’adenocarcinoma
sottoposto
a
deprivazione
androgenica, il numero dei linfociti è maggiore rispetto
all’adenocarcinoma non trattato.
 Tuttavia il trattamento ormonale provoca un aumento dei
linfociti T positivi al marcatore nucleare Foxp3 che
identifica le cellule T soppressorie.
 Inoltre, non si osserva un aumento della positività per i
markers di attivazione Granzyme e Perforina.
Conclusioni
Modificazioni del PALT indotte dall’adenocarcinoma prostatico e
dalla deprivazione androgenica
Adenocarcinoma
prostatico
1) Dimuzione del numero dei linfociti B e T; 2) Scomparsa dei follicoli linfoidi;
3) Riduzione dello stato di attivazione linfocitaria
Deprivazione
androgenica
1) Aumento del numero dei linfociti; 2) Aumento delle cellule T soppressorie;
3) Mancato incremento dello stato di attivazione linfocitaria
Conclusioni
 L’adenocarcinoma prostatico altera profondamente le
caratteristiche morfo funzionali del PALT, inducendo uno
stato di immunosoppressione locale.
 La deprivazione androgenica contrasta, in parte, questi
effetti, inducendo un aumento del numero dei linfociti;
tuttavia non è in grado di ristabilire il potenziale
citotossico dei linfociti T ed inoltre provoca un incremento
della popolazione di cellule T con attività soppressoria.